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MODULO 2

CONOSCENZE RIGUARDO L’ESERCIZIO FISICO IN ETA’ EVOLUTIVA


Prof. Matteo Quarantelli
LEZIONE 1
PROCESSO DI ALLENAMENTO IN ETà EVOLUTIVA

In questo ulteriore capitolo abbiamo un contributo didattico orientato a valutare e ponderare il


complesso di conoscenze e di decisioni che consentono all’operatore, più qualificato e o
all'allenatore anche più navigato, di operare in maniera effettivamente adeguata in relazione, da
una parte alla persona che a lui si rivolge e parallelamente al livello di sviluppo che la persona che
a lui sia rivolta ha maturato. Questo complesso di riflessioni e approfondimenti deve aiutare a
strutturare, non soltanto delle conoscenze orientate verso il processo di allenamento, alla
progettazione e dell'esercizio fisico e successivamente alla sua somministrazione, ma permettono
e favoriscono l'acquisizione di una maggiore consapevolezza di un ruolo che non è
esclusivamente esercitativo, ma decisamente più articolato e complesso. L’operatore esperto
diventa da una parte allenatore dall’altra, l'abbiamo visto in più occasioni, è sicuramente
l’insegnante e indubitabilmente educatore. Quindi risulta essere sempre più importante che le
conoscenze riconducibili all'esercizio fisico vengano esaminate nella dimensione più complessa
della personalità umana. Quindi non soltanto riconducendo le nostre conoscenze a un ambito
prettamente biologico, ma altri aspetti legati a processi mentali cognitivi all’impatto emotivo ed
affettivo che nella pratica esercita nella persone e il complesso di questi processi alla luce di una
tappa importante nella vita della persona che è rappresentata appunto dalla sua evoluzione.

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In questo capitolo in particolare dedicheremo la nostra attenzione nell'immaginare che cosa possa
rappresentare un processo di esercizio fisico strutturato, organizzato, finalizzato nell'età
dell'evoluzione biologica, che è un età relativamente lunga in cui accadono molti cambiamenti nella
persona e che coinvolgono sia la struttura che i suoi organi, i suoi processi, ma molto spesso
anche quello complesso di collegamenti neuronali che definiscono quello che l'evoluzione del
cervello, la strutturazione del pensiero, la strutturazione del movimento in relazione alle esigenze
del vivere quotidiano e magari di un vivere che abbia aspetti finalizzati. L’esercizio deve essere
concepito come qualcosa che accompagna, che stimola fortemente l’accrescimento, che stimola
l’evoluzione biologica, che sollecita uno sviluppo e una strutturazione di abilità di movimento, di
abilità cognitive ed emotive. Dobbiamo quindi immaginarci come nella vita di una persona
relativamente giovane, possono intervenire sia in quelle attività che fanno parte della sua vita
quotidiana, sia in attività che si possono svolgere in un ambiente educativo, come quello
scolastico, sia in altri ambienti, quali quello della pratica del movimento e dello sport e delle
sollecitazioni che in realtà hanno una potenza, una forza importante nello stimolare una serie di
processi che comunque naturalmente si articolerebbe.
Ecco quindi però che l'operatore esperto deve accordare ad adattare alle esigenze di questa
evoluzione, tutto quanto possa essere praticato in maniera sostenibile. Questa idea della
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sostenibilità dell’esercizio, è una riflessione importante, perché garantisce la massima
personalizzazione dell’intervento dell'operatore esperto nei confronti di chi si rivolge a lui. In questo
caso in particolare noi verificheremo che ci sono tante età all'interno di una famiglia più importante
che è quella rappresentata dall'età evolutiva. Vedremo come progettare questo processo di
training sia relativamente complesso, richieda un impegno in termini temporali piuttosto lungo e si
debbano inquadrare, definire e scandire delle tappe, Non possiamo quindi immaginare che ad ogni
momento avvengano esercizi simili, con traguardi simili, modalità di esecuzione che possa essere
in qualche modo stereotipata.
Introduciamo quindi l'idea che il movimento viene sollecitato, viene strutturato, viene esercitato e
poi anche in maniera più finalizzata anche allenato. Nell'età della vita lo andremo a verificare,
vedremo che questo processo in qualche maniera dovrà avere caratteristiche diverse e sensibilità
da parte dell'operatore che via via andranno modificandosi.

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Nella tabella che abbiamo presentato alla sinistra abbiamo già una prima dimensione di quella che
potrebbe essere una sorta di piramide, in questo caso una piramide rovesciata del movimento e di
una possibile definizione di processo di allenamento, poiché cerchiamo di identificare dei traguardi
realisticamente raggiungibili con una vita dinamica, con una vita attiva e con una costante pratica
motoria. E’ importante immaginare che nella vita di un adolescente lo sport possa diventare un
impegno molto importante. Noi abbiamo dei giovani adolescenti, soprattutto donne che arrivano ad
un impegno sportivo già quasi a tempo pieno relativamente presto. Abbiamo sedicenni e
diciassettenni che di fatto sono già atleti considerati a tempo pieno. Per raggiungere questi
traguardi che sono traguardi veramente significativi da un punto di vista, non soltanto della
gratificazione personale, ma anche dell'impegno che si è dovuto maturare, bisogna immaginare un
percorso che sia relativamente lungo, che sia strutturato, che preveda è un progresso in termini di
quantità, qualità e poi di intensità dello sforzo fisico. Lo abbiamo già introdotto più volte ci siamo
dati dei punti di riferimento, dei veri propri principi ispiratori nella strutturazione e la progettazione
del training, vediamo attraverso quest’immagine, e la figura a destra vi da l’idea di questo
progresso importante, di come in realtà all’inizio, ciò che possiamo immaginare come una forma di
esercitazione, è il movimento che ci aiuta a strutturare delle abilità motorie, in una seconda fase è
esercizio che ci serve comunque per strutturare ulteriori apprendimenti e solo in fase successiva
diventa un'attività che è finalizzata in termini di allenamento. Questa riflessione e tutt'altro che
slegata rispetto quanto dicevamo prima, cioè a quello che è il tempo nell'evoluzione fisiologica
organica strutturale e della persona. Perché fondamentalmente se l'allenamento è destinato a
sollecitare delle risposte adattative importanti, non in tutte le età della vita questo si rivela possibile
in relazione a molti fattori che sono sia organici che proprio di struttura.
Bisogna dare quindi a questo profilo di sviluppo una serie di elementi di riferimento. Cioè dobbiamo
fare in modo di comprendere che cosa sia più opportuno, più efficace per realizzare in ogni età
della vita in modo da strutturare un percorso che via via cresce.
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Questo stesso modello, se è così possiamo esprimere, che in qualche maniera ci aiuta a
comprendere ci aiuta a rielaborare delle conoscenze, è un modello necessariamente semplificato,
ma che potremo usare, non solo con persone in questo periodo della vita, ma anche con persone
in altri periodi di vita, quindi anche con persone in età adulta oppure in età anziana.
E’ la struttura metodologica, è il complesso delle decisioni che stanno a monte, a farci pensare che
questo modello in qualche maniera sia riutilizzabile, trasferibile.
E’ fondato sul rispetto dei tempi di adattamento, quindi i tempi che sono necessariamente biologici,
ma anche tempi di sostenibilità dell'impegno fisico e anche i tempi legati alla acquisizione e
strutturazione delle abilità motorie consolidate.

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Il punto da qui potremmo partire in termini di processo di training è quello di dare una base, cioè di
stabilire che ci sia un tempo relativamente importante ampio che vedrete corrisponde ad alcuni
anni di vita, per quanto riguarda i più giovani, in cui costruiamo delle vere e proprie fondamenta di
questo progetto. E’ l’età nella quale si po' meglio sollecitare le abilità motorie che consentono alla
persona di interagire nell’ambiente, di imparare ad arricchire la qualità del proprio movimento a
sviluppare le capacità motorie in relazione, non tanto a un traguardo, quindi a una serie di prodotti
che potremmo identificare in termini prestazionali, ma soprattutto per sviluppare quelli che sono
caratteristiche organiche, muscolari, intellettive e emotive, che devono essere importanti
nell'evoluzione e nello sviluppo della persona, quindi in questo caso, lo potete ulteriormente
evidenziare in questa seconda diapositiva.

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L'intervento è molto articolato ed è paradossalmente anche molto ampio, perché i traguardi da
raggiungere probabilmente risultano essere maggiormente numerosi rispetto ad età successive.
Ciò significa che se la variabilità, la quantità delle sollecitazioni e degli stimoli in termini quantitativi
prevale sulla qualità e l'intensità dell'esercizio fisico. Ulteriormente bisogna poi immaginare che è
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in questa fase si possono costruire tutte le abilità di movimento che consentiranno nelle età
successive, di interpretare attività più complesse, esercitazioni più impegnative, non solo in termini
quantitativi, ma anche qualitativi. Non è casuale, perché è il momento nel quale più ci si deve
confrontare, probabilmente, con una grande difficoltà e nel III millennio, cioè il fatto che i giovani
hanno una tolleranza del carico fisico più ridotta rispetto a qualche decennio fa. Questo deriva dal
fatto che lo stile di vita della quotidianità, ci ha portato a ridurre la quantità e l'impegno fisico, ha
ridotto quello che una volta era uno sforzo fisico abbastanza presente quotidianamente.
Rende quindi importante dedicare tempo ed impegno all'acquisire appunto la capacità di sostenere
tollerare un carico fisico. Probabilmente trent'anni or sono un obiettivo del genere poteva essere
dato come già acquisito, non era tra i traguardi che il nostro operatore dell'esercizio fisico avrebbe
dovuto attendere. Oggi invece la media della popolazione italiana, ma probabilmente la media
della popolazione mondiale, ci porta a immaginare che molto più che in passato debba essere
acquisita questa disponibilità al movimento, questa disponibilità all'esercizio fisico, allo sforzo
fisico.

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Se quindi se potessimo sintetizzare per parole chiave quelli che possono essere i traguardi, non ci
immagineremmo con maggiore precisione, di identificare un'abilità legata espressamente al
correre, al saltare, al lanciare, ma invece proprio al fatto di sollecitare tutte queste abilità di
movimento, fare in modo che possano rappresentare anche una forma di esercizio fisico quindi
possono essere tradotte in termini di attività strutturate, ripetute nel tempo che hanno comunque
una discreta intensità. Uno dei punti che si ricollega immediatamente a questo concetto è il fatto di
sviluppare la muscolatura di sostegno, cioè dobbiamo creare quell’adattamento delle cellule
muscolari che garantiscono la migliore capacità di esprimere movimento e di sostenere il peso
corporeo da parte della persona.
Questo elemento è assolutamente rilevante, in quanto consente poi di sviluppare ulteriormente
delle capacità di movimento, che richiedono un lavoro muscolare più potente con un impegno di
unità motorie probabilmente molto rilevante. Immediatamente dopo dobbiamo traguardare la
capacità, che prima abbiamo definito come disponibilità al movimento, disponibilità allo sforzo
fisico, che qui viene rappresentato in termini di capacità di carico.
Dobbiamo quindi abituarci a sostenere con regolarità carichi fisici che siano misurabili,
quantificabili, osservabili.
Per ultima, ma non ultima, è la capacità che l’operatore sportivo deve dedicare a riconoscere un
sostegno empatico, emotivo, alla persona che si impegna; che da una serie di tempi al suo
esercizio; che in qualche maniera si rende disponibile anche ad arricchire la propria esperienza
quotidiana anche in altre attività.
Oggi si può dire allora che questo aspetto non può essere trascurato, proprio perché, lo abbiamo
in qualche maniera anticipato prima, il fatto che vi sia una minore disponibilità al movimento, vi sia
anche una maggiore sedentarietà, porta ad avere una serie di risposte non sempre piacevoli e
favorevoli, invece a tutte le situazioni dove il movimento diventa un aspetto importante.

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Seconda fase importante in questo processo di training è quello che abbiamo chiamato un
allenamento di costruzione, cioè un allenamento che porti finalmente la persona a utilizzare al
meglio le proprie abilità di movimento, la sappia collocare con grande spontaneità in un ambiente
di pratica motoria o sportiva, gli consenta quindi non solo di sviluppare le capacità di carico fisico,
quindi quello che è più strettamente legato all'esercizio fisico, ma piano piano inserire queste
attività all'interno di un ambiente che può essere anche estremamente variabile, in cui oltre
l’esercizio fisico standardizzato, vi è anche un'attività che può essere legata al confronto, quindi
alla pratica di un gioco finalizzato piuttosto che è una pratica e sportiva.

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Questa seconda fase, in qualche maniera, ci ricollega poi ad un progetto che è estremamente
importante, perché fondamentalmente ci porta immaginare, che se prima i traguardi del nostro
processo allenante erano tanti, piano piano in qualche maniera vanno riducendosi e vengono più
orientati a una serie di aspetti, che sono strettamente correlati anche al motivo della pratica
dell’esercizio, in una dimensione che è quella legata alla pratica sportiva.
Il fatto di cominciare a orientarsi verso una prestazione sportiva trova in quest'età già una prima,
importante, definizione di quella che è una specializzazione.
Quindi non è più un esercizio allegato al movimento nella vita quotidiana e un'attività che viene
avviata e in qualche maniera indirizzata verso tanti obiettivi diversi, piano piano comincia essere
articolata e strutturata verso quelli che poi possono essere obiettivi veri e propri di una
performance.
Ricordiamoci che questo tipo di riflessione nasce dall'idea che, avere un modello di riferimento e di
spenderci del tempo nell'identificare in quale momento di questo percorso la persona viene a
collocarsi e quale tipo di attività ha realizzato prima, andrà eventualmente a realizzare in età
successive.

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In questo caso rispetto a prima vedete che i traguardi diventano fondamentalmente e sempre di
più orientati alle sollecitazioni di aspetti del movimento e sempre più in relazione con la capacità di
erogare movimento in termini di quantità ed intensità. Ecco quindi che la persona è padrone, ha
controllo del movimento, ha sviluppato la muscolatura che sostiene la colonna vertebrale, che
garantisce quindi le attività della vita quotidiana e dell’esercizio fisico, siamo in grado di sfruttare i
processi organici, siamo in grado di sfruttare l'apparato locomotore per sviluppare un esercizio che
sia quantitativamente e dal punto di vista dell'intensità decisamente più impegnativo.

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Un'ultima fase deve essere riconducibile a un impegno a tempo pieno del training. Questa è una
precisa realtà che in realtà è vicina all'esperienza di pochi, perché è quel tipo di dimensione in cui
la pratica motoria, la pratica sportiva occupa un grande numero di ore all'interno di una giornata. E’
quindi quella dimensione nella quale lo sport di prestazione diventa il traguardo. In questo caso
l'incremento in termini di carico sia di volume quale che di intensità diventa realisticamente molto
rilevante e quindi possiamo immaginare un impegno quotidiano a volte fino anche a sei ore di
attività. L'eccellenza in campo sportivo, in molte attività porta atleti ad avere 36/38 ore di
allenamento settimanale. Questo deve ricondurci a una duplice dimensione, una dimensione
dell'esercizio fisico in relazione proprio dei carichi importanti, ad una dimensione invece, in cui
abbiamo un carico che è riconducibile alle abilità di movimento, alle abilità tecniche, alle abilità
prestative, che da un punto di vista motorio ha un costo meno rilevante, da un punto di vista
mentale risulta essere altrettanto impegnativo.
Questa è una fase riconducibile con certezza alla specializzazione, cioè al finalizzare tutta l'attività
alla realizzazione di compiti di movimento, di abilità di movimento, che sono ben finalizzate.

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Lo sport a tempo pieno ne è una dimensione, la dimensione che hanno soprattutto gli sportivi in
sport di rilevanza professionistica. E’ anche una fase nella quale diventa indispensabile al contrario
di quello che potrà avvenire precedentemente, in una gestione dei tempi dell'esercizio fisico in
relazione a scadenze, traguardi, obiettivi che possono essere rappresentati, non soltanto
dall'evoluzione dei processi dell’allenamento, ma molto spesso dalla realizzazione di competizioni.
Questo sposta a maggior ragione l’attenzione, che prima era decisamente orientata ai processi, al
prodotto, in questo caso la periodizzazione, la gestione di tempi, la gestione e l'alternanza fra il
carico e il recupero che è finalizzata alla capacità di competere, possibilmente la capacità quindi di
produrre una prestazione efficace.

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Nuovamente vediamo molti traguardi
da raggiungere, ma questi traguardi in
buona sostanza sono la massima
evoluzione che possa avere un
processo di allenamento, perché
introducono all'idea di un valore della
prestazione e del risultato della
prestazione. Questa è un po' una
caratteristica che assume questa parte
terminale di un processo allenante, in
cui molto più che in passato, l'esercizio
è un esercizio estremamente intenso
ed estremamente correlato con le
prestazioni. Quindi è veramente, assolutamente diverso rispetto a quello che avveniva, per
esempio nelle fasi precedenti, in particolare nella fase iniziale nella quale abbiamo visto
l’importanza della costruzione dei fondamenti. Molto spesso l'allenamento viene studiato attraverso
l’esperienza dell’allenamento sportivo, dell'allenamento della prestazione, dell'allenamento in
funzione della competizione e della Vittoria. Questa dimensione è una dimensione importante per
chi opera nel campo dello sport, dello sport a tempo pieno, dello sport per la competizione. Può
essere fuorviante invece per chi in realtà realizza dei piani di allenamento che non
necessariamente sono finalizzati a una prestazione e che quindi ci portano a dimensioni diverse
rispetto a quella che abbiamo delineato, in cui la caratteristica di gestione del carico e del recupero
nel tempo diventa importante in relazione, non tanto al prodotto quindi alla competizione, ma
soprattutto alla personalizzazione di questo processo per le persone a cui è destinato.

