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Grammatica

Morfologia

La morfologia è la parte della grammatica che descrive e analizza la forma delle


parole in base alle caratteristiche e alle funzioni. In italiano le parole sono
suddivise in 9 gruppi che prendono il nome di parti del discorso. Queste, a loro
volta, si distinguono in:

Parti variabili che cambiano la loro forma (articoli, nomi, aggettivi, pronomi.
verbi)

Parti inviaribili che presentano sempre la stessa forma (preposizioni, avverbi,


congiunzioni, interiezioni)
Le parti variabili del discorso mutano la loro forma modificando la desinenza,
la parte finale della parola che cambia per indicare informazioni grammaticali,
(genere, numero e, nel caso del verbo, modo, tempo e persona) al contrario
della radice che esprime il significato fondamentale:

salt- ano Desinenza Libr-o Desinenza

Radice Radice
Una parola formata da radice e desinenza si chiama parola primitiva. La
radice può unirsi ad altri modificatori di significato che consentono di
creare nuove parole. Questi modificatori sono:

i suffissi che, aggiunti alla fine di una parola, formano nuove parole:
giardin-iere
i prefissi che, collocati all'inizio di una parola, danno vita a un nuovo
termine: post-partita

I suffissi e i prefissi sono molto importanti, perché permettono di arricchire il


nostro lessico, dando vita a vere e proprie famiglie di parole, a partire dalle
parole primitive. Sono tre i processi con cui si formano nuove parole nuove
parole:
Derivazione: si aggiunge un prefisso e/o un suffisso alla radice della
parola primitiva (orolog-aio)

Alterazione: alla radice della parola primitiva si lega un suffisso a


indicare grandezza, piccolezza, affetto o disprezzo (piccol-etto; cas-
uccia, gatt-accio)

Composizione: quando si uniscono due parole (piano-forte; salva-


danaio; sali-scendi; bene-essere)
Oltre che in base alla forma, le parole possono essere divise in relazione al significato:

parole piene, dotate di un significato autonomo, che descrivono cose concrete,


concetti astratti, qualità, stati d'animo. Si tratta di nomi, aggettivi, verbi, avverbi di
modo, interiezioni

parole vuote, che svolgono una funzione puramente grammaticale e sono


fondamentali per definire la struttura della frase. Sono gli articoli, i pronomi, le
preposizioni e le congiunzioni

Iniziamo considerando proprio un esempio di parola vuota: l'articolo


Articolo
L'articolo è una parte variabile del discorso che serve a iintrodurre il nome con cui
concorda in genere e numero. Può, inoltre, trasfomare in "sostantivo" qualsiasi altro
elemento del discorso: Il caldo (aggettivo) ha sfiancato i corridori; Il mangiare
(verbo) fuori casa è diventata una moda; Dall'altra stanza ho sentito un ahi
(interiezione) di dolore

Gli articoli si dividono in tre categorie:


determinativi che indicano persone, animali o cose in modo specifico
indeterminativi che si riferiscono a personale, animali o cose in maniera
generica
partitivi che descrivono una parte non definita di un insieme di persone,
animali o cose
L' articoli determinativio dentificano ciò di cui si parla e presenta otto forme:
per il singolare maschile il (da usare davanti a parole maschili inizianti per
consonanti), lo (che accompagna termini maschili che cominciano per z,
x, pn.ps,gn, s+consonante, y); l' è la forma apostrafata
per il singolare femminile la o l'
per il plurale maschile i (forma plurale di il) o gli (forma plurale di lo)
per il plurale femminie le

Gli articoli determinativi si usano per indicare qualcosa che è già stato
nominato (Ti ricordi di portarmi la collana ?), per riferirsi a qualcosa che è
individuabile con certezza (Ho comprato il libro che mi hai consigliato), con i
nomi che indicano un'intera categoria (I cani sono animali fantastici) , per
parlare di un oggetto unico e inconfondibile (Il Sole è una stella), per
descrivere un' azione che si ripete (Il giovedi vado sempre a nuoto)
L'articolo indeterminativo indica in maniera generica ciò di cui si sta
parlando. Ha solo il singolare:
per il maschile un/uno: il primo si usa davanti a sostantivi maschili inizianti
pervocale o consonante (tranne z, x, pn, ps, gn, s+consonante); il secondo
con i sostantivi che cominciano per z,x,pn, ps, gn, s+consonante) 7
per il femminile una o un' (forma apostrofata)

