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Giustini
Il libro, che accompagna e integra il CD-ROM, propone un percorso orto-
grafico in cui trovano spazio attività per il gruppo classe, lavori individuali,
lavori a coppie e schede di metariflessione.
P
Ogni argomento è introdotto da una spiegazione sintetica e semplice che
alunni in modo consapevole ed efficace il pieno controllo del codice con il il pronome, il verbo, la congiunzione, la preposizione e l’avverbio.
quale è possibile esprimersi correttamente in forma scritta. In ogni unità i concetti chiave vengono anticipati in una
ORTOGRAFICHE
Destinato principalmente agli alunni della scuola secondaria di primo gra- mappa concettuale e riassunti in una tabella finale, e le
RECUPERO IN...
do, il materiale qui proposto può essere un valido aiuto per attività di
regole vengono presentate in modo semplificato e con
recupero anche con studenti delle classi successive e sarà utile anche a
tutti coloro che sentiranno l’esigenza di risolvere alcuni dubbi che inevita- l’utilizzo di numerosi esempi illustrati, per permettere
DIFFICOLTÀ
programma. Ciascuna unità si conclude con esercizi
di verifica e una scheda di riflessione sull’appren-
Contenuti dimento.
GRAMMATICA FACILE
• Introduzione al programma • L’alfabeto (ordine alfabetico, lettere straniere, Uno strumento utile non solo per gli alunni con
maiuscolo e minuscolo) • Le vocali e gli accenti (vocali aperte e chiuse, dittongo,
ORTOGRAFICHE
iato, tipi di accento) • Le consonanti (b/p, d/t, f/v, h, mb/mp, nt/nd, s/z, cu/cqu/qu, difficoltà di comprensione, ma anche per quelli
ch/gh, ci/gi, gl/gn, sc, chi/ghi, gli/sci, raddoppiamenti) • Le sillabe (sillabe aperte che hanno bisogno di imparare attraverso canali
e chiuse, parole monosillabe, ecc.) • Apostrofo e dintorni (elisione, troncamento)
ISBN 978-88-7946-935-7
€ 17,00
€ 21,50
9 788879 469357
352
IMPARARE
ITALIANO
CICCONI, SANDRA DE CESARE D PATRIZIA FARELLO
La metodologia laboratoriale intreccia mediazione didattica e operati-
A DESCRIVERE
vità, permette una programmazione trasversale e diversificata, stimola la escrivere è l’operazione mentale che permette di rappre-
cooperazione e la condivisione, incoraggiando un atteggiamento attivo sentare con parole la realtà così come appare. Poiché la
PER COMPETENZE
di ricerca nei confronti della conoscenza sulla base della curiosità e della realtà è di solito costituita da una pluralità di soggetti e di
sfida. processi non necessariamente correlati, il modo naturale con cui ci
Il risultato è una scuola che si pone l’obiettivo di rendere competenti si pone di fronte a tale compito è quello di strutturare il messaggio Attività per narrare, ricordare, esporre, interpretare,
VOLUME 2 – SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
responsabilizzare, valutare
ITALIANO PER COMPETENZE NELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
i suoi allievi, organizza situazioni di apprendimento affinché ognuno di in narrazioni dove, accanto agli elementi rilevati attraverso i processi
loro possa osservare, ricercare, fare ipotesi, progettare, sperimentare, di- dal basso (osservare, ascoltare, ecc.), vi sono quelli recuperati nella
di primo grado
pagina del fumetto
Julia: Le avventure
di una criminologa.
(continua)
prenditive.
di Enio
v e r e la
di attività possono
crivere
essere prodotti?
_________________________________________________________________________________________________________________
_________________________________________________________________________________________________________________
riv
Berardi e Maurizio
Svolgendo questa
Desc
Gli autori mostrano come sia possibile proporre modalità innovative di progettazione
– specificare un oggetto come
– testi di Giancarlo
Editore 2011
primi guanti
e descrivili.
nelle quali la competenza da acquisire diventi il risultato di una pratica, di una rifles-
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© Sergio Bonelli
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Didattica laboratoriale,
(continua)
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Italiano per competenze nella scuola secondaria di primo grado offre agli inse-
abbiano fatto
uso
si proporrà agli dei guanti. Si tratta quindi e appartenenti
a ceti sociali
è quello di
adulti intervistati: di predisporre differenti
– se e quando un’intervista
abbiano cominciato strutturata in
– se abbiano cui
usato a usare i guanti
– di quali materiali guanti per attività diverse
fossero costituiti,
ecc.
gnanti percorsi didattici completi e flessibili per il curricolo di italiano delle tre classi, oggettivi e soggettivi, mantenendo nella descrizione il
© 2011, F. Bianchi
e P. Farello, Imparare
a descrivere,
vol. 2 – Scuola
secondaria di
primo grado,
Trento, Erickson
23
con dettagliate indicazioni e spunti di approfondimento. rispetto per l’oggetto e per il destinatario ed evitando
la falsa credenza che l’oggettività coincida con la verità. L’ultima
Nuclei tematici Competenze coinvolte (da Indicazioni nazionali MIUR) unità propone una serie di schede di autovalutazione che possono
PRIMO GRADO
1. Oralità: Interagire in scambi comunicativi formulando messaggi chiari e essere applicate in modo sommativo individuando il proprio stile
IMPARARE A DESCRIVERE
ascolto pertinenti alle varie situazioni descrittivo o in modo formativo al caso singolo, proprio o altrui.
e parlato Ascoltare e comprendere testi di vario genere e tipologia, saperli
Ogni scheda costituisce un esempio di come sia possibile offrire la
€ 18,00
Libro + CD-ROM
indivisibili
C SCRITTORI SI DIVENTA
SCRITTORI SI DIVENTA
ome dimostrano l’esperienza quotidiana e le rilevazioni
nazionali e internazionali, le competenze di scrittura (e let-
tura) di moltissimi studenti italiani sono drammaticamente
scarse. Benché possa essere dovuto a una pluralità di cause, questo
scenario evidenzia i limiti delle modalità tradizionali di insegna- Metodi e percorsi operativi
mento dell’italiano e la necessità di un approccio didattico radical- per un laboratorio di scrittura in classe
mente diverso: un approccio strutturato e organico, incentrato
su attività significative per gli studenti, sul processo anziché Scheda 6.11
6.-
Sì
tra pari
Poco
No
3. Ti è mai capitato
di scrivere solo
RSE
RISO E
ONLIN
Schede operative
€ 21,50
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www.erickson.it
Anna Rita Vizzari e Elena Tamborrino
Vizzari
e Tamborrino
Il libro, che accompagna e integra il CD-ROM, propone un percorso orto-
grafico in cui trovano spazio attività per il gruppo classe, lavori individuali,
lavori a coppie e schede di metariflessione.
Ogni argomento è introdotto da una spiegazione sintetica e semplice che
intende fissare in modo chiaro gli snodi basilari dell’ortografia della lingua
italiana, a cui seguono esercizi da fare da soli o in coppie o in gruppo, dove
è possibile controllare quanto è stato appena appreso. Ogni unità didattica
si conclude con una verifica riassuntiva finale. Obiettivo di tutte le attività
– che vanno a completare quelle già inserite nel software – è di insegnare
divertendo e soprattutto facendo riflettere, al fine di far acquisire agli
RECUPERO IN...
do, il materiale qui proposto può essere un valido aiuto per attività di
recupero anche con studenti delle classi successive e sarà utile anche a
tutti coloro che sentiranno l’esigenza di risolvere alcuni dubbi che inevita-
bilmente sorgono quando si scrive.
Contenuti
• Introduzione al programma • L’alfabeto (ordine alfabetico, lettere straniere,
maiuscolo e minuscolo) • Le vocali e gli accenti (vocali aperte e chiuse, dittongo, DIFFICOLTÀ
ORTOGRAFICHE
iato, tipi di accento) • Le consonanti (b/p, d/t, f/v, h, mb/mp, nt/nd, s/z, cu/cqu/qu,
ch/gh, ci/gi, gl/gn, sc, chi/ghi, gli/sci, raddoppiamenti) • Le sillabe (sillabe aperte
e chiuse, parole monosillabe, ecc.) • Apostrofo e dintorni (elisione, troncamento)
• La punteggiatura (tipi di punteggiatura) • Approfondimenti, confronti e sussidi
a t o n e l giardino
ha piant
Il nonno
n g r a n d e pesco.
u ta
s e m p r e affascina
resto
Al circo
lieri.
dai gioco
€ 17,00
I TIPI DI PUNTEGGIATURA
Inserisci la punteggiatura.
Correggi la punteggiatura.
Correggi la punteggiatura.
Cara Luisa;
se vai in Corsica ti consiglio di visitare la cittadina di Bonifacio; È molto parti-
colare e suggestiva perché a strapiombo sul mare-
D’estate (le stradine si riempiono di turisti che visitano i tanti negozietti di
prodotti tipici?
Se vuoi gustare alimenti caratteristici! ti consiglio il formaggio brocciu. che
ha un odore pungente ma un sapore prelibato; particolarmente se abbinato alla
marmellata di fichi come fanno nei ristorantini locali) –
1. Durante una ricerca sulla storia del mio paese (Acquafelice), ho intervistato il signor
2. Marco Rossi, proprietario della casa più bella: una palazzina su tre piani, decorata
3. esternamente con stucchi e mosaici. Così ho fatto delle scoperte interessanti.
4. Nel paese di Acquafelice esistono due ceppi della famiglia Rossi, uno originario
5. del luogo, l’altro — da cui discendeva il signor Marco in persona — giuntovi nel
(continua)
© 2011, A.R. Vizzari e E. Tamborrino, Recupero in… Difficoltà ortografiche, Trento, Erickson ◆ 217
(continua) I TIPI
TIPI DDII PPUNTEGGIATURA
UNTEGGIATURA
06. 1895 dal vicino paese di Terracruda, da cui era fuggito dopo la terribile alluvione.
07. La famiglia Rossi era imparentata con esponenti della nobiltà della regione (quali i
08. Serpi di Acquabbondante). Ma gli abitanti di Acquafelice, all’epoca noti per l’inospi-
09. talità, diffidarono dai nuovi arrivati, impedendo loro con ogni pretesto — come il non
10. sufficiente periodo di residenza — di partecipare alla vita politica del paese: soltanto
11. dopo svariati decenni i Rossi avrebbero ricoperto le maggiori cariche del paese.
12. Un sindaco molto apprezzato fu Giovanni Rossi, il quale ebbe il merito di far
13. edificare il Teatro Comunale nel 1957, edificio che divenne un vero punto di
14. riferimento nel raggio di diversi chilometri.
Nella
ho sostituito…. con… perché…
riga n°
Tutto ebbe inizio una fredda notte quando Mastro Geppetto un povero fa-
legname iniziò a lavorare nella sua umile casetta un pezzo di legno per poter
costruire un burattino Mentre era al lavoro sentì il pezzo di legno parlare Ini-
zialmente non ci feci caso ma poi quando gli disegnai gli occhi mi accorsi che
mi guardava e così capii che in quel semplice pezzo di legno c’era qualcosa di
speciale ci dice Questa voglia di costruire un burattino pare che venisse dal
desiderio del povero falegname di girare il mondo insieme a lui per potersi
guadagnare da vivere facendo spettacoli ma così non fu perché il burattino che
Mastro Geppetto aveva costruito con tanto amore e aveva chiamato Pinocchio si
dimostrò subito disubbidiente e testardo ai consigli del padre Anche mentre lo
costruivo si dimostrava testardo la bocca ad esempio non era ancora finita che
iniziò a ridere e a gridare ma nonostante continuassi a dirgli di smetterla lui no
(continua)
218 ◆ © 2011, A.R. Vizzari e E. Tamborrino, Recupero in… Difficoltà ortografiche, Trento, Erickson
(continua) I TTIPI
IPI DDII PPUNTEGGIATURA
UNTEGGIATURA
continuava e continuava Non potevo fare nulla Pinocchio non appena imparò a
camminare scappò subito e non sono riuscito ad acchiapparlo perché correva e
saltellava troppo veloce per me
Torino 27041999
Spettabile Ditta
con la presente comunico che intendo dare le dimissioni, con decor-
renza del periodo di preavviso dal giorno 01051999 per cui la fine
del rapporto lavorativo sarà il 2005
Ringraziando per la cortese attenzione saluto con osservanza.
Annibale Rossi
© 2011, A.R. Vizzari e E. Tamborrino, Recupero in… Difficoltà ortografiche, Trento, Erickson ◆ 219
I TIPI DI PUNTEGGIATURA
Seguite le seguenti istruzioni.
STEP 1
Alunno a destra nelle righe sottostanti scrivi un testo breve che contenga almeno
i seguenti elementi di punteggiatura: un punto fermo, un punto esclamativo, una
virgola, le virgolette alte, i puntini di sospensione.
STEP 2
Alunno a sinistra revisiona il testo del tuo compagno a caccia di errori.
STEP 3
Alunno a sinistra nelle righe sottostanti scrivi un testo breve che contenga almeno
i seguenti elementi di punteggiatura: un punto fermo, un punto interrogativo, un
punto e virgola, le virgolette basse, i due punti.
STEP 4
Alunno a destra revisiona il testo del tuo compagno a caccia di errori.
220 ◆ © 2011, A.R. Vizzari e E. Tamborrino, Recupero in… Difficoltà ortografiche, Trento, Erickson
SCHEDA DI VERIFICA
Alcuni elementi di punteggiatura sono interscambiabili, per cui esistono diversi modi
di rendere una frase. In ogni gruppo di frasi o di parole, cancella quella sbagliata.
(NOTE PER LA VALUTAZIONE: 1 PUNTO PER OGNI RISPOSTA ESATTA. PUNTI TOTALI: ___/5.)
1° gruppo
1. Ca-len-da-rio
2. Ca,len,da,rio
3. Ca/len/da/rio
2° gruppo
1. Dante scrisse la «Divina Commedia».
2. Dante scrisse la “Divina Commedia”.
3. Dante scrisse la [Divina Commedia].
3° gruppo
1. Giacomo chiese: «C’è nessuno?».
2. Giacomo chiese: “C’è nessuno?”.
3. «C’è nessuno»? chiese Giacomo.
4. Giacomo chiese: - C’è nessuno?
4° gruppo
1. Sentendo i soccorsi, Eleonora urlò: «Sono qui!».
2. Sentendo i soccorsi, Eleonora urlò: “Sono qui!”.
3. Sentendo i soccorsi, Eleonora urlò; - Sono qui!
4. «Sono qui!», urlò Eleonora sentendo i soccorsi.
5° gruppo
1. Il medico di famiglia — che mi conosce dalla nascita — è andato in pensione.
2. Il medico di famiglia / che mi conosce dalla nascita / è andato in pensione.
3. Il medico di famiglia (che mi conosce dalla nascita) è andato in pensione.
4. Il medico di famiglia, che mi conosce dalla nascita, è andato in pensione.
(continua)
© 2011, A.R. Vizzari e E. Tamborrino, Recupero in… Difficoltà ortografiche, Trento, Erickson ◆ 221
(continua) SSCHEDA
CHEDA DI
DI VERIFICA
VERIFICA
Correggi la punteggiatura.
(NOTE PER LA VALUTAZIONE: 1 PUNTO PER OGNI CORREZIONE PERTINENTE. PUNTI TOTALI: ___/10).
(continua)
222 ◆ © 2011, A.R. Vizzari e E. Tamborrino, Recupero in… Difficoltà ortografiche, Trento, Erickson
(continua) SSCHEDA
CHEDA DI
DI VERIFICA
VERIFICA
© 2011, A.R. Vizzari e E. Tamborrino, Recupero in… Difficoltà ortografiche, Trento, Erickson ◆ 223
Giustini
P
ensato per l’insegnamento della grammatica agli alunni con
difficoltà di apprendimento, nell’ottica di ricercare un «punto
Annalisa Giustini
di contatto» tra la programmazione di classe e quella indivi-
dualizzata, questo volume propone otto unità didattiche che prendo-
no in considerazione rispettivamente l’articolo, il nome, l’aggettivo,
il pronome, il verbo, la congiunzione, la preposizione e l’avverbio.
In ogni unità i concetti chiave vengono anticipati in una
mappa concettuale e riassunti in una tabella finale, e le
regole vengono presentate in modo semplificato e con
l’utilizzo di numerosi esempi illustrati, per permettere
anche agli alunni con grave disabilità di seguire il
programma. Ciascuna unità si conclude con esercizi
di verifica e una scheda di riflessione sull’appren-
dimento.
GRAMMATICA FACILE
Uno strumento utile non solo per gli alunni con
difficoltà di comprensione, ma anche per quelli
che hanno bisogno di imparare attraverso canali
diversi o paralleli al testo scritto, attraverso l’ausilio
di illustrazioni.
ISBN 978-88-7946-935-7
€ 21,50
9 788879 469357
8
L’avverbio
Mappa concettuale
L’avverbio
Avverbio
Affermazione
Dubbio
Definizione Tipo
Modo Quantità
Parte invariabile
del discorso che
si aggiunge a Tempo Luogo
un verbo, a un
aggettivo o a
un nome per
precisarne o
modificarne
il significato.
Tabella riassuntiva
Esercitiamoci
HED A
SC
Colora di rosso solo gli spazi dove ci sono gli avverbi e scoprirai 1
qual è l’oggetto nascosto. Poi scrivi una frase con alcuni di essi.
IO ALTO SONO E MA
E
CON
OR
E
CIÒ
UNA RR ROSSO
FI
CO A
PER
BELLO
O
PICCOLO
GG
Q
PAPÀ
LE
UI
IN
ND
GATTO EGLI
LO
PERÒ
I
OGGI IERI
AL
PER
LE
GI
TUO IL CHE MAMMA O
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A
O
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NON MAI
SCUOL
LUCA POCO
SO
HÉ
FORSE NOSTRO MIO
RC
MOLTO
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FORTE CERTO
ESSI
CUI
BENE
LA SCRIVO
CASA PERCHÉ
QU
PRIMO CASA
AN
DI
GRANDE GLI
DO
MAESTRA SE
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HED A
SC
Ho giocato abbastanza.
HED A
SC
HED A
SC
HED A
SC
comodamente
lassù forse
duramente
proprio abbastanza
dappertutto
improvvisamente
subito
allegramente
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HED A
SC
affer- nega-
Avverbio tempo luogo modo quantità dubbio
mazione zione
Probabil-
mente
Subito
Vicino
Neanche
Troppo
Bene
Oggi
Certo
Forse
Allegra-
mente
Poco
No
Là
Ieri
Ovvia-
mente
Mai
Dopo
HED A
SC
DOVE?
QUANDO?
La macchina cammina:
COME?
QUANTO?
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DOVE?
QUANDO?
Francesca legge il libro:
COME?
QUANTO?
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____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
(continua)
(continua)
DOVE?
QUANDO?
La maestra spiega
COME?
QUANTO?
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HED A
SC
Rifletti!
Ho compreso tutto. Sì No
Non ho compreso. Sì No
Ho compreso in parte. Sì No
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ITALIANO
La metodologia laboratoriale intreccia mediazione didattica e operati-
vità, permette una programmazione trasversale e diversificata, stimola la
cooperazione e la condivisione, incoraggiando un atteggiamento attivo
PER COMPETENZE
di ricerca nei confronti della conoscenza sulla base della curiosità e della
sfida.
Il risultato è una scuola che si pone l’obiettivo di rendere competenti
€ 20,00
AREA LABORATORIALE 5
UN NUOVO AMICO 5
C’era una volta…
Eh sì, cari ragazzi, chissà quante volte avrete ascoltato que-
sto inizio e messo in moto la vostra fantasia, immergendovi
in un mondo incantato fatto di re, regine, castelli, magie
e chissà quant’altro. Le fiabe hanno da sempre affascinato
anche me e ho fatto su di esse una interessantissima sco-
perta.
Come chi sono? Ah, è vero! Scusate, non mi sono presen-
tato… rimedio subito: sono Vladimir Propp, linguista e
antropologo russo, e da sempre mi sono occupato dello
studio delle fiabe di tutto il mondo. Il libro più importante che ho scritto su questo
argomento è «Morfologia della fiaba». Sono nato a San Pietroburgo nel 1895 e
morto a Leningrado nel 1970.
Torniamo alla mia scoperta… leggendo e studiando centinaia di fiabe, mi sono ac-
corto che in ognuna di esse sono presenti alcuni elementi che si ripetono, anche se
le storie sono molto diverse tra loro.
Scrittura 3
vittoria finale;
© 2017, G. Gentili, D. Cicconi e S. De Cesare, Italiano per competenze nella scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 151
AREA LABORATORIALE 5
6 LE FUNZIONI DI PROPP
Propp, smontando la struttura di moltissime
fiabe, ha individuato 31 azioni costanti, che
ha chiamato funzioni, poiché ognuna di esse
all’interno della storia svolge un particolare
compito. In tabella trovi l’elenco completo,
ma, naturalmente, non accade quasi mai che
in una fiaba siano presenti tutte quante!
Leggi le funzioni nella tabella in questa pagi-
na: tra tutte queste, 16 sono le più comuni.