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LEZIONE 2 - ANALISI STRUTTURA DELLA SEDUTA IN ETÀ EVOLUTIVA
Prenderemo in esame una definizione e un’articolazione di quella che può essere una struttura e
degli orientamenti che la seduta di training viene ad assumere in una fase dell’età biologica e di
vita della persona che noi identifichiamo come età evolutiva. È giusto riflettere che con buona
probabilità all’interno di questo arco temporale debbano essere ulteriormente identificati dei
segmenti di attività che abbiano caratteristiche, profili, traguardi e modalità d’interazione propri,
non così facilmente riconducibili ad un modello che è quello che abbiamo riconosciuto della seduta
di training per l’esercizio fisico. Ci troviamo di fronte a dover identificare una serie di adattamenti e
di personalizzazioni delle proposte di attività, dell’organizzazione delle proposte, della struttura
delle sedute.

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Questa prima riflessione nasce in relazione al fatto che se, per quanto riguarda la seduta di
training, abbiamo visto esistere una coerenza molto forte tra le attività e il traguardo da
raggiungere, tra le attività e le modalità di esercitazione, tra le attività e le analisi del carico fisico.
Nel caso che andremo a prendere in esame dovremo contemplare una dimensione relativamente
diversa che è anche centrata non solo sull’efficacia dell’esercizio fisico in termini di sviluppo, di
processi motori cognitivi, biologici, ma anche come opportunità per strutturare un profilo di
apprendimento motorio, di sviluppo di processi mentali e cognitivi.
Ecco quindi, per esempio che introdurremo l’idea che vi possa essere all’interno di una seduta di
attività, una o più fasi in cui vi siano delle interazione fra i praticanti e l’esperto, inteso come
allenatore, insegnante, operatore che si traducano in quello che viene definito il gioco strutturato, il
gioco che in alcuni casi assume le caratteristiche di gioco finalizzato come è il caso della pratica
sportiva. Vedremo quindi che ci sono delle sostanziali novità rispetto il modello riconosciuto
precedentemente, vi sono dei traguardi che sono scanditi da attività che vengono sviluppate in
modo diverso. Nell’esempio che la vostra figura pone in essere, vediamo che su circa 90 minuti di
attività, abbiamo una distinzione definita in una parte introduttiva e conclusiva che hanno un peso
pari circa 1/3 e una parte principale che è quella dei target golds e che è rappresentata da
esercitazioni per lo sviluppo di attività e le interazioni legate al gioco. Questo tipo di struttura si
adatta bene alle persone cui questo tipo di proposte è destinato.

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Esaminando i vari aspetti che possono caratterizzare questa struttura adattata, possiamo verificare
quanto la parte introduttiva destinata ad un riscaldamento, possa avvenire anche sotto la forma del
gioco, quindi non necessariamente verso situazioni di esercitazione. Questo pone in essere 2
osservazioni, da una parte non vi è più una ciclica ripetizione di abilità in un contesto relativamente
privo di variabili ambientali, mentre dall’altra abbiamo la possibilità di sviluppare delle abilità di
movimento in una situazione che è probabilmente più interessante e motivante per le persone a
cui è destinata.
Soprattutto nel periodo che va dai 3 agli 11 anni di età una struttura del genere integra il modello
dell’esercizio fisico con il modello delle attività destinate all’apprendimento. Tutte le proposte
devono in qualche maniera contemperare questi due traguardi, tenendo presente che l’obiettivo è
lo sviluppo di abilità di movimento intese come l’essere in grado di compiere dei compiti motori con
il minor dispendio energetico, la maggior sicurezza di raggiungere un traguardo con la velocità di
esecuzione più ridotta possibile. Quindi, introducono l’idea che fondamentalmente vi sia da parte
della persona impegnata in queste attività un controllo del movimento, una consapevolezza e un
automatizzazione di compiti.
Dall’altra dobbiamo analizzare che queste modalità ci farebbero portare molto velocemente a
condizioni stereotipate perché è evidente che se vogliamo raggiungere più velocemente l’obiettivo
di padroneggiare dei compiti motori ripetendoli più e più volte in maniera stereotipata
probabilmente questo ci consentirebbe di raggiungere il traguardo più velocemente.
L’obiettivo al contrario non è tanto il prodotto, ma il processo cioè ciò che il giovane è costretto a
pensare e rielaborare ogni volta che compie un compito in una situazione che in realtà non è
standardizzata.

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In una seconda fase si cerca di introdurre, sia una parte di carattere esercitativo in cui si
introducono compiti motori con difficoltà crescenti e però con il minimo impegno in termini di
pressioni che possa essere temporale, spaziale che possa essere legata alla situazione quindi in
questo caso si sceglie un modello che ci consenta di facilitare la realizzazione del compito. E’ la
tipica situazione che può derivare dal realizzare delle abilità di movimento in una situazione che è
più codificata e meno variabile. Dall’altra abbiamo la necessità che, in questa fase, l’operatore
costruisca le sue proposte di movimento, cercando di sfruttare la proposta per erogare via via dei
feedback. Lo vedremo attraverso gli esempi di sedute come in questo caso il feedback deriva dal
tipo di problema motorio che viene presentato dall’operatore, dall’allenatore e dalla soluzione che
viene identificata.

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Ulteriormente l’operatore crea delle situazioni dove cerca di sviluppare l’apprendimento creando
una ripetizione di compiti proposti precedentemente in una situazione leggermente più aperta e
variabile nella quale il gioco strutturato può trovare una valenza importante.

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Questa alternanza tra situazione esercitativa e situazione più aperta (situazione di gioco) stimola il
rielaborare stimoli cognitivi, il rielaborare una risposta motoria, il dover continuamente mettere in
discussione ciò che viene realizzato. Questa modalità induce le persone praticanti a dover pensare
continuamente e rielaborare il proprio movimento, quindi stimolano processi cognitivi importanti
destinati a creare un importante bagaglio cognitivo e motorio.

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L’ultima parte rappresenta, da una parte la possibilità di concludere in maniera interessante magari
con un'altra proposta di gioco e poi con attività che consentano di riprendere una situazione di
quiete e riducano l’eccitazione dei partecipanti in modo che li riportino a una temperatura corporea
più vicina a quelle che saranno le attività successive.
È anche una fase nella quale l’operatore continua il suo dialogo con gli allievi e una fase nella
quale riorganizza lo spazio e i materiali utilizzati.
Rispetto a un modello in cui l’aspetto quantitativo e qualitativo in termini di intensità dell’esercizio è
decisamente pre-definibile e costantemente misurabile ed osservabile avremo una situazione
diversa nella quale dobbiamo contemperare ciò che va nella direzione di sollecitare processi
motori con altre proposte che in realtà sollecitano processi mentali e cognitivi.
A questo punto vediamo come articolare in maniera più coerente vari segmenti che fanno parte di
questo primo ciclo di attività cioè quello che possiamo identificare tra i 3 e gli 11 anni di età.

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Partiamo dal primo, perché è una fase nella quale ci ritroviamo spesso a poter interagire con
bambini che frequentano la scuola dell’infanzia, piuttosto che avviano la scuola primaria, che
cominciano a svolgere attività più strutturate all’interno di associazione sportive, piuttosto che altri
studi (danza). In questo caso possiamo immaginare, che il gioco di movimento garantisca molto
bene un importante dinamismo che è proprio e asseconda questo periodo della crescita, questo
periodo di affermazione della personalità dei bambini, ma dall’altra ci aiuti a definire traguardi ben
definiti, perché permette di strutturare un percorso dedicato alla senso percezione, cioè in virtù del
quale noi sfruttiamo gli analizzatori sensoriali per recepire e strutturare informazioni, che poi il
cervello andrà a memorizzare, andremo a strutturare abilità di movimento che sono direttamente
correlate a questo percorso legato alla senso percezione, andremo a strutturare abilità in una
situazione che richiedono l’elaborazione del movimento, in relazione al compito da realizzare e
quindi vanno nella direzione di sollecitare e sviluppare le caratteristiche del movimento che sono le
capacità coordinative speciali. Non ultimi, il fatto di poter stimolare in quest’età delle risposte
motorie in cui possano essere regolate intensità e quantità di movimento e che quindi ci
permettano di introdurre un lavoro dedicato alle capacità condizionali.

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In questo caso il movimento ha un importante funzione, perché ci consente di sollecitare il
movimento e di sviluppare dinamicità non solo della persona, ma anche dei sui pensieri. Molti
insegnanti all’interno della scuola dell’infanzia, utilizzano il gioco per sviluppare relazioni, per
incrementare l’autonomia del bambino, per sviluppare caratteristiche della personalità. L’operatore
esperto utilizzerà queste situazioni per migliorare anche la qualità del movimento, quindi diventa
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importante in quanto fa avviare un percorso di educazione del movimento e non solo attraverso il
movimento. Il gioco diventa utilizzato perché così meglio soddisfa le esigenze dei bambini. Meglio
risponde al loro modo di interpretare e rielaborare la realtà, l’ambiente che sta intorno a loro.

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Vediamo un età successiva, è l’età che in qualche maniera è a cavallo tra il primo e secondo ciclo
della scuola primaria elementare. In questo caso c’è un importante accrescimento fisico, uno
sviluppo di capacità motorie e cognitive, vi è una strutturazione di abilità che sono quelle attività
legate all’attività scolare, legate all’attività quotidiana, ma che inevitabilmente sono anche parte del
tempo ulteriore dei bambini. Inevitabilmente la pratica di gioco, la pratica motoria sportiva che
possono sviluppare. È un età molto interessante in relazione al fatto che la molteplicità delle
esperienze è uno stimolo molto forte per conoscere e riconoscere il proprio corpo, conoscere e
riconoscere l’ambiente in cui ci muoviamo, conoscere e riconoscere ciò che siamo in grado di fare
muovendoci nel tempo e nello spazio. Molte sollecitazioni derivano dalla variabilità della proposta
quindi in qualche modo più le abilità di movimento, le abilità motorie di base vengono sollecitate in
una dimensione di non standardizzazione, più si aprono tante opportunità per accrescere il
bagaglio esperienziale della persona.
Ancora una volta l’operatore esperto, insegnante, allenatore è molto più attento alle caratteristiche
del processo piuttosto che dei prodotti. Non è interessato tanto a definire con certezza quale sarà
l’esito, ma è interessato in quale modo i bambini vengono impegnati dalle attività. Dev’essere un
attività che li stimola a risolvere problemi di movimento, li stimola a pensare, li stimola a mettersi in
relazione con altri, li stimola a manipolare ed agire. Ancora una volta segue un profilo che
asseconda lo sviluppo del movimento con lo sviluppo dell’intelligenza, psicologico della persona e
non solo quindi quello biologico.

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In questo caso i principale traguardi sono rappresentati dalle stesse attività che vengono condotte
proprio perché sono quelle che più riescono a garantire che i processi di apprendimento, i processi
biologici possano essere più sollecitati, quindi il fatto di agire per sviluppare la coordinazione e il
controllo del movimento, la rapidità di esecuzione piuttosto che la rapidità di spostamento del
corpo, sono funzionali proprio a questo processo di crescita complessivo. È bene partire con
questa visione in relazione al fatto che questa attività meglio garantisce quel tipo di risposte
motorie, quel tipo di soluzione di problemi che si ricollega a quello che è l’evoluzione del sistema
nervoso, l’evoluzione di quelle connessioni neuronali con le quali in tutto l’arco della nostra vita
andremo a gestire compiti di movimento.
In questo caso attrezzature semplici ci garantiscono di organizzare circuiti, percorsi, staffette che
consentono di avere questa caratteristica di elevata dinamicità e d’impegno motorio che non è
necessariamente standardizzato.

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La terza fase di questa prima parte dell’età evolutiva completa questo profilo che in questa lezione
abbiamo cercato di identificare. Ci da l’immediata idea di quanto la variabilità, la multilateralità della
proposta motoria, sia in grado di generare pur rispettando canoni, come abbiamo prima identificati
legati alle caratteristiche dell’esercizio fisico, è in grado di meglio sollecitare quello che è
l’evoluzione della persona in termini sia biologici, che fisici, mentali, psicologici, relazionali, sociali,
cioè è in grado di identificare nell’esercizio fisico e nella pratica una occasione per alimentare un
processo di crescita più complessivo. Questo tipo di valutazione parte dall’idea che ogni momento,
ogni fase, ogni oppurtunità di pratica e motoria nella vita della persona possa e debba essere
indirizzato.
Lo vediamo con proposte che non siano monodisciplinare, ma pluridisciplinari, multisportive. In
questo caso è la variabilità delle sollecitazioni a creare ancora una volta dei problemi motori da
risolvere. A creare la necessità d’indirizzare i compiti di movimento a traguardi che possono essere
mutevoli e non necessariamente riconducibili a esperienze molto simili tra di loro, quindi possiamo
avere attività cicliche, ripetute nel tempo in cui le abilità sono abilità relativamente standardizzate e
chiuse. Dall’altra possiamo avere situazioni dove è prevalente il controllo del movimento, in cui i
compiti di movimento non sono più ciclici, ma aciclici, dove l’aspetto cognitivo prevale su quello
esecutivo.
Anche in questo caso l’equilibrio tra esercizio e attività legate all’apprendimento risulta essere
importante. In una percentuale se volete che via via va a diventare prevalente per quanto riguarda
la sollecitazione fisica cioè tutto ciò che ha caratteristiche di esercizio.

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In questo caso quindi possiamo definire di nuovo un nostro panel di traguardi. Possiamo definire
gli obiettivi del nostro lavoro sempre mettendo al centro le abilità, perché risultano essere l’aspetto
principale nell’evoluzione della persona e anche nell’agire dell’operatore che è prima di tutto un
abilitatore e poi via via che ci allontaniamo dal centro vediamo come intervengano situazioni,
quindi abilità in situazioni, cioè abilità che devono essere gestite all’interno di un ambiente che può
essere mutevole, che può essere vissuto attraverso le interazioni con altre persone, in cui non vi
sono più sollecitazioni legate al movimento, ma sollecitazioni legate alla strutturazione di abilità
cognitive.
È un età che in qualche maniera rappresenta la conclusione di un percorso, che come si è visto è
molto articolato e la dove sia molto strutturato dura circa 8 anni e che quindi rappresenta il
trampolino per un attività più evoluta, più orientata, in questo caso a quello che è l’esercizio fisico
vero e proprio, a un processo allenante che può essere finalizzato al benessere della persona o
anche a pratiche ben definite quali quelle legate l’espressione corporea piuttosto che alla pratica
sportiva.

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LEZIONE 3 - PROPOSTA SEDUTA AD ORIENTAMENTO COORDINATIVO

Questo è il primo contributo con il quale analizziamo non soltanto motivazioni, conoscenze,
indirizzi dell’esercizio fisico adattato, ma veniamo a descrivere una seduta, veniamo ad analizzare
più nel dettaglio una serie di proposte. L’obiettivo dev’essere di coniugare conoscenze che
abbiamo provato ad articolare e strutturare con una esperienza più diretta, con una serie di
riferimenti alle scelte che intervengono continuamente nella progettazione, nella costruzione della
pratica.
Indubbiamente è questo il profilo più rilevante per chi diventa un esperto nella progettazione e
nella somministrazione di esercizio fisico. Molto spesso è anche il vero e proprio linguaggio che
consente di facilitare i percorsi formativi degli insegnanti, degli operatori, degli allenatori.
In questo caso cerchiamo di tradurre e declinare una serie di scelte che abbiamo provato in questa
prima parte delle nostre lezioni ad identificare.
Quest’oggi centreremo l’attenzione su una serie di proposte che coniugando situazioni di gioco a
situazioni esercitative favoriscono delle sollecitazioni che promuovono un maggiore controllo del
movimento, che promuovono lo sviluppo di aspetti del movimento che sono propri dell’età che
abbiamo preso in considerazione, cioè quelle della prima parte della vita della persona. Abbiamo
visto che l’età evolutiva meglio rappresenta questo percorso così articolato in cui la persona si
evolve, evolvono i sui processi biologici, ma evolve anche la persona nel suo complesso sia da un
punto di vista mentale, che psicologico, che relazionale.
Ecco quindi che tutto ciò che l’operatore immagina di poter produrre deve assecondare e
sollecitare questo tipo di evoluzione.

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Perché questo tipo di scelta? Perché lo abbiamo notato in più occasioni, l’abbiamo ribadito più
volte, vi sono età della vita in particolare quella che ci riporta alle esperienze della scuola primaria
elementare in cui diventa più facile sollecitare il controllo, lo sviluppo delle abilità di movimento. È
un età della vita in cui si usa dire sensibile alle sollecitazioni che derivano dal movimento, quindi la
prima idea importante è che il movimento è una parte importante della vita delle persone, è una
parte molto importante della vita di persone in questa età.
Come dobbiamo concepire questo tipo di risposte? Abbiamo visto che risulta essere importate la
variabilità, la molteplicità delle esperienze motorie, abbiamo immaginato non solo percorsi
multilaterali che possano ampliare il bagaglio motorio e cognitivo, ma in età vicina ai 10 11 anni
anche multisportivo, multidisciplinare.
Abbiamo evidenziato che tutto ciò viene troppo rapidamente standardizzato, troppo rapidamente
ciclico, limita la possibilità di strutturare delle esperienze superiori, più evolute, limita la possibilità
che la persona ha di sviluppare oltre all’aspetto esecutivo anche quello di strutturazione e
progettazione del movimento.
Paradossalmente è come se nella seconda classe della scuola elementare, le maestre ci
facessero ripetere sempre e solo alcune operazioni, invece che utilizzare le tabelline per ampliare
il processo di risoluzione di un problema. Paradossalmente se dovessimo ripetere sempre le
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stesse operazioni diventeremmo molto rapidi nel conoscere una risposta, ma solleciteremmo dei
processi mentali in maniera eccessivamente contenuta quindi si sviluppa il movimento, ma si deve
sviluppare il cervello, la sensibilità del movimento, la capacità di recepire ed elaborare delle
informazioni che poi ci consentono di decidere.

