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In questo numero:

2 Il “Covid 19” e le ragioni del buon senso di Generoso Benigni


5 Poesie di Mirella F. Iannaccone
6 I Corsivi di Emanuele Macaluso
8 Poesie di Pasquale Martiniello
9 Meridione e meridionali di Luigi Mainolfi
10 Un appello alle Italiane e agli Italiani di rabbia, dolore e speranza
di Paolo Saggese
12 L’Irpinia come io la vedo: Unione strategica tra le Comunità

13
di Franco Mangialardi
Le Vignette di Malatesta
SOMMARIO
14 Il dpcm...delle raccomandazioni di Raffaele La Sala
15 La poesia di Gennaro Iannarone Nuovo Meridionalismo
16 A lezione da un grande maestro di Aldo De Francesco periodico di attualità e cultura
Il prezzo della bellezza in Italia, nella Costa d’Amalfi e nel Cilento Anno XXXV – Numero 224
Pubbl. registrata presso il Tribunale
18
di Avellino n. 203 il 19.03.1985
di Giuseppe Liuccio
20 La sconfitta del buon senso di Amato Michele Iuliano
Il vino nella farmacopea degli antichi di Filippo Doria
Direttore responsabile:
22 Generoso Benigni
30 Dalle pagine del Quotidiano alle pagine del Libro Condirettore: Franco Marzullo
di Matteo Claudio Zarrella Comitato di Redazione: Generoso Benigni,
32 Andrea Calogero Camilleri e il "meridione" di Gerardo Iuliano Giuseppe Iuliano, Raffaele La Sala, Nino Grasso,
Il disordine idrogeologico di Costantino Severino Claudio Rossano, Teodoro Russo, Riccardo Sica.
Collaboratori: Teobaldo Acone, Matteo Balsamo,
34
Le poesie di Clara Spadea
Gaetano Caricato, Achille Carone Fabiani,
35
36 Quando i poeti ritornano in città di Max De Francesco Giuseppe De Cecco, Max De Francesco,
37 Giuseppe Casciaro e Nusco: alla ricerca del patrimonio artistico Nicola Del Basso, Filippo Doria, Michele Falco,
perduto di Vito Carbonara Pellegrino Ferrara, Edoardo Fiore, Ettore
40 La Giustizia negli anni del Diario di Matteo Claudio Zarrella Fiore junior, Ettore Fiore senior, Gerry Freda,
43 Sotto il cielo del Sud. Mario Trufelli, poeta e gentiluomo Benito Grasso, Filomena Iannaccone,
Antonio Iannaco, Domenico Iannaco,
Gennaro Iannarone, Amato Michele Iuliano,
di Giuseppe Iuliano
45 Michele Di Guglielmo, primo Questore di Savona nel secondo Giuseppe Liuccio, Luciano Lucadamo,
dopoguerra di Nicola Di Guglielmo Maria Rosaria Maccario, Luigi Mainolfi,
47 Viaggio a Trondheim di Mirella Napodano Nicola Mancino, Franco Mangialardi,
50 Il giuramento di fedeltà alla democrazia di Teodoro Russo Stefania Marotti, Andrea Massaro, Enrico
52 L’interesse di Leopardi e di Croce per Isabella di Morra Mongiello, Carmen Moscariello, Mirella
Napodano, Vincenzo Napolillo, Mariagrazia
Passamano, Nicola Prebenna, Paolo Saggese,
di Vincenzo Napolillo
Un pomeriggio d’estate in compagnia del pittore Dino Petri
Michele Sessa, Costantino Severino,
54
Rino Solimene, Clara Spadea,
di Mariagrazia Passamano
55 Poesie di Francesca Romana de’ Angelis Emilio Tirone, Valerio Tirone, Bruno Troisi,
56 Sant’Alfonso dei Liguori pittore di Riccardo Sica Gaetano Troisi. Matteo Claudio Zarrella.
58 Poesia di Lauramaria Anzuoni
Corruzione e non solo di Michele Sessa
Direzione, redazione e amministrazione:
59 Galleria di Via Mancini, 17
La società civile è civile? di Luigi Mainolfi 83100 Avellino - Tel. 0825 35917
Partita Iva: 01880850647
60
61 XXVII Ed. Premio Letterario Mondiale “Tulliola-Renato Filippelli”
Voci e scritture del tempo sospeso Co. Red.
Sito internet:
62
Populismo italiano e americano di Luigi Mainolfi
https://sites.google.com/site/nuovomerid
64 http://nuovomeridionalismostudi.altervista.org/

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“Nuovo Meridionalismo” ISSN 2282 4375 Progettazione grafica: Tiziana Battista
Impaginazione: Giuseppe Iuliano
Stampa: Grafiche Lucarelli
Immagine di copertina: Domenico Gargiulo,
detto Micco Spadaro, Napoli 1609/1612.
Napoli, 1675, Presunto ritratto di Masaniello,
olio su tela, Museo di San Martino, Napoli.
Il “Covid 19” e le ragioni del buon senso

2
di Generoso Benigni
Viviamo in una condizione di pre-
carietà insopportabile, causata dalla
enorme diffusione del Covid 19,
con tutte le disastrose conseguenze
che l’accompagnano, sul piano sa-
nitario soprattutto, ma non da meno
sulla intera vita quotidiana del-
l’umanità, che fa passare in secondo
piano tutto, compresa ovviamente
la stessa politica.
Qui in Campania anche il trionfo
elettorale del Presidente della Re-
gione De Luca è il frutto ampia-
mente previsto di questa condizione
mentale che ci vede spettatori
inermi ed impauriti.
Lo sceriffo De Luca ha il pregio di
essere un decisionista, e oggi come
non mai, il cittadino comune,
tempi fulminanti – come occorrerebbe – di un vaccino, per
“grassante Covid”, chiede ai politici esclusivamente auto-
bloccare il Covid, o attenuarne gli effetti che sta produ-
revolezza e determinazione nell’affrontare la situazione
cendo; constatato che la sospensione di ogni attività (lock-
emergenziale che stiamo soffrendo.
down) non è possibile e neppure sopportabile, per cui
In un clima di psicosi collettiva è del tutto comprensibile,
occorre convivere per alcuni mesi – ed auguriamoci che non
quindi, che l’uomo forte al comando “lo sceriffo” appare
diventino anni – con il Coronavirus; è necessario organiz-
quasi indispensabile, ancor più se vuole usare il lancia-
zare la vita sociale, prevedendo innanzitutto quali compor-
fiamme.
tamenti e/o provvedimenti occorre adottare per evitare il
La paura ancestrale, per la vita nostra e dei nostri familiari
contagio, o quanto meno limitarlo, e cosa si può e si deve
e delle persone care, genera un sorta di “monotematismo”
fare per attenuare le disastrose conseguenze che esso sta
dei nostri bisogni e delle nostre aspirazioni. La preoccupa-
producendo giornalmente.
zione attuale nella nostra provincia, nella nostra regione, in
C’è stato da giugno ed agosto in Italia, ed in particolare nel-
Italia, in Europa e nel mondo è rappresentata quasi esclusi-
l’intero Mezzogiorno, e quindi anche in Campania, una
vamente dal problema “virus” e dalle decisioni da assumere
spiccata attenuazione della circolazione del contagio, per
per bloccarne la diffusione e/o ridurre i danni spaventosi,
cui per un certo periodo si è avviata una ripresa della vita
fisici, morali ed economici che sta producendo.
economica e sociale, con la speranza che la seconda “on-
E, quindi, ogni discorso, ogni riflessione su altre e forse al-
data” poteva non esserci, e quasi con la certezza che non vi
trettanto importanti questioni, appare fuori posto.
fossero ragioni per temere nel Sud d’Italia una ingrave-
Il problema di oggi è uno solo: il “coronavirus”. Gli altri
scenza sul tipo di quella lombarda del marzo e dell’aprile
problemi, e quindi il dibattito su tutte le altre questioni per-
scorsi. Speravamo che per ragioni climatiche ed ambientali,
sonali e collettive, son passati dal marzo del 2020 in se-
(anche per un minore inquinamento industriale) il Sud non
condo piano; si allontanano sempre più dai nostri pensieri,
potesse essere colpito con la stessa intensità e letalità del
e, quindi, anche noi non possiamo fare altro che parlare del
Nord.
“coronavirus”, perché, come tutti, sentiamo prevalente ed
Oggi, dopo la cessazione del lockdown, anche il Sud è di-
assorbente questo gravissimo problema su tutto.
venuto terra di conquista per il Covid 19, e ci conforta per
Fatta questa necessaria premessa, avvertiamo la necessità
ora solo il dato che il tasso di “letalità” qui non è stato alto
di approfondire alcuni aspetti della vicenda Covid, quanto
né con la prima né con la seconda ondata.
meno per esorcizzare parzialmente “la paura”.
Quel che qui in Campania, ma anche nelle altre regioni del
Considerato che ormai sembra difficile la realizzazione in
Il “Covid 19” e le ragioni...

Sud preoccupa, è l’inadeguatezza delle nostre strutture sa- milioni di persone, ma non la maggioranza dei cittadini, che
nitarie, che non sono in grado di curare molti malati, non essendo più giovani e non limitati da precarietà fisiche, de-
avendo posti letto sufficienti, sia in terapia ordinaria, sia vono continuare ad essere attivi nell’ambito produttivo e
ancor più in terapia intensiva. lavorativo.
Qui il governatore De Luca non ha fatto granché sul piano b)- Le attività scolastiche dovrebbero essere in massima
della prevenzione e della organizzazione della cosiddetta parte trasformate in smart working, per evitare troppi e fre-
medicina territoriale. Ha fornito nei mesi scorsi varie assi- quenti assembramenti, quasi inevitabili tra i giovani.
curazioni, ma la verità è che non abbiamo posti letto suffi- Non condividiamo i discorsi un po’ retorici di chi segnala
cienti per affrontare l’epidemia nell’entità che la l’assoluta necessità etica e didattica della frequentazione
caratterizza in questo infausto momento di crescita espo- personale negli ambiti scolastici, giacché lo smart working
nenziale, che si è avviata a partire da settembre. è scelta eccezionale, per tempi brevi (mesi e non certo anni),
Ebbene: a noi sembra che su alcuni temi significativi la in conseguenza di un evento emergenziale eccezionale.
politica in genere, e ci riferiamo all’Italia tutta, non abbia Molte altre attività, che non richiedono la presenza fisica
prodotto idee e provvedimenti adeguati, e le nostre osser- sul posto di lavoro, possono, ed in parte già lo sono, essere
vazioni critiche non riguardano solo il Governo, ma anche espletate con modalità a distanza, per evitare contatti, e
l’opposizione; e poi in particolare l’Istituto Superiore di quindi contagi.
Sanità ed i virologi, che lo rappresentano, (questi ultimi È chiaro che in queste ipotesi di smart working occorre
hanno ampiamente dimostrato la loro palese incapacità di molta autoresponsabilità degli studenti, degli insegnanti
proporre soluzioni condivise, e di richiedere o suggerire al (nella scuola e nelle Università), e molta autoresponsabilità
Governo scelte e comportamenti utili a fronteggiare la pan- occorre nei settori produttivi e lavorativi pubblici e privati,
demia, se non le solite indicazioni dirette a tutti: “distan- ove lo smart working è possibile. La necessità della seria
ziamento”, “lavaggio frequente delle mani”, “mascherina”, responsabilità deve essere rivolta in particolare a tanti di-
“divieto di assembramenti”). pendenti pubblici, che in questi mesi spesso hanno acuito
Le misure suggerite, ed in parte giustamente rese obbliga- un certo loro abituale “disimpegno”, denotando particolare
torie, con previsione di sanzioni, erano e restano utili e giu- apprezzamento per il lavoro a distanza, perché in pratica
ste, ma non sono sufficienti. spesso è divenuto per taluni un “non lavoro”.
Si prevede ormai da più parti, negli ambienti governativi, Dobbiamo denunciare i comportamenti di addetti a molti
anche il ritorno al cosiddetto lockdown, ma non totale, non uffici pubblici che hanno avuto e goduto di disposizioni dei
dovendosi bloccare l’economia del Paese, che è già in gra- dirigenti nazionali, che vietano contatti con gli utenti. In
vissima sofferenza. taluni settori, come in particolare negli Uffici Giudiziari,
Noi riteniamo che per un lockdown ridotto occorre selezio- siamo ad un 20% e non più di operatività, giacché per di-
nare le scelte: sposizioni generali del Ministero competente, in pratica lo
a)- In particolare consiglieremmo di attuarlo per tempo li- svolgimento delle udienze ormai quasi non avviene più, e
mitato (anche a fini sperimentali, e con delle inevitabili ec- quasi tutte le attività risultano ridotte o talune di fatto da
cezioni e correttivi) nei confronti delle persone che per tempo sospese. Chiedere una notizia, consultare un docu-
motivi anagrafici o per problemi di salute sono le più espo- mento od effettuare una ricerca nelle Istituzioni giudiziarie
ste al contagio, con effetti pericolosi o addirittura letali. è divenuto quasi impossibile.
Occorre prevedere come accorata raccomandazione, e non Lo stesso discorso si estende ad altri settori della P.A. (vedi
un obbligo di legge, una forte limitazione della loro mobi- Uffici finanziari, Catasto, Poste, ecc. ecc.), per non parlare
lità, fornendo, in caso di bisogno, ogni supporto materiale delle Banche, nelle quali il cittadino utente è visto come un
e morale per limitare il loro disagio, con consigli pratici per nemico da non ricevere, insomma più da fuggire che acco-
i familiari, affinché evitino occasioni di arrecare a tali sog- gliere o ricevere, peraltro dopo lunghe attese all’esterno.
getti più fragili occasioni di contagio. A proposito di Poste (pubblico servizio importantissimo per
Con tale lockdown selezionato, si proteggerebbero certa- tante incombenze e servizi ai cittadini, quali il pagamento
mente di più i cittadini più a rischio, ma, al contempo non di pensioni, l’incasso o emissione di vaglia, deposito e pre-
si arrecherebbe danno all’economia; in quanto la limita- lievo di risparmi, ecc.) è assolutamente incivile vedere ogni
zione dei contatti sociali e di lavoro riguarderebbe alcuni giorno file interminabili di persone, spesso anziane, che at-
Il “Covid 19” e le ragioni...

tendono per commercio anche in Italia.


ore il loro d)- Dovrebbero essere diffusamente propagandati i test at-
turno, in- tualmente in commercio presso le farmacie, che consentono
nanzi agli anche direttamente alla persona che teme di essersi conta-
ingressi giata o ha qualche lieve sintomo, di verificare immediata-
degli Uffici mente l’esistenza o meno della malattia. Si dirà che i detti
postali, test non sono sicuri come il tampone; ma è pur vero che
spesso sot- hanno quanto meno un alto grado di affidabilità, ed in man-
toposte alle canza di tampone (per fare il quale a volte si chiedono al-
prof. Andrea Crisanti

inclemenze cuni giorni per eseguirlo ed altrettanti per comunicarne


meteoriche, l’esito, il che è assurdo), il test è un contributo utile alla dia-
che con gnosi
l’avvicinarsi e)- E poi: occorre una urgentissima organizzazione della
dell’inverno medicina territoriale, con diffusione di protocolli terapeu-
divente- tici a carattere nazionale consigliati per i neo-contagiati,
ranno più nell’immediatezza della constatazione del morbo, per ten-
prof.ssa Ilaria Capua
frequenti e tare il bloccare o attenuare sul nascere i primi effetti del
saranno contagio da virus, soprattutto, come purtroppo accade,
dure e no- quando non è possibile ricorrere subito ad un presidio sa-
cive per la nitario per essere curati. Spesso non è possibile attendere
salute. l’aiuto di sanitari o parasanitari, che non sono più in numero
Ma è possi- sufficiente ad affrontare l’emergenza; spesso non è consi-
bile che nes- gliabile attendere per ore o giorni improbabili ricoveri in
suno dei posti letto che non vi sono o sono insufficienti a soddisfare
prof. Massimo Galli nostri poli- tutti gli utenti.
tici o alti dirigenti amministrativi si sia posto il problema Per quel poco che abbiamo appreso dalla lettura dei giornali
che per evitare le file innanzi agli Uffici postali o a qualsiasi o attraverso approfondimenti su Internet, il momento cru-
altro ufficio aperto al pubblico occorre aumentare gli addetti ciale per cercare di evitare l’insufficienza polmonare, che
agli sportelli, e per rendere igienicamente sopportabili e non poi determina la necessità della terapia intensiva, con intu-
nocive le file, nelle stagioni invernali per tutti, e nelle altre bazione, e assai spesso con esiti infausti, è il momento ini-
stagioni per chi (e “siamo” in tanti) non può rimanere in ziale della manifestazione dei sintomi. Ebbene nessuno, sia
piedi per troppo tempo, occorre prevedere l’attesa in un dal Ministero della Sanità, sia dalle Regioni di apparte-
luogo adeguato e coperto, con una disponibilità di posti a nenza, ha reso ufficiale un protocollo terapeutico utile ed
sedere? efficace da praticare subito, senza indugio, per attenuare
c)- I trasporti pubblici ed i luoghi chiusi particolarmente l’ingravescenza della patologia, anche perché assai spesso
frequentati hanno necessità di interventi selezionati ed in- è praticamente impossibile consultare in tempi brevi un me-
telligenti. dico qualsiasi. E non parliamo di pronto soccorso, al quale
C’è innanzitutto la necessità di una adeguata areazione, at- è vietato di far ricorso.
traverso la sanificazione dell’aria che si respira in luoghi f)- Registriamo con grande amarezza e rabbia che intanto
chiusi, il che non riguarda solo i mezzi di trasporto delle i politici in questi ultimi mesi si sono esercitati assai spesso
persone, ma tutti i luoghi, sia pubblici che privati, Banche, nell’autoincensamento, (l’Italia è stata più virtuosa e quindi
stabilimenti industriali, luoghi d’incontro come bar, risto- i contagi sono più contenuti; tutti i capi del mondo ci indi-
ranti, sale di riunioni, cinema, teatri, comprese ovviamente cano come esempio positivo, ecc. ecc), e soprattutto in ba-
le Scuole e tantissimi Uffici pubblici. nalità di ogni tipo, come nelle disquisizioni e diatribe sul
Per evitare o almeno ridurre i contagi occorre, in sintesi, in- come investire i Recovery fund promessi dall’Europa, e nel
stallare apparecchiature idonee alla purificazione continua rifiutare il prestito MES, quasi a tasso zero, perché “nes-
dell’aria, apparecchiature che esistono in produzione ed in suno degli altri Paesi d’Europa lo ha chiesto” e “se noi lo
Il “Covid 19” e le ragioni...

chiedessimo faremmo la figura dei pezzenti”.


In questo non breve periodo di tregua si sarebbe potuto rea-
lizzare, eventualmente con il ricorso al MES, un diffuso in- Le Poesie di Mirella F. Iannaccone
vestimento per l’acquisto e l’installazione di materiale per
lo smart working, in tutte le attività in cui era possibile ed
utile, in particolare nelle scuole, e si sarebbe potuto inve-
Il vento urla, si dispera
Vento del Nord
stire negli impianti di purificazione dell’aria di tutti i luoghi batte sulle persiane chiuse.
chiusi, in particolare nelle scuole, negli Uffici e sui mezzi Prende la rincorsa e urla ancora.
pubblici di trasporto delle persone, con frequenti esposi- Fa muovere le barche addormentate
zioni al contagio. Sarebbero stati un investimento stabile sul mare nero.
anche per il futuro, e non solo provvisorio per il presente Il vento distrutto s’addormenta solo,
momento difficile, che ci auguriamo passi presto. già dimenticato da tutti.
g)- Questo è quanto si sarebbe potuto fare da giugno ad Le persiane si aprono piano,
oggi, e non si è fatto; e nemmeno oggi (siamo al 18 otto- le barche lente si muovono
bre) si cerca di individuare ed approfondire le tematiche sul mare da non dimenticare.
sulle cose che andrebbero fatte,con investimenti non solo
alla nostra portata, ma anche durevoli, e cioè produttivi di
benessere non provvisorio, ma definitivo; investimenti che Le montagne son belle di notte
Sogni

migliorerebbero i servizi pubblici e privati in Italia, non Quando diventano sottili e nere
solo per aiutarci a convivere con il Covid, evitando morti e Dormono nel silenzio
sofferenze, ma che continuerebbero ad essere utili nel fu- Sotto la linea del cielo
turo, anche per altri eventi epidemici, migliorando la qua- buio o stellato.
lità della vita nel nostro Paese. Sognano il tempo vissuto
=================
Non crediamo in questa sofferta disamina di aver detto ba-
Nel viaggio
Itinerari
nalità; ci siamo fatto guidare dal solo “buon senso”, perché
non siamo tecnocrati, né dotati di particolari conoscenze guardai gli occhi
scientifiche. intenti della gente.
Quello che ci fa rabbia è che questo Governo sta retri- Attraversai
i loro colori
buendo lautamente in questo momento “illustri” scienziati
dal cielo all’asfalto.
e soloni di ogni genere, senza che da tali “Visir” sia venuto
Avvolsi
un solo consiglio utile per affrontare questi problemi, ma con la loro gioia
solo angosciose fughe in avanti nel tracciare quadri apoca- l’alba d’incanto.
littici (penso, a titolo di esempio al prof. Galli, presente in Travestii
quasi tutti gli approfondimenti televisivi sulla pandemia, ai la malinconia delle sere
proff. Grisanti, Di Capua, Ricciardi ed altri, ed a molti, con tramonti dorati
troppi esponenti politici della maggioranza ed anche della lungo le spiagge
opposizione, che nulla di serio, di nuovo e di concreto co- prima affollate
municano e propongono). Ci viene in mente, a titolo di poi solitarie
esempio, alla ridicola esaltazione del Commissario Arcuri della loro vita.
da parte di una esponente del governo Conte, che eviden- Urlai imperterrita
ziava, in una intervista televisiva, che Arcuri aveva il grande la felicità nascosta
merito di aver costretto o convinto i commercianti, e pre- in fondo alle loro anime
sumiamo i produttori di mascherine, a venderle ad euro eternamente assolate.
0,50, e cioè ad un prezzo conveniente per gli italiani. E que-
sto era l’unico merito di Arcuri che aveva saputo indi-
care……
I Corsivi

Il mio saluto a Peppino Caldarola


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di Emanuele Macaluso
Sono stato oggi al funerale di Peppino Caldarola, al Tem-
pietto egizio del Verano. Ho visto tante persone, tra questi
soprattutto vecchi redattori de l’Unità, il giornale del Pci in
cui Peppino lavorò e ne fu anche direttore, anni dopo di me.
È stata per me una cerimonia molto commovente anche per
tanti incontri con compagni che lì erano presenti.
Con Peppino ho avuto rapporti alterni. C’è stato anche un
periodo in cui erano molto stretti, spesso con mia moglie
andavo a pranzo a casa sua. Erano l’occasione per parlare
di tante cose, soprattutto del giornale che avevamo diretto
e amato.
Sono stato tanto commosso oggi. Ma anche lieto di vedere,
al Verano, tanti numerosi compagni. Mi sembrava che si ri-
trovassero non solo i redattori de l’Unità ma un pezzo del
vecchio Pci. Questa giornata, credo non solo per me, è stato, I miei sono, certamente, i ricordi di un vecchio. Però sono
come talvolta accade in queste circostanze, anche un modo convinto che l’Italia ha subìto una forte mutilazione, e lo
per ritrovarci, per ripensare, come faccio io in queste ore, a dico pur rispettando le forze che oggi sono in campo nel
cosa rappresentò quel grande quotidiano e la comunità che centrosinistra.
attorno ad esso si raccolse. Peppino Caldarola è stato un protagonista di quella storia.
Non è solo nostalgia la mia e la nostra. È forse uno strug- Un compagno che ha avuto momenti di straordinario im-
gente rammarico per i tempi di quella comunità politica che patto con la realtà politica e, poi, anche un certo eclissarsi,
stava a l’Unità, specie negli anni in cui un grande partito non perché non avesse continuato ad esercitare in altri modi
ebbe un ruolo straordinario nella vita politica, sociale e cul- il giornalismo e la lotta politica, ma perché penso che con
turale del Paese. l’Unità, con quella sinistra si fosse, ad un certo punto, anche
Oggi tutto questo non c’è più. L’Italia mi appare più povera. per lui conclusa una forte e irripetibile vicenda politica ed
Perché manca una sinistra combattiva, che diffondeva po- umana.
litica e cultura, che influenzava il modo d’essere del Paese. (23 settembre 2020)

La compagna Rossana e la nostra storia

Apprendo della scomparsa di Rossana Rossanda. Aveva la


mia stessa età, fummo militanti e dirigenti del Pci su posi-
zioni politiche diverse, anzi direi divergenti. Ma le volevo
bene, molto bene.
L’ho conosciuta a Milano: lei dirigeva la Casa della Cultura
nella storica sede di via Borgogna 3, a San Babila, e io di-
rigevo il Pci in Sicilia. Rossana mi invitò a parlare, in quella
Casa, della complicata “operazione Milazzo” all’Assem-
blea regionale siciliana che provocò nel Pci un terremoto
politico. Era il 1958. Andai a pranzo a casa sua. Tra noi ci
fu sempre una divergenza politica, a volte aspra, ma sempre
affettuosa.
Nei giorni scorsi le telefonai e mi chiese di andare a tro-
varla; non stava bene. Non l’ho fatto e avverto un profondo
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rammarico. dino in archivio. Anche perché, criticamente, questa storia


I militanti e i dirigenti del Pci vanno scomparendo. Ma la ha segnato negli anni la vita di migliaia di persone. Rossana
storia di questo partito non potrà scomparire perché ha se- l’ha costruita questa storia, insieme a tanti altri. Oggi il mio
gnato, per un lungo periodo, la storia d’Italia. E Rossana è addio a lei mi ha fatto riflettere, ancora una volta, su questa
stata certamente una delle protagoniste di questa storia. vicenda straordinaria.
Spero che le nuove generazioni della sinistra non la man- (20 settembre 2020)

Se un prete si sostituisce alle Istituzioni. E muore

Mi ha molto colpito l’assistenza dei migranti, molti tunisini, che sostano per
la storia del prete di strada senza alcun aiuto e ignorati dalla politica.
Como, don Roberto Ieri mancava poco alle ore 7 del mattino e don Roberto ha
Malgesini, ucciso da incontrato un tunisino di 53 anni, proprio uno di quelli che
un migrante che, a aiutava. E proprio quello lo ha ucciso. L’uomo aveva dei
quanto pare, aveva problemi di salute ma nessuno se ne occupava. Le istitu-
problemi psichici e zioni sembrano non guardare a queste realtà. Le lasciano ai
che il pretei amore- preti.
volmente assisteva. Don Roberto si sostituiva alle istituzioni e alla politica. Ha
È una tragedia ita- pagato con la vita il suo impegno e la sua missione. Di prete
liana che non inte- e di cittadino. Ne abbiamo voluto scrivere perché le man-
ressa la politica. I giornali ci dicono che Malgesini era un chevolezze della politica, forse, ci appartengono.
religioso che dedicava la sua vita ed i suoi pochi averi al- (16 settembre 2020)

Cosa ci dice la ferocia di Colleferro

Colleferro è un grosso Comune non lontano da Roma, in- I quattro assassini sono stati arrestati. Ma noi ci poniamo
serito nella Città Metropolitana. In questo centro, ieri l’al- una domanda: qual è la vita sociale in tanti Comuni, e non
tro, un ragazzo di 21 anni, originario di Capo Verde ma solo nel Mezzogiorno? I partiti, come centri di aggrega-
italianissimo, Willy Monteiro Duarte, che faceva il came- zione politica e culturale, non ci sono più. Anche la Chiesa
riere ma aspirava a diventare cuoco, aveva trascorso la se- non svolge nessuna attività sociale. Si avverte una netta re-
rata in un locale in compagnia di altri amici. Ad un certo gressione, non solo sociale ma anche civile. Il Pd non si
punto ha notato che un suo ex compagno di scuola stava pone questi problemi. La vita politica si svolge nell’incon-
litigando con un altro giovane, molto prestante, e ha cer- tro-scontro dei vertici, senza il concorso politico e umano
cato di separarli. Proprio il tipo, grosso e palestrato, non di masse popolari.
ha gradito l’intervento di Willy e ha chiamato a raccolta i In questi anni il livello politico e culturale è scaduto. Quel
suoi amici, anch’essi grossi e palestrati. che è avvenuto a Colleferro dovrebbe fare riflettere, perché
Il gruppetto dei tre, sopraggiunti a bordo di un Suv, ha ag- non si tratta solo di questo paese. Se qualcuno pensa che
gredito Willy ed altri presenti. Tanti sono fuggiti per ripa- queste mie parole esprimono solo nostalgia per un vecchio
rarsi dalla furia del branco ma Willy è rimasto solo ed è modo di fare politica si sbaglia. E sbaglia chi su questi gravi
stato pestato, con pugni e calci, nello sterno e al volto, sin fatti, che sembrano di cronaca, non apre una riflessione po-
quando ha finito di respirare. litica. (7 settembre 2020)
La mascherina

Ho letto che, nelle grandi città italiane, si registra la chiu-


sura di molti negozi e ristoranti. È un brutto segnale, pes-
simo. Si tratta di una realtà che ha a che fare con la
pandemia e non dà tregua. Il virus circola con più violenza
e fa vittime. Non solo in Italia. Negli Usa il negazionismo
di Trump e la sottovalutazione di ciò che si è visto anche
alla Casa Bianca ha provocato disastri. Le previsioni e gli
ammonimenti del professor Fauci non sono stati ascoltati
da Trump e lui è rimasto vittima del Covid. La pandemia
aggredisce in tutto il mondo e le conseguenze, non sono
solo in economia, si fanno sempre più pesanti.
Ecco perché a me pare che il presidente del Consiglio ita-
liano, in questa vicenda, abbia mostrato e mostri più reali-
smo e senso di responsabilità. L’obbligo della mascherina strino anche disciplina. Un comportamento che fa onore al
per tutti va rispettato, non è ammessa alcuna sottovaluta- nostro Paese, spesso considerato patria dell’indisciplina e
zione dei rischi che corriamo. Purtroppo, si sono manifestati dell’anarchismo. I prossimi giorni ci diranno come e
esempi di ribellismo nei confronti di una misura dettata solo quando sarà possibile uscirne. Intanto occorre mantenere la
dalla necessità di tutelare la salute pubblica. calma.
Solo la consapevolezza e la disciplina possono farci supe- Nelle mie brevi passeggiate io indosso sempre la masche-
rare un momento così difficile. Penso che gli italiani, nella rina. E se lo fa un anziano come me, lo possono fare tutti.
grande maggioranza abbiano questa consapevolezza e mo- (9 ottobre 2020)

Pasquale Martiniello
( 1928 - 2010)
Da Lacrime sulla soglia (Ed. Ferraro Napoli, 1982)

Un filo di luce Qui il pianto

Novembre, Questa
aspro riflusso di memorie. è la terra dei calvari
S’allampa già l’alba illuminati dal silenzio.
di pettirossi Qui il pianto
e la sera arde alle spurie è rotto nei germogli
fosse. e la speranza impenna ali
Mia carne, di rondini.
t’offro il lutto d’una rondine Non caria anelli di catena
girovaga la dissalata lacrima
e cenere di sabbia negli occhi di mare.
e spine di acacia C’è nel calice del fiore
in gola. morente
Per te, mandorla acerba incarnata una vespa che rode
al cuore, in ogni sera torbida di vento.
io, pazza da catena, Qui anche d’estate
da quella sera di apocalisse sull’antico focolare d’argilla
mugolo cala un lembo di Siberia.
fra giorni di carbone
per calarti un filo di luce.
Meridione e meridionali
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di Luigi Mainolfi
Alla presentazione del libro di Paolo Saggese “Alle origini zione. I furbi diventarono col-
della questione meridionale”, le parole dei relatori hanno laborazionisti del Nord e veni-
provocato un turbinio di considerazioni. Il Vescovo Aiello vano chiamati “VICARI del
ha giudicato interessante rivolgersi ai padri del meridiona- Nord”. Questi aiutavano le
lismo per capire che fare. Cosa interessante per avere la imprese del Nord a trovare
spinta a riflettere, ma non esaustiva. Penso che la realtà at- clienti nel Sud. I nobili e la
tuale richieda anche conoscenze più efficaci. Ogni tanto, mi Chiesa stavano a guardare.
capita di ascoltare e leggere lamentele di chi, ritiene che i Quelli, che sostengono che
guai del Mezzogiorno siano iniziati con l’Unità d’Italia e l’istruzione aiuta lo sviluppo,
per colpa di un Nord famelico e spregiudicato. Per mia for- dovrebbero ricordare che nel S.E. mons. A. Aiello
tuna, da quando, alla Facoltà di Economia e Commercio, 1860, al Nord gli analfabeti erano il 47%, al Centro il 57%,
preparavo l’esame di Storia economica e uno dei testi da al meridione peninsulare l’81% e in quello insulare il 91%.
consultare era “Storia economica del Mezzogiorno” di De Se si riflette su quanto esposto, si capisce che la “Questione
Rosa, non ho mai smesso di interessarmi del problema dello Meridionale” preesisteva all’Unità d’Italia. Verso la fine
sviluppo del nostro territorio. Lo studio mi faceva cono- dell’800, l’emigrazione verso gli Stati Uniti fu straordinaria.
scere le condizioni socio-economiche e culturali, del pe- Alcune attività, per mancanza di una politica economica na-
riodo precedente all’Unità d’Italia e la natura e le cause dei zionale e per la cattiva qualità dei rappresentanti del Sud,
cambiamenti verificatisi successivamente. vennero emarginate dai capitalisti del Nord, i quali, per en-
Il modesto Notiziario della Coldiretti, che arrivava a mio trare nei mercati europei, consentirono, in particolare ai
nonno, mi aiutava a capire le differenze tra il Nord e il Sud, francesi, di assorbire alcune attività meridionali, specie
relativamente al settore dell’agricoltura, che per il Sud era quelle della “moda”.
il più importante. Al Nord, in particolare Emilia-Romagna, Con il Fascismo, le cose non migliorarono, anche perché i
c’erano Cooperative, Casse di Mutualità e Casse Rurali, che Federali e i guardiani che controllavano il popolo erano gli
erano nate grazie ai socialisti e ai riformisti (rossi e bianchi), eredi della nobiltà e il passaggio dall’assistenza alla previ-
nella prima metà dell’800. Il fatto che la proprietà terriera denza provocò serenità, ma non sviluppo. Con la Repub-
era diffusa, incoraggiava le iniziative cooperativistiche. Le blica iniziò un periodo interessante, che produsse il
iniziative sociali nacquero anche grazie alla solidarietà tra miracolo economico, che non escluse il Mezzogiorno.
le persone, alimentata da umanità e da ideali. La negatività Dopo tangentopoli, iniziò il declino politico, che ha pro-
delle ideologie non esisteva ancora. dotto lo smantellamento dell’apparato industriale e mani-
Nel libro “Cuore” di De Amicis si avverte questa mentalità. fatturiero. Intanto, l’economia incominciava a cambiare e
A Sud, invece, la quasi totalità della proprietà terriera era sue caratteristiche. Crescevano settori, come il bancario,
della nobiltà e della Chiesa, che la davano in fitto. Gli af- l’assicurativo e quello della finanza. La vicenda della Banca
fittuari non potevano cambiare la destinazione dei fondi e di Sicilia, assorbita da Unicredit e quella del Banco di Na-
l’agricoltura restava a livello di sussistenza e non si parlava poli, assorbito da Banca Intesa fanno capire la qualità della
di sviluppo. C’erano, però, acciaierie, raffinerie, cantieri na- politica meridionale, sovranismo della povertà e servilismo
vali, zolfatare e industrie tessili (famose le seterie di Caserta verso i poteri forti, legali e non legali.
Vecchia e le fabbriche di guanti). Importante era la presenza La politica meridionale non andava e non va al di là delle
del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia. Dal punto di parole e del vittimismo. Alcuni dati:-1) Su 88 Fondazioni
vista sociale le condizioni erano fortemente negative a Bancarie italiane, che gestiscono oltre 28.000 miliardi, solo
causa della mentalità discriminatoria, baronale e bigotta. Il 9 sono meridionali; 2) Moltissime industrie manifatturiere
Nord non aveva la cappa della nobiltà parassita e borbonica meridionali si sono trasferita nell’Est europeo; 3) Il Sud re-
e la Chiesa era più vicina all’Europa che a Roma. Con gala al Nord eserciti di energie giovanili; 4) Centinaia di
l’Unità dell’Italia, il Mezzogiorno doveva capire che erano migliaia di meridionali vanno al Nord per curarsi. La sola
caduti i confini protettivi e che bisognava competere con Campania, nel 2017, ha versato alle Regioni del Nord 370
realtà dinamiche. Il dinamismo, in economia, provoca milioni; 5) Il pubblico è a servizio degli intrallazzatori pri-
l’espansione. Invece, le classi dirigenti conservarono la vati. La campagna elettorale (Campania e Puglia) sta pa-
mentalità statica, con qualche non troppo efficace ecce- lesando altre negatività. Chi Dio ci aiuti!
Un appello alle Italiane e agli Italiani
di rabbia, dolore e speranza
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di Paolo Saggese
Ognuno di noi ha sedimentate nella memoria alcune imma-
gini indelebili, che hanno fatto la storia della nostra Na-
zione. Alcuni di questi fotogrammi hanno per protagonista
Sandro Pertini, in particolare due immagini, una di gioia
spontanea, l’altra di dolore.
Ha segnato la nostra vita la gioia espressa in modo irrefre-
nabile, con semplicità, spontaneità, verità, di fronte alla vit-
toria della nazionale di calcio agli indimenticabili mondiali
di Spagna dell’82. In quel fotogramma, ci sentimmo tutti
Nazione, non ci fu differenza tra ricchi e poveri, tra comu-
nisti, socialisti o democristiani, tra nord e sud. L’altro foto-
gramma, che rese l’Italia unita furono quelle che passarono
la sera del 26 novembre 1980, il discorso di Sandro Pertini
alla Nazione dopo il suo ritorno dal cratere irpino. Questo
discorso sarà pubblicato nel libro dedicato al terremoto
dell’80 curatod al direttore Gianni Festa, da Peppino Iuliano Le Italiane e gli Italiani ascoltarono forse increduli queste
e da chi scrive. parole, perché mai un Politico aveva parlato esprimendo il
Aveva dichiarato ai giornalisti, quella mattina, che “qual- sentimento comune, il dolore comune, l’analisi spietata
siasi parola è vuota retorica” di fronte al dramma cui aveva della realtà: “Io ricordo anche questa scena di una bambina
assistito. In alcune foto d’epoca, si vede un uomo in lutto, che mi si è avvicinata disperata, mi si è gettata al collo e mi
che rappresenta una Nazione intera in lutto, rigido, addolo- ha detto piangendo che aveva perduto sua madre, suo padre
rato come di fronte al feretro della persona più cara, passare ed i suoi fratelli. Una donna disperata e piangente che mi
per le strade devastate di Sant’Angelo dei Lombardi, tra la ha detto: - Ho perduto mio marito e i miei figli. - Ed i su-
folla silenziosa, con un giovane Gerardo Bianco cui il vec- perstiti che lì vagavano fra queste rovine, impotenti a recare
chio Presidente quasi si appoggia. C’era lo Stato, quel aiuto a coloro che sotto le rovine ancora vi erano. Ebbene,
giorno, per le strade d’Irpinia, ed era uno degli uomini più io allora, in quel momento mi sono chiesto come mi chiedo
degni a rappresentarlo. adesso, questo. Nel 1970 in Parlamento furono votate leggi
Dunque, il 25 novembre, nonostante il parere contrario del riguardanti le calamità naturali. Vengo a sapere adesso che
presidente del Consiglio Forlani e altri ministri e consi- non sono stati attuati i regolamenti di esecuzione di queste
glieri, Pertini si recò in elicottero sui luoghi della tragedia, leggi. E mi chiedo. Se questi centri di soccorso immediati
ritrovando l'allora Ministro degli Esteri, il potentino Emilio sono stati istituiti, perché non hanno funzionato? Perché a
Colombo. distanza di 48 ore non si è fatta sentire la loro presenza in
queste zone devastate? Non bastano adesso...”.
Come sempre, il Presidente Pertini non rinunciò a dire la verità Ed ecco le domande: perché non sono stati attuati i “rego-
fino in fondo, lui che è sempre stato uomo di verità e di giusti- lamenti di esecuzione” delle leggi riguardanti le calamità
zia. Prima, confortò con la sua presenza, con abbracci da padre, naturali? Perché i “centri di soccorso immediati” non hanno
orfani e vedove, ascoltò la disperazione di chi aveva scavato e funzionato? “Perché a distanza di 48 ore non si è fatta sen-
ancora scavava a mani nude nella speranza di salvare un figlio, tire la loro presenza in queste zone devastate?”
la moglie, un padre. E quindi chiese le ragioni, lui Stato allo Le parole di Pertini continuano in modo chiaro: “Quindi
Stato, degli inspiegabili ritardi, chiese le ragioni ai rappresen- questi centri di soccorso immediato, se sono stati fatti, ri-
tanti dello Stato, senza reticenze, senza nessuna scusante. Per- peto, non hanno funzionato. Vi sono state delle mancanze
tini aveva ascoltato, commosso, la disperazione dei superstiti, gravi, non vi è dubbio, e quindi chi ha mancato deve essere
il dolore dei superstiti, ed aveva scoperto un senso di impo- colpito, come è stato colpito il prefetto di Avellino, che è
tenza, che forse non aveva mai provato. Non avrà provato im- stato rimosso giustamente dalla sua carica”.
potenza di fronte al fascismo e al nazismo, non avrà provato Dunque, fu costretto alle dimissioni il prefetto Attilio Lo-
impotenza frustrante mai durante la lunga militanza politica, befalo come si dimise il Ministro degli Interni Virginio Ro-
ne provava allora ed era dolorosa.
gnoni.
Un appello alle Italiane...

