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Esame Diritto Pubblico 16/10/2020

Capitolo 1 Cos’è il diritto


Cos’è il diritto? Il diritto è una forma di organizzazione sociale. Il diritto è dunque, un insieme di
norme (normazione) che può esistere e funzionare solo se c'è un gruppo umano organizzato
(plurisoggettività), dotato di una organizzazione incaricata di produrre le regole e di farle rispettare
(istituzione).
Cosa sono le norme giuridiche? Le norme giuridiche nascono dall'organizzazione sociale e sono
forme di quest’ultima.
Cos’è la giuridicità? La giuridicità sta proprio nel fatto che le norme vengano rispettate, questo
significa che devono essere osservate anche se il singolo decidesse di non cooperare o le ritenesse,
soggettivamente, ingiuste o svantaggiose.
Diritto oggettivo e soggettivo? Il diritto oggettivo rappresenta tutte quelle norme che devono essere
rispettate in una comunità mentre il diritto soggettivo rappresenta una sfera di pretese e di facoltà che
il soggetto può vantare nei confronti di tutti gli altri o di alcuni. Tra diritto oggettivo e soggettivo
esiste uno stretto legame, come sostengono alcuni: i diritti soggettivi esistono solo in quanto c'è una
norma e quindi il diritto oggettivo che li riconosce.
Positivismo giuridico e Giusnaturalismo? Secondo il positivismo giuridico non esiste altro diritto
oggettivo che quello posto da chi ne ha autorità, e i diritti soggettivi sono soltanto quelli qualificati
come tali dal diritto oggettivo. Dunque i diritti soggettivi sono meri riflessi del diritto. Il
Giusnaturalismo invece, è una corrente di pensiero secondo la quale il diritto non è riducibile alle sole
leggi umane, poiché è legato alla stessa natura e/o ragione dell’uomo.
Cos’è il diritto pubblico? Il diritto pubblico è quell'insieme di norme che ha per oggetto l'ordinamento
giuridico dello Stato, si tratta pertanto di quell'insieme di norme che in qualche modo riguarda la sfera
della collettività. Al diritto pubblico appartengono dunque: le norme che definiscono chi sono i
soggetti dello Stato, le norme sull'organizzazione dello Stato, le norme sui rapporti tra lo Stato e i
cittadini, le norme sulla produzione del diritto e le norme sui rapporti dello Stato con gli altri
ordinamenti giuridici.
Cos’è il diritto costituzionale? Il diritto costituzionale rappresenta l'insieme di norme che sono
contenute nella fonte denominata Costituzione in particolare, su quelle relative all'organizzazione
dello Stato e alle fonti del diritto.
Capitolo 2 Lo Stato e le sue forme
Cos’è lo Stato? Lo Stato è un ordinamento giuridico a fini generali, esercitante il potere sovrano su un
dato territorio, cui sono subordinati in modo necessario i soggetti ad esso appartenenti. Secondo il
sociologo ed economista Max Webber, lo Stato rappresenta una particolare forma storica di
organizzazione del potere politico nata in Europa tra il XV e il XVII secolo, che si caratterizza perché
esercita il monopolio della forza legittima su di un territorio su cui vive una popolazione e che si
avvale di propri apparati amministrativi.
Le forme dello Stato? Dell'espressione forma di Stato è possibile dare due distinte definizioni. Una
prima definizione più giuridica, definisce la forma di Stato come il modo attraverso il quale la
sovranità si distribuisce personalmente e territorialmente, quindi sul popolo e sul territorio. Secondo
invece la prospettiva storica, la forma di Stato può essere individuata in relazione ai rapporti che
esistono tra autorità e libertà, tra chi detiene il potere e chi è soggetto a quel potere, tra governanti e
governati, considerando dunque l'insieme degli obiettivi impresse all'ordinamento statale dalle forze
politiche dominanti, fini che solitamente sono scritti nelle costituzioni.
Stato autoritario: Nello Stato autoritario la sovranità è concentrata in un unico soggetto sia esso un
partito oppure un'unica persona fisica.

Stato democratico: Nello Stato democratico la sovranità è distribuita su tutto il popolo. Questa forma
di Stato è delineata infatti, dall’attuale Costituzione italiano secondo la quale la sovranità appartiene
al popolo ( art.1, comma 2).
Stato federale: lo Stato federale è quella forma di Stato in cui la sovranità è distribuita sul territorio
cioè tra due livelli territoriali diversi: la federazione ehi singoli Stati membri.
Stato unitario: È una forma di Stato nella quale la sovranità non è distribuita sul territorio ma spetta un
unico livello di governo, lo Stato centrale. L’art. 5 della Costituzione italiana esprime proprio tale
forma di Stato: "la Repubblica, una e indivisibile”.
Ordinamento feudale o patrimoniale: lo Stato moderno nasce tra il XV e il XVII secolo in Europa in
un contesto nel quale il potere era organizzato secondo gli assetti dell'ordinamento che viene definito
feudale o patrimoniale. Tale ordinamento fa riferimento alla rete di rapporti privatistici che lo
reggevano, in cui popolo e territorio erano parte del patrimonio personale del re, e all'assenza di
distribuzione tra diritto pubblico e privato.
Stato assoluto: lo stato assoluto si caratterizzava per la concentrazione del potere nelle mani del
sovrano assoluto e dei suoi apparati amministrativi.e la legittimazione del potere era chiaramente di
tipo trascendente E dinamico: il sovrano era tale perché è figlio del precedente sovrano e in ultimo per
volere divino. Infatti, lo Stato assoluto perseguiva essenzialmente l'affermazione della propria
potenza, ovvero della propria sovranità, esterna ed interna. Lo Stato assoluto viene definito anche
come Stato per ceti, in quanto spesso continuavano ad esistere le strutture sociali dell'ordinamento
feudale. Nasce lo stato di polizia.
Stato liberale di diritto: in Europa lo Stato liberale di diritto nasce con la rivoluzione francese, nel
1780 nove. Tale forma di Stato aveva come finalità la garanzia dei diritti individuali, che si riteneva
dovessero essere tutelati nei confronti delle ingerenze del monarca assoluto e, in definitiva, nei
confronti dello Stato stesso. E alla base dello Stato liberale vi era l'idea secondo la quale l'individuo È
titolare di diritti naturali che lo Stato deve garantire rispetto al potere pubblico. Lo Stato liberale era
funzionale alle esigenze della borghesia, al punto che è stato definito Stato monoclasse. Questo non
significa che esistesse una sola classe sociale, ma anche una sola classe sociale era politicamente
attiva, ovvero capace di imprimere allo Stato le sue finalità. Gli istituti giuridici dei quali si serviva lo
Stato liberale erano: il principio di legalità, la nozione moderna di costituzione, il principio della
separazione dei poteri.
1. Il principio di legalità e il ruolo della legge (rule of law): secondo il principio di legalità, ogni
atto dei pubblici poteri deve trovare fondamento e limiti in una norma giuridica previamente
adottata. Infatti la legittimazione del potere e di tipo legale-razionale: i titolari del potere sono tali
perché c'è una norma che lo attribuisce loro e lo esercitano nel rispetto del diritto.
2. la nozione moderna di costituzione: È un atto giuridico vincolante per tutti soggetti
dell'ordinamento, che serve a garantire i diritti e costituisce il fondamento di tutti i poteri. Inoltre
il potere costituente è il potere che pone la costituzione, cioè l'atto sul quale si fondano tutti i
poteri costituiti.
3. il principio della separazione dei poteri: secondo tale principio le diverse funzioni dello Stato,
legislativa, esecutiva e giurisdizionale devono essere conferite a organi o gruppi di organi diversi.
Montesquieu e Locke ritenevano che fosse fondamentale dividere e limitare il potere per garantire
i diritti individuali. Lo Stato liberale individuava tre funzioni pubbliche che, nello stato assoluto,
erano concentrate nelle mani del sovrano:
• La funzione legislativa era l'attività volta a predisporre norme giuridiche generali e astratte ed era
attribuita al parlamento.

