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differenza tra immunità

vaccino
componeni immunità innata
componenti immunita adattiva
anticorpi
citochine

Quale è la differenza tra immunità innata e specifica? L’immunità innata è quella che noi abbiamo
fin dalla nascita mentre l’immunità specifica è un’immunità che noi andiamo sviluppando nel
tempo.
Un bambino appena nato è sostanzialmente e completamente non protetto nei confronti degli
agenti patogeni perché ha soltanto l’immunità innata che è attiva (esempio di cellule dell’immunità
innata sono i fagociti e gli epiteli che ricoprono tutto l’organismo), però non per quanto riguarda la
produzione di anticorpi (una delle caratteristiche dell’immunità adattativa)
Tuttavia un neonato è protetto passivamente tramite gli anticorpi della madre. Gli anticorpi di una
madre sviluppati contro agenti microbici o patogeni tipici di un ambiente riescono a superare la
placenta (queste sono le immunoglobuline G) e in questo modo il neonato, pur non essendo in
grado di produrre anticorpi, appena nasce ha già delle immunoglobuline (anticorpi).

Perché esistono le vaccinazioni e cosa sono le vaccinazioni?


Il vaccino è l'inoculo di una piccola porzione di un virus o di un batterio per fare in modo che il
nostro sistema immune abbia la memoria, quindi che crei gli anticorpi così nel momento in cui
l'agente patogeno viene a contatto e penetra all'interno del nostro organismo già abbiamo gli
anticorpi per poterlo distruggere.

Per vaccinazione noi intendiamo una procedura secondo la quale un individuo non immunizzato
viene esposto ad un certo agente patogeno reso avirulento (inattivo dal punto di vista infettivo) e
non patogeno. L’effetto delle vaccinazioni di cui si parla oggi non sono altro che l’esposizione, a
fine protettivo, di un individuo a un virus o un batterio inattivato, ucciso, oppurea d alcuni suoi
prodotti microbici.
Una volta che un individuo viene esposto ad un patogeno non attivo non si ammala ma il suo
sistema immune si immunizza, questa è la vaccinazione attiva.
La vaccinazione passiva è quella che l’uomo ha copiato da madre natura ed è quella tramite la
quale inoculiamo, in alcuni individui, degli anticorpi preformabili.

L’immunità innata è sempre presente, ma non è specifica, infatti se un neutrofilo o un macrofago


incontra il batterio A, B o C si comporta nello stesso modo, lo fagocita. Mentre, nell’immunità
adattativa, se il linfocita B, o il linfocita T, viene a contatto con il patogeno A, B o C si comporterà
in maniera diversa:
se il linfocita B esprime sulla sua superficie degli anticorpi specifici per il patogeno A, allora andrà
incontro a espansione, proliferazione, si attiverà e comincerà a produrre anticorpi. Cosa analoga
farà il linfocita T che, per interazione chimica, viene a contatto con il patogeno A verso cui ha un
recettore specifico e andrà incontro ad attivazione e proliferazione e sarà in grado di attivare una
risposta difensiva.
L’immunità adattativa è specifica, è acquisita, richiede un primo contatto con il patogeno (con
l’agente estraneo o con l’antigene). L’immunità innata nasce con noi, non richiede una precedente
immunizzazione.

L ’immunità specifica rispetto all’immunità innata (o aspecifica) ha una grossa caratteristica che la
contraddistingue: la memoria immunologica. Questo significa che mentre le cellule dell’immunità
innata, se incontrano oggi o tra settimane o mesi il patogeno A, avranno esattamente lo stesso
tipo di reazione. I linfociti B o T che in un determinato periodo verranno a contatto col patogeno A,
avranno delle risposte sempre diverse e sempre più perfezionate, quindi si attiverà la memoria.
La memoria immunologica è quindi un po’ come la nostra memoria, una volta che viene stimolata
nel tempo aumenta ed immagazzina più informazioni, si perfeziona, è cioè in grado di elaborare.
Così nel momento in cui veniamo a contatto con lo stesso patogeno, la risposta immunitaria sarà
una risposta sempre migliore, più efficace, più pronta e più elevata dal punto di vista quantitativo e
anche qualitativo.