Prova a ipotizzare quali potrebbero essere e segnale con una crocetta, poi confronta la tua
soluzione con quelle dei tuoi compagni. Sono le stesse? Al termine prendi l’allegato che ti
consegnerà l’insegnante e controlla la tua ipotesi. Quante ne hai individuate?
A questo punto, in gruppo con alcuni compagni, ritaglia le carte di ogni funzione. Leggetele
attentamente insieme e rappresentate il significato di ognuna con un disegno. Buon lavoro!
Le 31 funzioni di Propp
25. All’eroe è imposto
1. Allontanamento 9. Mediazione 17. L’eroe marchiato un compito/una
prova difficile
26. Superamento
10. Consenso
2. Divieto 18. Vittoria dell’eroe del compito/della
Scrittura 3
dell’eroe
prova
19. Rimozione della 27. Riconoscimento
3. Infrazione 11. Partenza dell’eroe
sciagura iniziale dell’eroe
12. L’eroe messo
4. Investigazione/ 28. Smascheramento
alla prova dal 20. Ritorno dell’eroe
Ricognizione del falso eroe
donatore
13. Reazione 21. Persecuzione 29. Trasfigurazione
5. Delazione
dell’eroe dell’eroe dell’eroe
14. Fornitura del 30. Punizione
6. Tranello 22. L’eroe si salva
mezzo magico dell’antagonista
31. Premio (nozze o
15. Trasferimento 23. L’eroe arriva in
7. Connivenza incoronazione)
dell’eroe incognito a casa
dell’eroe)
8. Danneggiamento 16. Lotta tra eroe e 24. Pretese del falso
o mancanza antagonista eroe
152 © 2017, G. Gentili, D. Cicconi e S. De Cesare, Italiano per competenze nella scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson
AREA LABORATORIALE 5
3
LE 16 FUNZIONI DI PROPP PIÙ COMUNI
ALLEGATO
1. ALLONTANAMENTO
Uno dei componenti della famiglia si allon-
tana da casa per un particolare motivo. Può
trattarsi dell’eroe protagonista oppure di un
parente che egli, in seguito, dovrà salvare
2. DIVIETO
All’eroe protagonista viene imposto un
divieto. Ad esempio, gli viene proibito di
andare in un certo luogo o di compiere una
determinata azione
Scrittura 3
3. INFRAZIONE
L’eroe protagonista infrange il divieto, non
rispetta la proibizione che gli è stata imposta
4. TRANELLO
L’antagonista tenta di ingannare l’eroe prota-
gonista al fine di danneggiarlo
© 2017, G. Gentili, D. Cicconi e S. De Cesare, Italiano per competenze nella scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 153
AREA LABORATORIALE 5
3
5. DANNEGGIAMENTO
ALLEGATO
O MANCANZA
L’antagonista provoca un danno all’eroe
protagonista oppure vengono a mancare una
persona o una cosa rara
6. PARTENZA DELL’EROE
L’eroe protagonista parte, lascia la sua casa
per porre rimedio al danneggiamento
MAGICO
L’ aiutante-donatore fornisce all’eroe prota-
gonista un mezzo magico
8. TRASFERIMENTO DELL’EROE
L’eroe protagonista giunge, o viene condotto,
nel luogo in cui si trova l’oggetto delle sue
ricerche
154 © 2017, G. Gentili, D. Cicconi e S. De Cesare, Italiano per competenze nella scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson
AREA LABORATORIALE 5
3
9. LOTTA FRA EROE
ALLEGATO
E ANTAGONISTA
L’eroe e l’antagonista si battono in uno scon-
tro diretto
Scrittura 3
L’eroe protagonista ritorna nel luogo da cui
è partito
© 2017, G. Gentili, D. Cicconi e S. De Cesare, Italiano per competenze nella scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 155
AREA LABORATORIALE 5
3
13. SMASCHERAMENTO
ALLEGATO
14. TRASFIGURAZIONE
DELL’EROE
L’eroe protagonista assume nuove sembian-
ze, si trasforma, ad esempio, da animale in un
essere umano, da brutto diventa bellissimo,
da povero diventa ricco
15. PUNIZIONE
Scrittura 3
DELL’ANTAGONISTA
L’antagonista viene punito, riceve il giusto
castigo
156 © 2017, G. Gentili, D. Cicconi e S. De Cesare, Italiano per competenze nella scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson
Ferruccio Bianchi e Patrizia Farello
Bianchi e Farello
IMPARARE
D A DESCRIVERE
escrivere è l’operazione mentale che permette di rappre-
sentare con parole la realtà così come appare. Poiché la
realtà è di solito costituita da una pluralità di soggetti e di
processi non necessariamente correlati, il modo naturale con cui ci
si pone di fronte a tale compito è quello di strutturare il messaggio Attività per narrare, ricordare, esporre, interpretare,
e di una criminolo
ga.
NEL
desc
l a des ri ziione
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attraverso una serie di tappe operative focalizzate sullo
(continua)
di Enio
e r e la
Per quali luoghi
Mantero; disegni
di attività possono
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______________________
essere prodotti?
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Berardi e Maurizio
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Svolgendo questa
esc
può: attività hai imparato
che per descriver
Des
– specificare e un oggetto
– testi di Giancarlo
che la sua funzione come i guanti
– ricordare si
che il valore si è specializz
3.. D
– accennare simbolico ata in ragione
ai materiali utilizzati dell’oggetto è cambiato del luogo di attività
– esprimere nel tempo
le sensazioni
che esso suscita.
nità 3
Editore 2011
narrazione e memoria, esercitando a ricordare in modo
Ora prova a
ricordare i tuoi
primi guanti
e descrivili.
Unit
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© Sergio Bonelli
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U
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IMPARARE A DESCRIVERE
descrittivo o in modo formativo al caso singolo, proprio o altrui.
Ogni scheda costituisce un esempio di come sia possibile offrire la
descrizione di un referente, senza pretendere di fornire una regola
rigida ma anzi supportando l’idea di una grande libertà creativa.
IMPARARE A DESCRIVERE
Attività per osservare, ascoltare, confrontare, concettualizzare,
definire, comprendere, produrre, esporre
€ 19,50
R ELAZIONI ED EMOZIONI 1
Leggi.
TRISHA, HA PAURA?
Ma la luce della luna non era poi una circostanza così positiva come aveva pensato.
Era intensa nella radura, si ma la sua brillantezza ingannevole faceva apparire ogni
cosa simultaneamente troppo reale e del tutto irreale. Le ombre erano troppo nere e
quando il vento muoveva gli alberi, mutavano in modo inquietante. Qualcosa pigolò nel
bosco, poi il pigolio parve strozzarglisi in gola, pigolò di nuovo e poi silenzio. Chiurlò un
gufo in lontananza. Più vicino schioccò un ramo spezzato. Cos’è stato? Si domandò
Trisha girandosi da quella parte. Il suo cuore accelerò da passo al piccolo trotto e
dal piccolo trotto al trotto. Ancora qualche secondo e si sarebbe messo a galoppare
allora avrebbe galoppato anche lei, di nuovo vittima del panico, via come un cervo in-
seguito da un incendio nella foresta. «Niente, non era niente», disse. La sua voce era
bassa e rapida […] molto simile alla voce di sua madre, anche se lei non lo sapeva.
s crivere la descrizione
Stephen King, La bambina che amava Tom Gordon, Milano, Sperling & Kupfer,
1999, pp. 110-111
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(continua)
152 © 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson
(continua)
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DESCRIVERE UN’EMOZIONE
Da lontano a vicino
Qualche particolare
Qualche pensiero
Un pensiero tranquillizzante
Un’immagine tranquillizzante
Ora descrivi con ordine una volta che hai sentito paura.
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© 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 153
R ELAZIONI ED EMOZIONI 2
Leggi.
LA RIBELLIONE DI BRUNO
Bruno, due occhi da gatto, i denti a punta e la testa grigio topo su cui apparivano delle
chiazze bianche, come d’alopecia o d’impetigine. Erano cicatrici di croste. I bambini
poveri avevano sempre le croste sulla testa, e perché vivevano in ambienti poco puliti,
e per avitaminosi. […]
Bruno aveva il grembiulino strappato, non aveva il colletto bianco, o quando l’aveva era
sporco e liso, e naturalmente non aveva il fiocco azzurro come i bambini per bene.
Aveva le croste, e quindi era rapato a zero, l’unica cura che la famiglia conoscesse
contro i pidocchi, con le chiazze delle croste già guarite. […]
Con Bruno gli sganassoni erano quotidiani, perché era vivace, quindi teneva una catti-
va condotta e si presentava in classe col grembiule lardellato. Bruno veniva mandato
dietro la lavagna, ed era la gogna.
s crivere la descrizione
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(continua)
154 © 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson
(continua)
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Chi è il protagonista
Qualche particolare
Come reagisce
Qualche pensiero
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© 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 155
R ELAZIONI ED EMOZIONI 3
Leggi.
IO NON MANGIO
Alice era in grado di pesare gli alimenti con lo sguardo e di selezionare sempre le
sue trecento calorie per la cena. Il resto lo faceva fuori, in qualche modo. Mangiava
con la mano destra poggiata sul tovagliolo. Di fronte al piatto disponeva il bicchiere
del vino che si faceva versare, ma non beveva mai, e quello dell’acqua, in modo da
formare una barricata di vetro. Poi, durante la cena, posizionava strategicamente il
contenitore del sale e l’oliera. Aspettava che i suoi si distraessero, ognuno assorto
nel faticoso meccanismo della masticazione. A quel punto, con cautela, spingeva il
cibo già sminuzzato fuori dal piatto, dentro il tovagliolo. Nel corso di una cena faceva
sparire almeno tre tovaglioli pieni nelle tasche della tuta. Prima di lavarsi i denti li svuo-
tava nel gabinetto e guardava tutti quei pezzetti di cibo ruotare verso lo scarico. Con
soddisfazione si passava una mano sullo stomaco e lo sentiva vuoto e pulito come un
s crivere la descrizione
vaso di cristallo.
Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi, Milano, Mondadori, 2008, pp. 42-43
Il narratore in queste righe descrive il difficile rapporto di Alice con il cibo; indica gli aspetti
che lo caratterizzano, seguendo la traccia.
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Descrivere
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(continua)
156 © 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson
(continua)
Chi è il protagonista
Cosa pensa
Come agisce
Quando agisce
Come si sente
Ora prova a descrivere un episodio in cui non ti andava di fare qualcosa e sei riuscito a
raggiungere il tuo scopo senza comunicarlo ai tuoi genitori.
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Dopo aver letto le descrizioni realizza con i tuoi compagni un piccolo manuale dal titolo
Come cavarsela in cui raccogliete in chiave comica tutte le strategie per evitare di com-
piere il dovere che altri hanno predisposto per te.
Sarà opportuno organizzarsi in gruppi cooperativi con il compito di:
– integrare i testi che si riferiscono a contenuti simili
– integrare i testi che si riferiscono ad analoghe procedure
– comporre i vari capitoli secondo una sequenza logica.
© 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 157
O GGETTI 1
Leggi.
IL MICROSCOPIO
Il microscopio è uno strumento che permette la visione ingrandita degli oggetti ed è
utilizzato normalmente per osservare corpi molto piccoli.
Il microscopio può essere ottico in cui l’immagine viene ricostruita dall’occhio tramite
l’uso dell’oculare e dell’obiettivo; non ottico in cui l’immagine è frutto dell’interazione tra
la radiazione usata dal microscopio e le particelle che costituiscono il campione.
Il microscopio ottico può ingrandire un oggetto fino a 2000 volte, mentre quello non
ottico può arrivare a ingrandimenti di un milione di volte.
In fisica si dice microscopio semplice la lente di ingrandimento e microscopio compo-
sto lo strumento formato da un insieme di lenti, detto microscopio in senso stretto.
Quest’ultimo comprende un obiettivo e un oculare di piccola distanza focale; l’oculare
è in pratica una lente di ingrandimento con la quale si osserva l’immagine prodotta dal
sistema di lenti convergenti che costituiscono l’obiettivo. Le altre parti che compon-
gono il microscopio sono lo stativo che serve da supporto a tutto il corredo ottico e
meccanico; il piatto, destinato all’appoggio dell’oggetto in esame, il condensatore che
illumina l’oggetto facendo convergere su di esso la luce proveniente da una sorgente
Oggettivo/soggettivo
g ettivo
In questo testo gli autori si sono sforzati di fornire una descrizione oggettiva. Che cosa
rende oggettiva una descrizione? Completa la tabella.
(continua)
© 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 161
(continua)
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Quanto è grande
Quanto ingrandisce
(continua)
162 © 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson
(continua)
Prova a spiegare, a qualcuno che non lo sa, che cosa vuole dire descrivere in modo og-
gettivo un oggetto.
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© 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 163
A NIMALI E PIANTE 1
Leggi.
IL GATTO
Il gatto è un mammifero carnivoro, della famiglia dei felidi, dal corpo agile e flessuoso,
testa piccola e in genere tondeggiante, orecchie appuntite, coda in genere lunga; l’udi-
to e la sensibilità tattile, esplicata dai lunghi baffi (vibrisse), sono molto sviluppati. Tra
le specie selvatiche, vive nelle foreste europee, asiatiche e nordafricane il gatto selva-
tico, lungo fino a 60 centimetri, dal corpo più robusto e grosso del gatto domestico,
con pelliccia grigio-bruna, folta. Striata di nero e coda corta.
Il gatto domestico, addomesticato in tempi storici probabilmente in Africa settentrio-
nale, è allevato per compagnia in numerose razze, a pelo corto (europeo, siamese) e
a pelo lungo (persiano, birmano); era animale sacro in Egitto.
La femmina è feconda dall’età di circa un anno; al termine della gravidanza, che dura
60 giorni, partorisce da tre a cinque piccoli.
Adattamento da Gatto, in Scienze, Enciclopedia tematica, Milano, RCS, 2006, vol. 9, p. 684
Oggettivo/soggettivo
g ettivo
In questo testo gli autori si sono sforzati di fornire una descrizione oggettiva. Che cosa
rende oggettiva una descrizione? Completa la tabella.
(continua)
© 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 171
(continua)
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Se l’autore anziché descrivere il gatto in generale, avesse descritto quello che vive nella
sua casa o nella casa di un amico, quali altri elementi oggettivi avrebbe potuto indicare?
Quanto è grande
(continua)
172 © 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson
(continua)
Prova a spiegare, a qualcuno che non lo sa, che cosa vuole dire descrivere in modo og-
gettivo un animale.
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© 2011, F. Bianchi e P. Farello, Imparare a descrivere, vol. 2 – Scuola secondaria di primo grado, Trento, Erickson 173
00
Poletti Riz
Jenny Poletti Riz
C SCRITTORI SI DIVENTA
ome dimostrano l’esperienza quotidiana e le rilevazioni
nazionali e internazionali, le competenze di scrittura (e let-
tura) di moltissimi studenti italiani sono drammaticamente
scarse. Benché possa essere dovuto a una pluralità di cause, questo
scenario evidenzia i limiti delle modalità tradizionali di insegna- Metodi e percorsi operativi
mento dell’italiano e la necessità di un approccio didattico radical- per un laboratorio di scrittura in classe
mente diverso: un approccio strutturato e organico, incentrato
su attività significative per gli studenti, sul processo anziché Scheda 6.11
6.-
Sì
Poco
No
SCRITTORI SI DIVENTA
3. Ti è mai capitato
di scrivere solo
RSE
RISO
INE
ONL
Schede operative
€ 21,50
Analizzo il mio testo: process paper
Autore Raffaele
Titolo Zendra, la ragazza dagli occhi di cristallo
Per aggiungere parti nuove parti al mio testo mi sono concentrato a mettermi nei panni della protago-
nista immaginando i particolari che potrebbero caratterizzare un luogo tenebroso e uno di montagna.
Per togliere gli errori ho sottolineato con un colore le parole che mi sembravano sbagliate, poi alcune
regole le ho cercate nel libro di grammatica e altre su internet. Per revisionare il mio testo ho fatto
una tabella in cui ho scritto quante volte ho scritto i dialoghi, vicende, ecc.
Poi ho confrontato quante volte ho scritto quelle cose e, se qualcuna era a un livello minore alle altre,
ho aggiunto quella parte e, se ne avevo scritte troppe, ho fatto il contrario, poi, non mi sono tanto
concentrato sullo scrivere dei dialoghi. Il finale mi sembra molto affettuoso e carino, pur essendo un
dialogo, che è molto semplice. L’idea per scrivere questo testo l’ho presa dal film: Narnia.
La protagonista di Narnia entra in un armadio e si trova in un altro mondo, proprio come ha fatto
Zendra, però non credo di aver fatto copia e incolla del film: ho cambiato l’ambientazione, i par-
ticolari dei personaggi, la storia.
Nella revisione e nella bozza del testo non ho avuto problemi a scrivere particolari, vicende, ecc.
Credo che il mio testo sia venuto bene nella parte descrittiva di alcuni luoghi e credo che la storia
si capisca e abbia un senso.
Nello scrivere il testo non sono stato aiutato da nessuno, perché, tanto preso dalle idee che avevo
in mente, non ho avuto il tempo di consultarmi con qualcuno.
Il testo mi sembra messo in ordine e ne sono molto soddisfatto.
LI
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Ho scelto questa poesia perché innanzitutto avevo molte cose da dire, quindi partivo secondo me
un po’ avvantaggiata… E poi perché volevo esprimermi e condividere con altri.
Irene
Process paper
Autore Jacopo
Titolo Il cimitero delle tombe vuote
L’idea per questo testo l’ho presa vagando per internet; avevo digitato «testi horror» ed è uscita
un’immagine con delle tombe vuote e in grande e rosso c’era scritto «Il cimitero delle tombe vuote».
Da lì ho costruito tutto il testo.
Prima un milione di idee mi si sono affollate nella mente, poi ho fatto una mappa schematizzando
tutto e infine ho cominciato a scriverlo.
Scrivere la bozza è stato facile, ma alla fine avevo concluso con un finale banale, allora ho dovuto
rifarlo da capo e questa cosa mi ha messo in difficoltà, ma alla fine sono rimasto soddisfatto. Ho
usato la minilezione sugli incipit, ho aperto a metà le parole, ho scritto la riflessione del protagonista
e ho usato la minilezione sui finali.
Questo racconto vuol dire che le cose di cui tratta possono accadere veramente, ma non bisogna
perdersi d’animo e ricostruire tutto da capo.
Ho aggiunto la riflessione del personaggio e ho tolto una vicenda che non poteva far altro che
creare confusione nel testo e nella mia testa.
Ho riletto più volte il tutto e con l’aiuto del dizionario ho corretto gli errori ortografici.
La parte migliore del mio racconto è il finale, perché sono riuscito a correggerlo (prima era bana-
le) trasformandolo in una conclusione molto bella, che finisce con Salah che si riaddormenta con
speranza. Nel mio testo non c’è niente che non mi convinca particolarmente.
Il pezzo più difficile da scrivere è stato il finale, perché l’ho riscritto completamente.
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TABELLA 5.1
Architettura e linguaggio delle minilezioni nelle diverse fasi
Connessione (2 minuti)
L’insegnante spiega agli studenti perché l’insegnamento che seguirà è importante per loro come scrittori
Azioni
e come si collega al loro lavoro precedente. Esplicita il contenuto preciso della lezione, l’insegnamento
essenziale.
• Motivare gli studenti, spiegando il senso di ciò che andremo a illustrare e come si collega al quadro più
ampio del loro lavoro.
Obiettivi
• Riprendere conoscenze già possedute a cui vogliamo richiamarci, aggiungendo nuovi tasselli.
• Esplicitare l’obiettivo e la focalizzazione della nostra lezione, l’insegnamento chiave che deve essere
contenuto in una o due frasi molto semplici e dirette.
• «Sapete quando…»: possiamo iniziare collegandoci a un’esperienza comune, vissuta da tutti per fare
entrare nella situazione, nel contesto. Ad esempio, se vogliamo parlare di un incipit che non coinvolge
potremo dire: «Sapete quando conoscete una persona nuova e le stringete la mano? Vi è mai capitato di
stringere una mano che non ricambia la stretta ma è al contrario molle e priva d’energia come un pesce
Linguaggio
viscido e moribondo? Ecco, alcuni incipit fanno proprio questo effetto: io li chiamo «incipit mano molle».
Oggi vi insegnerò invece come scrivere un incipit «stretta energetica»».
• Ieri abbiamo visto… oggi quindi vi spiegherò come...
• Mentre leggevo i vostri pezzi ho notato che… quindi voglio mostrarvi come...
• Mi sono accorta osservandovi e parlando con voi che avete questa difficoltà, quindi vi darò questa
strategia...
L’insegnante mostra agli studenti come gli scrittori fanno ciò che sta insegnando. Possiamo dimostrarlo
Azioni
noi con la nostra scrittura, possiamo mostrare esempi tratti da testi letterari (testi modello), possiamo
coinvolgere la classe in un’indagine o condurli in una pratica guidata.
• Illustrare una strategia, una tecnica, una procedura, una regola e darne esemplificazione pratica
(modeling) molto mirata sull’insegnamento chiave.
Obiettivi
• Ora vi farò vedere come (spiegare prima cosa gli studenti vedranno nella dimostrazione)
• Vedete come lo scrittore qui...
