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IL TESTO

La parola testo deriva dal latino “textus”, perfetto di “texere” che vuol dire “tessere” e dunque vuol dire
“intreccio”, “trama”, “ordito”. Un testo è infatti come un tessuto: il tessuto si ottiene intrecciando i fili, nel testo
si intrecciano parole, frasi e sintagmi e rispettando alcune regole.
Un testo è una produzione linguistica di senso compiuto, un’unità di comunicazione autonoma di varia
ampiezza, orale o scritta, e di senso compiuto prodotta con l’intenzione di comunicare qualcosa e veicolare un
messaggio. L’intenzionalità del testo è molto importante. È chiaro che un teso sia un insieme di parole ma
l’insieme di queste parole deve rispettare 3 elementi fondamentali per far sì che il testo sia considerato
COMPIUTO. Ciò significa che il destinatario del messaggio deve poter comprendere il messaggio che si
comprende solo se il messaggio è compiuto. Queste 3 regole sono: COERENZA, COESIONE e COMPLETEZZA.
 COERENZA: la coerenza consiste nel legame logico tra le parti di un testo. La parola deriva dal latino
“cohaerere”. Oltre alla coerenza grammaticale vi è anche la coerenza stilistica, cioè la scelta adeguata
dei registri linguistici che variano a seconda dei contesti nei quali ci si esprime.
 COESIONE: come “coerenza” anche “coesione” deriva dal latino “cohaerere”, esse infatti hanno la stessa
radice etimologica. Però mentre la coerenza consiste nel legame logico tra le parti di un testo la
coesione consiste nel legame morfosintattico tra le parole di un testo dal punto di vista grammaticale
(rispetto delle norme grammaticali previste da una lingua).
 COMPLETEZZA: la completezza consiste nel contenuto del messaggio che deve contenere tutte le
informazioni necessarie affinché il destinatario possa comprenderlo.
Alla base di un testo vi è ad ogni modo un “atto comunicativo” caratterizzato dalla presenza di un emittente, un
destinatario, un referente veicolato tramite un canale e il codice, ossia il sistema di segni utilizzato. Questi
elementi devono interagire affinché l’atto comunicativo avvenga. Il codice in questo caso è il codice lingua,
italiana in questo caso, ed è un linguaggio verbale essenzialmente ricco ma economico, onniespressivo, cioè
capace di esprimere qualunque significato e dotato di funzione metalinguistica.