• La funzione esecutiva consisteva nell'applicazione della legge generale e astratta.nello Stato


liberale di diritto tale funzione era attribuita al governo
• La funzione giurisdizionale consisteva nell'applicazione della legge ma con esclusivo riferimento
alle controversie.essa era svolta dalla magistratura che nello Stato liberale di diritto non riuscì mai
ad affrancarsi pienamente dal potere esecutivo.
Stato autoritario: lo Stato autoritario è una forma di Stato che rifiuta i caratteri propri dello Stato
liberale di diritto e recupera alcuni aspetti dello stato assoluto, come la concentrazione dei poteri o
l'interventismo nella sfera economica. La legittimazione del potere di tipo carismatico e non esiste la
separazione dei poteri che sono concentrati appunto in un unico soggetto.
Stato totalitario: nello Stato totalitario i caratteri dello Stato autoritario sono ancora più accentuati
assumendo il volto di una ideologia tutta lì Zante pervasiva di ogni aspetto del vivere sociale. Un
esempio noto di Stato totalitario fu la Germania nazista.
Stato contemporaneo: Lo Stato contemporaneo è una forma di Stato nella quale la finalità principale
perseguita dei pubblici poteri e il mantenimento dell'unità in contesto pluralista. Per fare ciò si
sottopone il potere delle masse aggiornante e politiche alla costituzione e si promuove la coesione
sociale attraverso il perseguimento dell'uguaglianza sostanziale. Tale forma di Stato in molti paesi si è
sviluppata come una conseguenza dell'evoluzione dello Stato liberale di diritto. Questa trasformazione
ad esempio, avviene negli Stati Uniti tra le due guerre mondiali, attraverso l'introduzione di nuove
politiche sociali (note sotto il nome di new deal). La diffusione di questa forma di Stato è venuta
attraverso vari cicli costituzionali. Per ciclo costituzionale si intende un periodo storico caratterizzato
dalla produzione di costituzioni che presentano caratteri simili. Ad esempio la Costituzione italiana
appartiene al ciclo costituzionale immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale insieme
alla Costituzione giapponese del 1946, alla Costituzione francese del 1946 e alla Costituzione tedesca
del 1949.
Stato pluralista: Con l'espressione Stato pluralista si fa riferimento all'elemento plurisoggettività
dell'ordinamento giuridico statale, per evidenziare che esistono e sono politicamente attivi, soggetti o
gruppi di soggetti profondamente diversi tra loro e che questa loro diversa soggettività è riconosciuta
dall’ordinamento. La costituzione italiana esprime il suo carattere pluralista in vari articoli, a partire
dal fondamentale articolo due, secondo il quale la personalità dell'uomo si sviluppa nelle formazioni
sociali delle quali fa parte.
Stato democratico: lo stato democratico è quella forma di Stato nella quale esiste una tendenziale
corrispondenza tra governanti e governati. L’art. 1 comma 2 della Costituzione italiana afferma infatti,
che la sovranità appartiene al popolo. Inoltre il tipo di separazione dei poteri che più interessa nello
Stato democratico è una bipartizione, che distingue il circuito della decisione politica, dove le
maggioranze decidono, da quello delle garanzie, che è sottratto alle maggioranze.
Caratteristiche necessarie dello Stato democratico:
1. Principio di maggioranza. Nello Stato democratico si adottano soltanto le decisioni che
dispongono del consenso della maggioranza dei soggetti politicamente attivi.
2. È garantito il rispetto delle minoranze.
3. È necessaria la garanzia di tutti diritti politici, della libertà di riunione, di associazione e di
espressione. Inoltre, deve sussistere una possibilità per gruppi politici diversi di concorrere
liberamente per il governo del paese e ciò implica libere elezioni.
4. Le decisioni delle maggioranze vanno adottate ed eseguite sotto il controllo delle minoranze.

5. Stato costituzionale: È una forma di Stato caratterizzata da una costituzione rigida. La


costituzione rigida si pone al vertice del sistema delle fonti. Quest’ultima riesce a prevalere sulla
legge grazie alla presenza di due garanzie:
A. La giustizia costituzionale, cioè un istituto che consente di eliminare le leggi contrarie alla
costituzione.
B. Un procedimento ‘aggravato’ di revisione costituzionale, diverso da quello legislativo, che
richiede per modificare la costituzione, maggioranze più ampie di quelle che possono approvare
una legge.
La rigidità della Costituzione e le sue garanzie:
1. La costituzione rigida istituisce un sistema di controllo della costituzionalità delle leggi. Essa
sottopone la legge al controllo dei giudici, in questo modo la costituzione riesce ad imporsi sulla
legge.
2. La seconda garanzia della rigidità della costituzione consiste nella previsione, da parte della
costituzione medesima, di procedure per la propria modifica diverse dal procedimento legislativo
ordinario. Infatti per modificare la costituzione sono necessari maggioranze più ampie della
maggioranza politica del momento, ovvero della maggioranza di governo
Stato sociale: lo Stato sociale è quella forma di Stato che ha come fine l'uguaglianza sostanziale.
Uguaglianza sostanziale significa uguaglianza di risultato e consiste nella rimozione delle differenze
che ostacolano il raggiungimento dell'uguaglianza formale, ovvero che tutti i soggetti sono uguali
davanti alla legge e debbono essere trattati allo stesso modo.
Stato regionale in Italia: lo Stato regionale, mirava a far fronte alle differenze geografiche ed
economiche esistenti tra le varie parti del paese, e a rispondere a concrete richieste di autonomia
proveniente da alcune aree insulari o di confine, ove si erano insediati governi autonomi ancor prima
dell'approvazione della costituzione. L’Art. 5 stabilisce che la Repubblica "riconosce e promuove le
autonomie locali”. La costituzione prevede due tipi di regioni, quella speciale e quella statuto
ordinario, occupandosi direttamente soltanto delle competenze di quest'ultime, mentre le regioni
speciali sono previste le leggi costituzionali che ne definiscono l'autonomia in termini più ampi. Con
la legge cost. n. 1 del 1999 è stata riconosciuta alle regioni piena autonomia statutaria, anche per
quanto attiene alla forma di governo, attraverso la sottrazione degli statuti all'approvazione
parlamentare. Con la legge cost. n. 3 del 2001 È stato ribaltato il criterio di riparto delle competenze
legislative, introducendo un elenco di materie di competenza esclusiva dello Stato centrale e affidando
alle regioni le competenze residue. Le funzioni amministrative sulla base del principio di
sussidiarietà, sono attribuite in primo luogo ai comuni, che hanno un ruolo importante nello Stato
decentrato italiano. Autonomia finanziaria delle regioni è sulla carta accresciuta, che va sotto il nome
di federalismo fiscale. La corte costituzionale, ha cercato di delimitare il potere dello Stato centrale
applicando il principio di leale collaborazione, in base al quale quando lo Stato interviene in materie
che interferiscono con le competenze regionali, deve farlo assicurando che le regioni sono coinvolte
in tali decisioni. La sede principale in cui avvengono queste negoziazioni tra lo Stato e le regioni e la
conferenza Stato-regioni ovvero, quando sono coinvolti anche i comuni e le province, la conferenza
unificata Stato-regioni-autonomie locali

Capitolo 3 Ordinamenti internazionali e sovranazionali


Ordine internazionale: inteso come insieme di attività, strumenti e comportamenti che regolano i
rapporti tra Stati.