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In quale modo potrebbe essere rappresentata un’attività in termini di riscaldamento, cioè che cosa
potrebbe essere introduttivo in questa seduta. È una seduta in cui verrà più volte sollecitato un
movimento abbastanza ampio del nostro corpo, in questo caso procediamo attraverso una
proposta ludica che ha un duplice scopo, da una parte introduce un attività che è immediatamente
facile da realizzare anche da parte di persone che hanno livelli di sviluppo delle abilità motorie
diverso, quindi in qualche maniera consente di poter agire in maniera collettiva, cosa che non
sempre è facile proprio perché anche all’interno dei gruppi cui noi siamo normalmente destinati
vediamo che c’è una notevole eterogenità sia in termini di risoluzione di problema, sia in termini di
produzione di movimento.
Un attività che noi identifichiamo con il gioco dello svuota campo garantisce il fatto che una classe
possa dividersi in 2 squadre, che le squadre vengano ad occupare uno spazio suddiviso in 2
porzioni equivalenti e che l’obiettivo del gioco sia allontanare dal proprio campo, tutti gli oggetti
(palloni) possano risiedere. Questo fa si che continuamente, nel tempo viene assegnato
dall’insegnante, i bambini sono chiamati ad intercettare i materiali che arrivano, ad afferrarli a
rilanciarli il più lontano possibile e a fare in modo che attraverso un attività che in certi frangenti ha
anche un’intensità interessante possano risultare al termine vincitori, cioè fare in modo che la
propria squadra abbia al momento dello stop il minor numero di oggetti nella propria porzione di
campo. Cosa possiamo analizzare? Bisogna cercare di collaborare per fare in modo di risolvere il
problema, cioè avere il minor numero di oggetti nel proprio campo; bisogna agire con una certa
tempestività, muoversi rapidamente, per intercettare, afferrare, rilanciare i materiali; bisogna far
in modo di avviare una prima riflessione di carattere tattico la dove l’insegnate fornisca delle
informazioni legate alla conclusione delle attività, se per es. iniziare a segnalare che mancano 10
secondi al termine dell’attività i componenti di una squadra possono decidere, se immediatamente
rilanciare i loro attrezzi oppure attendere fino all’essere quasi certi che una volta lanciati non
possano essere rilanciati dai propri compagni avversari.
In questo caso c’è una componente legata all’esercizio fisico perché bisogna occupare uno
spazio che normalmente è la metà circa di una palestra scolastica, vi è la necessità di interagire
con i compagni vi è la necessità di assumere delle posizioni, vi è la necessità di trasferire,
traslocare il proprio corpo.
Sollecitazioni cognitive/sollecitazioni motorie, alta motivazione di chi partecipa perché questa
forma ludica è molto più attraente rispetto altre forme più ripetitive.

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Una seconda fase della nostra attività che è poi la parte centrale assume una caratteristica ben
definita. Si tratta di un lavoro realizzato a coppie che deve avere collaborazione tra la coppia che
richiede la ripetizione di 8 stazioni di attività, per 1 minuto circa, con una pausa tra la realizzazione
di una stazione successiva che è pari circa a 30”. Questo circuito viene ripetuto almeno 2 volte e in
qualche modo, ci consente di lavorare su aspetti legati al controllo del movimento, ma anche alla
collaborazione con il compagno; ci consente di sollecitare la muscolatura che sostiene l’apparato
locomotore, ma anche a produrre dei compiti con una maggiore dinamicità e alterna attività che
sono più impegnative e con altre che sono di meno.
Il numero di ripetizioni di questo circuito, dipende anche dal grado d’interazione che poi
l’insegnante è in grado di realizzare con i propri allievi, perché in alcuni casi il tempo dev’essere
dedicato alla ripetizione più attenta e controllata del movimento e questo fa si che ci voglia nelle
prime volte, anche un tempo per capire quale debba essere la collaborazione col compagno e
capire come si possano risolvere questi problemi.
Questo ci porta ad immaginare che la stessa struttura del lavoro rappresenta un traguardo. non
possiamo pretendere che i ragazzi riescano ad effettuare il compito subito. Spesso vengono
proposte un elevato numero di occasioni, proprio perché vengano stabilizzati sia modalità di
organizzazione, che modalità di interazione ancora prima del vero obiettivo, che è quello del
controllo, alla regolazione e trasformazione del movimento.

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Passiamo in rassegna delle varie stazioni. Partiamo dalla prima che è dedicata alla capacità di
rispondere a degli stimoli cioè a rispondere in maniera coerente efficace e rapida. Questo avviene
con uno stimolo che è uno stimolo di carattere sonoro che interviene come avvio di un movimento.
Quindi uno dei 2 componenti della coppia tiene in mano il pallone, il compagno si pone di spalle,
quando il pallone cade a terra produce un suono che viene riconosciuto, il compagno deve girarsi
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ed afferrare il pallone prima che rimbalzi una seconda volta. È interessante perché da una parte fa
regolare il movimento di chi fa cadere il pallone a terra e dall’altra perché regolando questo tipo di
compito attraverso l’utilizzo di palloni di caratteristiche ed elasticità diversa abbiamo la possibilità di
avere un maggiore minore tempo per risolvere il problema.
L’altro aspetto interessante è quanto la persona si riesca a girare, si orienti e riesca a compiere un
compito preciso in un tempo limitato che è inferiore al secondo. Quindi ho meno di un secondo per
produrre un compito di movimento che mi richiede un cambio di fronte e l’afferrare una palla prima
che cada a terra. Questa situazione ci porta anche vicino all’idea che questo tipo di compito nel
tempo trova delle soluzioni anticipatorie, cioè chi deve afferrare la palla cerca di anticipare più
possibile il movimento di rotazione del corpo, cerca di disporsi il più vicino possibile, non al punto
più alto del rimbalzo della palla, ma magari al punto più basso quindi anticipa già la caduta della
palla.

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Seconda stazione abbiamo un lavoro a coppie nel quale dobbiamo controllare, afferrare, rilanciare
un pallone con i piedi, quindi i bambini sono seduti su un materassino sono disposti circa a 1 mt di
distanza, devono lanciare un pallone al compagno, il compagno dovrà cercare possibilmente di
afferrarlo al volo, in ogni caso lo dovrà riafferrare per rilanciarlo al compagno. Questo tipo di lavoro
è molto interessante perché da una parte ci consente di utilizzare delle modalità di lancio e di
presa della palla che non sono quelle consuete, dall’altra perché avviene da seduti sollecitando la
tenuta di una posizione con il coinvolgimento della muscolatura addominale se poi avviene senza
l’utilizzo dell’appoggio delle mani è una forte sollecitazione sia in termini di gestione del
disequilibrio sia della forza di contrazione. Anche in questo caso il mezzo (la palla) è un modo per
dialogare più motivante e questo ci consente di realizzare un esercizio fisico importante ed
impegnativo per bambino 7 – 8 – 9 anni.

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La stazione numero 3 vede ancora protagonista una palla che in questo caso viene trasferita al di
sopra e al di sotto del capo e del tronco dei due compagni che collaborano.
In questo caso la sollecitazione è per la mobilità del rachide, è molto importante perché aiuta da
una parte una maggior consapevolezza del movimento del proprio corpo e dall’altra cerca di
sviluppare una mobilità del busto, che non sempre le attività della nostra vita quotidiana riesce a
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garantire. Spesso ci capita di essere seduti quindi di sviluppare un azione muscolare che in
qualche maniera tiene ferma la colonna al contrario di quello che potrebbe essere utile in questa
età della vita.

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Stazione numero 4, ancora una volta utilizziamo la palla, vediamo come quest’oggetto facilita la
realizzazione di compiti motori che potrebbero essere meno graditi a chi deve praticare, dall’altra ci
consente di avere una buona attività che sollecita non solo la mobilità del dorso, ma anche
l’attivazione di una muscolatura profonda che garantisce la stabilità e mobilità della colonna
verticale.
In questo caso bisogna fare attenzione alle modalità di esecuzione e al mantenimento di una
postura più attenta, il fatto che entrambi i piedi sentano il suolo garantisce il fatto che ci sia una più
ridotta lordosi a livello lombare, il fatto che il capo non venga flesso dorsalmente aiuta ad avere un
miglior controllo e più efficace movimento della colonna.

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Stazione numero 5, in questo caso combiniamo le abilità di lancio e presa in una situazione in cui
viene messo in crisi l’apparato effettorio dalle informazioni che arrivano in tempi diversi rispetto a
quelli che normalmente potrebbero esserci. Infatti il fatto di introdurre l’idea di un ostacolo che
riduce la visuale fa si che noi possiamo controllare la palla solo nella sua fase ultimale della
parabola. Questo fa si che i ragazzi debbano modificare la propria posizione in relazione ad
informazioni che non possono anticipare. Questo deve farci pensare perché ci consente
d’immaginare che nella strutturazione anche di abilità che richiedano l’utilizzo, la traiettoria di una
palla diventi importante cercare di strutturare esperienze che ricomprendano tutte le fasi della
presa di informazione e poi della presa di decisione e della realizzazione del movimento. In questo
caso viene letta la direzione, viene letta la fase di caduta nel momento in cui la palla viene ad
essere visibile, è l’elaborazione dell’informazione per poi capire dove andrà a cadere.

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La stazione numero 6, ci consente di sollecitare tutte le risposte posturali in una situazione di
disequilibrio sia dalla stazione eretta che seduta, ancora una volta l’utilizzo di attrezzi ginnastici
(swiss ball e pallone medicinale) favorisce un esperienza legata alla percezione, alla
rielaborazione di informazioni sensoriali, alla realizzazione di compiti motori nei quali sia
importante gestire il controllo del movimento e diventa importante realizzare una postura
funzionale al movimento. In questo caso molte di queste situazioni avvicinano la pratica motoria in
quanto tale a successive pratiche interessanti dello sport codificato in cui la persona impegnata
deve assumere una posizione, controllare un movimento, controllare la propria postura e realizzare
un movimento finalizzato.

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La stazione numero 6 ancora una volta è dedicata al lanciare ed afferrare con un vincolo maggiore
rispetto ad un tempo che ancora una volta è contenuto. I 2 compagni devono lanciarsi e rilanciarsi
un pallone mentre uno dei 2 deve ulteriormente manipolare, lanciare ed afferrare un altro pallone
quindi mentre uno dei compagni (A) deve lanciare il pallone verso l’alto l’altro compagno (B) lancia
a lui un pallone. Ecco che l’abilità lanciare ed afferrare entra in una dimensione di gestione di
informazioni dell’ambiente che è molto più ricca e stimolante da un punto di vista attentivo e
motorio.
Vediamo ancora una volta come un lavoro motorio possa rappresentare una forte sollecitazione
cognitivo e in qualche maniera anche come una forte sollecitazione cognitiva sia in grado di
generare risposte motorie che siano coerenti.
In questo caso l’apprendimento avviene nel cercare di risolvere il problema di movimento.

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L’ultima di queste stazioni prevede un’attività di confronto in cui i 2 allievi posti in uno spazio
delimitato si possono muovere cercando di destabilizzare la posizione del compagno, possono
cercare di fargli perdere l’obiettivo. In ogni caso l’obiettivo sarà quello di far uscire il compagno
dallo spazio. Altra attività fortemente interattiva in termini sia motori che cognitivi. Ancora una volta
indicata perché non stereotipata, ma molto spesso estremamente variabile.

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La parte conclusiva della nostra seduta può essere identificata attraverso una proposta di gioco
motorio, in questo caso viene proposta un attività di confronto a squadre che è molto motivante per
chi pratica e gradualmente riporta i bambini praticanti di maggior libertà mentale.
L’ultima parte può essere dedicata dall’operatore ad esercitazioni di mobilità ed allungamento che
ancora una volta favoriscono un controllo del movimento e un lavoro muscolare relativamente
controllato.

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Concludiamo questa proposta ricordando che ci sono in rete molti contenuti disponibili, alcuni
presentati in maniera sintetica in altri casi abbiamo istituzioni pubbliche che hanno dedicato molto
studio alle possibilità legate all’educazione fisica all’interno di progetti di educazione ed è
interessante rilevare che all’interno di questi contenitori potete ritrovare opportunità di conoscenze,
informazioni e di orientamento.

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LEZIONE 4
REALIZZAZIONE DI UNA SEDUTA PER IMPARARE A GESTIRE IL DIS-EQUILIBRIO

Il tema di questa lezione è quell’importante capacità che la persona può sviluppare e gestire nella
sua esistenza legata alla realizzazione di compiti motori con il confronto dato dal conservare un
equilibrio. Molte azioni della vita di tutti i giorni presuppongono il fatto che vengano eseguiti dei
compiti di grande precisione e in occasione dei quali la persona deve controllare il proprio corpo,
degli oggetti in situazioni in cui viene sollecitato un equilibrio.
In realtà ci rendiamo conto che la sensazione che sta dietro a questa attività è quella del dis-
equilibrio cioè quando la persona avverte una instabilità e la necessità di dover arricchire,
modificare il controllo del movimento al fine di realizzare il compito con la miglior precisione
possibile.

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Riconoscere il dis-equilibrio è un aspetto importante nel percorso di evoluzione del movimento
della persona, trova nell’età evolutiva un secondo momento di sviluppo e sicuramente uno degli
aspetti che meglio rientra in quella valutazione di fasi sensibili di sviluppo del movimento. In molte
occasioni la pratica motoria dei bambini trova dei puntuali riferimenti proprio nel dover affrontare
compiti che richiedono di dover porre in equilibrio il proprio corpo, l’immagine che abbiamo nella
slide ci aiuta ad immaginare come un gioco motorio individuale rappresenti una forte sollecitazione
nella capacità di eseguire un compito di traslocazione del corpo, di mantenimento dell’equilibrio in
una stazione monopodalica, nella realizzazione di compiti che prevedono l’alternanza di un doppio
appoggio simultaneo ad un appoggio monopodalico alternato.
Il fatto di dover modificare una situazione che si allontana da una condizione normale di appoggio
bipodalico o di appoggio alternato consecutivo genera una serie di risposte cognitive ed esecutive
che in qualche modo rappresentano un percorso strutturato che permette un evoluzione della
capacità di controllo del movimento e della postura, quindi un miglior orientamento nel corpo nello
spazio e nel tempo.

S3/14
È facile immaginare poi che queste esperienze trovino in una dimensione di pratica motoria più
evoluta delle ulteriori implicazioni, continuamente tutte le situazioni di gioco motorio, di sport
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individuale o collettivo richiedano la necessita di dover traslocare il proprio corpo, di realizzare dei
compiti di movimento finalizzati. Richiede spesso di dover porre il proprio corpo in equilibrio e
speso e volentieri questo riequilibrio ha un andamento ripetitivo.
Immaginate per esempio il giocatore di tennis che ogni volta che si trova a colpire la pallina deve
affrontare uno spostamento, un arresto e una presa di posizione del proprio corpo rispetto alla
pallina che sta giungendo nel suo campo.
È importante dover prendere una serie di riferimenti per cercare di trovare contenuti molto facile da
utilizzare che consentano di interagire in un età come quella evolutiva che abbiamo visto essere
molto importante l’educazione del movimento.

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Quali orientamenti devono avere quindi proposte che sviluppano e sollecitano la capacitò di
equilibrio? Debbono prevedere esercizi nelle quali venga utilizzata una corretta postura delle
traslocazioni dove si può trovare una superficie ridotta (camminare su una linea). Esercitazioni che
vengano realizzate per il controllo posturale su basi mobili condotte su tavolette propriocettive che
in qualche modo favoriscono la presa di coscienza di un forte disequilibrio.
Ulteriormente abbiamo la possibilità di realizzare una serie di compiti di movimento che prevedono
fasi di accelerazione, decelerazione di cambio di direzione, di cambio di fronte, di arresto così
come altri che prevedono uno spostamento del baricentro dello spazio (salto, rotolamento).
Ultimo aspetto è rappresentato dalle esercitazioni condotte con una limitazione del canale visivo.
Esse tolgono delle informazioni che sono quelle nella strutturazione della normale motricità sono
prevalenti e infatti grazie alle informazioni che derivano dal canale visivo che la persona riesce a
gestire compiti motori automatizzati che gli consentono una normale vita di relazione che hanno un
controllo detto a circuito aperto cioè che è realizzato attraverso azioni rapide in cui non dev’essere
utilizzato un feedback.
Nel caso in cui viene limitato il canale visivo laddove uno chiuda gli occhi, cambiano le fonti di
informazione quindi la presa d’informazione può contare solo sulle informazioni propriocettive,
sulle informazioni vestibolari, sulle informazioni tattili. Queste informazioni diventano importanti
perché sollecitano lo sviluppo più articolato e ampio della capacità di controllare il movimento.

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S5/14
Immaginiamo una seduta su allievi del secondo ciclo della scuola primaria elementari.
La fase introduttiva può essere individuata da un gioco che coinvolge l’intero gruppo classe
all’interno di uno spazio definito e che richiede la traslocazione del proprio corpo in forma libera
seguendo una serie di indicazioni legate ad informazioni di carattere uditivo piuttosto che visivo.
Il gioco del semaforo aiuta ad identificare con i colori rosso, verde, giallo una serie di info cui deve
corrispondere un comportamento motorio coerente. Il fatto di utilizzare comportamenti diversi a
segnali diversi ci aiuta a mettere a fuoco diverse modalità di realizzazione del movimento. Questa
è una situazione che ha numerose variabili legate alla gestione dello spazio, dei compiti motori,
legate alla gestione delle informazioni. L’attenzione dei ragazzi è dedicata anche all’ambiente in cui
agiscono gli altri compagni, è legata al controllo del movimento, quindi alla gestione di situazione di
maggiore o minore disequilibrio.

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Tra le esercitazioni che noi possiamo considerare introduttive ve ne sono alcune che hanno un
organizzazione di lavoro a coppie che prevedono il mantenimento di posture in cui i due compagni
vengono a collaborare attraverso il contatto. In questo primo caso il contatto avviene a livello tibiale
ed il mantenimento dell’equilibrio è determinato non solo dall’appoggio monopodalico a terra, ma
anche dal contatto con il compagno e in questo caso viene importante una posizione dritta, cercare
di conservare la parte alta rilassata e di conservare una distanza rispetto al compagno non ampia.