Le componenti dell’immunità innata sono varie. Il complemento è una serie di proteine presenti
nel plasma che si attivano a cascata, cioè una volta che troviamo il modo di attivare la prima
proteina, poi a cascata si attivano proteine diverse. Troveremo il complemento sia nell’immunità
innata che in quella adattativa perché la chiave che fa attivare la cascata complementare può
essere di diverso tipo, cioè può essere una chiave innata o un meccanismo specifico. La cascata
del complemento può essere attivata legando alcune proteine del complemento alle superfici
batteriche oppure attivarla perché ho già prodotto degli anticorpi e l’immunocomplesso (il
complesso che si viene a creare tra l’anticorpo e l’antigene, es. il patogeno) attiva per un’altra via il
complemento. Queste proteine sono in grado di determinare l’uccisione dei patogeni perché
attivando il primo fattore si originano queste cascate che porteranno alla generazione di alcuni fori
sulla superficie dei patogeni, (un po’ come la coagulazione, iniziamo con un fattore e alla fine
otteniamo un coagulo) e questo significa che il patogeno viene ucciso.
Tutto questo lo possiamo svolgere per:
 via classica, cioè quando la cascata complementare è attivata da un complesso antigene –
anticorpo;
 via lectinica, dove nel plasma noi abbiamo delle proteine che legano ad esempio il
mannosio, una componente dei batteri;
 via alternativa che identifica delle componenti dei batteri.

In questo modo avremo l’attivazione del complemento e il risultato sarà l’uccisione del patogeno,
ma non solo. Il complemento è un sistema molto comunicativo, così come tutto il sistema
immunitario. Infatti la protezione del nostro organismo nei confronti dei patogeni è un qualcosa che
tiene in allarme tutto l’organismo. Nel senso che qualunque cellula o componente che viene
attivato o reclutato per la difesa dell’organismo nei confronti dei patogeni comunica ad altre cellule,
tessuti o fattori che sta avvenendo quell’evento infettivo; questo perché tutto l’organismo si
mobilita per rispondere all’invasione di questi patogeni.
Ad esempio la febbre è uno di questi casi. Se mi infetto l’alluce mi viene la febbre, che è
controllata a livello ipotalamico, quindi cerebrale.Questi sono due siti lontanissimi l’uno dall’altro,
però tutto l’organismo viene coinvolto in questa difesa e la febbre è una delle manifestazioni
dell’attivazione della risposta immune e della risposta infiammatoria.
L’attivazione del complemento non ha quindi come unico scopo quello di uccidere i patogeni, ma
anche quello di reclutare e coinvolgere altre cellule infiammatorie che intervengono nella risposta
dell’eliminazione del patogeno e anche nell’opsonizzazione, cioè rendere il patogeno facilmente
fagocitabile. Le cellule dell’immunità innata, tipo i macrofagi o i
neutrofili, sono delle cellule fagocitiche e quindi possiedono
sulla loro superficie delle molecole che consentono di legare i
patogeni ed endocitarli, ingerirli, digerirli e distruggerli. Però in
alcuni casi la presenza di alcune componenti del complemento
rende più facilmente fagocitabili. Opsonizzazione significa
“preparare per il pasto”. Queste componenti rendono in
qualche
modo più
appetibili i
batteri ai
fagociti
perchè le
ricoprono
di alcune
componenti proteiche che rendono più facile il legame tra il fagocita e il patogeno opsonizzato che
è preparato per essere fagocitato.