L'articolo partitivo indica una parte imprecista di un unione ed è formata


dall'unione della preposizione di con l'articolo determinativo (il, lo, i, gli,
la, le). Al singolare equivale alle espressioni un po' di, una certa quantità di,
mentre al plurale agli aggettivi indefiniti (alcuni, alcune, qualche)
Il nome
Il nome è la parte del discorso che indica un essere animato, una cosa, un'azione o
un concetto. I sostantivi possono essere classificati in base al significato e alla loro
forma.

In relazione al contenuto che esprimono, i nomi si possono distinguere in


comuni (indicano in modo generico una persona, un animale o una cosa):
cugino, studente, cane/ propri (si riferiscono a una persona, a un animale o a
una cosa e hanno sempre l'iniziale maiuscola): Ilaria, Madrid
concreti (indicano una persona, un animale o una cosa percepibile con i
cinque sensi): libro, madre, sedia, limone/astratti (indicano pensieri, sensazioni,
attività, idee): bellezza, mistero, leggerezza, riflessione
individuali (si riferiscono a una sola persona, animale o cosa) donna, gabbiano,
pino/collettivi (indicano una pluralità di persone, animali o cose): folla,
squadra, branco
Per quanto riguarda la forma i nomi si dividono in quattro categorie:

primitivi: formati da radici e desinenza (acqua)


derivati: si costituiscono con l'aggiunta di prefissi e suffissi (libreria:
professoressa)
alterati: si formano con prefissi e suffissi che danno al significato sfumature
qualitative: diminutivi (ragazzina); vezzeggiativi (casuccia); accrescitivi
(librone); dispregiativi (coltellaccio)
composti: sono il risultato dell'unione di due diversi nomi o parti del discorso:
nome+nome (cassapanca); nome+aggettivo (bassorilievo); aggettivo+aggettivo
(pianoforte); nome+verbo (passaporto); verbo+verbo (dormiveglia);
avverbio+verbo (malessere); avverbo+preposizione+nome (sottoaceto);
avverbio+aggettivo (sempreverde)
Il nome è una parte variabile del discorso e quindi muta sia in genere che in
numero. I sostantivi formano il femminile cambiando la desinenza della forma
maschile.

maschili terminanti in -o femminili in -a: sarto/sarta; infermiere/infermiera

maschili terminanti in -a e -e femminili in -essa: poeta/poetessa

maschili terminanti in -tore femminili in -trice, -tora:


imperatore/imperatrice

Tuttavia non tutti i nomi che terminano in -o sono maschili come per esempio l' autola
foto; allo stesso un sostantivo con la desinenza in a non è per forza femminili (il
problema, il tema; i nomi terminanti in -e possono essere sia maschili che femminili
(l'amore, il carcere ma anche la chiave o la notte)
I nomi cosiddetti indipendenti hanno forme completamente diverse per il
maschile e il femminile (fratello/sorella). I nomi di genere comune hanno un'unica
forma per il maschile e il femminile, distingubiile grazie agli eventuali articoli,
aggettivi: un insegnante (maschile) /un'insegnante (femminile). Anche I nomi di
genere promiscuo presentano la stessa forma, ma si distinguono con l'aggiunta
di perifrasi, ossia di espressioni che li determinano: volpe maschio/volpe femmina

Un'altra particolarità è data dai falsi cambiamenti di genere: nomi dai significati
diversi che per caso sembrano essere la forma maschile e la forma femminile di
un unico nome: porto/porta ( I due termini non hanno però alcun legame)

Diverso è il caso in cui forme identiche assumono significati diversi al maschile e al


femminile: il lama (animale)/ la lama (oggetto tagliente)
Tutti i nomi hanno un numero grammaticale, che può essere singolare o plurale.
Esistono nomi variabili che mutano la propria desinenza (lupo/lupi) e altri
invariabili (la città/ le città)

