Sei sulla pagina 1di 18

Corso 30067

Storia economica
Lezione 5 – Seconda rivoluzione industriale,
organizzazione del lavoro, transizione demografica
Michele D’Alessandro
Agenda
• La seconda rivoluzione industriale

• L’organizzazione del lavoro

• La transizione demografica

Basato su: capp. 6, 8


Le tecnologie della 2a rivoluzione industriale
Acciaio
Produzione di acciaio (milioni di t)
I nuovi processi inventati 45 43,3
tra 1856 e 1876
40
consentono produzione di
massa; volumi si 35 32,8

impennano dagli anni 30


1880s 25

20 17,2

15

10 7,8

5 3,3
0,61
0
1870 1880 1890 1900 1910 1913 2

GB DE FR Europe
Le tecnologie della 2a rivoluzione industriale
Chimica
• coloranti artificiali (purple, red, blue)

• fertilizzanti (fosfati, nitrati, potassio)

• prodotti farmaceutici

• esplosivi (nitro-glicerina)

• fibre sintetiche

• La chimica organica è campo in cui la Germania acquista un durevole


primato internazionale grazie all’efficace collaborazione tra università
e industria 3
Le tecnologie della 2a rivoluzione industriale
Elettricità
• motore elettrico e dinamo (1820s-30s)
• telegrafo (1840s-60s)
• generazione e distribuzione energia elettrica (1880s)

Motore a combustione interna


• automobile (Daimler & Benz; Diesel, 1880s-90s)

Processi per la trasformazione/conservazione alimentare


• inscatolamento, usato spec. negli USA dagli anni 1860s
• refrigerazione meccanica

Meccanica leggera
4
• macchina da scrivere
• macchina da cucire, ecc.
Le tecnologie della 2a rivoluzione industriale
• Le nuove tecnologie hanno caratteristiche distintive rispetto a quelle
della prima rivoluzione industriale
• maggiore intensità di capitale
• economie di scala
• lavorazione continua
• relazione stretta tra scienza e tecnologia

• Nel volgere di pochi decenni i laboratori industriali di R&S diventano


luoghi chiave dei processi di innovazione tecnologica

• Conseguenze della seconda rivoluzione industriale sono


• accelerazione della crescita numerosità settori interessati da nuove tech,
globalizzazione 5

• aumento dei salari reali


Le tecnologie della 2a rivoluzione industriale

PIL pro capite, tasso di crescita medio annuo (cagr), 1820-1998


1820–70 1870–1913 1913–50 1950–73 1973–98

Western Europe 0.95 1.32 0.76 4.08 1.78


Western Offshoots 1.42 1.81 1.55 2.44 1.94
Japan 0.19 1.48 0.89 8.05 2.34
Asia (excl. Japan) –0.11 0.38 –0.02 2.92 3.54
Latin America 0.10 1.81 1.42 2.52 0.99
Eastern Europe & former USSR 0.64 1.15 1.50 3.49 –1.10
Africa 0.12 0.64 1.02 2.07 0.01
World 0.53 1.30 0.91 2.93 1.33 6
L'organizzazione del lavoro
Con il passaggio dalla piccola alla grande
impresa cambiano i modelli di organizzazione
del lavoro

Nella fabbrica vittoriana


(Inghilterra di metà ’800) la figura
centrale è quella del capo reparto,
un operaio specializzato responsabile
7
del funzionamento delle officine
L'organizzazione del lavoro
• Il capo reparto riceve dalla direzione ampia delega sulla produzione
• pattuisce i lotti da produrre
• recluta il personale
• monitora il lavoro degli operai
• decide gli avanzamenti di carriera
• sovrintende al funzionamento del macchinario, ecc.

