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La scommessa psichedelica
della nostra epoca
liminarivista.it/oltre-la-soglia/il-rinascimento-delllsd-la-scommessa-psichedelica-della-nostra-epoca
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coscienza ordinario con le caratteristiche distorsioni percettive. Al contrario, con una dose
sufficiente il vissuto può svilupparsi in vario modo: dalle semplici visioni geometriche e
cubiste, all’immaginazione cosciente e vivifica di ricordi e fantasie, fino a intuizioni e
cambiamenti dei significati delle cose e a visioni mistiche, con uno sgretolamento delle
categorie dell’intelletto e dei paradossi della ragione.
Anche fra gli articoli che puntano su quell’esperienza più profonda e significativa
che parte dalla distorsione sensoriale ci sono diversi gradi di apertura e di
scommessa, a partire da quella più modesta che punta su un uso individuale per poche
persone, fino a quella massima che punta su una diffusione sempre più ampia, con
ricadute su tutta la società. La puntata minima prevede un utilizzo squisitamente medico
rivolto unicamente a persone con disagi psichici: la mente sana è unicamente quella
conscia e va turbata solo se necessario, il primo rilancio è quello di coloro che
aggiungerebbero alla platea anche persone sane, con scopi di indagine intellettuale o
psicoanalisi, ma sempre sotto supervisione medica (si fermano a questo punto gli articoli
di Ilaria Giannini, Agnese Codignola e Marco Cappato).
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ad uso elitario, oppure condannata alla manipolazione del narcocapitalismo.
Il cuore del libro batte in fondo su questo antico dilemma: già Hoffmann (lo scopritore
dell’LSD) e Huxley (il profeta delle Porte della Percezione) mettevano in guardia i
divulgatori come Leary, che nel ’62 somministrava acidi ai suoi studenti in università.
Secondo Leary, quando quattro milioni di giovani americani avessero provato l’LSD si
sarebbe innescata un’escatologica rivoluzione. A quanto pare si sbagliava: limitando il
ragionamento a parametri quantitativi-materiali (il dosaggio, la diffusione, ecc.), dava per
scontata e universale la qualità dell’esperienza.
«Verso la quarta o quinta faticosissima ora di trip… osservavamo i resti del nostro
accampamento… Credemmo tutti e quattro di riconoscere delle reliquie sacre di un tempo
molto antico. I taralli erano atavici, l’uva spiaccicata era il frutto prezioso di cui si nutrivano
i nostri antenati nel Mediterraneo. E le formiche… creature benedette che compivano il loro
nobile dovere millenario» (Peppe Fiore).
Se fosse stato presente uno scienziato, cosa avrebbe osservato, limitandosi a parametri
quantitativi-materiali? La pressione, la temperatura, la respirazione. Avrebbe potuto
eseguire uno scan encefalico e poi inserire il caso in una statistica sulla base di
questionari, ma non avrebbe potuto notare nulla riguardo ai significati inconsci di questa
visione, né osservare i collegamenti tra questa esperienza e la sua formazione sociale,
psicologica e politica. Non è un mistero ricavato solo dalla ricerca psichedelica che la
scienza occidentale sia molto brava col microscopio, ma si perda quando si tratta di
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guardarsi negli occhi, magari allo specchio.
Anche per le più ampie scommesse sociali, non è possibile inculcare l’esperienza tramite
una somministrazione meccanica secondo parametri meramente quantitativi. Ci avevano
già provato gli antagonisti della rivoluzione culturale degli anni Sessanta, i famigerati
agenti della CIA che provarono a utilizzare l’LSD per il lavaggio del cervello nel progetto
MK-ULTRA. Ma senza risultati: ad accanirsi, la mente può essere distrutta con diversi
processi farmacologici, ma sembra difficile ricostruirla a piacere.