Ordinamento internazionale: inteso come ordinamento giuridico il cui elemento plurisoggettività è


rappresentato dagli Stati.
ONU: 1945. L’ONU è uno dei paradigmi di un nuovo ordine internazionale garantito da un
ordinamento internazionale basato sulla individuazione di stabili rapporti tra Stati fondati sul diritto
internazionale pattizio. Ovvero su trattati internazionali che vincolano gli Stati verso interessi e
obiettivi comuni, che possono andare dalla sicurezza militare a condizioni più vantaggiose di scambio
economico, dalla tutela dell'ambiente alla regolazione delle transizioni finanziarie. Basti pensare che
l’UNICEF, la FAO, l’ICCP, l’UNHCR, l’UNESCO e la WHO sono enti istituiti dall’ONU.
Organizzazione e funzionamento:
• Dal momento che tutti gli Stati appartengono a tale organizzazione, sussiste una profonda disparità.
Infatti, ogni stato membro è rappresentato nell'Assemblea generale, una sorta di riunione plenaria
che viene convocata regolarmente per discutere le linee generali di indirizzo. Il frutto principale di
tali riunioni è l'approvazione di raccomandazioni.
• Nel Consiglio di sicurezza, che è l'organo esecutivo, si sono invece solo 15 Stati membri di cui
cinque (Cina, Francia, federazione russa, regno unito e Stati Uniti) a titolo permanente e con diritto
di veto, mentre gli altri 10 vengono eletti dall'assemblea con mandato biennale.tale disparità a
ragioni prettamente storiche che risalgono ai delicati equilibri successivi alla seconda guerra
mondiale. Al consiglio spetta porre in essere le attività necessarie per mantenere la pace e la
sicurezza internazionali, compresa l'organizzazione di missioni di pace, l'invio dei propri
contingenti per il mantenimento dell'ordine nei paesi teatri di conflitto, imposizione di sanzioni
economiche e, in extremis, le azioni militari collettive.
• Il Consiglio economico e sociale è invece l'organo che coordina l'attività economica e sociale
dell'ONU e delle sue agenzie che si occupano di questioni economiche e sociali. Esso è composto
da 54 Stati membri eletti dall'assemblea con un mandato triennale.
• Il Segretario è l'organismo che quotidianamente, si occupa di far funzionare la macchina dell'ONU.
Al vertice vi è il Segretario generale, che rappresenta l'intera organizzazione.
• La Corte internazionale di giustizia è l'organo arbitrale dell'ONU.i 15 giudici che vi siedono, eletti
dall'assemblea generale e dal consiglio di sicurezza, deliberano sulle controversie fra Stati in base
alla volontaria sottoposizione delle parti al loro giudizio
• La Banca mondiale, nata con lo scopo di contribuire alla ripresa del sistema produttivo dopo la
seconda guerra mondiale, oggi nella direzione di aiutare i paesi emergenti.
• Il fondo monetario FMI all'obiettivo di promuovere la cooperazione monetaria internazionale e la
stabilizzazione dei cambi. Al centro della sua attività si trova oggi la concessione di prestiti agli
Stati in caso di squilibrio della bilancia dei pagamenti, nonché la ristrutturazione del debito estero
degli Stati.
• Attualmente, 123 paesi hanno aderito alla corte penale internazionale che accoglie all'Aja i giudizi
adesso sottoposti dei governi firmatari era il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Essa può
anche agire d'ufficio per processare singoli individui imputati di crimini ed eventualmente
condannarli fino alla detenzione.
• L'Organizzazione mondiale del commercio fu istituita nel 1995 sulla base del preesistente
accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio che, a partire dal 1947, aveva gettato le basi
per la liberalizzazione degli scambi commerciali internazionali, rappresenta l'ordinamento giuridico
del commercio internazionale.
• L'Organizzazione per la cooperazione lo sviluppo economico (OCSE) fu istituita nel 1960,
comprendeva 18 paesi europei mentre io oggi ha 36 membri sparsi per tutto il mondo, che spaziano

da paesi sviluppati a quelli emergenti. Gli obiettivi dell'OCSE consistono nella promozione di più
alti livelli di crescita economica alla luce del concetto di sviluppo sostenibile, di occupazione, di
tenore di vita, favorendo gli investimenti e la competitività e mantenendo la stabilità finanziaria.
Questi obiettivi vengono perseguiti attraverso varie attività quali l'individuazione di principi
comuni, la predisposizione di intese con valore vincolante e di Convenzioni.
Organizzazioni internazionali: le organizzazioni internazionali si dividono in due categorie: quelle a
carattere mondiale, a cui tendenzialmente appartengono tutti gli Stati, prescindere dalla loro
collocazione geografica e quelle a carattere regionale, delle quali fanno parte Stati che appartengono
a una medesima aria. Entrambe le categorie sono accomunate dal fatto che si tratta di enti dotati di
personalità giuridica, creati dagli Stati stessi tramite accordi di diritto internazionale, i quali ne
prevedono, accanto alle funzioni e alle obiettivi, anche gli organi. È possibile affermare, che gli
strumenti di diritto internazionale come trattati e istituzioni da un lato comprimono la sovranità degli
Stati, ma dall'altro necessariamente la presuppongono. Gli Stati infatti, sono sovrani nella scelta di
aderire o meno di questi strumenti internazionali, essi limitano volontariamente la loro sovranità.
Organizzazioni regionali: le organizzazioni internazionali a carattere regionale riuniscono sotto
obiettivi comuni, Stati che appartengono a una medesima area geografica. Il Mercosur E
l'organizzazione del mercato comune del sud America istituita nel 1991, esso ha già raggiunto
l'eliminazione dei dazi doganali interni è una tariffa doganale comune verso i paesi terzi. La
Caribbean Community consente l'integrazione dei mercati nei paesi caraibici; la Comunità Andina ha
l’obbiettivo di una progressiva integrazione economica e politica della Bolivia, Colombia, Ecuador e
Perù. L'associazione delle nazioni del sud-est asiatico invece è un'organizzazione internazionale con
lo scopo di una maggiore integrazione politica economica tra gli Stati aderenti. Tra Canada, Stati
Uniti e Messico vige invece un trattato di libero scambio commerciale NAFTA, ispirato al modello
del mercato unico europeo per quanto riguarda l'eliminazione delle barriere doganali.
Unione europea: L'Unione Europea può essere qualificata come un ordinamento sovranazionale, in
quanto la cooperazione tra gli Stati membri avviene ad un livello più stretto e meno occasionale di
quanto accada con i normali strumenti di diritto internazionale. Dopo la seconda guerra mondiale, nel
1951, sei paesi europei diedero vita alla comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA) che
aveva l'obiettivo di mettere in comune la produzione del carbone dell'acciaio, ponendola sotto il
controllo di un'alta autorità comune. Hanno fatto seguito, nel 1957, il trattato istitutivo della
Comunità economica europea (CEE), noto anche come trattato di Roma e il trattato istitutivo della
comunità europea per l'energia atomica (EURATOM). Nel 1999 è stata proclamata, anche unaCarta
dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, che è dotata di caratteri peculiari in ragione del suo
contenuto di impronta tipicamente costituzionale. Infatti, i principi e diritti enunciati nella carta,
intersecano in larga misura i principi diritti garantiti dalla Costituzione italiana e dalle altre
Costituzioni nazionali degli Stati membri. Per effetto del Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel
2009, le norme sull'Unione Europea sono oggi distribuite in due diversi atti: il Trattato dell'Unione
Europea (TUE) che stabilisce i principi e le norme fondamentali e il Trattato sul funzionamento
dell'Unione Europea (TFUE) che contiene le regole di funzionamento dei vari organi. L'unione
europea agisce, nella maggior parte degli ambiti di competenza dell'unione, secondo il metodo
comunitario: vale a dire che le decisioni vengono assunte non all’unanimità degli Stati membri, come
tipico del diritto internazionale, ma non maggioranze variamente modulate.
Brexit: il regno unito non è più uno Stato membro dell'Unione Europea a partire dal 31 gennaio 2020,
quando entrato in vigore il trattato che regola il recesso del paese dall’UE. Il processo di uscita del
regno unito dall'Unione Europea aveva preso avvio nel 2016, con un referendum consultivo mediante
il quale i cittadini britannici si erano espressi con una maggioranza del 51,9% dei votanti a favore
della Brexit.