Le componenti dell’immunità adattativa sono i linfociti T


e B, dove i linfociti B producono gli anticorpi e i linfociti T
sono cellule in grado di uccidere i patogeni (linfociti T
citotossici)oppure sono in grado di orchestrare tutta la
risposta immunitaria (linfociti T helper, detti anche CT4).
Oggi la prof. Capra vi ha parlato dell’HIV e quindi avrete
sentito che l’AIDS è un virus che determina un
gravissimo immuno-deficit perché determina la
distruzione dei linfociti CT4, e i pazienti muoiono di
infezioni o tumori proprio perché queste cellule
principali, fondamentali per la nostra risposta
immunitaria, vengono eliminate. Quindi, di fatto il nostro
sistema immunitario risulta carente.
Abbiamo visto che la produzione degli anticorpi può essere utilizzata per capire bene che cosa
significa specificità e memoria immunologica. Specificità
significa che, se oggi immunizzo un animale con l’antigene
A e fra qualche giorno lo immunizzo con l’antigene A + B,
io avrò una risposta fondamentalmente nei confronti
dell’antigene A e sarà una risposta anamnestica, quindi
con una memoria. Dopo qualche giorno dalla
sensibilizzazione ho una risposta primaria in cui produco
gli anticorpi anti-A, ma quando dopo del tempo espongo di
nuovo il soggetto all’antigene A avrò una risposta più
rapida e quantitativamente più rilevante. Invece, se
espongo contestualmente l’antigene B avrò anche nei suoi
confronti la risposta primaria. Quindi, la risposta è
specifica, si rafforza col tempo esi autolimita perché ogni
qualvolta che produciamo degli anticorpi (o in generale una
risposta immunitaria), eliminando l’antigene (o il patogeno)
grazie alla risposta immunitaria, la risposta torna alla
norma. Non avremo questo sistema immune sempre attivo
nei confronti dell’antigene A una volta che l’abbiamo eliminato.

Classi di linfociti
I linfociti B sono quelliche producono gli anticorpi.

Ilinfociti T helpersono aiutanti che orchestrano tutta la risposta immunitaria ed è questo il motivo
per il quale in assenza dei linfociti CT4 abbiamo un grosso immuno-deficit. Lo orchestrano perché
producono dei fattori solubili, chiamaticitochine, che sono una sorta di ormoni del sistema
immunitario. Sono cioè proteine, che prodotte da una cellula, agiscono su altre cellule vicine o
distanti dando istruzioni. È chiaro che una sostanza/proteina/citochina che viene prodotta da una
cellula potrà agire su una cellula target solo se questa cellula possiede un recettore per quella
citochina. Le citochine quindi determineranno l’attivazione di altre cellule,come i macrofagi (grandi
mangiatori) incrementandone la fagocitosi. Da qui allora capiamo perché l’immunità innata e
adattativa sono sempre in comunicazione reciproca e attenueranno l’infiammazione, altro aspetto
importante della risposta difensiva.

I linfociti T citotossici, piuttosto che produrre citochine che amplificano la risposta, sono delle
cellule effettrici perché identificano cellule, che possono essere infettate da virus o essere cellule
tumorali, e le uccidono.
Abbiamo da un lato una risposta che di solito è contro i batteri e vede l’amplificazione della
risposta immunitaria, la proliferazione, l’attivazione dei macrofagi e l’infiammazione. I
batteriinvadono l’organismo, possono insediarsiin vari anfratti e tessuti, possono anche essere
veicolati dal sangue o da altri fluidi fisiologici. Quindi, abbiamo la necessità di attivare dei
meccanismi sistemici, come ad esempio l’infiammazione, la fagocitosi e l’amplificazione della
risposta. La risposta citotossica è prevalentemente diretta nei confronti dei virus, che sono una
sorta di parassiti obbligatiche infettano una cellula e proliferano all’interno di essa. Per cui il nostro
sistema immunitario si è specializzato a identificare le cellule infettate e a uccidere le singole
cellula infettate, piuttosto che cercare nel nostro organismo di identificare i virus che, una volta che
si riproducono in milioni di copie all’interno di una cellula, possono infettare tutte i distretti. Per cui
preferiamo uccidere la fabbrica di
virus piuttosto che ricercarli in tutto
l’organismo. In tutto questo
utilizziamo degli anticorpi contro i
virus, altrimenti la sierodiagnosi
non sarebbe possibile. Non
potremmo mai sapere se un
paziente ha in corso un’infezione
(da citomegalovirus, o da virus di
Epstein Barr, o da epatite A, B o C
o altro) senza la sierodiagnosi, cioè
senza l'identificazione degli
anticorpi specifici nei confronti dei
virus.Quindi abbiamo una risposta
complessa, sia anticorpale che
cellulomediata, in cui i linfociti T
sono i T citotossici.

Altro tipo di cellule sono le Natural Killer.

