POLITICA
ll pensiero politico di Weber risulta essere di grande attualità, i problemi che preoccupano il sociologo
tedesco, sono ancora oggi di estremo rilievo: l’inadeguatezza delle classi dirigenti, la scarsa legittimità delle
decisioni politiche e la distanza tra governanti e governati sono alcuni dei temi principali delle sue opere più
illustri nell’ambito socio-politico quali: “Scritti Politici”, “La Politica come Professione” ed “Economia e
Società”.
Le sue riflessioni si concentrano sui rischi connessi ad un governo sempre più dominato da logiche
tecnocratiche incapaci di individuare una “causa” profonda che sia capace di indirizzare l’agire politico. È
nell’equilibrio fra legittimità legale, legittimità razionale e legittimità carismatica, che egli individua la svolta
per una politica futura che aumentando nell’efficienza, non perda però la propria anima.
Alla base della politica per Weber c’è la relazione tra comando e obbedienza. Tale relazione può avere
innumerevoli fini e si caratterizza per l’uso della forza.
Lo Stato quindi si fonda sul rapporto di dominazione di alcuni uomini su altri attraverso l’uso della forza
legittima. Lo Stato esige per sé il monopolio della forza legittima all’interno del proprio territorio, tale
legittimazione deriva da un processo di secolarizzazione che rende tale monopolio non arbitrario, ma
comunemente accettato per mezzo di criteri di legittimazione.
Weber utilizza lo strumento del “Tipo Ideale” distinguendo tre forme di legittimazione del potere:
- Il Potere Tradizionale, di carattere razionale, quando poggia sulla credenza nella legalità di
ordinamenti statuiti, e del diritto di comando di coloro che sono chiamati ad esercitare il potere;
- Il Potere Carismatico, quando poggia sulla dedizione straordinaria al carattere sacro o alla forza
eroica o al valore esemplare di una persona, e degli ordinamenti rivelati o creati da essa;
- Il Potere Legale , quando poggia sulla credenza nella legalità di ordinamenti statuiti, e del diritto di
comando di coloro che sono chiamati ad esercitare il potere;
Secondo Weber, l’uomo che sceglie la carriera politica ha la soddisfazione di sentirsi potente. L’attività
politica infatti, essendo legata al potere e all’uso della forza legittima, fa sentire chi la svolge in grado di
gestire la comunità secondo logiche derivanti dalla propria volontà. Per questo motivo, ogni politico per
quanto modesto sia il suo incarico avrà la sensazione di tenere in mano eventi storicamente importanti per
il suo paese.
Il principio fondamentale del metodo weberiano è quello dell’avalutatività, pensando alle questioni
politiche in un mondo sempre più “disincantato”, Weber segnala la necessità di valori, ideali che
trascendano il puro scopo funzionale e materiale di ogni scelta.
Weber teme che il processo di burocratizzazione dello Stato, manifestazione tipica del potere legale, possa
rendere lo stesso una macchina dominata da procedure formali ma senza spirito.
All’uomo politico compete di trovare un equilibrio tra la passione, la capacità di valutazione e il senso di
responsabilità.
Si delinea una figura di tipo ideale capace di mediare tra l’esigenza del rispetto delle procedure che sono
alla base del principio democratico e della capacità di indicare fini razionalmente perseguibili.
Se la scienza non può essere utile allo scopo della ricerca del senso profondo delle scelte, è necessario un
mezzo più adeguato non per raggiungere un fine, bensì per sindacare sulla qualità del fine in sé. La scelta
del fine ultimo da parte dell’uomo politico implica un giudizio morale.
I due modelli, nella loro astrattezza, identificano due modi contrapposti di dare qualità etica alla propria
azione. Una decisione eticamente fondata sarà quella che cerca di rendere compatibili i due opposti in una
logica di mescolanza.
Il percorso che porta alla scelta del fine da perseguire deve essere guidato quindi da un lato dal seguire le
proprie convinzioni, dall’altro lato dal senso di responsabilità, ovvero dall’assunzione della responsabilità
delle conseguenze che scaturiscono dall’esercizio del potere e dall’azione politica.
Il rischio di un uomo politico inadeguato, o che non possegga queste caratteristiche, è di cadere nella
trappola della vanità e di commettere quelli che Weber chiama i “due peccati mortali”: l’infedeltà alla causa
e la mancanza di responsabilità. In questo caso, l’uomo politico finisce infatti per perseguire l’apparenza
vuota del potere invece del potere reale, o di trasformare l’esercizio di quest’ultimo in un godimento
personale.
In conclusione Weber risulta essere uno dei sociologi e filosofi più importanti dell’era moderna, non solo in
quanto è considerato padre della sociologia moderna e della pubblica amministrazione, ma anche in
quanto i suoi studi e le sue analisi risultano essere di una lungimiranza senza eguali.
Il suo metodo universale, le sue analisi sulla vita politica e sociologica nonché i suoi studi economici lo
rendono estremamente attuale ancora oggi tanto da rendere le sue opere tra le più studiate
trasversalmente nelle discipline universitarie, e lo rendono oggetto di nuovi studi sempre più approfonditi
da parte di economisti, storici e sociologi contemporanei.
Non si può non notare come alcune sue analisi risultino essere proiettate e quasi profetiche di un futuro
ancora più lontano esprimendo che come il passato non determina il presente cosi neanche il presente
porta ad un futuro predeterminato, lasciando alla facoltà dell’uomo l’autodeterminazione di un futuro sì
condizionato dall’imporsi della razionalità strumentale e dal dominio della scienza, ma dove giacciono
alternative molto diverse, egualmente percorribili.
VITTORIO POSTIGLIONE
Matr. M06004544
RIFERIMENTI BILBIOGRAFICI:
www.Jstor.org
www.polithink.eu