Linguaggio
Dopo aver insegnato qualcosa, diamo subito agli studenti la possibilità di mettere in pratica in modo
Azioni
veloce ciò che è stato illustrato oppure possiamo chiedere che scambino riflessioni e idee su ciò che hanno
imparato e su come possono metterlo in atto nella loro scrittura.
• Fornire occasione di immediata applicazione della strategia illustrata con il supporto dell’insegnante.
• Dare la possibilità di confronto e chiarimento con compagni e insegnante sulla tecnica appena illustrata.
Obiettivi
• Per l’insegnante momento di valutazione formativa: l’insegnante gira tra i banchi, ascolta e interviene se
necessario.
• Per l’insegnante: incoraggiare e lodare i tentativi di applicazione degli studenti.
• Giratevi e parlate tra voi in coppia: il compagno uno dirà al compagno due …
• Ora fermatevi e annotate sul taccuino.
• Ora prendete una vostra bozza e notate come… provate a…
Link (1 minuto)
L’insegnante ripete in poche parole ciò che è stato insegnato, aggiungendo riferimenti agli esperimenti
Azioni
degli studenti. L’insegnante ricorda che la lezione non riguarda solo l’oggi ma che può essere applicata
alla loro scrittura.
• Stimolare l’applicazione della strategia insegnata, che viene brevemente ripetuta, nella pratica autonoma
della scrittura.
• Ora, a voi scrittori, tornate al vostro posto e iniziate a scrivere! Ricordate che oggi e in futuro potrete
Linguaggio
usare questa strategia (di nuovo ripetere in pochissime parole l’insegnamento chiave) nella vostra scrittura
per …
• Ora provate ad applicare questa strategia nel momento della scrittura …
• Ricordatevi che potrete sempre utilizzare questa strategia quando ...
Scheda 3.1
• Scrivi sempre di ciò che è importante per te, • Usa la scrittura per riflettere su te stesso,
ti appassiona, ti colpisce o ti fa riflettere. sugli altri, sul mondo o per uno scopo
• Scrivi per te stesso prima che per chiunque importante per te.
altro, ma pensa se puoi a destinatari reali. • Cerca di essere il più possibile corretto, di
• Scrivi al meglio delle tue possibilità e lavora rispettare le convenzioni (regole ortografiche
su ciò che hai scritto per migliorarlo ancora e sintattiche) per permettere al lettore di
e ancora (ricorda: i tuoi testi non sono incisi capire e apprezzare la tua scrittura.
nella pietra). • Trova le strategie che funzionano per restare
• Prova a pubblicare in qualche modo uno concentrato durante il laboratorio.
o più dei tuoi pezzi (giornalino della • Divertiti!
scuola, blog di classe, concorsi, lettera a un • Sperimenta più generi e ricorda che nel
giornale o altro). corso dell’anno dovrai produrre almeno:
• Non scoraggiarti: se sei bloccato prima – un racconto autobiografico
prova le strategie che conosci, rileggi – una recensione
le pagine del tuo taccuino, riguarda le – un testo espositivo
minilezioni, poi chiedi aiuto a me o a un – un racconto di paura
compagno. – una poesia.
• Consulta spesso il tuo taccuino e le
minilezioni, ma anche i poster appesi in
classe e sperimenta le tecniche.
• Scrivi regolarmente sul tuo taccuino in
classe e a casa: raccogli lì le tue riflessioni,
spunti e semi di idee, tecniche che vorrai
sperimentare, ritratti di personaggi e altro:
fa’ in modo che diventi il tuo compagno e
alleato nella scrittura!
• Quando chiedi aiuto sii chiaro e specifico
nelle tue richieste e annota i consigli.
• Rifletti sulla tua scrittura e stabilisci obiettivi
per migliorarla.
• Usa al meglio il tempo in classe pianificando
il tuo lavoro sul taccuino nella sezione
apposita.
• Ricordati di revisionare i tuoi pezzi
completati e di curarne la pubblicazione.
• Condividi la tua scrittura con noi per
crescere come scrittore, far crescere me
e i tuoi compagni e farti conoscere come
persona.
• Esprimiti con la tua voce unica, non scrivere
ciò che pensi gli altri si aspettino da te.
LI
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MAT
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Scrittura in classe
Scrivo per tutto il tempo in classe
nel momento della scrittura
autonoma, utilizzando strumenti
del laboratorio e tecniche
proposte nelle minilezioni
Materiali
Il mio raccoglitore è ordinato e
sono ben chiare le suddivisioni;
la cartellina dei testi completati
è ordinata e contiene il
modulo di registrazione dei
testi finiti. Conservo con cura
il materiale (fotocopie) fornito
dall’insegnante. Porto sempre
con me il taccuino
Minilezioni
Appena entra la prof. ho già
pronto il materiale di lavoro e
aspetto in silenzio l’inizio della
lezione.
Sono attento e prendo appunti
mentre la prof. spiega. Lavoro
in modo costruttivo in coppia,
a piccoli gruppi o con il
gruppo classe nel momento del
coinvolgimento attivo
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Sì Poco No
Criteri
Voce
La voce è chiara, abbastanza alta e le parole
sono ben scandite, senza mugugni
Espressività/fluidità
Il discorso viene pronunciato in modo fluido ed
espressivo, con una buona intonazione, senza
eccessive interiezioni e con un giusto ritmo
Correttezza
Il discorso non contiene errori formali
Punteggio:
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Autore ___________________________________________
Editor ___________________________________________
Data ____________________________
Caratteristiche verificate Sì No
Non ci sono ripetizioni, né termini e aggettivi generici (cose, favoloso, normale, ecc.)
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Sì No Corretto
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Che cosa hai fatto per pianificare (pre-scrittura) il tuo racconto? (Ad esempio diamante, mappa,
schema della trama, lista eventi, mappa a raggiera, storyboard.)
È stato facile o difficile scrivere la bozza? Cosa ti ha messo in difficoltà? Quali tecniche o
minilezioni hai usato?
Elenca le strategie che hai utilizzato per revisionare (ad esempio togliere le parti superflue,
aggiungere dettagli 5 sensi, aggiungere un dialogo, ecc.)
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Spiega come hai proceduto nella fase di editing (cioè come hai identificato e corretto gli errori
formali, di ortografia, ad esempio, e rifinito il linguaggio eliminando ripetizioni o scegliendo
termini più precisi ed evocativi, ad esempio).
Qual è la parte migliore del tuo racconto e perché? Cosa non ti convince?
Qual è stata la parte più difficile nel processo di scrittura e come mai?
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Insegnamento Oggi vi insegnerò una tecnica che gli scrittori usano per decidere un argomento di cui
chiave scrivere: le liste sul taccuino.
Scrivi una lista degli argomenti di cui sei appassionato e su cui possiedi conoscenze
Possibile
(videogiochi? Karate, youtuber?) e metti un asterisco di fianco a quello che in questo
coinvolgimento
momento è più presente nella tua vita o nella tua mente. Poi parlane un attimo con il
attivo
tuo compagno.
Oggi vi mostrerò quali sono le attività che ogni scrittore conduce per arrivare al pezzo
Insegnamento finito. Impareremo che tutti gli scrittori di successo partono da attività di pre-scrittura per
chiave arrivare, attraverso varie tappe, alla pubblicazione finale, pur non rispettando un unico
modello e una sequenza lineare.
Possibile Sul taccuino disegna la torta del processo di scrittura di un tuo pezzo finito. A ogni
coinvolgimento fetta corrisponde una fase; per ogni fetta/fase scrivi brevemente come hai proceduto.
attivo
Possibile Girati e illustra al tuo compagno sollevando un dito alla volta, quali sono i tre momenti
coinvolgimento di ogni sessione e cosa succede in ciascuno, poi annota sul quaderno in modo
attivo schematico.
Insegnamento Oggi prenderemo spunto dai nostri testi modello per imparare alcune tecniche
chiave specifiche che ci aiuteranno a creare l’ambientazione giusta per un racconto horror.
Ora lavorate sulla vostra bozza di racconto di paura. Prima annotate schematicamente
sul taccuino i particolari dell’ambiente che volete inserire, riportando la tecnica che
avete deciso di utilizzare, ad esempio:
Possibile – personificazione: «Gli alberi con le loro lunghe braccia nere si protendevano verso
coinvolgimento di me e mi graffiavano la schiena»;
attivo – particolari dei 5 sensi, udito: «Il lamento del vento mi feriva le orecchie in un
crescendo che lo faceva assomigliare sempre più a un ululato»;
– parole allusive: «Gli alberi del bosco sembravano unirsi a formare un’unica creatura
malefica».
Nella lezione di oggi, scopriremo come ogni parola abbia un suono e come sia
Insegnamento
importante, nella poesia in particolare, prestare particolare attenzione al suono delle
chiave
parole per armonizzarlo al significato che vogliamo trasmettere.
Possibile Ora girati e parla con il tuo compagno. Provate a cercare insieme almeno due parole
coinvolgimento con suono dolce, due parole dure, due parole striscianti, due parole fresche, due
attivo parole scure.
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Insegnamento chiave
Oggi vedremo insieme a cosa serve e come si compila il questionario di autovalutazione periodica.
Istruzione diretta
I questionari di autovalutazione sono pensati come una traccia che vi guida nella riflessione su
di voi come scrittori e lettori. Servono per aiutarvi a dipingere il quadro con il vostro autoritratto.
È un autoritratto che non si limita a fissare un’immagine di un momento. Vuole cogliere anche la
vostra evoluzione, il vostro percorso. E soprattutto facendolo potrete vedere i vostri progressi con
più chiarezza, ma anche darvi obiettivi mirati, ritagliati proprio su di voi per il secondo quadrime-
stre. Questo è ciò che permette davvero di crescere: guardare dove siamo arrivati e capire dove
dobbiamo andare. Allo stesso tempo anch’io come insegnante avrò informazioni che mi aiuteranno
ad aiutarvi meglio. Quindi è molto importante compilarli al meglio e non limitarsi a rispondere in
modo frettoloso e superficiale o generico. Siate specifici, siate onesti. Vediamo ora alcuni esempi
di questionari compilati che ci possono aiutare.
Sulla lettura
Io fin’ora di pezzi revisionati e completati ne ho 8.
Tutti i miei testi sono di racconti autobiografici perché negli altri generi faccio pena.
Il pezzo più riuscito è il mio primo testo, l’avventura dell’amo nel dito, perché (dopo la revisione) sono
riuscita a trasmettere l’emozione che ho provato, ma nel frattempo anche come sono successi i fatti.
Secondo me per essere un bravo scrittore bisogna: scrivere incipit giusti, quindi senza svelare niente,
ma mettendo al lettore curiosità. Poi non bisogna commettere errore ortografici e mettere tutte le
azioni in ordine logico, e per questo ogni 10-15 righe bisogna rileggere. Ma per me la cosa più
importante che deve fare uno scrittore è trasmettere emozioni!
Dall’inizio del quadrimestre il mio modo di scrivere è cambiato, e anche di molto. All’inizio i miei
incipit erano tutti «Il … sono andata ... mi sono divertita … fine»; invece ora sono ricchi si avveni-
menti e di emozioni!
Nel laboratorio la difficoltà che ho incontrato è stata la scelta del testo, perché ero abituata ad
avere già un tema, e ora che lo devo scegliere io non so che tema scegliere! Però ora mi sono
abbastanza abituata!
Di nuovo come scrittore sono riuscita ad arricchire lo sviluppo del testo e poi l’inizio.
La cosa più utile che ho imparato è mettere l’emozione nei testi, infatti prima non ci avevo mai
pensato e forse non ci avrei mai provato, ma ora che ho imparato come fare mi piacciono 1000
volte di più i miei testi!
Io nei miei testi uso sempre la tecnica del diamante perché trovo che sia molto utile per avere un
testo ben strutturato!
Se il laboratorio ricominciasse io cambierei l’ordine delle minilezioni, perché alcune le ho iniziate
a usare troppo tardi.
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Le convenzioni che ho imparato sono: saper usare i verbi e i loro tempi, saper usare la punteggiatura
e sto iniziando a fare il discorso diretto.
Nel secondo quadrimestre mi pongo come obiettivo, ogni volta che avrò scritto 10-5 righe, di
rileggere per far sì che i miei testi siano più fluidi e logici.
Come insegnante, per la scrittura, mi potrebbe aiutare nel trovare idee per un nuovo testo, e quando
farò i testi fantastici, nel creare i personaggi!
Ho completato 5 libri: Matilde, La fabbrica di cioccolato, Le streghe, Olga di carta, Il coraggio
della libellula (50 pagine per finirlo).
Ne ho abbandonato 1 (Mattia Melissa e il mistero del pozzo di Barumini) non perché non mi pia-
ceva, ma perché ci sono stati dei problemi tecnologici (lo stavo leggendo sul kobo).
Ho affrontato i generi fantastico, umoristico, storie per ragazzi, realistico, horror, amore.
Le ho scritte tutte. L’unico problema è stato che qualche volta non me le ricordavo per lunedì e mi scor-
davo di lasciare la pagine per scrivere e allora le ho scritte sul quaderno (gliele incollo sul taccuino).
Nelle mie annotazioni cerco di non scrivere della storia anche se certe volte per la fretta mi viene
naturale descrivere la trama.
Secondo me sono migliorata come lettore perché pur avendo meno tempo tra compiti e sport, riesco
a leggere con più chiarezza e più espressione.
Il libro che fino ad ora mi è piaciuto di più è stato Il coraggio della libellula (anche se non l’ho finito),
perché è un genere diverso dal mio solito però devo dire che questo genere mi piace.
Molti libri che ho letto mi hanno aiutato sopratutto con le emozioni per vedere come esprimerle.
Non cambierei molto forse darei solo più tempo alla scrittura e alla lettura e meno tempo alle mini-
lezioni, non perché non ci aiutino ma solo perché vorrei leggere e scrivere di più.
Mi pongo come lettore gli obiettivi, oltre che di leggere di più, anche di scrivere le annotazioni
non solo raccontando la vicenda ma usando gli inizi della prof, forse così mi verrà più semplice e
più dettagliato.
Posso migliorare l’uso del taccuino lavorandoci di più sopra e cercando di essere più dettagliata.
Prof non le chiedo molto, solo di farci leggere a scuola perché a casa mi distraggo parecchio.
Sulla scrittura
In tutto ho completato e revisionato 6 testi e 5 poesie.
Ho affrontato i generi fantastico, testo descrittivo, racconto realistico, racconto drammatico.
Il pezzo che mi è venuto meglio secondo me è stato Mordicchio, perché ogni giorno che la prof ci
dava dei nuovi metodi lo andavo a sistemare usando la nuova tecnica di scrittura.
Secondo me lo scrittore deve sapere:
• esprimere le emozioni;
• conoscere i personaggi;
• scrivere un incipit che sappia attirare i lettori;
• togliere pezzi che non aggiungono niente al testo;
• sviluppare lo sviluppo;
• inserire pensieri, un messaggio, dettagli che creino immagini nel lettore;
• usare parole che non siano generiche;
• inserire un ritratto espressivo;
• scegliere titoli che facciano venire voglia di leggere;
• seguire il diamante;
• revisionare aggiungendo anche i consigli dei compagni.
Il mio modo è cambiato molto dall’inizio dell’anno perché grazie alle minilezioni della prof riesco
a creare un testo più dettagliato.
La mia più grande difficoltà sono e saranno sempre l’ortografia e i verbi.
Sono riuscita a creare testi/poesie che abbiano senso, creino immagini nel lettore, ecc., però ho
ancora molto da imparare
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La cosa più importante è stata il diamante perché ora so come strutturare il mio testo e avrà molto
più senso.
Non me la ricordo ma credo sia stata sviluppiamo lo sviluppo.
Aggiungerei un po’ di tempo alla scrittura.
Nel prossimo quadrimestre mi pongo l’obiettivo di migliorare con l’ortografia e con la revisione di
un testo.
Prof, l’unica cosa con cui mi può aiutare è l’ortografia.
Ho completato 7 testi.
Ho affrontato fin ora solo testi autobiografici, poesie e quello del concorso Conad.
Credo che uno dei miei pezzi più riusciti, oltre a quello di Scrittori di Classe, è Trovare il coraggio,
perché credo di aver trovato un bell’incipit e invece di mettere le solite parole paura, felicità, ecc.
mi sembra di aver raccontato per ogni parola dei gesti e azioni che facevo!
Per essere un bravo scrittore bisogna far emozionare ogni volta il lettore perché sia convinto che la
prossima volta che prenderà un mio libro potrà contare di avere davanti a sé un buon libro!
Il mio modo di scrivere è cambiato molto dall’inizio del quadrimestre. Il mio primo testo era lungo
mezza pagina mentre il mio ultimo 6 pagine. Sicuramente non voglio dire che la lunghezza è la
cosa più importante per fare un buon testo, ma voglio dire che la prof. mi ha sforzato a tirare fuori
molto di più quello che sento dentro di me!
A volte ho trovato difficoltà ad applicare tutti i consigli della prof… ma piano piano ci sono riuscita.
Come scrittore sono riuscita a creare poesie più difficili da capire, su cui il lettore ci si deve fermare
a pensare e a capire, poi, il significato. (Poesia Due anime.)
Ho imparato a dosare in modo giusto tutti i passi della storia grazie al diamante.
Nei miei pezzi ho sperimentato la tecnica per gli incipit.
Se il laboratorio ricominciasse daccapo credo che non sarebbe una cosa brutta perché comunque
ripassare non fa mai male!
Ho imparato meglio a utilizzare la punteggiatura.
Ho in mente di far entrare di più il lettore dentro i miei testi. Credo di raggiungere questo obiettivo
nell’impegnarmi tanto e stare attenta nelle minilezioni.
Come può aiutarmi meglio come insegnante per la scrittura? Mi va benissimo come sta già facendo
adesso! Grazie.
Coinvolgimento attivo
Ora riguardate i questionari che avete compilato a casa. Ci sono delle domande senza risposta o
con risposte poco specifiche e articolate? Provate a revisionare e aggiungere particolari, riferimenti
a minilesson e a tecniche specifiche. Ricordate, deve essere un esercizio utile e darvi indicazioni
pratiche per migliorare!
Link
D’ora in avanti cercate di mettere sempre in pratica quello che avete appreso oggi. Quando vi
troverete davanti a momenti di autovalutazione, riflettete, siate specifici, onesti e non correte perché
serve a voi e non è un compito! Inoltre riprendete in mano periodicamente le risposte (e le domande)
per vedere come sta andando il vostro percorso.
Avete imparato a porvi domande sul vostro modo di apprendere e mettere in pratica le lezioni.
Potete usare questo metodo ogni volta che nelle diverse materie dovete affrontare nuove richieste:
guardare indietro a cosa vi ha aiutato nelle difficoltà già superate.
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Griglia di osservazione della partecipazione al laboratorio
Indicare i livelli con asterischi:
Eccellente **** Buono *** Sufficiente ** Non ancora adeguato *
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Scheda 6.2
Minilezione
Concentrazione
Lettura Scrittura Collaborazione
Nome studente Data Materiali e motivazione in Routine e regole
autonoma autonoma Appunti e coinvolgimento classe
attivo
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Il processo di scrittura
Fai brainstorming e raccogli Pensa a ciò che vuoi dire e parlane con un compagno
PRE-SCRITTURA le tue idee organizzandole Fai una mappa, lo storyboard e/o una scaletta e linea del tempo
Competenza
Come si sviluppa nel laboratorio di scrittura e lettura
chiave1
Grande attenzione agli aspetti metacognitivi: gli studenti costruiscono con il supporto del
docente un proprio processo di lettura e di scrittura efficace, anche prendendo consape-
volezza dei punti di forza e delle aree di criticità su cui riflettono costantemente attraverso
Imparare a la scrittura e in colloqui individuali con l’insegnante. L’autovalutazione, alla base della
imparare competenza in oggetto, è perseguita in modo sistematico. Gli studenti imparano ad auto-
valutarsi attraverso l’uso di appositi strumenti come moduli, checklist, rubric. Progettano in
autonomia, ma con il supporto dell’insegnante «maestro di scrittura», la stesura dei loro
testi e definiscono insieme al docente obiettivi legati alla scrittura e alla lettura.
Gli studenti, pur essendo chiamati a diversi momenti di scrittura individuale, formano con i
compagni una comunità collaborante, in cui ci si aiuta a vicenda, si offrono suggerimenti,
si sottopone il proprio lavoro agli altri per avere critiche costruttive e per celebrare succes-
si, ci si scambiano opinioni su libri e brani letti insieme o individualmente, si presentano
romanzi. Quindi si ha continuamente il passaggio dall’azione individuale della scrittura
Competenze
e della lettura alla condivisione con la comunità classe. L’abitudine alla Peer Review sti-
sociali
mola poi e rafforza la capacità di relazionarsi in modo costruttivo e rispettoso con i pari.
e civiche
All’inizio del percorso insegnante e alunni stabiliscono insieme aspettative e regole
del laboratorio. In seguito è richiesto agli studenti di agire spesso in modo autonomo,
seguendo con senso di responsabilità le linee guida. Ognuno segue il proprio processo
ma è tenuto a farlo rispettando tempi e spazi degli altri, come avviene in ogni comunità
e ambiente di lavoro.