Queste sono le principali sottopopolazioni dei nostri linfociti. Le abbiamo


viste anche se sono molto generiche ma è importante perché ci capiterà di
lavorare in reparti di malattie infettive dove viene richiesto ed è interesse
del medico avere un’idea delle sottopopolazioni linfocitarie. Oppure in un
reparto di pediatria possono nascere dei bambini con un immuno-deficit
innato, cioè con una patologia che non consente la corretta produzione e
generazione di linfociti B e T. Per cui, sapere identificare i linfociti e capire
di cosa si tratta è estremamente importante.

Abbiamo visto gli anticorpi e come questi siano delle proteine con una forma a Y, nella quale
abbiamo due componenti: le braccia dette Fab 2
(perché sono bivalenti) che legano l’antigene, e una
porzione monovalente detta FC(oframmento
cristallizabile) che è deputato alle cosiddette funzioni
effettrici. Questa porzione può legarsi al complemento
o ai fagociti.
Quindiimmaginiamo che l’anticorpo con le due
braccia, che contengono le sequenze specifiche del
patogeno, lega il patogeno e con la coda invece legano la componente effettrice, che può essere il
complemento che determina la lisi oppure il macrofago che determina la fagocitosi. Opsonizzare
significa proprio consentire un meccanismo di legame più efficace.

Esistono vari isotipi di anticorpi: leIgM, le IgD, varie sottoclassi di IgG, le IgE e le igA.
Ognuno possiede delle caratteristiche principali:
 IgM sono le immunoglobuline della risposta primaria. La prima volta che
i nostri linfociti B vengono a contatto con un agente estraneoproducono
anticorpi, IgM. Questo è importante perché nel caso di diagnostica di
malattie infettive, avere un paziente che produce IgM nei confronti di un
certo patogeno indica il fatto che l’infezione è in atto, che quello è il primo
momento nel quale il paziente sta venendo a contatto con quel patogeno.
Le IgM attivano il complemento, ne vengono prodotte poche ma buone.
Sono pentameriche, ogni immunoglobulina M è cosituita da cinque
subunità e quindi ognuna è in grado di legare diversi antigeni.
 IgD hanno una funzione recettoriale.
 IgGiI vari isotipi di IgG sono quelli più prodotti durante le risposte secondarie, cioè le
risposte della memoria, e sono delle immunoglobuline molto efficaci. Le IgG sono
monomeriche,vengono prodotte in quantità superiore e sanno fare un po’ tutto: attivanoil
complemento, attivanola fagocitosi, superano la placenta e sono quindi quelle che i neonati
avranno alla nascita.
 IgA sono le immunoglobuline che ritroviamo nelle secrezioni; nella saliva, nelle lacrime,
nelle secrezioni gastriche. Questo è molto importante perché costituiscono una barriera
immunologica che si trova già in un ambiente esterno.
 IgE sono deputate alle risposte contro i parassiti e sono caratteristiche delle reazioni
allergiche.