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Una seconda possibilità si può realizzare un esercitazione più complessa dove, oltre all’appoggio,
vi sono vere e proprie prese, dove il contatto diventa ancora più rilevante e diventa ancora più
importante la gestione del disequilibrio che viene ulteriormente gravata dal dover controllare una
postura diversa dal solito; quindi il compagno a terra sorregge i piedi del compagno, il compagno
che si trova in appoggio deve mantenere il corpo ritto relativamente con una buona tenuta che
sostiene la colonna vertebrale; deve mantenere le braccia dritte e lo sguardo avanti. Questa
esercitazione richiede un attenzione esecutiva, un assistenza dell’operatore esperto perché
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evidentemente non sono così immediatamente vicine a quelle che possono essere esperienze
quotidiane dei ragazzi.
L’aspetto interessante è legato all’utilizzare modalità di esecuzione di compiti meno usuali in cui la
collaborazione e la cooperazione tra i compagni diventa elemento fondamentale per un corretto
compito.

S8/14
Nel terzo caso abbiamo una proposta più
semplice perché entrambi gli allievi
poggiano al suolo, solo uno dei due
appoggia anche la porzione dorsale del
piede sulle spalle del compagno, anche
in questo caso è interessante il dover
mantenere una postura corretta con il
corpo. In questo caso ancora una volta la
gestione del disequilibrio trova una
risposta statica in questo caso attraverso
il mantenimento di una postura.

S9/14
Nella fase principale della nostra seduta andremo
a sviluppare delle attività più complesse che
richiederanno un buon lavoro di assistenza e di
feedback da parte dell’insegnante.
Si parla di un lavoro a stazione dove gli allievi
sono impegnati o simultaneamente o
alternativamente nella realizzazione di compiti per
un tempo definitivo che può arrivare anche fino a 2
minuti.
La realizzazione di compiti deve essere
marcatamente qualitativa piuttosto che quantitativa
cioè diventa più importante una corretta e controllata esecuzione piuttosto che un elevato numero
di ripetizioni.

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La prima stazione è dedicata a riconoscere la risposta elastica che viene riconosciuta da un
trampolino elastico che consente di abituare il nostro allievo ad avere risposte rapide e diverse
rispetto da quello che è il normale impulso rispetto al suolo e che ci consentono prima in una
stazione bipodalica e poi con una stazione monopodalica di imparare a riconoscere la risposta e la
velocità di risposta che il trampolino riconosce.
La sollecitazione per gli analizzatori della propriocezione è importante il riuscire a mantenere una
corretta postura è una conseguenza a questo tipo di lavoro. Il saper assecondare il cedimento e la
spinta verso l’alto che il trampolino fornisce è una conquista che arriva dopo qualche prova del
esercitazione.
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S11/14
In una seconda stazione realizziamo
compiti che si vengono ad
accompagnare che hanno caratteristiche
diverse, nel primo caso provvediamo a
delle traslocazioni con appoggi alternati
su ceppi colorati in questo caso nei quali
dobbiamo assecondare l’appoggio del
piede alla posizione in cui è collocato
l’attrezzo e una seconda fase in cui dove
andiamo a realizzare un rotolamento del
corpo in avanzamento per un paio di
volte quindi cerchiamo di abbinare una fase di appoggio su una superficie rialzata e di limitata
dimensione con una fase in cui richiediamo una presa di contatto o di rotolamento sul dorso.

S12/14
Nella stazione 3 proponiamo di nuovo
una traslocazione in avanzamento
monopodalico alternando una serie di
appoggi al lato sinistro e al lato destro e
poi il mantenimento di una postura in
appoggio monopodalico con la
realizzazione di un compito motorio che
richiede precisione nel lanciare una
pallina verso un bersaglio. In questo
caso oltre al fatto di dover confrontarsi
con un disequilibrio il nostro allievo dovrà
anche sicuramente confrontarsi con un lavoro di forza sia propulsivo che di tenuta. Questo è un
elemento che accompagna sempre lavori di riequilibrio posturale. Non possiamo immaginare che
un attività che venga condotta per sollecitare la capacità di forza o di equilibrio non vengano a
coniugare elementi di disequilibrio, di tenuta o magari di propulsione.
Queste attività diventano utili laddove ci siano collegamenti con una pratica sportiva dove, per
esempio, i cambi di direzione piuttosto che l’arresto del corpo diventino pre requisito importante
all’interno di una più ampia capacità prestativa.

S13/14
Nella quarta e ultima stazione introduciamo un vero e proprio percorso nel quale i ragazzi si
trasferiscono da una tavoletta ad un'altra cercando di appoggiare prima un piede e poi di ritrovare
l’equilibrio. Questa ricerca di alternanza tra l’appoggio mono e bipodalico da proprio la misura di
quanto si possa utilizzare una situazione del genere per riconoscere quello che può essere un
utilizzo efficace di attrezzi del genere.
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Può essere prevedibile che nelle prime ripetizioni possa essere utile la presenza del compagno
che affianca chi sta eseguendo il percorso perché il fatto di essere vicino consente di
rappresentare un punto di appoggio nell’esecuzione di questo tipo di esecuzione.
L’immagine slide 13 ci fa vedere che si può svolgere anche scalzi.

S14/14
Anche la fase conclusiva può richiamare il tema di questa seduta perché anche un attività
conclusiva di allungamento, un attività dedicata ad un ritorno di stato di quiete quindi un ritorno di
ripristino di omeostasi può avvenire sfruttando una serie di posture in cui possiamo utilizzare un
doppio appoggio alternando l’arto inferiore sinistro e destro. Segmenti corporei più lunghi e altri più
contenuti, anche in questo caso possiamo dare coerenza alle caratteristiche e alla struttura della
seduta che abbiamo immaginato essere orientata a riconoscere il disequilibrio quindi a sollecitare
delle risposte riequilibranti.

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LEZIONE 5
REALIZZAZIONE DI UNA SEDUTA PER IMPARARE A ORIENTARSI IN SITUAZIONI DI
PRATICA COLLETTIVA

Questo capitolo articola un altro aspetto di interazione che la pratica motoria, la pratica educativa
in età evolutiva può determinare, infatti ci proponiamo di esaminare una pratica collettiva in forma
ludica per identificarne caratteristiche, situazioni, interazioni al fine poi di immaginare esercitazioni,
situazioni ed eventualmente anche forme ludiche che possano anticipare e possono essere una
sorta di elemento propedeutico al traguardo da cui in realtà noi andiamo invece che ad aggiungere
a partire.

S2/12
Oggi, prenderemo in esame un'altra capacità motoria, una capacità coordinativa speciale che è la
capacità di orientamento spazio temporale.
È un elemento che caratterizza la vita dell’uomo, che caratterizza la possibilità di integrare le
informazioni estero ed enterocettive, per contribuire ad orientare il movimento dell'uomo rispetto
all'ambiente e nella relazione con gli oggetti con gli altri e con se stesso secondo quello che
potrebbe essere la scansione temporale.
Questo aspetto è oggi di particolare interesse, perché fornisce una serie di indicazioni
sull'evoluzione del movimento dell'uomo in un'età come quella nella quale viviamo, in cui
probabilmente molte delle interazioni, che una volta erano consuete, che erano proprie dell'attività
in ambiente scolastico e anche in altri ambienti informali, come per esempio il cortile di casa
piuttosto che i giardini che caratterizzavano il proprio quartiere, sono meno presenti e quindi molte
attività che in forma spontanea si sviluppavano con una pratica molto frequente e molto
considerevole anche dal punto di vista quantitativo, oggi sono più limitate.
Il fatto di dover sollecitare questi aspetti è diventato un'esigenza, una sorte di esigenza
dell'educazione del movimento che probabilmente ed è giusto utilizzare questo genere di
espressioni oggi più che in passato è un traguardo da raggiungere non può essere cioè data
totalmente come acquisita.
Già nella scuola dell'infanzia e nel primo ciclo della scuola elementare molte proposte vengono
indirizzate dagli insegnanti, dagli educatori del movimento, da coloro che si occupano anche delle
attività del tempo libero.
Pensate alla danza piuttosto che ad altre espressioni corporee, oppure alle attività sportive, in
relazione al fatto che attraverso semplici compiti di movimento i bambini riescano a identificare, a
riconoscere lo spazio di movimento, a occupare lo spazio loro assegnato, a mettere in relazione se
stessi con i propri compagni e come dire un obiettivo da raggiungere.

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S3/12
Nella proposta odierna ci immaginiamo una situazione ludica di gioco collaborativo, cioè un gioco
che ha come risultato finale la realizzazione di compiti di movimento che divengono possibili
laddove vi sia collaborazione, cioè il lavorare insieme il partecipare tutti insieme alla riuscita dei
compiti stessi.
In questo caso andiamo ad occupare una delle metà campo del campo di pallavolo che è un
quadrato di 9 × 9 m, questa situazione ci dà degli spazi relativamente facili da trovare in molti
ambienti di pratica scolare piuttosto che sportiva, ci consente eventualmente di gestire due gruppi
in contemporanea che lavorano su due campi diversi, permette di schierare due squadre che si
contrappongano, formate da quattro, da cinque, da sei ragazzi.
La scelta del numero dei ragazzi coinvolti, deve essere fatta anche in funzione dello spazio che si
vuole utilizzare, del numero di interazioni che si vogliono gestire, dalla complessità dei compiti
connessi alla riuscita della situazione.
Importante ricordare che tutti i partecipanti dovrebbero poter essere riconoscibili cioè dovrebbero
vestire o una casacca o una pettorina o comunque essere distinguibili.
Questo perché facilita il lavoro di presa di informazione in chi collabora per partecipare alla
situazione di gioco.

S4/12
La situazione di gioco può essere
identificata come quella del gioco dei
10 passaggi, cioè il gioco che
consente di garantire una circolazione
della palla nello spazio assegnato che
è finalizzato alla realizzazione di 10
passaggi consecutivi senza alcuna
intercettazione oppure senza alcun
tocco da parte dei compagni, degli
allievi o della squadra contrapposta.
Ogni volta che una squadra riesce a realizzare 10 passaggi consecutivi guadagna un punto e la
partita, il gioco si conclude quando si è giunti a realizzare 5 punti.
In questo caso voi capite che la numerosità delle persone che partecipano al gioco, lo spazio a
disposizione, la padronanza delle abilità connesse a questo tipo di situazione è un elemento che
va analizzato, è un elemento che va preso in considerazione e nel fatto che l'operatore vada a
progettare una situazione del genere deve porsi probabilmente una serie di domande rispetto al
fatto che poi gli allievi siano effettivamente in grado di realizzare una serie di compiti, che siano in
grado di orientarsi in questo tipo di situazione.
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S5/12
Vanno ulteriormente identificati alcuni aspetti legati alla gestione della situazione del gioco, cioè
per esempio che cosa accade quando la palla venga toccata, oppure venga del tutto intercettata,
cioè che la squadra avversaria se ne sia impossessata.
Ecco, accade che laddove la palla venga toccata, ma rimanga nel possesso della squadra che
stava gestendo la circolazione, la circolazione e quindi il conto dei passaggi ricomincia da zero.
Nel caso in cui vi sia un'intercettazione vera e propria e quindi la palla venga nelle mani, quindi nel
possesso dell'altra squadra è a sua volta l'altra squadra a cominciare il conteggio dei passaggi.
È bene dire che ogni volta che viene realizzato un passaggio corretto, chi riceve la palla deve
dichiarare il numero progressivo del passaggio cui si è giunti, in modo che vi sia sostanzialmente
una scansione ben definita e controllata di quello che accade.

S6/12
Nella dimensione che noi abbiamo
riconosciuto, non è previsto il contatto
fisico e questo avviene per limitare il
più possibile una situazione che
diventerebbe ulteriormente complessa
da gestire che richiederebbe, non solo
grande controllo di movimento, ma
anche molta disciplina nella gestione
delle interazioni.
Laddove invece il contatto fisico
avvenga e in qualche modo la squadra
che non è in possesso palla interrompa l'agire di chi ne è in possesso viene erogata una sanzione
cioè viene aggiunto un certo numero di passaggi alla squadra che in possesso della palla.

S7/12
Possono essere introdotte anche delle varianti
e le varianti principali possono essere due
cioè chi è in possesso della palla non può
spostarsi mantenendo la palla in mano.
Secondo elemento che consegue a questo è
che è consentito lo spostamento ma può
essere possibile laddove chi è in possesso
della palla la conduca con un palleggio tipo
basket.
In questo caso, si introduce un ulteriore
elemento di padronanza del movimento, di padronanza di un attrezzo che può essere anche
correlabile ad una dimensione sportiva più specifica.

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S8/12
Quali sono in definitiva le abilità che
noi possiamo riconoscere in una
situazione di questo genere e che
debbono essere note all'atto della
progettazione, per saper identificare
se, gli allievi cui noi andiamo a
proporre un'attività del genere, siano
effettivamente in grado di poterla
gestire in maniera efficace?
Abbiamo abilità legate al movimento
quindi all'esecuzione di compiti che
sono un po' un aspetto terminale nel senso che vengono successivamente una presa di
informazione e ad altri processi mentali.
Quindi, abbiamo sicuramente la capacità di afferrare con sicurezza la palla che ci viene lanciata.
Siamo in grado di eseguire un lancio di precisione a distanze minori o maggiori e con modalità
diverse. Siamo inoltre in grado di traslocare il nostro corpo in relazione alla posizione che è più
funzionale alla circolazione della palla e quindi alla gestione dei compiti di squadra.
Gli aspetti di carattere cognitivo sono legati sia all'acquisizione di informazioni dall'ambiente sia
rispetto alla posizione della persona all'interno dello spazio che alla vicinanza o distanza dei propri
compagni ed avversari alla collocazione della palla rispetto alla nostra posizione, al riconoscere la
traiettoria, la velocità che la palla viene ad assumere nelle fasi di circolazione.
Vi sono però anche processi mentali che portano a una presa di decisione cioè a dove collocare il
proprio corpo, a quale tipo di passaggio realizzare, a quale modalità di spostamento sia più
funzionale alla collaborazione collettiva.
Ci devono essere, una serie di attività di posizionamento, di smarcamento che devono essere
prese prendendo dei riferimenti, che sono chiaramente lo spazio disponibile piuttosto che la
maggiore presenza di compagni e avversari in determinate zone del campo.
Questo aspetto per esempio è riconducibile alle scelte che inizialmente eravamo andati a citare,
cioè quelle legate allo spazio a disposizione, al numero dei partecipanti alla situazione di gioco.
Maggiore è il numero dei partecipanti e più ridotto è lo spazio disponibile, più importante è la
capacità di trovare un tempo e una posizione nello spazio disponibile.
Quindi richiede una capacità di riconoscere una situazione nella quale vi sono già molti elementi
che contribuiscono a rendere complesse le nostre valutazioni.
Non ultimi tra questi processi che rappresenta se volete un'integrazione fra processi mentali e
processi esecutivi è la realizzazione di finte che durante il gioco favoriscano il fatto di trovare un
migliore smarcamento piuttosto che un passaggio della palla più efficace cioè favoriscano una
circolazione della palla stessa che sia funzionale alla realizzazione del gioco.

S9/12
Dobbiamo quindi immaginarci che
per arrivare a riconoscere, gestire
una situazione di gioco collaborativo
che abbia quelle caratteristiche,
probabilmente bisogna agire
precedentemente cioè bisogna
anticipare una serie di situazioni, di
compiti in situazione che preparino
la gestione più complessa di
un'attività così fortemente interattiva.
Un esempio può essere dato da una
esercitazione in cui cinque allievi si
dispongono all'interno di un quadrato e hanno come obiettivo la circolazione della palla e il
posizionamento del proprio corpo al posto del compagno verso il quale è stata indirizzata la palla
stessa.
31
Questo introduce l'idea che io devo passare la palla verso un compagno, devo modificare la mia
posizione, quando ricevo la palla devo immediatamente prendere la decisione verso il compagno
cui passarla e poi a mia volta andare ad occupare la sua posizione. È una situazione di continuità
di circolazione della palla, che richiede sia una buona presa di informazione che è una presa di
decisione, perché nel momento in cui riceviamo la palla abbiamo anche un compagno che si
sposta verso di noi per prendere il nostro posto, questo ci induce a dover fare e dover prendere
delle decisioni che molto spesso non sono quelli di far circolare la palla prevalentemente lungo il
perimetro.

S10/12
Delle varianti possono essere introdotte
avvicinando questa situazione a quella
del nostro gioco iniziale infatti, possiamo
introdurre la presenza di veri e propri
avversari, cioè di compagni che hanno lo
scopo di toccare di intercettare la palla
durante la circolazione che viene
riconosciuta.
Ulteriore possibilità può essere quella di
introdurre due attrezzi palla cioè di
raddoppiare la fonte delle informazioni e
la fonte delle interazioni.
Questo rende la situazione decisamente molto più impegnativa sia da un punto di vista cognitivo
che poi anche da un punto di vista motorio.

S11/12
Ulteriore situazione che ci permette
di lavorare sia sul versante
cognitivo che sul versante motorio
è quella propria del dai esegui
dell'esercizio della treccia, è una
tipica espressione di sport collettivi
in cui la collaborazione tra
compagni deve avvenire nella
conduzione dell'attrezzo palla da
una situazione che è normalmente
quella di gestione del possesso
palla nel proprio campo quindi nella
propria zona di difesa verso il
campo avversario quindi in una zona che può essere definita di attacco. In questo caso abbiamo
tre allievi che si dispongono su uno dei lati corti dello spazio a nostra disposizione e che fanno
circolare la palla verso un compagno cercando di andare ad occupare la posizione che il
compagno aveva al momento del lancio.
Questo continua opera di lancio e presa di posizione avviene in avanzamento quindi, in sostanza
ogni volta che riceviamo una palla, dovremmo avere già la possibilità di identificare con un campo
visivo allargato il compagno che dall'altra parte realizza un avanzamento rispetto alla nostra
posizione e quindi ci consentono ulteriormente di dar seguito al procedere dell’azione, quindi in
questo senso dai e segui, dai la palla attraverso il passaggio e segui sostanzialmente il compagno,
cioè vai a prender la sua posizione.
Questo tipo di interazione è molto rapida, richiede una fase introduttiva paziente soprattutto con
allievi in età della scuola primaria, proprio perché sono dinamiche che richiedono una corretta
collocazione in senso spaziale e temporale, perché ogni volta che ricevo la palla devo saper
trovare il compagno dalla parte opposta in una posizione avanzata rispetto alla mia, quindi se
questo non avviene, io mi ritrovo praticamente con la palla in mano fermo e non ho il compagno
cui poterla passare.