11

tutta.
Sandro Pertini riuscì a smuovere una solida-
rietà nazionale, che sarebbe stata unica nella
storia nazionale: allora, grazie alle sue parole,
a quel “Fate presto” riproposto a caratteri cu-
bitali dai giornali dell’epoca, l’Italia si sentì
unita. Per la prima volta, sugli schermi e sui
quotidiani apparvero nomi prima sconosciuti:
l’Irpinia non era semplicemente “vicino Na-
poli”, era un luogo preciso, il luogo del cra-
tere, e con essa risuonarono comuni dai nomi
esotici quali Lioni, Sant’Angelo dei Lom-
bardi, Conza della Campania, Teora, Torella,
San Mango Sul Calore, e con essi Laviano,
Balvano, Muro Lucano. L’Italia scoprì una
terra sconosciuta, “Cristo” non si era più fer-
mato ad Eboli, era andato sino al centro
Lioni - Vigili del Fuoco tra le macerie di via San Berardino

Mentre si preparava per il viaggio in Irpinia, Sandro Pertini dell’Appennino.


sarà andato forse con la memoria a tanti anni prima, agli E oggi risuonano con eguale forza quelle parole: “Perché
anni lontani della sua giovinezza quando aveva partecipato un appello voglio rivolgere a voi italiane e italiani, senza
alla campagna elettorale per la Repubblica tra i paesi del- retorica, un appello che sorge dal mio cuore, di un uomo
che ha assistito a tante tragedie, a degli spet-
tacoli che mai io dimenticherò di dolore e di
disperazione in quei paesi. A tutte le italiane
e italiani, qui non c’entra la politica, qui c’en-
tra la solidarietà umana, tutte le italiane e ita-
liani devono mobilitarsi per andare in aiuto
a questi loro fratelli colpiti da questa nuova
sciagura. Perché, credetemi, il modo migliore
di ricordare i morti è quello di pensare ai
vivi”.
E così migliaia di giovani, provenienti da
tutta Italia, arrivarono in Irpinia: giovani
scout cattolici dell’AGESCI, la Caritas, i Sin-
dacati, gli operai del Nord e del Centro, la
Misericordia e la Pubblica Assistenza, stu-
denti universitari, disoccupati, tutti insieme
a sacerdoti, soldati, vigili del fuoco, carabi-
Borgo di Quaglietta

l’Ufita, oppure avrà pensato all’amico Carlo Muscetta, con nieri, forze di polizia, insieme ai superstiti e agli ammini-
cui era stato detenuto a Regina Coeli nel 1943. Famosa è stratori locali.
anche l’amabile querelle sull’intelligenza degli Irpini, che Ma quella era un’altra Italia. Era ancora lontano l’odio tra
sarebbe superiore alla media per l’“innesto” di tribù liguri Nord e Sud. C’era il razzismo e il leghismo strisciante, che
in età romana. dieci anni dopo si organizzerà politicamente. Ma erano an-
Ma quello, che stava affrontando, non era un viaggio poli- cora echi lontani.
tico, non era neanche parte di una campagna elettorale sep- Bisognava fare presto, i fratelli stavano per morire, e altri
pure fondamentale per la storia d’Italia, era un fratelli correvano, guidati da un Padre, Sandro Pertini, che
pellegrinaggio di dolore, che aveva accomunato l’Italia li guidava.
L’Irpinia come io la vedo:
Unione strategica tra le Comunità
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di Franco Mangialardi
Terra del degrado senza fine o del riscatto per una nuova sul dolore delle persone.
stagione culturale, sociale, economica, politica? Esiste una Ci assale spesso il dubbio quando si rifiuta “la politica” -
cultura e una politica del “bene comune”? Esiste una classe anche quella che richiama il “bene comune” e nel contempo
politica capace di pilotare una nuova strategia unitaria per si abbracciano idee e progetti che nulla hanno a che fare
le varie comunità oltre il “localismo” e una nuova conce- con gli ideali e la cultura di un popolo.
zione dello sviluppo? Si afferma da più parti che per Ci assale spesso il dubbio quando non pochi cattolici, pur
un’azione di rinnovamento e progresso bisogna ripartire dal predicando/facendo proprio il credo cristiano, mettono
popolo. Ma questo popolo irpino è capace oggi di passioni nell’angolo il Vangelo come se ci si potesse dichiarare cri-
“rivoluzionarie” o si accontenta di ricevere qualche “pre- stiano a prescindere dalla Parola! Sarebbe così un’espe-
mio” che cade dalla mensa dei soliti potenti? rienza culturale e politica straordinaria aiutare il popolo
Quando penso al mio popolo irpino e al suo futuro mi ap- irpino ad uscire dal disincanto, dal dramma, dalla crisi, dalla
passiono nella speranza che la mia gente a partire dai citta- paura. E nonostante i tanti dubbi bisogna trovare, tentare di
dini delle varie contrade e territori (e mi sia permesso citare trovare, il coraggio di fermare la lenta agonia in cui si
in primo luogo Nusco, il mio paese) possa iniziare una ri- stanno assuefacendo i nostri territori irpini, a partire dal mio
flessione su alcuni interventi che amo e cito: Isaia (Is. paese Nusco. “Fermare” significa “discontinuità” rispetto
58,12): “Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore alle politiche che hanno caratterizzato il passato e che tut-
di case in rovina per abitarvi”. tora caratterizzano.
Come afferma l’architetto Renzo Piano la ricostruzione (re- Possono sembrare belle parole come la richiesta di “discon-
staurazione) è sempre figlia di una tragedia, che non si di- tinuità”. Eppure solo “innovando” si può costruire un futuro
mentica e non si cancella; di una ferita che non si rimargina. degno di essere vissuto. Non è solo una questione “econo-
Noi Irpini ricordiamo oggi a quaranta anni il dramma del mica”; non si tratta semplicemente di aprire un dibattito
terremoto del 1980. La restaurazione incorpora un passato sullo sviluppo economico ovvero su di una nuova proget-
che non si può ripristinare così com’era. Occorrono oggi tualità. È anche in questione la ricerca della “felicità”. Amo
un’idea e un cantiere. Un’idea per dare forma a ciò che non a tal propositi citare una riflessione di Robert Kennedy:
l’ha più. Un cantiere (a cui sono chiamati tutti: intellettuali, “Non troveremo mai un fine per la Nazione (una città, un
imprenditori, sindacalisti, politici, istituzioni, gente) per territorio, un paese) né una nostra personale soddisfazione
realizzare quell’idea attraverso l’opera instancabile e tenace nel mero perseguimento del benessere economico… l’eco-
di una comunità di persone. E a questo punto chiamo a so- nomia, il calcolo economico, il PIL non tiene conto della
stegno una riflessione di Albert Einstein: “Non possiamo salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educa-
pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le zione o della gioia dei loro momenti di svago. Non com-
stesse cose. L’inconveniente delle persone è la deficienza prende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori
nell’accettare le sfide. Senza sfide la vita è una routine, una familiari… il PIL (il puro e semplice approccio economico)
lenta agonia”. non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la
Viviamo oggi la crisi, il virus, il futuro incerto; ma è nella nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra com-
crisi che deve emergere il meglio di ognuno per non morire passione né la nostra devozione al nostro paese. Misura
di conformismo. Bisogna allora evitare una tragedia: la vo- tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente
glia di non lottare! E come perdersi nel disimpegno quando degna di essere vissuta”.
si conosce la sofferenza dei senza lavoro, quando si conosce È allora lecito sognare, sperare, progettare, operare per
il dolore di famiglie che soffrono povertà e indigenze varie, un’Irpinia che diventi terra della “felicità” attivando le sue
quando incontriamo giovani che annegano le loro incer- tradizioni, le sue bellezze? La “bellezza” è e deve rappre-
tezze nell’alcool e/o usando le droghe, quando ci confron- sentare sempre più la qualità creatrice del popolo irpino. La
tiamo con la solitudine degli ammalati e degli anziani, “bellezza” ovvero lo splendore dei percorsi delle montagne
quando emerge la paura di dover sottostare alle varie ca- e della valli, gli edifici storici, le chiese, i formidabili/stra-
morre, alle varie mafie, quando ci si sente abbandonati dalle ordinari itinerari religiosi, enogastronomici, il recupero del
Istituzioni? Ci assale spesso ed è comprensibile il peso dei mondo artigianale, il rilancio di attività agricole innovative,
nostri limiti, il dubbio di essere visti come dei piccoli don seguendo le indicazioni dell’Unione Europea. La “bellezza”
Chisciotte, dei disturbatori e di volersi far notare lucrando non dunque astrarsi e/o perdersi nel sogno. La “bellezza”
L’Irpinia come io la vedo...

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come valore patrimoniale dell’Irpinia è il fondamento per


promuovere la “felicità” delle persone insieme ad una
nuova concezione dello sviluppo. Non attardiamoci: “le
cose di prima sono passate, bisogna fare nuove tutte le
cose”. È inutile vivere le nostalgie ed è senza senso distri-
buire le colpe: le colpe sono sotto gli occhi di tutti ma chi è
senza peccato? Allora, giusto per ripeterci: “Non possiamo
pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le
stesse cose.
Viviamo un tempo di crisi. Ma è nella crisi che sorgono l’in-
ventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la
“crisi” supera sé stesso senza essere superato”. Quindi per
noi Irpini (e i Nuscani) è arrivato il momento di andare oltre
la crisi. Andare oltre: coniugare felicità, bellezza, solida-
rietà.
È tempo che l’Irpinia mediante la coniugazione evidenziata
esprima una linea di programma politico amministrativo
omogenea; deve nascere un’opera d’insieme, un’unione
straordinaria tra comuni per avvicinare tutto il territorio ir-
pino il più esteso possibile alle disponibilità/esigenze della
progettualità europea. Non esiste una comunità, un singolo
paese che possa “salvarsi”, “progredire” da solo; non esiste
una comunità, un paese che possa progredire senza abban-
donare le vecchie logiche conflittuali, i rancori, le insoffe-
renze, le gelosie. Le Vignette di Malatesta
L’unione dovrebbe favorire strutture amministrative, frutto
di alleanze operative gestionali tra comuni affini, e una pro-
gettualità che crei condizioni di sviluppo per l’insieme delle
aree collegate: in prima istanza la questione della difesa
della salute (con una politica sanitaria adeguata che non sia
frutto di logiche spartitorie tra partiti di vecchio e/o recente
conio) e dell’ambiente mediante il continuo monitoraggio
dei territori così come l’impegno per attività formative
(l’esigenza di stimolare la nascita di una classe dirigente a
respiro europeo) e per l’ordine e la sicurezza nei paesi.
Sogni, illusioni, speranze? Decenni fa quando vivevo e ope-
ravo in Germania ebbi modo di ascoltare un formidabile di-
scorso di Willy Brandt, il cancellerie socialdemocratico. Mi
colpì una frase: “Se vuoi essere un saggio conservatore
nell’età adulta devi aver sognato la “rivoluzione” da gio-
vane”.
Oggi penso - essendo nell’età più che adulta - che la pas-
sione “rivoluzionaria” ovvero innovare per il bene comune
e non per l’interesse di pochi, dei “soliti” deve rappresen-
tare una costante continua nella storia di ognuno senza spazi
di età. Una scelta di vita per sempre: la vita di uomini e
donne del coraggio! Come insegna Isaia!
Coronavirus

Il dpcm delle … raccomandazioni


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di Raffaele La Sala
Intanto che il tracciamento di facebook…funziona meglio pure per medici e operatori sanitari, e che, oggi che ci sono,
di qualche app di Stato o di piattaforme multistellari in di- nella confusione di lingue infettivologhe e virologhe, nes-
smissione è un fatto che mi pare incontrovertibile (per suno ancora ha capito bene se e quali siano utili davvero...e
quanto suggerirei al sig. fb di modificare quello che tra gli soprattutto quando. Infine quanto ci sarà costata davvero la
emoticon definisce ‘positivo’, almeno per evitare equivoci). memorabile impresa, al netto di truffe e raggiri e al netto di
E vorrei partire da qui per provare a riflettere, con quanta incerte necessità indotte, fino al Recovery fund che un bel
minore ironia possibile, sulla ammuina che da qualche mese dì vedremo o più verosimilmente al Mes (che molti, non so
si autocelebra come efficienza nazionale. La verità pur- bene se a torto o a ragione, considerano più pernicioso del
troppo è un’altra ed è piuttosto scomoda, soprattutto perché coranavirus medesimo).
va contro il diffuso sentimento comune che pencola tra ne- Mentre in molti si augurano che il Covid 19 (che non è una
gazionismi folkloristici, delazioni condominiali e di quar- comune influenza, ma neppure è la peste bubbonica) non
tiere e moralismi malinconici. si diffonda, vorrei invece sommessamente manifestare la
Nell’ordine: 1. ancora poco si è capito di questo signor Co- speranza che si diffonda, ma con una bassa carica virale e
ronavirus, che i bollettini di contagi e decessi (a valle di op- che, nel più breve tempo possibile, possiamo tutti tornare
zioni approssimative e spesso lontane da elementari forme ad una vita di socialità, incontri e strette di mano. I saluti
di ordinaria prudenza) ha indotto e attizzato cupe paure col- igienici, in qualunque forma manifestati e sotto ogni re-
lettive e provvedimenti estemporanei e contraddittori; 2. la gime, non mi sono mai piaciuti.
speculazione, sempre protagonista nelle tragedie, ha reso Auguro ogni bene alle famiglie colpite negli affetti più cari,
ancora più torbido e miasmatico lo spirito pubblico; 3. la spesso anche travolte da un allarme collettivo che si pro-
ricerca non si fa nei talk show, dove al più va in scena lo paga ed alimenta di non necessario furore, tra singolari rac-
spettacolo, non so quanto necessario, di interessi scientifici comandazioni e inviti, più o meno espliciti, alla delazione
in conflitto. degli ‘untori’ e alla inquietante rassicurazione che per ora
Insomma, dopo il tappo del lockdown (e cioè ‘confina- le forze dell’ordine non dovranno violare l’intimità dome-
mento’ che in italiano suonava male…e vedremo nei pros- stica a caccia dell’ospite in esubero. Insomma speriamo di
simi mesi quali altri danni ha prodotto e che già sono noti conservare tutti salute e ragionevolezza, ma ci vorrebbe un
all’avamposto dei medici di base), abbiamo contribuito a miracolo ed io sono stato sempre assai prudente sui miracoli
rallentare la diffusione del virus, ma senza progressi signi- e tanto più sulle qualità taumaturgiche della politica...e dei
ficativi sulle metodologie di gestione ‘politica’ della que- governi che da almeno un cinquantennio galleggiano con
stione pandemica. In un contesto che si è fatto ancora più mediocri fortune. E faccio francamente fatica a trovare go-
confuso, nelle pieghe di discutibili opzioni di intervento; verni dei miracoli anche prima e prima ancora...fino even-
tra annunci ufficiali, sovraesposizioni mediatiche di mini- tualmente a Cavour, a prescindere dal controverso giudizio
stri, ‘governatori’ e leader più o meno presunti che combat- della storia. Non mi aspetto nulla, perciò, tanto meno dal
tevano (e combattono) ognuno la sua personale battaglia, governo in carica e, con preveggente approssimazione, nep-
in Parlamento, nelle regioni ed ora nelle città metropolitane pure da quelli che verranno. Provo solo profonda pena per
di Roma, Milano e Napoli. Con un governo centrale serrato i capponi di Renzo... nel cap. III de I promessi sposi: "[…]
nella sempre più fragile ridotta dei DPCM, incapace a quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a
quanto pare di una efficaci forme di intervento verso una capo all’in giù, nella mano d’un uomo il quale, agitato da
pandemia prevalentemente asintomatica. tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli
Quando tutto questo ambaradan sarà finito (e dovrà finire passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio
prima o poi, alla faccia di catastrofisti e d'altro...come è fi- per collera, ora l’alzava per disperazione, ora lo dibatteva
nito il colera, la peste, la Spagnola, l'Asiatica, l’Ebola, ec- in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di
cetera eccetera) dovremo finalmente fare i conti di profitti fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzo-
e perdite, dalle vite umane sacrificate (nelle residenze per late; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’al-
anziani e negli ospedali dei tagli selvaggi), giù giù fino agli tra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura.”
affari milionari di monopattini antiuomo, banchi a rotelle e Asintomatici o no che siano.
‘mascherine’ di ogni materiale, colore e qualità. Già le ‘ma- P.S.
scherine’…che non c'erano (quando forse servivano) nep- Altra cosa è la prudenza e il rispetto di elementari, benché
Il dpcm... delle raccomandazioni

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desuete, regole di igiene, le uniche che sembrano funzio- delle sue responsabilità. Tanto per dire…avessimo schierato
nare davvero nel confuso vociare mediatico. E gli scien- l'esercito contro le mafie e le grandi organizzazioni crimi-
ziati... operassero, possibilmente, in silenzio. Come i nali..., avessimo operato per dare dignità e decoro alla po-
presidenti, i ‘governatori’, i ministri e i magistrati, ognuno litica, alle istituzioni, alla scuola, avessimo saputo evitare
nell’ambito delle sue prerogative, delle sue competenze e le distorsioni e i conflitti dei poteri costituzionali...

La poesia di Gennaro Iannarone


Marzo 2020
E se riusciremo a passare
oltre questa storia nera
di morti caricati a mille,
tristezza di primavera,
non la racconteremo
mai ai nostri bambini.
Il maestro che ci puniva,
con dolorosa spalmata,
ci narrava di Hiroshima.
Lingua stretta fra i denti,
brillio di occhi contenti,
ce la faceva proprio vedere
quella bomba calata dal cielo.
Non una parola sui morti,
ma noi l’avevamo capita
la sua lezione di storia,
che c’erano stati i morti,
e tanti,
di una guerra infinita.

Vita sognata
Non sono operaio di sogni, altri mi han sognato
la vita ma io eressi contro una muraglia di varie
storie e versi; sparse le macerie dell’incompiuto
ai progetti da me allontanati per inappartenenza.
Eppure vivo ancor nell’incubo che taluno seguiti
a inventarmi e mi segni i nuovi passi sulla scena.

Vecchi tronconi di poesia


È da tanto che non scrivo una poesia, rivedo
le mie prime, molte trovo quasi spente, che lo
spirito rianimar non vuole, e di taluna residua
un disegual troncone, son sillabe d’occasione
che attendono di venir presto cancellate. Solo
io son vivo, e continuo a sognar testardo temi
nuovi, la vecchia poesia mi riguarda e sorride,
sa che alla malinconia che rode rimarrò fedele.
A lezione da un grande maestro
Un grazie immenso al prof. Gennaro Savarese

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di Aldo De Francesco
“La lettura apre orizzonti inimmaginabili. Sarebbe molto
utile se diventasse un esercizio quotidiano. Lo studio serve
a capire, a esplorare; la lettura a riservare le maggiori e più
interessanti sorprese, da approfondire e ordinare”.
Era la metà degli anni Cinquanta, il 1955, quando, per uno
di quegl’incidenti scolastici, che la Scuola pubblica del
tempo, molto rigorosa e esigente, caricava di eccessivi ri-
morsi, mi ritrovai a dover recuperare mesi perduti, con il
ricorso alle “lezioni private” di un giovane, valente profes-
sore, Gennaro Savarese, allora trentunenne. Il cui talento,
già palese, faceva discutere, forse anche “agitare” l’intoc-
cabile “gotha” dei docenti irpini: una sorta di numi tutelari
e araldi esclusivi delle rispettive discipline. Nel guado di
un recupero, sempre problematico, la scelta di mio padre,
caduta su di lui, solo in base a un “convincimento”, di-
ciamo pure, “intuitivo”, nel ritenerlo il più idoneo per rad-
drizzare, educare la mia “indisciplina mentale,” risultò
giusta, anzi “azzeccatissima”. Per due ragioni: aver fiutato,
pur non essendo un addetto ai lavori, il valore di quel pro-
fessore, che conquisterà un prestigio indiscusso nella let-
teratura italiana e aver ottenuto il mio “raddrizzamento”,
destinato in seguito a un dignitoso approdo nel giornali-
smo.
Se oggi, dopo cinquantacinque anni, posso scrivere queste
note con animo grato, lo devo al remoto, significativo invito
nel distico di apertura, in me semprevivo, che il professore
Un ritratto del professor Gennaro Savarese,
in un lontano “schizzo” di Aldo de Francesco, risalente al 1955.
mi ripeteva con la leggerezza del saggio e nel farmi così trati: un tinello comodo e sgombro di inutilità, un salotto
conciliare studio e creatività. Tutto questo e molto altro an- lindo e accogliente, un corridoio che conduceva in fondo,
cora, riemersi però grazie alla “lettura” del magistrale, dove teneva lezioni. Spesso era lui a aprirmi, in rigorosa
coinvolgente ritratto, che Peppino Iuliano ha fatto del Prof. giacca da camera, e ad accompagnarvi nello studio, sorve-
Gennaro Savarese sull’ultimo numero di “Nuovo Meri- gliato da una biblioteca ricchissima e da un testo imman-
dionalismo” nella felice rubrica: “I giganti buoni d’Irpi- cabile, sempre aperto sulla scrivania, come
nia”. Esso ha schiodato, non trovo altra immagine per quegl’incunaboli di antiche miniature monastiche. Lui però
descrivere la sorpresa, lo scrigno segreto di tanti miei ri- era un laico aperto, franco, essenziale, di sorridente
cordi, mai smarriti, ma accantonati, facendomi ritrovare, animo, che ardì farmi leggere “La giovinezza” del De San-
anche in un mio lontano schizzo, il formidabile maestro, ctis e “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi. Opere
tuttora così vitale in veneranda età, che mi spianò l’avve- allora inconcepibili nei ginnasi, considerati ancora palestre
nire. Consentendomi di poterne meglio apprezzare la stra- di acerbi allievi, compensate da una manifesta simpatia per
ordinaria, esaltante ascesa e di andare a ritroso nel tempo il cattolico Manzoni, di cui il “De Sanctis savaresiano” di-
ai luoghi, dove egli pose feconde radici, per me educative ceva un gran bene: “È un uomo che descrive dal vero,
e formative. quello che gli è innanzi agli occhi”. Esortandomi così a sa-
Allora il professore abitava in un piano rialzato, dalle per- perlo leggere. Tutti approcci mirati a sollecitare, valutare il
siane verdi, di un palazzo della tranquilla via Don Min- mio spirito critico, ma anche a far emergere sfide nascoste,
zoni, intitolata all’eroico sacerdote ucciso nel 1923 da due che potevo sentire e forse non manifestare per “timidità”:
squadristi. un termine molto caro al grande Eduardo, più nobile, se-
La sua casa mi appariva come un tempio da semplicità me- condo lui di “timidezza”, a suo dire disarmante e anche a
ditativa, per l’aria che vi alitava e si percepiva appena en- me poco gradito solo sentirlo.
A lezione da un grande...

17

L’ illuminato insegnamento di Savarese spaziava in ogni di-


rezione, incuriosendomi sempre di più, ieri avvertito come
una novità rispetto alle cantilene del tempo, da “amarcord
felliniano” e oggi con la fierezza di chi può fregiarsi di sen-
tirsi, a pieno titolo, un fortunato, privilegiato “apprendista”
o “uditore” di una stagione di apprendimento irripetibile.
Arricchita dalle frequenti visite al mio professore di Attilio
Marinari, Achille la Verde e di altri giovanissimi e eccellenti
docenti, dai loro conversari su Muscetta, Sapegno, Sali-
nari, Toffanin, Battaglia: i big della cultura letteraria coeva
e di trascinante socialità. Anche se, mentre discutevano, ri-
cordo che mi riusciva di coglierne soltanto pochi fram-
menti, essendo distanziato da loro e impegnato a dover
anche leggere brani dell’Eneide da riferire alla fine della le-
zione. La sua parola aveva una limpidezza di pensiero
unica. Mai un tono alto di enfasi o che si sia una volta spa-
Recanati (29-06-18): il prof. emerito G. Savarese (Uni-

zientito per le mie distrazioni.


versità La Sapienza) riceve il premio "G. Leopardi"

Oltre alla mitezza del carattere al fondo di ogni suo agire, posteggia” della “Zi Teresa” al “Borgo Marinari” che, in
la sua didattica era talmente avanzata da farmi convincere piena “apartheid”, del razzismo bianco contro le comunità
che l’errore di un allievo fosse per lui un ‘utile occasione nere, diede spazio a un messaggio canoro di pacificazione,
per meglio sondarne lo spirito autocritico, la capacità o servendosi dell’universale musica napoletana, dai signifi-
meno di saper ascoltare tutti, in particolare, di chi avesse cativi versetti: “Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato
una opinione diversa. ha dato ha dato: scurdammoce ‘o ppassato, simmo ‘e Na-
Quegli erano anche anni di ricorrenti sfide, spesso troppo pule, paisà”.
divisive in un dopoguerra già zeppo di problematiche, ad Il professore Savarese allora coltivava anche una notevole
esempio, di aspre divisioni su modo di intendere i diritti passione per la pittura, non so poi quanto assecondata.
civili e individuali, ad esempio, sulla chiusura o meno, Molte volte lo sorprendevo davanti a un piccolo cavalletto
delle “case di tolleranza” in Italia. Che ad Avellino, in via da studio, cesellare paesaggi campestri, virgiliani, su cartoni
Campane, erano simili alle casette di Utrillo con i passanti cerati, che facevano meglio illuminare i colori, cosa che me
quasi incollati all’uscio. Un tema che mi permise di apprez- lo rendeva più simpatico.
zare, devo riconoscere, la sua liberalità, quando ritenne A me è sempre piaciuto conoscere, studiare la pittura, e
giusto farmi leggere una raccolta di forti “suppliche” alla molto dipingere, seminando dovunque schizzi e bozzetti,
senatrice Merlin, promotrice della legge per la loro chiu- posso dire che quelle sue opere nascoste avrebbero potuto
sura, da parte di centinaia di prostitute, che la invocavano collocarlo autorevolmente tra gli artisti “naturalisti buco-
da tempo, rivelando scenari indicibili, non più tollerabili. lici”, per il particolare nitore del colore sulla scia dell’Ir-
Ciò mi svelò uno squarcio delicato di società, spesso de- pino Cesare Uva e le calde tonalità dei pittori napoletani
monizzato ma, in realtà, ricco anche di toccanti sensibilità, stanziati sui Camaldoli come cacciatori di luce. Nella vita
degne d’essere salvate e di un altro futuro. le conversioni più folgoranti sono quelle mistiche. La mia
In più di qualche circostanza sapeva anche trovare motivi “conversione” culturale a tutto campo, maturata lenta-
per sorridere del mondo e dei suoi buffi paradossi, ricor- mente, che risulterà preziosa, anni dopo per il mio lavoro
dando, ad esempio, ma questo avvenne qualche tempo in vari giornali, ora posso dirlo, scoccò in via Don Minzoni
dopo, il periodo di insegnamento a Johannesburg nel Su- in un clima che non poteva essere più propizio e stimolante,
dafrica, dove ogni giorno, intorno all’una, la radio nazio- per l’opera di un grande, giovane professore, che abitava
nale trasmetteva un programma di “canzoni napoletane al numero civico, non ricordo quale, non importa saperlo.
classiche”. Una scelta singolare laggiù, che lo incuriosì Conta invece sapere e ricordare le sue straordinarie “le-
tanto, fino a quando non ne appurò la ragione: a volere zioni”, che hanno formato generazioni e continueranno a
quel canzoniere era il direttore della radio nazionale, un “ex farlo.
Il prezzo della bellezza in Italia,
nella Costa d’Amalfi e nel Cilento
18
di Giuseppe Liuccio
Ripropongo qui di seguito un pezzo che scrissi qualche
anno fa e che ritengo quanto mai attuale nella situa-
zione politica contingente, estrapolando i passi più si-
gnificativi. Lo ripropongo e lo riattualizzo, oggi,
domenica 22 ottobre, in cui l’Italia intera, attraverso i
competenti ministeri lancia l’iniziativa di visitare siti
di singole comunità storico/geografiche e/o di singoli
monumenti prestigiosi utilizzando gli scritti di grandi
letterati.
Lo faccio anche per dare un contributo d’amore, nel
segno della cultura letteraria e non solo, per i miei due
territori dell’anima: La Costa d’Amalfi ed il Cilento,
a cui ho dedicato un intero libro, emblematico già nel
titolo Terre d’amore: Cilento e Costa d’Amalfi (Delta
3 Edizioni), che vinse il Premio Letterario Internazio-
nale “Francesco De Sanctis”. Vuole essere un viatico
morte alla bellezza, che per sua natura è vita ed immortalità.
d’amore per la Divina Costiera impegnata unitariamente a
Immaginate per un attimo gli Uffizi di Firenze senza la bel-
vincere la battaglia per “Ravello capitale italiana della Cul-
lezza esplosiva di colori e di vita della Primavera di Botti-
tura” ma anche per Paestum che in questo fine settimana è
celli.
impegnata in uno sforzo notevole e corale per la XX Edi-
Ed ora proviamo a trasferire il discorso sul piano locale,
zione della Borsa Archeologica del Turismo. Sono due
nella Costa d’Amalfi e nel Cilento. Ha un costo quantifica-
eventi di straordinaria importanza sui quali certamente ri-
bile in denaro: lo spettacolo dalla balconata di Ravello sulle
tornerò per trattarne più diffusamente.
onde di terra e le scale di mare, ossificate da secoli da Mi-
A questo punto è legittimo chiedersi: Ha un prezzo la Bel-
nori a Capodorso, in una notte di luna che inargenta l’Av-
lezza? E nel caso è equo quello ipotizzato dalla Corte dei
vocata ed il Falerzio a catapulta sul mare e, viceversa, il
Conti, stimato in 250 miliardi di euro, tanto a quanto am-
ricamo dei paesi su colline e montagne offerto da Capo-
monta la richiesta di risarcimento dei danni?
dorso con vista sui Lattari ad ampio raggio con in partico-
Io, personalmente, non ho alcun dubbio a dare una risposta
lare il nido della “rondinaia” incastonato sull’ocra delle
negativa. Come si fa a valutare in termini economici il Co-
falesie di San Cosma, che scivolano al mare nella lumino-
losseo o La Fontana di Trevi o la produzione pittorica di
sità di un’alba chiara al primo sole o di un tramonto rosso
Raffaello, Caravaggio, Tiziano, Tiepolo, o il Davide di Do-
fuoco che incendia cielo e mare? E, ancora, quale è il
natello, o la Cupola di San Pietro, o il colonnato del Ber-
prezzo delle chiese che rifrangono luce sulle cupole maio-
nini? Ancora più difficile dare un prezzo in volgare denaro
licate e dei campanili agili che cercano cielo sulle colline
ai versi di Dante, di Leopardi, Foscolo, Manzoni, e, via via,
con i ricami trapunti d’oro dei terrazzamenti di agrumeti
di tutti i grandi fino ai Nobel più recenti Quasimodo e Mon-
dalla battigia verso il cielo da Conca a Cetara? E che prezzo
tale. E Lo stesso dicasi per i film che hanno immortalato
ha Amalfi per quella cartolina rilucente di mosaici della fac-
epoche, personaggi e stili di vita nel corso dei decenni: Ros-
ciata del Duomo in volo sulla scalinata aerea e per i silenzi
sellini, De Sica, Pasolini e, via via, tutti i registi, gli sce-
che alitano la grande storia della Repubblica nel polipaio
neggiatori, gli attori che hanno rappresentato l’Italia. A
dei vicoli, inestricabili gomitoli di bellezza, che, all’improv-
pensarci bene, a giudizio unanime, la risposta sarebbe (è):
viso, s’aprono a slarghi ariosi con il vociare sommesso di
non c’è assolutamente prezzo per questa ricchezza e, forse,
un popolo laborioso e creativo; e, soprattutto, quanto costa
non basterebbero i 250 miliardi per comprare neppure uno
il concerto al chiaro di luna della cascata delle Ferriere che
solo di questi Tesori di bellezza, per quello che rappresen-
zampilla infiniti coralli d’argento e feconda storie d’amore
tano in sé, ma soprattutto per quello che rappresentano
intense, tenere e passionali insieme, inimmaginabili al-
nell’anima, nel cuore e nella mente dell’immaginario col-
trove?
lettivo di un Paese, come l’Italia… Proprio la sola idea della
E, sorvolando a ronda d’amore il Cilento sull’altra costa,
venalità mercantile sarebbe come infliggere una ferita a
Il prezzo della bellezza...