Gli organi dell’UE:


A. Il Consiglio europeo riunisce i capi di Stato o di governo, a seconda della forma di governo dei
diversi paesi, che assistiti dai ministri degli esteri e da un membro della commissione, decidono
periodicamente le linee di indirizzo delle politiche europee. In breve il consiglio, e quello che
definisce gli orientamenti e le priorità politiche e generali dell’Unione. No potere esecutivo e
legis
B. Il Consiglio dell'Unione Europea, dove siedono i ministri degli Stati membri, approva la
legislazione europea, insieme con il parlamento, coordina le politiche economiche degli Stati
membri, firma accordi tra l'unione e paesi terzi, approva il bilancio dell'unione, elabora la politica
estera a e di difesa dell'unione e coordina la cooperazione tra i tribunali e le forze di polizia
nazionale dei paesi membri. In parte potere esecutivo, in parte legislativo.
C. Il Parlamento è l'unica istituzione direttamente rappresentativa dei cittadini europei. Esso è
infatti composto da membri eletti a suffragio universale e diretto dai popoli degli Stati membri per
un mandato quinquennale. Ha il potere di sfiduciare la commissione. Il suo ruolo principale è di
adottare il bilancio, insieme al consiglio dell’UE, e di esercitare funzioni di controllo sulle altre
istituzioni europee.
D. La Commissione è composta da un commissario per ogni Stato, tuttavia i membri non
rappresentano gli interessi dello Stato di provenienza ma rappresentano l'interesse generale
dell’Unione. Essa ha potere di esecutivo, gestisce il bilancio dell'unione, rappresenta quest'ultima
a livello internazionale, vigila sull'applicazione del diritto europeo insieme la corte di giustizia e
quotidianamente attua le politiche dell'unione attraverso le sue direzioni generali.
E. La Corte di giustizia è l'organo incaricato di interpretare il diritto dell'unione in maniera tale che
la sua interpretazione nei paesi membri sia uniforme e ha anche funzioni di risoluzione delle
controversie tra i governi degli Stati dell'unione e le sue istituzioni. Essa è costituita da un giudice
per ciascuno Stato membro e si avvale di 11 avvocati generali che preparano le cause sottoposte
poi al giudizio della Corte.
F. La Banca centrale europea e l'istituzione competente a garantire, attraverso la politica monetaria
europea, la stabilità dei prezzi e del valore dell'euro.le sue competenze sono particolarmente
rilevanti per i paesi dell’Eurozona, cioè quelli che hanno adottato l'euro come moneta.
G. La Corte dei conti europea verifica la regolarità dei bilanci dell’unione.
Consiglio d’Europa: nell'immediato secondo dopo guerra si formò il consiglio d'Europa
un'organizzazione a carattere regionale che aveva lo scopo di attuare un'unione più stretta fra i paesi
membri per tutelare e promuovere gli ideali e i principi condivisi e per favorire il progresso
economico e sociale mediante, il sostegno a un'azione coordinata il campo economico, sociale
culturale e lo sviluppo dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Al giorno d'oggi il consiglio è
composto da 47 Stati.i suoi organi principali sono il comitato dei ministri, che rappresenta l'organo
decisionale ed è composto dai ministri degli esteri degli Stati membri; l'assemblea parlamentare, che
riunisce rappresentanti di tutti gli Stati designati dai parla menti nazionali, la corte europea dei diritti
dell'uomo, il congresso dei poteri locali e regionali, che ha il compito di garantire una sede
privilegiata di confronto tra le regioni e i comuni d'Europa, il commissario per i diritti umani il
segretario generale che è responsabile delle attività del consiglio d’Europa.

CEDU: il principale strumento operativo del consiglio d’Europa, è la Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa è il primo strumento di diritto
internazionale che consente anche ai singoli individui di fare ricorso contro uno Stato firmatario per
violazione dei diritti in essa codificati. Competente a giudicare è la corte europea dei diritti dell'uomo,

che ha la legittimazione a condannare lo Stato responsabile al ripristino della situazione anteriore alla
violazione o alla equa soddisfazione se non è possibile rimuovere le conseguenze della violazione. La
corte europea dei diritti dell'uomo è uno dei principali protagonisti di quella branca del diritto
internazionale che si occupa della salvaguardia dei diritti umani.
Globalizzazione: La globalizzazione è un complesso fenomeno che potrebbe essere definito come
l'intensificazione di relazioni economiche sociali mondiali che collegano tra loro località molto
lontani, facendo sì che gli eventi locali vengono modellati da eventi che si verificano a migliaia di
chilometri e viceversa. Nella sua dimensione più prettamente economica, la globalizzazione descrive
l'interconnessione sempre più stretta tra i fattori della produzione su scala mondiale, che si realizza
prima di tutto attraverso lo scambio di beni e servizi all'interno di mercati strettamente interconnessi.
Capitolo 4 Le fonti del diritto
Fonti del diritto: Le fonti del diritto o fonti normative sono quei ‘meccanismi’ che pongono in essere
regole giuridiche.
Fonti di produzione: Le fonti di produzione giuridica, sono fonti che pongono in essere nuove regole
di comportamento o regole di organizzazione che tutti debbono osservare.
Fonti sulla produzione: Le fonti sulla produzione giuridica, sono i meccanismi (organi e procedure)
attraverso i quali si producono le fonti di produzione.
• ES: Mentre una fonte di produzione è la legge che obbliga tutti a pagare una certa imposta, la fonte
sulla produzione è quella che prevede come debba essere approvata quella legge (con chi è
procedura, quali maggioranze, controlli).
Fonti di cognizione: Le fonti di cognizione rappresentano tutti quei supporti, di solito scritti,
attraverso i quali si rendono conoscibili le fonti di produzione. Dunque, le fonti di cognizione sono
strumenti volti a dare pubblicità agli atti normativi in modo che tutti li possono conoscere. Queste
fonti possono essere distinte in fonti di cognizione ufficiali e non ufficiali. Le prime sono quelle sulle
quali la pubblicizzazione è prevista e disciplinata da fonti normative mentre, fonti di cognizione non
ufficiali sono tutte le altre.
Antinomie: contraddizioni normative.
La scienza giuridica ha elaborato alcuni criteri per risolvere le antinomie normative:
A. In base al criterio della gerarchia, nel conflitto tra le regole poste da due fonti, prevale la regola
posta dalla fonte superiore. Il criterio gerarchico presuppone un ordinamento a gradi delle fonti
normative, cioè presuppone che sia possibile identificare fonti superiori e fonti inferiori in una
scala basata Sulla diversa forza degli atti normativi. Per forza di un atto normativo si intende la
sua capacità di produrre nuovo diritto, di innovare l'ordinamento giuridico creando nuove regole
(forza attiva), nonché la capacità di resistere all'innovazione portata da un atto diverso (forza
passiva).
B. Secondo il criterio della competenza, nel conflitto tra le regole poste da due fonti prevale la
regola posta dalla fonte competente. Tale criterio si applica quando una fonte superiore attribuisce
una fonte di produzione che hanno determinate caratteristiche, e solo adesso e, la possibilità di
disciplinare certe materie.
C. Secondo il criterio cronologico, nel conflitto tra le regole poste da due fonti (di uguale grado
gerarchico ed entrambe competenti), prevale la regola più recente. L'unico fattore che deve essere
presupposto in questo caso è il decorso del tempo. Il principio cronologico afferma che se due
regole pongono tra loro contenuti totalmente o parzialmente contraddittori andrà applicata quella
successiva.