32
Ogni volta che viene passata la palla poi bisogna andare ad assumere una nuova posizione e
quindi è una situazione estremamente dinamica, ma che consente di immaginare interazioni molto
frequenti, prese di decisione continue e uno spostamento del corpo senza soluzione di continuità.

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Un ulteriore situazione che potremmo considerare introduttiva rispetto quella del gioco dei 10
passaggi, prevede di nuovo un’attività di lancio e presa che in qualche maniera viene disturbata
dalla presenza di un avversario.
I nostri due allievi, contrassegnati con il numero uno e due si possono spostare in una porzione
limitata del campo, hanno possibilità di spostarsi prevalentemente in senso laterale e hanno un
avversario che ha una porzione di spazio molto più importante per potersi muovere, quindi devono
cercare di adattare il proprio lancio al compagno posto dall'altra parte al posizionamento del
compagno che ha un ruolo di avversario, di difensore, di disturbatore.
In questo caso, dobbiamo comunque immaginare che questo tipo di situazione, diventa realmente
interattivo nella misura in cui poi l'insegnante, l'operatore esperto venga a proporre una serie di
elementi variabili legati alle modalità di passaggio della palla.
È evidente che laddove vi sia libertà nel lanciare la palla i due praticanti sceglieranno delle
traiettorie a parabola per cercare di scavalcare il compagno.
Il compagno avversario cercherà a questo punto di avvicinarsi a chi è in possesso della palla per
ridurre la possibilità di lanciare una traiettoria che abbia una parabola, cioè cercherà di marcare
molto da vicino il proprio avversario.
In questo senso si producono continue interazioni, si producono cambiamenti nella gestione del
problema da risolvere e tutti e tre i praticanti sono costretti a dover adattarsi alle mutate condizioni.
Per esempio, laddove si voglia limitare lo spazio di azione di chi difende, quindi dell'allievo
difensore, si può utilizzare solo un ulteriore corsia all'interno della quale si possa muovere in senso
laterale.
Queste situazioni che sostanzialmente sono come dire un due contro uno, possono aiutarci ancora
una volta ad introdurre una situazione più complessa, che non è solo individuale, ma è proprio
collettiva e collaborativa viene riprodotta invece in una situazione di gioco quale quella del gioco
dei 10 passaggi.
Questa dimensione di attività ludica introduce, in maniera molto importante, la capacità che
l'operatore esperto deve avere di progettare l'esercizio fisico in situazioni che debbano
contemperare un attenzione verso la produzione di compiti motori, ma anche verso la gestione
dell'ambiente, verso la gestione di informazioni che ci consentono di interagire con altri.
Sono espressione di pratica motoria particolarmente interessanti nell'età evolutiva, soprattutto
quella della scuola primaria, perché coniugano bene attività di movimento impegnative anche da
un punto di vista dello sforzo fisico ad aspetti legati alla presa di informazione, alla presa di
decisione e ancora ad aspetti di carattere collaborativo che contribuiscono a creare quell'idea di
lavoro condiviso e in collaborazione che è poi un valore educativo importante per lo sviluppo della
persona e quindi non solo dello sviluppo della persona che si muove.

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LEZIONE 6
SEDUTE PER LA SOLLECITAZIONE DELLA CAPACITÀ DI REAZIONE E DELLA RAPIDITÀ DI
TRASLOCAZIONE

IIl contributo che andiamo ad esaminare, viene dedicato ad un’analisi e valutazione della capacità
umana di elaborare una risposta motoria, in relazione agli stimoli provenienti dall'ambiente, in
relazione all'esigenza di raggiungere un traguardo che, rispetto al compito di movimento, è
strettamente connesso.
È una capacità che coinvolge la persona, non coinvolge quindi solo funzioni di carattere motorio,
ma in maniera molto rilevante anche funzioni di carattere cognitivo.
Verificheremo che in molte situazioni della vita di relazione, così come della pratica motoria, oltre
alla strutturazione di un programma motorio, possiamo evidenziare la necessità che la persona sia
nella condizione di estrapolare delle informazioni, per poterle valutare ed elaborare in maniera
razionale al fine di acquisire la possibilità di prendere una decisione.
Questo complesso processo ha una rilevanza quale processo mentale, per poi divenire un vero
processo legato al movimento.
Il fatto di mettere in relazione la capacità di reazione con la rapidità di azione, ci consentirà di
immaginare quanto l'anticipazione motoria sia strettamente correlata alle due precedenti
espressioni coordinative.

S2/12
Partiamo quindi dal rilevare la stretta vicinanza, lo stretto collegamento fra processi mentali di
acquisizione e di lavorazione di informazioni, di presa di decisione pertinente, quella che poi è la
produzione di un compito motorio.
Molte attività della vita di ogni giorno sono attività che noi conduciamo in virtù di abilità, cioè di una
capacità di gestire dei compiti di movimento, con precisione, con il minor dispendio energetico e
nel minor tempo possibile.
Come potete immaginare, la nostra vita è fatta di una serie di comportamenti che non sempre
hanno una partecipazione cosciente della nostra volontà e non sempre sono collegate a processi
attentivi particolarmente impegnativi.
In realtà, vediamo che in molti altri momenti della nostra vita abbiamo necessità che vi sia una
partecipazione attentiva molto importante, che la persona quindi possa concentrare la sua
attenzione su una serie di eventi, su una serie di stimoli cui poi dovrà seguire una risposta di
movimento che sia precisa, rapida e correlata ai traguardi che devono essere raggiunti.
Questa chiave di lettura mette in relazione aspetti della volontà, aspetti della volizione, aspetti di
acquisizione delle informazioni e di produzione del movimento.
La rapidità nel rispondere, è correlata direttamente alla capacità di selezionare informazioni
pertinenti, di trascurare informazioni che pertinenti non sono, anzi sovraccaricano in qualche modo
la possibilità di decidere e che poi dia la possibilità di compiere dei gesti che siano precisi e rapidi.
Vediamo poi come poi potremmo andare a declinare questi movimenti, in relazione alla ciclicità o
la ciclicità della loro espressione, ci renderemo quindi conto che non sempre nello stesso modo
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potremmo andare ad identificare espressioni di movimento. Molto spesso quindi dovremmo
prestare attenzione a questa parola rapidità per non confonderla con un'altra; velocità che invece
viene utilizzata più propriamente per identificare come dire una grandezza fisica c'è uno spazio
realizzato, coperto in un tempo.

S3/12
Quello che ci interessa adesso è cominciare ad identificare che cosa noi siamo in grado di
produrre in termini di risposta e quale siano le risposte in relazione agli stimoli.
Vediamo quindi che in realtà vi sono comportamenti differenti che derivano anche da situazioni
differenti. Possiamo distinguere tra situazioni nelle quali possiamo aspettarci un ben definito
stimolo, e una risposta motoria che ad esso è strettamente ricollegabile. L'esempio tipico che viene
utilizzato può essere proprio quello dell'azione che si avvia al segnale imposto, che può essere il
semaforo. Nel caso del semaforo ad esempio il colore verde aiuta l'automobilista a ripartire con il
proprio automezzo, ma un altro esempio di segnale è il segnale acustico che lo starter riconosce in
una fase di avvio di una competizione sportiva.
In realtà le informazioni potrebbero avere anche caratteristiche diverse e quindi non solo acustiche
e visive, ma anche tattile o cinestesiche.
Abbiamo altre espressioni di questa capacità di organizzare una risposta che sono relativamente
differenti, perché introducono l'idea che la situazione sia relativamente più complessa rispetto a
quella che vi abbiamo appena presentato.
Nel primo caso infatti si possono manifestare più stimoli e in funzione di essi, bisogna selezionare
una risposta coerente. In questo caso viene richiesto quindi alla persona di operare una scelta e la
scelta è in relazione allo stimolo che viene identificato e ricevuto.
Nel secondo caso, la situazione è ancora più complessa perché si possono manifestare più stimoli
anche simultaneamente, la persona deve selezionare la risposta più coerente in relazione ad un
obiettivo. Questo obbiettivo può essere legato alla propria prestazione individuale, oppure una
prestazione che coinvolge anche altre persone, quindi tipicamente nella pratica sportiva collettiva,
le fonti di informazioni diventano numerosissime, diventano i propri compagni, i propri avversari, la
posizione assunta all'interno di un campo, il compito da realizzare e l'obiettivo in relazione quindi
alla propria partecipazione a un gioco.
S4/12
Diventa importante prendere in
considerazione che continuamente, in
maniera più o meno cosciente, la
persona è sottoposta a una serie di
sollecitazioni che la inducono ad
attivare dei processi mentali. In alcuni
casi relativamente più contenuti, in
altri casi molto più impegnativi, in
alcuni casi con una partecipazione
attentiva più limitata, in altri casi molto
impegnativa.
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Il fatto stesso che questo tipo di situazione sia ricorrente nella nostra vita, ci fa pensare per
esempio che cosa potrebbe accadere qualora noi dovessimo recarci con la nostra automobile in
una città che non conosciamo e, potessimo utilizzare un navigatore satellitare, oppure non
avessimo questa opportunità. Il fatto stesso di avere o non avere delle informazioni ci consente di
agire in maniera più pertinente o più casuale, ci consente di poter guadagnare tempo avendo delle
informazioni oppure dover ampliare, dilatare il tempo a nostra disposizione proprio alla ricerca
delle informazioni.

S5/12
L’ultimo elemento che dobbiamo
prendere in considerazione,
prima di presentare
caratteristiche e contenuti della
nostra proposta motoria, è
quella relazione che deve
esistere tra ciò che noi
possiamo conoscere in anticipo
tra la rapidità nell'organizzare
una risposta, nel produrla, e
quella coordinazione che ci
consente di adattare il nostro
movimento alla mutevole
fisionomia di una situazione.
L’espressione sportiva, è in qualche modo una buona fotografia di questo, perché durante la
pratica la persona agisce in relazione a dei traguardi, guadagna delle informazioni, cerca di
anticipare comportamenti ed eventi, si muove con la precisione la rapidità che la situazione e i suoi
avversari e gli consentono.
Ecco quindi che possiamo vedere in quale modo sia necessario sviluppare questi processi mentali
cognitivi che sono strettamente correlati fra di loro e con molte attività, che noi abbiamo già
inquadrato essere espressione di un esercizio fisico adattato.

S6/12
Veniamo dunque ad identificare
una proposta di seduta. È una
proposta che mette insieme la
capacità di organizzare delle
risposte motorie in relazione
degli stimoli, la capacità di
produrre dei compiti con rapidità
e precisione, infine la capacità di
strutturare un anticipazione del
movimento e un'anticipazione
anche di possibili eventi.
La nostra seduta può partire
quindi con una fase introduttiva
che, come di consueto, è una
sorta di riscaldamento, di riscaldamento motorio, ma anche di riscaldamento cognitivo, cioè è una
fase che ci introduce ad uno sforzo fisico di maggiore impegno. Consente l'attivazione di processi
metabolici ed organici, favorisce sin da subito il fatto di dover elaborare delle informazioni, di dover
coniugare l'informazione con la realizzazione di compiti.
In una prima fase, questo avviene attraverso l'identificazione molto semplice di un segnale, una
risposta. Questa risposta può tradursi durante una fase di corsa a velocità moderata, con un
cambiamento di postura, con un cambiamento di direzione, con un cambiamento di fronte, con un
cambio di velocità, con la realizzazione di compiti motori che vengano in qualche maniera
sollecitati dall'insegnante. Per esempio immaginate il fatto di doversi arrestare al segnale suggerito
dall'insegnante, oppure l’arrestarsi in appoggio monopodalico.
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S7/12
Dopo questa prima fase, possiamo
avviare una serie di esercitazioni che
introducano l'idea di dover
guadagnare informazioni e prendere
rapidamente una decisione, che ci
consenta di agire in maniera
adeguata.
Nel primo caso, viene proposta una
situazione a coppie nella quale si
organizza un lancio di una palla
contro una parete, cui l'allievo che è
posto di fronte alla parete, e quindi
che non vede partire la palla, può reagire con una grande immediatezza.
In questo caso non ha informazioni, se non quelle che gli arrivano in maniera molto rapida dal
giungere della palla presso la parete, quindi dal rumore che viene prodotto e dall'immediata
risposta elastica che la palla ha, e quindi del dover assecondare, del dover prendere una posizione
in relazione alla direzione che la palla viene ad assumere.
Questo è un tipo di attività che fornisce immediatamente la necessità di dover prendere posizione,
di dover in maniera molto semplice cercare di intercettare/afferrare la palla, avendo in questo caso
un tempo disponibile relativamente ridotto che non può andare oltre qualche centinaio di
millisecondi.
È un'attività che di fatto ha un tempo di latenza tra il prodursi del segnale e la realizzazione del
compito che è relativamente breve.
In questo caso la partecipazione attentiva della persona che deve rispondere con rapidità è
particolarmente elevata.
Si può agire nel modificare la situazione ponendo il soggetto che deve rispondere, non più con le
spalle a chi lancia la palla, ma di fronte, cioè viene posto con le spalle alla parete; vede partire la
palla e deve acquisire una posizione adeguata all’intercettamento della palla stessa.
In questo caso deve compiere uno spostamento maggiore, ma ha più tempo perché vede la palla
prima, cioè vede la palla mentre parte dalle mani del compagno.

S8/12
In quest'altra esercitazione, lavoriamo
nuovamente a coppie sfruttando la
possibilità che, anche in questo caso, le
informazioni comincino a giungere nel
momento in cui la palla entra nel campo
visivo della persona che la deve
intercettare.
In questo caso una delle due praticanti
si pone alle spalle dell’altro, sfrutta lo
spazio disponibile fra le gambe
divaricate, fa scorrere la palla
velocemente e chiede al compagno di
intercettarla prima che superi una linea
posta a una distanza di 3 - 4 m rispetto alla posizione di partenza.
In questo caso la distanza è un elemento chiave perché è in relazione alla velocità che viene
impressa alla palla che andrà a rotolare. La persona che si muove deve sicuramente avviare,
accelerare il proprio corpo in avanti, ma deve poi rapidamente fermare la palla, quindi c'è questo
tipo di operazioni che è relativamente semplice, va saputo gestire in relazione al livello di
padronanza del movimento che la persona impegnata ha.
In questo caso abbiamo un unico stimolo possibile, un'unica risposta possibile, però è
un'informazione di carattere visivo estremamente rapida, che non ci consente di avere ancora una
volta molto tempo disponibile.

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L’elemento chiave ancora una volta è il tempo, il tempo del proprio movimento, il tempo per
guadagnare le informazioni, il tempo disponibile per poi compiere il nostro gesto. Maggiore è livello
di attivazione della persona, maggiore è la capacità anche di anticipare l'evento e la risposta sarà
rapida e coerente.
L’informazione, può essere modificata perché il soggetto, la persona posta avanti, può vedere la
palla scorrere lateralmente oppure sopra il capo. La posizione di partenza può vedere entrambi gli
allievi posti di fronte quindi richiedendo poi a colui che sta avanti in realtà di realizzare un cambio
di fronte per andare ad afferrare la palla.
Queste tipo di proposte gradualmente introducono l'idea che la persona debba sempre ricercare
delle informazioni, che il suo non è un ruolo in qualche maniera passiva, ma un ruolo molto attivo
perché più cerca tempestivamente le informazioni più la sua capacità di risposta sarà rapida.

S9/12
In questa terza esercitazione abbiamo
la necessità di operare delle scelte.In
uno spazio come quello della
palestra, in linea di massima
delimitiamo quattro aree, cioè
utilizziamo dei delimitatori, dei cinesini
di colore diverso, per realizzare
quattro aree, poste come nella figura
che voi trovate ai vertici, agli angoli di
questa figura geometrica.
Viene richiesto agli allievi di spostarsi
liberamente all'interno di tutta la superficie disponibile. Al manifestarsi di un segnale che può
essere acustico o visivo, devono cercare di selezionare la risposta coerente.
In questo caso, la scelta può essere condotta in questo modo: si può utilizzare un unico stimolo
acustico che per esempio corrisponda al colore blu che induca gli allievi ad andare ad occupare
l'area blu, oppure delle informazione di carattere visivo con dei cartoncini colorati di colore
corrispondente bianco, giallo e arancione, al manifestarsi dei quali gli allievi andranno ad occupare
le aree corrispondenti al colore assegnato.
Anche in questo caso noi dobbiamo cercare di guadagnare delle informazioni che ci consentano di
agire rapidamente, questa è una situazione nella quale oltre la capacità di organizzare la risposta,
di fatto andiamo a sollecitare l’orientamento spazio temporale.

S10/12
Nella quarta nostra proposta,
introduciamo l'idea del confronto,
cioè dell'agire in maniera adeguata
ad una situazione nella quale al
manifestarsi di un segnale,
corrispondano dei comportamenti
che alternativamente possono
essere di inseguimento o di
allontanamento. Il nostro gruppo
viene divisa in due squadre, al
manifestarsi di un segnale gli uni
inseguono gli altri in uno spazio
definito.
Partono tutti da una posizione equidistante; poniamo 2 m circa di distanza. Possono essere
identificati gli uni o gli altri come inseguitori o come inseguiti, e questo comporta una risposta
motoria estremamente rapida e direttamente riconducibile al compito da eseguire.
In questo caso oltre la rapidità di risposta, è necessario selezionare, quindi riconoscere,
l'informazione che l'insegnante propone, proprio perché dobbiamo distinguere ogni volta tra ruolo
di inseguitore quello di inseguito.

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È anche interessante rilevare che le modalità di realizzazione del compito richiedono uno
spostamento con appoggi molto rapidi e molto ravvicinati, quindi questo è un altro elemento che
per esempio avvicina questo genere di proposta tipiche di sport collettivi.
Alcune varianti possono essere introdotte intervenendo con modalità esecutive, per esempio il
palleggio di una palla da basket, che introducano ulteriori elementi di specificità.