IL TESTO LETTERARIO E IL TESTO PRAGMATICO


Esistono vari tipi di testo ma la differenza principale è quella tra testo letterario e testo pragmatico. Fanno
parte della categoria del testo letterario romanzi, novelle, poemi, drammi, opere teatrali. Fanno parte della
categoria del testo pragmatico i saggi, i manuali, le recensioni e tutti i testi espositivi o informativi. La differenza
tra i due tipi di testi sta nello scopo con cui vengono scritti: il testo pragmatico ha scopo pratico si differenzia da
quello del testo letterario che invece viene scritto esclusivamente per fare arte. Infatti, chi scrive un testo
letterario non scrive con un immediato scopo pratico, ma con un intendimento artistico/estetico dando forma a
tutte le risorse della lingua con un linguaggio retorico e polisemico (corrispondenza di più significati a un
significante). Un testo letterario necessita di una lettura connotativa, non necessaria invece nel testo
pragmatico che richiede invece una lettura di tipo denotativo in quanto esso ha un linguaggio univoco
(corrispondenza univoca tra significante e significato). Nel testo letterario il rapporto tra significato e
significante non è rigido come avviene nel testo pragmatico: in un testo letterario un’immagine può avere vari
significati: un esempio è il testo “Lavandare” di Pascoli in cui l’”aratro sulla maggese” oltre al suo significato
proprio di “strumento da lavoro agricolo dei contadini” che ritrae il quadretto di vita campestre significa anche
“desolazione”, “abbandono”, “solitudine” diventando così “simbolo” di altro che non viene esplicitato, ma che si
può comprendere attraverso una lettura connotativa e simbolica. I testi letterari hanno questa caratteristica,
sono criptici.
I testi pragmatici sono invece caratterizzati da un linguaggio diretto senza nessun simbolismo e da una
corrispondenza univoca tra significante e significato che si può comprendere attraverso una lettura denotativa.
I testi pragmatici sono:
 TESTO ARGOMENTATIVO: il testo argomentativo (o cosiddetto “articolo d’opinione”) è un testo in cui
chi scrive sostiene una tesi intorno ad un argomento di attualità e non solo. L’autore esprime una tesi,
ossia un’opinione, che viene poi sviluppata attraverso un ragionamento dimostrativo come spiegazioni
ed esempi tratti da fonti bibliografiche, spesso da testi letterari, storici o scientifici. In alcuni casi può
essere presente anche un’antitesti, cioè la confutazione della tesi con opinioni altrui che contrastano la
tesi dell’autore. Infine, è presente una conclusione a favore della tesi. La sintassi di un testo
argomentativo è una sintassi ipotattica e un linguaggio ricco: la sintassi è complessa e articolata in varie
subordinate.
 RECENSIONE: la recensione a testi letterari, produzioni cinematografiche o teatrali è un testo
pragmatico caratterizzata dalla presenza di una parte introduttiva tecnica con valore informativo su
autore, data, pubblicazione e trama, una parte interpretativa e una parte valutativa cioè il pensiero di
chi recensisce. Lo scopo pragmatico è quello di informare circa la valutazione di una produzione
 TESTO REGOLATIVO: il testo regolativo viene scritto per impartire ordini, dare consigli o istruzioni. Ne
sono un esempio i testi legislativi, i codici, i manuali di istruzione o le ricette di cucina. Sono testi
discontinui spesso caratterizzati da sintassi paratattica, cioè poco complessa, con un elevato numero di
verbi al modo infinito.
 TESTO INFORMATIVO: il testo informativo ha lo scopo è quello di trasmettere un’informazione, e ne
sono esempio gli avvisi, le locandine. La sintassi è paratattica in quanto essi sono scritti in maniera
molto semplice perché il loro scopo è l’immediatezza.
 TESTO DESCRITTIVO: i testi descrittivi sono spesso inseriti all’interno di un testo letterario e ne
interrompono la narrazione per l’esigenza di descrivere la situazione, un personaggio o un oggetto, lo
spazio in cui agiscono, la realtà filtrata attraverso gli occhi dell’autore. Essi sono funzionali alla
contestualizzazione di un testo. I testi descrittivi possono essere soggettivi o oggettivi, quest’ultima
tipica dell’ambito scientifico, e reali o simbolici. La descrizione reale si ha quando viene fornita una
rappresentazione fedele e oggettiva dell’elemento in questione, mentre la descrizione simbolica si ha
quando la dimensione spaziale viene caricata di significati che vanno al di là dei caratteri fisici, oggettivi
dell’elemento da descrivere. La descrizione oggettiva e reale è tipica anche dell’ambito scientifico
mentre quella simbolica e soggettiva viene molto spesso inserita all’interno dei racconti in cui luoghi
cose o persone vogliono alludere ad altro. Inoltre, possiamo avere anche testi interamente descrittivi.

IL TESTO NARRATIVO
I testi letterari, come quello narrativo, rientrano in un DOPPIO CIRCUITO: quello immaginario e quello reale. Il
circuito immaginario è quello della storia narrata, il racconto, mentre il circuito reale è quello del contesto
storico, della realtà in cui l’autore scrive. Al circuito reale appartengono l’autore in quanto è una figura esterna
al testo e cioè colui che concretamente produce il testo, e il lettore reale che fruisce della produzione. Tuttavia,
esiste anche il lettore implicito, immaginario che è il lettore ipotetico che l’autore prende in considerazione
come target di pubblico a cui dirigere il testo. Del circuito immaginario, oltre al lettore implicito fanno parte il
narratore e il narratario in quanto sono figure che non esistono. Il narratore è semplicemente una voce
fittizia che racconta la storia: egli può essere interno (omodiegetico) ossia può essere un personaggio,
protagonista o secondario che sia, o un narratore esterno (eterodiegetico) che non compare nella narrazione
ma è estraneo alla vicenda. Tuttavia, in alcuni casi il narratore seppur esterno può essere onnisciente, cioè un
narratore che conosce già la storia e non si limita a raccontarla ma si inserisce nella narrazione con riflessioni e
commenti. Il narratario invece è un destinatario virtuale, interlocutore o destinatario del narratore.

