Sei sulla pagina 1di 3

Voci Dizionario (Immagini, Medioevo,

Mercanti)
IMMAGINI
La storia dell'arte nasce come disciplina scientifica in Fermania nel XIX secolo. Particolare
importanza veniva data alla questione dello stile (stilfrage), che ha guidato generazioni di storici
dell'arte nell'identificazione di artisti e datazione delle opere.
La necessità di strutturare la disciplina su basi scientifiche ha portato gli storici a chiudersi in limiti
angusti pensando che la "vita delle forme" potesse svilupparsi in quasi autonomia rispetto alle
forze profonde che reggono l'insieme della società.
Contro questa tendenza ci furono reazioni avverse come Art religieux au XIII siecle en France, che
è stata utile per la sensibilizzazione degli storici, come Marc Bloch sui problemi estetici.
In Germania tra il 1920 e il 1933 fu proposta una concezione della storia dell'arte annessa allo
studio della civiltà. Questo nuovo modo di procedere ha consentito di comprendere meglio l'arte
del Rinascimento. Panofsky ad esempio si è posto il problema delle connessioni tra l'invenzione
della prospettiva e i progressi della geometria della fine del Medioevo.
Oggigiorno alcuni sarebbero tentati di proclamare la fine della "storia dell'arte" e celebrare
l'ingresso della "storia delle immagini", in quanto il termine "immagine" ha consentito di porsi
domande sul funzionamento sociale e ideologico oltre che del potere delle immagini nel passato.
Questa evoluzione potrebbe essere spiegata con l'invasione nella nostra società di immagini
virtualiu, indipendenti da una storia dell'arte "abituata" alla creazione, relazione tra opera e
spettatore e il problema del supporto.
Prima ancora dell'epoca dell'arte e dell'invenzione del quadro ci sarebbe stato, secondo Belting, il
tempo delle immagini e del culto, non essenzialmente estetiche ma anzitutto culturali e rituali.
Trattandosi di cristianità medievale, il concetto di immagine appariva di una singolare fecondità,
inteso in tutti i sensi connessi al termine latino imago ("concetto") che rinvia non solo ad oggetti
figurati, ma anche alle metafore, allegorie e similitudini. Fa anche riferimento all'immaginatio,
ovvero immagini mentali delle memorie, sogni e visioni che sono importanti nel cristianesimo e
spesso sono sviluppati in relazione ad immagini materiali che servivano alla devozione di chierici e
fedeli.
Proprio nel concetto di "imago" si è costituita la cultura medievale, ed ha poi giustificato la sua
scelta in materia di immagini.
Nella cultura medievale si può vedere una "cultura di immagini" che presenta anche caratteri
originali; da un lato le immagini cristiane del medioevo, dovevano opporsi agli "idoli" pagani
dell'antichità, dall'altra parte si afferma la tendenza a interpretare l'ostilità dell'ebraismo nei
confronti delle immagini come una conseguenza dell'ostinazione degli ebrei e non voler
riconoscere nel Cristo "l'immagine del Dio invisibile".
Un approccio originale del cristianesimo latino sia in confronto con il cristianesimo greco di
Bisanzio sia per quanto riguarda i ritmi di sviluppo sia per quanto riguarda il repertorio, poiché
adatta per le sue immagini una grande varietà di forme, supporti e temi in netto contrasto con le
icone ortodosse. La differenza sta nella capacità dimostrata dall'Occidente nell'inventare di
continue nuove immagini, mentre i bizantini restano ancorati all'iconografia antica.
Lo storico deve rendersi conto della specificità delle immagini medievali in confronto alle immagini
odierne: le immagini odierne sono mobili, mentre le immagini medievali erano fisse, e per di più
erano già diversi dalle immagini rinascimentali: ignoravano la costruzione dello spazio secondo la
prospettiva e privilegiavano uno "sfogliarsi" delle figure che si sovrappongono su una semplice su
una "superficie di iscrizione". Spesso il fondo è d'oro, che non solo mette in evidenza le figure ma
aveva anche un valore simbolico: grazie adesso ogni immagine sia si apparenta a una epifania,
infatti lo scopo non è il realismo ma conformare senza una grande libertà di interpretazione a
codici simbolici.