S11/12
Ulteriore situazione che completa
questa parte della nostra seduta è una
situazione di gioco nella quale il gruppo
viene disposto all'interno dello spazio
disponibile, uno spazio che può essere
più ampio, più contenuto a seconda
delle esigenze, anche di carattere
fisiologico, che si intende sollecitare.
Vengono identificati uno più allievi in
qualità di cacciatori; cioè hanno il
compito di inseguire i propri compagni
e cercare di colpirli con una palla.
In questo caso si abbina un elemento di carattere cognitivo, con uno di carattere motorio che è
legato da una parte al lanciare e dall'altra dall'evitare di essere colpiti.
È di nuovo molto interessante questa situazione perché è decisamente molto stimolante dal punto
di vista dell'elaborazione, dell'informazione, della presa di decisione e anche poi della
realizzazione di compiti

S12/12
La fase conclusiva di questa nostra proposta richiede un ritorno allo stato di quiete abbastanza ben
gestito, quindi non così breve e deve essere utilizzata sfruttando molte attività che consentano di
allungare, di scaricare come si suol dire la colonna vertebrale.
Questa riflessione è opportuna in relazione al livello di attenzione, di intensità, di impegno fisico
che è un tipo di proposta ludica e sollecita.
È interessante rilevare che questo tipo di proposta proprio per l'elevata intensità sia della gestione
di informazioni, che della produzione di compiti motori e va saputa costruire va saputa produrre in
un tempo relativamente dilatato, cioè nella dimensione, nella struttura che vi ho proposto oggi va
immaginata come un traguardo e non probabilmente come un punto di partenza e è decisamente
molto interessante questo aspetto di collegamento con attività specifiche, individuali o collettive.

39
LEZIONE 7
PROPOSTA DI SEDUTA DI SOLLECITAZIONE DELLA FORZA

Il contributo di questo capitolo è dedicato allo sviluppo, alla sollecitazione della capacità di forza.
Questo tipo di contributo introduce all’ultima parte delle lezioni dedicata all'esercizio fisico in età
evolutiva.
In particolare è orientato ad identificare i principali presupposti e le caratteristiche di attività fisiche
finalizzate, organizzate, calibrate per persone in età evolutiva adolescenziale.
Questo tipo di proposta prende spunto dall'esigenza di costruire delle competenze in termini di
educazione fisica, di educazione del movimento che siano in qualche maniera propedeutiche,
introduttive ad attività allenanti più impegnative, più rigorose anche sotto un profilo metodologico,
che indubbiamente possano far parte di una strategia di allenamento più evoluta in età successive
a questa che prendiamo in considerazione.

S2/14
Il tipo di proposta che ancora una volta sottoponiamo alla vostra attenzione prevede un circuito
allenante.
Il circuito è una modalità di organizzazione dell'attività motoria che ci aiuta a stimolare differenti
aspetti di quella che viene considerata la condizione fisica, cioè quella fitness che rappresenta uno
stato nel quale la persona si possa avviare a seguito di un esercizio fisico strutturato, programmato
e organizzato.
Essa quindi fa riferimento a quei tre grandi riferimenti che siamo soliti identificare attraverso le
capacità di forza, di rapidità, di velocità e di resistenza. È indubbio che un tipo di attività del genere
aiuti a strutturare un percorso di apprendimento nella realizzazione di esercizi a corpo libero o con
sovraccarichi che, sono in grado di sollecitare e sviluppare la coordinazione inter-muscolare, cioè
fra vari distretti muscolari. Questi distretti muscolari sono coinvolti in realizzazione di un compito
motorio e intra-muscolare, cioè quella coordinazione tra le unità motorie di un muscolo che è
prioritariamente impegnato nella realizzazione di un lavoro.
S3/14
Nella progettazione di un
circuito dedicato alla forza,
dobbiamo prendere in
considerazione una serie di
elementi, ovvero concepire un
certo tipo di attività di
movimento, quindi una serie di
compiti motori che
rappresentino già di per sé un
vero e proprio traguardo.
Dobbiamo cioè essere in grado
di inquadrare una prestazione di
movimento che, nel corso del
40
circuito, venga sviluppata e che rappresenti modalità di movimento, modalità di esercizio. Queste
modalità sono efficaci e utili non soltanto per l'effetto stesso che producono sulla persona, ma
anche in termini proprio di apprendimento, di compiti che nel tempo potranno essere la base per
successivi apprendimenti e quindi anche sulla realizzazione di movimenti più complessi.
Dobbiamo anche stabilire quale sia la proporzione e la misura che debba instaurarsi fra il tempo di
lavoro e il tempo di recupero, dal tempo di lavoro e il tempo di inattività.
È indubbio che il tipo di compito, l'intensità dello stesso e il recupero tra una ripetizione e la
successiva, diano effettivamente la qualità dell'esercitazione proposta, quindi l'analisi che deve
essere fatta e, in fase di progettazione, è tutt'altro che banale. Questo perché caratterizza
fortemente quello che è il risultato del circuito, caratterizza fortemente anche il tipo di scelta che
l'operatore più esperto va a realizzare.
Pause relativamente brevi aiutano a mantenere una continuità nell’esercizio, perché
sostanzialmente la frequenza cardiaca che cresce durante l'esercitazione non si riduce in maniera
così importante. Se l’esercizio fisico ha un'intensità relativamente moderata, siamo in quel campo
di esercitazione, di durata, che sono utili e funzionali alla costruzione di basi motorie importanti.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello relativo all'età ovvero al momento di sviluppo
dei praticanti, in relazione al fatto che sia proprio un'età nella quale vengono a sviluppare non
soltanto caratteristiche organiche muscolari, psicologiche, intellettive, ma anche una struttura
dell'apparato locomotore che va, per certi versi, anche rapidamente evolvendosi.
Ciò significa che bisogna puntare in questa età, non solo alla qualità del movimento (quindi alla
precisione esecutiva, all'attenzione, alla modalità di esecuzione), ma anche a fasi di esercizio che
siano relativamente brevi, controllate e durante le quali l’operatore possa in qualche maniera
orientarsi verso ripetizioni più o meno rapide, in funzione dell'esperienza e del traguardo da
raggiungere.
In ogni caso, è proprio la ponderata miscelazione di questi fattori che poi ci introduce l'idea del
risultato complessivo che andiamo ad ottenere.
È una modalità, tra l'altro, di organizzazione del lavoro che aiuta alla personalizzazione, perché poi
di fatto ogni praticante adatta il proprio impegno fisico, il proprio sforzo fisico alle proprie abilità, al
proprio livello di capacità e anche il proprio livello di motivazione alla pratica fisica.
Questo genere di attività spesso accompagna la pratica sportiva vera e propria, cioè sono delle
attività se volete di preparazione fisica che accompagnano in maniera più generale o più specifica
quello che è la pratica sportiva vera e propria.

S4/14
Dobbiamo immaginare che
all'interno delle scelte che
l'operatore va a sviluppare
debbano essere presenti dei
riferimenti ben chiari.
Da una parte un'attenzione
verso la sequenza delle
esercitazioni, proprio per non
generare un’eccessiva
stanchezza, derivante per
esempio dall’impegno degli
stessi distretti muscolari in più
stazioni successive.
In un secondo aspetto è invece importante correlare anche durate, pausa, intensità, in relazione
alle modalità con le quali vengono realizzati i compiti che sono caratteristici dello specifico circuito.
L'altro elemento di interesse, che dà poi un'idea rispetto all'estensivita o l'intensità della proposta
del circuito, è quello legato alla durata dello stesso, poiché possiamo immaginarci circuiti
relativamente più brevi con attività magari di maggiore intensità e, altri relativamente più ampi in
cui il tempo di lavoro può essere lievemente dilatato. L'intensità dello stesso può essere più
contenuta e quindi il traguardo sostanzialmente essere leggermente diverso.

41
L’ attività che noi oggi andiamo a presentare, parte dall’idea che la persona non impara solo a
muoversi, ma impara anche ad allenarsi quindi a regolare e a gestire lo sforzo fisico sia in termini
di precisione esecutiva, che di suo personale controllo del movimento

S5/14
Dobbiamo immaginare che all'interno
delle scelte che l'operatore va a
sviluppare debbano essere presenti
dei riferimenti ben chiari.
Da una parte un'attenzione verso la
sequenza delle esercitazioni, proprio
per non generare un’eccessiva
stanchezza, derivante per esempio
dall’impegno degli stessi distretti
muscolari in più stazioni successive.
In un secondo aspetto è invece
importante correlare anche durate,
pausa, intensità, in relazione alle
modalità con le quali vengono realizzati i compiti che sono caratteristici dello specifico circuito.
L'altro elemento di interesse, che dà poi un'idea rispetto all'estensivita o l'intensità della proposta
del circuito, è quello legato alla durata dello stesso, poiché possiamo immaginarci circuiti
relativamente più brevi con attività magari di maggiore intensità e, altri relativamente più ampi in
cui il tempo di lavoro può essere lievemente dilatato. L'intensità dello stesso può essere più
contenuta e quindi il traguardo sostanzialmente essere leggermente diverso.
L’ attività che noi oggi andiamo a presentare, parte dall’idea che la persona che non impara solo a
muoversi, ma impara anche ad allenarsi quindi a regolare e a gestire lo sforzo fisico sia in termini
di precisione esecutiva, che di suo personale controllo del movimento.

S6/14
Nella fase successiva inizia il lavoro
principale che è rappresentato dal nostro
circuito.
In questo circuito noi andiamo a presentare
una serie di postazioni o di stazioni di
esercizio che hanno una durata media
intorno ai 20 secondi, oppure 20 ripetizioni
di un certo tipo di compito di movimento.
Questo viene fatto per non rendere la
proposta eccessivamente intensa, dall'altra
molto controllata da un punto di vista
biomeccanico.
La prima stazione fa riferimento a dei salti a destra e a sinistra di una panca piana che richiedono
un lavoro di tenuta degli arti superiori, un lavoro più dinamico invece degli arti inferiori.
In questo caso il praticante è attento a mantenere una corretta postura e, laddove non ne abbia
totale padronanza o in qualche modo subentri già una stanchezza, invece può appoggiare i piedi
direttamente sulla panca.
S7/14
Nella seconda stazione invece il lavoro, è un
lavoro prevalentemente a carico dell'arto
superiore. E’ un lavoro in allungamento e
piegamento degli arti superiori e richiede una
buona tenuta della muscolatura e del bacino, al
fine di mantenere e di conservare una postura
corretta.
In questo caso più che nel precedente, è
importante che nella fase di lavoro principale la
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persona impegnata sia in grado di realizzare un'espirazione quindi abbia controllo della fase
completa della respirazione.
Anche in questo caso viene identificato un numero di ripetizioni relativamente alto, in relazione alla
maggiore possibilità che la persona abbia di realizzare questo genere di prova.
Naturalmente di fronte alla variabilità di un gruppo, questo numero può essere ridotto in relazione
proprio al livello di abilità e di allenamento delle persone impegnate.

S8/14
La stazione numero tre è un classico
esempio di addominali “sit Up” che
vengono proposti in un numero
relativamente elevato.
In questo caso è interesse
dell'operatore verificare e sollecitare
il controllo di una postura corretta,
relativamente rilassata del capo, dei
muscoli del collo.
Anche in questo caso risulta essere
un elemento importante quello legato
al controllo della respirazione.

S9/14
Alla postazione numero quattro
abbiamo una nuova attività che
sollecita la muscolatura di sostegno
della colonna vertebrale e sollecita la
muscolatura del bacino e degli arti
superiori.
In questo caso si tratta di realizzare
quella che viene in qualche maniera
definita esercizio del Plank (cioè
della panca piana) in due possibilità:
una possibilità che prevede l'appoggio
di entrambi i piedi a terra, oppure una possibilità un pochino più evoluta che prevede l'appoggio di
un piede a terra e l'altra gamba sollevata.
In questo caso viene ulteriormente sollecitato anche quello che è l'equilibrio in questa stazione in
quadrupedia prona.
L'aspetto principale di attenzione che ha l'operatore sulla persona che segue, deve focalizzarsi sia
sul controllo della postura complessiva, ma soprattutto sull’ orientamento dello sguardo, della
posizione del capo e chiaramente anche del bacino.
Anche in questo caso, per assecondare un più efficace controllo della postura complessiva, buona
attenzione deve essre posta al controllo della respirazione.

S10/14
La quinta proposta è una proposta
decisamente più dinamica, perché prevede
un'attività di salti con appoggio simultaneo
dei piedi a terra superando un’ asticella
posta ad un'altezza di circa 20 cm dal suolo.
In questo caso la persona impegnata, deve
avere controllo della postura complessiva in
fase di volo, deve avere un minimo di
dinamicità e di elasticità nella realizzazione
delle 20 toccate.
È possibile che, soprattutto all'interno di un
gruppo anche molto variabile, possiate identificare persone in grado di realizzare questo tipo di
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esercizio senza soluzione della continuità, quindi senza interruzione dell'esercizio stesso. E’
possibile invece trovare altre persone che hanno necessità invece di fermarsi ad ogni toccata
oppure fare un piccolo pre salto prima dello spostamento nella direzione successiva.
Questo tipo di riscontro è assolutamente riconducibile al livello di reattività del piede, al livello di
forza dinamica degli arti inferiori, al controllo posturale, quindi anche della muscolatura del core
che le persone impegnate possono avere.
È un esercizio che seppur relativamente breve, ha un elevato impatto per l'apparato locomotore e,
se ripetuto con un maggior numero di toccate, anche da un punto di vista di impegno dell'apparato
cardiovascolare.

S11/14
Alla postazione numero sei andiamo
a riproporre l'esercizio di Plank,
questa volta da una stazione in
quadrupedia supina in cui la persona
può, ancora una volta, avere doppio
appoggio delle mani e dei piedi,
oppure appoggio monopodalico dei
piedi.
Ancora una volta la qualità e
l'intensità dell'esercitazione viene a
cambiare in maniera decisamente
sostanziale, perché il fatto di
slanciare verso l'alto una gamba, determina un lavoro di sostegno del piede della gamba, che
rimangono al suolo. Richiede inoltre una risposta al disequilibrio molto importante, che aumenta il
lavoro muscolare, aumenta la necessità di controllo, quindi è una necessità di controllo della
posizione del capo, della posizione del bacino. Per quanto riguarda la particolare posizione del
capo, è in relazione all’eventuale necessità di dover orientare lo sguardo verso l'alto e non in
avanti come per esempio accade nella foto.
L'orientamento dello sguardo di per sé può generare un tipo di risposta che sia in qualche maniera
leggermente diversa, quindi avere attenzione alla posizione del capo, dell'orientamento dello
sguardo, ci aiutano ad immaginare una maggior padronanza del movimento. Questo ci permette di
integrare informazioni propriocettive con quelle di carattere visivo.
Anche in questo caso un elemento chiave è rappresentato dal controllo della respirazione.

S12/14
Alla stazione numero sette noi
proponiamo ancora una volta un'attività
in decubito laterale in un doppio
appoggio di mano e di piede, che
sollecita fortemente il controllo del
movimento. Infatti questa posizione
sollecita fortemente la risposta al
disequilibrio che è generato da una
postura che non è parte della vita
quotidiana, non è consuetudinaria, e
richiede un'elevata risposta di controllo
della muscolatura del bacino, soprattutto dei muscoli obliqui dell'arto che è in appoggio.
Questo determina, ripetuto sia sul lato destro che sul lato sinistro, una risposta che ancora una
volta va a sollecitare la muscolatura che garantisce sostegno, propulsione alla colonna vertebrale,
al bacino, agli arti superiori ed inferiori.
Di nuovo dobbiamo sottolineare il fatto che questo è un traguardo da raggiungere, che
probabilmente alla prima occasione in cui viene realizzato un circuito del genere il controllo del
movimento, risulterà particolarmente difficile. La riuscita dello stesso sarà più legata ad un lavoro
di forza e verrà sostenuto da un maggior controllo del movimento stesso, dovuto anche
all'apprendimento dell'esercizio nuovo.
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S13/14
L’ultima esercitazione sollecita di
nuovo la muscolatura che ci
garantisce una buona postura. Viene
rappresentata attraverso degli slanci
alternati di braccio sinistro e gamba
destra e braccio destro e gamba
sinistra, in una situazione decubito
prono.
Anche in questo caso la persona
impegnata mantiene e alterna slanci
e postura per un tempo che è pari a
circa 20 secondi. Buona parte di questo tempo deve essere dedicato a sentire la propria
respirazione, a rilevare quello che è il lavoro muscolare di tenuta che la persona deve realizzare.
Questo genere di sollecitazioni del nostro apparato muscolo-scheletrico, di fatto deve aiutare il
movimento, a sentire distretti corporei che non necessariamente vengono sollecitati in maniera
così definita, ma anche creare i presupposti per compiti di maggiore dinamismo in cui questi stessi
distretti corporei hanno un ruolo di stabilizzazione e di propulsione molto importante.

S14/14
La parte conclusiva quindi deve essere dedicata ad un buon lavoro di defaticamento che abbia una
parte di corsa a velocità moderata (che ci aiuta di fatto anche a rimettere in moto l’organismo), ma
anche e soprattutto avviare quell'attività di allungamento e di rilassamento che nella fase
successiva ,attraverso l'allungamento e le posture ,la persona andrà a realizzare.
Questo abbinamento tra un'attività che richiede un innalzamento della temperatura corporea e
successive attività di allungamento muscolare, contribuiscono a recuperare non solo lo Steady
State iniziale, ma anche una capacità di allungamento e quindi anche di rilassamento muscolare
più importante.


