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35. Situazioni soggettive.

Le situazioni giuridiche soggettive vanno considerate sotto


diversi profili, tra loro concorrenti:
• profilo effettuale, ogni situazione è effetto di un fatto;
• profilo dell’interesse, l’interesse è l’elemento giustificativo della situazione;
• profilo dell’esercizio, l’interesse si traduce, nel momento del suo esercizio,
in comportamento e in attività;
• profilo normativo, la situazione costituisce l’individualizzazione della norma;
• profilo funzionale, la funzione del fatto si realizza nell’effetto.
Per quanto riguarda la funzione, il nostro ordinamento conforma la funzione di ogni situazione
soggettiva in una prospettiva sociale: la funzione concreta, quindi, è una funzione sociale.
La socialità della funzione rende complesso il contenuto della situazione soggettiva: tale
complessità significa che nessuna situazione è pura, cioè soltanto attiva o passiva. Non vi è mai
un potere senza alcun dovere o un dovere senza alcun potere.

36. Situazioni e
rapporto.
Le situazioni soggettive sono sempre comprese entro un rapporto giuridico del quale ciascuna
situazione è un elemento.
Dalla norma sorgono diritti e doveri; in tanto esiste un diritto in quanto esiste un
correlativo dovere e in tanto vi sono un obbligo e un dovere perché esistono interessi
protetti che si sostanziano nell’adempimento di quell’obbligo e di quel dovere.
La definizione tradizionale costruisce il rapporto giuridico come relazione tra soggetti: è una
definizione non esatta in quanto ci sono molteplici ipotesi in cui mancano due soggetti, ma
sono già individuati due interessi e quindi due situazioni soggettive.
Una situazione soggettiva può essere momentaneamente senza soggetto o anche priva di
soggetto determinabile a priori, come nella promessa al pubblico. In questo caso le
situazioni attive e passive sono già individuate, ma non il titolare attivo, che verrà individuato
successivamente.
Quindi, il rapporto è relazione tra situazioni soggettive e non tra soggetti e dal punto
di vista funzionale, esso è regolamento di interessi e si configura come l’ordinamento
del caso concreto.

37. Analisi delle situazioni


soggettive.
Le specie di sit. soggettive devono essere necessariamente aperte perché la situazione è il
criterio di qualificazione dei comportamenti e può avere perciò varie manifestazioni.
Quando si passa dalla volontà astratta della norma alla volontà concreta del soggetto, si
ha il passaggio dal diritto oggettivo a quello soggettivo.
Per diritto oggettivo si intende il complesso di norme giuridiche che prescrivono ai soggetti un
dato comportamento, che può essere positivo (obbligo) o negativo (divieto); diritti
soggettivi sono, invece, posizioni giuridiche soggettive di vantaggio, che si concretizzano
nel potere di agire per il soddisfacimento dei propri interessi, protetti dall’ordinamento
giuridico.
La dottrina tradizionale definisce il diritto soggettivo come il potere della volontà di
agire per soddisfare un proprio interesse tutelato dalla legge; il mondo esteriore, invece, è
l’oggetto del diritto
Questo oggetto può essere una cosa (res) o il comportamento tenuto da un soggetto, obbligato
nei confronti di un altro, titolare del diritto.
I diritti soggettivi si distinguono in:
ƒ reali, che sono assoluti, cioè opponibili erga omnes (verso tutti), in quanto chiunque è
tenuto a rispettare la posizione di potere che il titolare della situazione attiva ha sulla
cosa (es: diritto di proprietà);
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ƒ di credito, sono relativi, poiché il titolare della situazione attiva (creditore) può
esercitare il suo potere soltanto verso un soggetto determinato obbligato ad un
comportamento (debitore).
I diritti reali e i diritti di credito sono diritti soggettivi patrimoniali. Ad essi si affiancano i
diritti soggettivi non patrimoniali, che sono i diritti della personalità e i diritti di famiglia.
Il diritto soggettivo è concepito come appartenenza al titolare delle facoltà di agire: il modello
di riferimento è la proprietà, il dominio pieno sulla cosa.
In passato i diritti soggettivi erano strettamente legati alla volontà; oggi è stata sostituita
dall’interesse, poiché nessun potere si giustifica se non in funzione di un interesse, di uno
scopo pratico. L’interesse è definito dalla tradizione come “tensione dell’individuo verso
un bene (interesse soggettivo)” o come “esigenza di beni e valori da realizzare (interesse
oggettivo)”. L’interesse è la ragione per agire, è il fondamento della situazione soggettiva, la
quale esiste quindi solo se esiste l’interesse (interesse come criterio di individuazione e
configurazioni delle situazioni soggettive: int. a conservare x diritti reali, a conseguire x diritti
di credito).
Per applicare la norma al fatto occorre tradurre il comando in ragioni per agire
(interessi) costruite come disciplina di quel fatto. Ciò significa trasformare il criterio
impersonale di valutazione nella valutazione di quel comportamento individuale: questo è il
compito dell’interprete.