Il sogno del medioevo è il mezzo per superare i confini della contingenza umana. Ricordiamo
inoltre che l'immagine medievale non rappresenta Dio o i santi ma rende presente sotto l'aspetto
antropomorfo l'invisibile nel visibile e ripete a modo suo il mistero dell'incarnazione. Il sogno inoltre
ridà corpo a ciò che è assente e ciò che è trascendente. La parentela tra sogno e immagine attira
l'attenzione sulla specificità della figurazione medievale dei sogni: tali immagini rappresentano
l'oggetto nel sogno del sogno, il sognatore talvolta viene rappresentato da occhi aperti, perché si
tratta degli "occhi dell'anima".
Non tutte le immagini sono figurative e alcune non rappresentano nulla: bisogna insistere, con
Bonne, sull'importanza della dimensione ornamentale delle immagini medievali.
Questa varietà di motivi geometrici o vegetali non sono però meno essenziali alla funzione
d'immagine, ad esempio la bordatura avorio è un riferimento all'antichità romana. Il primato
dell'ornamentale si manifesta nell'oreficeria che, pur non rappresentando nulla, fa immagine.
Dobbiamo ricordare che materiali, dimensioni e prezzi sono in funzione della destinazione di ogni
immagine.
L'immagine non è dunque neutra, e più è utilizzata dagli impieghi a cui è destinata, più afferma la
sua autonomia in rapporto agli uomini. Certe immagini inoltre vendono considerate "persone"
perché sembrano rispondere ai fedeli che si rivolgevano a loro ad esempio piangendo o
sanguinando. Schmitt le chiama "immagini corpo": non tutte le immagini erano dotate di "poteri
miracolosi" e in nessun caso poteva essere predetto.
Per spiegare la funzione sociali delle immagini religiose nel Medioevo possiamo citare la lettera
che Gregorio Magno nel 600 indirizza al vescovo di Marsiglia. Egli aveva ordinato, per paura
dell'idolatria, la distruzione delle pittura, ma viene rimproverato dal papa che gli mostra l'utilità delle
immagini e i loro limiti: non devono essere "adorate", ma nemmeno distrutte a causa della loro
triplice funzione. Esse infatti ricordano la storia santa, istruiscono gli analfabeti e ???; infatti si
diceva che le immagini fossero la Bibbia degli analfabeti.
È anche vero però che l'istruzione non dipendeva sempre dalle immagini a causa della loro scarsa
visibilità, soprattutto per le opere rappresentate sulle vetrate. Per un vescovo ad esempio
l'immagine obbediva a segni diversi dall'istruzione. Prima di tutto era un modo per soddisfare un
impegno contratto con Dio sacrificando grande somme di denaro sia per il pittore sia per la scelta
dei materiali migliori; bisognava dunque che l'opera fosse bella e "degna di Dio". Infine ricordiamo
che non era connessa necessariamente una sola funzione ad un'opera: un certo ciclo poteva
esaltare il patrono locale e allo stesso tempo avere una funzione politica attraverso la scelta dei
soggetti.
DELLE IMMAGINI PROFANE
Per tutto il periodo medievale le immagini furono segnate dal cristianesimo. La dipendenza di
quest'immagine dalla Chiesa ha fatto sì che malgrado alcune distruzioni una parte di esse si sia
conservata fino ad oggi a differenza di immagini profane più esposte ai rischi del tempo. L'Arazzo
di Bayeux è il più antico complesso profano meglio conservato dal Medioevo. Solamente da testi
letterari sappiamo che le dimore principesche erano ornate da oggetti di simile natura e simili
dimensioni. Dopo i castelli, città e comuni erano i luoghi privilegiati di produzione di immagini
profane medievali.
Infine possiamo dire che nelle immagini medievali non c'è partizione tra profano e sacro; alla fine
del medioevo i laici si appropria si appropriano di alcune forme di espressioni della vita religiosa:
potevano possedere in casa il volto Santo su cui bastava fissare lo sguardo per assicurarsi
benefici di indulgenza dopo la morte.