All’interno del laboratorio, gli studenti si muovono come veri scrittori e come fanno i let-
tori nella realtà: sono dunque invitati a prendere iniziativa in ogni momento. Sono infatti
chiamati a scegliere destinatario, argomento, genere del testo che scriveranno. I testi
sono considerati loro e non dell’insegnante. Inoltre nel laboratorio si mette molto l’accento
Spirito di iniziativa sulla pubblicazione reale, sul contatto con esperti, sulla possibilità di incidere sul mondo
e imprenditorialità attraverso la scrittura: dunque gli studenti imparano a costruire prodotti che possano essere
fruiti da un pubblico più vasto, con spirito di imprenditorialità che li fa crescere come
scrittori, come lettori e come persone. L’intento non è quello di renderli soggetti produttivi
ma di ampliare le loro possibilità di interazione con il mondo del presente e del futuro
aiutandoli a divenire competenti, creativi e autonomi.
1
Si sceglie qui di prendere in considerazione le competenze chiave indicate dal Parlamento Europeo, recepite in Italia e in
seguito rielaborate in un nuovo elenco che si trova nel Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo
di istruzione, DM 22 agosto 2007, n.139.
2
http://www.competenzechiave.eu/consapevolezza_espressione_culturali.html.
Scheda 6.-
6.14
Momento Linguaggio
Complimento
Ho notato nel tuo testo che sei riuscito bene a …
L’insegnante mette in evidenza ciò che lo studente Mi piace come hai affrontato … perché …
è riuscito a fare bene come scrittore: un aspetto del Ho visto che hai applicato questa strategia …
testo o del processo, una strategia messa in atto o Noto che come scrittore hai imparato a ...
una qualità della scrittura emersa
Registrazione/documentazione
L’insegnante annota velocemente su un modulo Solo un minuto per annotare ciò che ci siamo detti,
predisposto (digitale o cartaceo) appunti tu procedi pure. Buon lavoro!
schematici sul contenuto della consulenza
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Classe ________________
Unità ___________________________________________
Data ___________________________________________
Connessione
L’insegnante spiega agli studenti perché l’insegnamento che seguirà è importante per loro come
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scrittori e come si collega al loro lavoro precedente. Esplicita il contenuto preciso della lezione,
l’insegnamento essenziale.
Linguaggio
Istruzione esplicita
L’insegnante mostra agli studenti come gli scrittori fanno ciò che sta insegnando. Possiamo
Azioni
dimostrarlo noi con la nostra scrittura, possiamo mostrare esempi tratti da testi letterari (testi
modello), possiamo coinvolgere la classe in un’indagine o condurli in una pratica guidata.
Linguaggio
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Coinvolgimento attivo
Dopo aver insegnato qualcosa, diamo subito agli studenti la possibilità di mettere in pratica in
Azioni
modo veloce ciò che è stato illustrato oppure possiamo chiedere che scambino riflessioni e idee
su ciò che hanno imparato e su come possono metterlo in atto nella loro scrittura.
Linguaggio
Link (Collegamento)
L’insegnante ripete in poche parole ciò che è stato insegnato, aggiungendo riferimenti agli
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esperimenti degli studenti. L’insegnante ricorda che la lezione non riguarda solo l’oggi ma che
può essere applicata alla loro scrittura.
Linguaggio
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Ho scelto questa poesia perché innanzitutto avevo molte cose da dire, quindi partivo secondo me
un po’ avvantaggiata… E poi perché volevo esprimermi e condividere con altri.
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Process paper
Autore Jacopo
Titolo Il cimitero delle tombe vuote
L’idea per questo testo l’ho presa vagando per internet; avevo digitato «testi horror» ed è uscita
un’immagine con delle tombe vuote e in grande e rosso c’era scritto «Il cimitero delle tombe vuote».
Da lì ho costruito tutto il testo.
Prima un milione di idee mi si sono affollate nella mente, poi ho fatto una mappa schematizzando
tutto e infine ho cominciato a scriverlo.
Scrivere la bozza è stato facile, ma alla fine avevo concluso con un finale banale, allora ho dovuto
rifarlo da capo e questa cosa mi ha messo in difficoltà, ma alla fine sono rimasto soddisfatto. Ho
usato la minilezione sugli incipit, ho aperto a metà le parole, ho scritto la riflessione del protagonista
e ho usato la minilezione sui finali.
Questo racconto vuol dire che le cose di cui tratta possono accadere veramente, ma non bisogna
perdersi d’animo e ricostruire tutto da capo.
Ho aggiunto la riflessione del personaggio e ho tolto una vicenda che non poteva far altro che
creare confusione nel testo e nella mia testa.
Ho riletto più volte il tutto e con l’aiuto del dizionario ho corretto gli errori ortografici.
La parte migliore del mio racconto è il finale, perché sono riuscito a correggerlo (prima era bana-
le) trasformandolo in una conclusione molto bella, che finisce con Salah che si riaddormenta con
speranza. Nel mio testo non c’è niente che non mi convinca particolarmente.
Il pezzo più difficile da scrivere è stato il finale, perché l’ho riscritto completamente.
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Scheda 5.5
Insegnamento chiave
Oggi vi spiegherò meglio in cosa consiste l’editing e chiarirò le differenze rispetto alla revisione.
Vi mostrerò come utilizzare uno strumento importante che vi aiuterà a diventare editor di voi
stessi, il modulo per l’editing.
Istruzione esplicita
L’editing è l’operazione che viene fatta su video, racconti e romanzi prima della loro
pubblicazione. Vengono riletti, riguardati dallo scrittore o da professionisti a caccia di errori
e vengono rifiniti. Se si tratta di scrittura, si porrà attenzione al lessico, ad aggiustare il tono
o alcune espressioni e non solo a cercare e correggere gli errori. Esatto, anche gli scrittori
commettono errori, quindi possiamo stare tranquilli. Però gli scrittori lavorano in continuazione sui
loro testi e usano strumenti utili. Uno di questi è il modulo per l’editing.
In questo caso ci concentriamo sull’aspetto formale, cioè sulla correttezza ortografica, sulla
punteggiatura, sulle ripetizioni, sulla sintassi (le varie parti del mio periodo si collegano bene
formando un tutto armonioso?), sui tempi dei verbi, sulle concordanze (il soggetto e il verbo
vanno d’accordo?).
Perché lo dobbiamo fare? Perché il nostro lettore ne ha bisogno e ne abbiamo già parlato.
Quando leggiamo, riusciamo a capire ciò che troviamo sulla pagina perché lo scrittore ha
rispettato le regole comuni della lingua che si chiamano convenzioni.
Pensate se ognuno di noi inventasse una diversa forma di passato remoto per ogni verbo.
Esempio, invece di dire sedette, Giacomo potrebbe scrivere siese, Federico sedde e così via. Il
lettore sarebbe disorientato e non riuscirebbe a prestare la giusta attenzione alla storia. E questo
vale per tutti gli errori.
Ma come fare a trovarli senza la prof.? Dobbiamo prima di tutto conoscere quali sono quelli che
commettiamo più frequentemente e poi rileggere il nostro pezzo in una ricerca mirata. Dobbiamo
trasformarci in investigatori con la lente di ingrandimento alla caccia di indizi.
Ci servirà il modulo dell’editing. Come lo usiamo?
Ognuno di voi vada a riguardare i suoi pezzi e in particolare si concentri sui miei commenti.
Ne troverete alcuni proprio sulle convenzioni. Esempio: «Non si mette la virgola tra soggetto e
predicato», oppure «Le battute di dialogo si scrivono con la lettera maiuscola» o ancora «Non
puoi usare la virgola per separare due frasi quando si cambia argomento». E via così.
Quali sono gli errori che commettete più frequentemente? Cercateli e riportate la regola
corrispondente in una riga del modulo.
Segnatene 3-4 al massimo. Se non siete sicuri chiedete pure il mio aiuto.
Dopo aver scritto la bozza di ogni vostro testo, prendete il modulo e fate una rilettura completa
per ogni riga, cioè per ogni tipologia di errore, segnando quelli che trovate in verde
sulla bozza. Potete chiedere l’aiuto di un compagno. R IA
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Con questo strumento sarete in grado di correggere da soli i vostri errori formali, ma l’obiettivo
vero è imparare a evitarli fin dall’inizio.
Guardate mentre io rileggo questo testo alla ricerca degli errori segnati su questo modulo
(dimostrazione).
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D’ora in avanti, dopo aver terminato una bozza, la rileggerete diverse volte come segugi alla
ricerca di una preda, per perfezionare il vostro «taglio» come ottimi parrucchieri. Buona caccia
all’errore!
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Insegnamento chiave
Prima vedremo cos’è l’ambientazione, o setting, e poi entreremo nello specifico delle storie horror
e impareremo come si crea un’ambientazione da paura che trasporterà il vostro lettore dritto nella
scena e creerà la giusta e inquietante atmosfera.
Istruzione diretta
Per dirla in modo semplice l’ambientazione è formata da tre elementi, cioè:
1. il tempo: epoca e momento, quando?
2. il luogo: dove?
3. l’ambiente:
• condizioni meteo: inverno, estate, caldo, freddo, pioggia, neve?
• condizioni sociali: a che classe sociale appartengono i personaggi e in che condizioni
vivono?
• atmosfera generale: quale sensazione viene creata all’inizio della storia? gioiosa oppure
cupa?
in cui si colloca la vicenda raccontata.
Vediamo alcuni esempi.
• Christopher Paolini, Eragon (Milano, Rizzoli): tempo e luogo fantastici;
• Angela Manetti, Le memorie di Adalberto (Firenze, Giunti): ai giorni nostri, scuola pubblica,
casa di Adalberto, quartiere;
• John Boyne, Il bambino con il pigiama a righe (Milano, Rizzoli): 2a Guerra Mondiale, campo
di concentramento;
• Suzanne Collins, Hunger games (Milano, Mondadori): nel futuro, in uno stato totalitario,
Panem, in particolare nel distretto 12, nell’arena e poi nella capitale, Capitol City.
Perché è importante?
Serve per dare ai personaggi un mondo in cui muoversi e con cui interagire. L’ambientazione
influenza i personaggi, oppure a volte i personaggi influenzano e modificano l’ambientazione (se
costruiscono una casa, ad esempio).
Per il lettore
Se non capiamo l’ambientazione non riusciamo a capire neppure la storia, perché l’ambientazione
spesso influenza i personaggi e li spinge ad agire in un modo piuttosto che in un altro, oppure
determina il loro umore. In ogni caso, senza ambientazione i personaggi si muovono nel nulla e il
lettore non riesce a immaginarli.
Per lo scrittore
Spesso l’autore utilizza l’ambientazione per rinforzare alcuni elementi della storia. Ad esempio un
racconto triste che vuole affrontare il tema della malattia e della morte potrebbe svolgersi in un de-
serto freddo e spoglio. Una storia ambientata in un luogo e un tempo di guerra consente facilmente
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di esplorare temi come la violenza, il coraggio, il sacrificio. Qualsiasi storia di ragazzi della vostra
età cambierebbe parecchio se ambientata in un paesino di campagna oppure se si svolgesse in
una frenetica metropoli.
Oppure ancora pensate come può modificarsi una storia se cambia il tempo: una storia ambientata nel
futuro e una storia ambientata nel passato, ad esempio, sono e devono essere radicalmente diverse.
Coinvolgimento attivo
Ora lavorate sulla vostra bozza di racconto di paura: prima annotate sul taccuino i particolari
dell’ambiente che volete inserire in forma schematica, riportando la tecnica che avete deciso di
utilizzare, ad esempio:
• Personificazione: «Gli alberi con le loro lunghe braccia nere si protendevano verso di me e mi
graffiavano la schiena».
• Particolari dei 5 sensi, udito: «Il lamento del vento mi feriva le orecchie in un crescendo che lo
faceva assomigliare sempre più a un ululato».
• Parole allusive: «Gli alberi del bosco sembravano unirsi a formare un’unica creatura
malefica». ALI
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Minilezione su come mostrare le emozioni
Connessione
Abbiamo visto nei giorni scorsi come sia fondamentale per il lettore essere coinvolto nella storia che
viene raccontata: quando leggiamo un libro, se non siamo coinvolti, prima facciamo un enorme
sbadiglio e poi lo chiudiamo di scatto, SPLAT! Come scrittori non vogliamo che questo accada con
la nostra storia, vero?
Insegnamento chiave
Oggi vi spiegherò allora come riuscire a coinvolgere il lettore mostrando le emozioni dei personaggi
con le parole.
Per interessare il lettore dobbiamo, più ancora che inventare o raccontare tanti fatti e azioni, farlo
entrare dentro i personaggi, mostrare ciò che provano.
Partiamo dalle emozioni. Prima di tutto non esistono solo tristezza, felicità e rabbia! Noi umani
proviamo una gamma vastissima di emozioni e imparare a riconoscerle e descriverle è fondamentale
prima di tutto per la nostra vita. Se sappiamo riconoscere e descrivere un’emozione sappiamo comu-
nicarla a chi ci sta vicino e farci aiutare oppure condividerla. Altrimenti ci sentiamo incompresi e soli.
Per la scrittura è importantissimo.
E per comunicare le emozioni nostre o dei nostri personaggi è molto più efficace mostrarle che dirle.
Guardate questo esempio (modeling): «Luca era furioso» (dire).
«Il viso di Luca era di un colore rosso acceso. Le sue mascelle erano serrate e le mani chiuse in
pugni strettissimi. Respirava affannosamente e sembrava sul punto di scoppiare. Le vene sul suo
collo erano in rilievo e pulsavano come impazzite» (mostrare).
Vedete che non ho inserito il nome dell’emozione, ma ho descritto il comportamento del personag-
gio, creando un’immagine nella mente del lettore. Ho usato anche linguaggio figurato («sembrava
sul punto di scoppiare») e particolari visibili.
Ora possiamo vedere un elenco di emozioni e alcuni particolari e azioni che ci permettono di
mostrare queste emozioni invece di dirle.
Coinvolgimento attivo
Adesso provate voi: distribuirò a ogni coppia un bigliettino con il nome di un’emozione. Insieme
discutete per un paio di minuti su come mostrarla senza dirla; poi, al mio segnale, ognuno avrà
altri 4-5 minuti per scriverla sul proprio taccuino. Scrivete in alto il titolo: «Mostrare le emozioni».
Vietato scrivere il nome dell’emozione che dovete mostrare!
Per aiutarvi potrete consultare anche un libro speciale: L’emozionario, che è una guida alle emo-
zioni. Lo trovate sulla cattedra.
Dopo il lavoro leggeremo ad alta voce alcuni passi scritti da voi e i compagni, se siete stati bravi,
indovineranno facilmente l’emozione che avete «mostrato».
Link
Oggi e in futuro ricordatevi, mentre scrivete, di chiedervi: quale emozione prova il mio personaggio
in questo punto? Come posso mostrarla al mio lettore?
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Link a mia presentazione su minilesson
https://docs.google.com/presentation/d/1P4qgwDgD_2NuCvr68NbYLdJByazYDTYnJAqT2xgXj
tY/edit?usp=sharing
Scheda 5.3
Connessione
In questi primi giorni abbiamo sperimentato un nuovo modo di imparare «italiano» a scuola;
abbiamo capito che ciascuno di noi avrà tempo per leggere e scrivere durante le sessioni di
laboratorio di lettura e scrittura.
Insegnamento chiave
È giunto il momento di definire insieme la routine, cioè i momenti costanti e immutabili di ogni
sessione. Questo permetterà a ognuno di diventare autonomo e indipendente nella gestione delle
attività all’interno della cornice laboratoriale. In sostanza, io insegnante ti spiego cosa puoi/
devi fare all’interno del laboratorio e tu, alunno, puoi procedere senza dover attendere ulteriori
istruzioni.
Inoltre, la routine serve per fare in modo che la scrittura e la lettura diventino per ognuno di voi
un’abitudine, come lavarsi i denti prima di andare a letto, come mettersi il cappotto prima di
uscire in inverno, come guardare la televisione dopo cena, come chiacchierare con gli amici
prima del suono della campanella alle 8.00!
Istruzione esplicita
Definiamo insieme le attività del laboratorio di scrittura:
Gli alunni-scrittori:
L’insegnante:
• ascoltano attentamente senza
• fornisce un insegnamento/
fare domande;
Minilezione consiglio: tecniche di scrittura,
• scrivono sul quaderno i contenuti
(10-20 minuti circa) strategie di lavoro, indicazioni
della minilezione;
pratiche sul laboratorio;
• sperimentano subito sul taccuino
• mostra un testo modello da usare
o su un loro pezzo la tecnica/
come esempio.
strategia indicata.
Gli alunni-scrittori:
Gli alunni-scrittori lavorano in • scrivono, scrivono, scrivono;
autonomia, dopo aver pianificato • possono chiedere una
(«dichiarazione di intenti»). consulenza a un compagno;
Scrittura
Ognuno segue i propri tempi e • spiegano il proprio lavoro
individuale
il proprio processo, rispettando all’insegnante durante le
(35-45 minuti circa)
quello degli altri. L’insegnante consulenze.
fornisce aiuti e strategie tramite Vedi poster «Cosa posso fare
consulenze individuali. nel momento della scrittura
autonoma?» (figura A)
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Scritta in collaborazione con la prof.ssa Elisa Turrini.
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Coinvolgimento attivo
Ora prova a pensare alla tua vita e alle tue routine. Quali sono i vantaggi delle routine?
Discutine un attimo con il tuo compagno e poi provate a rivedere insieme, ripetendoli con le
vostre parole, i diversi momenti di ogni sessione di laboratorio.
Link
Al termine di questa lezione avete imparato cosa si fa in ogni sessione di laboratorio. I tre
momenti principali sono: la minilezione, la scrittura autonoma e la condivisione. D’ora in avanti,
saprete sempre cosa aspettarvi durante il laboratorio e come comportarvi per sfruttare al meglio
il tempo e le possibilità che avrete. Quindi, rilassatevi, divertitevi e fate del vostro meglio!
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Minilezione su procedure
Consulenze di scrittura fra compagni
Lavorando insieme, le persone ordinarie possono produrre imprese straordinarie. (Anonimo)
Connessione
Sicuramente ciascuno di voi ha più di una persona a cui ricorre quando è bloccato, in dubbio
su come agire o ha bisogno di un consiglio su una questione spinosa. Magari ci rivolgiamo alla
nonna quando dobbiamo risolvere un problema con il papà perché lei sa esattamente come
prenderlo, ma se dobbiamo parlare di faccende di cuore andiamo dritti da quell’amica che
sembra uscita da una rivista patinata. Ecco, anche gli scrittori sono abituati a chiedere aiuto a
colleghi e amici. Noi, in classe, abbiamo creato una vera comunità di scrittori, quindi abbiamo
sempre la possibilità di cercare la collaborazione di un compagno per una consulenza di scrittura
se non abbiamo idee, ma anche se non siamo convinti di un finale o di una parte di un nostro
racconto (ad esempio). La consulenza può essere molto efficace, se lo scrittore e l’ascoltatore la
sanno gestire al meglio.
Insegnamento chiave
Oggi vi spiegherò le fasi di una consulenza tra compagni e vi darò alcuni suggerimenti per fare
in modo che possiate trarne il massimo.
Istruzione esplicita
La consulenza è una conversazione non troppo lunga (non più di 5-10 minuti, in genere) che ha
lo scopo di migliorare il più possibile la scrittura del compagno e il suo testo. Di solito risponde
ad una richiesta di aiuto da parte dello scrittore/compagno. Per svolgerla senza disturbare gli
altri scrittori, ci si sposta nell’area apposita che vi indico ora.
Come avviene una consulenza?
Ecco le fasi: è importante seguirle per sfruttare al massimo questi brevi incontri.
1. Come posso aiutarti? L’ascoltatore/consulente chiede allo scrittore il motivo per cui ha
richiesto quella consulenza.
2. Lo scrittore legge ad alta voce (sussurrando) il proprio brano, mentre il consulente ascolta
attentamente.
3. L’ascoltatore riporta su post it le seguenti annotazioni e in seguito le espone al compagno
scrittore:
– complimenti: gli elementi che ti sono piaciuti di più (mentre lo scrittore legge annota le frasi,
le parole, i passaggi che ti piacciono e ti colpiscono);
– domande & perplessità: cosa non hai capito? Cosa ti ha lasciato perplesso, confuso? Cosa
vorresti sapere di più?
– suggerimenti (e se …?): cosa succederebbe se cambiassi il tempo del racconto, spostassi
una sequenza, modificassi l’incipit o il finale, ecc.? Prova a fornire allo scrittore qualche
suggerimento in relazione al problema che ti ha posto. Tieni presente le tecniche di scrittura
che abbiamo studiato.
4. Lo scrittore si appunta i consigli sulla bozza, acclude a essa le annotazioni e i suggerimenti
forniti dal compagno e torna a revisionare il suo pezzo.
Domande che lo scrittore può fare al consulente (perché dovrei chiedere una consulenza):
• Questa parte secondo te contribuisce al senso e al significato della storia?
• Questa parte è necessaria secondo te o dovrei eliminarla?