19

ha un prezzo e quale lo spettacolo dei templi do-


rici di Paestum, che, di notte, irradiano luce sof-
fusa sulle scanalature d’ocra delle colonne
all’incanto di stelle stupefatte; e quanto costa il
promontorio di Agropoli che minaccia voli da
abissi sull’onda con il prezioso carico di chiesa e
castello fioriti per stupore sulla roccia arabescata
di sciabole d’agavi, bacche di lentischi e, nel
tempo giusto, ingioiellate dall’oro effimero delle
ginestre? E quale è la stima commerciale della se-
duzione di Licosa che canta nenie d’amore e
morte su lamine di scogli lavici, con lampi di luce
a intermittenza del faro dell’isolotto, regno di ricci
e patelle? E quanto costa il tozzo braccio di terra
di Palinuro, che occhieggia a distanza tra il bigio
degli ulivi e piange sul mare l’amore negato dalla
Ninfa Camerota impietrita dalla vendetta di Venere sugli clientelismo, al familismo o, peggio ancora, alle imposi-
scogli dilavati dai flutti? Ed hanno un prezzo e quale i san- zioni di clan malavitosi che, spesso, orientano la politica
tuari mariani che vegliano paesi e campagne dalle posta- succube o, addirittura, rimuovono quella che non soggiace,
zioni dei cocuzzoli delle montagne e cosa costa l’Antece, sostituendola con propri rappresentanti nelle istituzioni. E
dio guerriero, che da secoli narra all’acqua e al vento sugli il male non è solo la politica, perché spesso la metastasi
Alburni la bella storia dei nostri Padri Lucani? E potrei con- contagia tutto il corpo sociale: i rappresentanti delle asso-
tinuare con le testimonianze di conventi e abbazie, eremi e ciazioni di categorie, spesso in palesi conflitti di interessi,
certose (unica quella bellissima nella sua monumentalità di gli intellettuali che hanno paura di reagire ed alzare la voce
Padula!!!), con i capricci della natura nei fenomeni carsici indicando con forza la strada della moralità dei singoli e
delle grotte, delle grave e delle risorgive, con i covi dei bri- della collettività, la stampa prezzolata e collusa e, per finire,
ganti e con gli stazzi dei pastori, con il roteare sulle alture la più vasta società civile che vede e chiude gli occhi,
inaccessibili di aquile reali e corvi imperiali e falchi pelle- ascolta e si tura le orecchie, qualche volta vorrebbe gridare
grini, con le falcate soffici di neve dei lupi ardimentosi per ma le tappano la bocca, all’occorrenza anche in modi spicci
fame sulle vette del Cervati, del Gelbison e dell’Antilia e non sempre indolori. È tutta qui la causa prima delle ferite
nella lunga stagione invernale, del sorriso timido della lon- a morte alla bellezza e della Bancarotta dei costi del nostro
tra che si affaccia dalle tane ripariali dei fiumi? Ma mi Patrimonio dei Beni Culturali e di quelli Immateriali. Cosa
fermo qui, perché l’elenco sarebbe interminabile. fare? Come reagire? Sono le domande che impongono ri-
Se mai è il caso di chiedersi ed io mi chiedo a quanto am- sposte e progettualità concrete non più rinviabili. È un im-
monta Il costo della bellezza da registrare sulla colonna in pegno di tutti: classe dirigente nella sua ricca prismaticità,
rosso dei bilanci e, quindi, in negativo. Quanto costa sui bi- ma anche società civile prima che scompaia e muoia del
lanci dello Stato Centrale, della Regione e di quel che resta tutto quel poco di eticità collettiva che ancora serpeggia la-
della Provincia, delle Comunità Montane, dei Consorzi, dei tente nelle coscienze. E la strada è una sola: cultura, cultura,
Gal, delle Fondazioni e via elencando nello sperpero delle cultura e ancora cultura! Ma non solo come slogan da agi-
risorse pubbliche, e nella latitanza e/o complicità colpevole tare nel bla bla bla delle dichiarazioni di facciata, tanto per
degli sfregi vistosi al nostro patrimonio ambientale, nella mettersi in pace con la coscienza, ma con proposte artico-
debole tutela del patrimonio artistico e monumentale, nella late, credibili e realizzabili e, soprattutto motivate nella in-
incapacità conclamata di tutelare il patrimonio librario, e dividuazione dei destinatari. È quello che mi riprometto di
nel ridicolo balbettio della promozione del turismo cultu- fare nelle prossime settimane, con gli unici mezzi a mia di-
rale, che è e dovrebbe essere sempre più fonte di occupa- sposizione, le parole e le idee, per dare il mio contributo di
zione e di sviluppo, se solo la Politica, a tutti i livelli, modesto intellettuale che ama il proprio territorio e crede
improntasse scelte e programmi alla meritocrazia e non al fermamente nel suo sviluppo.
La sconfitta del buon senso
20
di Amato Michele Iuliano
Nella società contemporanea, sotto vari aspetti il calcio rap- del 17-18 giugno 2020, quando l’SSC Napoli ha conqui-
presenta «l’oggetto di attenzione più diffuso, l’argomento stato la Coppa Italia. Sebbene nell’intero Paese, quel
di conversazione più capillare, il tema su cui la maggio- giorno, si siano registrati ancora 331 casi di contagio al
ranza della popolazione è più informata» [A. Cavalli, A. Covid-19, nel post partita il capoluogo di regione campano
Roversi, Calcio: un fenomeno non solo sportivo, in «Enci- è stato letteralmente invaso dai supporter partenopei. Senza
clopedia dello Sport», 2002, <http://www.treccani.it/enci- mascherine e non rispettando alcun distanziamento fisico,
clopedia/calcio-un-fenomeno-non-solo-sportivo_%28Encic migliaia di persone hanno dato vita ai più sfrenati festeg-
lopedia-dello-Sport%29/>], al punto da non poter essere ri- giamenti, suscitando l’ira di Ranieri Guerra dell’Organiz-
dotto a un mero fenomeno sportivo ma di rivestire un ruolo zazione Mondiale della Sanità, che ha parlato di «tifosi
non marginale riguardo all’autorealizzazione e alla natura sciagurati». A ben vedere, però, i comportamenti posti in
delle relazioni sociali. essere sarebbero stati ingiustificabili già in condizioni nor-
Nel mondo industriale e post-industriale, il tempo libero si mali, in quanto vandalizzare la fontana del Carciofo di
è progressivamente affermato come «tempo sociale fonda- piazza Trieste e Trento – tra l’altro restaurata da poco –, as-
mentale» [L. Bifulco, IX. Loisir e sport, in D. Maddaloni saltare a piazza Medaglie d’Oro un veicolo dell’azienda
(a cura di), Il mondo contemporaneo. Un lessico sociolo- Asia con i dipendenti intenti a svolgere il loro lavoro o
gico, Ipermedium libri, S. Maria C.V., 2012, p. 109] e ciò è esplodere colpi d’arma da fuoco sono puri e semplici atti
stato possibile per la compresenza di due condizioni: il la- di follia.
voro professionale separato dagli altri aspetti della vita e Come sempre accade, a prendere parte al delirio sono stati
scandito, nei luoghi e nei tempi, con precisione e in modo pure soggetti a cui il calcio, in fin dei conti, interessa solo
indipendente dai ritmi della natura; la libera organizzazione relativamente, essendo ogni scusa buona semplicemente per
del tempo non occupato dal proprio impiego [J. Dumaze- fare baldoria e scatenarsi smodatamente. Tuttavia, ciò non
dier, Sociologia del tempo libero, FrancoAngeli, Milano, toglie che per molti il Napoli sia un’autentica religione, un
1978]. «fatto sociale totale» [cfr. M. Mauss, Saggio sul dono.
Le attività di svago (loisir), dunque, sono finite per diven- Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche, Ei-
tare un elemento centrale della vita degli individui, e per naudi, Milano, 2002]. Il singolo troverebbe la propria ra-
alcune di esse, come il calcio, l’investimento di energie gion d’essere nell’attaccamento, al limite del
emotive raggiunge il massimo grado [L. Bifulco, op. cit., fondamentalismo, alla squadra, dalla quale deriverebbe la
p. 110], potendo essere una di quelle poche occasioni di massima fonte di fierezza e rivalsa in caso di vittoria, es-
«esprimere entusiasmi, passioni e identità collettive in modi sendo quest’ultima la dimostrazione più eclatante che anche
e forme intollerabili nella vita civile» [A. Cavalli, A. Ro- il «terrone», considerato un «inferiore», può primeggiare.
versi, op. cit.]. In sostanza, tenendo presente una certa disaffezione nei
Se l’essere umano ha bisogno di identificarsi adeguata- confronti delle istituzioni, da cui ci sente abbandonati e
mente con un gruppo, il tifoso «appartiene» alla sua squadra verso le quali aleggia pure un certo antagonismo, e ammet-
del cuore, che si configura come una specie di comunità di tendo la necessità di cercare un’appartenenza in un campo
destino per tutti coloro che detengono la medesima fede cal- alternativo, davvero l’onore o il riscatto sociale di Napoli,
cistica. Si viene, cioè, a generare un «noi» che accoglie i e più in generale del Mezzogiorno, passa attraverso i suc-
singoli membri, con tutto il suo portato di storia e valori da cessi nel calcio?
rivendicare con orgoglio o difendere nei confronti dei so- Forse si dovrebbe essere più contenti se il luogo in cui si
stenitori delle altre compagini. L’eccitazione emozionale vive sia dotato di infrastrutture adeguate ed offra ai cittadini
che ne scaturisce è molto intensa, al punto che le vicende servizi efficienti; se ci sia il rispetto di quelle regole che
calcistiche della propria squadra sono vissute drammatica- stanno alla base della civile convivenza e si tuteli l’am-
mente, come fonte di gioia (in caso di vittoria) e dolore (in biente; se le prospettive occupazionali siano buone e si pre-
caso di sconfitta) condivisi [L. Bifulco, op. cit., p. 115; A. sti attenzione ai temi sociali; se la qualità della vita sia
Cavalli, A. Roversi, op. cit.]. elevata. Napoli, ad esempio, al di là dei numerosi problemi
Il conseguimento di un trofeo è un momento di grande che sono peculiari di ogni metropoli, è comunque una città
festa, anche se allo spontaneo entusiasmo spesso si accom- dal passato importante, ricca di arte, storia e cultura, ele-
pagnano eccessi di vario genere. Si pensi agli accadimenti menti di cui poter andare orgogliosi, ma gli stessi abitanti
La sconfitta del buon senso

21

del luogo sembrano essersene dimenticati [cfr. D. Ascoli, luogo di violenti scontri
Ravello. La prima volta di Muti, in «Corriere del Mezzo- tra facinorosi e forze
giorno – Campania», 1º settembre 2020, p. 12]. dell’ordine: veicoli in-
Sarebbe necessario, allora, ridefinire le priorità a cui ten- cendiati, negozi vanda-
dere, anche se la politica, a riguardo, non assolve il suo lizzati, 151 arresti e 16
compito nel migliore dei modi. Basti pensare che in rela- agenti feriti. Contempo-
zione agli eventi del 17-18 giugno – tra l’altro prevedibili, raneamente, a Marsi-
per cui pende una responsabilità su chi è chiamato ad assi- glia, in barba alle
curare l’ordine pubblico –, c’è chi ha asserito che «ha vinto disposizioni per evitare
il contagio della felicità» [Adnkronos, de Magistris: “Tifosi il contagio, balli, canti e
Napoli in piazza, ha vinto il contagio della felicità”, 18 giu- perfino i fuochi di artificio hanno caratterizzato la festa per
gno 2020, <https://www.adnkronos.com/sport/2020/06/18 la sconfitta dei connazionali rivali (malgrado 7.183 nuovi
/magistris-tifosi-napoli-piazza-vinto-contagio-della-feli- infetti, la follia si è ripetuta il 13-14 settembre, quando
cita_Chz2ZEkueAzngaY5FMaWZO.html>] e chi si è limi- l’Olympique Marsiglia ha sconfitto il PSG in campionato).
tato a parlare della partita dicendo che «non c’è godimento Scene parimenti biasimabili si sono viste la notte tra il 20 e
più grande» [Id., De Luca: “Catenaccio di Gattuso mera- il 21 agosto a La Spezia, nel momento in cui migliaia di in-
viglioso, Juve imbarazzante”, 19 giugno 2020, dividui, molti dei quali privi della mascherina, sono scesi
<https://www.adnkronos.com/sport/2020/06/19/luca-cate- in strada per celebrare in modo sfrenato la promozione in
naccio-gattuso-meraviglioso-juve- serie A della squadra locale, che ha addirittura sfilato tra la
imbarazzante_Ivg5RR3eumZdp7hbrNtYCO.html>]. folla. A fronte delle 840 persone ammalatesi in Italia quel
Per via dell’emergenza sanitaria, invece, sarebbe stato op- giorno, anche in questa circostanza il decisore politico si è
portuno prendere le distanze dall’imprudenza verificatasi mostrato eccessivamente permissivo – come in Campania,
in strada e condannarla, come è accaduto a Liverpool, dove in Liguria si vota per le elezioni regionali –, mentre la
in una nota congiunta la società di calcio (Liverpool Foot- stampa e l’opinione pubblica nazionali sono state meno se-
ball Club), il consiglio comunale e le forze dell’ordine vere nel «redarguire» comportamenti che, laddove tenuti
hanno chiaramente espresso il proprio disappunto per gli dai meridionali – specialmente se del napoletano –, chissà
assembramenti dei tifosi in festa per la vittoria del campio- perché destano sempre maggiore indignazione e fanno più
nato. Purtroppo il virus del populismo, costantemente attivo notizia.
nell’inseguire il consenso per procacciare i voti, palesa la Concludendo, i tifosi partenopei, non di rado destinatari di
sua pericolosità ancor di più nelle situazioni emergenziali. vergognosi cori razzisti ed epiteti ingiuriosi, hanno perso
In effetti, «la peggiore colpa dei politici è che non sono mi- un’occasione per agire secondo buon senso (e senso civico)
gliori di noi, come sarebbe loro dovere essere, e anzi fanno e «riscattare» la propria immagine tanto bistrattata. Che al-
di tutto per assecondarci e assomigliarci» [M. Serra, Se i trove si sia fatto di peggio non costituisce una giustifica-
cittadini di un Paese pensano ai loro comodi. E i politici li zione o un’attenuante per i comportamenti posti in essere.
assecondano, in «Il Venerdì», n. 1355, 7 marzo 2014, p.13]. Del resto, quando il 26 luglio la Juventus ha vinto lo scu-
Demonizzare unicamente i supporter del Napoli, comun- detto, la società bianconera ha esortato i suoi sostenitori a
que, sarebbe inopportuno ed ingiusto. Infatti, in Francia, in festeggiare a casa e rispettare le disposizioni anti-Covid. In
occasione della semifinale (18 agosto) e della finale (23 questo modo, in piazza si sono riversate soltanto poche per-
agosto) di Champions League disputate dal Paris Saint-Ger- sone, che non hanno dato vita né ad affollamenti né a caro-
main, si è assistito a qualcosa di decisamente peggiore. Il selli.
18 agosto, nonostante 2.238 positività al Covid-19 regi- Il calcio è un gioco che può divertire ed appassionare, uno
strate oltralpe, migliaia di francesi hanno sfilato per Parigi spettacolo a cui assistere da spettatori, ma pur sempre mar-
senza mascherine, dando vita ad assembramenti ingiustifi- ginale in qualsiasi soggetto razionale. Parafrasando Winston
cati e finanche al lancio di oggetti contro la polizia, che ha Churchill, non si possono vivere le partite e i risultati otte-
proceduto a 36 arresti. Cinque giorni dopo, sebbene i nuovi nuti come se fossero una guerra, altrimenti si resta impi-
casi di coronavirus siano stati 4.897 e il PSG abbia perso gliati nelle maglie di una rete che di riscatto e di crescita
contro il Bayern Monaco, la capitale francese è diventata offre davvero poco.
Il vino nella farmacopea degli antichi*
22
di Filippo Doria
“Mnesiteo disse che gli dei rivelarono il vino ai mortali Bibbia:
come il miglior bene per quelli che lo usano con mode- “Non
razione, l’opposto per quelli che lo usano in maniera fare il
smodata. Esso dà, infatti, a coloro che lo usano bene, ali- bravo
mento e vigore all’anima e al corpo. In medicina è di c o l
grandissima utilità: mescolato a farmaci in pozione reca vino,
giovamento a coloro che hanno subìto lesioni. Nei con- perché
viti quotidiani arreca buonumore a quelli che lo bevono il vino
con moderazione e tagliato. Ma, se lo si assume oltre i fu la
limiti, provoca violenza; se lo bevi metà e metà, follia; rovina
se lo bevi puro, provoca il collasso corporale. Per questo d i
motivo Dioniso è denominato soprattutto medico”. molti.
La testimonianza è di Ateneo di Naucrati, scrittore miscel- Come
laneo degli inizi del III secolo d.C., da un’opera che è inso- il fuoco
stituibile miniera di notizie e di materiale documentario prova
riguardanti il mondo antico, I Dipnosofisti (I Sofisti a ban- la tem-
chetto). Il personaggio in questione è il medico ateniese p r a
Mnesiteo, vissuto nel secolo IV a.C., contemporaneo o di dell’ac-
poco posteriore alla maggior parte degli autori di testi di ciaio,
medicina che costituiscono la tradizione ippocratea. Il ri- così il
chiamo a Dioniso, il dio del vino, che non trova posto nella v i n o
Asclepiade
letteratura medico-scientifica, evoca il carattere ambiva- prova i
lente del vino (bevanda ambigua come il suo dio), che può cuori in una contesa di arroganti. Il vino è vita per
giovare, ma al tempo stesso può essere pernicioso sia al l’uomo, se bevuto con moderazione. Che vita è mai
corpo sia all’anima. Il passo, pur nella sua unicità e conci- quella dove manca il vino? Poiché fu creato per la gioia
sione, potrebbe indurci a intraprendere un lungo viaggio at- degli uomini. Letizia del cuore e diletto dell’anima è il
traverso svariati campi di indagine. Perché le testimonianze vino bevuto a suo tempo con moderazione. Amarezza
sul vino nell’antichità sono di ogni genere: letterarie, arti- dell’anima è il vino bevuto in eccesso per passione e per
stiche, filosofiche, scientifiche. È bene non indulgere a que- sfida. Vino abbondante eccita il furore dello stolto per
sta seducente tentazione e immetterci invece in un sentiero suo danno, ne diminuisce le forze e provoca le risse” (Ec-
più empirico, di certo più angusto, ma forse meno impervio. clesiastico, XXXI, 25 – 30).
“Il vino bevuto in eccesso è un male. Se però lo si beve Eco accolta e mediata da altri luoghi e passi dell’antica sa-
con saggezza, cioè con moderazione, non è un male, pienza biblica. Come sottrarci alla irresistibile corrente di
bensì un bene” (Teognide, VI secolo a.C.). sensazioni e di emozioni che suscitano le innumerevoli im-
L’ambiguità del vino che può essere un gran bene, ma può magini e metafore traboccanti di sublime e intatta liricità
provocare grandi danni al corpo e allo spirito, si rivela fin da quel flusso incontenibile di poesia che è il Cantico dei
dagli esordi della classicità. È un topos ben presente – a di- Cantici? Agevole e più pertinente appare però l’icona: il
versi livelli – in Omero (vinosus Homerus lo definisce il la- vino che allieta il cuore dell’uomo (Salmo CIV, 14).
tino Orazio) che lo impiega in maniera non incidentale, ma Niente di casuale! Normali, piuttosto, le connessioni e le
con straordinaria e sorvegliata consapevolezza. Attraversa reciprocità che affondano radici e motivazioni in una koinè,
tutte le epoche successive della grecità e della latinità per che coinvolge e unifica civiltà tradizioni e culture di popoli
approdare alle tarde riflessioni di Plinio il Vecchio e oltre. diversificati e concorrenti nell’unica, sostanziale, identità
Ma qui il riferimento a Teognide impone una rapida digres- mediterranea. Dall’incidente del mitico Noè al convito eu-
sione, per dar conto delle analogie che emergono dalle pa- caristico del Cristianesimo, un patrimonio comune e varie-
role del poeta greco (e non solo di lui) con le riflessioni sul gato che si plasma e si modella al contatto, catalizzatore e
vino espresse qualche secolo più tardi dal saggio ebreo Ben decisivo, del pensiero classico greco e latino per approdare
Syrah (Siracide), l’autore di uno dei libri sapienziali della attraverso il Medioevo fino a noi, ultimi epigoni, attardati
Il vino nella farmacopea...

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e immemori utenti della civiltà d’Europa, la quale ancora stimonianza


nel nome disvela l’ascendenza remota dal cuore del Medi- decisiva in tal
terraneo. senso è costi-
Una relazione, quantunque incompleta e non esente da apo- tuita dal-
rie sulla cognizione (funzione effetti pregi qualità difetti e l’Anonymus
inconvenienti) che gli antichi avevano del vino, non può londinensis,
prescindere dall’attenta disamina del corpus delle opere un testo me-
mediche di Ippocrate e di quello di Galeno. Ma non meno dico traman-
importanti sono le testimonianze di altro genere, ovvero la datoci in un
tradizione indiretta, papiri, reperti archeologici, epigrafi, papiro del II
ecc. secolo d.C.,
La letteratura medica antica ha subìto enormi mutilazioni conservato al
nel corso della tradizione e ci è giunta fortemente frammen- British Mu-
taria. In età relativamente tarda, a partire dal IV secolo d.C. seum, in cui
- auspice Oribasio, medico dell’imperatore Giuliano l’Apo- compare ap-
stata - principale referente scientifico per il vino e il suo im- punto Ascle-
piego in medicina è ormai quasi esclusivamente Galeno, il p i a d e ,
medico (letterato) di Marco Aurelio e, con lui, il suo auto- designato
revole predecessore, Ippocrate. Da quest’epoca inizia la si- quale oinodò-
stemazione di tipo enciclopedico del sapere medico. In tal tes. In effetti,
modo si sono salvati dal naufragio anzitutto i testi canonici, Asclepiade
quelli cioè di ascendenza ippocratea diretta e indiretta, vale curava gli am-
a dire anche scritti degli epigoni, taluni attribuiti allo stesso malati somministrando loro il vino e accompagnando la te-
Dioniso

maestro. Infine, il corpus immenso delle opere di Galeno, rapia con pratiche volte a recuperare il malato dalla
che ci sono giunte nella quasi totalità, grazie probabilmente depressione e restituendogli serenità e fiducia. Il potere del
alla premura che ebbe egli stesso di scrivere la propria bi- vino in Asclepiade “eguaglia l’uomo alla divinità”.
bliografia (Sull’ordine dei propri libri). Al riguardo del medico, che somministra il vino, dispo-
Non è agevole riferire i nomi di tutti o di buona parte dei niamo di una interessante testimonianza, a noi sorprenden-
medici che figurano nei corpora. Ne citerò qualcuno, come temente molto vicina. Si tratta di un’epigrafe che, sulla base
Areta di Cappadocia (I secolo d.C.), il quale nei suoi scritti di una accurata analisi dei caratteri della scrittura, a me pare
menziona il vino almeno una sessantina di volte. Rufo di possa essere verosimilmente datata tra la metà del I secolo
Efeso (I - II secolo d.C.), che scrisse un trattato sul vino, a.C. e l’inizio del I d.C. Ipotesi diverse, anch’esse plausibili,
menzionato nel lessico Suda e di cui restano tre testimo- non presentano però differenze rilevanti. In ogni caso mette
nianze in arabo. Non è lecito passare sotto silenzio Sorano conto di notare che questa è, sia pure con approssimazione,
(I - II secolo d.C.), autore tra le altre opere di un Trattato l’epoca in cui visse il medico Asclepiade. L’epigrafe è cu-
sulle malattie delle donne. Inoltre, Dioscoride, medico mi- stodita oggi nel Museo nazionale “Marcello Gigante” di
litare sotto Claudio e Nerone, il quale scrisse una Farma- Buccino (antico Volcei). A suo tempo fu scoperta in località
cologia e un Erbario. Grave è la perdita del Perì òinou Massavetere, zona intermedia tra Atena Lucana e Buccino,
dòseos (somministrazione del vino) del medico Asclepiade un territorio comunque ricadente nell’antichità nel cosid-
di Bitinia (fine II secolo - I secolo a.C.). Di costui era entu- detto Ager Volceianus. Non appaia impertinente ricordare
siasta Apuleio, che riferisce l’episodio di un paziente con- che l’epigrafe fu pubblicata la prima volta nel 1837 da un
siderato ormai morto ed invece restituito alla vita grazie alle dotto cittadino di Mirabella Eclano, Raimondo Guarini, cul-
sue sapienti cure. Un po’ diffidente nei confronti di Ascle- tore di antichità, nei Fasti duumvirali di Pompei. Successi-
piade si rivela Plinio il Vecchio, che comunque ne offre un vamente, nel 1852, dal Mommsen e in seguito, a varie
profilo assai variegato. Fu oratore e medico brillante. A lui riprese, fin quasi ai nostri giorni. L’epigrafe è bilingue, pre-
fu attribuito l’epiteto di oinodòtes (somministratore di senta cioè il testo in latino e in greco. Meritevole di atten-
vino), epiteto euripideo riferito a Dioniso, dio del vino. Te- zione per noi è il testo greco che recita:
Il vino nella farmacopea...

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…Mene- Salernitana. Alessandro annoverava tra i suoi rimedi tera-


kràtes peutici physikà phàrmaka (rimedi magici), ovvero quelli
Deme- più consoni alla forma mentis e all’indole del paziente. Tra
t r ì o u questi, di certo, il vino. Essenziale – egli asseriva – è che il
Trallianòs paziente abbia fiducia e mostri di credere nella sua efficacia,
/ physikòs perché l’effetto psicologico e la suggestione giocano un
oinodòtes ruolo decisivo ai fini della guarigione. Una tale efficacia a
(trad. Me- suo tempo il vecchio Asclepiade di Bitinia aveva già potuto
necrate di sperimentare, e non solo sugli umili e sprovveduti individui
Tralles, fi- dei ceti meno abbienti, bensì anche (e forse di più) nelle
glio di De- cerchie alte della società romana. Non è casuale che tra i
metrio, suoi pazienti ci fosse L. Licinio Crasso, il grande oratore
medico somministratore di vino). Una testimonianza, che modello, ammirato ed esaltato da Cicerone.
Galeno

ci proietta, noi e il territorio a noi contiguo (Buccino e La somministrazione del vino e i correlati physikà phàr-
l’Ager Volceianus non sono remoti!), in medias res. In altri maka non ebbero un riconosciuto diritto di cittadinanza
termini, l’epigrafe attesta che la pratica medica esercitata nella cosiddetta medicina canonica, i cui esponenti – di os-
dall’oinodòtes non era estranea a una realtà provinciale. O, servanza ippocratea o galenica – tennero sempre a distin-
quanto meno, che l’eco di quella pratica aveva raggiunto guere e a differenziare i propri metodi (per dir così
un territorio eccentrico come la Lucania, che però – vale la scientifici) dai primi, considerati eccessivamente empirici,
pena di rilevarlo – si situava lungo un asse viario non pro- se non anche risibili. Sicché, il profilo del physikòs oino-
priamente secondario, qual era il percorso a Rhegio ad Ca- dòtes fu relegato in circuiti sempre più ristretti, con il risul-
puam. Di certo possiamo dire che la pratica dell’oinodòtes tato che proprio l’epiteto, cioè il secondo termine
proveniva dalle comunità greche dell’Asia Minore, dove dell’espressione, già attestato in Euripide (Herc., 682),
veniva impiegata con risultati apprezzabili. Il riferimento passò dal disuso all’oblio. Epperò, ci tocca di osservare, pur
principale (ma non esclusivo) è alla Bitinia e alla Caria, senza condiscendenza, che anche il verbo aoinéo, che in
l’una e l’altra regioni dell’odierna Turchia, che in epoca ro- ambito canonico esprimeva la proibizione del vino, cadde
mana rientravano nella provincia di Asia. - per un’ironia della sorte - nel dimenticatoio e scomparve.
Con i trasferimenti di medici famosi e i loro frequenti viaggi L’arcano destino delle parole! O, forse, la rivincita-vendetta
la terapia del vino si diffuse a Roma, in Italia in Spagna e di Dioniso, che reclutava ormai il maggior numero degli
altrove in Occidente. Tralles, città della Caria, di cui era ori- adepti tra i soggetti, più umili e meno acculturati, delle
ginario il Menekrates, titolare dell’epigrafe di Buccino, era classi subalterne.
sede riconosciuta di scienza e di pratica medica. Noti e ap- Secondo Ippocrate e quasi tutti i suoi epigoni (le cui opere
prrezzati erano i suoi medici, tra i quali si ricorda un Tes- si sono salvate perché entrate nell’ampio e onnicompren-
salo attivo a Roma all’epoca di Nerone e fin sotto Traiano. sivo corpus del grande maestro) il vino è un elemento do-
Ma la stessa città avrebbe dato i natali a un medico ancor tato di una potenza (dynamis) e di un vigore interno
più rinomato della tarda antichità. Mi riferisco ad Alessan- (mènos) tali che, se bevuto con eccesso e - anzitutto - puro,
dro di Tralles (VI secolo d.C.), il quale svolse la sua attività cioè non tagliato con l’acqua (àkretos), può provocare
per un certo tempo anche a Roma e fu autore di alcune danni fisiologici irreversibili, prima di tutti l’ebbrezza e l’al-
opere che rimasero emblematiche: i Therapeutikà in dodici colismo, le cui conseguenze devastanti si riflettono sull’in-
libri e il Dynàmeron, una raccolta di rimedi sul tipo dei ri- telligenza, che ha la sua sede naturale nella testa. Si tratta
cettari, un genere che avrebbe fruito di grande fortuna nel di effetti di natura fisica, di cui si osservano, in maniera em-
Medioevo occidentale e ben oltre e che, ancora oggi, man- pirica e sperimentale (evitando, cioè, rilievi di ordine etico
tiene inalterato il suo prestigio in ambito di medicina pro- e l’eventuale condanna) fenomenologia e casistica. Sarà
fana ed empirica. Le due opere menzionate, tradotte per Platone, nel Simposio, a denunziare sul piano etico le con-
tempo in latino, ebbero ampia e duratura circolazione in Ita- seguenze dell’ebbrezza e i mali che derivano dall’eccesso
lia. Ancora nell’XI secolo erano additate all’ammirazione del vino. Nel Corpus Hippocraticum l’ebbrezza è una ma-
e venivano studiate con profitto presso la Scuola Medica lattia come le altre. L’effetto negativo del vino, bevuto in
Il vino nella farmacopea...

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eccesso, ai polmoni, come l’empìema del petto (raccolta di pus nella


si riversa pleura e, quindi, la pleurite), e altre affezioni come l’erisi-
e si eser- pela del polmone (infiammazione acuta di tipo infettivo).
cita anzi- Sorano, il quale, come si è detto, scrisse un Trattato sulle
tutto sulla malattie delle donne, afferma che le lesioni dovute allo stato
testa, ma di ebbrezza stentano a rinsaldarsi; pertanto, in presenza di
non ri- avvinazzamento, il seme del feto si fissa con maggiore dif-
sparmia le ficoltà. Ne deduce che la donna non deve avere rapporti fi-
cosiddette nalizzati al concepimento, se è in stato di ebbrezza.
cavità di Il principio basilare della medicina ippocratea e galenica
b a s e prescrive di evitare l’eccesso del vino. Tuttavia, tra i vini
dell’orga- occorre fare delle distinzioni, perché non tutti presentano
n i s m o le stesse qualità o sono dannosi allo stesso modo. Così come
umano, è vero che non tutti i soggetti umani reagiscono alla stessa
dove pro- maniera. Nel trattato ippocrateo Sul regime delle malattie
duce sur- acute figurano veri e propri cataloghi dietetici che distin-
guono diverse varietà di vini, esaminati in funzione del co-
riscaldamento ed infiammazione. Per sua natura, infatti, il lore (bianco, nero, paglierino), della sensazione al palato
Ippocrate

vino è elemento caldo e secco; mentre l’acqua è fredda e (degustazione), della consistenza (vino acquoso, vinoso
umida. Il vino agisce prevalentemente sulla testa, organo cioè con alta densità alcolica, leggero o denso, astringente
sensibile al caldo, e quindi più propenso ad attirare a sé, o dolce, abboccato o acidulo), dell’aroma (il bouquet) ov-
proprio perché è caldo, il vino. L’autore ippocrateo delle vero vino profumato o con essenza aromatica di miele o
Affezioni indugia nella descrizione del fenomeno: l’uso ec- senza odore. Ad ognuna di queste caratteristiche corri-
cessivo del vino comporta dapprima una pesantezza di testa sponde una particolare qualità o una propensione negativa
(karebarìe) e poi veri e propri dolori di testa. In casi gravi, del vino stesso. Galeno, il quale propone un aggiornamento
ma non rari, gli effetti possono provocare la morte dell’eb- del catalogo dei vini, distingue cinque criteri di valutazione
bro. Vengono esaminati tre soggetti. Il disturbo in uno di e di distinzione del vino: colore, gusto, consistenza, aroma
essi si manifesta attraverso tremori della testa e del labbro, e proprietà. Ma, intanto, con Plinio si era già cominciato a
anzitutto quello inferiore. Tutti e tre sono in preda ad allu- valutare la natura del vigneto in corrispondenza del luogo
cinazioni. Il danno alla testa appare evidente. La sintoma- di origine e di produzione del vino.
tologia successiva si palesa con il delirio e la follia e con Ippocrate sosteneva che il vino vinoso (cioè con più alta
attacchi di aphasìa (impossibilità ad articolare la parola). gradazione alcolica) è quello che maggiormente reca pe-
Si riferisce il caso di un soldato che, ubriaco, si addormenta santezza di testa e provoca disturbi alle facoltà intellettive.
al suolo sotto la tenda, con la bocca aperta, ed un serpente Secondo Dioscoride è il vino astringente e resinoso che fa
(arghès) gli entra in bocca. più male alla testa. A giudizio di Galeno, il vino paglierino
Gli effetti negativi del vino non si manifestano solo sulla è più caldo rispetto agli altri vini gialli: esso provoca danni
testa, ma anche sulle cavità interne del corpo, cioè lo sto- alla testa più di quanti non ne provochi il vino nero; perché
maco, l’intestino, le vie respiratorie. Il vino, al di là della è più caldo di quest’ultimo. Inoltre, ci sono vini che dan-
feccia, presenta sostanze che favoriscono l’evacuazione. È neggiano maggiormente il sistema digerente. Ippocrate so-
quindi un elemento lassativo e, in quanto tale, esso, sempre stiene che il vino dolce gonfia la milza e il fegato e produce
se bevuto in eccesso, può provocare scariche diarroiche, aria nell’intestino. Per Dioscoride lo stesso vino dolce pro-
che si accompagnano talora a forti dolori addominali e allo voca fastidi allo stomaco e all’intestino. Galeno afferma che
stomaco. Di questo passo si può giungere a forme di epatite il vino dolce e denso può causare occlusioni intestinali per-
e di itterizia. Secondo Galeno, quando il vino è dolce e ché rallenta l’evacuazione. Ma l’effetto del vino varia an-
denso può recar danno al fegato e alla milza, quindi va as- zitutto a seconda dell’età e del temperamento degli
solutamente proibito a soggetti inclini al rischio di cirrosi. individui. Non bisogna somministrare vino puro (àkretos)
Il vino è causa di malattie respiratorie o comunque collegate ai fanciulli; al massimo lo si darà mescolato in abbondante
Il vino nella farmacopea...