Annullamento: l'annullamento è l'istituto giuridico attraverso il quale un atto invalido viene eliminato
dal sistema normativo. L'atto viene eliminato retroattivamente, fin dal momento in cui si è creata la
antinomia, per cui gli effetti giuridici eventualmente prodotti vengono meno, con il loro limite dei
rapporti esauriti, che non vengono rimessi in discussione. Con tale espressione ci si riferisce a quei
rapporti giuridici che sono divenuti definitivi, perché sia stata pronunciata una sentenza passata in
giudicato oppure siano decorsi termini di prescrizione o decadenza per poter promuovere un giudizio.
Abrogazione: si chiama abrogazione effetto che una norma successiva produce nei confronti di quella
precedente, e cioè il fenomeno per cui la norma successiva elimina temporaneamente la sfera di
applicazione di quella precedente, purché esse siano sullo stesso grado gerarchico ed entrambe
competenti. Si possono distinguere varie modalità in cui avviene l'abrogazione. Essa può essere 1)
espressa, quando il legislatore elenca esplicitamente le disposizioni abrogate; 2) tacita, nel caso in
cui l'abrogazione derivi da una incompatibilità tra le nuove norme e quelle precedenti; 3) implicita,
quando il nuovo atto normativo disciplina completamente la materia già disciplinata dall'atto
normativo precedente.
Deroga: la deroga è quell'istituto attraverso il quale si risolve una antinomia tra norme giuridiche
diverse sul piano della generalità; la generalità di una norma e la sua maggiore o minore attitudine ad
applicarsi ai comportamenti ovvero alle condotte prese in considerazione.
In che modo le fonti producono le regole?
• Fonti atto: Per fonti atto si intendono quelle fonti di produzione del diritto che sono il risultato di
procedimenti finalizzati a produrre norme giuridiche. Sono fonti atto gli atti normativi, ovverosia le
leggi, i trattati, i decreti, i regolamenti e tutti gli atti che esprimono una manifestazione di volontà,
provati da organi collegiali (il parlamento o il governo) oppure monocratici (il presidente della
Repubblica, il presidente del consiglio) in grado di produrre regole giuridiche. Un dato che
caratterizza i sistemi normativi contemporanei e che la gran parte delle norme giuridiche è prodotta
da fonti atto, anche se a riguardo vanno distinti sistemi giuridici di common law da quelli di civil
law.
• Fonti fatto: le fonti fatto sono fatti normativi, in cui le regole non nascono dalla volontà espressa di
regolare in un certo modo i comportamenti bensì da accadimenti esterni rispetto alla volontà.
L'esempio più noto di fatto normativo è la consuetudine, in cui la norma giuridica nasce dalla
ripetizione costante nel tempo di un determinato comportamento da parte di una generalità di
soggetti che lo ritengono obbligatorio sul piano giuridico.
Common law: si è sviluppato in Inghilterra a partire dalla conquista normanna 1066 per poi
diffondersi a tutti gli ordinamenti di matrice britannica, Stati Uniti compresi. In questo sistema il
diritto consuetudinario riveste un ampio spazio, accanto a quello di matrice giurisprudenziale,
costituito dalle pronunce dei giudici (dette ‘precedenti giudiziari’), mentre le fonti atto vere proprie
hanno soltanto una funzione derogatorie rispetto al complesso di regole derivanti dall'insieme dei
precedenti.
Civil law: È il sistema giuridico proprio dell'Europa continentale, diffuso poi ad altre aree del mondo.
Infatti la maggior parte del diritto, in questo sistema, è prodotta da fonti atto e ha alla base la
codificazione. L'Italia appartiene alla famiglia degli ordinamenti di civil law.
Norma: il termine norma indica il significato dell'atto, la regola giuridica che poi si utilizza per
decidere come ci si comporta.
Interpretazione giuridica: si chiama interpretazione giuridica, l'attività che consente di cogliere il
significato (norma) di una formulazione normativa (disposizione).
Disposizione: il termine disposizione indica l'atto in senso proprio, la formulazione linguistica che
costituisce la fonte (quindi assenso parlare di disposizioni solo per le norme scritte). Dunque, la

disposizione è un testo da comprendere, una serie di formulazioni idonee ad esprimere significati


normativi.
Non esiste necessariamente un rapporto di univoco tra disposizioni e norme:
A. Ogni disposizione ha sempre un certo grado di indeterminatezza, poiché sono possibili diverse
attribuzioni di significato. La possibilità di diverse interpretazioni del medesimo testo comporta
che ad ogni disposizione non corrisponde sempre una sola norma, ma spesso una molteplicità.
B. Può accadere anche che una sola norma sia prodotta da diverse disposizioni tra loro combinate,
questo fenomeno prende il nome di combinato disposto. In questo caso la norma applicabile
deriva dall'impresa interpretazione congiunta di più disposizioni, cosicché la singola disposizione
non esprime una norma compiuta, ma solo un frammento della stessa, utile solo se combinato con
i significati di altre disposizioni.
Una norma può vivere più a lungo di una disposizione e viceversa:
Le norme abrogate non si applicano ai fatti che si verificano dopo il tempo della procreazione, ma
esse invece debbono essere applicate ai fatti accaduti prima della procreazione. Di qui la
constatazione che al momento attuale potremmo trovarci a dover applicare moltissimi norme estratte
da disposizioni che realtà sono state abrogate. Ma è anche vero il fenomeno opposto: esistono
disposizioni formalmente in vigore ma che non sono più in grado di produrre norme.
Norme come regole e principi: E vi è una distinzione rilevante in materia di norme.queste, infatti
possono essere di due tipi: regole o principi. In prima approssimazione possiamo ritenere che le regole
sono norme giuridiche più specifiche, mentre i principi sono norme più generiche o, se si vuole, le
regole hanno normalmente una portata applicativa più ristretta mentre i principi hanno una portata più
ampia.
Anche da questa distinzione derivano alcune conseguenze che necessario esplicitare:
A. La prima riguarda la soluzione dei conflitti tra regole ovvero tra principi. È possibile affermare
che le regole sono soggette ad applicazioni categorica. Ne deriva che, se due regole sono in
contraddizione tra loro, solo una sarà applicabile. Per definire quale delle norme debba essere
applicata, occorre osservare da quali fonti essi derivano ed utilizzare i criteri di risoluzione delle
antinomie. Dinnanzi a due o più principi tra loro in conflitto, la situazione è del tutto diversa.
Avendo contenuti di per sé generali e suscettibili di applicazioni diverse, si cercherà di bilanciare i
due principi ovvero di applicare entrambi nella misura maggiore possibile.
B. I principi generano le regole. Proprio per questa loro caratteristica di esprimere valori e finalità
generali generali, i principi possono essere attuati mediante un processo di specificazione il quale
fa sì che da un principio nasca diverse regole.
Norme speciali e generali: esistono due tipi di norme. Le norme speciali e le norme generali, vale a
dire norme che stanno in un rapporto di species a genius e che pertanto producono l'effetto della
deroga e non dell'abrogazione né dell’annullamento.
Capitolo 5 Le singole fonti del diritto
L’approvazione della Costituzione: la costituzione italiana è stata approvata dall'Assemblea
costituente, che è stata eletta il 2 giugno 1946, la stessa data nella quale si è svolto anche riferendo
istituzionale per la scelta tra repubblica e monarchia. Essa è frutto di un patto tra le forze antifasciste
protagoniste della resistenza e riconducibili principalmente a tre tradizioni culturali, quella cattolica,
quella marxista e quella liberale democratica, che erano appunto, rappresentate nell'Assemblea
costituente. Tale accordo è stato reso possibile dal cosiddetto ‘velo di ignoranza’, ossia dal fatto che
nel momento della rifondazione dell'ordinamento, nessun partito politico poteva sapere se le soluzioni
istituzionali prescelte lo avrebbero contagiato o danneggiato.