• Qual è secondo te l’idea principale nella mia bozza?
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Coinvolgimento attivo
Scegli una bozza tra quelle che hai scritto sino ad ora (magari quella che diventerà il prossimo
testo finito) e individua un motivo per cui chiedere una consulenza a un tuo compagno: chiedi al
tuo compagno di aiutarti rispondendo alle tue domande. Leggi il tuo brano per intero o solo per
la parte su cui vuoi ricevere un suggerimento.
Insieme al tuo compagno seguite la procedura per condurre la consulenza. Usate i post it come
suggerito. Alla fine riflettete: avete seguito tutte le fasi? La consulenza è stata efficace?
Link
Oggi abbiamo imparato come si svolgono le consulenze tra compagni/ scrittori. Esse sono un
momento centrale del laboratorio di scrittura perché creano la comunità degli scrittori della classe
e insegnano ad ascoltare gli altri, a collaborare e condividere, ad aiutarsi reciprocamente.
D’ora in poi durante la scrittura individuale potrete sempre chiedere una consulenza a un vostro
compagno. La consulenza non è un momento di svago e di relax, è uno strumento per migliorare
la propria scrittura, per crescere come scrittori e come persone «sociali».
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Istruzione diretta
Il process paper o biografia di un testo è un commento che accompagna un testo che abbiamo
scritto. Quindi è una specie di auto-commento. Si chiama process paper proprio perché vogliamo
riflettere nello specifico sul processo che ha dato origine al nostro testo finito o alla nostra poesia.
A cosa serve? È molto importante perché ci aiuta a fare chiarezza sul nostro modo di scrivere
e permette di capire quali fasi del processo curiamo bene e quali invece tendiamo a trascurare
oppure a saltare, quali fasi ci creano difficoltà. Quindi, riguardando una nostra biografia di un
testo possiamo trarre utilissime indicazioni su cosa e come possiamo migliorare come scrittori
e sugli strumenti che possiamo utilizzare per farlo. Anche per me come insegnante è davvero
prezioso leggere le vostre biografie dei testi perché mi aiutano a conoscervi e quindi ad aiutarvi
meglio come scrittori.
Ripassiamo insieme quali sono le fasi del processo di scrittura, anche con l’aiuto del cartellone.
1. Pre-scrittura: la fase in cui raccogliamo le idee, ad esempio scrivendo sul taccuino.
2. Stesura bozze: la fase più operativa, in cui spesso scriviamo di getto tutto il nostro testo.
3. Revisione: la fase in cui riguardiamo il nostro testo e decido come modificarlo per migliorarlo
(si tratta di cambiamenti nella struttura o comunque modifiche sostanziali e non nella forma).
4. Editing: la rifinitura del testo e la correzione della forma (errori nella punteggiatura, ortografia,
sintassi, parole legame, lessico e scelta delle parole).
5. Pubblicazione: creazione di una copia pulita, magari abbellita da illustrazioni, immagini,
caratteri particolari, da destinare ad un pubblico reale.
Vi ricordo che non sempre seguiamo questi passi in modo lineare e spesso torniamo più volte su
uno stesso passaggio (ad esempio potremmo revisionare più volte anche mentre stiamo scrivendo
una bozza). Ognuno di noi insomma trova il proprio peculiare e unico processo di scrittura ma è
fondamentale acquisire consapevolezza delle scelte che facciamo come scrittori.
Ecco quali punti bisogna trattare in una biografia di un testo perché sia davvero utile:
1. da dove è nata l’idea del testo e come ho raccolto le idee;
2. come abbiamo lavorato: da soli, in coppia, specifichiamo in che modo siamo stati aiutati da
una consulenza con insegnante o compagno;
3. come abbiamo scritto la bozza, quali tecniche abbiamo usato, da dove abbiamo preso
spunto, quali difficoltà abbiamo avuto;
4. le scelte che abbiamo fatto durante la revisione, cioè in che modo abbiamo cambiato il nostro
testo e quali criteri abbiamo seguito:
– togliere o aggiungere parole o sequenze;
– aggiungere sensazioni, riflessioni del protagonista;
– alternare le sequenze;
– cambiare la fine o cambiare l’inizio;
– cambiare l’ordine degli eventi nella narrazione;
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– cambiare punto di vista; ATE
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5. come abbiamo lavorato nella fase di editing per correggere i nostri errori formali o rifinire il
testo;
6. se siamo soddisfatti del risultato finale oppure no e se abbiamo ancora il desiderio di
cambiare qualcosa.
Possiamo usare le domande-guida della scheda.
Coinvolgimento attivo
Ora riguardate un vostro testo e ripercorrete la sua «biografia», usando come traccia le
domande del documento a cui rimando nel link, raccontando a un vostro compagno oralmente. Il
compagno cercherà di darvi suggerimenti, dicendo:
• Mi sembra che tu abbia affrontato bene queste fasi del processo perché…
• Forse in questa fase avresti potuto anche…
• Forse in futuro potresti applicare questa strategia o questa tecnica…
Link
D’ora in avanti vi consiglio di riprendere questa minilezione e la traccia di domande per
analizzare i vostri testi creando le loro biografie: sicuramente scoprirete molto di voi come
scrittori e troverete nuove strategie utili per migliorare il vostro processo e la vostra scrittura. Ora,
tutti a scrivere!
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Insegnamento chiave
Oggi vedremo quindi com’è sottile in alcuni casi la distinzione tra prosa e poesia. Impareremo
come sia possibile creare poesie che assomiglino a racconti, ma anche come possa essere efficace
servirci degli strumenti della poesia quando scriviamo storie.
Istruzione diretta
Cosa distingue la prosa dalla poesia? Solo il fatto che nella poesia si va a capo?
Esistono poesie vicine alla prosa? E prosa vicina alla poesia?
Leggiamo queste due poesie di Vivian Lamarque: Il bambino che lavava i vetri e Il signore del
bastimento.
Sono vicine alla prosa perché sembrano quasi dei racconti. Allora quali tratti hanno che ce le fanno
riconoscere come poesie, a parte i versi? Riassumiamo le osservazioni fatte in classe.
• L’attenzione ai suoni. La poetessa usa ripetizioni volute che danno un ritmo molto cadenzato,
quasi ossessivo (pensiamo a quel «chiusi chiusi chiusi» e a quanto dia il senso della
disperazione del bambino e dell’ostilità nei suoi confronti). Ripete anche «alcuni» all’inizio dei
versi.
• Un uso originale della punteggiatura: l’autrice riporta battute di dialogo senza usare le
virgolette, per dare ancora maggiore immediatezza e forse per mettere in evidenza la crudeltà
e durezza di alcuni.
• L’uso della lettera maiuscola per la parola Bambino: non è un nome proprio, ma quella maiuscola
sembra voler dire «questo è il nome di tutti i bambini che si trovano in quelle condizioni. Ognuno
ha un nome proprio e questa poesia è per ciascuno di loro, non solo per uno».
• Le parole sono semplici ma sono molto scelte, selezionate. E così diventano forti, come avviene
proprio nella poesia.
Leggiamo anche alcuni brevi brani tratti dal romanzo La fonte magica di Natalie Babbit e proviamo
a mettere gli a capo. Guardate, vero che sembra proprio una poesia?
Dunque possiamo dire che a volte prosa e poesia si sfiorano e altre volte si incontrano. Non esiste
sempre una netta distinzione tra le due.
Quindi d’ora in poi ricordiamoci che:
1. possiamo usare alcuni strumenti del poeta anche nella prosa (metafore, ripetizioni, attenzione
ai suoni, ecc.);
2. possiamo scrivere poesie simili a racconti come ha fatto Vivian Lamarque (ma attenzione: imitiamo
la poetessa e la sua attenzione alle parole, ai ritmi, ai suoni);
3. è utile prestare attenzione ai passi poetici mentre leggiamo un romanzo. Per riconoscerli, dob-
biamo osservare con cura l’aspetto dei suoni e immaginarci le frasi con gli a capo, come se
fossero i versi di una poesia: li troveremo con più facilità nelle sequenze descrittive o riflessive.
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Coinvolgimento attivo
Mentre leggete, oggi e questa settimana, prestate attenzione e cercate di riconoscere passi di
prosa poetica. Quando li trovate, trascriveteli sul taccuino in forma di poesia e annotate le vostre
osservazioni.
Link
Quando scrivete un racconto in prosa, oggi e in futuro, provate a usare qualche strumento della
poesia in una descrizione (di persona o di ambiente) e, quando scrivete una poesia, ricordate che
può anche assomigliare a un racconto.
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Minilezione su un aspetto formale: «Battute che fanno a pugni»1
Connessione
Una mia conoscente è molto confusa quando racconta episodi della sua vita. Se poi riferisce le
parole di altri, dopo due minuti mi ritrovo smarrita e confusa: chi ha detto cosa?
Provo lo stesso smarrimento a volte quando leggo i dialoghi nei vostri racconti. Non sempre si
comprende bene chi parla. E se il lettore non riesce a seguire facilmente, spesso abbandona o non
apprezza il valore di ciò che ha sotto il naso. Come fare allora?
Insegnamento chiave
Oggi vi insegnerò come correggere da soli i vostri dialoghi, inserendo correttamente la punteggiatura
e soprattutto andando a capo ogni volta che parla un personaggio diverso. Questo guida il lettore
e lo aiuta a capire chi sta parlando.
Istruzione diretta
Vi ricordate come si inserisce la punteggiatura in un dialogo? (Qui l’insegnante, se lo ritiene oppor-
tuno, ripassa l’argomento, magari consegnando una fotocopia schematica con le regole e relativi
esempi.)
In particolare, siete sicuri di aver dato a ogni personaggio l’esclusiva sul suo paragrafo?
Esempio
Giorgia disse alzando gli occhi al cielo: «Nonna, mi stufi quando insisti così tanto e vuoi sempre
aver ragione! Non potresti evitare, per favore?». «Ma come ti permetti? Cambia subito tono e non
fare il galletto!», rispose la nonna stizzita.
Queste due battute fanno a pugni (non solo visto il contenuto) perché si tratta di due personaggi
che parlano ed è meglio andare a capo, in questo modo:
Giorgia disse alzando gli occhi al cielo: «Nonna, mi stufi quando insisti così tanto e vuoi sempre
aver ragione! Non potresti evitare, per favore?».
«Ma come ti permetti? Cambia subito tono e non fare il galletto!», rispose la nonna stizzita.
Coinvolgimento attivo
Scegliete uno dei vostri racconti che contiene dialoghi.
Contate i personaggi che parlano ed evidenziate le battute di ciascun personaggio con un colore
diverso in tutto il testo.
Osservate se vedete nello stesso paragrafo (blocco di testo dopo il quale si va a capo, per chi non
si ricordasse) più di un colore: in quel caso le due battute fanno a pugni e dovete separarle per
evitare danni.
Aggiungete una doppia linea // per indicare che copiando dovrete andare a capo dopo la battuta
del primo personaggio, se si tratta di una bozza scritta a mano. Se invece è un testo già scritto al
PC andate semplicemente a capo.
Link
D’ora in avanti, quando scrivete, ricordate di controllare se siete andati a capo dopo le battute
di ogni diverso personaggio, dando a ciascuno l’esclusiva di un paragrafo. Quando rileggete,
osservate se ci sono paragrafi con battute che fanno a pugni e separatele andando a capo. I vostri
lettori ringrazieranno.
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Minilezione riadattata a partire da un contenuto del sito ReadWriteThink
http://www.readwritethink.org/classroom-resources/lesson-plans/character-clash-minilesson-para-
graphing-117.html.
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Minilezione sui verbi forti per colpire i lettori (non sul naso)
Connessione
Leggendo i vostri racconti, mi sono accorta che fate molto affidamento sugli aggettivi e sulle accop-
piate verbo + avverbio («mangiava avidamente» invece di «divorava», «si ingozzava»), soprattutto
nelle descrizioni. In realtà i bravi scrittori per colpire i loro lettori ci insegnano che la vera arma
segreta sono i verbi forti.
Insegnamento chiave
Oggi vi insegnerò quindi cosa intendiamo con «verbi forti» e come sia importante selezionarli con
cura per rendere più coinvolgenti e vividi racconti e descrizioni, evitando un eccesso di aggettivi
e di accoppiate verbo + avverbio.
Istruzione diretta
(Suggerisco di proporre la lettura di un albo illustrato molto divertente che si intitola Chi me l’ha
fatta in testa? ed è di Werner Holzwarth e Wolf Erlbruch, Salani. L’autore utilizza in ogni pagina e
situazione un verbo forte, facilmente riconoscibile dagli studenti.
In alternativa possiamo leggere anche un brano tratto da La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl,
Salani, pp. 113-114 o un brano tratto da un libro letto insieme in classe, in cui siano presenti in
modo evidente verbi forti. Qui seguito riporto le osservazioni per il brano di Dahl.)
Avete notato, in particolare nell’ultimo paragrafo in cui l’autore descrive la stanza delle invenzioni,
come l’autore utilizzi verbi scelti con cura? E come questi verbi creino immagini o siano riferiti a
sensazioni? Rileggiamolo di nuovo.
Pur trattandosi di una sequenza descrittiva, Dahl inserisce pochissimi aggettivi e fa affidamento
soprattutto sui verbi. Risultato? Non so voi, ma io mi sono sentita trasportare direttamente nella
Fabbrica di cioccolato! Ho visto la stanza con i miei occhi, ho sentito i ticchettii e i rumori degli
strani macchinari e mi sono ancora più incuriosita.
Cos’è dunque un verbo forte?
Un verbo forte è un verbo che:
• è scelto con cura, non si tratta di un verbo abusato o generico (dire, fare, andare): non «Il
bambino andava a scuola» ma «Il bambino ciondolava in direzione della scuola»;
• mostra invece di dire, cioè è un verbo che crea un’immagine, evitando le combinazioni verbo
+ avverbio: non «Il bambino beveva velocemente un succo di frutta» (accoppiata verbo +
avverbio) ma «Il bambino trangugiava un succo di frutta»;
• è attivo, non passivo: non «Il passante fu investito dall’autobus» ma «L’autobus investì il
passante».
I verbi forti in sostanza creano immagini vivide nella mente del lettore; i verbi deboli invece sono
come il cibo dell’ospedale: insipidi, grigi e noiosi.
Coinvolgimento attivo
Ora rileggete la vostra bozza ed evidenziate i verbi deboli o le accoppiate deboli verbo + avverbio:
provate a sostituirli con verbi forti, poi confrontatevi con un compagno e discutete sull’effetto della
vostra revisione, ma fatevi anche suggerire eventuali alternative o altri verbi da sostituire.
Link
D’ora in avanti, quando scrivete, concentrate molto la vostra attenzione sui verbi e chiedetevi: «Ho
scelto con cura un verbo forte che crea immagini vivide per questa frase?». Sforzatevi di fare come
i veri scrittori e di colpire i vostri lettori con verbi sempre più forti (anche qui è questione di allena-
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mento). Mentre leggete, poi, osservate come gli scrittori scelgono i verbi e create la vostra top ten
di verbi forti sul taccuino (riportate la frase intera, evidenziando il verbo e specificando nome del
libro da cui è tratta e autore).
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Minilezione sul linguaggio simbolico della poesia
Connessione
Abbiamo scoperto nei giorni scorsi che la poesia non spiega ma suscita emozioni. Parla più al cuore
che alla mente. Sappiamo che per farlo i poeti scelgono con cura le parole e creano immagini, anche
facendo riferimento ai cinque sensi. Ma ancora non basta. Spesso le immagini create dai poeti sono
infatti ancora più evocative e ricche, proprio perché celano significati che vanno oltre l’immagine
stessa. Si tratta di simboli. Sì, proprio come quelli che vedete sulle strade: il triangolo su un cartello
non è solo un triangolo ma parla di pericolo a tutti, vero? Succede perché i simboli costituiscono
un linguaggio universale. Possiamo fare la stessa cosa anche con le parole e oggi vedremo come.
Insegnamento chiave
Vi spiegherò infatti cos’è il linguaggio simbolico e come si può usarlo nelle nostre poesie per ren-
derle ancora più evocative.
Istruzione diretta
Vediamo subito un esempio meraviglioso di linguaggio simbolico nella poesia Felicità raggiunta di
Eugenio Montale, poeta italiano del Novecento.
Proviamo a interpretare in modo semplice le immagini-simbolo:
• barlume che vacilla = una luce incerta che tremola. Si riferisce all’incertezza della felicità, alla
sua instabilità;
• teso ghiaccio che s’incrina = la felicità fragile che nasconde sofferenza;
• i nidi delle cimase = ancora la precarietà di questo sentimento che non è durevole ma precario
e difficilmente raggiungibile come un nido su un cornicione;
• il bambino a cui fugge il pallone tra le case = la felicità labile e sfuggente che porta sofferenza
quando la si perde.
Quindi il poeta comunica il suo sentire (la felicità si raggiunge con difficoltà, si perde facilmente,
è fragile e seguita da sofferenza) attraverso immagini-simbolo, senza spiegare nulla. Questo è un
esempio di linguaggio simbolico della poesia.
Come potremmo fare noi nelle nostre poesie?
Quando abbiamo scelto un argomento vicino al nostro cuore di cui vogliamo scrivere, riflettiamo.
Io scelgo la rabbia. Cosa voglio comunicare sulla rabbia? Cosa mi colpisce? Quali sono le mie
riflessioni? Quali immagini nascono nella mia mente e nel mio cuore?
La rabbia oscura tutto, ci acceca. Non vediamo più nulla e spesso questo ci porta a far male alle
persone, anche quelle vicine e inermi.
Ecco le prime immagini-simbolo possibili, da rielaborare, che mi sorgono alla mente:
• cielo oscurato, un’eclisse;
• uno scarabocchio di fili rossi ingarbugliati e taglienti;
• un palloncino che scoppia e fa piangere un bambino.
Posso partire da qui per comporre una poesia, lavorando sulle parole scelte, sui suoni, sugli spazi
e aggiungendo altre immagini.
Coinvolgimento attivo
Provate a identificare le immagini-simbolo presenti nella terza strofa di Così parlo di te e di me del
poeta Odysseas Elytis: sottolineatele e provate a dire a quale significato altro ci rimandano. Scrivete
le vostre annotazioni sul taccuino.
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Link
D’ora in avanti quando leggerete una poesia sarete attenti ai significati riposti di alcune immagini-
simbolo e vi fermerete a riflettere e gustare. Quando invece vi troverete a scrivere poesie, provate a
usare un linguaggio simbolico creando immagini che contengano un significato nascosto e profondo
su un argomento. Volete provare a scrivere una poesia su un sentimento usando immagini-simbolo
come fa Montale?
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Minilezione sul silenzio nel laboratorio:
come e perché – «Shhhh: qui si scrive!»1
Non si può essere mai abbastanza soli quando si scrive. Non ci può mai essere abbastan-
za silenzio attorno a una persona quando scrive, nemmeno la notte è notte abbastanza.
(Franz Kafka)
Connessione
Avete presente quel momento magico in cui vi viene un’idea geniale per il vostro prossimo video su
Youtube e vi mettete al lavoro d’impegno, ma nella vostra stanza irrompono genitori e/o fratelli che
parlano a voce alta? E i pensieri, prima così limpidi, improvvisamente si confondono, come l’acqua
del mare quando si mescola con la sabbia… Che nervi! Questo capita proprio in ogni momento
di concentrazione. Dal silenzio nascono pensieri e idee. Il silenzio aiuta a trovare le parole per
esprimerli, per dare loro forma e se viene interrotto, le forme si sgretolano, le parole si perdono e
costa fatica ritrovare il filo in seguito.
Insegnamento chiave
Oggi vedremo di capire insieme perché il silenzio è importante in particolare nel momento della
scrittura autonoma in ogni sessione di laboratorio e come riuscire a ottenerlo.
Istruzione diretta
Leggiamo insieme il libro illustrato di Luigi Ballerini Un posto silenzioso. (In alternativa si possono
leggere anche l’albo illustrato di Silvia Vecchini La mia invenzione oppure la poesia di Alda Merini
Ho bisogno di silenzio. Dopo la lettura si lascia spazio per due-tre interventi, poi si riassume con
poche parole una breve riflessione sul libro o sulla poesia.)
Solo il silenzio ci permette di far emergere le nostre parole dal profondo, perché solo nel silenzio
siamo davvero in ascolto di noi stessi.
Nella sessione di scrittura autonoma, vorrei che ricreassimo per tutti la magia di un posto silenzioso,
quasi un rifugio in cui siamo protetti dalla confusione, dai rumori e dai mille stimoli della nostra
vita di tutti i giorni. Un posto dove poter stare in pace con noi stessi e ascoltare i nostri pensieri che
finalmente potranno uscire. E sappiamo già che scrivere è pensare sulla carta. Il silenzio dunque è
una condizione molto importante per favorire la scrittura.
Naturalmente non è uguale per tutti, ma è così per la maggior parte di noi. Anche se qualcuno è
abituato alla musica o ad ambienti rumorosi, di certo persone che parlano ad alta voce vicino a noi
ci impongono le loro parole, quando stiamo cercando le nostre, quindi nel segno del grande rispetto
che vogliamo mostrare uno verso l’altro garantiremo il silenzio per noi e per i nostri compagni-scrittori.