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acqua. Per Platone, e con lui concordano i


medici (ad es. Galeno), il vino va interdetto
agli adolescenti fino all’età di 18 anni, e se
ne deve limitare l’uso fino ai 30 anni. In-
somma, il filosofo ne scoraggia gli eccessi
che conducono all’ebbrezza. Diversamente,
per i vecchi il vino è un rimedio (phàrma-
kon) in grado di introdurre caldo in organi-
smi freddi, ovvero quel calore necessario a
temperare i fastidi dei reumatismi. “Il vino
- ammonisce l’autore del Trattato sulle epi-
demie - va rapportato alla natura e alle
abitudini del soggetto: se la testa regge

non è il caso di farlo”. Occorre evitare la


bene il vino, che lo si beva; diversamente,

somministrazione di vino caldo a individui


tisi dorsale (spina dorsale) le due interdizioni sono con-
di natura troppo calda (elementi irascibili, iracondi). Per co-
Buccino - Museo Nazionale “Marcello Gigante”

giunte: il vino e il rapporto sessuale sono vietati per almeno


storo - sostiene Galeno - va bene l’acqua o, se si vuole, un
un anno. Anche in chirurgia è prevista l’interdizione del
vinello leggero e moderatamente astringente. Il vino caldo,
vino, per esempio durante i primi giorni che seguono a una
che provoca facile surriscaldamento, va bene invece per i
frattura o a una lussazione.
flemmatici (che hanno natura umida e fredda) o per coloro
Ma il vino è anche un phàrmakon (rimedio ai mali) grade-
che vivono in paesi freddi. Alle nostre latitudini potrà essere
vole e utile (l’ambiguità del vino!). Oggi i medici sono con-
consentito solo nella stagione invernale.
cordi nel dichiarare che un bicchiere di vino rosso a tavola
La medicina antica prende in considerazione anche il sesso
costituisce un efficace prevenzione del colesterolo. La me-
nella prescrizione del vino. La donna, la quale rispetto al-
dicina greca non conosceva il colesterolo, tuttavia non
l’uomo ha una natura fredda e umida, può - per il principio
aveva dubbi che un uso razionale, ovvero equilibrato, del
dei contrari - bere vino piuttosto puro. Ma su questo punto
vino potesse avere effetti benefici sulla salute dell’uomo.
la medicina antica non è concorde. Negli scritti ginecologici
Nella dietetica greca il vino occupa un posto importante
relativi al Trattato sulle malattie delle donne, la donna è di-
anche per le sue qualità terapeutiche. Per Ippocrate il vino
chiarata invece di natura più calda dell’uomo, perché ha
non è una semplice bevanda, ma un vero e proprio alimento
sangue più caldo e di conseguenza è essa stessa più calda
dotato di particolari proprietà nutritive. Esso esercita la pro-
dell’uomo. Occorre, altresì, tener conto dello stato di salute
pria efficacia sia da solo, sia, e talora meglio, in associa-
o della malattia di colui al quale si somministra il vino. Nel
zione ad altri elementi o sostanze. Per esempio una pozione
terzo Trattato delle malattie acute è attestato un verbo che
di vino e miele (non solo quindi il canone obbligato vino-
esprime l’astensione dal vino: “aoinéo” (non bere vino),
acqua) era particolarmente raccomandata come tonico per
termine in seguito non più attestato; mentre sopravvissero
conservare la salute e il vigore del corpo. Il catalogo delle
nell’uso vocaboli come “aoinia” (astensione dal vino) e
proprietà dei vini non aveva lo scopo di mettere in rilievo i
“àoinos” (astemio). In definitiva, sono sempre i danni alla
soli effetti negativi della bevanda di Dioniso, ma piuttosto
testa quelli che consigliano l’interdizione del vino. Su otto
di esaltarne le qualità positive. Nel trattato ippocrateo Le
casi di interdizione, cinque si rapportano ai disturbi della
donne sterili si danno consigli utili all’uomo per la procrea-
testa. Una malattia causata dall’eccesso di vino era il létar-
zione. Acquisito che lo stato di ebbrezza è pernicioso alla
gos (stato di sonnolenza); sul versante opposto si situa la
vigilia del coito, si consiglia invece di bere del vino non
frenite (delirio). Tipiche sintomatologie dell’alcolismo di
bianco ma puro e forte - nero e astringente - prima del rap-
tutti i tempi, che comunque provocano alterazioni delle fa-
porto, perché in tal modo si produce un effetto tonico che
coltà intellettive. Altro particolare interessante: l’interdi-
rafforza il feto. La medicina greca, a partire dallo stesso Ip-
zione del vino si accompagna talora all’interdizione dei
pocrate, ha segnalato una sorta di parentela stretta tra il vino
rapporti sessuali. Nel Trattato sulle affezioni, nel caso di
Il vino nella farmacopea...

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e il sangue (anche allora il buon vino fa-


ceva buon sangue!). Nel Trattato sulle epi-
demie, in caso di epistassi (emorragia
nasale), frequente e copiosa, si racco-
manda al paziente di bere vino puro, spe-
cialmente se il suo colorito è pallido.
Invece, dopo un salasso è bene evitare il
vino per i primi giorni. Alla donna con ri-
tardi del ciclo mestruale si consiglia di
bere vino. Vino nero, il più puro possibile,
si prescrive alla donna con persistenza di
scolo rosso dai genitali. Galeno conosce la
funzione emopoietica del vino (aimàto-
sis). Egli sostiene che i vini rossi densi
sono i più utili per la formazione del san-
gue, perché si trasformano più agevol-
mente in sangue. E Plinio, pur con qualche
riserva e un pizzico di diffidenza, lo con-
ferma: “il vino conserva le forze, il san-
gue e il colorito”. Così il vino puro veniva raccomandato potrebbe causare convulsioni epilettiche al neonato. Suc-
anzitutto per le malattie cardiache. Può destare sorpresa, ma cessivamente, però, la donna che allatta farà bene ad assu-
si riscontra anche un impiego omeopatico del vino (cioè, mere vino bianco che, mescolandosi a grado a grado nel
curare il male somministrando dosi di quell’elemento che latte, conferirà a questo elemento maggior efficacia e forza
in soggetti normali può provocare la stessa sintomatologia nutritiva.
che s’intende curare). L’autore del secondo trattato ippo- Il vino non è solo un tonico, ma elemento evacuante effi-
crateo Sulle epidemie prescrive al paziente affetto da eb- cace dell’intestino. Il vino bianco forte e secco possiede
brezza e da mal di testa di bere una coppa di vino puro. virtù diuretiche. Un aforisma ippocrateo dichiara che “il
Criterio fondamentale della medicina greca, di ascendenza vino puro mette fine alla strangùria (difficoltà della min-
ippocratea e galenica, è di mantenere un equilibrio tra la zione) e alla disuria (ritenzione dell’urina)”. Il vino dolce
forza del vino e quella del malato, in maniera da opporre la è un ottimo espettorante; lo è meno il vino bianco forte. La
qualità calda del vino a quella fredda del malato e viceversa. somministrazione del vino assume spesso un carattere em-
Ma non si esclude il fattore ambientale e climatico (per es. pirico: il medico, a seconda dei casi concreti e alla luce
gli Sciti per le zone fredde, gli Etiopi per quelle calde). della sua esperienza, detta prescrizioni più o meno elastiche.
L’ambivalenza del vino, elemento nocivo, e, nondimeno, Per esempio, nel Trattato sulle affezioni interne si prescrive
sostanza fortemente tonica, induce il medico a variare le un vino nero astringente per una tipologia di tifo, ma si po-
prescrizioni a seconda dei casi. Per esempio, Sorano proi- trebbe somministrare anche del vino bianco, purché astrin-
bisce l’uso del vino alla donna che si appresti ad un rapporto gente e mescolato con l’acqua. Nel caso di un altro tipo di
finalizzato al concepimento. La preclusione deve durare an- tifo la ricetta è solo invertita: vino bianco e, se no, un vino
cora nel primo e nel secondo giorno per evitare che la forza nero! Il vino acquoso (òinos hydatòdes) per Galeno è il mi-
e la violenza del vino possano scuotere e danneggiare il gliore, perché possiede qualità refrigeranti (è un rinfre-
seme. Lo stesso Sorano raccomanda poi alla donna di rico- scante) ed è un ottimo espettorante del muco polmonare.
minciare a bere il vino per recuperare a poco a poco le Esso ha il privilegio di essere esente sia dagli inconvenienti
forze. In seguito, ella dovrà riprendere le sue abitudini ali- propri dell’acqua (l’essere fredda) sia da quelli del vino
mentari e a bere il vino se lo beveva prima. Nell’aborto il puro (caldo).
vino aiuta perché facilita il distacco del feto. Nei primi qua- Il vino mescolato all’acqua si beveva nel simposio con mo-
ranta giomi la puerpera non berrà il vino perché questo ele- derazione. Tale era l’abitudine dei Greci. I barbari, invece
mento troppo dinamico, passando rapidamente nel latte, (per es. gli Sciti), bevevano vino puro e in dosi eccessive.
Il vino nella farmacopea...

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solo lassative ma anche disinfettanti. L’uso esterno del vino


come disinfettante, ma soprattutto come refrigerante e
astringente e antisettico, è consigliato per lavare le lesioni.
Le proprietà antisettiche del vino sono, del resto, ricono-
sciute dalla scienza medica moderna. Sulle zone interessate
da fratture si raccomanda di mettere impacchi di vino nero
astringente imbevendo batuffoli di lana pura; la stessa cosa
per le lussazioni con fuoriuscita dell’osso. E, tuttavia, tale
pratica era proibita per la zona della testa, zona calda che
andava tenuta a riparo dagli effetti caldi del vino. Riaffiora,
quindi, la diffidenza dell’uso del vino per tutto ciò che ri-
guarda la testa.
Il vino è, infine, componente principale di unguenti per i
più diversi usi in medicina: applicazione agli occhi in mi-
scela di miele e vino dolce, e per l’infiammazione del retto,
creme depilatorie e altro. Infine, le persone allergiche al
Plinio il Vecchio

In inverno si consigliava di bere vino puro per bilanciare bagno possono sostituirlo con aspersione di olio e anzitutto
l’effetto della stagione umida e fredda. In primavera era di vino caldo.
consigliato il vino bianco o piuttosto acquoso. Il vino nero
puro e forte era sconsigliato in estate quando doveva essere Epperò, è sempre e comunque il vino bevanda che tiene il
necessariamente mescolato con l’acqua. Le dosi delle mi- campo e impegna interessi e premure soverchianti. Perché
scele variavano a seconda dei tipi di vino. Il vino melato è là, e solo là, nella coppa-bicchiere che il nettare della vite
era mescolato a miele ed anche al latte. Il vino si mescolava produce il culmine della sua potenza, palleggiando in un bi-
anche ad altre sostanze solide (formaggio, farina e miele) lico sospeso e fluttuante una miscela ineguale e ammaliante,
formando delle poltiglie liquide o beveraggi utili (e qui si in cui allegrezza ed euforia, magia e sconsiderate impul-
insinua l’effetto magico). Si pensi alla miscela col vino di sioni si alternano e si confondono in un giuoco spericolato
Pramno (Omero, Od. X, 234-236) e ai phàrmaka lygrà e incontrollabile. Là dove si annida, infida e imprevedibile,
(con i quali la maga Circe trasforma in porci i compagni di la tentazione del gomito in estasi e poi, senza preavviso, in-
Odisseo), in contrapposizione ai phàrmaka estlà (quelli temperante e sregolato. Alla fine pare che ne convenga
buoni). I medici non stregoni usavano i phàrmaka estlà. anche Dioniso, l’artefice ambiguo, il connivente - non di-
Una poltiglia fatta di uva nera, l’interno di una melagrana sinteressato - del rischio. E farà la sua comparsa sulla scena,
dolce tostata e mescolata in vino nero con formaggio di irridente e dissacratoria, della commedia a portare di per-
capra, il tutto cosparso di farina di grano tostato, è una ri- sona il messaggio che è autentico paradosso: la sanzione
cetta raccomandata nella cura della diarrea conseguente al del dio del vino alla misura codificata del bere. Ma chi può
parto (così nel Trattato sulle malattie delle donne). Un de- assicurarci che non sia un bluff, una dileggiante finzione e
cotto di ruta e di vino nero serve ad evacuare agevolmente che un guizzo repentino e ammiccante non sia spuntato
i lochi della puerpera (liquidi genitali, che fuoriescono du- sugli occhi equivoci e beffardi del rampollo impertinente
rante il puerperio). Un’altra erba, l’adianto (capelvenere), di Zeus e di Semele, nell’istante che rendeva l’inverosimile
frantumata nel vino nero, è prescritta per la leucorrea cau- abiura? Nemmeno il buon Ateneo di Naucrati, dal quale
sata dal latte. E così di seguito. vorremmo ancora dei lumi, può esaudire la nostra curiosità.
Il vino è, inoltre, un antidoto della cicuta, e già tale lo con- Ed è già una fortuna che abbia riportato le parole che il co-
sidera Platone nel Liside. Se avesse voluto, Socrate avrebbe mico Eubulo mette sulla bocca dell’ineffabile Dioniso:
avuto anche questa possibilità di salvarsi, oltre alla fuga. “Solo tre tazze io mescolo per i saggi: una della salute,
Ed ancora, il vino è antidoto alle punture e alle morsicature quella che essi bevono per prima; la seconda dell’amore
che producono il raffreddamento dell’organismo. Anche la e del piacere; la terza del sonno; bevuta questa, quelli
vinaccia ha qualità evacuative e flatulenti, e ancor più il che si chiamano saggi se ne vanno a casa. La quarta non
vino cotto (épsema o siraios òinos). Si tratta di virtù non è più nostra ma della petulanza, la quinta delle grida;
Il vino nella farmacopea...

29

SCURIDIS ANAZARBEI, De materia


medica libri quinque, ed. M. Wellmann,
II, (Berolini, 1958); H. EIDENEIER, Zu
Krasin, «Hellenika», 23 (1970), pp. 118-
122; J. PIGEAUD, La maladie de l’âme,
(Paris, 1981); J.M. RIDDLE, Dioscori-
des. On Pharmacy and Medicine, (Uni-
versity of Texas Press-Austin, 1985), pp.
142-146; D. GOUREYTCH, Asclépiade
de Bithynie dans Pline: problèms de
chronologie, «Helmantica», 37 (1986),
pp. 67-81; A. TCHERNIA, Le vin de
l’ltalie romaine: Essai d’histoire écono-
mique d’après amphores, «Ecole fran-
caise de Rome», XII, (1986); G. CERRI,
Ebbrezza dionisiaca ed ubriachezza sci-
tica nel pensiero greco tra VI e V sec.
a.C. (Anacreonte ed Erodoto), in Studi di
Filologia classica in onore di Giusto
Monaco, I, (Palermo, 1986), pp. 121-
131; O. MURRAY, Sympotica. A sympo-
sium on the Symposion, (Oxford, 1990);
Taurasi (30 maggio 2009 ) - già location del convegno “Sulla medicina e il vino” J.T. VALLANCE, The lost Theory of
la sesta dell’orgia; la settima degli occhi pesti; l’ottava Asclepiades of Bithynia, (Oxford, 1990); E. PIANEZZOLA, In vino
dell’ufficiale giudiziario; la nona della bile; la decima veritas? Le strategie della seduzione, in Storie del vino: Homo Edens.
della follia, così da far cadere a terra. Poiché molto vino Regimi miti e pratiche dell’alimentazione nella civiltà del Mediter-
versato in un piccolo recipiente assai facilmente dà lo raneo, a cura di P. Scarpi, II, (Milano, 1991), pp. 143-150; C. DE FI-
LIPPIS CAPPAI, Medici e medicina in Roma antica, (Torino, 1993);
sgambetto ai bevitori”. W. RÖSLER, Wine and Truth in the Greek Symposion, in In vino Ve-
ritas, a cura di O. Murray - M. Tecusan (London, 1995), pp. 106-112;
*L’articolo riprende con modifiche, aggiunte ed emenda- J. JOUANNA, Le vin et la médicin dans la Grèce ancienne, «Revue
des études grecques», 109 (1996), pp. 411-434; IDEM, Hippocrate,
menti, il tema svolto nella mia relazione dal titolo Le qua-
(Paris, 2017); V. NUTTON, Asklepiades von Bithynien, in Neue Pauly
lità terapeutiche del vino nel mondo classico al Convegno Wissowa, 2, (1997), coll. 89-92; IDEM, Ancient Medicine, (London-
Sulla medicina e il vino, tenuto presso il Castello marchio- New York, 2004); F. MARTÍNEZ SAURA, El uso terapéutico del
nale di Taurasi il 30 maggio 2009, pubblicata nel numero vino en la medicina romana del siglo I, in Homenaje al profesor Mon-
12 (maggio-giugno 2009) del giornale Taurasi-informa, di- tenegro. Estudios de Historia Antigua, a cura di A. Alonso Avila - S.C.
retto dall’amico prof. Augusto Genzale, al quale va il mio Ortiz de Zàrate - T. Garabito Gómez - M.E. Solovera San Juan, (Val-
ladolid, 1999), pp. 381 -395; L. VILLARD, Tant de vin pour soigner
ringraziamento per la cortese autorizzazione a ripubblicare les femmes!, in Aspetti della terapia nel Corpus Hippocraticum, (Atti
il testo nella sua nuova veste su Nuovo meridionalismo. del IXe Colloque International Hippocratique. Pisa 25-29 settembre
1996), a cura di I. Garofalo - A. Lami - D. Manetti - A. Roselli, (Fi-
renze, 1999), pp. 219 -234; M.J. GARCÌA SOLER, Il vino come ele-
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
mento di civiltà nella Grecia antica, in L’avventura del vino nel bacino
Preliminari a qualsiasi studio sull’argomento sono le opere degli autori
del Mediterraneo. Itinerari storici ed archeologici prima e dopo
Roma, (Atti del Simposio Interna zionale. Conegliano 30 settembre-
antichi (greci) di medicina, il testo delle quali si va progressivamente 2 ottobre 1998), a cura di D. Tommasi - C. Cremonesi, (Treviso,
pubblicando in diverse raccolte editoriali. Tra le più note vanno men- 2000), pp. 175-182; D. MUSTI, Il Simposio nel suo sviluppo storico,
zionate il Corpus medicorum graecorum (CMG), Lipsiae-Berolini, (Roma-Bari, 2001); L. DELLA BIANCA - S. BETA, Oinos, il vino
1908-2020 e la Collection des Universites de France (CUF), Serie nella letteratura greca, (Roma, 2002); J. JOUANNA - L. VILLARD
greque, Paris, 1967-2019. Gli studi di riferimento, che seguono (saggi (a cura di), Vin et santé en Grèce ancienne, (Actes du colloque orga-
monografie dissertazioni ecc.), sono stati scelti sulla base, precipua nisé à l’Université de Rouen et à Paris, Université de Paris IV Sor-
ma non esclusiva, della pertinenza o dell’interesse al tema del vino: bonne et ENS par l’UPRESA 8062 du CNRS et l’URLLCA de
B. BILLIARD, Le vigne dans l’Antiquité (Lyon, 1913); C. SEL- I’Université de Rouen, 28-30 septembre 1998), Athenes, 2002.
TMAN, Wine in the Ancient World, (London, 1957); PEDANEI DIO-
Dalle pagine del Quotidiano
alle pagine del Libro
30
di Matteo Claudio Zarrella
Anticipiamo, attraverso alcuni passi di Matteo Claudio Zar-
rella, che ha fiirmato l’introduzione, l’uscita del nuovo libro
di Domenico Gallo. I due magistrati si soffermano sulla no-
stra Costituzione e i suoi principi: il ripudio della guerra;
l’Italia oltre i propri confini; i valori di pace e giustizia.
***
Domenico Gallo si affaccia alla finestra del mondo e vede
passare la Storia che ogni giorno avanza, ogni giorno un
passo avanti. Non vi è giorno che sia uguale ad un altro,
che non porti una sua carica di novità, che nel contempo
non si colleghi a giorni del passato e che quindi non si uni-
sca alla catena della Storia. E non vi è giorno che meriti
d’essere sprecato, come sa bene chi scrive in un giornale.
Domenico Gallo cattura il giorno nelle pagine del giornale,
lo racconta con l’immediatezza epistolare del cronista che
parla in confidenza ai lettori del Quotidiano del Sud, e lo
consegna alla Storia con la lungimirante profondità del sag-
gista-scrittore. E fa di più. Affida al giorno il compito di te-
nere desta la memoria, evocando una ricorrenza, un
anniversario, sicché un fatto, un evento del passato possa aggredirsi, salvo che prendersi gioco di essa. Stesso di-
recuperare una forza di attualità, riflettersi sul presente in- scorso può farsi, dunque, per le parole Giustizia, Verità,
tensificandone il significato, rispondendo ad interrogativi Uguaglianza, Libertà; parole istigatrici di ideali sempre
del momento. Non vi è giorno che non si carica di memoria. emergenti nella Storia che pur tante volte represse sempre
Una memoria che si vuole immunitaria, che ci dà gli anti- riemergono come aspirazioni eterne dell’umanità. A questi
corpi per evitare che gli errori della Storia si ripetano. Gli Valori è stato da sempre “attaccato” Domenico Gallo. Sem-
errori? Sono errori o corrispondono a naturali pulsioni pre fermo nella convinzione che la Giustizia non sia un va-
dell’essere umano, sempre uguali pur nel variare dei tempi? lore isolato. Tende ad abbinarsi ad altri valori. Si parla di
La natura dell’uomo è malvagia, diceva Emmanuel Kant. Giustizia e Libertà, di Giustizia e Verità, di Pace e Giustizia.
Ma vi è un istinto, una indole dell’essere umano che lo Ecco perché Gallo unisce all’impegno del magistrato la pas-
spinge alla convivenza che nel tempo si fa più estesa, pro- sione morale del cittadino. Giudice e cittadino, insieme.
gredisce dal Borgo alla Città, alla Provincia, alla Nazione, Pace, Giustizia, Verità e Libertà, sono i valori ricorrenti,
al Mondo. L’uomo ha pure l’istinto di sublimarsi nella co- identificativi, del pensiero di Domenico Gallo. [...]
noscenza, di identificarsi, per quanto caduco e finito, nel- Papa Bergoglio è un estimatore di don Milani. Il messaggio
l’infinito dei valori di Verità, di Giustizia, di Libertà per i I care prosegue il messaggio di San Francesco Omnes fra-
quali ha voluto fabbricare Istituzioni. Ed è sempre Kant a tres in mundo che dà titolo e significato all’ultima enciclica
riconoscere che “al pari della malvagità della natura, che emanata da Assisi. Nel discorso che anticipava il senso
si rivela chiaramente nei liberi rapporti dei popoli, desta dell’enciclica diceva: Ci siamo resi conto di trovarci sulla
meraviglia il fatto che la parola diritto non abbia potuto stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso
tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare in-
sieme. E considerando il grave momento della Pandemia ha
ancora essere radiata come pedantesca dalla politica della
guerra”. Ed ancora: “Questo omaggio, che ogni Stato (al-
detto che, superata la pandemia, non bisogna tornare alla
“normalità”, alla normalità di prima, malata di ingiustizie
meno a parole) rende al concetto di diritto, dimostra tutta-

e degrado ambientale. E con Papa Francesco il barcone


via che nell’uomo c’è, benché ancora latente, una

degli esuli dei migranti nella rischiosa traversata verso l’Eu-


disposizione morale più grande, destinata a prendere un

ropa si allarga e siamo con loro: nella stessa barca navi-


giorno il sopravvento sul principio del male che è in lui

ghiamo incerti e pieni di speranza tra le traversie del


(cosa che egli non può negare), e a fargli sperare che ciò

mondo.
avvenga anche negli altri; perché altrimenti la parola di-
ritto non verrebbe mai sulla bocca degli Stati che vogliono
Dalle pagine del Quotidiano...

31

Dalla scuola di Don Milani Gallo trae una idea di giustizia Il personaggio di Munch ora lo vediamo arrestarsi di fronte
universale, contro la logica sovranista dell’indifferenza al muro dell’indifferenza e della mancanza di compassione,
verso tutto quel che succede oltre i confini d’Italia. Una muro contro il quale riprende a scagliare il suo urlo.
nuova lettura della Storia e della Giustizia. Domenico Gallo La storia ha invertito la marcia, retrocede portandoci indie-
ricorda le parole di Don Lorenzo Milani, pronunciate come tro?
un lascito testamentario: Se voi avete il diritto di dividere il [...]
mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro Oggi, si chiudono le frontiere, si alzano muri respingenti
senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il per fermare l’esodo di una umanità disperata, in fuga dalla
mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e op- guerra o dalla più disperata miseria che è una specie di
pressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i guerra per la sopravvivenza. Le stesse frontiere sono aperte,
miei stranieri. Nell’articolo “Mostri e maestri di sventura” i muri aprono varchi al passaggio della merce da esportare
del 3 maggio 2019, ripropone le parole di Primo Levi: I di- e da importare. Le cose valgono più degli uomini. Tutto
ligenti esecutori di ordini disumani non erano aguzzini nati, questo nonostante che dal 1789 si succedono solenni Di-
ma erano (salvo poche eccezioni) dei mostri. Gli uomini chiarazioni dei diritti dell’uomo, tradotte in vincolanti di-
delle SS erano fatti della nostra stessa stoffa…avevano il sposizioni normative come nella nostra Costituzione
nostro viso ma erano stati educati male”. Norberto Bobbio, nel dicembre del 1967, obiettava: “Leg-
Uniamoci anche noi ai giovani studenti ai quali si rivolgeva gere la Dichiarazione universale e poi guardarsi attorno,
Levi incitandoli a diffidare dei capi carismatici che come quante vittime innocenti di guerre crudeli, quanto abomi-
Hitler e Mussolini possedevano un segreto potere di sedu- nevole razzismo, quanta degradante verità, povertà, e
zione che non procedeva dalla credibilità o dalla giustezza quanto spirito di sopraffazione, di dominio, di protervia, di
delle cose che dicevano, ma dal modo suggestivo con cui disprezzo per i deboli, di cieca invidia per i forti; quanto
le dicevano, dalla loro eloquenza, dalla loro arte istrionica, fanatismo! Altro che dignità della persona umana! La sto-
forse istintiva, forse pazientemente esercitata e appresa. ria dell’uomo è vecchia di millenni ma, paragonata alle no-
[...] stre speranze, è appena cominciata”. Riprendendone il
È l’8 novembre 2019 a sollecitare il ricordo di una impor- pensiero, possiamo dire: dopo che abbiamo assistito a stragi
tante ricorrenza della storia: Era il 9 novembre 1989 quando del mare e a respingimenti di emigranti in fuga, quale senso
crollò il muro di Berlino. Quanta gioia, quanta euforia. Si possono avere parole come Giustizia, Diritti Inviolabili
apriva un varco alla libertà, alla primordiale libertà di muo- della persona umana senza distinzione di razza? Sono di-
versi, liberi nel mondo. Quel muro aveva sbarrato fino ad ventate parole ingannatrici, promesse non mantenute?
allora il passo ai berlinesi dell’Est. Nel tentativo di scaval- Torna attuale l’urlo di Munch che Gallo ha proposto come
care quel muro furono colpite a morte “dalla polizia di fron- guida di lettura nell’immagine di copertina. Il libro mostra
tiera della DDR almeno 133 persone”. Una liberazione che la sua immagine fisiognomica rappresentata nella figura di
si fece simbolica. La liberazione da muraglie confinarie. E copertina. Un essere umano in fuga, perseguitato da una na-
la possibilità di riconoscersi, come unitaria umanità abitante tura incollerita. Ha gli occhi spaventati, le mani che strin-
lo stesso pianeta. Il crollo del muro parve un miracolo. Non gono di paura il volto fino a schiacciarlo e farlo deforme.
ci fu violenza. Fu il risultato di un grande approdo pacifico La bocca che si spalanca in un grido che si fa sentire fuori
della Storia. Un miracolo perché eravamo abituati agli dal quadro che pare fare da megafono e ci raggiunge, as-
avanzamenti della storia a colpi di guerra e di sanguinose sordante, interminabile. È “l’urlo straziante dei migranti”
rivoluzioni. che dà il senso a questo libro e ne costituisce il motivo cen-
A conti fatti, dopo trent’anni, vediamo il mondo solcato da trale. Uno strillo che scuote le coscienze dal torpore e dal-
altri muri tra i quali spiccano il muro di Trump e il muro di l’indifferenza. Grida agli uomini dell’oggi che non siamo
Orban. Quello di Trump, colossale, esteso per cinque mila soli a questo mondo, stanno con noi quelli del passato che
chilometri a trattenere fuori dai confini americani il più po- ci chiedono rispetto e memoria, gridano che non sono vis-
vero popolo messicano. E fa da implacabile muro, osserva suti invano e ci chiedono conto di tutto il patrimonio morale
Gallo, il muro d’acqua del mare mediterraneo per tenere culturale e naturale che abbiamo avuto in dono dalla Storia.
lontano migranti in fuga dalla guerra e dalla miseria. Si con- Un libro da leggere, da vivere, che ci aiuta a non sprecare i
tano oltre 30.000 morti in mare. nostri giorni.
Andrea Calogero Camilleri e il "meridione"

32
di Gerardo Iuliano
"Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza marli gialli, perchè è lui stesso che vorrebbe "togliere il co-
a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il lore" al genere) che vede protagonista il commissario Mon-
pubblico con la coppola in mano". Andrea Camilleri fa que- talbano.
sta affermazione dopo essere stato tradotto in almeno 120 - Il terzo, certamente minore, è la miscellanea di romanzi
lingue , e avere venduto più di 10 milioni di copie. più o meno "italiani".
I romanzi e racconti storico-sociali, fantastici e saggistici
Nasce il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle (AG), figlio di ambientazione siciliana sono la componente principale
Le esperienze di vita

unico; studia al Liceo ginnasio statale Empedocle di Agri- dell'ispirazione di Camilleri:


gento; ottiene la maturità nel 1943, sotto i bombardamenti - saggistica siciliana di grande spessore, sull'esempio di
e senza esame di stato; gira la Sicilia; si forma come scrit- Pitrè e Sciascia (La strage dimenticata, 1984; Le pecore e
tore ad Enna, tra il '46 e il '47. Iscritto a Lettere a Palermo il pastore, La bolla di componenda, 1993, Un onorevole si-
nel 1944, e al PCI nel '45, non si laurea, ma comincia a pub- ciliano - Le interpellanze parlamentari di Leonardo Scia-
blicare racconti e poesie pubblicati su L'Italia Socialista e scia, 2009).
L'Ora e apprezzati da Quasimodo e Ungaretti. Si trasferisce - Romanzi storici e di ambiente, tutti documentati e godi-
a Roma dal 1949, quando viene ammesso, unico allievo re- bilissimi, composti in maniera estremamante creativa: da
gista, all' Accademia nazionale d'arte drammatica; inizia a una struttura più o meno classica (Il birraio di Preston,
lavorare soprattutto su Luigi Pirandello. Nel 1954 partecipa 1995), a collage di documenti, cose dette, cose fatte (La
a un concorso per funzionari Rai; verrà assunto ("perché concessione del telefono, 1999), fino ai cumuli di faldoni
comunista") solo nel 1957, e nello stesso anno sposa Ro- giudiziari (La scomparsa di Patò, 2000).
setta Dello Siesto, da cui avrà tre figlie. Porta in Italia Bec- - Raccolte di racconti, sempre di ambiente siciliano e pre-
kett, Ionesco, Adamov, Strindberg, Eliot, e le poesie valentemente localizzati nella Porto Empedocle, ribattez-
Majakovskij. Insegna al Centro sperimentale di cinemato- zata "Vigata": Le vichinghe volanti e altre storie d'amore a
grafia e all'Accademia nazionale d'arte drammatica di Vigata, 2015, La cappella di famiglia e altre storie di Vi-
Roma; scrive su riviste italiane e straniere; come delegato gàta, 2016, La casina di campagna. Tre memorie e un rac-
alla produzione Rai, porta al successo i primi sceneggiati conto, Milano, 2019.
polizieschi (Laura Storm, il Tenente Sheridan, il commis- La storia è prevalentemente quella dell' italia e sicilia po-
sario Maigret). L'attenzione alla letteratura popolare è te- stunitaria, il Risorgimento riveduto in maniera critica e dis-
stimoniata, già nel 1968, dalla regia del teleromanzo sacratoria, alla luce di De Roberto e Tomasi di Lampedusa,
Lazarillo, tratto dal picaresco spagnolo Lazarillo de Tormes. come nei romanzi citati sopra, e in diversi altri (Il corso
Ormai vecchio e cieco, recita, l'11 giugno 2018, al Teatro delle cose, 1978, romanzo di esordio; Un filo di fumo, 1980,
Greco di Siracusa il suo monologo Conversazione su Tire- il primo ambientato a "Vigata", La stagione della caccia,
sia; quando ci lascia il 17 luglio 2019; ha ancora in pro- 1992, La mossa del cavallo, 1999, romanzo poliziesco ispi-
grammazione un altro monologo teatrale: Apologia di rato da un fatto di cronaca realmente accaduto a Barrafranca
Caino. (Enna) nel XIX secolo); La caccia al tesoro, 2010.
Si radica fino al seicento (Il re di Girgenti, 2001, ambientato
Tralasciando la drammaturgia teatrale e la sceneggiatura te- nel Seicento, e scritto in siciliano inframmezzato con lo spa-
Il Sud nell'opera di Camilleri

levisiva, se vogliamo, grossolanamente, catalogare la sua gnolo; La rivoluzione della luna, 2013, romanzo sulla
opera letteraria, possiamo individuare tre filoni principali, donna ambientato nel '600
di cui almeno due, peraltro i più cospicui, si riportano radi- Si estende fino al fascismo, e all'antifascismo (Privo di ti-
calmente all'ambiente e alla cultura meridionale. tolo, 2005, Il nipote del Negus, 2010), e si inoltra nel fan-
- Il primo, il suo interesse all'esordio, e quello con cui rag- tastico, come nella trilogia (Maruzza Musumeci, 2007, Il
giungerà probabilmente i risultati migliori, è prevalente- casellante, 2008, Il sonaglio, 2009.
mente narrativa e saggistica storico-sociale, centrata sulla Come nei classici ottocenteschi, la "Storia" si intreccia con
Sicilia e sul suo paese, Porto Empedocle, ribattezzato 'Vi- vicende personali e locali, ma, rispetto ai suoi modelli sici-
gata', con analogie ma anche profonde differenze rispetto liani, allo psicologismo tragico pirandelliano e all'insegna-
ai suoi predecessori. mento critico di Sciascia si sovrappone la dimensione
- Un secondo gruppo è la serie di romanzi (non voglio chia- dell'ironia che trascende ogni situazione, formando un
Andrea Calogero Camilleri...