Per quanto riguarda la narrazione, un aspetto molto importante di un testo narrativo è la SCANSIONE DEL
TEMPO. Il tempo della storia è il tempo reale nel quale si svolge la vicenda che viene raccontata con precisione
storica. Il tempo del racconto si intende la modalità con la quale i fatti narrati si susseguono all'interno di un
racconto. Pertanto, bisogna prestare attenzione all'ORDINE DEGLI EVENTI e alla loro durata. 
In un testo narrativo i fatti possono essere narrati in due modi, in modo diacronico o in modo anacronico.
 FABULA: si ricorre alla fabula se si segue l’ordine logico-cronologico dei nuclei narrativi e alla
narrazione dei fatti in rapporto di causa effetto, dalla nascita alla morte e consiste nell’ossatura del
racconto. In questo caso si lavora sull’asse diacronico. Tuttavia, raramente viene rispettato tale ordine
in quanto nella maggior parte dei casi si ricorre alle anacronie, ossia a dislocazione dei fatti in vari punti
narrativi. La fabula è tipica dei piccoli racconti, delle fiabe e delle favole.
 INTRECCIO: si ricorre all’intreccio se non si segue l’ordine logico-cronologico dei fatti ma i nuclei
narrativi vengono dislocati in vari punti narrativi lavorando sull’asse anacronico, ossia a sfasature
temporali, analessi, Flashback, ossia recuperi di esperienze relative al passato, o prolessi,
Flashforward, ossia anticipazioni future come sogni, visioni, sensazioni. Questo tipo di narrazione è
molto utilizzato nei testi narrativi come romanzi e racconti più lunghi in quanto l’intreccio dei fatti
permette di comprendere alcuni fatti narrati e caratteristiche dei personaggi, contribuisce a creare il
climax narrativo, l’intrigo, che serve a catturare l’attenzione de lettore e dà dinamicità alla narrazione.
Un altro elemento di anacronia è la narrazione in medias-res in cui il lettore si ritrova catapultato
all’interno della narrazione fatta di vicende già avviate molteplici personaggi che poi scoprirà grazie ad
analessi che interrompono la storia principale. L’inizio della storia con la presentazione dei personaggi
o della scena è assente. Un esempio è presente nei “Malavoglia” di Giovanni Verga in cui il lettore si
trova sin da subito nella realtà del racconto, Aci Trezza, nel bel mezzo della storia e l’autore dedica solo
poche righe alla presentazione dei personaggi. La storia viene poi raccontata secondo un ordine
stabilito dall’autore, ricco di anacronie. Questo modo di narrare i fatti è tipico dei romanzi della
letteratura del 700 e dell’800, in particolare di quelli realisti-veristi in cui abbiamo anche un narratore
esterno che non si ritaglia spazi per esprimere giudizi al contrario del narratore onnisciente dei
“Promessi Sposi” in cui il narratore entra nella storia commentando e orientando anche il punto di vista
del lettore. Un’altra tecnica di anacronía è l’entrelacement che è una tecnica con cui il narratore crea
una serie di intrecci tra le vicende appartenenti a più personaggi che vivono vicende diverse lasciandole
tutte in sospeso durante il corso della storia e facendole camminare di pari passo e non concludendone
una e cominciarne un’altra. Questa tecnica serve a creare interesse nel lettore che trova la storia
intrigante e avvincente.
Inoltre, abbiamo anche la forma del “romanzo nel romanzo” con cui il narratore interrompe la
narrazione principale per fare un focus magari su un personaggio in particolare, raccontando le sue
vicende creando della digressione. Un esempio ne sono i “Promessi Sposi” in cui per molti capitoli il
narratore esce dalla narrazione principale per raccontare la vita di Ludovico (Fra’ Cristoforo) Questa
digressione nei “Promessi Sposi” è molto frequente e nelle edizioni successive alla prima furono
apportate una serie di modifiche dall’autore in tal senso.

All’interno della storia, raccontata in fabula o intreccio che sia, il narratore può scegliere il RITMO DELLA
NARRAZIONE, che è legato al concetto di durata narrativa in cui l’autore può scegliere di allargare o restringere
il tempo del racconto. Egli può scegliere:
 SOMMARIO: il sommario è un testo di solito breve in cui gli eventi vengono rapidamente riassunti, il
tempo del racconto è inferiore a quello della storia.
 ANALISI: l’analisi, al contrario del sommario è la dilatazione del tempo del racconto in cui un evento di
solito breve viene raccontato dettagliatamente in un testo piuttosto lungo.
 PAUSA: la pausa consiste in un’interruzione della narrazione dovuta a una riflessione, descrizione o
qualsiasi altro elemento che non riguarda strettamente l’azione.
 ELLISSI: l’ellissi consiste nell’omettere la narrazione di alcuni eventi e serve per abbreviare il tempo del
racconto.
 SCENA: la scena si ha quando il tempo del racconto e quello della storia coincidono e ciò si ha solo
quando ci sono parti dialogate o quando viene mostrato istante per istante ciò che fanno i personaggi in
un dato momento della vicenda.