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LEZIONE 8
PROPROSTA DI SEDUTA PER LA SOLLECITAZIONE DELLA FORZA VELOCE E DELLA RAPIDITÀ

La comunicazione che andiamo a sviluppare in questo capitolo, è orientata a identificare alcuni


riferimenti metodologici e una proposta di seduta orientata alla capacità di esprimere forza veloce
e movimenti rapidi.
Questo tipo di connubio da una parte risulta essere importante in relazione a quella esperienza
propria di persone cui andiamo a rivolgerci, (ve lo ricordo, stiamo completando la ricognizione circa
il movimento e l'esercizio fisico nell'età evolutiva) ed andremo ad identificare caratteristiche
esercitative, caratteristiche di allenamento, che trovano una particolare espressione in due
traguardi che oggi andremo ad inquadrare e successivamente ad articolare e sviluppare.
Il fatto di produrre dei movimenti rapidi o di vincere una resistenza esterna con un elevata velocità
di contrazione muscolare, è parte della vita quotidiana di persone in età che può essere tra i 14 e i
16 anni, sia come un esercizio fisico codificato finalizzato, sia in attività che fanno parte della loro
esperienza quotidiana.
Sono attività poi che hanno un forte impatto anche sull'organizzazione della risposta motoria e
quindi sulla strutturazione di quelle connessioni neurali, che in età del genere rappresentano uno
strumento di evoluzione biologica della persona.
Dobbiamo ricordare infatti che, proprio in quest'età, si va ulteriormente arricchendo quello sviluppo
biologico, l'accrescimento, lo sviluppo motorio intellettivo che rappresentano una spinta alla
crescita complessiva della persona.
È importante quindi assecondare questo tipo di crescita con gli stimoli che sembrano essere più
importanti per completare una sua attività in termini di educazione del movimento, di educazione
fisica, ma anche per preparare altre e successive esperienze che vanno nel campo dell'esercizio
fisico e nella direzione di gestire carichi di esercizio decisamente più impegnativi.
Dobbiamo cercare di ragionare su un elemento che ci fa immaginare quale tipo di relazione esista
appunto tra il controllo del movimento e la velocità di esecuzione, tra la velocità e la precisione.
Questo tipo di traguardo se volete, è ben rappresentata in letteratura da numerosi studi dedicati
proprio sul conflitto fra velocità e precisione, cioè tra l'evolversi dell'una e l’involversi dell'altra,
proprio perché il movimento dell'uomo è orientato alla realizzazione di compiti relativamente precisi
che richiedono una buona rapidità di esecuzione, che è la traduzione di una vera e propria
automatizzazione dei compiti.
Se vogliamo arrivare ad avere competenze di movimento più importanti dobbiamo, in questa età
della vita, essere in grado di sollecitare correttamente la persona, di fargli acquisire un nuovo
controllo del movimento, di sostenere la sua esperienza attraverso sollecitazione che abbiano nella
forza rapida e nella rapidità un elemento importante.

S2/14
Partiamo quindi dall’analizzare queste due espressioni che spesso capita di trovare utilizzate quasi
come sinonimi, ma che in realtà sinonimi non sono proprio per nulla.
Nel primo caso, quando parliamo di forza rapida o di forza veloce di fatto immaginiamo quella
capacità che il sistema neuromuscolare possiede di superare resistenze esterne, con elevata
rapidità di contrazione muscolare. E’ tipica l'immagine dell'atleta che scaglia lontano da sé per
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esempio un attrezzo, è l’immagine dell'atleta che compie un salto, è l'immagine dell'atleta che in
qualche maniera compie un esercizio in cui la traslocazione del proprio corpo avvenga con una
capacità di traslocazione molto rapida dello stesso.
La rapidità invece, va ad identificare un aspetto leggermente diverso, in cui l’ elemento centrale
non è più la resistenza da vincere, ma il compito da realizzare, è la rapidità con cui lo si realizza.
Quindi, al contrario, spesso e volentieri si tratta di resistenze di livello assolutamente ridotto,
realizzate nel minor tempo possibile e di un più contenuto affaticamento, quindi in questo caso ci
avviciniamo all'idea di rapidità e automatizzazione di compiti di movimento.
Può essere rappresentato per esempio da movimenti che siano sufficientemente ampi, fluidi e
magari ritmici in cui la rapidità è in termini di frequenza di un movimento, oppure frequenza in
termini di realizzazione di altri compiti.
In questo senso quindi noi abbiamo due dimensioni che ci riconducono un lavoro muscolare che è
un impegno importante, un impegno muscolare più contenuto e che richieda da una parte un forte
lavoro muscolare ed una buona velocità di contrazione muscolare, e dall’altra invece un lavoro
muscolare magari anche più contenuto, ma con una maggiore precisione ed accompagnata ad
una buona rapidità.

S3/14
Ecco che, un circuito per la forza veloce può consentirci di andare a sollecitare entrambe queste
dimensioni. Ci aiuta perché fondamentalmente può farci sviluppare ulteriormente quello che è il
controllo del movimento della persona che esegue delle esercitazioni.
Questo elemento è direttamente correlato alla velocità di esecuzione, cioè l'obiettivo deve essere
realizzare un compito in maniera sufficientemente fluida, precisa ed ad una velocità che è quella
che ci è consentita dalla nostra possibilità di controllare quel genere di movimento.
Ci deve essere un'attenzione proprio al parametro esecutivo inteso proprio come osservazione del
movimento in termini di fluidità e di sua ampiezza, proprio perché in questa età della vita le
informazioni che l'apparato cinestetico può fornire, aiutano la persona a rendersi conto di che cosa
sta realizzando, a rendersi conto del nesso esistente tra la contrazione muscolare, l'intensità della
contrazione muscolare ed il prodotto realizzato, cioè il compito che viene realizzato.
Abbiamo usato per esempio l'immagine di un ballerino, perché molto spesso ben rappresenta nella
sua prestazione questi elementi che sono riconducibili al controllo del movimento, a
differenziazione del movimento, a più elevata o meno velocità di esecuzione, in un ambito di
fluidità ampiezza e armonia del movimento stesso.

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S4/14
Veniamo quindi alla proposta vera e
propria; in questo caso caratterizzata verso
una risposta dell'apparato muscolo-
scheletrico che va nella direzione che
abbiamo suggerito. Quindi dopo una fase
che è veramente introduttiva e che
utilizziamo con l'obiettivo di riscaldare la
persona, quindi di attivare i processi
organici, introduciamo l'idea di un lavoro ad
intervalli con le ripetizioni di un esercizio
bipodalico, monopodalico o con la funicella
della durata di circa un minuto.
Questo tipo di attività oltre a proseguire un'attività di vero e proprio riscaldamento, facilitano l'idea
del lavoro di appoggio, di spinta, di controllo che ha il piede al suolo.

S5/14
Infatti nella fase successiva, nella
prima parte della porzione principale
del nostro allenamento, noi andiamo
a realizzare una serie di andature
coordinative che rientrano in quel
novero di esercitazioni pre atletiche di
cui abbiamo già fatto menzione nel
nostro contributo precedente,
proponendo tre ripetizioni per ognuna
delle andature per un tratto lineare di
circa 20 metri.
In questo caso dobbiamo coniugare,
controllo del movimento, velocità e frequenza ritmica, necessità di gestire una buona fase di
appoggio e spinta del piede al suolo.

S6/14
Entriamo quindi poi nella
dimensione che è quella del
circuito, quella che abbiamo visto
essere di nuovo sufficientemente
adatta a gestire un gruppo di
praticanti, con la possibilità di
adattare e personalizzare la
realizzazione di ogni esercizio
proprio in relazione alle persone e
al loro livello di padronanza
motoria.
La prima stazione è dedicata ad
un'esercitazione dinamica per gli
addominali, che deve essere eseguita in continuità, senza interruzioni e con una modalità di
esecuzione che sia gradualmente più rilevante. Quindi all'inizio la persona esegue ad un ritmo più
contenuto, le ultime ripetizioni di ogni esercitazione vengono condotti a velocità crescente. In
questo caso l'obiettivo è avvicinare la persona ad un cambio di ritmo, ma anche con un cambio
nella velocità di esecuzione, conservando però un buon controllo della posizione del capo, delle
spalle e della respirazione.

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S7/14
Alla stazione numero due, avviamo una
nuova attività utilizzando un bilanciere per
la realizzazione di un mezzo squat (un
piegamento delle gambe fino a 90°
all'incirca dell’articolazione del ginocchio).
Ancora una volta, noi lavoriamo
soprattutto in una fase iniziale sul
controllo di una corretta postura, su un
controllo del movimento ed in una parte
terminale dell’esercitazione anche sulla
velocità esecutiva. Quindi è importante
prima il controllo del movimento, prima la precisione del movimento, poi la velocità del movimento.
La velocità intesa quindi, quasi come un traguardo da raggiungere, come un esito di un'attività che
ha un controllo. Ecco quindi che la posizione del capo, la condizione delle spalle poste in qualità di
appoggio del bilanciere, il controllo del busto nel suo complesso e del bacino, diventano i
riferimenti che la persona e l'operatore che l’affianca debbono avere.

S8/14
La terza stazione è dedicata agli
addominali obliqui, anche in questo caso il
lavoro è un lavoro di coordinazione in
questo caso fra arti superiori e arti inferiori,
vi è una rotazione del busto che appunto
accompagna questo tipo di lavoro
muscolare.
Ancora una volta la velocità esecutiva è
una velocità frequente e crescente nel
senso che il soggetto avvia l'esercizio,
trova controllo del movimento e della respirazione, e gradualmente incentiva la sua velocità. Anche
in questo caso il controllo della posizione delle spalle, del capo e della respirazione diventa un
obiettivo non secondario.

S9/14
Alla stazione quattro, torniamo ad una
dimensione di maggior dinamicità, ad
una dimensione che richiama la
frequenza del momento, che richiama
anche una buona precisione esecutiva.
La foto inquadra chiaramente un
atteggiamento lungo del corpo, in cui il
sostegno dato dalla muscolatura della
pianta del piede del polpaccio delle
anche e dell'apparato locomotore in
generale, garantisce il fatto che la
persona che pratica il movimento abbia un buon controllo di questo Skipping.
Non potrebbe essere altrimenti; laddove non vi sia un controllo del genere, la postura risulterebbe
diversa, probabilmente con una ceduta da parte dell'arto inferiore che è in appoggio, e quindi
un’analisi da parte dell'operatore che inquadri una minore tenuta della muscolatura non solo del
bacino, ma anche dell'arto inferiore stesso.
Questo genera poi di conseguenza una serie di micro, macro traumi che ancora una volta non
sarebbero funzionali al nostro progetto. Quindi come vedete diventa più importante controllare la
postura, controllare la posizione dei segmenti corporei, garantire la facilità del movimento piuttosto
che l’obiettivo, il traguardo della velocità esecutiva.

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S10/14
Alla stazione numero cinque viene proposto un
esercito di sollecitazione della muscolatura
ischio tibiali, perché di fatto viene proposto un
lavoro eccentrico, che prevede l'inclinazione
del busto in avanti con quindi un lavoro
muscolare sia del ischio-crurali che dei
muscoli tibiali in allungamento.
È un esercizio molto impegnativo sia per la
struttura muscolo-tendinea, che per la persona
stessa che deve avere pieno controllo della
posizione del proprio bacino, quindi non deve avere il bacino in antiversione, ma deve continuare a
conservarlo in retroversione, deve avere un buon controllo della sua respirazione.
Anche in questo caso il controllo del movimento, il controllo della velocità di esecuzione, è
precedente rispetto ad una modalità di ripetizione eccessivamente frequente e rapida.

S11/14
La postazione numero sei, viene
dedicata alla muscolatura del polpaccio
(gastrocnemio e soleo) utilizzando
nuovamente il bilanciere. In questo caso
è il passare da un appoggio bipodalico di
tutto il piede ad un appoggio solo
sull'avampiede, quindi è un lavoro di
ulteriore allungamento corporeo, che
richiede una gestione non solo corretta
della postura, ma evidentemente anche
dell’equilibrio. Anche in questo caso la
direzione dello sguardo, il fatto di gestire
le spalle che siano relativamente rilassata, aiuta il mantenimento della verticalità.
Nell'immagine che noi abbiamo a disposizione nell’ esempio, abbiamo un po' l'idea che chi pratica
orienti lo sguardo verso il basso e quindi leggermente sì inclini verso avanti, ecco questa posizione
probabilmente può essere data dalla non attenta presa di informazione rispetto al compito da
eseguire, in parte anche legata al fatto stesso di dover mantenere il bilanciere sulle spalle.

S12/14
La stazione numero sette è dedicata
ad un classico esercizio di piegamenti
sulle braccia che è un efficace lavoro
muscolare per la muscolatura
estensoria dell'arto superiore, anche
in questo caso prima viene identificata
e sollecitato un controllo della postura,
della posizione in retroversione del
bacino, un controllo dell’allineamento
di tutti i segmenti corporei, per poi
passare ad una maggiore dinamicità e velocità dell'esecuzione. In questo caso laddove per
esempio si avesse a che fare con persone relativamente poco allenate, può diventare utile
realizzare la prova ampliando la base d'appoggio e quindi ampliando il punto in cui il corpo viene a
contatto con il materassino, quindi magari appoggiando l'intera gamba. Può anche avvenire
invece, che si utilizzi un unico appoggio, quindi non vi sia un appoggio bipodalico, ma
monopodalico che rende il lavoro più complesso, perché si crea una situazione di instabilità, cui la
persona deve rispondere. Anche in questo caso è assolutamente importante coniugare lavoro
muscolare e lavoro di inspirazione ed espirazione quando viene realizzato il lavoro in
allungamento.

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S13/14
L'ultima postazione è dedicata ad
un altro esercizio in forma
dinamica, che richiede da parte
della persona un buon controllo
del corpo in volo, una buona
reattività del piede in appoggio
alla panca o al cassone, seconda
quale attrezzo andiamo ad
utilizzare. È un appoggio alternato
che ha una sua dimensione di
propulsione verso l’alto. E’ un
lavoro che abbina controllo del movimento, controllo del movimento in volo e dimensione
propulsiva data dal contatto del piede con l’ attrezzo.
Anche in questo caso il fatto di alternare il lavoro su un arto e il controlaterale, rende
l'esercitazione relativamente dinamica e meno impegnativa forse di altre, dall'altro bisogna in
qualche maniera poter contare su un buon controllo di questo compito.

S14/14
Abbiamo immaginato quindi un circuito dedicato alla forza veloce o alla velocità di esecuzione,
cercando di costruire una proposta che potesse favorire la presa di coscienza del movimento, una
ripetizione a velocità controllata e poi una ripetizione a velocità più elevata.
Il fatto di avere tre ripetizione di un giro completo del circuito, ci aiuta ad andare progressivamente
verso una maggiore velocità di esecuzione, verso una maggiore personalizzazione
dell'esercitazione.
In ogni caso è un'attività che richiede un elevato grado di attenzione e concentrazione da parte di
chi la pratica e quindi evidentemente anche una certa abitudine nell'operatore ad interagire con un
gruppo di persone. Come avete visto, la qualità del prodotto dipende proprio da elementi di
controllo nel movimento che indubbiamente possono essere possibili laddove vi sia una
concentrazione, un'attenzione, un rigore nell'eseguire queste esercitazioni particolarmente
importanti. Ecco quindi che possono essere l’espressione di un attività condotta con un gruppo di
persone o un po' di atleti e con le quali si abbia già una certa confidenza, si abbia un buon livello di
conoscenza, si abbia la possibilità quindi di interagire in maniera molto efficace.

L'ultima parte della nostra


proposta è dedicata ad un'attività
di defaticamento, in questo caso
più che in altri, è importante
riportare l'organismo e la persona
ad uno stato di quiete, di normalità
e non solo da un punto di vista di
risposte organico muscolari, ma
anche proprio di impegno.
Ecco quindi che vengono proposte
due attività, la prima è orientata a
g e n e r a r e u n l a v o r o fi s i c o
relativamente moderato, sia in
termini di velocità di esecuzione e quindi dell'intensità dell'esercizio stesso, alternato a fasi
addirittura di cammino. Cerchiamo quindi di riportare a condizioni di lavoro muscolare più blando,
che facilitino quindi l'instaurarsi di processi di recupero, di lavoro muscolare organico e che siano
assolutamente introduttive ad una fase successiva. Durante questa fase successiva, dobbiamo
dedicarci ad un lavoro di allungamento muscolare, soprattutto della muscolatura degli arti inferiori
e di quella che sostiene la colonna vertebrale.
Tenete presente che in quest’occasione ancora più che nelle precedenti, il nostro lavoro
antigravitario è stato di particolare rilevanza. Il fatto di allungare la catena cinetica posteriore o

51
anteriore infatti è funzionale ad un recupero di un lavoro muscolare, che sicuramente ha avuto un
impatto in termini di risposte del tessuto muscolare, assai diverso rispetto ai precedenti.
Sicuramente un lavoro muscolare che probabilmente lascerà quelli che chiamiamo anche i
cosiddetti DOMS, cioè quei dolori successivi all'esercizio fisico che sono generati da una piccola
infiammazione del tessuto muscolare. Questo genere di dolori sono proprio derivanti da un lavoro
antigravitario, da un lavoro eccentrico, da un lavoro in cui l’intensità dovuta anche alla contrazione
muscolare, diventa particolarmente rilevante.
Il lavoro di defaticamento, così come all'inizio il lavoro introduttivo, debbono in qualche maniera
preparare tessuti e processi organici alla migliore funzionalità proprio in occasione di proposte che,
come abbiamo visto, possono essere anche particolarmente impegnative ed intense.

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LEZIONE 9
PROPOSTA DI SEDUTA DI SOLLECITAZIONE DELLA RESISTENZA

S1/12
Il contributo odierno, realizza il termine del percorso condotto per identificare le caratteristiche
metodologiche, formative, organizzative dell’agire dell'operatore nel campo dell'esercizio fisico a
confronto con le esigenze dell'età evolutiva.
Abbiamo inquadrato questo lungo percorso, ponendo l'attenzione in particolare a due momenti; il
momento corrispondente all'incirca all'età della scuola primaria, quindi nell'età fra i 6 e gli 11 anni di
vita, e una seconda fase che corrisponde alla pre adolescenza e l'adolescenza. Attraverso una
serie di proposte siamo riusciti ad inquadrare e delineare gli indirizzi metodologici della
progettazione e della realizzazione di un esercizio adattato, a persone in un’età di grande
evoluzione non solo biologica, non solo strutturale ma anche psicologica, mentale, cognitiva.
Abbiamo visto quindi che all’evoluzione delle caratteristiche fisiologiche della persona, corrisponde
anche una maggiore capacità di erogare un movimento finalizzato, corrisponde anche la necessità
di sollecitare l'organismo, sollecitare l'apparato locomotore al fine di creare un importante bagaglio
di esperienze di movimento che va ad accompagnare questo ciclo evolutivo.
Completiamo la nostra ricognizione, dedicandoci in questo ultimo contributo alla capacità di
resistenza.