Come possiamo fare per garantire il silenzio nel momento della scrittura autonoma?
Qui alcuni possibili suggerimenti, venuti anche dai compagni degli anni precedenti.
Quando ti viene voglia di parlare, alzati, cerca l’aiuto di un compagno che non sia già immerso
completamente nella scrittura e spostatevi nell’area consulenze tra pari.
Spesso si chiacchiera quando non si sa cosa fare e/o non vengono idee: se ti trovi in una di queste
situazioni, consulta la minilezione «Cosa fare quando non si sa cosa scrivere» oppure ritrova calma
e ispirazione leggendo il tuo libro.
Se ti aiuta, ascolta la musica, ad esempio sul tuo iPod, ma non perdere tempo a cercare la canzone
adatta: meglio creare una playlist di musica tranquilla adatta all’impresa.
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Minilezione creata con la collaborazione della prof.ssa Elisa Turrini.
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Coinvolgimento attivo
Proviamo subito a creare un momento di silenzio e scriviamo un’annotazione sul nostro taccuino a
partire da uno di questi spunti:
Quando scrivo ho bisogno /non ho bisogno di silenzio perché… Infatti…
Silenzio è…
Il mio posto /momento silenzioso
Cosa ho pensato dopo aver letto il libro/la poesia: copio una frase e la commento.
Nell’ultimo minuto vi darò un segnale e vi chiederò invece di ideare e annotare un consiglio pratico
per garantire il silenzio nella sessione di scrittura: poi li condivideremo insieme e creeremo un poster
da appendere in classe. Chi si offre?
Link
Allora da oggi in avanti ci impegneremo a creare un posto silenzioso nel laboratorio di scrittura
e lettura, prenderemo la decisione consapevole di ascoltare le parole dentro di noi e quelle che
vengono da fuori. Perché le parole formano storie e gli scrittori vanno a caccia di storie!
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Scheda 5.8
Insegnamento chiave
Oggi impareremo un modo efficace per creare immagini potenti attraverso le parole usando le
metafore. Prima capiremo di cosa si tratta, cercheremo di interpretarne alcune contenute in una
poesia misteriosa e poi proveremo a costruirne altre insieme, mettendo gli occhiali dei poeti.
Istruzione esplicita
I poeti usano spesso l’immaginazione e facendolo utilizzano uno strumento, una tecnica
particolare. È una figura retorica (cioè una tecnica per abbellire, per impreziosire, per dare forza
alle parole) di significato (riguarda cioè il significato e non il suono delle parole) che si chiama
metafora.
La metafora è un salto dell’immaginazione: è una specie di acrobazia del pensiero per suggerire
effetti nuovi.
Si accosta un oggetto a un altro oggetto, molto diverso, che però ha un elemento in comune
con il primo. Si potrebbe anche dire che una metafora è una similitudine lavata in lavatrice, una
similitudine a cui è stato tolto il come.
Vediamo un esempio.
«La luna è una moneta scintillante.» La luna ha in comune con la moneta due elementi, la forma
circolare e la lucentezza.
Ad esempio potrei dire che un libro è uno specchio, pur trattandosi di due oggetti molto diversi
tra loro? Sì, perché il libro ha il potere di farci scoprire lati di noi stessi, proprio come fa uno
specchio, quindi hanno questo elemento in comune. Ma in poesia non darò tutta la spiegazione,
mi limiterò ad accostare due oggetti di mondi diversi: questo crea una metafora e la metafora
crea a sua volta immagini e suscita emozioni.
Attenzione, una metafora è forte se riusciamo ad accostare due oggetti distanti in modo non
scontato. Dobbiamo evitare i cliché (verde speranza, ecc.).
Leggiamo ora una poesia misteriosa che si presenta quasi come un indovinello:
Link
Oggi abbiamo imparato a identificare e creare una metafora. D’ora in avanti potrete usare
questo strumento quando scriverete le vostre poesie (ma non solo). Vi consiglio di sperimentarlo!
Chi vuole può provare a scrivere una poesia a ricalco a partire da «Animali etruschi» mettendo
questa volta al centro la luna invece del sole.
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Insegnamento chiave
Per evitare queste terribili domande, oggi vi mostrerò come gli scrittori scelgono l’idea centrale
del loro pezzo e come possono trarne qualcosa che interessi anche il lettore, una lezione o una
riflessione più ampia che possa riguardare anche chi legge.
Istruzione esplicita
L’altro giorno abbiamo visto insieme le qualità della buona scrittura e una di queste, prendendo
direttamente dalla rubric è la seguente: «Include un’idea centrale, presentata in modo chiaro con
fatti rilevanti, dettagli e spiegazioni di supporto».
Questo significa che in ogni testo ci dovrebbe essere un’idea centrale. Ogni scrittore deve
riflettere bene su questo aspetto: è un passo fondamentale per far sì che il nostro racconto
divenga interessante, per far sì che al lettore importi di ciò che stiamo scrivendo. La prima
condizione è chiaramente che importi a noi. Scriviamo solo di ciò che ci interessa o ci tocca.
Poi, mentre scriviamo (o meglio ancora prima), dobbiamo chiederci qual è il punto centrale e
la riflessione più ampia o la lezione che abbiamo tratto da quell’evento, da quell’episodio, da
quella persona di cui stiamo parlando.
Gli scrittori fanno proprio così, si fanno queste domande («Perché questa storia è importante e
perché vale la pena di raccontarla? Cosa ci trovo per me o cosa ci può trovare il lettore?»).
Dimostrazione
Proviamo a fare un esempio. Prendiamo il mio cuore, l’attivatore che anche voi avete sul vostro
taccuino. Vediamone un elemento. Vi ho parlato di quanto sia importante per me mia sorella e
della malinconia per il fatto che viviamo così distanti? E vi ho detto che per un periodo abbiamo
tenuto un diario a quattro mani che ci scambiavamo durante le nostre visite mensili?
Mettiamo che volessi raccontare di questo in un racconto autobiografico, potrei compilare (gli
scrittori a volte lo fanno mentalmente) una tabella come questa, ma aiutatemi anche voi.
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Coinvolgimento attivo
Ora provate a scegliere un argomento nuovo dai vostri territori di scrittura oppure uno dei pezzi
che avete già scritto e compilate la tabella inserendola nel vostro taccuino dello scrittore. Prima
di compilarla giratevi e provate a raccontare al vostro vicino, aiutandovi a vicenda a trovare la
focalizzazione e a vedere se la vostra storia riesce a coinvolgere il lettore (ma anche come farlo).
Fatevi queste domande.
• Da quello che ti ho raccontato quale secondo te è il punto più importante della mia storia, la
lezione che io o il lettore possiamo trarre? Di cosa parla davvero la mia storia?
• Se state leggendo un racconto che avete già scritto: nel mio racconto secondo te c’è una
focalizzazione o è solo una serie di eventi? Il lettore è coinvolto? Se non lo è come potrei
coinvolgerlo?
Dopo di che, se state scrivendo un racconto nuovo provate a partire da queste riflessioni e
se state revisionando un racconto già scritto, provate a inserire gli elementi che avete deciso
insieme, dopo aver compilato la tabella.
Link
D’ora in avanti, quando scrivete un racconto, di qualsiasi genere, provate a immedesimarvi
nel vostro lettore e chiedetevi: ma di cosa parla davvero questa storia? Qual è l’idea centrale?
Perché è importante?
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Classe ___________________________________________
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Modulo dell’editing
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Scrittore
Prima di chiedere una consulenza, devi sapere esattamente quale aiuto ti serve:
• idee
• organizzazione del discorso
• una parte del pezzo ecc.
Dopo aver riflettuto annota sinteticamente qui la tua richiesta
Consulente
Il tuo lavoro consiste nell’aiutare lo scrittore a pensare e prendere decisioni sul suo pezzo.
Annota nello spazio qui sotto le domande mentre ascolti e poi riferisci quello che hai capito
all’autore.
• Chiedi quale aiuto gli/le serve.
• Ascolta con attenzione mentre lo scrittore legge, cerca di capire bene.
• Se ci sono delle parti che ti confondono o che non capisci bene, chiedi.
• Chiedi allo scrittore cosa progetta di fare dopo il colloquio.
• Dai questa registrazione allo scrittore.
Scrittore, annota qui cosa farai dopo la consulenza:
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Complimento/punto di forza
Strategia insegnata
Prossimi obiettivi
Data
Complimento/punto di forza
Strategia insegnata
Prossimi obiettivi
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Nel laboratorio gli spazi dell’aula sono ridefiniti per favorire la collaborazione e
vengono modificati per servire ai diversi scopi e momenti delle attività: gli studenti
sono disposti a isole nel momento della scrittura, si siedono invece in modo più libero
nel momento della lettura. Vi sono aree appositamente riservate alle consulenze tra
Uso flessibile degli
pari, vi è lo spazio o la sedia dell’autore per il momento della condivisione e poi la
spazi
biblioteca di classe, elemento fisico cruciale del laboratorio. Si cerca anche di portare
gli studenti in altri luoghi, fuori dalla classe e che rappresentano quasi un’estensione
del laboratorio (la biblioteca scolastica o comunale, il laboratorio informatico, il
parco o il giardino per la lettura e per l’esplorazione).
Nel laboratorio uno dei capisaldi è la scelta degli studenti, che decidono modalità
e contenuti relativamente alla loro scrittura: ciò permette di valorizzare in modo
Valorizzare significativo esperienze e conoscenze possedute dagli studenti anche al di fuori del
l’esperienza percorso di apprendimento formale. Inoltre ogni anno il laboratorio generalmente
e le conoscenze prende avvio proprio dal racconto autobiografico, per coinvolgere gli studenti e mo-
degli alunni tivarli parlando e scrivendo di loro stessi, confrontando esperienze e vissuti con quelli
degli altri e maturando così nuove consapevolezze mentre divengono competenti e
capaci di esprimersi nella loro lingua.
Come abbiamo visto, la classe nel laboratorio assume l’identità di comunità colla-
Incoraggiare
borante di lettori e scrittori. Nonostante scrittura e lettura siano atti sostanzialmente
l’apprendimento
individuali, si favoriscono costantemente nel laboratorio la socializzazione, lo scam-
collaborativo
bio di idee, la peer review, la consulenza tra pari, la condivisione di idee e di testi.
Anche questo punto è già stato trattato in precedenza: si riferisce alla competenza
Promuovere la
«imparare a imparare». La pratica della riflessione metacognitiva è sistematica all’in-
consapevolezza
terno del laboratorio, così come quella dell’autovalutazione, entrambe essenziali se
del proprio modo di
si intendono promuovere una vera consapevolezza e una centralità dello studente
apprendere
che si sente realmente protagonista del processo di apprendimento.
Link
Link a presentazione online mia su taccuino
https://spark.adobe.com/page/KrZQRenXQ983E/
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Questionario di autovalutazione sulla scrittura: 1° quadrimestre
1. Quanti pezzi hai completato e revisionato (presenti su Drive)? Ho messo 6 testi e li revisionati
quasi tutti.
2. Quali generi hai affrontato? Ho affrontato molto l’horror e il fantasy, anche il giallo qualche
volta. Ho soprattutto mescolato l’horror con il giallo.
3. Qual è il pezzo più riuscito secondo te e perché? Secondo me è l’ultimo: C’era il silenzio…
Che è horror. È venuto bene perché sono riuscito a creare la suspense, sono riuscito a scrivere
dei particolari paurosi.
4. Cosa si deve fare secondo te per essere un bravo scrittore? Si deve guardare il mondo da un
altro lato, quello di un bambino, che si stupisce per qualsiasi cosa, per poi prendere spunto da
qualsiasi cosa per scrivere un’annotazione sul taccuino e poi scrivere un testo.
5. Secondo te il tuo modo di scrivere è cambiato dall’inizio del quadrimestre? In quali aspetti?
Sì, è cambiato, perché uso più particolari, dialoghi, descrizioni e so anche creare la suspense
in un testo horror. Adesso so anche revisionare un testo e so anche come si inizia una bozza.
(Nelle bozze ho sempre qualche difficoltà.)
6. Quale difficoltà hai incontrato nel corso del laboratorio? Ho trovato difficoltà nell’avere idee
per iniziare nuove bozze e organizzarmi con il tempo.
7. Cosa sei riuscito a fare di nuovo come scrittore? Sono riuscito a scrivere dei testi di lunghezza
notevole e più arricchiti.
8. Quale è la cosa più importante o utile che hai imparato come scrittore nel primo quadrimestre?
Creare la suspense, perché non serve solo nei testi horror, ma è una cosa molto importante per
tutti i generi.
9. Quali tecniche tra quelle illustrate in classe hai sperimentato nei tuoi pezzi? Il diamante, aprire
in due le parole.
10. Cosa faresti diversamente se il laboratorio ricominciasse daccapo? Userei di più le minilezioni
e farei meno di testa mia.
11. Quali convenzioni di scrittura hai imparato in questo quadrimestre? Ho imparato che la scrittura è
libera e che è alla portata di tutti, che nella scrittura è importante alternare le sequenze narrative
da quelle descrittive da quelle riflessive, che un bravo scrittore sa usare bene la punteggiatura,
che scrivere non è un compito ma una cosa che si ha piacere nel farla e a non mettere cronaca.
12. Quali obiettivi ti poni come scrittore per il secondo quadrimestre? E come pensi di raggiungerli?
Vorrei imparare a scrivere dei bellissimi racconti di avventura, seguendo meglio le minilezioni
e immaginando di trovarmi nel territorio dove voglio ambientare la mia storia, per scrivere dei
particolari che creino l’atmosfera.
13. Come posso aiutarti meglio come insegnante per la scrittura? In niente, lei è stata un’insegnante
perfetta, che soprattutto è riuscita a coinvolgermi nella scrittura.
Raffaele
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Scheda 6.-
6.10
Nome ___________________________________________
Classe ___________________________________________
a.s. ________________
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Scheda 3.5
Nome ___________________________________________
Data ___________________________________________
Classe ________________
6. E quest’estate?
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8. E tu perché leggi?
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17. Prendi libri in prestito in biblioteca? Se lo fai, quante volte all’anno più o meno?
18. Quali sono il tuo posto e la tua posizione preferita per leggere?
22. Ti ritieni un lettore poco, abbastanza o molto veloce? Poco, abbastanza o molto esperto?
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Nome ___________________________________________
Data ___________________________________________
Classe ________________
2. Prova a pensare alle occasioni in cui scrivi fuori da scuola (anche usando device personali): cosa
scrivi, per quali scopi e per chi?
3. Ti è mai capitato di scrivere solo per te stesso? Per quali ragioni l’hai fatto e cos’hai scritto?
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8. Che cosa vorresti scrivere quest’anno in classe, di quali argomenti? Quali generi ti piacerebbe
sperimentare?
11. Quali sono i tuoi punti di forza come scrittore? E le tue debolezze?
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Nome ___________________________________________
Classe ___________________________________________
Data ________________
Alternanza
delle sequenze
(scorrevolezza e
organizzazione)
Nel racconto
hai inserito
sequenze di
diversa tipologia:
dialoghi,
descrizioni,
riflessioni, azioni
Emozioni/pensieri
(voce /idee)
Nel tuo racconto
hai descritto
emozioni,
sensazioni (anche
con particolari
visibili.
Hai riportato i tuoi
pensieri e le tue
riflessioni
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Particolari visibili
(idee/lessico)
Nel tuo racconto
sono descritti tanti
particolari che
fanno riferimento
ai 5 sensi e
che servono a
ricostruire la scena
agli occhi del
lettore, anche con
termini specifici
Convenzioni
Nel tuo testo
rispetti le
convenzioni,
in particolare
mantieni coerenza
fra i tempi
verbali e usi con
consapevolezza
e cura la
punteggiatura.
Il testo è corretto
nella forma
Processo di
scrittura
Le annotazioni
finali sulle tecniche
di scrittura usate
e sul processo
sono complete,
personali e
approfondite
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Classe ___________________________________________
Data ________________
Scheda 6.6
6 5 4 3 2 1
10 9 8 7 6 5-5 ½
Note:
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Rubric di valutazione del processo di scrittura
Prescrittura
idee.
schizzi). diversificati.
Nella stesura della bozza lo stu- Nella stesura della bozza lo stu-
Nella stesura della bozza lo stu- Nella stesura della bozza lo stu-
dente è concentrato a tratti, usa dente è concentrato per la maggior
dente è poco concentrato, non usa dente è concentrato per tutto il
almeno uno strumento del labora- parte del tempo, usa gli strumenti
gli strumenti del laboratorio e non tempo, usa con consapevolezza gli
torio e ci sono parziali evidenze del laboratorio e ci sono alcune
ci sono evidenze di applicazione strumenti del laboratorio e ci sono
di applicazione di almeno una evidenze di applicazione delle
delle tecniche illustrate nelle minile- evidenze di applicazione delle
tecnica illustrata nelle minilezioni. tecniche illustrate nelle minilezioni.
Stesura bozze
zioni. Si distrae molto e scrive solo tecniche illustrate nelle minilezioni.
Scrive per una parte del tempo, ma Scrive per la maggior parte del
per una piccola parte del tempo. Scrive per tutto il tempo.
si distrae in altre. tempo.
Revisione
pagni o insegnante. no un suggerimento dell’insegnante cace alcuni suggerimenti offerti da insegnante.
o di un compagno. compagni e insegnante.
Editing
per l’editing e non ci sono evidenze lavorando su alcuni errori e vi sono studente e all’uso degli strumenti
evidenza di un tentativo di auto-
di autocorrezione. evidenze di autocorrezione. forniti (modulo per l’editing).
correzione.
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199
194
Rubric di valutazione
della partecipazione al laboratorio
Scheda 6.-
6.1
• Inizia subito a leggere • Impiega un minuto o due • Attende diversi minuti prima
durante il momento della per iniziare a leggere; solo di iniziare a leggere; deve • Impiega quasi tutto il tempo
lettura autonoma in classe e a volte l’insegnante deve essere spesso invitato a a prepararsi alla lettura, ma
resta concentrato per tutto il invitarlo a concentrarsi. Legge concentrarsi. Legge solo una legge in effetti pochissimo; è
tempo. per la maggior parte del parte del tempo, è spesso quasi sempre distratto.
• A casa legge la quantità tempo, ma a volte si distrae. distratto. • A casa non legge quasi mai
stabilita di pagine, si ricorda • A casa perlopiù legge la • A casa a volte legge la la quantità stabilita di pagine.
Lettura
di segnarle sul modulo del quantità stabilita di pagine o quantità stabilita di pagine. • Non scrive quasi mai sul
lettore. ci si avvicina. • Non sempre scrive sul taccuino né si ricorda di
• Scrive riflessioni approfondite • In genere scrive sul taccuino taccuino o si ricorda di segnare le pagine sul modulo
Scrittura
impegnato, a volte si distrae. l’insegnante durante le
(lista parole, tecniche studiate interrompere le consulenze
• Scrive per la maggior parte consulenze con gli altri
nelle minilezioni); inserisce individuali per richiamarlo.
del tempo, solo a volte rimane compagni.
ogni testo nelle apposite • Non riesce a portare a
senza far nulla. • Riesce a scrivere brevi testi.
cartelline. Scrive, scrive, termine alcun testo.
scrive.
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Eccellente Buono Sufficiente Non ancora adeguato
(2 punti) (1,5 – 1,7 punti) (1,2 punti) (0,8 – 1 punto)
• Ha capito come si
organizzano i materiali del • Ha capito in sostanza come • Non ha ancora capito
laboratorio: il quadernone è si organizzano i materiali del • Non ha capito del tutto come l’organizzazione del
Scheda 6.1
ordinato e sono ben chiare laboratorio: il quadernone è si organizzano i materiali del materiale del laboratorio; il
le suddivisioni indicate; la per lo più ordinato, quasi tutte laboratorio; il quadernone è quadernone è disordinato,
cartellina dei testi completati le suddivisioni sono indicate; in alcuni punti disordinato, mancano molte/tutte le
è ordinata e contiene il la cartellina dei testi finiti è mancano alcune fotocopie; le fotocopie; non ci sono le
modulo di registrazione dei quasi sempre ordinata. suddivisioni non sono indicate suddivisioni.
testi finiti. • Solo qualche volta correttamente. • Non usa mai le cartelle
• Conserva il materiale smarrisce le fotocopie date • La cartellina dei testi finiti solo bozze/testi finiti. Non
(fotocopie) fornito dall’insegnante. a volte è ordinata. compila i vari moduli.
Organizzazione materiali
(autonomia, responsabilità)
dall’insegnante. • Dimentica raramente il • Dimentica spesso il taccuino. • Dimentica molto spesso il
• Porta sempre con sé il taccuino. taccuino.
taccuino.
Minilezione
ad imparare)
(autonomia e
• Raramente sta attento,
o con il gruppo classe nel classe nel momento del perde e ha bisogno di essere
raramente partecipa.
momento del coinvolgimento coinvolgimento attivo durante richiamato all’ordine.
responsabilità + imparare
attivo durante la minilezione. la minilezione.