Costituzione ita rigida: analizzando la costituzione italiana come fonte del diritto è necessario prima
di tutto osservare che si tratta di una costituzione rigida, che si pone al vertice del sistema delle fonti.
Anche se non esiste un'esplicita clausola di supremazia, la rigidità può essere dedotta facilmente da
varie disposizioni (art 1, comma 2; art.117, comma 1; XVIII disse. trans. finale, comma 4)
Legge costituzionale: la costituzione stessa prevede nell'Art. 138 una procedura speciale attraverso la
quale viene prodotta una fonte che prende il nome di legge costituzionale. Le leggi costituzionali nel
nostro ordinamento possono servire a:
A. Modificare il testo della costituzione (in questo caso sono dette leggi di revisione costituzionale)
B. Soddisfare le riserve di legge costituzionale (ovvero disciplinare quelle materie che la costituzione
stessa affida esclusivamente a tali fonti, per esempio gli statuti delle regioni speciali)
C. Irrigidire la disciplina di certe materie che, in tal caso, viene sottratta alla disponibilità del
legislatore ordinario.
Procedimento aggravato di revisione costituzionale: in base all'Art.138 Cost., occorre una doppia
deliberazione da parte di ciascuna camera e tra le due deliberazioni deve correre un intervallo di
tempo non inferiore a tre mesi. La prima deliberazione segue le regole del procedimento legislativo
ordinario. La seconda deliberazione invece, a caratteri differenti: da una parte, non possono essere
approvati emendamenti al testo votato in prima deliberazione, dall'altro è richiesta la maggioranza dei
due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Le leggi costituzionali sono da tenere approvate anche
se, nella seconda deliberazione, non hanno raggiunto la maggioranza dei due terzi ma, almeno la
maggioranza assoluta di ciascuna Camera.
Referendum costituzionale: il referendum costituzionale può essere considerato un ‘referendum
confermativo’, in quanto finalizzato a confermare il testo approvato dalle camere. Questo referendum
è normalmente richiesto da coloro che sono contrari alla revisione.
Apertura della Cost. alle fonti inter: il sistema delle fonti italiano si apre alle fonti provenienti da altri
ordinamenti, che lo integrano in coerenza con la visione evolutiva della sovranità esterna che
caratterizza lo Stato contemporaneo come "Stato costituzionale aperto”. Gli arti. 10, 11 e 117, comma
1, stabiliscono che possono entrare a far parte dell'ordinamento italiano le fonti del diritto
internazionale e del diritto dell’UE.
1. L’art. 10 Cost. Si riferisce alle "norme di diritto internazionale generalmente riconosciute",
stabilendo che l'ordinamento italiano si conforma ad esse. Si tratta delle norme che esprimono le
tendenze di fondo del diritto internazionale, in particolare si tratta di immunità degli Stati, di tutela
dei diritti umani e di protezione dello straniero.
2. L’art. 11 Cost. Proclama il principio pacifista e afferma che l'Italia "consente, a condizioni di
parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la
pace la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo”.
3. L’art 117, comma 1 Cost. Stabilisce i principi costituzionali relativi al rapporto tra le fonti interne
le fonti internazionali europee. Infatti, tali disposizioni afferma:"la potestà legislativa è esercitata
dallo Stato e dalle regioni nel rispetto della costituzione, non che dei vincoli derivanti
dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.
Dalla negoziazione dei trattati inter all’entrata in vigore: una volta che un trattato internazionale sia
stato negoziato e concluso, esso deve essere ratificato e cioè approvato dall'organo competente.la
ratifica spetta al presidente della Repubblica. Per tre categorie è necessaria però una previa
autorizzazione del parlamento con apposita legge di autorizzazione alla ratifica. Essi sono: a) trattati
di natura politica; b) trattati che prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari; c) trattati che impongono

variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi. La questione dell'efficacia da
attribuire alle disposizioni di un trattato o è stata definita dalla corte costituzionale con le sentenze nn.
348 e 349/2007, in materia di CEDU. Nel giudizio di costituzionalità operano come norme interposte,
ovvero come parametri del giudizio per cui le leggi interne in contrasto con il loro contenuto devono
essere dichiarate incostituzionali. Pertanto, i trattati devono rispettare la Costituzione.
Fonti dell’Unione Europea
Le fonti europee di diritto originario: le fonti di diritto originario sono i trattati istituiti delle comunità
europee e quelli che successivamente, li hanno modificati. Essi possono essere considerati le basi
costituzionali dell’UE: disciplinano i principi ispiratori, le fonti, gli organi, le competenze e sono
gerarchicamente sovraordinati rispetto al diritto derivato.
Le fonti europee di diritto derivato: le fonti di diritto derivato sono i regolamenti, le direttive, le
raccomandazioni, i pareri e le decisioni; esse sono adottate secondo i procedimenti stabiliti nei trattati
dagli organi dell’Unione europea.
Regolamenti UE: I regolamenti, insieme a delle direttive, costituiscono le fonti più rilevanti
nell'ordinamento dell'Unione Europea. Sono vincolanti in tutti loro elementi e dotati dei caratteri della
generalità e dell'astrattezza. La principale caratteristica che li contraddistingue è la diretta applicabilità
nei confronti di tutti soggetti all'interno degli Stati membri.
Direttive UE: le direttive sono fonti di diritto derivato vincolanti, ma non hanno diretta applicabilità.
Infatti, non producono automaticamente effetti giuridici nei confronti dei soggetti all'interno degli
Stati membri. Esse hanno come destinatari esclusivamente gli Stati, nei cui confronti impongono un
obbligo di risultato. Le direttive ai quali essi sono tenuti ad aderire attraverso atti interni di attuazione,
conservando un certo margine di discrezionalità quanto alle forme e al contenuto degli stessi. Gold
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Direttive self-executing: tali direttive fanno in modo che il contenuto di alcune loro norme produca
effetti diretti nei confronti di tutti soggetti, senza necessità di alcuna interposizione da parte degli
Stati.
Decisioni: le decisioni sono fonti di diritto derivato vincolanti.come regolamenti, sono obbligatori in
tutti loro elementi non richiedono alcun atto interno di recepimento da parte degli Stati. Sono però
sprovviste dei caratteri della generalità e dell'astrattezza, rivolgendosi esclusivamente a destinatari
specifici.
Raccomandazioni e pareri: sono fonti di diritto derivato non vincolanti.attraverso le raccomandazioni,
gli organi dell'Unione Europea invitano gli Stati a conformarsi a un determinato comportamento; con i
pareri, e si fanno conoscere il loro punto di vista su una determinata materia, svolgendo una funzione
di orientamento.
Legge n 234/2017: prevede che l'intervento normativo statale si realizza attraverso due distinti
provvedimenti legislativi:
1. La legge di delegazione europea a cadenza annuale e contiene: a) le deleghe al governo per
approvare decreti legislativi, b) le autorizzazioni al governo per il recepimento delle direttive
attraverso regolamenti, c) I principi fondamentali a cui si debbono attenere le regioni nell'esercizio
delle loro competenze legislative nelle materie previste dall’art. 117, comma tre, Cost.
2. La legge europea con cui il parlamento realizza direttamente gli interventi normativi necessari
all'adempimento degli obblighi europei.
Legge: per legge si intende l'atto normativo, deliberato dalle due camere del parlamento in un identico
testo, promulgato dal presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che trova le