MEDIOEVO
Il medioevo secondo Amalvi non esiste ed è una costruzione, un mito di cui abbiamo cercato di
cogliere la trama. La Francia è l'unico paese occidentale così allungo diviso in età contemporanea
sul tema della propria memoria medievale.
La comparsa del concetto di "medio evo" ovvero di età intermedia fu la conseguenza di un duplice
fenomeno culturale e religioso. Da un lato deriva dalla volontà, già nel 300, degli umanisti italiani di
ritrovare in tutta la loro purezza e autenticità filologica le fonti dell'antichità classica. Per alcuni
secoli la transizione medievale fu considerata con disprezzo, come un periodo di profonda
decadenza e come un interminabile tenebra dissipata nel XVI secolo.
Medium Tempus, coniato da Petrarca e da altri umanisti nel 300, si diffuse nella seconda metà
del seicento. Nel 700 ci fu una ripresa della storia medievale in latino pubblicata da Keller, ma le
lingue europee sostituiscono il latino per celebrare meglio la vittoria dei Lumi sull'oscurantismo
clericale e il trionfo di una raffinata cultura. Alla vigilia della rivoluzione il vocabolo medioevo inizia
ad assumere un significato più neutro e privo di connotazioni peggiorative.
Quanto la divisione dei temi, al dramma classico spettavano gli orpelli, alle commedie romantiche
l'ispirazione medievale: nella letteratura dell'800 la visione non corrisponde più alla realtà.
A metà ottocento Hugo fu eletto all'Academie francaise E buona parte dell'opera drammatica
presentava una facciata medievale, pur conservando un'architettura classica. Il 700 aveva
detestato quel medioevo che il romanticismo venerava. I romantici sia passionale passione uno si
appassionano anche i periodi di transizione e di rottura (Notre-Dame-d de Paris, rivoluzione
annunciata, aumento di potere della borghesia che minacciano egemonia culturale e politica della
Chiesa"). Alla fine del Novecento Eco con "Il nome della rosa" parla della risurrezione romantica
del medioevo, similmente a Hugo.

MERCANTI
Per parlare della figura del mercante bisogna anche tenere in considerazione gli aspetti politici
della società: nel XIV secolo erano una minoranza, con la crescita demografica dell'XI secolo ci fu
un aumento anche dei mercanti.i archivi dimostrano anche di quanto i mercanti fossero diversi tra
di loro: a Norimberga utilizzavano una contabilità semplice a Venezia invece nacque la contabilità
partita doppia, benché sia nato a Firenze. Troviamo inoltre numerose lettere di credito e di prestito
e contratti di assicurazioni.sono molto utili le corrispondenze di da tini, cronache e giornali per
avere sì per avere informazioni fonti sui mercanti. Inoltre la letteratura cortese non ha mai scusami
mercanti, anzi viene sempre integrato nella corte.l'attività del mercante inoltre tocca i valori
costituzionali dell'epoca come il tempo il denaro e il lavoro. I mercanti tengono molto al concetto di
fiducia, da cui trae origine il credito. Il mercante doveva avere la percezione del rischio, connesso
anche al fatto che trasportava dei beni per poi venderli, quindi potevano esserci problemi di
incasso e fallimenti. L'attività del mercante era organizzata in compagnia per cui era necessario
non lavorare da solo. Un grande passo avanti fu il miglioramento delle vie di circolazione, che fu
essenziale per il commercio e per i viaggi brevi come per quelli lunghi.a causa delle della
moltiplicazione delle strade nasce anche la figura dell'agente itinerante. Il mercante a contribuito
ad un progresso e ad un migliore una migliore comprensione della moneta.un giudizio sulla figura
del mercante era una persona il giudizio sulla figura del mercante era quello di una persona che
non trovava posto "nella società": ne è il risultato un mercante individualista, talvolta troppo sicuro
di sé. Abbiamo quindi la figura di un mercante che difende il suo carico.

Potrebbero piacerti anche