Sei sulla pagina 1di 2

ART 111 COSTITUZIONE

La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge (1).

Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e
imparziale (2). La legge ne assicura la ragionevole durata (1).

Nel processo penale, la legge assicura che la persona accusata di un reato sia, nel più breve tempo
possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico; disponga del
tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua difesa; abbia la facoltà, davanti al giudice, di
interrogare o di far interrogare le persone che rendono dichiarazioni a suo carico, di ottenere la
convocazione e l'interrogatorio di persone a sua difesa nelle stesse condizioni dell'accusa e l'acquisizione di
ogni altro mezzo di prova a suo favore; sia assistita da un interprete se non comprende o non parla la lingua
impiegata nel processo (1) (2).

Il processo penale è regolato dal principio del contraddittorio nella formazione della prova. La colpevolezza
dell'imputato non può essere provata sulla base di dichiarazioni rese da chi, per libera scelta, si è sempre
volontariamente sottratto all'interrogatorio da parte dell'imputato o del suo difensore (1).

La legge regola i casi in cui la formazione della prova non ha luogo in contraddittorio per consenso
dell'imputato o per accertata impossibilità di natura oggettiva o per effetto di provata condotta illecita (1).

Tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati-

Contro le sentenze e contro i provvedimenti sulla libertà personale, pronunciati dagli organi giurisdizionali
ordinari o speciali, è sempre ammesso ricorso in Cassazione per violazione di legge (3). Si può derogare a
tale norma soltanto per le sentenze dei tribunali militari in tempo di guerra (4).

Contro le decisioni del Consiglio di Stato e della Corte dei conti il ricorso in Cassazione è ammesso per i soli
motivi inerenti alla giurisdizione [360 c.p.c.; 606 c.p.p.

RATIO LEGIS: La ratio della disposizione, profondamente mutata a seguito della riforma operata con L. Cost.
23 novembre 1999, n. 2, è quella di garantire il c.d. giusto processo, cioè un processo che tenga conto dei
diritti delle parti e li garantisca.

SPIEGAZIONE: Oltre a vari principi fondamentali del giusto processo, la necessità di limitare la durata dei
processi ha portato al riconoscimento del principio della ragionevole durata del processo, che deve essere
garantita dalla legge. Tale principio venne sancito dall'art. 6 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo
e dall'art.46 comma 2 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea. In attuazione di tale
principio è stata emanata la c.d. legge Pinto (l. 24 marzo 2001, n. 89) che disciplina il diritto ad una
riparazione per il pregiudizio derivante dall'eccessivo protrarsi del giudizio civile.

La prima parte della disposizione introduce già alcuni importanti principi inerenti il processo quale quello
del contraddittorio. Esso implica la necessità che le parti si contrappongano esponendo ciascuna le proprie
ragioni. Questo, inoltre, deve avvenire in modo che siano garantite sia le stesse possibilità ad entrambe
(almeno astrattamente) sia la terzietà del giudice, cioè la sua equidistanza dai contendenti. A
completamento del principio in esame si devono considerare sia la garanzia della difesa anche per i meno
abbienti (D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 sul patrocinio a spese dello Stato) sia il generale diritto di difesa in
giudizio di cui all'art. 24 della Costituzione.
Il comma 3 disciplina le eccezioni al principio accusatorio che caratterizza il processo penale. In base ad esso
non solo le parti hanno diritto all'acquisizione in giudizio delle prove ma anche a che le prove stesse si
formino in contraddittorio tra accusa e difesa, cioè mediante la contrapposizione dialettica tra di esse. Nel
tempo, hanno costituito risvolti importanti del principio sia la disciplina delle dichiarazioni dei coimputati
(in particolare la novella dell'art. 513 comma 2 c.p.p. ad opera della Corte Costituzionale) che quella delle
indagini difensive (l. 7 dicembre 2000, n. 397 che ha introdotto l'art. 327 bis c.p.p. e gli art. 391 bis ss.
c.p.p.).

Fondamentale appare anche la motivazione, la quale si sostanzia nell'enucleazione del ragionamento logico
e giuridico che ha guidato il giudice verso la decisione adottata. Esso costituisce una conquista
fondamentale per le parti del processo e, in special modo, per quella soccombente che, presa visione della
motivazione, può scegliere se sottoporre la decisione all'esame di un giudice superiore. Si noti, peraltro, che
il c.d. doppio grado di giurisdizione costituisce un principio che la Costituzione contempla solo per le
sentenze del giudice amministrativo (art. 103 comma 1 Cost.) e per altre specifiche ipotesi (quali i
provvedimenti limitativi della libertà personale per violazione di legge: vedi comma 7 della disposizione in
commento) mentre non è previsto quale principio generale.

Potrebbero piacerti anche