33

vampa d'agosto e Le ali della sfinge (2006), La


pista di sabbia (2007), Il campo del vasaio e L'età
del dubbio (2008), La danza del gabbiano (2009);
nel 2010 La caccia al tesoro, Il sorriso di Angelica,
e Acqua in bocca, scritto insieme con Carlo Luca-
relli, in cui Montalbano interagisce coi personaggi
dello scrittore emiliano, Grazia Negro e Marco Co-
liandro, e poi Una voce di notte (2012), Un covo di
vipere (2013), La piramide di fango (2014), La gio-
stra degli scambi (2015), L'altro capo del filo
(2016), La rete di protezione (2017), Il metodo Ca-
talanotti (2018), Il cuoco dell'Alcyon (2019), e Ric-
cardino (2020, ma scritto diversi anni prima e
postumo secondo le intenzioni dell'autore).
Tuttavia, La vera fine ideale della serie si può con-
siderare Una lama di luce (2012), in cui Francois,
il piccolo marocchino ladro di merendine, figlio
mancato della coppia, adottato dalla sorella di Au-
gello, muore, non da terrorista, ma da "patriota"
unico paradosso, in cui è la stessa riflessione critica che in- della primavera araba.
duce alla risata, e "castigat ridendo mores". Le affinità sono tutte meridionali: i suoi "alter ego" esteri,
Allo stesso modo è da considerarsi la lunga e fortunata serie a parte il catalano Manuel Vazquez Montalban, omaggiato
di romanzi, e sceneggiati televisivi, che ha come protago- col cognome del suo personaggio, Petros Markaris, greco;
nista Salvo Montalbano: da La forma dell'acqua, 1994, Henning Mankel, svedese, che ambienta le sue storie nel-
primo romanzo poliziesco, la vita del protagonista, della l'estremo sud del suo paese.
sua compagna genovese Livia, e delle vicissitudini mafiose, In sostanza, se nei romanzi storici Camilleri è meridionali-
politiche, sociali, giornalistiche, del profondo sud di Vigata, sta, nella serie poliziesca diviene realmente "meridionale",
si sviluppano nella storia contemporanea. L'esodo dei mi- non solo nella lingua usata e divenuta oggetto di culto, vo-
granti inizia subito, con Il ladro di merendine, 1996, che di- cabolario siciliano e perfetta sintassi italiana.
venta il figlio mancato della coppia, e proietterà negli anni
In fondo, dalla cultura locale, e dall'interesse sociale, come
Un cantastorie
e nei libri successivi la sua presenza, tenera e drammatica.
Il suo vicecommissario, Mimì Augello, donnaiolo impeni- Verga Pirandello e Sciascia, attraverso l'esperienza della te-
tente da buon siciliano, troverà relativa pace coniugale dopo levisione, e delle comunicazioni di massa, Camilleri evolve,
La gita a Tindari (2000); nel frattempo tra il 1998 e il 1999 come Dario Fo, verso il recupero dell'oralità e della tradi-
saranno state pubblicate almeno due antologie di racconti zione popolare, in cui lo scrittore, come il cantastorie cieco
brevi: Un mese con Montalbano, e Gli arancini di Mon- all'origine della letteratura occidentale, non fa che fissare
talbano. Del 2001 è L'odore della notte. nella scrittura le parole dei padri.
Politica e società italiana sono osservate, come nei romanzi Ma, se vogliamo, mutuata dalle sceneggiature per la TV, la
storici: nel 2003 (Il giro di boa) il commissario minaccia di sua capacità di interessare risiede nell'inserimento del mec-
dimettersi, sconcertato dal comportamento della polizia du- canismo "giallo", ridotto, in fondo, a un intreccio con indizi
rante il G8 di Genova. Nella lunga e rapida serie successiva, conosciuti che si risolverà solo alla fine, anche nei suoi ri-
la decadenza del costume, della democrazia, della vita ita- manzi storici, e nella saggistica.
liana continuano ad essere monitorate, insieme con la cul- E questo, in fondo, è un passo avanti non solo per il giallo,
tura civile di un sud asservito al capitalismo multinazionale, ma per l'idea di romanzo in genere.
il lavoro, lo sfruttamento, la mafia, la donna, la religione: E, anzi, costituisce un passo avanti per tutta la letteratura,
La pazienza del ragno (2004), La luna di carta (2005) La quella occidentale in particolare, che, non a caso, si è chia-
mata "romanza".
Il disordine idrogeologico
34
di Costantino Severino
(tutto abusivo) che convogliano il
tutto in modo inconsulto e incon-
trollato senza avere un recapito
idoneo e opportunamente proget-
tato. A questo quadro in continuo
peggioramento contribuiscono i
noti torrenti che bordano con di-
rettrici diverse l’intera piana di
Avellino che, senza colpa alcuna,
ricevono apporti notevolissimi di
acqua, di tronchi di alberi, di fo-
gliame, di elettrodomestici e di ri-
fiuti di ogni genere. E la frittata è
servita. Credo sia venuto il mo-
mento di proporre l’elaborazione
di una serie di prescrizioni finaliz-
zate al giusto utilizzo e manuten-
Avellino - Il ponte della Ferriera allagato zione degli scoli e dei fossi privati,
I nostri territori in tempi passati erano coperti da vegeta- di rogge e reticoli minori, di strade
zione arborea e arbustiva che proteggeva i versanti dagli alveo e tanto altro ancora, che con la loro tracimazione sono
agenti della degradazione naturale. Oggi sono sede di inse- causa di vasti allagamenti sia in aree urbanizzate che nelle
diamenti urbanistici che lentamente ma inesorabilmente periferie. Un regolamento comunale per la loro manuten-
stanno alterando l’intero reticolo idrografico. Uno sguardo zione è il primo passo verso un reale riordino del territorio.
dal satellite lo evidenzia in modo inconfutabile. Sinergia tra comuni, provincia, consorzi vari per rendere si-
Quindi: denudazione, eventi piovosi intensi, incendi, urba- curo e funzionale un reticolo idrografico in grave crisi. In-
nizzazione hanno vita facile nel provocare danni collaterali.
Vegetazione scomparsa – versanti denudati – colture sta-
gionali con periodici scassi nel terreno – costruzioni con
sbancamenti inconsulti con mezzi meccanici di notevole in-
vasività – mancata ed illuminata direzione dei lavori per co-
struzioni ad impatto notevolissimo. Quindi, decadimento
delle condizioni stabilità dei versanti - ammassi cospicui di
materiali di riporto derivanti dallo sviluppo urbanistico, ri-
fiuti pericolosi sparsi senza controllo. Ossia discariche di
ogni tipo sparse in ogni dove. Le conseguenze? Equilibri
naturali pesantemente compromessi con l’afflusso nei vari
fossi e valloni di ogni tipo di acque vadose frammiste a li-
quami – mancata sistemazione e manutenzione degli stessi
con notevoli incisioni per l’aumentata portata, senza trala-
sciare la notevole aggressività di queste acque luride sul-
l’intero ecosistema-.
In definitiva: portate notevoli e aggressività di queste acque
dilavanti per effetto della crescita della popolazione, inci- somma un vademecum per guidare amministratori, tecnici
sioni degli alvei con aumentata pendenza dei loro fianchi – e anche i cittadini nel governo delle acque superficiali. Per
mancato attecchimento di apparati radicali – arature inten- caso nelle passate settimane mi è capitato di assistere ad
sive e periodiche – collettori di fogna e di acque bianche una illuminata conferenza stampa di un sindaco che non
menziono, che con grande senso di responsabilità ha riunito
Il disordine idrogeologico

35

Ladra d’amore
Ho rubato
la magia di un’alba
che d’un tratto
sugli alberi
ho visto brillare
e l’ho fatta mia
Ed ho preso
tutto il calore
che un sorriso
incontrato per caso
ha fatto giungere
fino al cuore
Ho rubato anche
tutti i gestori pubblici e privati a che si ponesse in essere un un po’ d’amore
progetto di sistemazioni delle aree urbane a rischio di allu- perso per strada
vionamento con danni ingenti per cittadini, commercio e da una musica
attività produttive. Proviamo a riportare l’attenzione su que- che lontano
sta problematica perché la cosa più importante, e mai com- dolcemente
piutamente analizzata, è di capire cosa sta accadendo, solo suonava,
così potremo essere più incisivi e, quindi, consapevoli delle
e l’ho fatto mio
enormi difficoltà che un disegno di sviluppo organico com-
porta. Tutto è legato al bacino idrografico, alla sua esten- Clara Spadea
sione e alla sua morfologia. Spesso facciamo riferimento al
corso d’acqua più importante e più conosciuto, e scarsa at-
tenzione alla miriade di canali, piccoli alvei, fossi, incisioni,
Il tempo di un sorriso
A volte
scoline, rogge, impluvi, avvallamenti, alle acque spaglianti,
ho spettinato
ai break line, alle urbanizzazioni, impermeabilizzazioni in-
controllate, che, sempre più spesso, trasformano le solleci- i miei pensieri
tazioni meteoriche in portate anomale alla sezione di per te,
chiusura di un bacino idrografico. Insomma, pensiamo a il tempo di un sorriso,
quanto succede a valle e poca importanza diamo alla som- di una fuga
matoria delle numerose incognite presenti a monte. La car- da questa terra
tografia dei rischi, oggi meglio nota come “zone rosse”, mai che schiaccia
si allarga ad un areale più vasto andando al cuore del pro- ogni impulso
blema: il controllo e la funzionalità del reticolo idrografico di tenerezza
antico e recente. A questo punto ci si domanda: esiste uno Ho spettinato
studio del reticolo idrografico minore che ne definisca il ca- i miei desideri
rico e ne regolamenti l’utilizzo? Ossia esiste ed è in vigore certe volte,
un regolamento di polizia idraulica nei nostri comuni? chi per pochi attimi,
ne è il responsabile? Chi sono i controllori? I piani di pre- solo il tempo
venzione di protezione civile come sono stati fatti? Vi è un di un sogno…
coordinamento per un’area vasta, ossia i comuni contermini
si sono coordinati per tali fini?
Clara Spadea
Quando i poeti ritornano in città
36
di Max De Francesco
Il Bar dei Giuramenti è quel gazebo in dopo essersi tuffati, che risali-
fondo al mare, sospeso su una nuvola, ranno per raccontarci dei som-
con i tavolini avoriati che sembrano mersi che vivono passioni
chierichetti festanti dopo il mistero invisibili ma così forti da
della fede. Ha come tetto un cola- aprire e strappare il sipario del
brodo rovesciato dagli infiniti fori, mare perché fanno l’amore
progettato da un collezionista di falsi giù negli abissi. Dove stanno
Seurat. Vicino al gazebo, in una stalla i poeti del gazebo in quest’ora
d’oro, c’è un unicorno corallino che di annuvolamenti all’oriz-
ogni notte galoppa sulle onde, per- zonte, di tormenti autunnali e
dendo dall’autorevole coda tanti ca- di spaesati mattini?
vallucci marini. All’interno del Uno, il più spergiuro, vuole
gazebo ci sono un bancone a mezza- scrivere la storia di un tale che
luna e un congelatore ad acquario venne al Bar a raccontare che
dove sono conservate punte di stelle e si guadagnava il pane ripa-
cappelli di fate. Il Bar è frequentato rando i tetti del suo paese. Un
esclusivamente da recuperatori di altro sta per iniziare un libro
sogni che in vita loro non hanno mai su Flaiano e ha già scelto il
detto parola, ma fatto versi. Con le ta- frammento dello scrittore
sche vuote, vivono affondando le marziano da piazzare in aper-
mani nelle sacche di Don Chisciotte. tura: «Ha una tale sfiducia per
Laureati nella notte, hanno scritto le il futuro che fa i suoi progetti
tesi su questa nuvola, barattando vi- per il passato». Ma secondo
sioni con i piedi nell’acqua. Quasi voi un poeta vero - quello che
tutti a settembre sono depressi e telefonano a mamme e me- segue il volo degli uccelli, s’emoziona per un cielo ferito e
dici. I più gravi, fulminati da attacchi di panico, vagano per cammina nel mondo a occhi aperti, e non quello che ha
casa, scalzi e sudati, e pregano che finisca il tremolio alle viole spaiate nel taschino, s’atteggia a Orfeo, ha tende alle
gambe, supplicando il cuore di lasciare il trampolino. I più finestre e brancola nei salotti di luci gloriose - crede nel fu-
previdenti, per non cedere il passo a terapie e betabloccanti, turo? A volte sì, capita. Il suo ieri è un pozzo da cui pesca
hanno in petto un cavalluccio lucente chiuso in una boccetta ricordi quando gli va di stare solo; il suo presente è una coc-
non più grande di una lattina. cinella che prende lezioni d’atterraggio; il suo domani è un
Al Bar dei Giuramenti, un reggimento di poeti promette ri- sorriso a tratti diffidente come un porcospino, abile nel-
scosse e metafore in nome dell’amore di Keats e delle rughe l’ascolto e nell’attesa.
di Auden, in onore delle foglie di Prevert e delle lune di La- «Il gergo dei poeti è questo: un lungo silenzio acceso dopo
forgue, delle scarpe di Whitman e delle estati di Gatto, dei un lunghissimo bacio» scriveva la poetessa delle nuvole.
limoni di Montale e delle albe di Caproni, aspettando che Quanti baci ieri sera, quanti abbracci prima di lasciare i falò,
arrivino i barbari di Kavafis, cadano gli Icari di Baudelaire, quanta salsedine nel cuore, quanti sguardi smarriti nella
attracchino i battelli di Rimbaud. Ritornati sulla terra, dopo controra, quante presenze brille al raduno dei sogni. E i
aver giurato fedeltà perenne alla fantasia, dovranno sbrinare poeti dal Bar dei Giuramenti, con i piedi a mollo e un ca-
gli occhi di chi non guarda mai al gazebo in fondo al mare. valluccio sulla testa, annotavano bisbigli, suggerimenti di
Le uniche storie vere sono quelle campate in aria. I versi scogliere, visioni scoperchiate di notte, parole di sabbia e
giusti provengono dalle nuvole, vibrano tra merli e alberi, pietre, vite immaginarie, spiragli di dimenticanze.
strisciano come serpi, frodano i vessilli del potere diven- Giurano anche per voi i poeti, oggi un po’ depressi perché
tando vento e tepore, schiuma e acqua. Giurano i poeti di ritornano nelle città, oracoli di paesitudine così carichi di
non sapere da dove nasca la loro scienza né conoscono fino storie e malinconie. Oggi un po’ più soli, con anime tre-
in fondo i sentieri delle loro solitudini, belle come lampare manti e i segnalibri sparpagliati come coccodrilli sotto la
alla deriva resistenti al pugno degli spruzzi. Giurano i poeti, scrivania.
Giuseppe Casciaro e Nusco: alla ricerca
del patrimonio artistico perduto
37
di Vito Carbonara
del-mondo dei paesaggi marini, delle catene appennini-
che, degli antichi insediamenti urbani, territorio unico
per posizione geografica, clima, ricchezze naturali, storia
plurimillenaria, rimasto immutato all’alternanza dei più
vari popoli e culture ma in pochi decenni trasfigurato
dalla cementificazione dell’uomo contemporaneo: que-
sta consapevolezza imponeva al maestro un dovere di te-
stimonianza del mondo, dell’umanità primitiva e della
conciliazione uomo-natura, un reportage quasi fotogra-
fico della stagione che stava andando a chiudersi.
L’opera di Casciaro in questo senso ci resta come un
provvido documento d’epoca su un certo sentire degli
artisti di inizio Novecento, “messaggio lanciato in una
bottiglia” per generazioni più comprensive e sensibili.
Risulta logico allora che la figura umana non era quasi
mai protagonista della rappresentazione: di solito Ca-
sciaro si concentrava sul contesto, sull’atmosfera, sulle
sensazioni visive entro le quali l’essere umano, quanto
più semplice possibile, era immerso; sovente la figura
Giuseppe Casciaro fu uno dei più grandi paesaggisti italiani umana era persino assente, potendo così l’attenzione del-
del Novecento, se non il più grande. Professore onorario l’osservatore cogliere con esclusività la pacata magnifi-
all’istituto di belle arti di Napoli ed Urbino, socio delle Ac- cenza degli elementi del mondo circostante.
cademie di Brera, Vienna, Bologna ed Anversa, esponente
di primissimo piano della Scuola di Posillipo (insieme ad
“I pittori come Casciaro non sono soltanto il rifugio per i
Antonio Mancini, Vincenzo Gemito ed altri), recuperò e
poeti e per le anime non ancora brutalizzate. E non sono
riaffermò internazionalmente il prestigio del pastello, tec-
soltanto rifugio del passato. Sono anche spinta in avanti e
nica pressoché scomparsa in Europa nei due secoli prece-
nel contempo contro-immagine della stoltezza dell’uomo
denti.
“nuovo” computerizzato; sono anche l’invito a riflettere
Per lo smisurato successo internazionale che riscosse a par-
sulla dignità dell’uomo antico e sulla sua individualità.
tire dal 1890, in una Europa pervasa di pregiudizio nei con-
Quell’individualità che oggi è largamente appiattita, o
estinta e con essa molta dignità”. Paolo Perrone Burali
fronti della pittura di paesaggio, “il principe del pastello” d’Arezzo.
rappresentò un caso storico unico giacché le sue opere, con- La maggior parte dei nobili, borghesi ed industriali italiani
tese e considerate un must dai galleristi e dai collezionisti desiderava esibire nelle proprie gallerie e nei propri salotti
di mezza Europa, vissero negli ultimi anni una fase di ridi- un’opera del maestro, che fosse un paesaggio marittimo (il
mensionamento operata da una rinnovata fronda critica mo- maestro rappresentò essenzialmente la costa campana, quel
dernista, che gli impedì di consolidarsi al livello degli “sorriso del mondo” presso cui ogni letterato, filosofo, mu-
impressionisti francesi. sicista desidera vivere) o uno scorcio montano (per espri-
Le sue spiccate capacità furono evidenti fin dalla giovi- mere l’immacolata maestosità degli entroterra scelse
nezza, come testimoniano le attenzioni e la protezione che essenzialmente Nusco, in provincia di Avellino).
gli riservarono artisti già maturi del calibro di Morelli, Pa- Il tocco e la capacità di rappresentazione erano rapidi e su-
lizzi e Toma, o il contratto di collaborazione firmato a Parigi perbi: queste sue abilità non passarono inosservate al fio-
con Goupil, uno dei più esclusivi galleristi dell’epoca. rente mercato artistico dell’epoca (che ne apprezzava tra
I soggetti prediletti erano semplicemente paesaggi, retaggio l’altro la prolificità), né agli investitori privati, né ai più fini
del gusto classico tardo-ottocentesco, reinterpretati con la cultori del genere, tra i quali perfino i re d’Italia, Umberto
brillantezza ed il coinvolgente realismo del pastello; dal inizialmente e Vittorio Emanuele poi, possessori di diverse
punto di vista morale le sue erano rappresentazioni poetiche sue opere. Tale fu l’apprezzamento della famiglia reale che
della sua terra generosa e mite, quel Mezzogiorno-centro- Casciaro per diversi anni fu anche insegnante d’arte di sua
Giuseppe Casciaro e Nusco...

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maestà la regina. “una grazia ed un sapore da nessuno più superati, migliaia


Nel 1909, ospite di una famiglia nuscana con cui aveva in- di tele in ognuna delle quali è sempre una musica ed un
tessuto precedentemente dei rapporti di amicizia, l’artista profumo”. Italo Cinti, esimio critico di scuola carducciana,
trascorse un primo significativo soggiorno nelle campagne celebrava nelle Cronache d’arte la gloria del “genio italia-
di Nusco: l’occasione permise al maestro di apprezzare le nissimo” E riferendosi ad un opera intitolata “La via di
grandi risorse paesaggistiche dell’Irpinia, una zona di spazi Nusco” scriveva: “colta in un tratto pianeggiante, sembra
aperti molto isolata e per questo quasi incontaminata, che una terrazza sul mondo”; oppure riferendosi a “Pastura”
cominciò a rappresentare in pastelli di grande successo commentava: “dà un senso di idillio greco, sì da pensare a
come “Attraverso le querce” e “Acqua sorgente”, vere e Dafni e Cloe, cercando la grotta delle ninfe dove un grande
proprie immagini da cartolina: si stavano ponendo le basi albero protegge fronzuto e maturo quella serenità”. Queste
di nuove consacrazioni per il maestro che l’anno seguente, bellissime parole, scritte nel 1928, non solo omaggiano la
alla IX esposizione internazionale d’arte di Venezia, rag- capacità esecutiva visionaria di Casciaro ma permettono
giunse uno strepitoso successo esponendo ben 20 pastelli, anche di restituire un rinnovato valore ai boschi di querce,
tutti realizzati a Nusco. Nello stesso anno, all’esposizione alle rocce affioranti dal suolo, ai campi di grano in pendio,
del Montenegro, il ministero della pubblica istruzione ita- ai taciti villaggi di pietra arroccati sulle cime altirpine, ca-
liana lo premiò con il gran premio e la grande medaglia paci ancora oggi nel XXI secolo di riecheggiare nitidamente
d’oro: fu uno di molti riconoscimenti internazionali che gli le atmosfere dell’antichità classica.
tributarono sovrani ed autorità. Durante il Ventennio, l’opinione pubblica si andava pola-
Il felice sodalizio artistico tra Casciaro e l’Irpinia durò rizzando ed esigeva anche dal mondo dell’arte uno stile im-
orientativamente dal 1909 al 1931; gli anni in cui la sua pro- pegnato; d’altra parte Casciaro scopriva sempre più la sua
duzione irpina fu più prolifica furono il 1909 ed il 1924. natura intimistica, peraltro accentuata dalla prematura
L’artista, che nei periodi nuscani soggiornava in una mas- scomparsa dell’amatissima moglie, e sceglieva di conti-
seria non lontano dal Monte Gugliano, non ritrasse soltanto nuare ad essere baluardo della precedente generazione ar-
Nusco: ci sono delle pregevoli eccezioni che riguardano tistica con le sue ispirazioni paesaggistiche.
Montella, Cassano Irpino, Bagnoli Irpino e Chiusano San Potremmo dire che fu proprio la sua dilagante popolarità a
Domenico. danneggiarlo. La critica infatti cominciò a ritenere la sua
Nel 1911 nell’atelier di Casciaro giunse Giuseppe Ricci pittura un po' troppo “commerciale” per il fatto che attirava
Oddi, famosissimo collezionista a cui oggi è intitolata l’attenzione anche del pubblico profano, grazie al suo pal-
l’omonima Galleria d’Arte Moderna a Piacenza. Da quel pabile gusto del bello, alla sua capacità di dare calore, fre-
momento Ricci Oddi e Casciaro ebbero frequenti contatti schezza e profondità alle ambientazioni della natura; la sua
sia di consulenza che di amicizia: Casciaro infatti si dedi- ricerca del soggetto apparentemente “disimpegnato” finì
cava anche alla scoperta e valorizzazione del talento di ar- per legare inesorabilmente, seppur a torto, la sua opera alla
tisti più giovani, segnalando i più dotati all’attenzione del tradizione pittorica napoletana precedente in un periodo in
mecenate e rendendo la sua residenza vomerese, l’attuale cui il futurismo, il cubismo e gli altri movimenti novecen-
casa-museo di Villa Casciaro, centro di frequentazione e teschi stavano stravolgendo il modo di intendere la pittura.
punto di riferimento di una intera generazione artistica na- Questo spiega, in estrema sintesi, perché Casciaro è infine
poletana. arrivato ai giorni nostri come un grande del Novecento ma
Gli anni tra il 1906 ed il 1915 furono importanti per Ca- non un grandissimo.
sciaro: partecipò a tutte le maggiori esposizioni artistiche Durante la sua longeva attività artistica Casciaro realizzò
d’Europa con un nutrito numero di opere che gli avevano qualche migliaio di opere, di cui una minoranza in Irpinia.
procurato molte lodi. E’ possibile stabilire esattamente quante sono queste opere,
Negli anni Venti le personali di Casciaro fiorivano nelle cosa rappresentano, dove si trovano oggigiorno?
principali città italiane, cosa che potevano vantare ben Un gruppo di studiosi locali ha recentemente raccolto que-
pochi artisti dell’epoca. Le introduzioni erano curate da sta ambiziosa sfida avviando una campagna di ricerca volta
grandi poeti e letterati dell’epoca come Salvatore di Gia- a ritrovare, per quanto possibile, tutte le opere del periodo
como o Roberto Bracco: ormai non vi erano più discussioni nuscano.
di critica per questo artista insigne, i cui pastelli avevano Opere nuscane di Casciaro sono presenti in numerosi musei
Giuseppe Casciaro e Nusco...

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Nella seconda metà degli anni Venti furono molte le


esposizioni personali a Milano ed in altre città italiane,
in cui le opere eseguite a Nusco abbondavano: tra que-
ste possiamo citare una versione della chiesetta “S.An-
tonio, Nusco”, una versione di “Nebbia”, le opere “La
montagna di Chiusano al tramonto” e “Le montagne
del Laceno”.
Per vedere un’opera nuscana di Casciaro oggi ci si può
recare alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza che custo-
disce 6 quadri a soggetto irpino, di cui uno attualmente
in esposizione: “Tramonto a Nusco”. I sei quadri furono
acquistati tra il 1911 ed il 1919: tra questi si segnala “Il
Calore a Cassano Irpino, 1911” che era anche stato
esposto all’Esposizione Mondiale di Roma.
Durante il primo semestre del 2020 in due distinte aste
tenutesi a Genova sono ricomparse altrettante opere di
cui non si aveva più nessuna informazione: “La via
e gallerie italiane; moltissime sono quelle disseminate in della fontana, 1924”, opera proveniente da una collezione
collezioni private sparse in tutto il mondo. Molte opere di privata, e “Strada di Nusco, 1909”, battuta da una impor-
Casciaro furono portate all’estero (Barcellona, Parigi, Chi- tante casa d’aste internazionali, in cui compare anche una
cago, Monaco, Vienna, Praga etc.) in occasione di esposi- dedica a Paolo Vetri, famoso pittore coevo ed amico di Ca-
zioni internazionali dell’epoca, per poi essere acquistate in sciaro.
loco. L’opera “Grigio (1909)”, ad esempio, rappresentante Gli sforzi di ricerca qui minimamente esemplificati e che
la natura tempestosa sulla cresta del Montagnone, oggi è al momento ci hanno permesso l’individuazione di due-
conservata al museo d’arte moderna di Buenos Aires. Altre cento opere, non consentono tuttavia una mappatura com-
di queste opere adornano le sedi istituzionali di diversi enti pleta della produzione nuscana dell’artista: conosciamo
pubblici, soprattutto municipi di capoluoghi del Mezzo- poco infatti delle opere che furono vendute o cedute diret-
giorno come Napoli, Lecce e la stessa Nusco. tamente dall’artista nel suo atelier del Vomero o presso altri
Negli ultimi 100 anni (ed in particolare tra il 1920 ed il suoi domicili, senza aver mai fatto apparizioni pubbliche.
1950) sono stati scritti molti libri su Giuseppe Casciaro ed E’ tuttavia verosimile che sia a Napoli sia nel territorio ir-
organizzate mostre, ma mai si è tentato un censimento spe- pino siano presenti varie opere in possesso di privati, risa-
cifico sul ciclo nuscano: nonostante ciò gli antichi cataloghi lenti ad acquisti o donazioni dell’epoca, oppure a successive
e pubblicazioni rappresentano una preziosa fonte informa- iniziative di collezionisti. Sarebbe molto importante poterne
tiva per il loro contributo in termini di titoli e talvolta im- acquisire gli elementi di rilievo, in modo da farle conver-
magini. Un altro grande serbatoio di informazioni sono le gere all’interno del nascente censimento.
case d’asta: le numerose aggiudicazioni in diversi paesi L’iniziativa, che si completerà con una pubblicazione nel
d’Europa testimoniano quanto queste opere siano apprez- 2021, ha come obiettivo non solo la riscoperta di una pagina
zate e numerose. importante del patrimonio storico-artistico locale ma in-
Un aspetto di rilevante complessità nella ricerca dei Ca- tende anche offrire agli appassionati ed agli addetti ai lavori
sciaro a soggetto irpino riguarda la correlazione tra le opere una nuova occasione di conoscenza e rilancio dell’artista,
ed il luogo ritratto: non sempre infatti il maestro lo annotava arricchendo la bibliografia con materiali del tutto nuovi.
sull’opera o lo citava nel titolo. In altri casi questa informa- Chiunque volesse contribuire all’iniziativa può scrivere a:
zione, seppur presente, si è dispersa nel tempo o è stata ma- v.carbonara@studenti.unibg.it
lintesa nel corso dei vari passaggi di proprietà. E’ il caso ad “Casciaro adora e sente la natura, e le si prostra; e nella sua arte ini-
esempio di “An italian village”, opera raffigurante un mitabile le offre con giovinezza di cuore, con religione di sacerdote e
gruppo di case di campagna, battuta da Christie’s a Londra d’amante, tutti i più scelti e commossi palpiti dell’anima sua, satura
nel 1998 e recante la didascalia non corretta “Nugio”. di bellezza”. Ferdinando Russo.
La Giustizia negli anni del Diario
40
di Matteo Claudio Zarrella
Continua dal numero 223 propria istruttoria, che quasi sempre da l’indirizzo a tutto
Tra i filogovernativi contrari alle mozioni si segnala Giu- il processo ulteriore, sicchè assai spesso l’opera del magi-
seppe Bettiol, un professore di diritto penale, un giurista strato si riduce a ricalcare nella sua istruttoria gli interro-
cattolico, che contrattacca: Proprio perché noi non siamo gatori assunti dalla polizia; ritiene che per far cessare
secondi a nessuno nell’ansia di giustizia e nel desiderio di questo costume arbitrario- non bastino i necessari ritocchi
verità, proprio perché noi non abbiamo mai cercato di su- al codice di procedura, ma sia necessario un fondamentale
bornare testimoni, proprio perché abbiamo la coscienza riordinamento della Polizia Giudiziaria. Quella Commis-
chiara e pulita, proprio perché vogliamo essere ossequienti sione, ammessa l’esistenza di eccessi e di abusi delle forze
ad un principio costituzionale che è patrimonio di tutti i po- di polizia, negava che eccessi ed abusi avessero mai assunto
poli democratici e liberi, noi esprimiamo il parere che la l’importanza e la gravità di un vero e proprio sistema, come
discussione sulla mozione abbia luogo dopo l’espletamento tale imputabile ad iniziativa e direttive di organi centrali o
dell’indagine giudiziaria e dell’indagine amministrativa. Il periferici, trattandosi di casi fondamentalmente isolati,
chiedere oggi una commissione d’inchiesta o il discutere consistenti nella maggior parte di percosse, e quindi dovuti
sui fatti dello scandalo Montesi non soltanto viene a com- alla intemperanza di singoli, inquadrabile nell’ambiente e
promettere questo principio fondamentale di libertà costi- nel carattere individuale oltre che nella inadeguata prepa-
tuzionale che è garanzia di libertà per tutti, ma viene anche razione di alcuni degli elementi cui sono affidate funzioni
a violare l’articolo 125 del regolamento, perché le materie così importanti e delicate, esercitate a volte senza possibi-
alle quali quell’articolo si riferisce non possono essere ma- lità di immediato ed efficiente controllo. Suggeriva la Com-
terie deferite in via esclusiva all’autorità giudiziaria: ché missione, onde evitare abusi ed eccessi, una maggiore
se noi dovessimo sottrarre all’autorità giudiziaria materia vigilanza della magistratura e un miglioramento della pre-
che forma oggetto della sua esclusiva competenza, se noi parazione professionale e della formazione spirituale degli
attraverso una discussione politica dovessimo, come or- organi di polizia. L’inchiesta quindi era giunta a conclusioni
gano legislativo, direttamente od indirettamente esplicare rassicuranti, come a dire: casi isolati a fronte di una buona
una qualsiasi pressione, psicologica prima e politica poi, tenuta del sistema. Ma Calamandrei già nell’ottobre del
sull’ordine giudiziario, risulterebbe minata alla base pro- 1948 denunciava alla Camera il disumano trattamento usato
prio la saldezza del nostro vivere civile. Aldo Moro cerca dalla Polizia a Rina Fort indotta a confessare, interrogata
una soluzione. Mette a dura prova la sua riconosciuta ca- ininterrottamente per 80 ore di seguito, impedita di dor-
pacità di mediazione. Gli è al fianco, tra gli altri, Michele mire, di distrarsi, di mangiare e di bere, tenuta inchiodata
Troisi, il fratello del giudice che proprio in quell’anno 4 giorni e 4 notti e più, sotto la luce accecante delle lam-
scrive il suo Diario, quando registra, giorno dopo giorno, pade concentrate su di lei. Osservava: il caso Fort non è
dall’osservatorio di un piccolo Tribunale di provincia, il di- isolato; una specie di inchiesta privata e discreta fra gli av-
sagio di una Giustizia che stenta a riconoscersi come tale. vocati ha raccolto materiali impressionanti. Gli avvocati
È ancora in corso l’inchiesta ammnistrativa affidata al mi- interpellati mi hanno risposto in via confidenziale, ma mi
nistro De Caro quando sopraggiunge la relazione di una hanno fatto prometter di non dir pubblicamente i loro nomi,
precedente Commissione d’inchiesta, nominata nel 1952 perché essi sanno che se, nel rivelare quei metodi, preci-
dal Guardasigilli Zoli, consegnata al nuovo ministro Mi- sassero dati e circostanze, verrebbero a danneggiare i loro
chele De Pietro in data 22 marzo 1954. A sollecitare l’in- patrocinati: li esporrebbero a rappresaglie, a persecuzioni,
chiesta era stata, sull’onda del caso Egidi che aveva forse a imputazioni di calunnia, perché di fronte alle loro
sconvolto l’opinione pubblica, impressionata dai brutali affermazioni non si troverebbe il testimone disposto a con-
metodi della polizia per indurre un sospettato di atroce de- fermare che quanto dice l’imputato è vero. Accade così che
litto a confessare, una mozione proposta da Calamandrei e il difensore, anche quando sa che il suo patrocinato è stato
da Paolo Rossi avente ad oggetto: la pratica arbitraria oggetto di vera e propria tortura per farlo confessare, lo
della polizia la quale, esorbitando dai suoi compiti ed in- esorta a sopportare e a tacere, a non rivelare in udienza
vadendo quelli della magistratura, colla acquiescenza di quei tormenti ai quali, in mancanza di prove, i giudici non
questa, ha fatto assumere a quelle sommarie informazioni, credono. Ricorda Ingrao: Lionello Egidi fu indotto con vio-
che secondo l’art. 225 cpp dovrebbero avere carattere solo lenza e con inganno a confessare di essere l’assassino della
preliminare e conservativo, la importanza di una vera e piccola Annarella. Due ambulanti siciliani, venuti a Roma
La Giustizia negli anni...

41

nell’occasione che aveva falsificato (stiamocene a questa versione) la


dell’anno firma del ministro dell’interno sotto un attestato di bene-
santo, con la merenza a un bandito? Che cosa era stato fatto nei riguardi
minaccia del del funzionario il quale, incontratosi col fuorilegge Giu-
foglio di via, liano, invece di ammanettarlo e consegnarlo ai giudici,
furono man- aveva banchettato con lui e brindato, e per lungo tempo
dati nella ca- aveva intessuto con il bandito relazioni epistolari? E come
mera di si era agito nei riguardi di quell’ufficiale che ospitò il ban-
sicurezza dito Pisciotta (colpito da mandato di cattura) nella sua
dove si tro- casa invece di accompagnarlo al primo commissariato di
vava Egidi, pubblica sicurezza. Ma questo come era possibile? Sì, che
fatti passare era possibile! Il codice, all’articolo 16, vigente fino al 1963,
per rapinatori, quado cadrà sotto i colpi della Corte Costituzionale, dava
incaricati di alla Polizia la copertura governativa del Ministro di Giusti-
raccogliere zia. Eccolo l’articolo 16: non si procede senza autorizza-
prove contro zione del Ministro della giustizia contro gli ufficiali od
di lui. L’Au- agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria o contro
teri, apparso i militari in servizio di pubblica sicurezza, per fatti compiuti
ad Egidi con il in servizio e relativi all’uso delle armi o di un altro mezzo
viso incerot- di coazione fisica. La stessa norma si applica alle persone
tato, disse che a ridurlo in quello stato era stata la Polizia. che legalmente richieste hanno prestato assistenza. L’au-
Una messa in scena per convincerlo a confessare il delitto torizzazione è necessaria per procedere tanto contro chi ha
ed evitare il supplizio, avendo poi tutto il tempo di ritrattare compiuto il fatto, quanto contro chi ha dato l’ordine di com-
dinanzi al magistrato. Fu così che Egidi si ripresentò ai fun- pierlo. Un congegno normativo che consentiva al Governo
zionari della questura e fu dichiarato reo confesso. Il que- di avere a disposizione una Polizia devota e riconoscente,
store Polito se ne gloriò. Alle 23,30 dello stesso giorno e di poterla manovrare dato che l’articolo 225 dello stesso
convocò i giornalisti e in presenza di un magistrato della codice attribuiva il potere, agli ufficiali di polizia giudizia-
Procura annunciò la cattura del feroce assassino, con la ria in caso di flagranza e quando vi è urgenza di racco-
spiegazione di tutti i particolari della confessione. Il Mini- gliere le prove del reato o di conservarne le tracce, di
stro dell’Interno, prima del processo, prima di una con- procedere a sommario interrogatorio dell’arrestato, a som-
danna, incurante della presunzione di innocenza, gli fece marie informazioni testimoniali e ai necessari atti di rico-
recapitare il seguente telegramma: Desidero far giungere a gnizione, ispezione o confronto, osservate per quanto è
lei (al questore di Roma) e ai suoi collaboratori (a Bar- possibile le norme dell’istruzione formale, senza deferire il
ranco e soci) il mio più vivo elogio per avere rapidamente giuramento salvo che la legge stabilisca altrimenti. Il de-
assicurato alla giustizia l’autore di così efferato delitto. stituito capo della Polizia Tommaso Pavone al processo
Alla corte di Assise di Roma funzionari di questura giura- Montesi, dinanzi al Tribunale di Venezia, dirà: Uno dei
rono il falso, che l’Auteri ed il Fichera si sarebbero trovati compiti delle forze di pubblica sicurezza è proprio operare
per caso nella cella dell’Egidi. Ma un altro funzionario come servizio investigativo nell’interesse del governo.
spiegò che i due erano volontari disposti a farsi chiudere Quindi la Polizia era capace di confezionare processi che
nella cella di Egidi allo scopo di raccogliere la verità. Nel giudici deboli ed indolenti potevano limitarsi a ricalcare.
dibattito parlamentare non fecero presa i cavilli del profes- Quasi che sarebbe bastato a quei giudici trovarsi innanzi gli
sor Leone che diceva trattarsi di agenti provocatori di noti- imputati per condannarli. Tornano le parole del Diario: Per
zie. Ingrao si domanda. Quei commissari sono stati mai V. tutto è scritto nei fogli del processo a lui basterebbe chia-
incriminati per falsa testimonianza e per violenze nei con- mare l’imputato e comunicargli la condanna e, talvolta,
fronti di un arrestato? Una domanda che si trascina un’altra l’assoluzione. Lelio Basso interviene e fa rientrare gli abusi
domanda, ricorrente come una maledizione, sul caso Giu- della polizia nel sistema dell’oppressione di classe contro
liano: Come si era provveduto nei riguardi del funzionario la “plebaglia”, che una Enciclopedia della Polizia, da lui
La Giustizia negli anni...