I nomi variabili passano dal singolare al plurale (o viceversa) modificando la


desinenza in modi diversi

I nomi maschili in -a formano il plurale in -i (problema/problemi), quelli femminili


in -e (strada/strade). Attenta alle particolarità : ala/ali o arma/armi

I nomi in -ca o -ga al plurale aggiungono la h: al maschile si passa da monarca a


monarchi, al femminile da bottega a botteghe. I sostantivi in cìa/gìa ( con l'i
accentata) al plurale mantengono la vocale (farmacia/ farmacie). Se cia o gia sono
atone, cioè non accentate, questi nomi formano il plurale in -ce o -ge
(freccia/frecce) se preceduti da una consonante, in cie o gie se precedute da
vocale (grigia/grigie)
I nomi che terminano in -e formano il plurale in -i: giudice/giudici, allo stesso modo
sostantivi terminanti in -o formano il plurale in -i (sasso/sassi).
I sostantivi in -co e -go formano il plurale in -chi e -ghi, se sono piani (cioè accentati
sulla penultima sillaba): cuoco/cuochi, in -ci e -gi, se sono sdruccioli (vale a dire
accentati sulla terzultima sillaba): sindaco/sindaci
I nomi che terminano in ìo formano il plurale in -ii: zio/zii; se l'io è atono, cioè privo
di accento, il plurale sarà con la semplice i: bacio/baci

Alcuni nomi sono invariabili, cioè passano dal singolare al plurale, mantenendo la
stessa forma. Per capirne il numero occorrerà osservare l'articolo, l'aggettivo o il
verbo che a essi si riferiscono: la tribù/ le tribu; ho comprato una nuova radio/le
radio trasmettono sempre le solite canzoni
I nomi difettivi, invece, hanno solo il singolare o solo il plurale. I primi
comprendono nomi astratti e non numerabili (fauna o coraggio) e nomi concreti di
alimenti, malattie, mesi e metalli (riso, varicella, giugno, oro). I sostantivi che
presentano esclusivamente il plurale indicano oggetti formati da due parti
(calzoni), un insieme di cose (stoviglie) o sono termini di origine latina (nozze)
L'aggettivo
L'aggettivo è quella parte variabile del discorso che, unendosi a un nome, lo qualifica
meglio o lo determina in maniera più specifica. Proprio per questo esistono due tipi di
aggettivi:

qualificativo (bello, spazioso, spagnolo, infinito) se aggiunge delle informazioni


circa le qualità o le caratteristiche del sostantivo
determinativo (questo, vostro, secondo, tanto) se definiscono in modo più
preciso e comprende gli aggettivi possessivi (mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro)
dimostrativi (questo, quello, codesto), indefiniti (tutto, molto, ogni), numerali
(secondo), interrogativi o esclamativi (quale, quanto)
LA FUNZIONE DELL'AGGETTIVO: ATTRIBUTIVA E
PREDICATIVA
Le due funzioni fondamentali dell’aggettivo sono la funzione attributiva e quella
predicativa.

A) L’aggettivo ha funzione attributiva, e si chiama quindi attributo, quando precede o segue


un nome, con il compito di precisarne qualità e caratteristiche. In questa funzione attributiva si
possono trovare aggettivi la cui presenza è facoltativa, accessoria, e altri la cui presenza è
indispensabile al senso e alla chiarezza della frase. Se in una descrizione io dico:

Nel giardino c’erano molti arbusti verdi

la frase ha senso anche togliendo l’aggettivo verdi.


Ma se io dicessi "nel mio sogno si era d’estate perché c’erano molti arbusti verdi"
eliminando l’aggettivo verdi otterrai una frase un po’ curiosa.

B) L’aggettivo ha funzione predicativa quando si trova dopo il verbo essere o un verbo


copulativoi cui completa il senso. In questa funzione l’aggettivo è assolutamente
indispensabile perché senza di esso mancherebbe al verbo copulativo l’elemento da
collegare con il soggetto o il complemento oggetto.

Ho sentito Carla al telefono e mi è sembrata triste.


Non ritenere innocua quella bevanda.
Il mare è calmo.

In questo caso, l’aggettivo specifica quale qualità o caratteristica ha il soggetto, forma la parte
nominale di un predicato e si chiama aggettivo predicativo.
Anche nella funzione predicativa, l'aggettivo concorda con il nome cui si riferisce in genere e
numero.
Posizione dell'aggettivo
L'aggettivo non ha una posizione fissa ma può precedere o seguire il nome.
Esempio: Oggi è una giornata noiosa.
Oggi è una noiosa giornata.