38. Definizioni delle situazioni soggettive attive e passive.


- Il diritto soggettivo è il potere riconosciuto dall’ordinamento ad un soggetto per soddisfare
un proprio interesse. In esso vi sono le facoltà, ossia i comportamenti attuativi del diritto.
Ovviamente il diritto soggettivo ha dei limiti interni ed esterni.
- esterno, che privi il titolare del diritto di una facoltà essenzialmente propria del diritto,
sarebbe di natura eccezionale.
- interno: il titolare può tenere i comportamenti e solo quelli che siano giustificati
dall’interesse posto a fondamento della situazione soggettiva.
Fra le situazioni soggettive passive correlate al d.sog.
abbiamo:
ƒ l’obbligazione, dovere di eseguire una determinata prestazione patrimoniale per
una soddisfazione anche non patrimoniale del creditore (correlata al diritto di credito);
ƒ l’obbligo, dovere di eseguire una prestazione non patrimoniale: il diritto
soggettivo è anche non patrimoniale (obbligo di fedeltà). Può anche essere correlato
ai diritti reali.
Si parla poi genericamente di dovere quando si ha obbligo di non interferire col godimento
del proprietario.
Nelle situazioni passive esistono anche comportamenti omissivi (di astensione), e
comportamenti attivi (di cooperazione).
I diritti soggettivi sono legati alla patrimonialità ma sono inadeguati se relativi alla personalità;
per la personalità esistono altre situazioni soggettive attive.
Le situazioni soggettive attive sono:
ƒ il diritto potestativo (detto anche potere formativo), diritto di provocare
unilateralmente una vicenda giuridica sfavorevole ad un altro soggetto il quale
non può opporsi; la situazione del soggetto che non può opporsi è detta soggezione. Il
dir. pot. attua quindi l’invasione della sfera giuridica di altri soggetti (che sono
impossibilitati dal neutralizzarla) col il suo potere unilaterale di creazione,
modificazione o estinzione di una sit. sog.
Esso definisce il massimo grado di tutela
ƒ l’aspettativa: situazione soggettiva strumentale per l’acquisto di un’ulteriore
situazione: es. sono i contratti a termine o a condizione i quali preservano una
situazione soggettiva futura. Durante lo stato di pendenza della condizione ciascuna
parte deve comportarsi secondo buona fede: cmq tale aspettativa (di diritto) non va
confusa con l’ipotesi di attesa di utilità (aspettativa di mero fatto)
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ƒ la potestà, situazione soggettiva dove il titolare ha sia un potere per la cura
dell’interesse altrui, sia un obbligo ad esercitare tale potere, che è situazione di potere-
dovere (es: genitore che esercita la potestà nell’interesse del figlio);
ƒ l’interesse legittimo, è la situazione soggettiva correlata alla potestà: la titolarità di tale
situazione giustifica interventi di controllo sulla correttezza e diligenza dell’operato del
titolare della potestà;
ƒ l’onere, è un obbligo potestativo, cioè il titolare può adempierlo o no: è
un comportamento strumentale nel raggiungimento di un risultato che è nell’interesse
del titolare della sit. passiva. Un es. è la trascrizione per opporre il proprio acquisto a
terzi.
ƒ lo status: sul tema dello status, molteplici sono le teorie.
Un 1° orientamento nega che lo status sia un’autonoma situazione soggettiva,
ravvisando in esso soltanto la somma delle norme e degli effetti relativi ad una
condizione della persona.
Un 2° orientamento ha inteso lo status come vincolo nel quale si trova l’individuo in
una comunità originaria (Stato, famiglia). Non condiviso perché caratteristico della
società pre-costituzionale
Un 3° orientamento ha esteso notevolmente il concetto, considerandolo
come conseguenza dell’appartenenza dell’individuo al gruppo: lo status quindi
diviene una qualità della persona.
Si considerano status perciò la qualità di erede, di imprenditore, di pensionato,
ecc.
Secondo il ns. manuale questi orientamenti devono conformarsi al principio di
eguaglianza, il quale soltanto può rimuovere il significato originario di condizione
sociale, affermando la pari dignità delle persone.
Lo status è una situazione soggettiva che esprime la situazione del soggetto nell’ambito di una
collettività; è preferibile usare il termine di status per le situazioni soggettive, le quali sono: a)
assolute, cioè valevoli erga omnes; b) espressive della posizione dell’individuo in una comunità
organizzata; c) fondate su una comunione di vita e quindi pressoché mai su base contrattuale o
negoziale.
Utilizzando questi criteri si definiscono
gli status tradizionali:
− lo status personae, appartenenza alla comunità umana di vita nella quale si compie la
personalità individuale;
− lo status civitatis, l’appartenenza alla comunità politica come cittadino;
− lo status familiae, la posizione di membro della famiglia.
L’appartenenza a gruppi/rapporti organizzati per negozio, non si parla di status ma di
partecipazione associativa/sociale.
Un cenno ulteriore sullo status personae, quale posizione giuridica dell’uomo nella
comunità.
Esso non s’identifica con la capacità giuridica, ma è la traduzione soggettiva di un
valore obbiettivamente tutelato, come tale non modificabile o contestabile. È una situazione
permanente di base, originariamente acquisita, che riassume i diritti inviolabili ed i doveri
inderogabili tipici ed atipici, connessi secondo l’ordinamento al vivere dell’uomo in comunità.
Rappresenta perciò la configurazione soggettiva di un valore: la personalità è valore, lo status
personae è sit. soggettiva della persona in un determinato momento del suo divenire.
ƒ interessi diffusi, interessi degni di protezione da parte del potere pubblico e che
appartengono ad un gruppo organizzato all’interno di una collettività non organizzata.
Sono classificabili come interessi diffusi quando riguardano a) una collettività indeterminabile a
priori; b) abbiano ad oggetto un bene a godimento plurimo; c) il godimento non sia riservato
solo a chi opera per la tutela. Questi sono applicabili anche per valori che non sono diffusi
(salute e ambiente, valori assoluti) per situazioni atipiche quando l’interesse presente le
qualifiche precedenti.
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Vi sono poi gli interessi di classe (class action): forma di tutela collettiva a protezione dei
consumatori e dei cittadini rispetto alla pub. amm. Sono legittimati chi gode di questi “diritti
omogenei”.
((Per configurare una sit. soggettiva sono necessarie due condizioni: l’idoneità del
concetto a comprendere una serie congruente di comportamenti e la determinazione di un
insieme coerente di regole.))