6.- (continua «Rubric di valutazione della partecipazione al laboratorio»)
MAT
195
Scheda 6.-
6.1 (continua «Rubric di valutazione della partecipazione al laboratorio»)
Punteggi
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organizzate (no data, sono chiare (titolo, parte dei casi sono Il taccuino è molto
no titolo o titolo non data). Solo una o due presenti data e titolo curato.
pertinente). Molte pagine sono vuote o comprensibili. Non vi
pagine sono vuote o rovinate. Il taccuino è sono pagine vuote o
rovinate. Il taccuino parzialmente curato. rovinate. Il taccuino è
non è curato. curato.
Note:
Valutazione: ER IA
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Nome studente
Data valutazione
Generi esplorati
Osservazioni
dell’insegnante
Obiettivi
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Nella minilezione sul diamante della buona scrittura (si veda più avanti la figura
5.7), cioè sulla struttura di base che ogni storia dovrebbe rispettare, abbiamo
ragionato sul fatto che uno degli elementi essenziali di un racconto ben costruito è
la suspense, l’attesa, quel modo di sentirsi indecisi, sospesi che si accompagna ad
ansia e apprensione. Questa condizione di attesa e incertezza fa sì che il lettore
Connessione sia coinvolto a tal punto da non riuscire a smettere di leggere. Ma come possiamo
produrre questo effetto in modo da agganciare i nostri lettori come pesci all’amo?
Sembra difficilissimo!
Insegnamento chiave. Oggi impareremo come creare la suspense nella scrittura
attraverso una tecnica piuttosto semplice ma efficacissima: la tecnica dei tre passi.
La magia del tre. Inseriamo nel nostro racconto una serie di 3 indizi che conduce a
una scoperta imprevista. La sequenza di solito segue questo percorso.
• Primo indizio: il protagonista avverte qualcosa di strano, forse sente un rumore o
vede qualcosa di indefinito. L’indizio deve essere visivo o sonoro o comunque deve
coinvolgere uno dei cinque sensi. Non è seguito da alcuna scoperta. Il personaggio
principale reagisce considerando l’indizio come frutto della sua immaginazione.
• Secondo indizio: il protagonista nota un nuovo indizio, simile al precedente ma
più intenso. Ancora l’indizio non porta a una scoperta. Il protagonista reagisce
però con un aumento di apprensione e preoccupazione.
Istruzione • Terzo indizio: il protagonista nota un terzo indizio che conduce a una scoperta o
esplicita rivelazione.
Ora vi mostrerò come potremmo inserire questi indizi in un racconto creando una
giusta dose di suspense.
Partiamo da un incipit molto semplice: «Il bambino era seduto sul letto e si sentiva
osservato».
Dimostrazione. L’insegnante scrive sul momento insieme agli studenti o da solo.
«Avete visto come abbiamo elaborato due indizi e come il secondo sia più intenso
del primo. Allo stesso tempo ci siamo anche ricordati di aggiungere le reazioni del
personaggio e le domande che si pone.»
Adesso tocca a voi. Insieme abbiamo descritto due dei tre indizi, accompagnandoli
con la descrizione della reazione del personaggio e le domande che nascono nella
sua mente. Per completare la sequenza e la tecnica dei tre passi manca ancora
Coinvolgimento
il terzo indizio con la rivelazione finale. Come finirà la nostra storia? Cosa avrà
attivo
causato quei rumori? C’era davvero qualcuno in casa? Ora giratevi, discutete con
il vostro compagno e completate voi il brevissimo racconto con il terzo indizio e la
rivelazione finale. Dopo averlo raccontato oralmente, scrivetelo sul vostro taccuino.
Oggi abbiamo imparato come costruire la suspense con la tecnica dei tre indizi.
Link Ricordatevi di usarla ogni volta che volete creare uno stato di attesa e di tensione
che coinvolgerà il vostro lettore, specialmente nei racconti di paura, ma non solo.
Testo modello – avventura
Ercole e il caimano
Doveva decidersi a entrare e superare quel senso di singolare disgusto che provava alla vista dell’e-
dificio. L’abitazione sembrava disabitata da tempo, se si escludevano i gabbiani, fermi come ossa
gettate dopo il pasto. Sembrava una carcassa di qualche animale malato, infetto, viscido. Mostrava
i segni di una cura sbagliata, nel muschio che ricopriva il tetto, nel grigio che imbrattava i muri.
Ma poteva anche rivelarsi l’ostrica che gli avrebbe elargito il dono a cui sentiva di avere diritto.
Zaino in spalla, cuore in tasca, occhi accesi si diresse verso l’edificio. Si sentiva osservato, ma
non capiva da dove arrivassero quegli sguardi indagatori: i cormorani forse, che osservavano la
scena dall’alto in attesa di capire il da farsi; o le finestre sdentate della casa, occhi opachi rivolti
all’ignoto ospite.
Fu colto da una folle frenesia all’idea di essere finalmente giunto al termine della lunga ricerca:
il diario dello zio rinvenuto per caso, le pagine strappate in fretta e furia, la rivelazione dei colpi
effettuati nei vari musei.
Poi l’incontro con Raul. Che bizzarro personaggio! Raul Guevara De la Cerna, che amava farsi
chiamare el Comandante.
El Comandante odorava di mango fresco e di tabacco stagionato. Lo aveva agganciato con quegli
occhi gialli da caimano in pensione, e sfoderando il sorriso suo più convincente:
«Ti serve una guida señor? Yo se todo, veo todo, escucho todo: niente sfugge a el Comandante» gli
aveva sussurrato nella bettola di Coijmar dove si era riparato dall’ennesimo acquazzone cubano.
«Perché credi che mi serva una guida? Ti sembro smarrito, forse?» gli aveva risposto sospettoso.
«Smarrito no, ma italiano sì ciertamente. E gli italiani qua a Coijmar vogliono le guide. Io sono una
guida, la mejor: el Comandante per servirla» aveva abbozzato un sorriso sbilenco all’odore di rum.
«Beh io sono italiano, hai ragione, ma non ho bisogno di niente. Grazie comunque» aveva cercato
di tagliar corto lui.
«Eh, ma tutti cercano qualcosa a Coijmar, señor, el Comandante lo sabe bien: que se necesita? El
rum a basso costo? I sigari Montecristo? Aragosta de prima scelta?» aveva continuato a sciorinare
il suo catalogo di prelibatezze ficcandoglisi sotto il naso con un fare quasi aggressivo.
«Niente di tutto questo Comandante, sono solo un grande appassionato di Cuba, della sua storia,
delle sue bellezze naturali, dei suoi grandi personaggi. A proposito, conosci la casa in cui ha vissuto
Gregorio Fuentes? Quello di Hemingway, sai?»
El Comandante lo aveva guardato deluso: nessuna prospettiva di lauto guadagno per lui. «Fuentes
el pescatore? Ha muerto da anni, italiano, che te importa de un muerto?» si era lagnato, sorseg-
giando il suo rum di scarsa qualità.
«Beh, non eri tu quello che sapeva todo de todos? Allora, dove viveva Fuentes?» aveva insistito
smanioso l’italiano.
«Sicuro che conosco la casa del pescatore, todo il mundo sabe donde vivia el pescador. Es un rudere
la casa, non c’è niente da vedere, nada, me entiendes?» aveva sbottato esasperato.
Ma lui aveva ribattuto con la massima calma: «Non ti preoccupare. A me piacciono i ruderi, li trovo
affascinanti. Allora, dove si trova?».
«Ok, señor, es una informacciòn preciada por ti. Y yo que gano en todo esto? Che ci guadagno
insomma?» lo aveva incalzato Raul, occhi ficcati negli occhi, mascelle serrate nell’attesa del verdetto.
«Vediamo: 20 CUC sono sufficienti?»
Le pupille del comandante gli avevano rimandato un lampo di soddisfazione. «Per ora sì, possono
andare. Dammi il fazzoletto che yo diseño el mapa per arrivarci.»
E così il gioco era fatto: eccolo lì, finalmente in procinto di riappropriarsi di ciò che doveva essere
suo fin dall’inizio, a ogni costo.
La sensazione di essere spiato continuava a turbarlo e nell’avvicinarsi al portone
sprangato e incrostato di salsedine non si sentiva affatto solo. IALI
ER
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Eppure davvero la vista gli rimandava il vuoto all’intorno: uniche presenze i gabbiani curiosi e lo
sciabordio delle onde sulla spiaggia deserta.
Non fu complicato infrangere il catenaccio. E fu dentro: finalmente la penombra amica gli offriva
riparo dal riverbero accecante là fuori. Una sensazione di sollievo lo pervase: le gocce di sudore
arrestarono il loro tragitto e la frescura si infilò tra pelle e cotone. Poteva respirare. E la vista poco
a poco si abituò alla penombra che aleggiava tutto intorno.
«Chissà se ci sarà ancora o se qualcun altro se ne sarà appropriato... Nulla di più facile. E se lo
trovo in che stato sarà poi: anni e anni di abbandono, in una casupola in riva al mare. Umidità,
polvere, luce, tarli. Non oso immaginare.» I pensieri correvano mentre perlustrava l’ambiente circo-
stante: i teli coprivano poveri mobili anni Sessanta, quasi totalmente privi di suppellettili ormai. Alle
pareti ancora qualche foto scattata con lo scrittore americano, roba di poco valore certamente. Il
tanfo di muffa e salmastro lo opprimeva, ma l’indagine di stanza in stanza continuava incessante: il
povero letto, un guardaroba sgangherato abitato da una famiglia di tocororo, spaventati ed eccitati
all’arrivo del nuovo visitatore.
Niente di valore, proprio nada de nada, come avrebbe detto el Comandante.
Improvvisamente uno scalpiccio alle sue spalle lo sorprese e di nuovo la sensazione di occhi attenti lo
ferì come una pugnalata improvvisa. «C’è qualcuno?» si sentì urlare incredulo. «Che domanda stupida
da fare in una casa abbandonata di Cuba mentre sto cercando di trafugare qualcosa. Sicuramente
si tratta di qualche animale» si disse. «Devo solo starmene calmo e continuare la perlustrazione.»
Così fece, cercando di non dare retta ai versi sussurrati, gridati, striscianti che lo circondavano.
Ma la ricerca fu vana: quella casa non aveva proprio un bel nulla da offrire, oltre a vecchi mobili
malandati e un’affollata vita animale brulicante nell’ombra.
Non ci poteva credere, tutto inutile: i soldi racimolati per il viaggio, l’indagine minuziosa sui luoghi
e le persone frequentate dallo zio, mesi passati su quella dannata isola fatta di spezie andate a
male ed era a un punto morto. Nessun fottutissimo Caravaggio ad aspettarlo, a regalargli fama,
gloria, denaro, riconoscimento internazionale. Nel suo delirio immaginativo si era figurato anche
i titoloni dei giornali «La Natività di Caravaggio salva grazie a Ercole Bernetti», «Recuperata La
Natività: il nostro eterno grazie a Ercole Bernetti».
Niente di tutto ciò si sarebbe avverato: sconsolato si mise a prendere a calci la povera inconsape-
vole mobilia, i muri scrostati, il pavimento di legno dissestato. E cavo. Si bloccò come una statua
di sale e iniziò ad ascoltare il tonfo sordo che il pavimento emetteva sotto i suoi colpi ritmici. Non
c’era alcun dubbio: sotto le assi c’era il vuoto.
Immediatamente le spranghe del letto furono nelle sue mani e gli servirono da leva per scardinare
le assi del pavimento: una dopo l’altra, un gemito infinito, quello del legno riluttante che alla fine
cedette e rivelò il suo prezioso tesoro.
Le mani di Ercole tremavano mentre accarezzavano la cassa, mentre forzavano i chiodi, sollevavano
le assi e si inoltravano nello spazio cavo dell’interno. Eccolo: l’ultimo telo cadde e la giovane madre
stanca per il parto recente fu di nuovo libera di contemplare il figlioletto alla luce del sole. Dopo anni.
I cormorani a quel punto si alzarono in volo, spaventati dall’urlo che proveniva dall’interno della
povera casa: era il grido di gioia che Ercole aveva covato per mesi. Si levavano in volo i cormorani,
seguiti dai gabbiani, mentre lui in ginocchio ringraziava la sua buona stella ed esaminava lo stato di
conservazione della preziosa opera d’arte. «Niente male davvero: il vecchio è stato attento a ogni
dettaglio non c’è che dire. Chissà se si era reso conto del valore che si nascondeva sotto i suoi piedi».
Il più era fatto: occorreva avvisare. Di nuovo quella sensazione di occhi indagatori e lo scalpiccio
più vicino, seguito dal clic del cane di una pistola automatica.
«L’ha trovata allora la casa señor? Muy bien, molto bravo. E vedo che ha trovato anche altro…»
gli occhi gialli di caimano in pensione lo scrutavano strafottenti, mentre scivolavano voracemente
sulla tela ai piedi di Ercole.
«Vede señor, mi sembrava de saber todo de todos in questa piccola cittadina, invece c’era qual-
cosa che proprio non sapevo: lei capisce che lo dovevo scoprire. El Comandante, señor, l’onore
del comandante.»
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Ercole rimase paralizzato dalla sorpresa: osservava il mirino della pistola che lo puntava minac-
ciosamente e cominciava a intuire che la situazione era seria. Testa vuota, pensieri in fuga, sudore
freddo che gli imperlava la fronte: odiava l’espressione di stupido stupore che immaginava stam-
pata sul suo viso, odiava il suo immobilismo, odiava quel punto della storia in cui tutto sembrava
precipitare verso un’amara conclusione, odiava le parole che rimbombavano nella casa vuota,
quelle pronunciate dal caimano in pensione. Le uniche parole, perché le sue erano volate via con
i cormorani, in quell’ultimo grido di gioia di pochi istanti prima.
«Ahora señor lo siento mucho, mi dispiace davvero mi deve credere, ma quella bellissima cosa
che sta accarezzando con mucho amor y devociòn yo creo que pertenece a la isla de Cuba, me
entiende? Sì, deve rimanere a Cuba quella bella tela. E io señor sarò il suo custode, no se preocupe.
Com’è che dice quel vostro bravo cantante, Lucio Dalla? Ah sì: la morte è solo l’inizio del secondo
tempo. Ahora, señor, su segunda mitad està por comenzar: diamo il via al suo secondo tempo.»
Ercole fissò il dito sul grilletto e lo pregò di non muoversi, di lasciargli il tempo di riflettere, di riac-
chiappare quelle stupide parole in volo verso l’ignoto. Poi si sentì in mano il freddo amico della
spranga del letto, e la follia s’impossessò del suo corpo: cominciò a urlare e sferrare colpi ovunque,
spaventando la famiglia dei tocororo, che se ne uscì in un frullio di ali invadendo la stanza sbalor-
dita. Gli spari si fecero assordanti, ma la furia di Ercole riuscì a evitarli.
«Se la morte è l’inizio del secondo tempo Raul, voglio giocare il primo ancora un pochino, con il
tuo permesso ovviamente.» Il telo bianco che aveva protetto per tanti anni la madre e il bambino,
fu l’ultima cosa che percepirono gli occhi esterrefatti del Comandante, già disarmato con un colpo
di spranga selvaggio: il secondo tempo per lui iniziò nell’istante stesso in cui la spranga inesorabile
gli oltrepassò il petto. Il corpo straziato trovò pace nella cassa che aveva nascosto a occhi indiscreti
la preziosa tela per anni.
La casa ostrica aveva rivelato la sua perla ed Ercole e la sua clava l’avevano protetta dalla rapa-
cità del caimano dei Caraibi. E ora, di nuovo sigillata ermeticamente, tornava a ospitare tocororo,
gabbiani, cormorani, scalpiccii, sussurri. E segreti.
Doveva decidersi a entrare e superare quel senso di Incipit: in medias res. Ho iniziato in medias res
singolare disgusto che provava alla vista dell’edificio. perché ho pensato che potevo in questo modo
dilungarmi maggiormente nella narrazione.
Si sentiva osservato, ma non capiva da dove arrivassero Suspense: un primo segnale di suspense. Vedrete
quegli sguardi indagatori: i cormorani forse, che osser- questa sensazione verrà ripetuta più volte, in
vavano la scena dall’alto in attesa di capire il da farsi; particolare tre. È uno degli espedienti tipici per
o le finestre sdentate della casa, occhi opachi rivolti creare suspense.
all’ignoto ospite.
«Vediamo: 20 CUC sono sufficienti?» Fine sequenza dialogata: ora sappiamo come ha
Le pupille del comandante gli avevano rimandato un fatto il protagonista a trovarsi davanti a quella
lampo di soddisfazione. «Per ora sì, possono andare. casa. Ricorda: i dialoghi servono per fornire infor-
Dammi il fazzoletto che yo diseño el mapa per arrivarci.» mazioni utili, far procedere la storia o descrivere
E così il gioco era fatto: eccolo lì, finalmente in procinto ulteriormente un personaggio.
di riappropriarsi di ciò che doveva essere suo fin dall’i-
nizio, a ogni costo.
La sensazione di essere spiato continuava a turbarlo Suspense: viene ripetuta la stessa immagine.
e nell’avvicinarsi al portone sprangato e incrostato di
salsedine non si sentiva affatto solo.
Non fu complicato infrangere il catenaccio. E fu dentro: Tecnica mostra/non dire: il sollievo viene fatto
finalmente la penombra amica gli offriva riparo dal vedere, non solo nominato.
riverbero accecante là fuori. Una sensazione di sollievo
lo pervase: le gocce di sudore arrestarono il loro tragitto
e la frescura si infilò tra pelle e cotone. Poteva respira-
re. E la vista poco a poco si abituò alla penombra che
aleggiava tutto intorno.
«Chissà se ci sarà ancora o se qualcun altro se ne sarà Breve sequenza riflessiva: anche nei racconti
appropriato... Nulla di più facile. E se lo trovo in che di avventura ogni tanto abituati a far sentire i
stato sarà poi: anni e anni di abbandono, in una casu- pensieri dei personaggi.
pola in riva al mare. Umidità, polvere, luce, tarli...non
oso immaginare.»
I pensieri correvano mentre perlustrava l’ambiente circo- Sequenza narrativo-descrittiva: spesso nelle
stante: i teli coprivano poveri mobili anni sessanta, quasi sequenze si mescolano elementi descrittivi e nar-
totalmente privi di suppellettile ormai. Alle pareti ancora rativi, per mantenere viva l’attenzione e creare
qualche foto scattata con lo scrittore americano, roba di atmosfera.
poco valore certamente. Il tanfo di muffa e salmastro lo
opprimeva, ma l’indagine di stanza in stanza continuava
incessante: il povero letto, un guardaroba sgangherato
abitato da una famiglia di tocororo, spaventati ed ecci-
tati all’arrivo del nuovo visitatore.
Niente di valore, proprio nada de nada, come avrebbe
detto el Comandante.
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Così fece, cercando di non dare retta ai versi sussurrati, Suspense di nuovo
gridati, striscianti che lo circondavano. Ma la ricerca fu
vana: quella casa non aveva proprio un bel nulla da
offrire, oltre a vecchi mobili malandati e una affollata
vita animale brulicante nell’ombra.
Non ci poteva credere, tutto inutile: i soldi racimolati per Sequenza riflessiva
il viaggio, l’indagine minuziosa sui luoghi e le persone
frequentate dallo zio, mesi passati su quella dannata
isola fatta di spezie andate a male ed era a un punto
morto. Nessun fottutissimo Caravaggio ad aspettarlo, a
regalargli fama, gloria, denaro, riconoscimento inter-
nazionale. Nel suo delirio immaginativo si era figurato
anche i titoloni dei giornali «La Natività di Caravaggio
salva grazie a Ercole Bernetti», «Recuperata La Natività:
il nostro eterno grazie a Ercole Bernetti».
Niente di tutto ciò si sarebbe avverato: sconsolato si mise
a prendere a calci la povera inconsapevole mobilia, i
muri scrostati, il pavimento di legno dissestato.
E cavo. Si bloccò come una statua di sale e iniziò ad Colpo di scena: quando la situazione sembra
ascoltare il tonfo sordo che il pavimento emetteva sotto ormai disperata un piccolo particolare inverte la
i suoi colpi ritmici. Non c’era alcun dubbi: sotto le assi direzione degli eventi.
c’era il vuoto.
Immediatamente le spranghe del letto furono nelle sue Sequenza narrativa: concitata azione del ritrova-
mani e gli servirono da leva per scardinare le assi del mento dell’oggetto agognato.
pavimento: una dopo l’altra, un gemito infinito, quello
del legno riluttante, che alla fine cedette e rivelò il suo
prezioso tesoro.
Le mani di Ercole tremavano mentre accarezzavano la
cassa, mentre forzavano i chiodi, sollevavano le assi
e si inoltravano nello spazio cavo dell’interno. Eccolo:
l’ultimo telo cadde e la giovane madre stanca per il parto
recente fu di nuovo libera di contemplare il figlioletto alla
luce del sole. Dopo anni.
I cormorani a quel punto si alzarono in volo, spaventati Tecnica mostra/non dire applicata all’emozione
dall’urlo che proveniva dall’interno della povera casa: di euforia che prova il protagonista.
era il grido di gioia che Ercole aveva covato per mesi.