Al contrario, l’esperienza con queste sostanze è un viaggio in quell’universo
estetico che abita ognuno di noi, che non è controllabile come il mondo materiale, e
con cui hanno più dimestichezza i mistici, gli artisti, i pazzi, i veggenti. È il mondo del
significato inconscio delle azioni, dei giudizi, delle associazioni, che coinvolge – sotto alle
certezze dogmatiche della scienza applicata – le sfere più intime della cultura, dove
resistono l’arte e la religione come baluardi della libertà cognitiva. All’interno di questa
linea, i due articoli del libro che si concentrano direttamente sul piano estetico e simbolico
– quello di Edoardo Camurri dal titolo Gnosticismo Acido, e quello di Silvia Dal Dosso e
Noel Nicolaus su LSD e memi di Internet – sono i più significativi e anche i più difficili. I
loro articoli ci mostrano dinamiche che si svolgono tra diverse idee, diverse culture: lo
scontro di simboli e significanti diventa uno scontro magico e alchemico tra forze
estetiche, che si ripercuote sul voto americano come sulle allucinazioni del singolo
individuo.
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meccanica e il computer non deve certo interpretare quello che gli sta succedendo. Ne
propongo quindi una differente: all’Università di Pisa hanno indotto l’esperienza
mistica stimolando i recettori della volta nasale tramite un puff di aria compressa
insufflato con il ritmo lento della respirazione Pranayama. Studiando il sistema nervoso
durante questo stato, hanno osservato come il flusso di informazioni nella corteccia
cerebrale si inverta, andando non da funzioni superiori a funzioni inferiori (come avviene
normalmente nello stato di veglia), ma viceversa (come nel sogno).
Questa inversione può essere efficace per rappresentare il grande dilemma della
scommessa psichedelica. A un tavolo si giocherebbe la partita sul piano materiale, dove gli
psichedelici verrebbero utilizzati per provocare nella società dei cambiamenti prestabiliti
(sia esso il tentativo di costruire il soldato obbediente ma allo stesso modo anche quello di
creare l’ecologista post-liberale), andando così dalle funzioni superiori della coscienza a
quelle inferiori degli istinti. Ma se fosse proprio questa pretesa di utilizzare le parti più
profonde e inconsce della nostra mente per i nostri scopi materiali a costituire l’essenza
della magia nera, quando al contrario la magia bianca è quella che le ascolta, senza
pretendere di utilizzarle?
Al tavolo materialista della macchina algoritmica universale hanno sempre
vinto violenza e totalitarismo. Se guardiamo agli allucinogeni come l’ultima fish da
giocare su quel tavolo (come fanno e come hanno fatto certi interpreti del «comunismo
acido»), che chance potremmo avere? Ma è possibile cambiare tavolo. A quest’altro tavolo
la partita si giocherebbe invece su di un piano estetico-ideale, dove il flusso di
informazioni va dalle funzioni inferiori a quelle superiori: in questo caso, mentre nel
profondo della società si diffondono certi cambiamenti, riusciremo via via sempre più a
integrare e a ritualizzare coscientemente i benefici (anche medici e scientifici) di queste
pratiche.
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accogliere e integrare la libertà cognitiva, i limiti del pensiero logico, le sue scienze,
le sue manifestazioni rituali, le raccomandazioni degli antenati e le spinte dei
giovanissimi.
Il fatto è che, come il vino e più in generale l’alcool, anche gli psichedelici sono già usati in
riti di passaggio da una piccola percentuale della popolazione occidentale nella fascia di
età dai 15 ai 25 anni. E se dicessimo che l’esperienza psichedelica (come altrimenti
sognare, bere, pregare, fare musica o l’amore) è un po’ come diventar matti, ed è proprio
questo a renderla un’esperienza forte, profonda, che può essere mistica, spaventosa,
divertentissima, creativa, paranoica? Per questo il libro di Quodlibet ha una marcia
in più: oltrepassando gli aspetti puramente medici e storici traccia a grandi linee il ritratto
di una cultura forse ancora acerba, ma finalmente contemporanea.
6/6