• L’operaio specializzato è il cardine dell’organizzazione di fabbrica


800esca

• È pagato a cottimo

• Suo punto di forza sono la specializzazione tecnica e l’esperienza 8


aristocrazia operaia; leghe di mestiere
L'organizzazione del lavoro nella grande impresa
• Nella grande fabbrica di inizio ’900
vengono elaborati nuovi metodi
di organizzazione affidati a
nuove figure di tecnici, membri
della direzione

• Gli innovatori principali in questo campo di attività sono Frederick


Taylor, Henry Ford, Charles Eugène Bedaux e Taiichi Ohno 9
L'organizzazione del lavoro nella grande impresa
Taylorismo
• Ingegnere meccanico e consulente aziendale, Frederick Taylor è
all'origine dell'organizzazione scientifica del lavoro (Principles of
scientific management, 1911)
• Gli elementi che la caratterizzano sono
1. individuazione della one best way
2. selezione e addestramento del personale
3. divisione dei compiti tra manodopera e direzione aziendale
4. collaborazione

• L'obiettivo di Taylor è aumentare l'efficienza del processo produttivo 10

onde ottenere maggiori risorse da distribuire


L'organizzazione del lavoro nella grande impresa
Fordismo
• Il metodo fordista supera i problemi di selezione e addestramento
dello scientific management
• Massimizza il principio della standardizzazione e delle economie di
scala
• Le mansioni dei singoli operai sono parcellizzate, i movimenti ridotti al
minimo, le competenze richieste praticamente nulle
• Il disegno (ingegneristico) del layout della produzione e la catena di
montaggio risolvono il problema dell'organizzazione del lavoro
• A questo Ford univa alti salari, welfare aziendale e totale intolleranza 11

verso ogni forma di sindacato


L'organizzazione del lavoro nella grande impresa
Sistema Bedaux
• Modello importato in Europa negli anni 1920s, rappresenta versione
annacquata del taylorismo
• In sostanza uno schema di remunerazione del lavoro operaio basato sul
cottimo
• Definita l'unità di tempo standard…
1 unità Bedaux = lavoro da svolgere da un operaio in un minuto

…distribuiva un bonus salariale per il lavoro >60 unità orarie


• Il sistema era soggetto ad arbitrio e provocò attriti nelle fabbriche 12
L'organizzazione del lavoro nella grande impresa
Toyotismo
• Fordismo comincia a entrare in crisi verso fine 60s
crollo dei profitti delle imprese USA ed europee
• Si satura il mercato dei beni di consumo durevoli, la domanda diventa
mutevole e frammentata, aumenta la competizione internazionale
• I principi del modello organizzativo di Taiichi Ohno sono
• just in time
• auto-attivazione
• team work
13
• All'inizio degli anni 80s Toyota è di gran lunga più efficiente dei
concorrenti americani
La transizione demografica

Regime demografico CBR = crude birth rate


CDR = crude mortality rate
pre-industriale
Durante la transizione
- alta fertilità la popolazione cresce
- alta mortalità

CBR– CDR = tasso di incremento naturale

Regime demografico
moderno

- bassa fertilità 14
- bassa mortalità
Intero processo
copre circa 150 anni
La transizione demografica

15
La transizione demografica
• Dinamica della transizione
• primo, m o r t a l i t à d i m i n u i s c e grazie a dieta migliore, migliore igiene,
miglioramenti della medicina
• la popolazione non realizza immediatamente il calo della mortalità – la fertilità rimane
invariata
• In un secondo tempo, nel XX secolo, anche la f e r t i l i t à diminuisce man mano che ci si
accorge che la vita si allunga e che la mortalità infantile e dei bambini è minore

• Perché meno figli per donna ?


• le famiglie optano per la qualità (migliore educazione) invece della quantità della prole

• Te m p i s t i c a : transizione ha inizio in Francia nel tardo ’700, tocca


quindi Inghilterra e Scandinavia (XIX secolo), si estende infine agli altri 16

paesi europei
La transizione demografica
• Le m i g r a z i o n i i n t e r n a z i o n a l i sono un ulteriore fattore di
crescita della popolazione nel XIX secolo
• chi emigra in paesi dotati di maggiori risorse e opportunità (USA, AU, CA, NZ, Argentina),
ha più figli rispetto a chi è rimasto in patria

17

Potrebbero piacerti anche