Come già detto, i


linfociti hanno varie

sottopopolazioni. I linfociti B producono anticorpi che si trovano nel plasma e legano i batteri nel
loro complesso. I linfociti T riconoscono l’agente estraneo solo dopo
che questo è stato captato da alcune cellule, chiamate cellule che
presentano l’antigene(o APC); processato, cioè fagocitato e digerito,
ed esposto sulla superficie della cellula. Ovviamente questi peptidi,
cioè queste piccole sequenze proteicheottenute dalla digestione di
grossi strutture quali i batteri, non si trovano attaccate a caso, ma si
trovano all’interno di alcune molecole estremamente importanti,
chiamate molecole MHC o molecole HLA.
MHC significa complesso maggiore di istocompatibilità e nell’uomo è
esattamente la stessa cosa dell’HLA (che sta per antigeni leucocitari
umani) perché li identifichiamo sui leucociti. Le molecoledi MHC sono altamente polimorfiche, cioè
che nell’ambito di una popolazione esistono moltissime tasche diverse. Queste tasche presentano
dei puntini rossi che indicano le zone di polimorfismo, cioè le zone che differenziano una molecola
MHC dall’altra e che quindi differenziano i vari individui tra di loro.
In questa tasca, proprio dove ci sono questi punti di polimorfismo, vengono legati i peptidi dei
patogeni. Quindi, in una popolazione in cui ci sia un elevato polimorfismo, abbiamo delle molecole
MHC differenti l’una dall’altra. Alcune potranno essere uguali, ma sono diverse nel complesso,
considerato infatti che abbiamo moltissime molecole di MHCdi prima classe e di seconda classe,
ognuna di composizione chimica diversa. Ognuno di noi ha seimolecole di MHC di prima classe e
sei di seconda. Ognuno di queste è altamente polimorfica e di fatto ognuno di noi è diverso
dall’altro, cosa che dal punto di vista della conservazione della specie è un grande vantaggio.
L’essere diverso l’uno dall’altro dà la possibilità ad ognuno di noi di reagire in modo diverso
all’ambiente. Nel caso delle molecole MHC, che sono quelle che alloggiano i peptidi dei patogeni,
significa che ognuno di noi avrà un modo di rispondere in modo diverso alle infezioni. Questo è il
motivo per il quale, quando noi abbiamo degli animali tutti identici tra di loro o piantagioni
altamente selezionate in cui i semini sono tutti ugualitra di loro, l’infezione di un patogeno di solito
determina la morte di tutti gli animali o di tutte le piantine che sono state coltivate. Questo perché
così come è sensibile una piantina lo saranno anche tutte le altre, così come per gli animali.
Invece, in una popolazione in cui è preservato il polimorfismo, ovvero la differenza, ci sarà chi sarà
chi è più suscettibile e chi lo è meno alle varie infezioni o condizioni ambientali. Ormai noi siamo
selezionati, quindi ci potrà venire la febbre più o meno alta (nel caso di
alcune patologie ci sono delle differenze importanti), però immaginate
milioni di anni fa quando l’uomo è comparso sulla Terra e non aveva
alcuna possibilità di proteggersi dalle infezioni, solo dopo il polimorfismo
si è sviluppato. In questo caso avere alcune caratteristiche di alloggiare
alcuni peptidi antigenici, era per quegli individui un vantaggio rispetto agli
altri.

Gli antigenici del sistema MHC (o HLA) sono presenti in forma


codominante e vengono segregati geneticamente come autosomi. Quindi,
ognuno di noi avrà degli antigeni di prima classe alcuni ereditati dal padre
e altri dalla madre, e degli antigeni di seconda classe alcuni ereditati dalla
madre e altri dal padre, secondo le leggi di segregazione di Mendel.
Quindi, c’è la probabilità che due fratelli di una famiglia siano identici. Questo è estremamente
importante per quello che riguarda un aspetto medico, cioè quello dei trapianti. Queste molecole
presentano gli antigeni che alloggiano nei peptidi dei patogeni le abbiamo chiamate HLA o anche
MHC (complesso maggiore di istocompatibilità). Istocompatibilità significa compatibilità tissutale.
Quindi se io prelevo un rene da un donatore e lo impianto in un ricevente, la differenza tra gli
antigeni HLA potrà determinare un rigetto di trapianto proprio perché sono delle molecole
importanti nella compatibilità tissutale. La volta scorsa dicevamo che se qualcuno finisce col fare il
tirocinio finale all’ISMET o in strutture di emodialisi o nefrologia, con il tempo si ritroverà a dovere
contrastare con questo aspetto dell’istocompatibilità e dei trapianti. Quindi, è importante sapere
che l’istocompatibilità è un tipo di test che viene eseguito in laboratorio e che serve per identificare
la giusta coppia donatore – ricevente per quello che riguarda i trapianti (es. rene, midollo, etc).
L’inserimento in una lista d’attesa per trapianto renale non si può fare se non abbiamo i dati HLA
del ricevente (paziente che aspetta il rene) perché nel momento in cui avremo un donatore
dobbiamo usare dei criteri obiettivi, e non di favoritismo, che consentano una pari opportunità a
tutti i riceventi (ricco-povero, giovane-anziano,…). A questo scopo esistono dei criteri e dei principi
che mettono assieme dei punteggi, per cui data la compatibilità per il sistema dei gruppi sanguigni
(AB0, non Rh perché gli antigeni AB0 sono espressi su tutte le cellule nucleate del nostro
organismo, mentre gli antigeni Rh solo sui globuli rossi), bisogna scegliere il ricevente in base alla
compatibilità HLA, alla differenza di età donatore – ricevente, alla durata di permanenza in lista
d’attesa, alle condizioni generali di salute.
Quindi, ci sono una serie di criteri che assieme fanno sì che possa scegliere, seguendo il principio
delle varie opportunità tra tutti i pazienti che sono in lista d’attesa, il paziente che ragionevolmente
potrà accettare meglio questo organo estraneo, che non sarà mai identico al suo, è un evento
assolutamente improbabile che un donatore e un ricevente siano identici dato l’elevato
polimorfismo nelle popolazioni. Potrà esserci un grado di compatibilità, ma mai avremo tutte le
identità al 100%.