42

scovata, definiva “massa di miserabili, oziosi, ignoranti, vere, io a fumare. M. protesta che è tardi, Brioni osserva
corrotti ed insieme astutissimi, che non sono i delinquenti che più dura la permanenza in camera di consiglio, più di
propriamente detti, ma pericolosi quanto costoro, i quali là si creano speranze. Al di là della porta che ci separa dal-
per le loro abitudini grossolane ed abiette, riescono di con- l’aula di udienza, le voci confuse dei parenti intorno al re-
tinua molestia e di pericolo agli abitanti onesti”. Certo è cinto, degli spettatori permanenti che fanno pronostici,
che la Polizia non avrebbe mai usato violenza contro il fi- degli avvocati che si riposano. Lunga è l’attesa. Brioni si
glio di un Ministro e contro un “marchese” per indurli a attarda a leggere. Commenta: Di quante cose s’interessa il
confessare. Vi sono due Polizie? Vi sono due codici? Troisi papa: ha tenuto un discorso alla polizia internazionale.
nel Diario entra, a modo suo, in argomento: Sono otto, le- Legge i brani del discorso riportati dal giornale: Il giudizio
gati due a due, seduti stretti sulla panca del recinto, spalla sul malfattore e sulla sua azione deve partire dal principio
a spalla. Il primo è nella posizione più comoda per guar- che ogni uomo è per natura in possesso di una libertà che
dare dalla nostra parte, l’ultimo vi ha rinunziato e osserva genera la responsabilità. Molti malfattori, bisogna confes-
il pubblico: gli altri sei, non riuscendo a muoversi contem- sarlo, soprattutto quelli di professione, non meritano molti
poraneamente, hanno sempre la vista impedita dal movi- riguardi e considerazione; ma la gravità, la dignità della
mento di qualcuno di loro e son costretti a spostare di giustizia e della pubblica autorità richiedono l’osservanza
continuo il capo ora indietro contro il muro, ora avanti”. stretta di norme giuridiche circa l’arresto dell’imputato e
Un movimento naturale di carcerati che spiano nei volti dei il suo interrogatorio… È necessario che in tutti e in cia-
giudici qualche segno premonitore. I carabinieri, irritati da scuno esista la volontà di condurre il malfattore a resipi-
questo agitarsi, a bassa voce comandano di star fermi e al- scenza e di restituirgli il suo posto di membro della società.
lora si irrigidiscono: tutti insieme posano il capo alla pa- Senza dubbio bisogna evitare le utopie. Molti delinquenti
rete, le mani abbandonati sulle gambe, gli occhi spalancati sono qualche volta in maniera permanente barricati contro
di fronte e sembrano chiusi non so dove, forse simili a sol- ogni influenza; altri si induriscono coscientemente e non
dati inchiodati sui camion prima di una rivista militare. poi aspettano che il momento della loro liberazione dalla pri-
l’irrequietezza li riprende e ricominciano a piegare e sol- gione per riprendere la via del delitto…Restiamo in silen-
levare il capo, come una tastiera capricciosamente per- zio. - Ha parlato come il ministro di Grazia e Giustizia o
cossa. Quando di lì a poco ci ritiriamo in camera di il presidente della Cassazione, - dico. Già, è un paragone
consiglio, non ricordo niente dei loro volti, solo quel pic- esatto, dice M.; - sicchè anche il papa li chiama malfattori
chiare delle teste contro il muro o nel vuoto davanti. La e crede che non meritano riguardi. - Però ha parlato in
condanna è pacifica. Alla polizia, che li arrestò diversi mesi francese, osserva Brioni, forse vi sono errori di tradu-
fa, ammisero di aver commesso i furti anche se a due giorni zione…- Ma è il primo a sorridere della supposizione. Si
di distanza ritrattarono, affermando di aver confessato per acciglia: - - Se adesso avessimo coraggio, dovremmo as-
le percosse e le torture subite. Non ci sono prove di tali sor- solverli tutti e otto. -Sarebbe bello, - dico - uscire e dire: in
prusi della polizia. Può anche essere vero, ma dagli “atti” nome del popolo italiano vi assolviamo per protestare con-
non risultano con quell’evidenza necessaria per convin- tro il papa che pensa nello stesso modo dei giudici. M. ha
cerci. Ma chi costruisce gli atti? Del resto, non molto per- ripigliato a scrivere, ricopia il risultato dei difficili calcoli.
suasi erano pure gli avvocati difensori, i quali alle critiche Non abbiamo il coraggio, -mormora Brioni. Potete suo-
hanno mescolato elogi ed espressioni di devozione per la nare, dice M. Io suono il campanello; il noto scompiglio
polizia. Riprendiamo la lettura del Diario. Assodato questo, dall’altra parte. Ci aggiustiamo la toga sulle spalle. M, la
passiamo a misurare la pena. Calcoli complicati: somme, mano sulla maniglia, si volta: -Siamo soli, noi e loro; noi
sottrazioni, divisioni. Il risultato di Brioni di anni cinque, giudici e loro, i malfattori. Ecco il senso: di che vi lamen-
mesi sette e giorni venti di reclusione ciascuno, contrasta tate? E ha la voce ferma mentre legge anni cinque, mesi
con quello di M. che presiede: abbiamo riempito due fogli otto e giorni ventuno di reclusione e trentamila lire di multa
di operazioni quando si raggiunge l’accordo. M. comincia ciascuno. È un racconto preso dal vivo di una aula di tribu-
a scrivere il dispositivo. Anni, mesi, giorni, un anno in più nale. Un apologo morale. Quegli sventurati che hanno ri-
o un anno in meno, un mese in più o un mese in meno, un trattato una confessione forse estorta a randellate,
giorno in più o un giorno in meno. Ma quanto vale la vita processati e condannati. non hanno neppure la indulgenza
di un uomo? Brioni sfoglia il giornale; M. seguita a scri- caritatevole del Papa. Malfattori e basta!
Sotto il cielo del Sud

Mario Trufelli, poeta e gentiluomo


43
di Giuseppe Iuliano
Un tempo la poesia è esperienza “rivolu-
stata una sorta di divina- zionaria” politico-
zione, mestiere e virtù di letteraria di
vati e di aedi. Un dono Scotellaro.
concesso e sorvegliato Un Sud primigenio
dall’Olimpo. A seguire di ogni fame e in-
incidenze di rivelazioni giustizia pre e post
sperimentazioni testi- guerra. Trufelli vi
monianze, una continua ha respirato i fiati
incursione nell’arte, con contadini, fidu-
alterne fortune. Cosa cioso nell’”alba
che ancora avviene nelle nuova”, portando
contaminazioni odierne con sé miti sogni
tra scrittura recitazione e ricordi e una verve
canto. Eppure, a conti di intuizioni e stu-
fatti, abbiamo ancora bi- pori – invidiabile
sogno di patriarchi - fi- caratterizzante ba-
gure mai fragili Nusco (4.11.2006) - Festival della Poesia del Sud...e per il Sud. gaglio di un animo
superflue inascoltate o Da sx: G. Iuliano, M. Trufelli, P. Saggese, F. Arminio, G.Tramutoli e G. Cappelli. votato a moltepli-
fuori del tempo – pionieri col carisma della “profezia” e cità di amori - la nostra sfera materica e spirituale, radice
della saggezza, pronti ed essenziali a dividere percorsi di sempreviva di terra con possibili appigli di cielo. Cantasto-
storia e di vita. Esempio di tale vivacità e leggerezza è rie, poeta fingitore di stampo pessoano ma anche falco mai
Mario Trufelli, poeta ispirato, giornalista televisivo di lungo domo delle Dolomiti lucane volteggia scruta allerta; per vo-
corso, scrittore engagé del nostro Mezzogiorno. Uomo ed cazione, accorta volitiva sentinella non assale, non ghermi-
intellettuale di grande spessore e tanti meriti. Suoi libri sce ma ha occhi rostri e grido di difesa. Anzi di più. Come
come Prova d’addio (Scheiwiller, 1991), Lo specchio del un nume tutelare sorveglia e custodisce.
comò (Guida Editore, 1990) e L’ombra di Barone. Viaggio Trufelli, quest’oggi, ci fa dono di un nuovo libro che riem-
in Lucania (Osanna Edizioni, 2003), solo per citarne alcuni, pie un vuoto d’attesa di anni ma non di creatività. Vivere
sono diventati classici della letteratura italiana del Nove- con la poesia non significa dover necessariamente produrre.
cento ed icone significative della cultura meridionale. Che, Il Nostro si conferma protagonista e osservatore di ogni
da noi, continua ad avere marginalità ed esclusione, ben si- tempo. Mi sovviene l’incontro/incanto con gli studenti delle
gnificando la figurazione giovannea: “voce di uno che grida Scuole superiori dell’Irpinia e dintorni, platea del Festival
nel deserto”. E in queste aridità ed asprezze geopolitiche e della poesia del Sud… e per il Sud. Padre di nessun figlio e
sociali, che contrassegnano storiche diversità - in cui il genitore di tanti figli. Scrittore superbo di nessuna superbia;
senso dell’umano pur così contrastante resta straordinaria- cantastorie a dispetto di giullari di nuove corti; geloso al-
mente sempre vivo - c’è chi coniuga tempo e grazia di scrit- fiere di ogni tempo, difensore delle ragioni degli uomini,
tura e chi si ingegna a favorire intesa dialogo e forme di testimone di ogni libertà. .
resistenza. Qui da noi poesia e scrittura, povere di spazi e Ecco, allora, spiegata l’inoperosità, rivelatasi poi un profi-
consensi, orfane di supporto dell’editoria di grido, appaiono cuo periodo d’incubazione. Anche i poeti devono confron-
materia per svagati illusi e perditempo. A meno che non si tarsi con il pensiero, riflettere metabolizzare, prima che la
tenti la fortuna di salire dal Sud a Milano, giusto esempio e parola immaginifica diventi assimilazione verso linguaggio.
sfida di poeti come Quasimodo e Gatto. Trufelli, sospinto e sostenuto dal daimon - inteso proprio
Trufelli, oggi più che nonagenario, resta una mosca bianca. come essenza dell’anima - ha coltivato il silenzio, sedimen-
Uomo del Sud, qui vi ha vissuto l’ibrido impasto dei de- tandolo; in seguito, ha diviso con gli uomini radice innesto
cenni, dall’emarginazione ai contrasti storico-politici, dalle ramificazione.
aspirazioni alla lenta comparsa nella centralità democratica: Tre partiture (I cavilli della memoria; Malaterra; È morto
analfabetismo, lotte contadine, occupazione delle terre, il cantastorie) compongono L’indulgenza del cielo, ultima
Mario Trufelli...

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sua meritoria fatica, a cura e con postfazione di Franco Vi- ‘80) e fa rab-
telli (Osanna Edizioni, 2020). Un libro/diario che sfronda i brividire, an-
vuoti e i bisogni dell’anima. Una scala di scansioni e inten- cora, il
sità, varia per temi e combinazioni. Poesia di voce intonata Lamento per
che, dal cuore della terra di Tricarico e della Lucania, pul- Rosetta e la
sante come quello della gente, è capace di ansie, sogni e bi- sua faccia di
sogni. Tanto si aggruma nelle parole che “navigano e cera, come
migrano / nel mare della fantasia” (Le parole), e che l’ac- tanti nostri
cendono nella diversità e nel riflesso degli echi, ivi rac- morti di
chiusi il grido urlato o soffocato fino all’animoso bisbiglio. quella sera.
Insieme valgono il necessario accento, linfa ed energia esi- Cosa recupe-
stenziale. Un’osmosi a cui Trufelli dedica passione intona- riamo oggi
zione assolo; metronomo, intreccia contrappunti e versi noi “uomini
stridenti, pathos e téchne per un dolore antico e una fede indifesi” da
mai disgiunta, vivi come “una lacrima calda di Cristo” guerre e ter-
(Ognuno ha un suo dolore), presagio di ogni amore. remoti? In
La parola, ponte e sutura, si conferma affabulazione e rac- questo tempo
conto; articola vocaboli, divide comunanza di intenti; pa- sospeso,
rola/verbo, per un cristiano principio sostanza e fede, a ostaggio del
cominciare da quella smorzata per riconoscersi in altra lieve virus, risulta
che sfronda sbandi e distrazioni; e che riordina “cose perse” sconvolta “la
e poi “risuona nei simulacri della Sapienza / che fa grandi scena del
i poeti” (Una rete di ombre. A Rocco Scotellaro). mondo. / Rischia il naufragio l’arca di Noè?” (Ombre). Poe-
Il libro di Trufelli coagula ferite e croste; specola di umanità sia/antidoto contro ogni destino. E la sua fatalità.
ricompone brandelli di paesaggio fisico ed intimo; declina Altro aspetto partecipe è verso una turba meridionale con
stagioni e divulga racconti tra fondali e frammenti ricom- figure ben riconoscibili. I “fioretti dell’indulgenza” non
posti con lucida memoria; assomma “rimorsi e false alle- sono quelli francescani, ma adesioni empatie, comuni per-
grie”, ansie di ogni età, circolarità di storie di “ogni orma corsi per l’anonimo contadino lucano, i propri famigliari,
che sa di terra”, luoghi di lucori e nebbie fra solitudini e Rocco Scotellaro, Rocco Mazzarone, il ricordo di Pasolini,
inerzie apparenti, avvisi di tumulti e grovigli da destinare Dino Adamesteanu, Carlo Levi, Leonardo Sinisgalli. Un sil-
al cielo e al suo “umore”. Cielo, metafora di indulgenza ed labario/comunione di sangue e acqua, in cui si condensano
aiuto. Un filo invisibile lo lega sapientemente all’humus, diversità di mestieri e ruoli e l’intima complicità tra Trufelli
sintesi di passato/presente, memoria/esperienza, mito/realtà. e Franco Vitelli – quest’ultimo esegeta e filologo di chiara
L’accordo in spirito e materia, insieme uggia e speranza, fama, figura autorevole della poetica scotellariana - diver-
conficca e schioda il legno della nostalgia. samente sodali nello svelamento della bellezza e della liri-
Sotto il cielo del Sud, a vivacità di colori tra spassi dei venti cità, condotte al rango di grazia.
e delle nuvole, greggi di ogni consistenza, s’alternano cu- Trufelli/patriarca percorre il nostro tempo, intreccia antico
pezze di notti, lande incolte e spopolate, rete di ombre, ca- e presente, restituisce agli affanni le pause dell’alleluia e
lendari di agonie e sepolcri, occhi senza vanità, solchi per sulle facce dei bambini fa fiorire favole. E di esse anche
manciate di terra e semi. quelle dei calanchi, percorse da pellegrini di terre/confini
Ha contorni e adagi leopardiani l’infinito trufelliano, angu- che contano le crepe dell’anima, tempe e pietre, sepolcri di
stia e ampiezza, siepe ed orizzonte, “mani aperte” “fredde, differenze.
inumidite”, “aliti profumati”, così cuore e mente concentrati Sud, luogo di miti e fatalismo, vale malaterra malerba ma-
a spiare le stelle e i loro segreti. A volte questa poesia vale lanni malasorte malanimo mannaggia, il nostro maledetto
quanto una pagina sacra di “bibbia”; a volte comprende un sudario. Ma vale anche il canto solenne lirico catartico fia-
intero reportage giornalistico o un suo sermone. besco esistenziale di Trufelli, che chiede a madre terra, a
Di Trufelli trafigge nel quarantennale del sisma (novembre commiato, diritto d’asilo e di patria nella terra dei poeti.
Michele Di Guglielmo, primo Questore
di Savona nel secondo dopoguerra
45
di Nicola Di Guglielmo
Continua dal numero 223 Deferito al Tribunale Straordinario Provinciale di Savona
Era in quell’epoca in servizio alla Questura di Fiume anche ed imputato del reato previsto dall’art. 1 lettere B e C del
il comprovinciale commissario Giovanni Palatucci, funzio- Decreto Legislativo del Duce 11 novembre 1943, “per avere
nario addetto all’Ufficio stranieri, arrestato poi dai nazisti in Savona il 26 luglio 1943 ingiunto al maresciallo di P. S.
e deceduto nel campo di prigionia tedesco di Dachau25. Ri- Ferrato Chiaffredo di togliere il distintivo che portava al-
mase a Fiume circa un anno, con qualche disagio, per cui l’occhiello e per avere nello stesso contesto di tempo stac-
ottenne, a richiesta, prima un periodo di aspettativa per mo- cato dal muro il calendario con la fotografia di Mussolini,
tivi di salute e poi il trasferimento a Savona, che raggiunse gettandola a terra con violenza e pestandola coi piedi”, il
l’8 aprile 194226. vice questore Michele Di Guglielmo venne condannato, con
Assegnato al servizio di “polizia amministrativa e giudizia- sentenza del 27 aprile 1944, per il solo reato di cui all’art.
ria”, impresse al servizio “un notevole impulso, conse- 1, lettera B, del citato decreto, “alla pena di anni cinque di
guendo con notevole spirito di iniziativa, favorevoli reclusione, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici ed
risultati”. Da un documento del 1943, risulta l’ottimo fun- alle spese processuali ”. Scontava la condanna nelle carceri
zionamento della Questura nel periodo Badogliano ed al di Marassi, di Savona, di Finale Ligure e di Fossano. Av-
momento dell’armistizio; è in esso riferito che il vice que- verso la suddetta sentenza “l’interessato proponeva imme-
store Michele Di Guglielmo “coadiuvò il Capo Ufficio diatamente “giudizio di revisione” ai sensi del D. L. 24
dando prova di intelligenza, solerzia, attaccamento scrupo- gennaio 1944, n. 6”31.
loso al dovere”27. Liberato dai partigiani il 30 aprile 1945, fu il 1° giugno no-
Il disagio vissuto dal citato funzionario sotto il Regime fa- minato Questore reggente di Savona con provvedimento
scista esplose a Savona il 26 luglio 1943, reagendo con emesso dal Quartier Generale del Governo Militare Alleato
gioia alla caduta del Fascismo, espressa attraverso l’invito per la Regione della Liguria, firmato dal Brigadiere Gene-
ad un sottufficiale di togliersi il distintivo fascista che por- rale Mattew Carr, Commissario Regionale32.
tava all’occhiello della giacca e con il distacco dalla parete Lasciata Savona il 12 settembre 1945, per fruire una licenza
del suo ufficio di “un calendario del Partito, sulla cui co- di 60 giorni concessagli dal Governatore Alleato, fu l’11
pertina era riprodotta l’effige del Duce, [che] avrebbe but- gennaio 1946 assegnato alla direzione della Questura di No-
tato per terra e calpestato in segno di disprezzo”. L’episodio vara, assumendo servizio il 16 gennaio. Successivamente
fu riferito dal sottufficiale dopo la costituzione nel settem- fu il 14 agosto 1947 trasferito prima a Cuneo e poi nomi-
bre 1943 della Repubblica Sociale Italiana, che rispristinò nato Questore di Alessandria, dove nel 1953 fu raggiunto
il Regime fascista nell’Italia Centro-Settentrionale. Il vice dal collocamento in pensione33.
questore Michele A. Di Guglielmo fu, perciò, incolpato di Morì in Novara il 19 maggio 1955, venendo tumulato in
comportamento ostile al Regime Fascista e trasferito a Ver- Prarolo, nella tomba di famiglia della consorte. La sua unica
celli il 18 dicembre 194328. A seguito di indagini eseguite a nipotina Maurizia ne tracciò un bel ricordo, affettuoso e
Savona dal questore Enrico Pareti, fu denunziato il 14 feb- commovente.
braio 1944 dal Prefetto di Savona Filippo Mirabelli per aver La travagliata vicenda personale e pubblica del questore
mostrato gioia alla “notizia dell’arresto del Duce e la caduta Michele A. Di Guglielmo fu Pasquale si svolse esclusiva-
del Fascismo” e per aver intimato ad un maresciallo dipen- mente nell’Italia Settentrionale, in prevalenza nella zona li-
dente “di togliersi il distintivo del Partito e quel che è peg- gure-piemontese, con una breve permanenza a Fiume e poi
gio, calpestò con sfrontata sfacciataggine l’effige del Duce, a Savona, dove visse la drammatica vicenda dell’arresto,
staccata da una parete del proprio ufficio”29. Pertanto, il vice della condanna e della carcerazione per 15 mesi. Tornato in
questore Michele A. Di Guglielmo venne il 3 marzo “fer- libertà subito dopo la Liberazione dell’Italia dal nazi-fasci-
mato dal Questore di Vercelli ed accompagnato a Savona”, smo, egli fu nominato il 1°giugno 1945 “Questore Reggente
il cui Questore lo fece consegnare al locale “Comando ger- della Questura di Savona dal Comando Militare Alleato in
manico”, dal quale fu passato al “Comando SS di Genova”, sostituzione di Armando Botta”, partigiano. Resse l’oneroso
venendo rinchiuso nelle carceri tedesche di Marassi. Venne incarico, per poco più di due mesi, nel quale fu impegnato
poi il 7 marzo 1944 “sospeso a tempo indeterminato dal prevalentemente nella riorganizzazione “con fattiva ener-
grado con privazione dello stipendio a decorrere dal 4 feb- gia” delle forze di Polizia di Savona, dove trovò in servizio
braio 1944”30. 740 persone da ridurre a 320, limite massimo accettato dal
Michele Di Guglielmo...

46

Governo Militare Cfr. anche A. MARTINO, Il difficile cammino verso la democrazia I


Alleato. Fu tra- documenti del CLN Provinciale di Savona (1945-1946), rist. 2013, s.
l., pp. 235-254.
sferito poi alla
IVI, Relazione datata 16 mar. 1944 dell’Ispettore Generale di Polizia
direzione della
30

D. Coco diretta al Capo della Polizia, Valdagno, cit.; Esposto perso-


Questura di No- nale del vice questore M. Di Guglielmo, privo di data, diretto alla D.
vara, dal gennaio G. P. S., protocollato il 13 marzo 1944; Decreto del Min. dell’Interno
194634.La sua 7 mar. 1944.
tormentata car-
31
IVI, Esposto personale datato Savona 26 mar. 1944; Lettera 18 mag-
gio 1944 dell’Ispettore Reg. di Polizia; Esposto personale datato Fi-
riera è fatta di nale Ligure 22 lug. 1944; copia della Sentenza 27 apr. 1944; minuta
gratificazioni e di Lettera 18 dic. 1944 del Capo della Polizia, rispettivamente per il
riconoscimenti carcere di Marassi, Savona, Finale Ligure e Fossano e per il ricorso
per la sua effica- avverso la sentenza di condanna. Vs anche Relazione 31 mag. 1945
cia e meritoria at- dell’interessato, per le sue vicende e per tutte le prigioni sopra citate.
tività operativa,
32
IVI, Permesso datato Fossano 30 aprile 1945, per la circolazione
nell’ambito del Comune di Fossano, rilasciato dal Corpo Volontari
ma anche di sof- della Libertà – III Divisione Alpi; Esposto personale del 31 mag, cit.;
ferta dipendenza ordine del Quartier Generale del Governo Militare Alleato in data 9
da superiori che non erano tali o non capivano la sua con- giu. 1945, firmato dal Brig. Reg. Matthew Carr. Vs. anche Nota della
dotta, talvolta forse severa o distaccata, per il suo carattere Prefettura di Savona n. 10200 del 23 lug. 1945, diretto al Ministero
forte e determinato, come la rude gente Irpina, per il suo in- dell’Interno, con allegato l’originale decreto di nomina, copia della
relazione ecc.
trinseco rigore, poco incline alla supina acquiescenza agli
IVI, Disp. teleg. 11 gen. 1946 ed appunto 9 dic. 1945. Cfr. stralcio
ordini di qualche dirigente con le cui vedute entrava talvolta
33

del giornale “La Voce dell’Agente”, Novara 1-2-1946; A. MARTINO,


in collisione e soprattutto per i suoi non dissimulati senti- op. cit., pp. 268s.
menti antifascisti. Essa si svolse anche con imprevedibili 34
IVI, Personale, cit., Disp. teleg. 25 ott. 1947 per revoca del trasfe-
intrecci drammatici istituzionali nazionali e persino inter- rimento a Cuneo e 21 feb. 1 948 per l’assegnazione alla Questura di
nazionali35. Alessandria.
335
Cfr. per riferimenti al Questore M. Di Guglielmo, A. MARTINO,
Note Il difficile cammino della democrazia, cit., pp. 39s, 43, 75, 80, 206s,
25
Cfr. G. RAIMO, A Dachau, per amore – Giovanni Palatucci, Dra- 235-269; IDEM, L’ordine pubblico a Savona nel dopoguerra (1945-
gonetti, Montella (Av) 1989, pp. 95. 1948), s. l., 2015, pp. 44, 72, 93-97, 103, 105, 109, 111. Per disposi-
26
Cfr. A. C. S., D. G. P. S., Personale, cit., Dispacci telegrafici 21 zione del Comando Militare Alleato il nuovo organico degli agenti di
mar. 1942 (trasferimento) e 28 mar. (proroga all’8 apr. per esigenze P. S. di Savona doveva essere limitato a 200 unità complessive, tra uf-
di servizio); Disp. telegraf. Prefettura di Savona del 9 apr. per l’as- ficiali, graduati ed agenti, elevato poi a 320 con l’appoggio del prefetto
sunzione del servizio. Vs. anche estratto dalla Relazione d’ispezione di Savona. Il Commissario dell’A. M. G., ten. col. J. B. Thornhil, nella
20 apr. 1942 dell’Isp. di Zona comm. Vercelli, eseguita alla Questura lettera del 5 set. 1945, diretta al dr. M. Di Guglielmo, riconobbe che
di Savona, da cui risulta che egli raggiunse Savona l’8 aprile 1942. il compito “del Questore Reggente della Provincia di Savona fu molto
27
IVI, estratto citato alla precedente nota e Lettera 12 nov. 1943 della arduo”, avendo dovuto “subire l’intromissione di elementi politici sia
Questura di Savona diretta al Capo della Provincia. fuori che dentro lo stesso Personale”, ed espresse parole di apprezza-
28
Ivi, Disp. teleg. 13 dic. 1943 della D. G. P. S., diretto al Capo delle mento, dichiarando che “Le difficoltà” che aveva “dovuto affrontare
Province di Savona e di Vercelli. A parte altra documentazione speci- erano innumerevoli” ed alle quali si era “dedicato con fattiva energia”
fica sull’episodio, i fatti risultano chiaramente esposti nel rapporto (p. 265 del volume del 2013).
dell’Ispettore generale di Polizia dr. D. Coco, diretto il 16-3-1944 al 36
Le vicende interne principali sono la caduta del Fascismo il 25 lug.
Capo della Polizia, custodita nel fascicolo intestato CASA DI LA- 1943, in cui esplosero i suoi sofferti sentimenti antifascisti, e l‘impre-
VORO PER UOMINI DI FINALE LIGURE, “Estratto della Cartella vedibile ritorno del Fascismo nell’Italia Centro-Settentrionale con la
Biografica”. costituzione della Repubblica Sociale italiana e con il dominio delle
29
Ivi, Copia di Denunzia 14 feb. 1944, priva di destinatario, firmata SS tedesche, a cui fu consegnato. Ma la liberazione dell’Italia il 25
dal Capo della Provincia Filippo Mirabelli, nonché copia di Lettera apr. capovolse la situazione e le porte del carcere si aprirono alla li-
del 23 feb. 1944, dallo stesso diretta al Capo della Provincia di Ver- bertà dell’indomabile vicequestore ed al definitivo riconoscimento
celli, con cui “trascrive il rapporto inviato il 4 corrente al locale Co- delle sue alte capacità organizzative, espresse nella riorganizzazione
mando SS di Genova”; copia di nota della Questura di Savona n. 0896 delle esuberanti Forze di Polizia della Questura di Savona, che all’ar-
del 4 feb. 1944 al Comando SS di Genova e della lettera n. 027 del 16 rivo del questore Michele Di Guglielmo ascendevano alla cifra di 740,
feb. 1944 della Prefettura di Savona al Capo della Polizia in Maderno. come risulta a p. 96 del 2° volume citato alla nota 35.
Viaggio a Trondheim
(Driving across Europe)
47
di Mirella Napodano
In quella lontana estate del 2002, l’idea di andare in mac- due giorni senza mezzi di locomozione, alloggiati in un pic-
china da Avellino fino a Trondheim (antica capitale della colo motel che, per quanto dignitoso, era gestito da perso-
Norvegia distante 500 km da Oslo, in direzione nord) era nale che non capiva una parola d’inglese e per di più aveva
prontamente balenata nella mente di mio marito, che aveva il vezzo di scomparire per circa due ore al giorno lasciando
dissimulato il suo ritrovato senso dell’avventura col pretesto fuori i clienti senza alcun preavviso, neppure in tedesco,
– a me particolarmente gradito - di portare un’imprecisata orale o scritto…
quantità di prodotti tipici della dieta mediterranea a nostro Una riparazione-lampo della vettura ci consentì, la mattina
figlio, dottorando presso quella università norvegese, pre- del lunedì, di imbarcarci per Goteborg senza stravolgere del
sumibilmente in crisi di astinenza per l’ormai prolungata tutto la tabella di marcia, ma proprio in Svezia ci aspettava
carenza di olio extravergine di oliva, pelati casalinghi, un altro imprevisto. Giunti che fummo al porto, un solerte
Fiano di Avellino, formaggi, salumi campagnoli e quant’al- ispettore doganale, insospettitosi al veder toccare il suolo
tro. Qualche giorno prima avevamo ricevuto una sua carto- svedese da una macchina con targa italiana carica di mer-
lina dall’antica cittadina nordica, in cui vecchie canzie, non potette esimersi – per dovere d’ufficio – dal fer-
coloratissime case di legno si riflettevano nelle limpide marci per effettuare il controllo antidroga, con tanto di cani
acque del fiordo, duplicando a specchio la loro immagine poliziotto.
in un’irreale immobilità, che evocava figure di pescatori in Quella volta però ebbi modo di testare gli esiti formativi
paziente attesa dell’arrivo di pregiati salmoni e merluzzi. del mio recente corso d’inglese nella conversazione che
La luce radente di un meriggio scandinavo conferiva al pae- seguì con il gentile agente che ci tenne compagnia - in una
saggio un fascino particolare, cui era veramente difficile saletta appartata - mentre i cani (ahimè) frugavano col naso
sottrarsi. in ogni anfratto dell’auto. Si parlò in particolare del cam-
Fu così che, ammaliati da una visione quasi onirica, cari- pionato di calcio italiano (di cui io conoscevo ben poco
cammo la macchina fino all’inverosimile di valigie e mer- mentre lui non perdeva una partita); intanto i bagagli veni-
canzie, alla cui sommità troneggiavano una chitarra acustica vano scrupolosamente scaricati, annusati e ricaricati sul-
e un casco da motociclista, salutammo parenti ed amici tre- l’auto dai meticolosi operatori della polizia di frontiera.
pidanti ed increduli e, muniti di una Guida Touring vecchia Questi ultimi cercarono anche cortesemente di rimettere nel
di vent’anni (cimelio di avventurose escursioni d’altri bagagliaio più o meno nella stessa posizione valigie e sca-
tempi) facemmo rotta verso il Nord in un mattino di prima- toloni, tuttavia adocchiarono una bottiglia di vino d’annata
vera, lasciando case e poderi in balia dell’imbronciata, che un agente tentò di barattare con un sorriso ammiccante;
umida stagione irpina. ma noi eravamo troppo infuriati per cedere, così gli dissi
Difficile descrivere un viaggio di 7214 chilometri percorsi acidamente che era un regalo per gli amici di mio figlio.
in automobile e ventidue ore di crociera tra i fiordi senza La Norvegia ci gratificò poco dopo con la vista dell’impo-
rischiare di trascurare particolari interessanti. nente fortezza di Bohus fastning, presidiata dai norvegesi
L’esordio non fu dei migliori, se si tiene conto dell’inci- in una storica battaglia in cui perse la vita il principe Olaf
dente d’auto causato da lavori in corso sull’autostrada te- (uno dei tanti, visto che è un nome ricorrente nella dinastia
desca scarsamente segnalati secondo l’uso teutonico. Il fatto tuttora regnante).
poi che la fuoriuscita della ruota sinistra dal semiasse fosse Visitare Oslo non ci aveva dato grandi emozioni neanche
avvenuta di sabato pomeriggio nel week-end di Ferragosto, la prima volta, nell’ormai lontano 1981, per cui ci limi-
lasciandoci in attesa di soccorsi sotto una pioggia battente, tammo ad una sosta – per così dire – tecnica, prima di af-
ci fece immediatamente balenare il dubbio – presto trasfor- frontare gli ultimi cinquecento chilometri tra Oslo e
matosi in amara realtà - che il viaggio avrebbe subito Trondheim.
un’imprevista sosta in quel minuscolo villaggio all’uscita Il computer, debitamente consultato come oracolo postmo-
dell’autostrada, dove peraltro il mio cellulare, unico mezzo derno durante i preparativi per la partenza, ci aveva indicato
di comunicazione superstite, era andato in panne. La laco- come percorso più veloce (ci stiamo ancora chiedendo in
nica espressione: “Kaputt”, sfuggita dalle labbra del mec- base a quali criteri) l’itinerario di Elverum, tra posti remoti
canico mentre constatava l’entità del guasto, ci convinse di ed inconsueti. I primi cento chilometri non comportarono
quanto fosse fondato il nostro sospetto. grandi emozioni, se non un vago senso di solitudine e stra-
Non fu facile resistere alla frustrazione di dover trascorrere niamento, che andava progressivamente aumentando via
Viaggio a Trondheim...

48

sia e America. In quel periodo, infatti, gli USA avevano in


ogni modo favorito gli insediamenti umani nei posti più
estremi, finanziando costruzioni e piccole infrastrutture nel
nord della Norvegia, pur di evitare la colonizzazione di un
territorio tanto vasto quanto impervio da parte della potenza
allora rivale.
Nell’ultima parte del viaggio fui totalmente assorbita dalla
speranza, sempre frustrata, di veder sbucare qualche renna
tra i cespugli o almeno di intravedere tra i sassi qualche
pezzo di corna d’alce o di cervo - tipico souvenir nordico
da esibire al ritorno - salvo poi a non sapere che farne, per-
ché l’ultima cosa che mi sarebbe passata per la mente era
l’idea di metterlo in bella mostra in salotto. Solo il pensiero
mi deprimeva.
Intanto eravamo in vista di Trondheim: me ne accorsi dallo
squillo familiare del telefonino con cui nostro figlio ci dava
via che alla bassa vegetazione si andava sostituendo una
appuntamento nella piazza del Duomo: il posto evidente-
pietraia coperta di muschi e licheni a perdita d’occhio. Men-
mente più facile per incontrarsi. La prima impressione fu
tre dal finestrino osservavo il paesaggio, dove ormai non
quella di una località rilassante, deve non c’è mai fretta,
c’era quasi più traccia di vita, mi perseguitava il pensiero
forse anche perché (come avrei di lì a poco constatato) alle
di un possibile guasto all’automobile, eventualità neanche
undici di sera il cielo di maggio è ancora chiaro.
tanto peregrina, considerati gli avvenimenti di qualche
Le case basse con le aiuole fiorite e i molti pedoni non sem-
giorno prima. Ma sarebbe bastato anche molto meno, come
bravano risentire del traffico automobilistico, ordinato e
avere il serbatoio della benzina vuoto, per trovarsi di nuovo
contenuto in limiti del tutto impensabili per le nostre abitu-
in difficoltà. Un’occhiata furtiva al cruscotto mi tranquil-
dini. La gente mi sembrava allegra e rilassata, dedita allo
lizzò: c’era carburante sufficiente per arrivare alla meta. In
shopping tra le vetrine illuminate, sprovviste delle saraci-
quel momento fui molto grata a Gigi per la sua lungimi-
nesche e dei vistosi catenacci che usano dalle nostre parti.
ranza nel fare scorta di gasolio…
Sarà che nessuno spegne la luce di notte, neppure in casa,
Intanto cominciava a far freddo e cadeva un fastidioso ne-
per inveterata abitudine… Scoprii così che i nordici vivono
vischio, che ci accompagnò durante tutto l’attraversamento
immersi più di noi nella luce, naturale o artificiale, contra-
della tundra ed anche dopo, quando sull’altipiano non si
riamente a quello che avevo pensato fino a quel momento.
vedeva altro, a perdita d’occhio, che chiazze di neve sulla
Altre sorprese mi avrebbe riservato di lì a poco visitare l’in-
nuda terra. Un mio incauto accenno all’impossibilità di
terno di una casa, affittata da studenti, dotata di ben tre ac-
usare il cellulare per mancanza di campo mi valse tutta una
quari con pesci tropicali, un televisore con schermo gigante
disquisizione pseudo-filosofica del consorte sull’ansia da
e un’infinità di piccoli elettrodomestici per la cucina, dalla
prestazione telefonica (leggi ridondanza del collegamento)
macchina per fare le tagliatelle alla gelatiera. E poi dicono
indotta ad arte – a suo parere - da questi mezzi di comuni-
gli italiani…
cazione del tutto consumistici. Riaccesi subito l’autoradio
La parte più bella di Trondheim, a parte il canale dove si
e gli inflissi la tortura di circa due ore di conversazione in
specchiano le case dei pescatori (che da vicino è di una bel-
norvegese inframmezzate da canzoni in inglese. Quando è
lezza quasi irreale), è la fortezza con il suo bianco bastione
necessario, so anche difendermi con i mezzi di cui si di-
e l’immenso, silenzioso parco con vista sulla città vecchia:
spongo.
un insieme di ordinate, coloratissime casette di legno.
Intanto nella foschia cominciavano ad intravedersi alcune
Come in tutti i Paesi del nord Europa, quello che colpisce
sparute casette di legno, come quelle che i norvegesi amano
anche qui in Norvegia è l’armonico rapporto che l’uomo
raggiungere in avventurose spedizioni attraverso le foreste
istituisce con l’ambiente naturale, eppure si direbbe che la
durante i week-end, ma erano desolatamente vuote da lungo
natura sia stata molto più prodiga con noi, per via del
tempo, probabilmente dalla fine della guerra fredda tra Rus-
clima…Ma il fiordo di Trondheim è l’unico in tutto il Paese
Viaggio a Trondheim...