Qualche volta a secondo della posizione lo stesso aggettivo assume una sfumatura
di significato diverso.

Esempio: Carla è una ragazza simpatica.(si sottolinea che Carla è simpatica)


Carla è una simpatica ragazza.(si dice che Carla è una ragazza e si aggiunge
che è simpatica)

Mario è un uomo povero.(cioè Mario ha pochi soldi)


Mario è un povero uomo.(cioè Mario è un uomo infelice,sfortunato)
Aggettivo qualificativo
Indica la caratteristica e la qualità del nome a cui si riferisce e varia nel genere:

aggettivi con quattro forme diverse(bello,bella,belle,belli);

aggettivi con due forme (interessante,si usa con nomi di genere maschile
e femminile singolare; interessanti si usa con nomi maschili e femminili
plurali )

C'è poi un gruppo di aggettivi che non cambiano, si chiamano invariabili:


indicano il colore( Il vestito blu. La gonna blu. I piatti blu. Le camicie blu.) o
aggettivi composti da prefisso + nome {anti + nebbia = antinebbia}(La tua
macchina ha un faro antinebbia. La tua macchina ha i fari antinebbia).
I gradi dell'aggettivo
L’aggettivo qualificativo ha tre gradi di intensità:

– il grado positivo: ➤ La signora Dolcina è brava in cucina;

– il grado comparativo introduce un confronto tra due termini, il primo e il secondo


termine di paragone. Esso può essere: di maggioranza: ➤ Biagio è più alto di
Gianluca; di uguaglianza: ➤ Laura è tanto alta quanto Joe; di minoranza: ➤ Gianluca è
meno alto di Biagio;

– il grado superlativo esprime una qualità al suo massimo grado. Esso può essere:
assoluto: ➤ Marco è altissimo (la qualità è posseduta al livello massimo);

relativo: ➤ Marco è il più alto fra i suoi amici. / Sonia è la meno alta fra le sue amiche
(la qualità è posseduta al massimo o al minimo grado in relazione a un gruppo di
relativo: ➤ Marco è il più alto fra i suoi amici. / Sonia è la meno alta fra le sue
amiche (la qualità è posseduta al massimo o al minimo grado in relazione a un
gruppo di persone o cose).

Il superlativo assoluto si forma in vari modi:

– con l’aggiunta di -issimo / -a / -i / -e all’aggettivo (di grado positivo) – magr-o →


magr-issimo;

– con l’aggiunta davanti all’aggettivo di molto, assai, incredibilmente, oltremodo:


molto giovane, assai cattivo, incredibilmente affascinante, oltremodo gentile ;

– con l’aggiunta di arci-, extra-, iper-, sovra-, stra-, super-, ultra- all’aggettivo
arcifamoso, iperprotettivo, stravecchio;
-con la ripetizione dell’aggettivo – buono buono, grande grande;

- con l’aggiunta di un aggettivo che ne rafforzi il significato – pieno zeppo,


stanco morto, nuovo fiammante;

Buono, cattivo, grande, piccolo, molto, poco, oltre ai regolari comparativi e


superlativi come più buono e buonissimo, hanno le seguenti forme:
buono/migliore/ottimo; cattivo/peggiore/pessimo/; grande/maggiore (si può dire
anche più grande)/massimo (o grandissimo); piccolo/minore (o più
piccolo)/minimo (oppure piccolissimo); molto/più/moltissimo;
poco/meno/pochissimo
Aggettivi determinativi
Sono gli aggettivi che precisano,determinano alcuni aspetti del nome. Sono di
sei tipi: possessivi, dimostrativi, identificativi (stesso, medesimo),
indefiniti, numerali, interrogativi ed esclamativi.

Aggettivi possessivi: indicano a chi appartiene qualcuno o qualcosa,di solito


precedono il nome e si usano quasi sempre con gli articoli. Sono:

mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro(maschili singolari)


miei, tuoi,suoi,nostri, vostri, loro(maschili plurali)
mia, tua, sua, nostra, vostra, loro(femminili singolari)
mie, tue, sue, nostre, vostre, loro(femminili plurali)
Con alcuni nomi di parentela al singolare gli aggettivi possessivi non sono
preceduti dall'articolo.