Abbiamo molecole HLA di 1° e di 2° classe che differiscono per la struttura molecolare, ma anche
per la funzione e la distribuzione. Le molecole MHC di 1° sono presenti su tutte le cellule nucleate
del nostro organismo (dunque ovunque tranne che nei globuli rossi). Le molecole di MHC di 2°
classe sono presenti solo sulle APC, cioè sulle cellule che presentano l’antigene. Come mai?
Le molecole MHC di 1° classe (distribuite su tutte le cellule dell’organismo) vengono sintetizzate,
come tutte le proteine proprie, all’interno delle cellule. Nel momento in cui vengono sintetizzate,
vengono legate ad altre proteine che vengono sintetizzate all’interno della cellula, che sono altre
proteine self(cioè proprie), o proteine virali, o proteine abnormi prodotte dalle cellule tumorali.
Questo significa che queste molecole MHC, che hanno questa forma di tasca, legano all’interno
del loro solco delle proteine proprie, verso cui il sistema immune è tollerante (il sistema immune
reagisce contro tutto ciò che non è self, che non è proprio), o si riempie di proteine che sono
prodotte all’interno della cellula, ma che non sono previste. Ad esempio la proteina tumorale delle
cellule tumorale non è prevista, così come la proteina virale. Queste non sono considerate
proteine self. Per cui io produco una molecola MHC di 1° classe che viene caricata con frammenti
di peptidi self o non self e questo complesso viene esportato sulla superficie della cellula, dove
viene esposto e viene a contatto con i linfociti. Tutte le nostre cellule che esprimono questo
complesso MHC-peptide saranno a contatto con le cellule del sistema immune.
Le molecole MHC di 1° classe (solo loro) sono in grado di legare la molecola CD8 presente sui
linfociti.I CD8 sono dei linfociti citotossici che presentano sulla loro superficie hanno una molecola
che è stata chiamata in questo modo. La molecola MHC di 1° classe ha nella porzione laterale una
piccola sequenza, dominio, che si aggancia con la molecola CD8. Se questo linfocita T ha un
recettore specifico per il complesso MHC peptide nonself (cioè la tasca MHC ha all’interno il
peptide del virus) che viene agganciato dalla molecola CD8 che svolgere la sua funzione, cioè
uccidere il bersaglio. Questo significa che le cellule citotossiche identificano le cellule infettate dal
virus e sono in grado di agganciare le cellule infettate senza che il virus se ne accorga. Il virus
infatti crede di sfruttare la cellula ospitante e il suo apparato sintetico per far sintetizzare le sue
proteine dato che da solo non ne è capace. Però, mentre la cellula ospite sintetizza le varie
proteine del virus che servono al virus stesso, alcune di queste proteine le frammenta e le
inserisce nel solco delle molecole MHC di 1° classe che, così riempita, viene trasferita sulla
superficie della cellula. Se nel nostro organismo c’è un linfocita T che ha un recettore (noi abbiamo
un altissimo repertorio recettoriale) in grado di legare il complesso MHC di 1° classe peptide ed è
anche in grado di agganciarlo tramite CD8, questo è quello che fa. Il linfocita T CD8 lega la cellula
infettata e inocula al suo interno questi granuli citotossici e la cellula di fatto verrà uccisa.
È questo il motivo per cui l’MHC di 1° classe è presente su tutte le cellule del nostro organismo
perché tutte potrebbero essere infettate dai virus. Poi possiamo avere virus che infettano le cellule
epatiche o polmonari, quelli che infettano le cellule dell’epitelio gastrico e così via, però tutte le
cellule in tutti i distretti anatomici esprimono queste molecole che sono in grado di segnalare al
sistema immunitario la presenza di un virus al suo interno che l'ha sfruttata per la sintesi delle sue
proteine.Segnala che deve essere uccisa.