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a non gelare d’inverno, per i benefici effetti della corrente pagina! “Un’autentica chicca pe me”, pensai mentre gu-
del Golfo: così è un perfetto habitat per i salmoni, i più pre- stavo anche l’inevitabile tono enfatico dell’articolo.
giati di tutta la Scandinavia. La sosta a Parigi mi ha restituito l’immagine di una città
La visita della città universitaria ci riservò altre sorprese, sempre più contraddittoria, affollata da file di turisti giap-
fin dall’ingresso: facciata in stile gotico primitivo con tanto ponesi in cerca dell’ultima griffe da esibire in patria; una di
di guglie, contornata di betulle; padiglioni modernissimi essi mi chiese persino, in un cantilenante seppur ineccepi-
immersi nel verde intenso della collina; dovizia di attrez- bile francese, di aiutarla ad acquistare una borsa di Louis
zature multimediali; un’immensa biblioteca con giardini Vuitton alle Galéries Lafayettes. L’altra faccia della città è
d’inverno; corridoi e stanze con vista sul panorama mozza- quella dei miserabili, oggi più numerosi che ai tempi di Vic-
fiato del fiordo. Ma non è solo per motivi estetici che un tor Hugo. Un popolo di clandestini con visi di tutte le razze:
giovane ingegnere del Sud sceglie di fare ricerca in Norve- sono soprattutto donne e bambini sporchi, senza fissa di-
gia; la sconsiderata politica delle università italiane – sem- mora, con i loro uomini dagli occhi scintillanti di rancore
pre pressate da interessi baronali e scarsità di finanziamenti represso. Nel métro, tre di queste bambine tentarono di de-
– costringe ogni giorno decine di neolaureati a far le valigie rubarci, mirando contemporaneamente alla mia borsa e alle
per trascorrere lunghi anni all’estero. Ma, fra un viaggio e tasche di mio marito- con straordinaria abilità - in un con-
l’altro col trolley infarcito di magliette della salute e pro- gestionato momento di corsa tra una fermata e l’altra, dopo
dotti tipici della madre patria, i nostri ragazzi aprono la che l’altoparlante aveva annunciato che la linea tre era fuori
mente a nuovi orizzonti, e non solo in senso geografico. servizio perché il guidatore era stato assalito… Non c’era
Ho provato subito simpatia per gli amici incontrati in Nor- proprio da stare allegri, così decidemmo di lasciare l’un-
vegia: Matteo, l’ingegnere ventisettenne con i capelli rasta derground per continuare il giro all’aperto, tra i più rassi-
(dalle nostre parti sarebbe inconcepibile), esperto di estra- curanti marciapiedi di Rue de Rivoli, per noi piena di
zioni petrolifere nei pozzi del Mar del Nord; Andrea, anche ricordi.
lui ingegnere, prossimo al matrimonio con Ingrid - la clas- Ma il pensiero di quelle ragazzine costrette a guadagnarsi
sica vichinga - ormai votato alla pesca del salmone col fu- da vivere in quel modo ha continuato a tormentarmi a
turo suocero. E poi Ivar, il professore depresso che spende lungo, facendomi rivivere la sensazione delle mani di una
l’anno sabbatico nel suo studio; Inge, direttore dell’Istituto di loro che mi toccavano con un’incredibile leggerezza,
di ricerca ed infine i due fratelli napoletani gestori del Ri- spingendomi senza che io riuscissi a reagire (c’era un potere
storantino Italiano nel centro storico, che preparano apprez- ipnotico in quegli occhi?) e dileguandosi poi all’improvviso
zabili piatti di pesce alla maniera nostrana e intanto nella folla al primo segnale di allarme.
coltivano sui davanzali delle finestre incredibili bonsai di Ricordo di aver sentito in quel momento – anche fisica-
fichi (completi di frutti) di cui vanno giustamente fieri. mente - tutto il malessere di trovarmi a vivere in una società
Così, il giorno del ritorno ci colse quasi di sorpresa: Tron- palesemente ingiusta, dove giovani menti sono costrette a
dheim ci salutò con uno splendido sole, che ci regalò addi- convogliare le loro energie vitali in direzione dell’illegalità
rittura un’aurora boreale sul mare mentre, in tarda serata, più assoluta, senza che si riesca ad intervenire per impedire
eravamo intenti a guardare le acque del fiordo di Oslo dal il protrarsi e l’ineluttabile aggravarsi di questa situazione.
ponte della nave che la mattina dopo ci avrebbe riportato A distanza, inspiegabilmente, un’immagine di tutt’altra na-
in Germania (a Kiel, per la precisione). tura si sovrappone a quel ricordo, in dissolvenza: indossa
A questo punto, visto che nel viaggio di andata avevamo un vestito di raso rosa un po’ sgualcito, con lunghe ali bian-
fatto il pieno di foreste ed autostrade tedesche, ci diri- che che penzolano, la bambina scelta per il tradizionale
gemmo senz’altro verso la Francia. Prima sosta: Lille, de- volo del lunedì dell’Angelo davanti all’Arcibasilica di
liziosamente infiorata e affollata di bouquinistes per la festa Prata di Principato Ultra…
della Liberazione. E fu proprio in uno di quei banchetti che Il suo corpicino si libra nell’aria mentre lancia petali di fiori
acquistai la pagina di copertina del “Petit Journal” del 28 sulla folla trepidante. Posso udire distintamente il tono ar-
luglio 1895, in cui erano ritratte un gruppo di signorine di gentino della sua voce mentre canta un’antica litania di cui
buona famiglia che sostenevano gli esami finali davanti ad non comprendo le parole…
un’austera commissione di professori: avvenimento così Già, ma questo che c’entra con il viaggio a Trondheim?
raro per l’epoca da meritare di essere commentato in prima
Il giuramento di fedeltà alla democrazia
50
di Teodoro Russo
Gli esseri umani, ormai sempre più privi dell’ausilio degli conti giurano di prestare giuramento «come sotto Acasto»).
istinti e affidatisi alla guida della “ragione”, hanno bisogno E, inoltre, ha certamente un rilevante significato politico,
di dare un senso, un valore, un significato, anche trascen- tanto che si richiamerà più avanti come paradigma rispetto
dente - se necessario -, alle ideazioni e immaginazioni della all’attuale Repubblica democratica italiana, il giuramento
mente e alle creazioni e manifestazioni visibili della natura. riportato nel “Decreto a difesa della Democrazia” (attribuito
Così i simboli, i riti, sebbene artificiali, diventano “realtà ad Andocide, Atene, 440-390 a.C.) in virtù del quale si di-
sociali”, che convivono con la realtà naturale, in un equili- chiarava: «Ucciderò con la parola, con l'opera, con il voto
brio però precario, sempre sul limite tra la “ragione” e la e con la mia stessa mano, se ne sarò capace, colui che cer-
follia. In verità nulla di ciò che è prodotto dall’umana vo- chi di distruggere la democrazia ad Atene, o che qualcuno
lontà di potenza è verità assoluta, ma quando tutti ci cre- in avvenire, abbattuta la democrazia, sostenga qualche ca-
dono, per omologazione o per fede (politica, religiosa, ecc.), rica o che qualcuno sorga per farsi tiranno o appoggi il ti-
accade che ogni cosa e simbolo acquistino un proprio spa- ranno».
zio-tempo (sociale, politico, e istituzionale). Essi, così, as- Anche durante la Repubblica dell’impero romano la storia
sumono un proprio significato, una propria identità sociale ha registrato che i senatori giuravano di conservare tutti i
e un ruolo storico. Spesso diventano perfino oggetti sacri, comandamenti dell'imperatore regnante e dei suoi prede-
ossia degni di venerazione, anche quando si identifichino cessori. Venendo, invece, ai tempi ed eventi storici più re-
con una persona fisica. centi, che hanno condizionato, in qualche modo,
La maggior parte delle manifestazioni esteriori sia degli es- l’organizzazione dell’attuale Repubblica italiana, occorre
seri viventi, in generale, che degli umani, in particolare, av- ricordare che lo Statuto Albertino, all’art.22, sanciva che
viene mediante i “riti”. Trattasi di procedure solenni, “Il Re, salendo al Trono, presta il giuramento di osservare
regolamentate con estrema e inflessibile formalità, come lealmente il presente Statuto” e all’art.23 che “Il Reggente
quando la Pizia in stato di estasi recitava gli oracoli a Delfi prima d’entrare in funzioni, presta il giuramento di essere
nel tempio di Apollo. Sottostante ai riti c’è l’esigenza fedele al Re, e di osservare lealmente lo Statuto e le leggi
umana di uscire dall’indeterminatezza, dall’incertezza, dal dello Stato”. Lo stesso Statuto, inoltre, prevedeva, all’art.
dubbio esistenziale che l’uomo non sia ciò che crede di es- 49, che “I Senatori ed i Deputati prima di essere ammessi
sere (gli eterni essenti della filosofia) e di essere, invece, all'esercizio delle loro funzioni prestano il giuramento di
parte di ciò che non è (il nulla, da cui anche l’uomo esce e essere fedeli al Re, di osservare lealmente lo Statuto e le
ritorna). Tra i rituali vanno annoverati i “giuramenti”, i leggi dello Stato e di esercitare le loro funzioni col solo
quali hanno origini antiche e sono tuttora previsti nelle di- scopo del bene inseparabile del Re e della Patria”. È evi-
verse manifestazioni pubbliche (ma anche private) delle dente, da quanto precede, che i Senatori e i Deputati (così
moderne civiltà, sia occidentali che orientali. come il Reggente) prestavano il giuramento di fedeltà al so-
Tra i diversi giuramenti, che avvengono nei più disparati vrano, ossia il Re. Il destinatario, perciò, del giuramento di
ambiti della vita umana aggregata (noto, alla stragrande fedeltà, era, e non poteva che essere, secondo l’ordinamento
maggioranza dei cittadini è sicuramente quello reso in monarchico costituzionale di allora, il Re, che era anche il
udienza dinanzi al giudice), soffermerò la mia analisi, in “Capo Supremo dello Stato” (art.5 dello Statuto).
questa sede, soltanto su quelli previsti in caso di assunzione Passando, ora, all’esame della vigente Costituzione italiana
di cariche e ruoli pubblici e istituzionali con lo scopo di va- va, prima di tutto, evidenziato che “Il Presidente della Re-
gliare se essi siano o meno coerenti con la sovranità popo- pubblica è il capo dello Stato…” (art.87), così come lo era
lare e lo spirito democratico che caratterizzano la vigente il Re nella passata monarchia costituzionale. La “sovra-
Carta costituzionale. E, qualora dovesse appalesarsi una nità”, invece, è stata riconosciuta al Popolo (art.1: La so-
qualche incoerenza politica, si potrà valutare l’opportunità vranità appartiene al Popolo), ed è in perfetta coerenza col
di avanzare una proposta normativa per riformare la vigente principio fondamentale che “L’Italia è una Repubblica de-
legislazione, costituzionale e ordinaria. Ciò detto, va ricor- mocratica”. È, perciò, rispetto a questa forma di Stato, re-
dato, anzitutto, che tra quelli più remoti, che si rinvengono pubblicano e democratico, che occorre valutare la
nei testi e frammenti tramandatici, si trova un riferimento conformità del giuramento di fedeltà dei diversi poteri e or-
ne La Costituzione degli ateniesi, di Aristotele, il quale ri- gani statali.
ferisce che gli Arconti prestavano giuramento (“i nove ar- Dall’analisi dell’art.91 della Costituzione si rileva che “Il
Il giuramento di fedeltà...

51

Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue fun- tradizioni storiche. Nei tempi più recenti la materia ha tro-
zioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di os- vato la sua disciplina col DPR 19.4.2001, n.253, che
servanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in all’art.2, comma 1, ha previsto che i magistrati ordinari,
seduta comune”. La stessa Carta, all’art.93, comma 1, san- amministrativi e contabili, gli avvocati e procuratori dello
cisce che “Il Presidente del Consiglio dei ministri e i mini- Stato, il personale militare e delle Forze di polizia di
stri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento Stato, il personale della carriera diplomatica e della carriera
nelle mani del Presidente della Repubblica”. prefettizia (a partire dalla qualifica di vice consigliere), non-
Come ben emerge, da quanto precede, il Presidente della ché i dipendenti degli enti che svolgono la loro attività nel
Repubblica presta il giuramento di fedeltà alla Repubblica Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio,
e non alla “Repubblica democratica”. Trattasi, probabil- nella Commissione nazionale per la società e la borsa, e nel-
mente, come alcuni potrebbero sostenere, di una differenza l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, prestano
insignificante, ed è possibile che sia così. giuramento al momento della assunzione in servizio, da-
Tuttavia, in un Paese dove gli eredi dei Sofisti abbondano, vanti al capo dell'ufficio, o ad un suo delegato, secondo la
non si può negare che, seppur fosse soltanto una sfumatura seguente formula: “Giuro di essere fedele alla Repubblica,
di natura formale (in verità è anche politica, e quindi so- di osservare lealmente la Costituzione e le leggi dello Stato,
stanziale), una cosa è dire “Repubblica” e altra cosa è dire di adempiere ai doveri del mio ufficio nell'interesse del-
“Repubblica democratica”. Ed è forse proprio da quest’ul- l'Amministrazione per il pubblico bene”.
tima espressione che si può meglio comprendere il signifi- Come ben si rileva dalla formula che precede anche in que-
cato del suddetto “Decreto a difesa della democrazia” che sto caso non vi è alcuna specificazione che la Repubblica è
disciplinava il giuramento nella polis democratica. Non ri- di tipo “democratico”, in conformità del principio dell’art.1
tengo, comunque, che sia questa la sede per dissertare sulla della Costituzione. Sembra, perciò, che per l’ordinamento
differenza tra l’ordinamento democratico della Grecia clas- giuridico italiano sia superfluo, pleonastico, o inutile spe-
sica, quello repubblicano dell’impero romano e quello della cificare che la Repubblica è democratica, anche se esistono
Repubblica democratica ora vigente, ma è certamente utile diverse tipologie oltre quella democratica (presidenziale,
rimettere l’approfondimento ai lettori (i quali, con l’occa- semipresidenziale, federale, popolare, ecc.). Ma vi è anche
sione, potranno anche riflettere sull’attuale art.85, che pre- qualcos’altro: Nella formula non si rinviene alcun rifer-
vede la durata del settennato presidenziale, senza alcun mento al “sovrano”, ossia al Popolo. Non vi è dubbio che
limite o divieto di rinnovo della carica). con la dichiarazione di “osservare lealmente la Costitu-
Per quanto mi riguarda, invece, ritengo di poter reiterare la zione” si potrebbe ritenere che il principio della “sovranità”
petizione ex art.50 della Cost. della modifica della formula sia implicitamente recepito, tuttavia, non si comprende per-
del giuramento di fedeltà per adeguare l’art.91 all’art.1 della ché non si debba esplicitare, analogamente a quanto avve-
Costituzione. E, a maggior ragione, credo che sarebbe op- niva per il giuramento di fedeltà al Re, quale sovrano, prima
portuno modificare anche l’art.93, per inserire e precisare di tutto, e anche Capo Supremo dello Stato.
la formula del giuramento del Presidente del Consiglio dei Per quanto sopra detto, perciò, si ritiene che forse potrebbe
ministri e dei ministri. Bisogna, ora, evidenziare che oltre essere opportuno includere nella formula del giuramento di
alle due disposizioni costituzionali, innanzi citate, non esi- fedeltà anche la menzione del Popolo sovrano nonché la
ste nella Costituzione un’altra norma che prescriva l’ob- specificazione che la Repubblica è di tipo democratica.
bligo del preventivo giuramento prima di assumere le Sono ben consapevole del fatto che oggi gli italiani stanno
funzioni statali, o pubbliche, in generale. La Costituzione, affrontando ben altri problemi tuttavia, poiché la democra-
infatti, limita al solo Presidente della Repubblica il “giura- zia sta vivendo una fase colma d’incertezze, non farebbe
mento di fedeltà alla Repubblica” e al Presidente del Con- male all’ordinamento costituzionale, soprattutto per il fu-
siglio dei ministri e ai ministri il dovere (e l’obbligo) del turo, mettere in cantiere anche la modifica dell’attuale for-
“giuramento”, senza esplicitare, per i secondi, alcuna for- mula del giuramento di fedeltà per adeguarla al “principio
mula. L’estensione del giuramento, perciò, ad alcune cate- democratico” dell’art.1, prescrivendo una formula del se-
gorie dei dipendenti dello Stato è avvenuta mediante guente tipo: «Giuro di essere fedele alla Repubblica demo-
successive fonti normative primarie e secondarie, anche per cratica e al Popolo sovrano, di osservare lealmente la
recuperare e valorizzare alcune peculiarità professionali e Costituzione e le leggi dello Stato».
L’interesse di Leopardi e di Croce per Isabella di Morra

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di Vincenzo Napolillo
Isabella veva la giovane poetessa Isabella di Morra, che aveva ri-
di Morra, cevuto, al pari di suo fratello Scipione, una formazione
figura umanistica. Isabella, per approfondire gli studi e la pratica
rappre- delle humanae litterae, fu affidata a un precettore, tramite
sentativa il quale Don Diego Sandoval le inviava lettere e composi-
di poe- zioni poetiche firmando a nome della propria moglie.2
tessa del Nella schiera dei petrarchisti si riscontra un gruppo di poe-
Cinque- tesse delicate e sensibili, testimonianza di una «poesia al
cento, femminile», fra cui spiccano Veronica Gambara, Vittoria
consegnò Colonna, Gaspara Stampa. Anche Isabella di Morra entrò
a l l e onorevolmente nel Parnaso, poiché non fu servile imitatrice
Rime, del Petrarca e diede voce a un modo di pensare e di sentire
pubbli- corrispondente al proprio spirito tormentato e al proprio
cate po- tempo, con un linguaggio che presenta alcune ridondanze
stume, la ma anche uno sforzo di dare ai versi un più forte vigore.
sua affli- La sua poesia scaturiva da un’angoscia esistenziale. Il tema
zione e la del fiume Siri che scorre torbido nella «valle infernale» ri-
sua testi- manda al pianto per il padre lontano da lei, che nella soli-
m o - tudine del feudo versava lacrimava e anelava alla libertà.
nianza, Seguita m’hai sempre, empia Fortuna,
non soltanto filtrata da moduli letterari del petrarchismo, cominciando dal latte e dalla cuna.
animati da accenti meditativi, ma diretta e puntuale della Quella che è detta la fiorita etade,
caratteristica realtà sociale e culturale del Meridione d’Ita- secca ed oscura, solitaria ed erma,
lia. Benedetto Croce mostrò interesse per Isabella di Morra tutta ho passato poi cieca ed inferma,
e Diego Sandoval de Castro in Vita di avventure, di fede e senza saper mai pregio di beltade.
di passione.1 Don Diego, figlio unico e legittimo di Pietro Leopardi si ricorderà di questi versi e di questo personag-
Sandobal, vide la luce ai principi del 1516. Succeduto a gio, che mescolava ai ricordi del mondo classico la fede
Loyse de Modarra come castellano spagnolo di Cosenza, cristiana e contrastava la morte sempre in agguato con l’an-
esercitò il compito di guardare il forte e sorvegliare i car- sia di verace affetto e con i sensi di colpa e di perdono.
cerati rinchiusi nel castello normanno-svevo. Nell’ottobre […] Fra questi dumi,
1541, egli partecipò alla battaglia di Algeri. Dedicò all’im- fra questi aspri costumi
peratore Carlo V una canzone «nata di sdegno in mezzo di gente irrazional, priva d’ingegno,
all’arme». ove senza sostegno
Don Diego Sandoval de Castro pubblicò, il 28 marzo 1542, son costretta a menare il viver mio,
le Rime, nelle quali cantò l’amore, il dolore, la sfortuna, la qui posta da ciascuno in cieco oblio.
bellezza della donna. Al centro dei suoi componimenti poetici Isabella di Morra
Amor lunga stagion hebbe ardimento mise la propria infelice vicenda umana, pensieri di libertà
Ogni vista sprezzar, ch’agli occhi piace; e la preghiera alla Vergine Maria:
Che si sostiene in debole e fallace Qui non provo io di donna il proprio stato
Sperar, volge in tormento. Che dolce vita mi sarìa la morte.
Accusato, nel 1543, di delitto di fellonia, fu sospeso dal Nelle Rime di Isabella di Morra accanto ai toni di malin-
«guberno et tenentia del castello di la cita di Cosentia». conia e di meditazione non si evidenzia alcun riferimento
Don Diego era un tipo poco raccomandabile. Da Bene- alla morbosa passione per Diego Sandoval, e neppure nelle
vento si recava di nascosto al castello di Bollita (oggi Nova rime del castellano Diego Sandoval si trova una traccia di
Siri), dove dimoravano la moglie e i figli. Vicino al castello storia amorosa «che superi la genericità e ci dia qualche
di Bollita s’ergeva quello di Favale (ora Valsinni), dove vi- indizio di contatto tra i due».3 Il giorno fatale da lei tanto
L’interesse di Leopardi...

53

atteso arrivò; e la sua vicenda si tinse di sangue, come


nel mito di Eco, che si consumò d’amore e fu fatta a
brandelli.
L’amore è desiderio di bellezza, diceva Pietro Bembo
negli «Asolani», ma non fu così per la nobile giovane
Isabella di Morra, cui Giuseppe Toffanin, critico lette-
rario, assegnò il «secondo posto» fra le poetesse del
Cinquecento, dopo Gaspara Stampa, che con le «Rime»
scrisse un vero «diario d’amore». Toffanin si disse per-
suaso che Diego Sandoval non ebbe mai un vincolo
amoroso con Isabella di Morra, la Beatrice Cenci della
Basilicata, ma solo una relazione lirica «più vera, mi-
gliore e pura». La convinzione di Toffanin è però scon-
fessata dalle «Relazioni» sull’uccisione di Don Diego Castello di Valsinni
Sandoval, che il segretario dell’imperatore riassumeva cisero, nei pressi di Noia (l’odierna Noepoli), con tre ar-
con le seguenti parole: Le succedio la muerte por ciertas chibugiate (una all’occhio, l’altra al ciglio del medesimo
liviandades (leggerezza) en que anduvo con una hermana occhio, la terza alla metà del collo) come precisava Bene-
(sorella) de un baron. detto Croce.
Nelle sue Rime, Isabella di Morra ascolta i passi della Alonso Basurto, governatore della provincia di Basilicata,
morte che s’avvicina e accusa «l’aspra Fortuna» di rendere comunicò al viceré Pietro de Toledo che si mormorava che
più problematico e dolente il vivere in un luogo che tarpa «dicto Don Diego havea festeggiato una sorella del dicto
le ali al sogno e soffoca qualsiasi slancio ideale: barone et fratelli». Benedetto Croce traduceva festejar con
D’un alto monte ove si scorge il mare il verbo «corteggiare», ma «fare la festa» in Basilicata (e
miro sovente io, tua figlia Isabella non solo in quella regione) vuol dire soprattutto togliere a
s’alcun legno spalmato in quello appare, una donna il fiore della verginità.
che di te, padre, a me doni novella… Si trattò d’un delitto d’onore dettato da preconcetti o di una
inimicizia politica fra i fratelli d’Isabella di Morra e Don
Contra Fortuna allor spargo querela, Diego Sandoval de Castro? Di certo si sa che mentre nel
ed ho in odio il denigrato sito, feudo di Favale si recitava una devozione filo-francese, Isa-
come sola cagion del mio tormento. bella di Morra cantò l’amore per il castellano spagnolo e il
Se Machiavelli sottomise gli assalti della Fortuna alla vo- presentimento di morte, con stile «amaro, aspro e dolente»,
lontà degli uomini, Isabella Morra la considerò un’entità come lo definì la stessa poetessa, e che Donna Giulia Orsini
metafisica a cui bisognava sottostare.4 Sfortuna volle che aveva assicurato a Isabella di Morra «prossime nozze», im-
la relazione epistolare si trasformò man mano in una tresca pedite poi dal delitto di un’efferatezza senza limiti.
con Diego Sandoval de Castro. Alcune lettere ancora
chiuse e un sonetto caddero nelle mani dei fratelli Morra,
Note
1
B. CROCE, Isabella di Morra e Diego Sandoval de Castro, con
che domandarono alla sorella la provenienza di quel plico.
Isabella rispose che le era stato spedito dal castello di Bol-
l’edizione delle “Rime” della Morra e una scelta di quelle del San-
doval, Bari, Laterza, 1929 (rist. Palermo, Sellerio, 1983; IDEM, Aned-
lita ove viveva Antonia Caracciolo, moglie di Diego San- doti di varia letteratura, Bari, Laterza, 1942.
doval. La risposta aizzò il furore e la crudeltà dei fratelli,
2
D. MARAINI, Memorie di una cameriera. Storia di Isabella di
Morra raccontata da Benedetto Croce, Milano, Bur, 2001, p.89.
che massacrarono sia il precettore di Isabella, resosi ruf- 3
F. VITELLI, Sul testo delle “Rime” di Isabella di Morra, in I Gau-
fiano e reo di complotto, sia Isabella, la loro sorella pecca- rico e il Rinascimento meridionale. Atti del Convegno di Studi, a cura
trice (1546). di A. GRANESE-S.MARTELLI-E.SPINELLI, Salerno, Centro Studi
Cesare, Fabio e Decio Morra, tornati dalla Francia, assetati sull’Umanesimo meridionale - Università degli Studi di Salerno, 1992,
di vendetta, con l’aiuto degli zii paterni Cornelio e Baldas- p. 455.
sino, tesero un’imboscata a Don Diego Sandoval e lo uc- A. BUDRIESI, Letteratura. Forme e modelli, vol. 2°, Torino, SEI,
4

1988, p. 265.
Un pomeriggio d’estate in compagnia del pittore Dino Petri

54
di Mariagrazia Passamano
Ogni giorno di agosto intorno alle 17:00, minuto più minuto
meno, Dino Preti ha aperto le antiche porte di legno della
galleria “Il Dentro” nel suo paese natale, Scansano, nel
cuore della Maremma. La sua mostra d’arte non è molto di-
stante da Piazza Garibaldi, la si trova a pochi metri dalle
mura ottocentesche, attraverso le quali si accede al centro
storico, scrigno di numerosi edifici di epoca medioevale: il
Palazzo Vaccarecci, l'antico Ospedale dei pellegrini, la
chiesa di San Giovanni Battista (costruita sopra i resti di un
oratorio trecentesco) ed il Palazzo Pretorio.
Residenti e visitatori per diverse ore, nei tanti pomeriggi
d'estate, hanno potuto ammirare il pittore toscano seduto in
mezzo ai suoi quadri, con le spalle rivolte al muro accanto
ad un tavolino di legno con sopra una bottiglia di vino –
mai aperta – del gel disinfettante per le mani e alcuni dé-
pliant.
La Maremma ed il suo paesaggio sono il tema della mostra rare gli uliveti, contribuendo in tal modo alla vita econo-
che anche quest'anno Dino Petri ha dedicato al suo “natìo mica e sociale del paese. Il piccolo commercio quotidiano
borgo”. era largamente diffuso, come numerosi erano i bravi arti-
Le grandi opere ad olio esposte ne “Il Dentro” ritraggono giani in grado di sopperire alle numerose e varie necessità
“querce solenni in mezzo alle stoppie bruciate dal sole o i delle attività locali. Questo tipo di autonomia dava anche
mistici oliveti, abbarbicati al magro suolo delle colline ma- robustezza all'individualità, arricchiva le personalità di
remmane” (Alfio Cavoli). ognuno, ora invece ci siamo impoveriti».
Dino Preti attualmente vive a Massa Marittima, ha frequen- Petri ha anche raccontato la vita antica del piccolo borgo
tato l’Accademia Cimabue di Milano e gli atelier di affer- maremmano attraverso dei pannelli (quattro quadri di un
mati pittori dell’ambiente artistico milanese, e ha inoltre metro e mezzo per un metro), collocati in altrettanti angoli
partecipato ai Corsi internazionali dell’Istituto d’Arte di Ur- del paese che corrispondono ai luoghi dove sono ambientate
bino. Cominciò ad esporre le proprie opere nel ’62 in una le scene.
Mostra Nazionale nel Palazzo delle Esposizioni a Roma, I pannelli sono realizzati da disegni originali di Petri e rac-
poi ha partecipato a numerose Mostre collettive regionali, contano del paese che fu, immerso negli anni Sessanta: «Ci
nazionali ed internazionali. sono il fornaio Colombo e le donne che aspettavano l’in-
Si è occupato dell’illustrazione di diversi libri, tra i più i fornata, e poi lo spazzino Alamiro, con accanto la signora
noti: “La terra di Scansano” di L. Niccolai, e ancora “Car- che vendeva le caldarroste, il materassaio Necessario che
ducci in Maremma” di E. Lombardi, “ Si diceva” di E. Mar- allargava la lana». Altre scene raccontano come si tagliava
chetti, “Tatti una piccola storia” di A. Ciattini. la ginestra per legare le viti, la filatura della lana, il bucato
Sono andata ad incontrarlo durante l’ultimo giorno di espo- fatto nella conca con la cenere, «e venivano dei bucati bian-
sizione della sua mostra a Scansano. Abbiamo parlato a chissimi e poi le ragazze bionde ci si lavavano i capelli per-
lungo dei piccoli paesi, dell’immobilismo che li affligge: ché dicevano che si schiarivano», ha sottolineato ancora
«Io credo che a Scansano siano un po’ tutti influenzati da Petri.
quelle braccia conserte di Garibaldi in mezzo alla piazza», Mentre mi mostrava accuratamente le stampe dei pannelli,
mi ha detto sorridendo, e poi ha continuato: «i paesi un ha aggiunto: «Ho provato attraverso questi disegni anche a
tempo erano già autonomi, il paese viveva da sé, era suffi- raccontare “l’arte dell’arrangiarsi”. Arrangiarsi significa at-
ciente a se stesso. Quell'autonomia alimentava anche un tivarsi, mobilitarsi, non cedere alla passività, mi interessava
senso di comunità, un valore civico. Qui a Scansano c’era sottolineare come per certi versi da una vita grama si pos-
l’apporto di una miniera che assorbiva duecento persone, sano sviluppare delle energie riposte, ed invece con il be-
che però non lavorano tutto il giorno, quindi ognuno di loro nessere molte potenzialità individuali sono oggi annullate.
aveva anche il tempo necessario per coltivare la terra o cu- Non si può negare la grande utilità della tecnologia, il ri-
Un pomeriggio d’estate...

55

sultato però di questa indigestione del virtuale è l’imperante


disinteresse per tutto ciò che ci circonda. Io dipingo ma a
volte mi chiedo se ne valga davvero la pena, che senso
abbia dipingere per mettere in evidenza un bel paesaggio,
Francesca Romana de’ Angelis

alla gente non gliene importa più nulla. Siamo tutti così “su-
perficializzati”, io ho paura di questo, siamo tutti più gesti-
bili, anche politicamente. Purtroppo non so se leggo tutto
in chiave molto pessimistica, ma non si dialoga più, e que-
sto penso sia il sintomo di un male più grande. Anche a li-
vello politico siamo come in un imbuto, non c’è più
dialogo, i partiti hanno annullato i dibattiti, gli incontri nei
circolini che si tenevano un tempo erano invece molto for-
mativi».
I suoi vivaci occhi azzurri, mentre faceva queste conside-
razioni, mi parevano come attraversati da un filo di malin-
conia, pertanto con l’intenzione di distoglierlo da Ha pubblicato i romanzi Per infiniti giorni (2014), Se non
ingombranti pensieri gli ho chiesto delle sue incisioni; si è è ancora la felicità (2019), la fiaba Stella e Sacha (2019),
alzato velocemente ed è entrato in uno stanzino attiguo, dal la raccolta di versi Con amorosa voce (2008). È autrice per
quale è poi uscito con delle bellissime acqueforti Studium edizioni di Solo per vedere il mare. Memorie di
Stupita, gli ho chiesto perché quelle opere non fossero espo- Torquato Tasso (2004, 20162), Sotto un cielo senza stelle.
ste e lui ha accennato un sorriso: «le prendevano per delle Virignia Galilei, Paolina Leopardi, Vittoria Manzoni
semplici stampe, non conoscono cosa sia l’arte dell’inci- (2015), MeraKi. Il talento di vivere (2020).
sione, così le ho messe da parte».
Siamo rimasti per un po' a disquisire del bianco e nero per
poi approdare ai possibili sentieri di comunione tra l’arte
Le delusioni della storia
delle incisioni, in particolare dell’acquaforte, e le fotografie «Oltre la porta,
d’autore in bianco e nero: «certamente i fotografi veri de- oltre il cancello,
vono saper equilibrare e bilanciare i valori, quali il chiaro- oltre la strada,
scuro; l’articolarsi di queste campiture in chiaroscuro e oltre la città,
l’armonizzazione dei vari elementi può richiamare un pa- oltre la frontiera.
rallelo tra l’arte delle incisioni e la fotografia». Promettimi che il mondo sia tutt’uno
Zelindo Biagiotti scrive di lui: “È un artista che sa cogliere non voglio questo cielo sgombro di pietà.»
dalle cose e dalla natura i grandi valori per la dimensione «Se tu sapessi»
dell’uomo. I numerosi riconoscimenti ottenuti per questa risponde il padre e tace.
sua capacità espressiva, non lo magnificano”. Infatti Dino «Se tu sapessi cosa?» insiste lui.
Petri non cede mai alla vanitosa tentazione di raccontare «Che i sogni tuoi un tempo erano i miei»
l’arte, si presenta con umiltà, sincerità ed ironia, guarda i
suoi quadri con tenerezza, come ad una parte di sé; le sue
opere sembrano quasi il frutto non questionabile della sua Una speranza
essenza, «iniziai a disegnare da piccolo, mi apparve come Non importa che sia un giorno di nuvole.
una cosa naturale», mi ha detto. L’inverno sarà breve,
Ad un certo punto della nostra chiacchierata ho notato in la luna spingerà in fretta il giorno
un angolo un mandolino e un leggio con sopra spartiti e pa- e all’alba il mondo,
role di antiche canzoni napoletane. cancellato il nero,
Abbiamo trascorso così gli ultimi momenti di quel pome- si colorerà di azzurro.
riggio di Agosto, intonando e suonando quella che Petri ha
definito: «la più grande e bella musica di sempre».
Dal sodalizio con Francesco Solimena e Paolo De Maio ai "Madonnari" di oggi

Sant’Alfonso dei Liguori pittore


56
di Riccardo Sica
Il 1º agosto (il 2 agosto
nella forma straordinaria)
è ricorsa la memoria di S.
Alfonso dei Liguori. Il
Santo fu anche un artista,
un bravo pittore. Ad
Avellino e, in generale, in
Irpinia, il culto di S. Al-
fonso fu ed è molto dif-
fuso e profondamente
sentito. Un legame molto
stretto unisce il Santo alla
nostra terra, l'Irpinia. Non
a caso al Santo (Napoli,
S. Alfonso dei Liguori
1696 - Nocera de' Pagani,
Salerno, 1 agosto 1787) fu dedicato il complesso della
chiesa e convento dei Redentoristi, detti anche “Liguorini”,
al Rione San Tommaso di Avellino. Tale complesso fu ini-
ziato nella seconda metà del Settecento, dopo una missione
predicata ad Avellino da Sant'Alfonso Maria de Liguori fon-
datore della suddetta congregazione. Dopo la morte del
santo, i padri redentoristi gli dedicarono la bellissima
chiesa, divenuta poi parrocchia. Essendosi accresciuta la
popolazione del rione San Tommaso, i padri Redentoristi
costruirono una nuova e ben più capiente chiesa dedicata
al Santo.
S. Alfonso dei Liguori, La Madonna (ovale)

Il vecchio complesso fu gravemente danneggiato dal terre- versale.