sue norme sulla produzione negli arte. 70 e seguenti della Costituzione. La rigidità della costituzione
determina due principi per comprendere la natura della legge come fonte primaria:
A. Il primo è il cosiddetto principio del numero chiuso delle fonti primarie: esse sono solo quelle
stabilite dalla costituzione.
B. Il secondo è che gli unici limiti che valgono per legislatore sono quelli stabiliti direttamente dalla
costituzione o da fonti pari ordinate.
Riserva di legge: Si ha una riserva di legge quando una norma della costituzione riserva alla legge la
disciplina di una determinata materia escludendo, o ammettendo solo in parte, che essa possa essere
oggetto di altre fonti normative.
1. Nei casi di riserva rinforzata di legge, il legislatore deve limitare la sua discrezionalità in
attuazione di istituti e limiti specifici già fissati dalle disposizioni costituzionali. Tali riserve
rinforzate possono allora volta essere distinte in due sottotipi. Il primo è quello in cui la
discrezionalità del legislatore è limitata sotto il profilo del procedimento. Il secondo si riferisce ai
casi in cui la discrezionalità del legislatore riguarda il contenuto della legge.
2. La riserva relativa sia quando la legge deve intervenire solo a definire gli aspetti generali e
qualificanti della disciplina.
3. La riserva assoluta indica che l'intera materia deve essere disciplinata da fonti primarie.
Leggi a cadenza annuale:
La legge di bilancio, l'unica legge a cadenza annuale espressamente prevista dalla costituzione.
La legge di delegazione europea introdotta dalla legge n.234/2012.
La legge annuale di semplificazione introdotta allo scopo di realizzare misure di semplificazione
normativa e amministrativa a livello nazionale.
Procedimento legislativo:
L’art. 70 prevede che "la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere".e il
procedimento legislativo si può distinguere in tre fasi:
1. Fase dell’iniziativa: L’art. 71 Cost. Prevede che l'iniziativa delle leggi spetti prima di tutto al
governo, a ciascun parlamentare e agli altri organi ed enti a cui è conferita dalla Costituzione.
L'ultimo comma di tale articolo riconosce il potere di iniziativa anche al popolo, che la esercita
mediante la proposta da parte di almeno 50.000 elettori. Dunque, la costituzione configura sei tipi
di iniziativa equiparandoli sul piano formale.
2. Fase costitutiva: questa fase è disciplinata dall'Art 72 Cost. Essa attiene all'esame, alla discussione
e alla votazione dall’Assemblea. Nell'Art 72 si distinguono almeno tre sub-procedimenti di
approvazione delle leggi ordinarie: la procedura normale in cui la commissione opera in sede
referente, la procedura abbreviata per l'approvazione di urgenza di alcuni disegni di legge e la
procedura decentrata nella quale la commissione assume il nome di “deliberante" o “legislativa".
Una quarta forma di sub-procedimento legislativo è stata creata dai regolamenti parlamentari e si
chiama procedimento per commissione in sede redigente.
A. Nel procedimento normale la commissione, presenta all'assemblea una relazione in cui propone di
accogliere o respingere un progetto. Terminato l'esame in commissione, il procedimento prosegue
in assemblea con la discussione e il voto articolo per articolo. Segue l'approvazione finale del
progetto di legge nel suo complesso.
B. Il processo abbreviato, i tempi della discussione della votazione si riducono drasticamente..un
esempio di procedimento abbreviato può essere quello per l'approvazione delle leggi di
conversione dei decreti-legge.

C. Il procedimento decentrato o deliberante e tipico dell'ordinamento italiano, infatti questa


procedura si caratterizza per un diverso ruolo delle commissioni. La commissione non riferisce
più all'assemblea, ma si sostituisce ad essa nella discussione e nell'approvazione della legge.
D. Il procedimento redigente disciplinato solo nei regolamenti parlamentari. Esso consiste
nell'affidare alla commissione la redazione del progetto di legge, riservando però l'approvazione
finale all’assemblea.
4. La ultima fase, si divide in promulgazione e pubblicazione. Innanzitutto la promulgazione è
disposta dal presidente della Repubblica. Si tratta di un atto di controllo da parte del presidente che
può anche rifiutarsi di promulgare la legge, esercitando il potere di rinvio. Alla promulgazione segue
la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. La pubblicazione serve a rendere
conoscibili le leggi e tutti gli atti normativi. Proprio per consentire l'effettiva conoscenza,
l'ordinamento italiano non prevede che le leggi entrano in vigore immediatamente, ma dopo che sia
trascorso un periodo di 15 giorni dalla loro pubblicazione.
Decreto legislativo: l'istituto della delegazione legislativa si realizza attraverso la combinazione di due
procedimenti distinti: il primo è un normale procedimento legislativo che termina con una legge del
parlamento la cosiddetta legge delega; il secondo è l'approvazione di un atto normativo redatto sulla
base delle indicazioni contenute nella legge delega e che costituisce il decreto disattivo propriamente
detto.
Delega: Legge delega consiste, perciò nel trasferimento temporaneo della funzione legislativa in capo
al governo; si trasferisce infatti, solo l'esercizio temporaneo della stessa e non la sua titolarità e, tanto
che il parlamento rimane padrone di revocare la delega. In base all'art. 76, la legge delega deve
determinare:
1. L'oggetto: la precisa materia da disciplinare.non si può effettuare una delega senza limiti di
contenuto, ovvero delegare materie generiche.
2. I principi: le norme generali di carattere sostanziale immediatamente riconducibili all'oggetto
della delega; e i criteri direttivi: norme strumentali di carattere procedurale che guidano
l'esercizio in concreto del potere delegato.
3. Il termine: occorre fissare esattamente la data o il periodo di tempo entro il quale una delega può
essere esercitata.
Codici: si intendono testi che raccolgono una serie di fonti di produzione in vigore con lo scopo di
riunirle in un unico documento.
Decreto-legge: Art. 77. il decreto-legge è un atto del governo con forza di legge, adottato in casi
straordinari di necessità e urgenza.si tratta di una fonte in cui è necessario provvedere in tempi
rapidissimi, incompatibili con quelli delle procedure parlamentari. La costituzione consente infatti al
governo di alterare l'ordine normale dei poteri, adottando "provvedimenti provvisori con forza di
legge". Il governo Nello stesso giorno in cui il decreto-legge emanato all'obbligo di trasmetterlo alle
camere chiedendone la conversione in legge.le camere, sono convocate e si riuniscono entro cinque
giorni. Appena adottato, il decreto legge diventa oggetto di un apposito disegno di legge di
conversione ed è destinato in ogni caso a scomparire dopo 60 giorni.
Referendum abrogativo: Il referendum abrogativo previsto dall'art. 75 Cost è un istituto attraverso il
quale il corpo elettorale è chiamato a pronunciarsi direttamente circa “l’abrogazione, totale o parziale,
di una legge o di un atto avente valore di legge" dello Stato. Possono essere oggetto del referendum
abrogativo leggi e atti con forza di legge dello Stato, per intero o limitatamente a una parte. Attraverso
referendum se ne determina l'abrogazione, ovvero la perdita di efficacia ex nunc, per il futuro. Il
procedimento referendario si articola in varie fasi:

A. L'iniziativa spetta cinque consigli regionali o 500.000 elettori. In quest'ultimo caso deve formarsi
un comitato promotore e la richiesta deve essere depositata presso un apposito ufficio della corte
di cassazione entro il 30 settembre di ogni anno.
B. L'ufficio centrale per il referendum effettua un controllo sulla legittimità delle richieste entro il 31
ottobre; si tratta di un controllo volto a verificare la regolarità formale della richiesta.
C. La corte costituzionale giudica sull'ammissibilità delle richieste dichiarate legittime, con sentenza
da pubblicarsi entro il 10 febbraio.
D. Se le richieste sono ammesse, il presidente della Repubblica, indice il referendum, fissando la data
della votazione in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno.
E. Sono previsti due quorum: uno di partecipazione e uno circa l’esito.
F. Nel caso di abrogazione, essa è dichiarata dal presidente della Repubblica con decreto;
conseguenza dell’abrogazione referendaria è che il parlamento non può approvare una disciplina
che sia sostanzialmente riproduttiva di quella abrogata.
Istituto referendario è stato confermato dalla corte costituzionale, attraverso il giudizio di
ammissibilità. Essa infatti, ha dato un un'interpretazione di carattere estensivo dei limiti espliciti,
enucleando anche i limiti impliciti. Nel fare questo la corte ha seguito due direttrici:
1. La prima riguarda la collocazione del referendum nel complesso delle fonti ed è consistita
nell'assimilarlo a una legge ordinaria meramente abrogativa.
2. La seconda direttrice su cui si è mossa la corte fa perno sul requisito della libertà del voto preso
previsto dall’art. 48, comma 2, Cost. Affinché il cittadino possa esprimere un voto libero, il
quesito che gli viene proposto deve essere omogeneo e chiaro.
Regolamenti governativi: E i regolamenti governativi sono fonti secondarie, con le quali il governo,
nel rispetto delle fonti primarie, pone regole di carattere sostanziale, organizzativo, procedurale
oppure provvede a disporre quanto necessario per dare attuazione ed esecuzione alle leggi. E spesso,
le leggi del parlamento per poter essere applicate necessitano di altre regole che specificano come si
può dare loro attuazione: a ciò provvedono i regolamenti. Esistono regolamenti governativi,
deliberati dal Consiglio dei Ministri ed emanati con decreto del presidente della Repubblica, e dei
regolamenti ministeriali ed interministeriali, emanati dal singolo ministro o di concerto con uno o
più ministri. Ai regolamenti governativi può essere assegnato il compito di disciplinare l'esecuzione
delle leggi, dei decreti legislativi e dei regolamenti dell'unione europea (regolamenti di esecuzione);
l'attuazione delle leggi e dei decreti legislativi recanti norme di principio, fuori delle materie di
competenza regionale (regolamenti di attuazione); infine l'organizzazione e il funzionamento delle
amministrazioni pubbliche secondo le disposizioni dettate dalla legge (regolamenti di
organizzazione). I regolamenti indipendenti invece, sono emanati in materie non riservate alla
legge; tali regolamenti sono sottoposti ad una rete di criteri, estraibili dai principi generali
dell'ordinamento che contribuiscono al rispetto del principio di legalità, tali che non si può parlare di
indipendenza assoluta ma di indipendenza relativa.
Delegificazione: È un istituto mediante il quale una legge, da un lato, attribuisce al potere
regolamentare del governo il compito di regolare una certa materia, già oggetto di disciplina da parte
di una precedente legge e, dall'altro, dispone l'abrogazione di tale disciplina precedente a decorrere
dall'entrata in vigore dei regolamenti di delegificazione.
Statuti regionali ordinari: si tratta di una fonte primaria del diritto con cui la regione disciplina
rilevanti aspetti della sua organizzazione e struttura interna: forma di governo, principi fondamentali
di organizzazione e funzionamento, diritto di iniziativa e referendum su leggi e provvedimenti
amministrativi della regione, e pubblicazione di leggi e regolamenti regionali.

Le regioni hanno potestà legislativa, vale a dire la competenza legislativa residuale. Il significato di
questa "tripartizione" è così riassumibile:
A. Per competenza legislativa esclusiva statale si intende quell'insieme di materie in cui il soggetto
legittimato a porre le fonti legislative e lo Stato e dunque, in prima battuta il parlamento oppure il
governo.
B. Per competenza legislativa concorrente si intende quell'insieme di materie in cui i soggetti
legittimati a porre le fonti legislative sono due: lo Stato e le regioni e. Spetta alle regioni la potestà
legislativa di dettaglio, mentre lo Stato spetta la determinazione dei principi fondamentali di
ciascuna materia. Dunque le regioni, in queste materie debbono rispettare anche i principi
fondamentali posti dalla legislazione statale.
C. Per competenza legislativa residuale regionale si intendono tutte le materie non ricomprese negli
elenchi del secondo del terzo comma dell’art. 117. In questo caso le regioni hanno una potestà
legislativa che vede come vincolo solo la costituzione e gli obblighi comunitari e internazionali.
Chiamata in sussidiarietà: la corte ha introdotto un meccanismo non previsto esplicitamente nella
costituzione, che consente allo Stato di attrarre a sé la competenza legislativa regionale attraverso la
cosiddetta chiamata in sussidiarietà. Deve sussistere un interesse unitario, valutato in modo
ragionevole dal legislatore statale e deve essere rispettato il principio di leale collaborazione.
Statuti e regolamenti locali: comuni, province e città metropolitane trovano riconosciuta in
costituzione la potestà normativa statutaria e regolamentare. Gli statuti e regolamenti locali però, le
sono fonti secondarie, in quanto le loro norme sulla produzione sono contenuti in fonti primarie dello
Stato, al quale spetta la disciplina relativa a "legislazione elettorale, organi di governo e funzioni
fondamentali" di tali enti. Art. 117, comma 2, Cost.

COSA SI INTENDE PER ORDINAMENTO GIURIDICO?


Insieme di più elementi (prescrizioni, fatti normativi) che regolano la vita di una comunità all’interno
di un sistema giuridico / accomunati dal fatto di essere tutti espressione di una determinata
organizzazione sociale e coordinati tra loro secondo criteri sistematici.
2. COME SI DEFINISCE LA NORMA GIURIDICA?
Insieme di regole che assicurano l'ordine in una società, rappresentandone il diritto. La norma
giuridica è una regola generale ed astratta emanata dallo Stato che concorre a disciplinare
l'organizzazione della vita della collettività.

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