Altro elemento essenziale del testo narrativo sono i PERSONAGGI, che i un testo narrativo costituiscono un
sistema complesso in cui ciascuno ha un ruolo e una funzione ben determinati. I personaggi si distinguono in
personaggi principali, presenti dall’inizio alla fine della narrazione come il protagonista, l’ antagonista e l’
aiutante; i personaggi secondari, sono coloro che nella vicenda svolgono un ruolo di secondo piano tra cui
anche le comparse. Inoltre i personaggi possono essere statici o dinamici. I personaggi statici, tipici delle fiabe
o delle favole, sono quelli che incarnano un modo particolare di vivere, un ruolo, una caratteristica umana come
un vizio o una virtù e non subiscono evoluzioni nel corso della storia. Da loro infatti il lettore non si aspetta
nessun cambiamento, sono appunto statici. Sono personaggi statici non solo i “tipi” ma anche alcuni personaggi
secondari che sono funzionali solo allo svolgimento della narrazione ma non solo il focus su cui si concentra la
storia. I personaggi dinamici sono quelli che il lettore impara a conoscere man mano che prosegue nella
lettura del testo. Questi personaggi riservano sempre sorprese al lettore in quanto la loro personalità evolve nel
corso della storia ad esempio con conversioni, pentimenti, scelte di vita importanti diventando altro rispetto
alla situazione di partenza. I personaggi possono essere presentati in maniera diretta o indiretta da parte del
narratore: se si sceglie di presentarli in maniera diretta il narratore li descrive dal punto di vista fisico e
ideologico e il lettore viene agevolato in quanto può farsi un’idea delle peculiarità del personaggio; se si sceglie
di presentarli in maniera indiretta, il narratore li descrive fornendo indizi sulla base dei quali il lettore
costituisce autonomamente il profilo del personaggio. Esempi di presentazione indiretta sono un personaggio
che parla di un altro personaggio, un narratore che commenta alcune caratteristiche del personaggio ma senza
creare un profilo netto o chiaro. Nei “Promessi Sposi” al V capitolo in cui Fra’ Cristoforo decide di aiutare Renzo
e Lucia, ad esempio don Rodrigo non viene presentato in modo diretto in quanto il narratore non lo descrive
ma ce lo presenta fornendoci degli indizi: don Rodrigo è arrogante, meschino e si circonda di signorotti, ma
tutto ciò non ci viene fornito in maniera diretta ma attraverso indizi come ad esempio attraverso la descrizione
del suo palazzotto silenzioso tanto che sembrava abbandonato, isolato su una rocca, circondando da avvoltoi
“con l’ali spalancate, e co’ teschi penzoloni, l’uno spennacchiato e mezzo roso dal tempo, l’altro ancor saldo e
pennuto, erano inchiodati, ciascuno sur un battente del portone”; definito “capitale di un piccolo regno” che ci fa
capire che era un uomo che deteneva un certo potere pur non essendo un sovrano
Dunque, lo spazio narrativo in cui operano i personaggi è molto importante e va analizzato in quanto fornisce
informazioni essenziali sulla vicenda, sui personaggi e spesso può avere anche un valore simbolico. In alcuni
casi la presentazione dei personaggi può essere anche mista, cioè quando il personaggio viene presentato
contemporaneamente dal punto di vista comportamentale sia dal punto di vista di altri personaggi o del
narratore stesso tramite riflessioni.
All’interno di un testo narrativo è presente sempre uno SCHEMA NARRATIVO caratterizzato da una situazione
di partenza a cui segue un esordio, situazione che rompe l’equilibrio iniziale e dà il via mettendo in moto la
vicenda, ad esempio la minaccia dei bravi di Don Rodrigo per cui don Abbondio decide di non celebrare le
nozze. A ciò seguono una serie di peripezie o mutamenti, vicende che scaturiscono dall’esordio e in cui
vengono coinvolti anche altri personaggi che cercheranno di aiutare o collaborare con il protagonista. Poi
abbiamo la spannung (il climax) che consiste nel momento di massima tensione narrativa, dopodiché si ha lo
scioglimento, risoluzione di un equilibrio dopo una serie di peripezie, si viene a capo dei fatti e tale risoluzione
può coincidere con la situazione di partenza o crearsene una nuova.