Museo Alfonsiano di Pagani

moto del 1980. Irpinia News nel 2008 lamentava il grave S. Alfonso, sin da piccolo, fu affidato dal padre al famoso
stato in cui si trovava l'antica chiesa (Avviata la petizione maestro Francesco Solimena, che gli insegnò i rudimenti
per la riapertura della chiesa di Sant’Alfonso dei Liguori, della sua arte in cui diede prova di grande abilità. Ma se la
28 ottobre 2008):"Al di là dell’aspetto prettamente reli- dottrina mariana ispirò le opere pittoriche di Francesco So-
gioso, la chiesa di Sant’Alfonso Maria dei Liguori rappre- limena, l'insegnamento di questi determinò lo stile pittorico
senta una traccia di quella città che non c’è più. Nascosta di S. Alfonso. In merito si rimanda il lettore ad un recentis-
tra le folte foglie dei secolari platani che la proteggono – simo nostro studio (R. Sica, Don Giuseppe Caracciolo e
particolarmente suggestiva la visione autunnale – il plesso
è tuttora abbandonato e chiuso a qualsiasi attività. I citta-
la Madonna della Purità tra S. Francesco e santa Chiara

dini, che adesso si sentono depauperati da un bene così pre-


di Paolo De Maio (1768) nella Chiesa di S. Maria della
Purità ad Atripalda, pubblicato in due puntate su "Nuovo
zioso, hanno chiesto un intervento di preservazione e Meridionalismo", n. 221, ANNO XXXV, gennaio-febbraio
protezione per conservare non solo le antiche tradizioni re- 20120, pagg.43 e ss. e n. 222, marzo-aprile-maggio 2020,
ligiose, ma anche l’identità di un città che si sta evolvendo pagg.63 e ss.). Proprio ad Avellino San Alfonso trovò un
nel segno della modernità". amico personale e consigliere, frate Ludovico Fiorillo, che,
S. Alfonso dei Liguori si lega all'Irpinia anche in nome del- come ci informa Gerardo Pescatore, fu tra i dotti frati che
l'arte, soprattutto nel tramite di Francesco Solimena. Questo vivevano nel convento con annessa Chiesa dell'Annunziata
legame fu per prima approfonditamente rintracciato e stu- in piazza Libertà: fu in questa chiesa che don Consiglio
diato dal prof. Ferdinando Bologna nel suo libro monogra- Borriello riuscì a identificare la sepoltura di frate Fiorillo,
fico "Francesco Solimena", Amministrazione Provinciale, le cui ossa furono raccolte e trasportate da questa chiesa
Avellino,1956; ed è diffuso ormai nella cultura ufficiale uni- nella chiesa dei Padri Liguorini, precisamente nella cappella
Sant’Alfonso dei Liguori...

57

destra
dedicata
a S. Al-
fonso.
Un rap-
porto pri-
vilegiato
di confi-
denza e
collabo-
razione
reciproca
unì S. Al-
fonso a
tanti al-
lievi del
S o l i -
mena, in
partico-
lare a
France-
sco De
Mura e
Paolo De
S. Alfonso dei Liguori, disegno che intro- M a i o .
duce il libro Le glorie di Maria del 1750
Quest'ul-
timo fu incoraggiato dal Santo a dipingere nelle sue
opere l'immagine della Madonna e a diffonderne la co-
noscenza e la dottrina. Secondo qualche studioso il di-
pinto della Madonna che è esposto nella Chiesa della
Madonna delle Tre Corone a Sarno fu realizzato da S.
Alfonso dei Liguori e rifinito dall'amico pittore Paolo Paolo De Maio, particolare della Madonna della Purità, ovvero
Madonna con Gesù Bambino tra San Francesco d'Assisi e Santa Chiara,
De Maio nel 1776. Otto anni prima, nella Chiesa del
1768, Chiesa di S. Maria della Purità, Atripalda (Diocesi di Avellino)
monastero di S. Maria della Purità ad Atripalda, sul-
l'altare massimo, lo stesso pittore Paolo De Maio aveva ese- in gloria e 4 monache carmelitane di Frasso Telesino
guito lo splendido dipinto raffigurante la Madonna della (chiesa della Vergine del Campanile). Il dipinto è firmato e
Purità, firmato e datato 1768, la cui realizzazione non a datato da Paolo Di Maio. Lo ricorda lo stesso Alfonso de’
caso fu sollecitata al pittore dall'amico santo: l'opera è la Liguori, vescovo di Sant’Agata, in una lettera scritta al suo
traduzione fedele, esemplare, in termini pittorici, dell'inse- amico pittore De Maio, al quale aveva commissionato la
gnamento santalfonsiano della dottrina mariana. Anche Il menzionata tela della Madonna in gloria detta anche l’Im-
Trasporto della Santa Casa di Loreto, Abbazia di Loreto, macolata per la chiesa delle suore Carmelitane di Frasso
Mercogliano, è opera realizzata da Paolo De Maio secondo Telesino: «Caro mio D. Paolo, voi dite che amate assai la
l'ispirazione mariana infusagli da S. Alfonso dei Liguori. Madonna; lo credo, ma vorrei che questo amore lo faceste
Del resto l'amicizia che lo legava a S. Alfonso, fondatore trasfondere anche negli altri: e però finite presto il quadro,
dell'Ordine dei redentoristi, resta testimoniata da una lettera che così sarà amata anche dagli altri» (Cfr. R. Sica, S. Al-
del 1765, anno in cui l'artista realizzò anche, dietro solleci- fonso dei Liguori ispira le Madonne di Francesco Solimena
tazione di S. Alfonso De' Liguori, il quadro della Madonna e di Paolo De Maio in “Sinestesie", marzo 2020). Va evi-
Sant’Alfonso dei Liguori...

58

denziato che la Roma, Mi-


diffusione dei lano, po-
tanto dolci volti t r e b b e
mariani dipinti da promuovere
S. Alfonso fu e rinnovare
provvidenziale ai l'artistica
fini del supera- attività dei
mento di quella Madonnari,
crisi attraversata incentivan-
nel Settecento dal dola e rego-
culto di Maria, landola con
contestato da al- apposite
cuni scrittori cat- norme.
Madonnaro in azione a Stoccolma

tolici, come
Ludovico Anto-
nio Muratori. A
Il colpo di una scure

ribaltare la situa- Ero lì da decenni,


da quanti anni non so.
zione fu in parti- Ero bello e rigoglioso
colare la e mi pavoneggiavo anche un po’.
pubblicazione
Paolo De Maio, Vergine Maria,
Dall’alto guardavo i bambini giocar
Asta Sebastas Segre, Madrid
delle Glorie di Maria (scritte nel 1750) da S. Alfonso dei e si può dir che conoscevo la storia di ognuno di lor.
Liguori, la quale riattualizzò il culto e la tematica mariana,
approfondendone la conoscenza sotto tutti gli aspetti, non- Sotto di me una panchina,
quante persone si son venute a seder,
ché le stesse immaginette pittoriche da lui eseguite della quante confidenze mi è toccato sentir.
Madonna le quali, piene di tenerezza ed abbandono senti-
Quando il vento soffiava
mentale, divennero "prototipi" insostituibili per tanti artisti e le mie foglie faceva ondeggiar,
del Settecento e dell'Ottocento. quasi mi sembrava di veder
Può dirsi più in generale che la rappresentazione dell'im- un grembo materno che mi volesse cullar.
magine della Madonna promossa e diffusa da S. Alfonso Ma un dì all’albeggiar,
anticipò l'arte dei cosiddetti "Madonnari", arte di strada un vociar mi ha fatto svegliar
e un gruppo di giovani sotto di me,
(Street Art) con soggetti esclusivamente religiosi e preva- mi ha fatto sobbalzar.
lentemente mariani. Ancora oggi in tutto il mondo s'incon-
Essi erano armati di scure, di sega e di funi
tra qualche "madonnaro", un artista ambulante nomade che ed al loro parlar
per dipingere l'immagine della Madonna si sposta da un una fitta al cuor mi sono sentito dar.
paese all'altro in occasione di sagre e feste popolari.
Quella voce conoscevo già,
Peccato che l'immagine pittorica della Madonna realizzata ero certo, ho guardato con più intensità
da questi Madonnari abbia una durata effimera: di essa ri- e due di loro li ho riconosciuti.
mane, per breve tempo, solo qualche traccia; basta un im- Avrei voluto gridar:
provviso acquazzone e l'immagine sparisce perché sparisce avete dimenticato già quante volte il mio forte tronco
il gesso, il gessetto o altro materiale povero utilizzato, su vi ha fatto da scudo?
Vi siete nascosti quando giocavate a nascondino,
strade, marciapiedi, cemento, selciato di centri urbani. Sa- ma dal mio cuor per il dolor la voce non è uscita
rebbe auspicabile che anche nel Comune di Avellino, in Ir- e mi son dovuto rassegnar ad ogni colpo di scure.
pinia, s'introducesse lo sviluppo dell'arte dei Madonnari, le Tra il dolore e la tristezza mi son detto,
cui radici attecchirono, nella nostra provincia, come s'è forse per alleviare il soffrir a qualche persona posso ancora servir
visto, proprio grazie alla dottrina mariana di S. Alfonso dei a riscaldar le membra nel freddo inverno.
Liguori e agli esempi pittorici delle sue Madonne. Così
anche Avellino, come già i comuni di Genova, Torino,
Lauramaria Anzuoni
Corruzione e non solo

59
di Michele Sessa
Si sa che il sistema capitalistico ha contribuito non poco a tasche. Esempi ne ab-
trasformare l’uomo in una creatura ansiosa ed alienata: an- biamo col brigantag-
siosa per la volontà di avere sempre tanto di più, con e per gio o con l’inizio di
l’avidità di non rinunziare a niente, così che ansia ed avidità certe cosche mafiose
sono smodatamente diventati senza limiti. Con tali presup- e mi spiego… nessun
posti, per soddisfare tanta avidità, i guadagni del sudore allarme! Alcune
della fronte sono assai insufficienti, per cui bisogna ricor- mafie, con l’azione
rere all’illecito per gonfiare il portafoglio e far fronte così ed il prestigio, rette
all’avidità di godere quanto desiderato. Nasce da tanto la pur dalla legge del-
necessità della corruzione che è delitto, atto immorale per- l’omertà e del silen-
ché induce a commettere atti contrari al dovere! La corru- zio, si volevano
zione avviene in primis per mancanza di valori, poi per Gaetano Filangieri sostituire alla legge.
l’egoismo sfrenato, nonché per l’assenza di ulteriori spe- Prepotenza esercitata inizialmente contro la grande borghe-
ranze. Per “l’intrallazzo” occorreranno almeno tre figure: sia terriera, alleata dell’aristocrazia feudale, nata per difen-
un amministratore, un funzionario e un beneficiario! dere con fierezza i contadini (ricordiamo che era nata in un
La corruzione è inversamente proporzionale alla istruzione. quartiere di Palermo) ma poi…cosche, lucri, contrattazioni
Già ai suoi tempi, il Filangieri ammoniva che “bisogna portarono a guadagni illeciti prosperando con tangenti ed
agire sempre con rettitudine nell’interesse dell’uomo”, ma imposizioni. Così il brigantaggio, un fenomeno caratteri-
l’uomo, lupo contro lupo, poco o niente si cura di tanto am- stico in fasi di squilibrio sociale e politico… bande di mal-
monimento. La cupidigia, l’ostentazione dell’euro, l’avidità fattori sotto l’autorità di un capo - nati per fare giustizia di
fanno sì che l’uomo, per contro, escogiti il “mezzo e il soprusi, per vendicare ma che finirono con l’attentare per-
modo” per gonfiare il suo portafoglio. Lupo ingordo, fame- sone e proprietà… brigantaggio, espressione del profondo
lico, egoista, l’uomo, col valore esclusivo e predominante, disagio economico e sociale… nel 1799 rivolte di contadini
si preoccupa solamente del proprio benessere per soddisfare nel Meridione d’Italia contro i cosiddetti “galantuomini”, i
la sua perniciosa avidità. Pecca egoisticamente e tenta con- borghesi proprietari di terre… Frà Diavolo… Salvatore
tinuamente di corrompere. Giuliano… lotte di forze in contrasto.
La corruzione, quindi, è un modus operandi tipicamente La corruzione, quindi, è pericolo costante, da combattere
mafioso. Avido, l’uomo agisce con astuzia perché da cor- con tutte le forze senza distogliere l’attenzione alle orga-
ruttore deve estorcere il consenso al corrotto attraverso il nizzazioni delinquenziali. Nel disagio sociale, allora e per
costo della tangente. L’avidità diventa la virtù del potere sempre, bisogna essere attenti che tanta parte della gioventù
predatorio, senza scrupoli, al fine di derubare e spogliare non si bruci legandosi alle mafie… è necessario procurare
del suo benessere chi “possiede” e deporre quegli euro nelle lavoro… lavoro dignitoso, valorizzando ogni risorsa dispo-
sue tasche avide ed ingorde. nibile, rivitalizzando ogni capacità di produrre beni e ser-
La persona onesta, abituata alla sua vita proba, fatta di sa- vizi, combattendo corruttori e corrotti, al fine del vero
crifici, di sudore e di rinunzie, inutilmente si chiede perché recupero dell’umanità e della civiltà, garantendo doverosa-
tanti non si contentano del loro stato e del loro modus vi- mente un buon futuro con il lavoro onesto e dignitoso.
vendi. La voracità, l’egoismo, l’ingordigia, però, prima o Si apra la mente alla ragione e al dovere dei governanti e
poi portano guai… non filerà sempre tutto liscio… tanto va degli amministratori: spalanchino il cuore alla pace.
la gatta al lardo che ci lascia lo zampino se si beve gluglu- La cultura del rigore ispiri i valori morali, civili e costitu-
glù, l’acqua finisce prima nella bottiglia che pure era piena zionali per il benessere di tutti.
fino all’orlo ma la malvagità perversa purtroppo resta uno I piaceri sono seducenti ma costano troppo ed il vizio smo-
degli impulsi primordiali del cuore umano! dato è troppo spesso un precipizio profondo.
La corruzione non danneggia una persona sola. La corru- Abituiamoci al necessario e comprendiamo una volta per
zione e gli egoismi ci avviluppano in una catena di disagi, sempre che nella vita nessuno può avere tutto ciò che de-
anche se, a volte, qualcuno o alcuni si sono organizzati a sidera… Ci si contenti di quello che santamente abbiamo
fin di bene per difendere per esempio il bene degli altri, ma guadagnato col sudore delle nostre fronti.
poi, nel tempo, tutto finirà per gonfiare solamente alcune
La società civile è civile?
60
di Luigi Mainolfi
Gli appelli lanciati dai promotori di “Per Napoli civile” e
di quelli di “RiCostituente per Napoli”, definiti dal Corriere
del Mezzogiorno “Miracolo all’ombra del Vesuvio”, hanno
provocato le considerazioni che seguono. Appelli fatti alla
vigilia delle elezioni regionali sono difficili da catalogare,
perché le motivazioni possono essere diverse. Inoltre, la li-
quefazione, prevedibile, di De Magistris può aver provocato
la speranza in molti di diventare moderni Masaniello. Nel
2019, ci fu un altro tentativo, noto come “Prima le persone”,
che abortì sul nascere. Anche a livello nazionale, nel corso
degli anni abbiamo letto di gruppi che invocavano la “so-
cietà civile”. Di Pietro, Monti e Profumo con diversi risul-
tati, ma alla fine tutti falliti, hanno populisticamente cercato
di rappresentare la società civile. Qualcuno ha parlato di
“una ricorrente pulsione, della società civile, a scendere in
campo come soggetto politico”. Le sardine sono l’ultimo
illusorio esempio. Personalmente, non ho mai pensato che
Prof. Mario Monti
simili iniziative potessero produrre buoni risultati. Al di là di una delle seguenti categorie del sapere: ideologie, filo-
della convinzione che la politica è l’autogoverno della so- sofie, teorie sociali o religioni. Ogni governo cerca di con-
cietà civile, ci sono tre rischi difficili da evitare: 1) La so- cretizzare il suo modello di società, che è anche il collante
cietà civile, così civile non è; 2) Tentazioni populiste; 3) La che tiene uniti i militanti, suoi sostenitori. In Italia, il col-
società civile cessa di essere uno strumento potente di rin- lante tre le varie eresie è un padrone, un nemico, il desiderio
novamento dei partiti e tenta di scendere in campo come di potere, la voglia di emergere o la comicità alla Grillo o
soggetto politico. Ho sempre pensato che una società de- alla De Luca. La generazione di Pertini produceva anche
mocratica è come una grande famiglia il cui successo o de- un effetto pedagogico e, con l’esempio, faceva crescere il
clino dipende da chi la guida. Mia madre, ogni qualvolta senso del dovere, l’altruismo, la difesa del bene comune ed
si parlava di famiglie cadute in disgrazia, diceva: “La prima altre positività. Sarebbe utile ricordare ai divulgatori del-
generazione ha creato, la seconda ha goduto e la terza ha l’odio regionale, ai sovranisti del nord e a quelli del povero
distrutto”. Della democrazia italiana, possiamo dire che la sud, i nobili esempi delle lotte fatte dal popolo italiano unito
generazione di Pertini e compagni, rischiando la vita, la co- per essere apprezzato come Nazione, invece di essere giu-
struì, quella successiva l’ha goduta e la terza, quella attuale, dicato come una sommatoria di dialetti. Purtroppo, le ultime
l’ha distrutta”. Amin Maalouf, padre del Micro commercio, vicende relative alla corporazione della Magistratura, alla
molti anni fa, affermò che “la disintegrazione delle Società gestione della pandemia, alla voracità di rappresentanti del
pluralistiche sta causando degrado morale e scatenando i popolo (mendicanti) a tutti i livelli, fanno capire l’inciviltà
barbari”. Altri hanno parlato di processo di essiccamento della società italiana. Se aggiungiamo la funzione clorofor-
dei valori costituenti della Repubblica italiana. L’esplo- mizzante dell’informazione televisiva con la trasformazione
sione della globalizzazione ha fatto aumentare l’inquina- degli utenti in robot, il pessimismo rispetto ad un rinasci-
mento mercatista e, quindi, la corruzione. Il commercio mento della nostra società è giustificato. Secondo me, ci
della droga e delle persone è il nuovo campo di battaglia. sono due ipotesi: aspettare che la disperazione della classe
Per poter progettare l’uscita dalla situazione insopportabile media esploda dando i suoi consensi ai sovranisti, con la
italiana bisogna capire bene l’origine del processo e le forze speranza che durino poco o sperare che quelli che coltivano
che lo avevano progettato. Un’altra conquista concettuale i valori del socialismo riformista e quelli che coltivano i va-
indispensabile è il prendere coscienza che sul palcoscenico lori cristiano-sociali decidano di far rinascere i loro partiti.
politico non ci sono più i partiti figli di nobili valori, ma La rinascita dei due partiti avrebbe anche l’effetto di ren-
solo “eresie politiche”, che si alimentano con il populismo dere il nostro Paese più europeo. E, la società civile diven-
e con il qualunquismo. Se guardiamo il mondo, notiamo terebbe civile e la nobile arte della politica la guiderebbe.
che la maggior parte dei Paesi è governata da rappresentanti Illusione? Spero di no.
XXVII Edizione Premio Letterario Mondiale
“Tulliola-Renato Filippelli” 2020
Premio ideato, fondato, presieduto e organizzato da Carmen Moscariello
61
La Redazione
Bando di Concorso - Premio Mondiale di Poesia, Nar-
rativa, Saggistica -Premio per la Legalità contro le mafie
Il Premio è stato Insignito di medaglia dal Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano per gli alti meriti culturali.
art. 1 - Si può partecipare solo con opere edite. La regola
vale anche per tutti gli scrittori stranieri;
art. 2 - La partecipazione è gratuita. Il Premio non chiede
sostegni economici né ad enti pubblici, né a privati, le spese
sono a carico di Carmen Moscariello;
art. 3 - La partecipazione al Premio è aperta a tutti i poeti,
narratori, saggisti, giornalisti del mondo;
art. 4 - Il Premio si articola nelle seguenti sezioni:
A - Poesia editata. Tema libero;
B - Romanzo edito. Tema libero;
Formia (Premio “Tulliola” 2017)- il dott. F. Cafiero de Raho, oggi

C - Saggistica. Tema libero edita;


Procuratore Nazionale Antimafia, riceve il Premio per la Legalità
bia Saudita, Santosh Alex India, Milica Lilic Serbia, Hilal
D - Saggistica sulla Figura e/o l’Opera di Renato Filippelli, Karahan Turchia, Oscar Limache Perù.
compreso articoli di giornali. Solo per questa sezione le Art.13 - Saranno assegnati riconoscimenti a: importanti per-
opere possono essere edite e inedite; sonalità del mondo letterario, artistico, medico, istituzio-
art. 5 - Per la poesia, saggistica romanzo stranieri in tutte le nale.
lingue, è nominata un’apposita Giuria. Per questa sezione Art.14 - I vincitori, preventivamente informati, s’impe-
la referente è la poetessa Claudia Piccinno; gnano a ritirare il premio personalmente. I premi non ritirati
art. 6 - Tutti i vincitori dovranno provvedere personalmente non saranno spediti. Le opere inviate non saranno restituite.
alle spese di viaggio e di soggiorno;
art. 7 - Tutte le opere dovranno pervenire presso: Presidente dato e presieduto da Carmen Moscariello
VII Edizione Premio per la Legalità contro le mafie fon-

del Premio “Tulliola - Renato Filippelli” c/o prof.ssa Car- I) La Giuria sceglierà, a suo insindacabile giudizio, tre per-
men Moscariello, via Paone San Remigio, traversa Cosmo sonalità distintesi nella lotta alle mafie, nella difesa delle
Valeriano, snc, 04023 Formia (Lt); donne, dei bambini, degli anziani e dell’ambiente. Il Premio
art. 8 - Le copie devono essere accompagnate dalla Scheda andrà a personalità che quotidianamente con il loro impe-
di partecipazione allegata al presente bando, sono richieste gno aiutano e indirizzano con il loro operare alla salvaguar-
sei copie + l’intero dattiloscritto da inviare a carmen.mo- dia dei giovani.
scariello@Yahoo.it, vanno inviate entro e non oltre il 5 feb- II) Per questa sezione valgono tutte le regole espresse sopra.
braio; III) Per questa sezione sono state richieste Onorificenze al
art. 9 - La cerimonia di Premiazione si terrà nei primi quin- Presidente della Repubblica, alla Presidente del Senato, al
dici giorni di giugno 2021 in luogo prestigioso; Presidente della Camera.
art. 10 - Si può partecipare a più di una sezione; art. IV) - La Giuria si riserva di premiare fuori concorso
art. 11 - Il giudizio della Giuria è insindacabile; personalità del mondo della Cultura, dell’Arte e della poli-
art. 12 - La giuria rimarrà segreta fino alla proclamazione tica.
dei vincitori. art. V) - I vincitori, preventivamente informati, s’impe-
Per le opere straniere la Giuria è così formata: Óscar Lima- gnano a ritirare il premio personalmente. I premi non ritirati
che <limh1@hotmail.com> lingua spagnola; Hilal Karahan non saranno spediti. Le opere inviate non saranno restituite.
Dr. <hilalkarahan108@gmail.com> lingua turca; Milica- La Presidenza del Premio si riserva la facoltà di apportare
lil@yahoo.com <Milicalil@yahoo.com>lingua serba; rae- eventuali modifiche al programma, dandone tempestiva co-
daljishi@gmail.com <raedaljishi@gmail.com> lingua municazione ai partecipanti.
araba; Gino Leineweber <info@gino-leineweber.de>lingua art. VI) La partecipazione al Concorso implica la piena ac-
tedesca; Mesut Senol <resillient.mesut@gmail.com>lingua cettazione del presente bando in tutti i suoi articoli.
inglese prosa ; drsantoshalex@gmail.com <drsantosha-
lex@gmail.com> lingua inglese poesia. Raed Aljishi Ara-
La Presidente del Premio
Carmen Moscariello
Voci e scritture del tempo sospeso

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Co. Red.
Sofia Petito, Francesco Maiurano, Tonia Pizzirusso, Ales-
sandro Ebreo, Giorgia Lucia De Luca, Pietro Delli Gatti,
Christian Ferriero, Giuseppe Paolo Saggese.
Qui di seguito, invece, proponiamo un assaggio di alcune
scritture senior:
Martina Matteis

Mi chiedete di scrivere? Beh, lo farò, ma non sarò io a par-


La paura è nulla

lare, parlerà la gioventù spezzata! Sono stanca, inerme, in-


differente, arrabbiata, angosciata, desolata, incattivita,
scoraggiata, spaesata e violata. Siamo alle solite: l’antichis-
sima lotta tra il Bene e il Male, i vecchi e i giovani, i ricchi
e i poveri, i potenti e il popolo. Chi vincerà? Ma è chiaro,
stavolta non vincerà nessuno, e tu, papà, smettila di dirmi
che le differenze sociali si acuiranno, che i poveri saranno
sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, che la pla-
stica ci sommergerà, che le stagioni saranno sempre più
calde, che…, che…, che…
Non ne posso più, di te, degli studenti, dei presidi, dei po-
litici, dei preti: di tutti quelli che vogliono farmi la morale
e di quelli che, peggio ancora, pretendono sia io a farla loro.
Non c’è speranza per la generazione spezzata, non l’avete
nutrita né con il buon esempio né con i giusti valori, avete
preteso che vivessimo secondo i vostri dettami e dove ci
Un discorso a più voci. Un sostegno economico e morale a avete portato? Nel baratro, questo è il locus amoenus nel
più forze (FIDAPA di S.Andrea di Conza; Associazione quale ci avete relegato, nel labirinto di Minosse, nella ca-
“Ginestra”di Montella; BRUNAT Gioielli di Montella- verna di Platone, qui non c’è luce, ma solo oscurità ed egoi-
Lioni; Nuovo Meridionalismo) per la pubblicazione dell’an- smo. [...]
tologia L’Irpinia nei giorni dell’emergenza. Scritture del ***
tempo sospeso, (Delta 3 Edizioni, 2020 - illustrazione in co-
pertina del maestro Gennaro Vallifuoco).
Floriana Mastandrea

Trentasei gli autori irpini:Luigi Anzalone, Gaetana Aufiero, Se una prima fase dell’emergenza, che comunque durerà
Costruire una nuova umanità

Francesco Barra, Generoso Benigni,Carmen Bochicchio, ancora a lungo, si avvia a conclusione, da un’altra emer-
Michele Ciasullo, Domenico Cipriano, Alfonso Attilio Faia, genza, non meno significativa, non siamo ancora usciti: ri-
Salvatore Famiglietti, Franco Festa, Elisa Forte, Monia disegnare una nuova umanità. La pandemia Covid-19 si è
Gaita, Pasquale Gallicchio, Dora Garofalo, Antonietta scatenata sulle nostre vite, sconvolgendole, costringendoci
Gnerre, Carina Carmen Graniero, Floriana Guerriero, Clau- a cambiare abitudini, a rivedere la nostra organizzazione in-
dia Iandolo, Gennaro Iannarone, Amato Michele Iuliano, dividuale e sociale, i nostri valori, che più spesso sono di-
Luigi Mainolfi, Filomena Marino, Floriana Mastandrea, svalori.
Martina Matteis, Michele Miscia, Vera Mocella, Carmen Essere costretti a rimanere chiusi nelle nostre case, a non
Moscariello, Mariagrazia Passamano, Domenico Pisano, poter rivedere le persone più care, ma dover osservare il di-
Silvio Sallicandro, Salvatore Salvatore, Emanuela Sica, Mi- stanziamento sociale, temere il contagio che avrebbe po-
chele Vespasiano, Mena Volpe. tuto, e ancora può colpire chiunque tra noi, senza distinzioni
I proventi saranno devoluti interamente all’acquisto di pre- di età, sesso o condizione sociale, ci ha fatto forse final-
sidi sanitari anti-Covid. mente aprire gli occhi sulla nostra umana condizione di fra-
Singolari i contributi e le voci di alcuni studenti delle gilità. Ci ha costretti ad aprire quegli occhi, per troppo
Scuole medie di Nusco, Montella e S.Angelo dei Lombardi: tempo tenuti chiusi, o che si è preferito dischiudere su altro:
Voci e scritture...

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guadagnare, accumulare, cercare di acquisire una posizione Floriana Guerriero


di rilievo, diventare persone di successo, acquistare begli
abiti, gioielli, belle case, belle macchine. Quegli abiti, di La mia casa è affollata di voci. Voci senza corpi, che rac-
Voci

quelle macchine, quei gioielli, che ora non possiamo utiliz- contano, parlano, ridono. Sono quelle dei miei alunni con i
zare, chiusi come siamo nelle nostre case, per molti trasfor- quali provo a fare lezione a distanza, ora squillanti, ora
matesi in prigioni. Per altri, la costrizione a casa, si è pronte a svanire, quelle degli amici che chiamano, degli in-
rivelata quasi salutare: hanno potuto “conoscere” meglio la segnanti dei corsi di formazione on line, come quello che
propria famiglia, dedicare tempo ai figli, ai compagni di segue mio fratello il pomeriggio, dei video che hanno som-
vita, persino litigando. Anche dissentire, serve a conoscersi merso Facebook, concerti, visite virtuali, conferenze, mo-
meglio e a trovare una mediazione, salvo condizioni irri- nologhi. Voci ovunque, solo voci, senza corpi. Ripenso alle
mediabilmente già incrinate! uniche altre voci che popolavano la nostra casa fino a un
*** po’ di anni fa. Erano quelle della televisione o della radio,
Claudia Iandolo della partita dell’Avellino che mio padre ascoltava la do-
“La moglie del medico si alzò e andò alla finestra. Guardò menica quando i Lupi giocavano fuori casa, io provavo a
giù, guardò la strada coperta di spazzatura, guardò le per- studiare ma quella voce che proveniva dall’aggeggio con
sone che gridavano e cantavano. Poi alzò il capo verso il le antenne era un brusio costante, fino a diventare familiare
cielo e vide tutto bianco. È arrivato il mio turno, pensò. La come il cinguettio degli uccelli. Quasi non riuscivo a farne
paura le fece abbassare immediatamente gli occhi. La città senza, quasi non era domenica senza quella voce alla radio.
era ancora lì.” (José Saramago, Cecità). Non so se queste voci sanno di vita, a volte provo a imma-
ginare che vengano da altri mondi, altre vite, posso persino
Ho sempre pensato che la modernità fosse bianca, proprio credere che non esistano, che siano frutto della mia imma-
Ciechi per un abbaglio

come la cecità immaginata da Saramago in quello che ri- ginazione, che siano generate dall’eccessivo silenzio che ha
tengo essere uno dei libri imprescindibili della mia perso- invaso le nostre case. Che questo tempo non sia mai esistito.
nale ossessione. Ensaio sobre a Cegueira, letteralmente ***
Saggio sulla Cecità, è del 1995. Un quarto di secolo appena, Antonietta Gnerre
o già. Questione di punti di vista. C’è una cosa davanti a me
In una città senza nome, persone senza nome si ritrovano C’è una cosa davanti a me,
improvvisamente cieche. Casi isolati e inspiegabili e invece si stende come una promessa.
è l’inizio di una pandemia. Per arginarla i malati, i ciechi,
vengono isolati. Quelli di fuori pensano di salvarsi così. An- Cammina lenta come una radice
tichi e terribili i Lazzaretti, e però inevitabili. ama i miei passi, la valigia bianca,
Saranno i sani, quelli di fuori a portare loro cibo, a pensare la metamorfosi delle spalle.
a tutto. Quelli di dentro precipitano in un inferno di malva-
Di colpo la cerca il sole, ciò che non è trascorso:
gità ed egoismo, anche perché presto saranno lasciati a loro
il ritratto di una montagna
stessi. La Cecità colpisce indiscriminatamente. Colpisce
liberata dalla neve.
anche fuori e nessuno più pensa a quelli che sono dentro in
balia della crudeltà di un gruppo che gestisce e raziona il Questa cosa ha fede nella memoria.
cibo pretendendo perfino le donne in cambio. È un dono, mi abbraccia,
Un solo personaggio continua a vedere. La conosciamo perdona le assenze, le parole superbe.
come la moglie del medico e forse ne abbiamo compassione
perché è costretta a vedere ciò che nessun essere umano do- Riceve comandi dalle nuvole,
vrebbe vedere, figuriamoci sopportare. Guida preziosa per quando la pioggia racconta
gli altri, perché chi è cieco è perduto per sempre innanzi- ogni cosa del cielo.
tutto in un suo personale e tremendo labirinto, la moglie del Dicono che sia un'ombra.
medico è più che Elpìs, speranza. È Charis, è grazia leggera, Io rispondo che è l’abito che trasforma il mio corpo
elevazione. Il sorriso di Afrodite che è il senso del mondo. quando vado in giro.
***
Populismo italiano e americano

64
di Luigi Mainolfi
La parola meritocrazia mi perseguita da quando iniziò il suo il popu-
utilizzo in politica. La prima volta che la sentii pronunciare lismo è
esplose, inconsapevolmente, la mia allergia al nome. stata
Quando cercai di capire a cosa doveva servire, mi resi conto una ri-
del danno che avrebbe provocato. Queste sensazioni erano sposta
conseguenza delle mie esperienze di vita. Passando in ras- s b a -
segna la mia fanciullezza e l’inizio della mia gioventù, fu gliata
naturale paragonarle a quelle dei miei coetanei, “figli di alla ti-
papà”. Il loro vantaggio, cultura dei genitori e strumenti di rannia
apprendimento, non potevo neutralizzarlo, per lo meno della
nell’immediato. Essi scuola media e liceo, io scuola di av- merito-
viamento e istituto tecnico. Venivo chiamato “ferra ciucci”. crazia e
Loro laureati e gli svantaggiati, al massimo, diplomati. Per al suo
me, era una bestemmia, pensare che i traguardi raggiunti progetto
Michael Sandel

indicavano il livello del merito della persona. Con questi sociale. Secondo il “ Filosofo di Harvard”, la perdita della
precedenti, non potevo non restare affascinato dal titolo di mobilità sociale è stata conseguenza della sbornia merito-
uno scritto di Michael Sandel “La tirannia del merito” e dal- cratica. Questa ha partorito l’odio verso le élite, una nega-
l’articolo di Massimo Gaggi, che, sinteticamente, lo illu- tività sociologica, che è diventata il carburante del
strava. L’importanza dell’argomento affrontato lo ha fatto populismo americano. Quattro anni fa, la vittoria di Trump
diventare protagonista al Festival dell’Economia di Trento. fu provocata dalla ribellione di quelli che si sentirono traditi
La doverosa ricerca ha rafforzato il mio interesse per la ma- dai democratici. In Italia, la situazione è confusa. Alcuni ri-
teria trattata. Di seguito riporto i concetti che mi hanno fatto cercatori dell’Università Cattolica hanno messo a punto il
convincere che la mia allergia era giustificata. Secondo Meritometro, che prende in esame sette “pilastri”: libertà,
Sandel, “quando i democratici americani, seguiti dagli imi- pari opportunità, qualità del sistema, attrattività dei talenti,
tatori europei, affermavano che un’epoca del mercato po- trasparenza e mobilità sociale. Il risultato sentenzia che
tesse risolvere i problemi della globalizzazione, non si l’Italia non è un Paese meritocratico. Non per la supremazia
resero conto che stavano abbandonando i loro valori”. Le dei valori e degli ideali a cui fa riferimento Sandel o per
scelte conseguenziali di tale decisione hanno portato effetti quelli di Luther King e di Kennedy o di quelli marxiani
disastrosi per il bene comune. La parola meritocrazia pare (non marxisti). La causa è, in primo luogo, la cultura “sot-
sia nata in inglese nel 1958. Essa, poi, ha viaggiato in com- tanifera” e borbonica, di cui è satolla la politica, che trova
pagnia della parola crescita, la cui retorica è diventata un alleata “la granitica e corporativa resistenza del sindacato”.
atto di fede, uno slogan accettato da tutti. Il valore della cre- Perciò, il populismo italico, che è uno e trino, non ha una
scita viene utilizzato per valutare il valore del merito delle motivazione “americana”. La confusione italica ha partorito
persone che l’hanno determinata. La corsa verso la crescita quello comico-teatrale, quello sovranista –paesano e quello
ha annullato il valore morale del lavoro, mentre la merito- storico degli “emarginati politici”. Inoltre, nessuno propone
crazia, spingendo verso la conquista degli strumenti che la un modello di società e nessuno dimostra di possedere una
legittimano, ha fatto aumentare le diseguaglianze. Tutto sintesi di valori sociali e culturali. Intanto, continua il clien-
viene giudicato naturale in quanto si pensa che esista una telismo, l’affarismo, lo scivolamento verso la sottocultura
pari opportunità di partenza, mentre la verità è che si è in e l’improvvisazione nel governare. I titoli che, nella logica
presenza di una chimera. In America, è comune il pensare del merito, fanno testo, mentre le persone serie li hanno
che chi nasce da genitori poveri tende a restare povero da conseguiti con sacrifici fisici ed economici, i clienti di or-
adulto. C’è un’altra sentenza negativa: chi non riesce ad ganismi corrotti li acquistano e li utilizzano. E’ la merito-
emergere deve dare la colpa a se stesso. I tiranni della me- crazia del malcostume. Tutte condizioni, che fanno la
ritocrazia etichettano quelli, che non condividono le loro fortuna degli intrallazzatori, che affollano l’industria, il
posizioni, come provinciali, diffidenti e ostili al progresso. commercio, il terzo settore, il sindacato e la politica. Risul-
Questo modo di ragionare non poteva non provocare risen- tato: la cattiva politica alimenta la corruzione e fa aumen-
timenti e volontà di ribellione. Secondo Sandel, negli USA, tare l’esercito dei fannulloni immeritevoli.

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