S2/12
La teniamo come ultimo atto della
nostra attività perché non rappresenta
prioritariamente obiettivo dell'età
evolutiva, dell'esercizio fisico in età
evolutiva, rispetto ad altri quali
potrebbero essere e la capacità di
controllare, adattare, trasformare il
movimento quindi ciò che noi più
globalmente inquadriamo come
coordinazione e la capacità di forza. La
capacità di forza è quella che piano
piano viene a svilupparsi non solo in
relazione proprio all'accrescimento e
allo sviluppo fisiologico, ma anche proprio alla capacità che la persona ha di produrre un
movimento, di produrre un movimento contro una resistenza esterna.
In quest'ultimo caso prendiamo in considerazione una capacità che ha da una parte un grosso
collegamento con processi energetici, metabolici, che vanno di fatto arricchendosi e completandosi
proprio nella parte terminale dell'età evolutiva, dall'altra è sostanzialmente correlata ad una
capacità mentale di riconoscere e sostenere lo sforzo fisico.
Questo aspetto risulta essere, soprattutto nel terzo millenio, elemento centrale perché la realtà
sociale all'interno della quale ci troviamo ad agire, di fatto richiede (nella vita quotidiana) una
percentuale, una dote di sforzo fisico più contenuta rispetto al passato.
Quindi è ormai un'evidenza che le persone abbiano di fatto meno opportunità di dover sollecitare il
proprio apparato locomotore, di sollecitare processi fisiologici per produrre compiti che in realtà
richiedono di essere protratti nel tempo, che richiedono di produrre movimenti in relazione a
traguardi che richiedono un impegno prolungato.
Di fatto dietro questa capacità dobbiamo immaginarci non solo il tipo, le caratteristiche
dell'esercizio fisico espressamente finalizzato alla resistenza, ma tutto il complesso delle attività
che fanno parte della vita della persona. Ci riferiamo dunque alla persona che impiega energie
quotidiane per produrre lavoro meccanico, per produrre movimento, ed è più orientata ad adattarsi
facilmente al protrarsi dello sforzo fisico, rispetto una persona che lo sia in maniera più contenuta.
Oggi quindi dobbiamo partire dall'idea di far sviluppare questa capacità come elemento che
completa, che integra ma che viene magari in una fase come questa, non al centro dell'attenzione,
proprio per evidenziare la capacità di rendimento che la “macchina umana” può avere.
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Ecco quindi che la persona deve imparare a riconoscere l'insorgere dell'affaticamento, l'insorgere
di uno sforzo fisico che provoca un aumento della ventilazione polmonare, che aumenta la
temperatura corporea, che induce l'apparato locomotore a trovare delle risposte di aggiustamento
già in fase acuta, rispetto alla sollecitazione che viene richiesta.

S3/12
Entriamo quindi un pochino di più
nel merito di questo tipo di
valutazione. Partiamo proprio dal
considerare quelle che possono
e s s e r e d e l l e d e fi n i z i o n i e
c l a s s i fi c a z i o n i i n r e l a z i o n e
all'elemento temporale, cioè il
protrarre a lungo un compito
motorio, protrarre a lungo un
compito che richiede un dispendio
energetico, che richiede un lavoro
muscolare, che richiede un
impegno attentivo che può andare dal massimale, al submassimale fino al moderato.
È normale quindi immaginare che tutto ciò che sia massimale abbia una breve durata, tutto ciò che
invece sia magari anche un'attività relativamente moderata, diventi di maggiore impegno
temporale, quindi di lunga durata.
Esistono delle classificazioni che sono, in qualche maniera, mutuate da modelli prestativi dello
sport, soprattutto l'atletica leggera; perché è proprio studiando queste caratteristiche funzionali,
che i fisiologi dello sport hanno potuto attribuire questo genere di classificazione.
Tutto ciò che appare durare più di 10 minuti deve rientrare in una dimensione di durata lunga, da
mettere in relazione all'intensità dell’esercizio. E’ probabile che oltre i 10 minuti, la massima
intensità dell'esercizio non possa essere più realizzabile; cioè non possa essere più il sistema
anaerobico lattacido a costituire metabolismo prevalente ma deve cominciare ad intervenire anche
un metabolismo che è quello aerobico. Il meccanismo aerobico è quello che di fatto integra e
consente il mantenimento di uno sforzo fisico che però comincia a decrementare rispetto all'ipotesi
di uno sforzo massimale/submassimale .
La relazione ancora una volta quindi passa attraverso quello che noi abbiamo identificato come un
carico fisico, cioè sostanzialmente nella relazione tra la quantità e l'intensità di uno sforzo.
Altre aggettivazioni che possono essere identificate ad accompagnare la parola resistenza ovvero
quest'idea di protrarre nel tempo uno sforzo fisico, vengono ricollegate per esempio a
caratteristiche di lavoro meccanico. Si parla quindi di resistenza alla forza e la si identifica
attraverso un lavoro muscolare che viene condotto e protratto nel tempo per vincere una
resistenza che sia resistenza esterna.
Ci sono altre modalità che ci consentono di parlare di resistenza aerobica o anaerobica a seconda
che sia prevalente un metabolismo energetico rispetto all'altro.
Si parla poi di resistenza muscolare o di resistenza organica, in relazione per esempio al tipo di
sollecitazione che più può avere come targhet le caratteristiche centrali, cioè per esempio il
sistema cardiovascolare piuttosto che quelle periferiche, cioè quelle del tessuto muscolare vero e
proprio.
Si parla ancora di resistenza specifica laddove si identifichi una prestazione che è finalizzata ad
attività di espressione corporea, a pratiche sportive, a pratiche lavorative che fatta di compiti
ricorrenti che la persona si trova ripetere più e più volte.
Normalmente questo tipo di capacità che la persona viene a sviluppare si evidenzia nel momento
in cui la persona stessa realizza la normale routine di lavoro meccanico, di pratica sportiva,
rilevandone un effetto di affaticamento più contenuto, rilevandone la possibilità di protrarre
ulteriormente degli sforzi che prima non sia in grado di sostenere.
Tipicamente nello sport, si immagina di essere in grado di riprodurre un certo tipo di prestazione, di
movimento, fino al termine per esempio di un incontro sportivo o di una prestazione, evidenziando
quindi la necessità di essere pronti non soltanto nell'avvio della prestazione stessa, ma anche al
termine.
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Più la prestazione si dilata in termini temporali e più è evidente che c'è la necessità di sostenere
l'attività che la persona conduce, con un tipo di esercitazione che abbia queste finalità.
Questo avviene, lo abbiamo anticipato prima, non solo attraverso quella che è l'attività che la
persona comunque conduce; quindi l'esercizio fisico specifico finalizzato espressamente ad un
certo tipo di compito, ma avviene anche espressamente sollecitando queste caratteristiche
organiche, muscolari e come abbiamo visto anche mentali e psicologiche.

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Questo tipo di sollecitazione può avere un
tipo di caratteristica assai eterogenea, perché
da una parte abbiamo attività che sono
espressamente correlate ad una durata, cioè
ad una dimensione in cui non vi siano
soluzione di continuità, in cui l'esercizio fisico
può avere una sorta di ritmo, avere
un'intensità che più o meno rimane costante,
oppure avere un ritmo variato in cui l'intensità
può avere un'evoluzione o un'involuzione, una
crescita o un abbassamento.
Queste sono attività che da una parte ci introducono alla maggior parte delle attività proposte per
l’esercizio fisico, soprattutto a livello salutistico, dall'altra ci introducono anche all'idea di un tipo di
esercizio che richiede molta partecipazione mentale, richiede una buona padronanza proprio della
pratica motoria, richiede anche un sostegno da parte dell'apparato locomotore che non è
trascurabile.
Queste riflessioni vanno fatte in relazione ad una valutazione; il primo passaggio di un esercizio
fisico viene interpretato in termini di durata, cioè di attività che possiamo protrarre. Ecco che capita
frequentemente di vedere nel tempo libero persone che si dedicano ad attività cicliche quali la
corsa, la bicicletta, la camminata.
Questo è un buon esercizio fisico, non è detto che sia la soluzione migliore in un'ipotesi di persone
che avvia un percorso di allenamento, proprio perché non è detto che la loro struttura sia
sufficientemente elastica e pronta a sopportare un certo numero di sollecitazioni.

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Ecco quindi che vale la pena
immaginare che esistano altre
soluzioni alternative in cui
all'attività, al lavoro meccanico,
si frappongano delle pause.
Queste pause consentono in
parte di abbassare l'intensità del
lavoro e quindi di ridurre la
frequenza cardiaca, consentono
quindi di contenere l’effetto
anche della ripetitività
dell'esercizio fisico. Dall'altra
parte, queste pause sollecitano in maniera differente anche i metabolismi energetici, quindi hanno
per esempio una maggiore efficacia in attività che diventano “resistenti” proprio al tipo di ripetitività
dell’esercizio. Quindi la persona abituata a ripetere costantemente la stessa routine di esercizio,
trova in modalità differenti, un enorme beneficio perché può stimolare in maniera assai diversa e
molto più proficua l'apparato locomotore ed il proprio organismo.
L'idea è quella che il vero e proprio allenamento non è dettato solo dall’attività intesa come il lavoro
meccanico, quindi come l'esercizio, ma anche dal periodo di intervallo tra un esercitazione e la
successiva, tra una ripetizione e la successiva.

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Altre opportunità ci vengono da un
esercizio che invece sia intermittente, che
è decisamente molto intenso e che
alterna appunto attività estremamente
intense, ad altre che sono relativamente
più blande.
In questo caso il tempo di lavoro è
relativamente breve, quindi da pochi a
qualche decina di secondi, e il tempo di
attività è più blando.
In questo modo con delle routine
relativamente brevi, si riesce a sollecitare molto il metabolismo energetico, si riesce ad avere una
risposta muscolare organica che richiede una grande efficienza. Questo tipo di attività completa,
arricchisce, integra molto bene un tipo di resistenza che va verso anche la specificità dell'esercizio
fisico sportivo, perché richiama proprio caratteristiche molto simili di tante attività sportive che
vengono definite intermittenti; cioè che alternano fasi di lavoro di grande intensità, a fasi
relativamente più lunghe e o pari al tempo di lavoro che invece sono dedicate al recupero.
Pensate al tennis, la fase di gioco deve avere una propria durata, la fase che intercorre per la
preparazione dello scambio successivo in realtà ha una durata simile, a volte addirittura ben
superiore.
Questo ci dà l'idea di come la persona si possa trovare in una sua esperienza di vita o in una sua
esperienza di attività finalizzata, di fronte a modalità diverse che richiedono sollecitazioni diverse
quindi anche esperienze molto diverse.

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L'ultimo passaggio che vi
vogliamo segnalare, ci
riconduce all'idea di attività che
vengano ripetute, che abbiano
come obiettivo la massima
intensità possibile e che hanno
come requisito essenziale il
ripristino dei substrati energetici
per la ripetizione successiva.
Quindi, in questo caso, il tempo
di recupero è particolarmente
importante perché deve
garantire di riprodurre la stessa
attività a condizioni di un reintegro complessivo dei substrati.
In questo caso parliamo di attività che sono molto impegnative per il nostro organismo; richiedono
un grande controllo motorio, sia in termini di padronanza dei compiti, sia di padronanza del lavoro
muscolare. E’ evidente quindi che possono essere attività prevalentemente orientate a chi ha già
un'esperienza di movimento particolarmente rilevante.
In realtà, molto spesso, anche nell'esercizio fisico salutistico, oggi vengono prodotte delle routine
simili a queste. Nascono dall'idea di spingere l’organismo a generare un'attività che è successiva
anche all'esercizio fisico stesso, cioè lo spingono ad avere necessità di utilizzare metabolismi
correlati a questo tipo di sforzo e che poi sostengono in quello che è il post esercizio, un'attività
metabolica ancora molto importante.

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Veniamo quindi ad identificare questa proposta di attività per l'età evolutiva, l'età dell'adolescenza.
Quali possono essere dei traguardi? Beh, intanto abituarsi a riconoscere la frequenza cardiaca
correlata alla propria attività, quindi sia in fasi che non sono di esercizio, sia in fasi di esercizio.

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Riconoscere la frequenza cardiaca ci dà
una misura abbastanza obiettiva di ciò che
stiamo facendo, di quella che è la nostra
risposta non solo all'esercizio fisico ma nel
complesso delle attività quotidiana.
Ci dà l'idea che si possa cominciare ad
apprezzare e riconoscere quello che è un
personale sforzo fisico, cui si può essere
maggiormente o meno abituati.
Terzo elemento non trascurabile è la
possibilità di identificare con certezza
quelle che siano delle variazioni in un ritmo
esecutivo, che portano ad avere delle risposte di movimento adesso correlate
È una seduta che ha una una dimensione standard di circa un'ora, in cui la parte introduttiva e
conclusiva hanno più o meno lo stesso peso fra di loro e complessivamente hanno lo stesso peso
rispetto una fase principale.
Quest'idea ci dà la dimensione dell'accessibilità, della sostenibilità di una proposta di questo tipo
che gradualmente introduce e ci porta ad una fase di steady state.

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Nella parte introduttiva la dinamicità è
un aspetto caratterizzante; non solo
perché vengono proposte delle attività
in cui noi cominciamo a muoverci
ciclicamente. All'inizio ci muoviamo con
moderazione e poi via via con dei
cambiamenti, di ritmo, di velocità, di
compito, per poi introdurre altre attività
che, sempre in forma dinamica, ci
consentono di gestire movimenti che
hanno grande ampiezza, fluidità e sono
relativamente orientati ad una
mobilizzazione degli arti superiori ed
inferiori.
Al termine di questa attività viene prodotta una valutazione della frequenza cardiaca. Cioè è un
primo momento in cui le persone possono sentire fino a che punto è cresciuta la loro frequenza
rispetto alla frequenza cardiaca a riposo.

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Nella frase principale vengono proposti
tre cicli di attività che sostanzialmente
sono tre ripetizioni per tre serie, quindi
complessivamente nove cicli in cui noi
proponiamo un'attività motoria che ha un
minuto di lavoro e un minuto di recupero.
Questo minuto di lavoro può essere
interpretato in vario modo, può essere
dedicato ad un'attività di corsa, può
essere dedicata all'esercizio fisico
muscolo-articolare. Per esempio l'immagine ci dà l'idea di un'attività che richiede piegamenti,
richiede rizzamento del corpo, richiede un salto verticale e che in qualche maniera ha un obiettivo
importante, che è quello di realizzare un movimento in forma controllata con un impegno fisico che
è via via crescente. In questo caso noi possiamo assolutamente gestire sia un'attività ciclica,
appunto quella che abbiamo interpretato attraverso una corsa per esempio, ma potrebbe essere
anche un lavoro con una bici stazionaria, e un'attività che sia magari non ciclica ma ripetuta in
forma seriale, come potrebbe essere quello di combinare una serie di compiti di movimento.
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La parte conclusiva deve essere
una parte in cui nuovamente
sollecitiamo l'organismo ma in
modo decrescente. Quindi
alterniamo fasi di corsa e fasi di
camminata proprio per ristabilire
innanzitutto una facilità, una
scioltezza del movimento,
dall’altra la riduzione di quello che
potrebbe essere la frequenza che
il cuore è venuta ad assumere.
L'ultimissima parte ci consente in
primis di decomprimere i dischi vertebrali, quindi allungare la colonna vertebrale, dall'altra
nuovamente riproporre una rilevazione della frequenza cardiaca.
Questo dovrebbe dare ancora una volta la dimensione a tutti i partecipanti di qual è il valore che
viene assunto in momenti diversi durante o al termine di attività, che possono essere più o meno
impegnative.

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In sintesi dobbiamo fare delle considerazioni. L’impegno principale che risiede in questa prima fase
della vita della persona, deve essere di orientamento, di educazione del movimento e di
educazione fisica, cioè di esercizio fisico che costruisce presupposti motori, cognitivi, fisiologici,
mentali, che poi vengano sviluppati possibilmente in tutto il percorso di vita e magari con un
impegno, con un'intensità che possa essere ancora più importante.
L'idea di sollecitare la resistenza passa ancora una volta attraverso due riflessioni, da una parte
come somma di tutte le sollecitazioni che fanno parte della vita della persona e dell'attività fisica
della persona stessa, dall’altra, intese come intervento specifico destinato a riconoscere e
valorizzare uno sforzo fisico che nel tempo venga protratto.
Questo tipo di gradualità sicuramente si sposa molto bene con le proposte di questo genere,
proprio in una popolazione come quella dell'età evolutiva che piano piano comincia a riconoscere
se stessa, riconoscere il proprio potenziale motorio, le proprie prestazioni fisiche ed è sicuramente
meglio assecondata attraverso un percorso metodologicamente più corretto.

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INDICE MODULO 2

LEZIONE 1 - Processo di allenamento in età EVOLUTIVA………………………………. pag 1


LEZIONE 2 - Analisi struttura della seduta in età evolutiva……………………………… pag 8
LEZIONE 3 - Proposta di seduta ad orientamento coordinativo………………………… pag 15
LEZIONE 4 - Realizzazione di una seduta per imparare a gestire il disequilibrio………… pag 22
LEZIONE 5 - Realizzazione di una seduta per imparare a orientarsi in situazioni
di pratica collettiva…………………………………………………………………… pag 28
LEZIONE 6 - Sedute per la sollecitazione della capacita di reazione e della rapidità
di traslocazione………………………………………………………………………… pag 33
LEZIONE 7 - Proposta di seduta per la sollecitazione della forza………………………….. pag 40
LEZIONE 8 - Proposta di seduta per la sollecitazione della forza veloce e della rapidità… pag 46
LEZIONE 9 - Proposta di seduta per la sollecitazione della DELLA RESISTENZA………. pag 53

Trascrizione effettuata da
Laura Coramusi - Stefania Golemme -
Federico Giovannetti - Germano Bacchetta - Marco Boni - Mauro Capogrosso
AA 2020

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