Esempio: Mio padre è severo. Mia madre è buona.

Tuttavia è obbligatorio l'uso dell'articolo davanti al possessivo:


- con l'aggettivo loro (Il loro padre arriva oggi);
- con il nome alterato (Voglio bene al mio cuginetto);
-quando i nomi sono papà,babbo mamma (Il mio papà lavora troppo);
- se l'aggettivo è preceduto da un aggettivo qualificativo(Vado dalla mia vecchia
zia)
quello per indicare qualcuno o qualcosa lontano da chi parla e da chi ascolta
Esempio: Ti piace quella casa sulla collina? (la casa è lontana da chi parla e da chi
ascolta)

Gli aggettivi dimostrativi sono variabili nel genere nel numero:


questo questi questa queste
codesto codesti codesta codeste
quello\quel* quegli\quei quella quelle
*L’aggettivo quello prende forme diverse in base alla iniziale del nome che c’è

dopo. Per il maschile segue le regole degli articoli maschili determinativi.


Esempio: lo stadio→ quello stadio

Il libro quel libro

Gli amici quegli amici

I ragazzi quei ragazzi
Gli aggettivi dimostrativi si mettono sempre prima del nome e non hanno mai
davanti l’articolo.
*L’aggettivo quello prende forme diverse in base alla iniziale del nome che c’è dopo.
Per il maschile segue le regole degli articoli maschili determinativi.

Esempio: lo stadio → quello stadio


Il libro→ quel libro
Gli amici → quegli amici
I ragazzi→ quei ragazzi

Gli aggettivi dimostrativi si mettono sempre prima del nome e non hanno mai
davanti l’articolo.
Aggettivi identificativi indicano l'uguaglianza di un elemento con un altro. Essi sono:
medesimo medesimi medesima medesime.

Esempio: Due uomini indossavano una camicia dello stesso colore.(il colore della
camicia di un uomo è uguale a quella dell'altro uomo).

Le ragazze ascoltano la medesima musica. (la musica ascoltata da una ragazza è


uguale alla musica ascoltata dalle altre ragazze)

Aggettivi indefiniti danno indicazioni generiche, cioè non precise, riguardo alla
quantità o alla qualità di qualcuno o di qualcosa,hanno la indeterminatezza. Essi sono
Ogni; qualsivoglia; ciascuno; nessuno/nessuna; qualche; alcuno/alcuna/alcuni
alcune; certo/certa/certi/certe; tale/tali; altro/ altra/altri/altre; molto/molta
molti/molte; tanto/tanta/tanti/tante; tuto/tutta/tutti/tutte
Aggettivi numerali danno indicazione numeriche sulla quantità o l'ordine del nome
a cui si riferiscono. Sono di due tipi:

numerali cardinali sono quelli che chiamiamo di solito “numeri”( uno, due, tre,
quattro, cinque, sei, sette….)
Sono tutti invariabili eccetto:

uno che ha il femminile una


mille che al plurale diventa mila

Di solito si mettono prima del nome :

-Vorrei due camicie e tre gonne.


- Ci sono tre matite sul banco.
- Compera quattro pani.
I numerali ordinali:
Sono quelli che indicano l’ordine di successione dei numeri.

I numerali ordinali sono variabili nel genere e nel numero e si comportano come
gli aggettivi qualificativi della prima classe ( maschile singolare = primo; maschile
plurale = primi ; femminile singolare = prima; femminile plurale = prime)

I primi dieci hanno forme particolari : primo, secondo, terzo, quarto, quinto, sesto,
settimo, ottavo, nono, decimo.
Gli altri si formano aggiungendo il suffisso esimo al numerale cardinale
corrispondente.

Esempio: undici = undicesimo, dodici = dodicesimo; tredici = tredicesimo ;


Anche i numerali di solito si mettono prima del nome ( io abito al secondo piano).
torna
Aggettivi interrogativi ed esclamativi sono:

Maschili singolari Maschili plurali Femminili singolari Femminili plurali


Che che che che
Quale quali quale quali
Quanto quanti quanta quante

Gli interrogativi sono quelli che si usano per fare domande.

Quale vestito ti piace? Quanta pasta vuoi?


Gli esclamativi sono quelli che esprimono una esclamazione.

Quanta nebbia c’è! Quanto dolore mi fa!

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