Riepilogo: La molecola MHC di 1° classe si carica di proteine sintetizzate all'interno della cellula
che possono essere self, dei virus o dei tumori. Quelle self, anche se sono espresse sulla
superficie della cellula, non provocano nessuna reazione perchè il nostro sistema immune è
tollerante a tutte le proteine self, quindi non uccide le proteine che esprimono proteine self. Mentre
se l'MHC di 1° classe è caricato con molecole nonself (virali o delle cellule neoplastiche) il nostro
sistema immunitario le identifica e le elimina. Questa è la difesa nei confronti degli attacchi virali ed
è una sorveglianza dei tumori. I pazienti affetti da AIDS spesso muoiono di tumore oltre alle varie
infezioni, proprio perchè non funziona questo sistema. Anche molti pazienti con immunodeficit,
patologie del sistema immunitario, muoiono per infezioni o tumori provocati dai virus.
Le molecole MHC di 2°
classevengono sintetizzate all'interno del nostro organismo e sono anch’esse caricate di peptidi, i
quali non provengono dalla sintesi proteica all’interno della cellula, ma dal fagosoma. Quando una
cellula fagocita si forma il fagosoma, cioè questo corpuscolo all’interno della cellula che è costituito
da parte di membrana cellulare e ciò che è stato fagocitato. Poi il fagosoma si fonde con i lisosomi
che sono una specie di centrale chimica perché all’interno presentano una serie di enzimi, si forma
il cosiddetto fago – lisosoma, cioè una fusione di ciò che è stato fagocitato e degli enzimi litici
contenuti nei lisosomi. L’agente fagocitato viene bombardato chimicamente dagli enzimi e viene
frammentato. Questi frammenti vengono associati alle molecole MHC di 2° classe e veicolati sulla
superficie della cellula. Ad essere fagocitati sono i batteri, che possono disperdersi col sangue o
insediarsi nei tessuti e non ha la necessità di infettare una cellula come i virus infatti è autonomo.
Quindi è necessario che ci siano molte cellule in giro per l’organismo in grado di identificarli e
fagocitarli. Infatti le molecole MHC di 2° classe, che sono presenti sulla superficie della cellula
caricate di peptidi provenienti da microbi fagocitati, espongono sulla superficie proprio i piccoli
frammenti di questi microbi fagocitati. Poi arriva un linfocita CD4 che lega una porzione, un piccolo
dominio, della molecola MHC di 2° classe e, se questo recettore è specifico per questo complesso
MHC-peptide, il linfocita T helper si attiverà, prolifererà, produrrà citochine e quindi comunicherà
ad altri linfociti e ai macrofagi che in quel determinato tessuto sono presenti dei batteri. In sintesi
una cellula fagocita il batterio, lo espone sulla superficie e queste cellule subiranno un’espansione
clonale ed attiveranno tramite citochine molti altri macrofagi.