Si levavano in volo i cormorani, seguiti dai gabbiani,
mentre lui in ginocchio ringraziava la sua buona stella
ed esaminava lo stato di conservazione della preziosa
opera d’arte. «Niente male davvero: il vecchio è stato
attento a ogni dettaglio non c’è che dire. Chissà se si
era reso conto del valore che si nascondeva sotto i suoi
piedi.»
Il più era fatto: occorreva avvisare. Di nuovo quella Suspense colpo di scena la suspense si scioglie
sensazione di occhi indagatori e lo scalpiccio più vicino, nel colpo di scena che rivela l’arrivo di Raul.
seguito dal clic del cane di una pistola automatica.
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«Vede señor, mi sembrava de saber todo de todos in
questa piccola cittadina, invece c’era qualcosa che pro-
prio non sapevo: lei capisce che lo dovevo scoprire. El
Comandante, señor, l’onore del comandante.»
Ercole rimase paralizzato dalla sorpresa: osservava il Tecnica mostra/non dire mostrare le emozioni.
mirino della pistola che lo puntava minacciosamente e
cominciava a intuire che la situazione era seria. Testa
vuota, pensieri in fuga, sudore freddo che gli imperlava
la fronte: odiava l’espressione di stupido stupore che im-
maginava stampata sul suo viso, odiava il suo immobili-
smo, odiava quel punto della storia in cui tutto sembrava
precipitare verso un’amara conclusione, odiava le parole
che rimbombavano nella casa vuota, quelle pronunciate
dal caimano in pensione. Le uniche parole, perché le sue
erano volate via con i cormorani, in quell’ultimo grido
di gioia di pochi istanti prima.
«Ahora señor lo siento mucho, mi dispiace davvero Citazione forte tratta da un cantautore italiano:
mi deve credere, ma quella bellissima cosa che sta mi serviva una frase a effetto, un gioco di parole.
accarezzando con mucho amor y devociòn yo creo Ho fatto una ricerca in Internet e questo verso di
que pertenece a la isla de Cuba, me entiende? Sì, deve Dalla mi è sembrato appropriato.
rimanere a Cuba quella bella tela. E io senor sarò il suo
custode, no se preocupe. Com’è che dice quel vostro
bravo cantante, Lucio Dalla? Ah sì: la morte è solo l’ini-
zio del secondo tempo. Ahora, señor, su segunda mitad
està por comenzar: diamo il via al suo secondo tempo.»
Ercole fissò il dito sul grilletto e lo pregò di non muoversi, Sequenza narrativa: sequenza molto concitata
di lasciargli il tempo di riflettere, di riacchiappare quel- che conduce alla conclusione della vicenda.
le stupide parole in volo verso l’ignoto. Poi si sentì in Notate che torna in più punti la citazione forte
mano il freddo amico della spranga del letto, e la follia come un ritornello che conduce a una chiusura
s’impossessò del suo corpo: cominciò a urlare e sferrare circolare.
colpi ovunque, spaventando la famiglia dei tocororo,
che se ne uscì in un frullio di ali invadendo la stanza
sbalordita. Gli spari si fecero assordanti, ma la furia di
Ercole riuscì a evitarli.
«Se la morte è l’inizio del secondo tempo Raul, voglio
giocare il primo ancora un pochino, con il tuo permes-
so ovviamente.» Il telo bianco che aveva protetto per
tanti anni la madre e il bambino, fu l’ultima cosa che
percepirono gli occhi esterrefatti del Comandante, già
disarmato con un colpo di spranga selvaggio: il secondo
tempo per lui iniziò nell’istante stesso in cui la spranga
inesorabile gli oltrepassò il petto. Il corpo straziato trovò
pace nella cassa che aveva nascosto a occhi indiscreti
la preziosa tela per anni.
La casa ostrica aveva rivelato la sua perla ed Ercole e la Conclusione, viene ripresa la metafora iniziale
sua clava l’avevano protetta dalla rapacità del caimano e vengono sciolte le altre metafore che hanno
dei Caraibi. E ora, di nuovo sigillata ermeticamente, percorso il testo sottotraccia: Ercole l’eroe con la
tornava a ospitare tocororo, gabbiani, cormorani, scal- clava, Il caimano dei Caraibi (rimando ai pirati).
piccii, sussuri. E segreti. La conclusione secca sul termine segreti lascia
presagire che la casa potrebbe essere la prota-
gonista di un altro racconto.
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Ricapitolando
• Inserire dettagli sensoriali nelle descrizioni, arricchendole con similitudini e metafore
• Descrivere gli stati d’animo dei personaggi e i loro cambiamenti attraverso la tecnica del
mostrare
• Creare attesa e suspense in crescendo, attraverso anche la tecnica della ripetizione di una
sensazione, un particolare
• Alternare le sequenze: dialogiche, narrative, descrittive, riflessive
• Utilizzare flashback e colpi di scena per movimentare il ritmo della narrazione
• In un racconto d’avventura l’ambientazione è fondamentale! Fare ricerche per dare coerenza a
ciò che si scrive e per inserire anche dettagli realistici che riguardino quell’ambiente
• Cercare di usare un lessico vario e di evitare ripetizioni di termini generici (dire, fare, andare,
ecc.)
• DIVERTIRSI SEMPRE!
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Testo modello – horror
Un sentimento malriposto di Tecla Iervoglini
Maddie li odiava.
Una repulsione viscerale affiorava dallo stomaco e arrivava fino alla bocca, togliendole il respiro,
al solo pensiero.
Forse per le penne, che immaginava nidi di pulci e batteri. Forse per i becchi appuntiti. Forse per
gli sguardi vitrei e senza fondo, eppure così vigili e scattanti. Forse per quelle zampe così sottili e
rugose sotto i gonfi corpi piumati.
Di qualunque specie fossero, una cosa è certa: Maddie odiava gli uccelli.
Per sua nonna, invece, erano una vera e propria passione: dopo un’intera esistenza spesa a colle-
zionare le più estrose uccelliere, con altrettanti esemplari rari all’interno, la vecchia nonna conviveva
con un passerottino vecchio almeno quanto lei, di un indefinibile colore, tra il marrone e il prugna,
con un minuscolo becco rosso.
Viveva appollaiato in una gabbietta posizionata sul frigorifero, in cucina.
Perché mai la nonna si ostinasse a tenere quell’orrore proprio lì in cucina, a spiare i loro pasti, a
sorvegliare la porta d’ingresso, a svolazzare con quelle alucce ormai spennacchiate nei momenti
meno opportuni, per Maddie restava un mistero.
Quante volte, presa dal più feroce e improvviso disgusto, aveva pregato la nonna di spostare quel
ripugnante prigioniero lontano il più possibile dalla sua vista…
Quando quel pomeriggio aveva aperto il frigorifero per bere la sua solita coca ghiacciata, Maddie
notò che la gabbia sembrava in bilico, protesa un po’ troppo verso il bordo esterno del frigo.
Fu un lampo. Non ci pensò due volte.
Invece di accompagnare lo sportello alla chiusura, Maddie decise di sbatterlo con tutta la forza
che aveva nelle mani.
Il passerotto frullò nervosamente le ali ma non fece in tempo a emettere alcun gemito. La gabbia
fracassò al suolo con un tonfo netto, definitivo.
Il corpo del volatile rimase immobile, esanime, sepolto tra una fogliolina di lattuga, il becchime
della mattina e la carta di giornale che lui stesso aveva sporcato e che la nonna non aveva fatto
in tempo a cambiare.
Povera nonna. Al suo risveglio dal pisolino avrebbe trovato l’orrenda sorpresa, un sicuro colpo al
cuore per lei.
Ma più forte di ogni pentimento, un sorriso dipinto sul volto di Maddie esprimeva tutta la sua
soddisfazione, il senso di rivincita, una vera e propria liberazione da quella presenza per lei così
molesta. Come se avere assassinato quel passero avesse significato liberarsi, finalmente, da ogni
creatura a lui simile e ugualmente indegna di vivere.
Peccato solo che la ragazza non potesse immaginare le conseguenze delle sue azioni.
Per evitare di veder soffrire la nonnina, Maddie prese l’uscio di casa immediatamente dopo l’ac-
caduto.
Era l’inizio della primavera e il sole delle quattro del pomeriggio era ancora caldo e lucido.
Con animo finalmente sereno, si diresse a passo svelto verso la biblioteca, desiderosa di concedersi
qualche ora di calma e meditazione in un luogo chiuso, silenzioso e sicuro.
Mentre camminava si sentì colpire la spalla da un leggero ticchettio.
Uno schizzo. Un liquido bianchiccio e grumoso le sporcava il giubbino di pelle.
Maledetti uccelli! Maddie non poteva crederci!
Il primo istinto fu quello di urlare di rabbia, cosa che avrebbe fatto se non fosse stata travolta in
pieno viso da un enorme, grasso, lurido piccione di città.
Il rosso della collera svanì dal volto di Maddie per lasciare spazio a un freddo pallore. Per qualche
attimo, il corpo si contrasse in una posa rigida, pietrificato da quell’attacco a sorpresa.
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Con le unghie sottili, l’animale si era aggrappato al labbro superiore, che, squarciato, iniziava a
sanguinare a fiotti e le procurava un doloroso pizzicore. Il becco si era più volte conficcato sulla
fronte, sconvolta dai capelli lisci e neri, bucherellando la pelle candida da cui fuoriuscivano rossi
grumi di sangue.
Il supplizio la risvegliò. Maddie iniziò a agitare la testa con scatti rapidi e violenti; concentrò tutta
la forza che aveva nelle mani, sebbene scoordinate in gesti nervosi e disordinati, e finalmente riuscì
a liberarsi da quell’attacco ferale.
Sconvolta e dolorante, si accasciò sul ciglio della strada come per vomitare, ma non fece in tempo
a piegarsi che fu colpita di nuovo.
Questa volta erano una decina tra corvi, piccioni e cornacchie che le si avventavano sulle spalle,
le strappavano intere ciocche di capelli e la beccavano dappertutto, famelici come avvoltoi su una
preda attesa da tempo.
I loro occhi, lucidi e spietati, cercavano furiosamente lembi di pelle da depredare.
Maddie non riuscì a trattenere ancora le urla; agitando le braccia per proteggere il viso, riuscì
a malapena a rialzarsi. Avrebbe voluto correre, ma in pochi istanti si ritrovò completamente
assediata. Le grida degli animali che accorrevano in sciame contro di lei e il battito delle ali
divennero assordanti.
Un numero indefinibile di uccelli di diverse dimensioni si erano aggrappati al suo corpo come mo-
scerini su un bastoncino intriso di miele e le si accanivano addosso, sempre più invasati dal sangue
della sventurata ragazza. In poco tempo il giubbino fu ridotto a brandelli e gli animali scavavano
sempre più a fondo nella carne giovane.
La brutalità con cui i becchi e gli artigli la colpivano aveva un che di soprannaturale e inspiegabile.
Più furiosi di un branco di cani affamati, gli uccelli infierivano sul corpo della preda per strapparle
l’ultimo respiro.
Maddie si trascinò fino a una vecchia cabina fotografica, l’ultima presente in città, memoria desolata
dei tempi orfani di cellulari e di autoscatti.
Sperava di trovare un rifugio. Fu il suo ultimo approdo. Come un ladro inseguito che fugge in un
vicolo cieco e finisce l’ultima corsa dinanzi a un muro invalicabile, quella cabina fu per Maddie il
luogo intimo dell’esecuzione finale.
Pochi minuti dopo, un passante fu incuriosito da un paio di gambe sottili, fasciate dai brandelli di
quello che doveva essere un jeans nero, ricoperte da ferite ancora sanguinanti. Sbucavano, contorte
in una posa innaturale, dalla tenda leggera della vecchia cabina fotografica.
Era tutto quello che restava di Maddie.
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Veniamo al testo: struttura e lessico
Incipit
Avvio
Per sua nonna, invece, erano una vera e propria passio- 1. Per distogliere l’attenzione e creare una
ne: dopo un’intera esistenza spesa a collezionare le più situazione di iniziale calma, ho inserito il pas-
estrose uccelliere, con altrettanti esemplari rari all’interno, saggio sulla nonna, con un atteggiamento in
la vecchia nonna conviveva con un passerottino vecchio netto contrasto con quello della protagonista.
almeno quanto lei, di un indefinibile colore, tra il marrone 2. Ho scelto di non dare importanza ai nomi
e il prugna, con un minuscolo becco rosso. dei personaggi secondari, per lasciarli volu-
Viveva appollaiato in una gabbietta posizionata sul tamente in ombra rispetto alla protagonista.
frigorifero, in cucina.
Perché mai la nonna si ostinasse a tenere quell’orrore
proprio lì in cucina, a spiare i loro pasti, a sorvegliare la
porta d’ingresso, a svolazzare con quelle alucce ormai
spennacchiate nei momenti meno opportuni, per Maddie
restava un mistero.
Quante volte, presa dal più feroce ed improvviso disgu-
sto, aveva pregato la nonna di spostare quel ripugnante
prigioniero lontano il più possibile dalla sua vista…
Rottura dell’equilibrio
Quando quel pomeriggio aveva aperto il frigorifero per Ho introdotto un primo accenno di suspense:
bere la sua solita coca ghiacciata, Maddie notò che la Maddie all’improvviso, per un caso fortuito,
gabbia sembrava in bilico, protesa un po’ troppo verso trasforma la sua repulsione in un gesto scellerato.
il bordo esterno del frigo.
Fu un lampo. Non ci pensò due volte. Ricordate di mostrare quanto più possibile quel-
Invece di accompagnare lo sportello alla chiusura, Maddie lo che sta accadendo in scena puntando sulla
decise di sbatterlo con tutta la forza che aveva nelle mani. successione delle azioni (quindi sulla scelta dei
Il passerotto frullò nervosamente le ali ma non fece in verbi/azioni/gesti essenziali) e sul loro «colore»,
tempo a emettere alcun gemito. La gabbia fracassò al attraverso gli aggettivi e i dettagli.
suolo con un tonfo netto, definitivo.
Il corpo del volatile rimase immobile, esanime, sepolto Frasi brevi si alternano a frasi più lunghe, per
tra una fogliolina di lattuga, il becchime della mattina e aumentare il ritmo del racconto.
la carta di giornale che lui stesso aveva sporcato e che Ogni tanto, usate i punti fermi senza paura!
la nonna non aveva fatto in tempo a cambiare.
Povera nonna. Al suo risveglio dal pisolino avrebbe tro-
vato l’orrenda sorpresa, un sicuro colpo al cuore per lei.
Ma più forte di ogni pentimento, un sorriso dipinto sul
volto di Maddie esprimeva tutta la sua soddisfazione, il
senso di rivincita, una vera e propria liberazione da quella
presenza per lei così molesta. Come se avere assassinato
quel passero avesse significato liberarsi, finalmente, da
ogni creatura a lui simile e ugualmente indegna di vivere.
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Peccato solo che la ragazza non potesse immaginare le Con l’anticipazione il lettore presagisce che sta
conseguenze delle sue azioni. per accadere qualcosa di irreversibile…
Sviluppo
Per evitare di veder soffrire la nonnina, Maddie prese L’obiettivo, in questo punto, è quello di far cre-
l’uscio di casa immediatamente dopo l’accaduto. scere la tensione del racconto il più possibile fino
all’esito della vicenda.
Era l’inizio della primavera e il sole delle quattro del Sembra ritornata la calma dopo un’azione tu-
pomeriggio era ancora caldo e lucido. multuosa, ma è solo un modo per «soffiare sulle
Con animo finalmente sereno, si diresse a passo svelto ceneri» e alimentare il fuoco della paura.
verso la biblioteca, desiderosa di concedersi qualche ora
di calma e meditazione in un luogo chiuso, silenzioso e
sicuro.
Mentre camminava si sentì colpire la spalla da un leggero Questa scena è apparentemente comica; serve a
ticchettio. introdurre «da lontano» il nemico che si avvicina.
Uno schizzo. Un liquido bianchiccio e grumoso le spor-
cava il giubbino di pelle.
Maledetti uccelli! Maddie non poteva crederci! Il precipitare della vicenda è dato dall’aumento
Il primo istinto fu quello di urlare di rabbia, cosa che progressivo degli uccelli, la cui presenza sembra
avrebbe fatto se non fosse stata travolta in pieno viso da inizialmente casuale (la macchia sul giubbino)
un enorme, grasso, lurido piccione di città. ma si rivela poi drammatica (lo stormo eteroge-
neo che si accanisce su di lei).
Il rosso della collera svanì dal volto di Maddie per lasciare È qui il momento in cui lasciare andare quel
spazio a un freddo pallore. Per qualche attimo, il corpo si senso un po’ splatter che vi piace tanto: apriamo
contrasse in una posa rigida, pietrificato da quell’attacco i rubinetti del sangue!
a sorpresa. Ma attenzione, ricordate che sono i dettagli che
Con le unghie sottili, l’animale si era aggrappato al lab- rendono il testo coinvolgente! Quindi: dove viene
bro superiore, che, squarciato, iniziava a sanguinare a colpita Maddie (labbro, fronte, testa, spalle,
fiotti e le procurava un doloroso pizzicore. Il becco si era ecc.), le conseguenze di ogni attacco (sangue
più volte conficcato sulla fronte, sconvolta dai capelli lisci dal labbro, fronte bucherellata, ecc.), azioni net-
e neri, bucherellando la pelle candida e giovane da cui te, precise (le strappavano, la beccavano, ecc.).
fuoriuscivano rossi grumi di sangue.
Il supplizio la risvegliò. Maddie iniziò ad agitare la testa
con scatti rapidi e violenti; concentrò tutta la forza che
aveva nelle mani, sebbene scoordinate in gesti nervosi e
disordinati, e finalmente riuscì a liberarsi da quell’attacco.
Sconvolta e dolorante, si accasciò sul ciglio della strada
come per vomitare, ma non fece in tempo a piegarsi che
fu colpita di nuovo.
Questa volta erano una decina tra corvi, piccioni e cor- Aumentano gli uccelli e nonostante siano ammas-
nacchie che le si avventavano sulle spalle, le strappavano sati possiamo individuarne la fisionomia precisa
intere ciocche di capelli e la beccavano dappertutto, attraverso la loro razza.
famelici come avvoltoi su una preda attesa da tempo. I Attenzione, sono tutti uccelli di città: occhio alla
loro occhi, lucidi e spietati, cercavano furiosamente lembi coerenza! Facile mettere un’aquila, ma che
di pelle da depredare. c’azzecca?!
Maddie non riuscì a trattenere ancora le urla; agitando
le braccia per proteggere il viso, riuscì a malapena a
rialzarsi. Avrebbe voluto correre ma in pochi istanti si
ritrovò completamente assediata.
Le grida degli animali che accorrevano in sciame contro Dettagli sensoriali: vista, gusto, tatto, udito (ri-
di lei e il battito delle ali divennero assordanti. cordate Edgar Allan Poe?).
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Un numero indefinibile di uccelli di diverse dimensioni La similitudine (uccelli su Maddie come moscerini
si erano aggrappati al suo corpo come moscerini su un sul miele) rende l’idea di un attacco che non
bastoncino intriso di miele e le si accanivano addosso, lascia scampo.
sempre più invasati dal sangue della sventurata ragazza.
In poco tempo il giubbino fu ridotto a brandelli e gli ani- L’esecuzione finale: torna il nostro maestro Poe!
mali scavavano sempre più a fondo nella carne giovane.
La brutalità con cui i becchi e gli artigli la colpivano aveva
un che di soprannaturale e inspiegabile. Più furiosi di un
branco di cani affamati, gli uccelli infierivano sul corpo
della preda per strapparle l’ultimo respiro.
Maddie si trascinò fino a una vecchia cabina fotografica,
l’ultima presente in città, memoria desolata dei tempi
orfani di cellulari e di autoscatti.
Sperava di trovare un rifugio. Fu il suo ultimo approdo.
Come un ladro inseguito che fugge in un vicolo cieco
e finisce l’ultima corsa dinanzi a un muro invalicabile,
quella cabina fu per Maddie il luogo intimo dell’esecu-
zione finale.
Pochi minuti dopo, un passante fu incuriosito da un paio Ma, come sappiamo (vedi I racconti del terrore)
di gambe sottili, fasciate dai brandelli di quello che non è necessario descrivere l’assassinio in sé per
doveva essere un jeans nero, ricoperte da ferite ancora renderlo ancora più agghiacciante. A volte è più
sanguinanti. Sbucavano, contorte in una posa innaturale, efficace descrivere il contesto, le conseguenze
dalla tenda leggera della vecchia cabina fotografica. delle azioni più nefaste, lasciando libero spazio
Tutto quello che restava di Maddie. all’immaginazione (e alla paura) del lettore.
Ricapitolando
• Soffermarsi su singole, piccole scene essenziali
• Inserire dettagli sensoriali
• Descrivere lo stato d’animo del protagonista e i suoi cambiamenti
• Non essere generici ma scendere nel particolare
• Creare attesa e suspense in crescendo, svelando i dettagli a poco a poco
• DIVERTIRSI!
Se, dopo questa riflessione, riscontrate mancanze o imprecisioni nei vostri racconti, cercate di
rimediare… per raggiungere i risultati più paurosi!
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