In un testo narrativo è possibile distinguere delle sequenze (termine che deriva dal linguaggio
cinematografico) che sviluppano dei nuclei narrativi. Il passaggio da una sequenza all’altra si individua
seguendo una logica e vi sono sequenze di vario tipo:
 NARRATIVA: sono sequenze piuttosto dinamiche caratterizzate da un’azione e dunque il ritmo è veloce.
 DESCRITTIVE: sono sequenze piuttosto statiche dove viene interrotta la narrazione per inserire delle
descrizioni. Il ritmo di queste sequenze è lento.
 DIALOGICHE: sono sequenze caratterizzate da dialoghi tra personaggi
 RIFLESSIVE: sono sequenze in cui il narratore o i personaggi stessi esprime considerazione sui
personaggi. Anch’esse sono statiche e con un ritmo lento.
 ESPRESSIVE: sono sequenze in cui vengono espressi gli stati d’animo dei personaggi
 MISTE: sono sequenze caratterizzate da caratteristiche miste tra la narrativa e la descrittiva.

Il testo narrativo presenta inoltre un PUNTO DI VISTA o FOCALIZZAZIONE, che è la messa a fuoco della
narrazione ovvero la scelta da part del narratore di una prospettiva dalla quale descrivere e interpretare gli
avvenimenti e i personaggi. Esistono tre tipi di focalizzazione:
 FOCALIZZAZIONE ZERO: si ha quando la narrazione non è focalizzata, cioè il narratore non assume la
prospettiva di nessun personaggio ma si limita a raccontare la vicenda mostrando di dominarla.
 FOCALIZZAZIONE INTERNA: si ha quando il narratore assume il punto di vista del protagonista o di uno
dei personaggi. Questo tipo di focalizzazione può andare modificandosi nel corso della narrazione
multipla o variabile
 FOCALIZZAZIONE ESTERNA: si ha quando il narratore racconta i fatti da un punto di vista esterno alla
vicenda, limitandosi a raccontare “ciò che vede” in maniera oggettiva come se lo scoprisse di volta in
volta insieme ai personaggi. È il punto di vista di chi è estraneo alla situazione.
Infine in un testo narrativo vi sono una serie di TECNICHE ESPRESSIVE che riguardano soprattutto la tipologia
di discorso impiegata. All’interno del testo possiamo trovare il discorso diretto, che si ha quando vengono
riportate direttamente le parole dei personaggi, il discorso indiretto che si ha quando il narratore riporta in
terza persona le parole dei personaggi, e il discorso indiretto libero che si ha quando il narratore riferisce
direttamente i pensieri o le parole di un personaggio senza introdurli tramite verbi dichiarativi (verbum
dicendi). Un esempio di discorso indiretto libero lo troviamo in “Mastro don Gesualdo” quando Gesualdo Motta
dopo una lunga giornata di lavoro fa delle riflessioni sulle rinunce che ha fatto, sul suo passato e sui suoi
sacrifici. Queste parole vengono riportate dal narratore in terza persona senza essere introdotte da verbi
dichiarativi come se fossero pensieri del narratore ma in realtà sono pensieri del personaggio.
Oltre al dialogo nei testi narrativi troviamo anche il monologo interiore, che si ha quando esprime fra se e sé i
propri pensieri in prima persona spesso attraverso associazione di idee e senza un ordine rigorosamente
logico, e il flusso di coscienza che è l’espressione dello stato d’animo dei personaggi dal più profondo inconscio
con parole riportate in modo immediato e senza alcun legame logico-sintattico spesso di difficile intendimento.

IL TESTO POETICO
Un testo poetico differisce da un testo in prosa per la presenza di segmenti di testo chiamati versi. La parola
“Verso” deriva dal latino “vertere” che vuol dire “volgere”, “andare a capo”, mentre la parola “prosa” deriva da
“prosus” che vuol dire “andare avanti in linea retta”, “procedere”. Nel testo in prosa si procede senza andare a
capo, in maniera continua in quanto non bisogna rispettare le regole della versificazione. Il verso è l’insieme
delle parole formate da sillabe atone e toniche. In base alla loro distribuzione all’interno del verso è possibile
distinguere in versi parisillabi (bisillabo, quaternario, senario, ottonario, decasillabo), versi imparisillabi
(quinario, settenario, novenario, endecasillabo), versi doppi o accoppiati (Doppio senario o dodecasillabo,
doppio quinario, doppio settenario), versi liberi tipici della poesia del novecento che non hanno una struttura
strofica regolare, non hanno rime e sillabe regolari e versi sciolti, versi con ugual numero di sillabe ma senza
rima.

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