Riepilogo: una cellula dendritica aggancia il patogeno tramite dei recettori non specifici che legano
il mannosio o altri residui presenti sul batterio, lo endocitano e lo processano, cioè lo fagocitano e
lo digeriscono, lo espongono sulla superficie della cellula e un linfocita T quiescente potrà essere
in grado di legarlo e di attivarsi, quando il linfocita T si attiverà ci saranno una serie di segnali che
porterà alla divisione cellulare.
Ricordiamo ciò che abbiamo detto sui recettori dell’immunità innata e adattativa. I recettori
dell’immunità innata sono sostanzialmente tutti uguali gli uni agli altri, mentre i recettori
dell’immunità adattativa hanno un grande repertorio (sono tutti diversi, cioè ogni linfocita lega
un’antigene specifico). Quindi, è la proliferazione a far funzionare l’immunità specifica. Quando
abbiamo i linfonodi ingrossati, sappiamo che all’interno sta avvenendo la divisione cellulare, cosa
che non avviene nell’immunità innata. Per rispondere ad una infezione con una carica batterica
elevata è necessario che le cellule, nel momento in cui avviene questo riconoscimento, cioè
quando questo linfocita T ha riconosciuto una MHC peptide verso cui è specifico, si verifica la
proliferazione cellulare. La capacità difensiva deve essere amplificataper avere così una risposta
attiva.
Immaginiamo di avere un paziente che ha una febbricola di cui non si capisce la natura, il medico
valuta i linfonodi per cercare di capirne l’origine. Sono infatti i linfonodi drenanti il sito di infezione
che tendono a ingrossare, quindi un linfocita che ha incontrato l'antigene nel popliteo non va a
proliferare a livello del linfonodo cervicale, ma si ferma in
quella zona.
Il macrofago fagocita l'antigene si attiva e la citochina attiva il macrofago che fagocita ancora di più
fino all'eliminazione del patogeno. Il linfocita T helper orchestra tutta la risposta immunitaria e non
solo la fagocitosi. Anche i linfociti B sono in grado di presentare l'antigene, lo legano tramite gli
anticorpi (e non tramite l'antigene specifico), lo endocita, lo processa, lo espone sulla sua
superficie e qui parte la cooperazione tra i linfociti B e
i linfociti T. Il linfocita B presenta l'antigene al T che
produce le citochine. Il linfocita B verrà stimolato a
produrre più anticorpi che andranno ad armare i
macrofagi e attivare il complemento, applicando la
risposta immune. 
La cellula infettata presenta tramite MHC di 1° classe
l'antigene prodotto all'interno, non fagocitato, e il
linfocita T citotossico instaura un contatto e inocula i
suoi granuli che inducono l'apoptosi della cellula
perchè viene frammentato il DNA e inserito in piccoli
corpi apoptotici (con citoplasma, DNA, mitocondri,..)
che vengono poi fagocitati ed eliminati.

Citochine
Sono proteine che vengono prodotte da tutte le cellule del nostro organismo. Queste perchè le
citochine sono dei sistemi di comunicazione e il nostro organismo è sempre in comunicazione, tutti
i distretti comunicano fra loro.
Caratteristiche principali delle citochine sono il pleiotropismo, la ridondanza, la sinergia e
l’antagonismo.
Pleiotropismo  significa che una citochina riesce a svolgere più funzioni. Se prendiamo
l'interleuchina 2 (T-cellgrowthfactor - il fattore di crescita dei linfociti T), la citochina che noi
produciamo per l'espansione clonale, notiamo che questa induce la proliferazione dei linfociti T ma
anche dei linfociti B e delle cellule natural killer. Quando quindi attivo il sistema immunitario e
produco l'interleuchina 2 incremento il numero di tutte le cellule che possono interagire nella
risposta immunitaria.
Ridondanza  tante citochine sanno fare la stessa cosa. Questo ci salvaguardia perché
amplificano le risposte. Esempi di citochine ridondanti sono l'interleuchina 12, l'interferone alfa,
l'interleuchina 15 e tutte amplificano le risposte antivirali. Se solo una dovesse svolgere questo
ruolo, in un soggetto che per motivi genetici non produce quella citochina, la risposta ai virus
sarebbe nulla, invece in questo modo alcune risposte vengono vicariate e ciò è possibile proprio
perchè più citochine sanno fare una stessa cosa.
Pleiotropismo e ridondanza sono quelle caratteristiche che consentono al sistema immune di
comunicare. 
Antagonismo  una citochina inibisce l’azione di un’altra e alcune citochine, anche se non
prodotte in eccessiva quantità, sono in grado di adiuvarsi a vicenda. Le citochine hanno un uso
terapeutico, vengono adoperate come farmaci biologici. Questo significa che se una patologia è
infiammatoria si produce molto tumornecrosisfactor alfa, che è
una citochina inibitoria (TNF alfa), per cui io inoculo un'anti-
TNF alfa e inibisco la citochina. Questi non sono dei farmaci
che hanno un'unico effetto, infatti il fatto che le citochine siano
pleiotropiche, ridondanti e che lavorino in antagonismo e
sinergia significa che l'uso (somministrazione) o l'inibizione
(della funzione) di una citochina ha conseguenze non solo sul
target che abbiamo individuato, ma avrà delle conseguenze
molto più ampie. Per cui sono farmaci da somministrare con
cautela.

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