39. Titolarità: legame tra soggetto e situazione.


La titolarità è il legame tra soggetto e situazione soggettiva.
Il soggetto non è essenziale per l’esistenza della sit. soggettiva, infatti vi sono interessi tutelati
che non hanno ancora un titolare: basti pensare alla donazione a favore di nascituri o di non
concepiti.
La titolarità può essere:
ƒ attuale, ossia immediatamente rilevante;
ƒ potenziale, si esprime con la nozione di spettanza, che indica la potenzialità della
situazione. Il soggetto non è titolare della situazione che acquisterà, ma ha già un titolo idoneo
per acquisirla in modo definitivo.
ƒ occasionale, titolarità che spetta a qualsiasi soggetto in quanto fungibile;
ƒ istituzionale, quando il titolare deve essere necessariamente determinato e la
titolarità non è trasferibile. Vive solo nell’interesse del suo titolare. Questa situazione è
intuitu personae, è legata organicamente al suo titolare e trova in esso la sua ragione
d’essere. È una situazione debitoria perché si fonda su un rapporto di stima e fiducia
(es. del chirurgo che deve tenere personalmente l’operazione in quanto il paziente ha una
stima e fiducia nei suoi confronti, tali che non può farsi sostituire da un altro medico).
Il rapporto giuridico non si estingue perché muta il soggetto, ma si modifica.
Quando, però, le parti decidono di mutare il soggetto in questa situazione, mutano il
regolamento di interessi e l’oggetto del rapporto: vengono perciò mutati i caratteri
identificativi del rapporto (novazione soggettiva).
40. L’oggetto del rapporto giuridico. In sintesi:
a) il bene giuridico è l’oggetto di una situazione soggettiva. Il bene è giuridicamente rilevante
quando è oggetto del diritto soggettivo, ma anche quando è punto di riferimento per un’altra
situazione giuridica.
b) ogni situazione giuridica ha un bene quale oggetto;
c) i beni possono essere patrimoniali o non patrimoniali. Entrambi sono considerati in funzione di una determinata
utilità, intesa come idoneità a realizzare interessi rilevanti e meritevoli di tutela per l’ordinamento.
d) i beni possono essere a godimento esclusivo o plurimo da parte di una molteplicità
di soggetti;
e) l’individuazione di un interesse meritevole con un corrispondente bene è compiuta
dall’ordinamento in base non soltanto a regole ma anche a principi.
Poiché sono individuati anche da princìpi i beni giuridici non sono un numero chiuso.

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