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Sezione 1 • La critica del pensiero dialettico

 Marx
T14
L’operaio di fabbrica e la macchina
Nel capitolo 13 del primo libro (1867) del Capitale Marx ricostruisce il passaggio dalla produzione
artigianale, propria delle corporazioni medievali, a quella manifatturiera dei secoli xvii-xviii, fino
a quella industriale sviluppatasi negli ultimi decenni del Settecento, che passa poi a descrivere
nei dettagli. La produzione industriale è incentrata su un sistema automatico di macchine, di
cui gli operai non sono che semplici appendici. La raffigurazione delle terribili conseguenze
psicofisiche ed esistenziali del lavoro in fabbrica per uomini, donne e bambini, che Marx compie
in questo capitolo, riprende il tema dell’alienazione dei lavoratori affrontato nei Manoscritti
economico-filosofici del 1844, ma lo svolge in una forma più particolareggiata e concreta, sulla
scorta di una ricca mole di documenti e statistiche.
1
Nella manifattura e nell’artigianato l’operaio si serve dello strumento, nella fabbrica è l’o-
peraio che serve la macchina. Là dall’operaio parte il movimento del mezzo di lavoro, il cui
movimento qui egli deve seguire. Nella manifattura gli operai costituiscono le articolazio-
ni di un meccanismo vivente. Nella fabbrica esiste un meccanismo morto indipendente
5 da essi, e gli operai gli sono incorporati come appendici umane. «La malinconica svoglia-
tezza di un tormento di lavoro senza fine, per cui si torna sempre a ripercorrere lo stesso
processo meccanico, assomiglia al lavoro di Sisifo; la mole del lavoro, come la roccia, torna
sempre a cadere sull’operaio spossato»1. Il lavoro alla macchina intacca in misura estrema
il sistema nervoso, sopprime l’azione molteplice dei muscoli e confisca ogni libera attività
10 fisica e mentale. La stessa facilitazione del lavoro di-
venta un mezzo di tortura, giacché la macchina non 1 l’operaio, appendice umana
libera dal lavoro l’operaio, ma toglie il contenuto al della macchina
suo lavoro.  1 Marx confronta il lavoro nelle manifatture
a quello di fabbrica, al fine di dimostrare
È fenomeno comune a tutta la produzione capitali-
che il progresso tecnico-industriale non è
15 stica in quanto non sia soltanto processo lavorativo ma servito a migliorare il lavoro degli operai,
anche processo di valorizzazione del capitale, che non è ma solo ad assicurare agli imprenditori
l’operaio ad adoprare la condizione del lavoro ma, vi- maggiori margini di profitto.
ceversa, la condizione del lavoro ad adoprare l’opera-
Elenca le tre differenze tra manifattura
io; ma questo capovolgimento viene ad avere soltanto e fabbrica.
20 con le macchine una realtà tecnicamente evidente. Me-
diante la sua trasformazione in macchina automati-
ca, il mezzo di lavoro si contrappone all’operaio durante lo stesso processo lavorativo quale
capitale, quale lavoro morto che domina e succhia fino all’ultima goccia la forza-lavoro
vivente. La scissione fra le potenze mentali del processo di produzione e il lavoro manuale, la
25 trasformazione di quelle in poteri del capitale sul lavoro, si compie […] nella grande industria
edificata sulla base delle macchine. L’abilità parziale dell’operaio meccanico individua-
le svuotato, scompare come un infimo accessorio dinanzi alla scienza, alle immani forze
naturali e al lavoro sociale di massa, che sono incarnati nel sistema delle macchine e che
con esso costituiscono il potere del «padrone» (master). Perciò questo padrone, nel cui cer-
30 vello il macchinario e il suo monopolio del medesimo sono inseparabilmente uniti, grida

1. «La malinconica … spossato»: Marx cita dal libro di Friedrich Engels La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845).

Umberto Curi, Il coraggio di pensare – Edizione Rossa © Loescher Editore 2019 – Torino
Sezione 1 • La critica del pensiero dialettico

sprezzantemente alle «braccia» in caso di conflitto: 2 l’impoverimento professionale


«Farebbe bene agli operai delle fabbriche ricordarsi degli operai
che il loro lavoro è in realtà una specie molto infe- Il modo di produzione capitalistico
riore di abilità lavorativa; che non vi è altra abilità mira non alla semplice produzione
35 che sia più facile far propria, e che, tenuto conto di merci per il consumo, ma alla
della sua qualità, sia meglio compensata, che non creazione di plusvalore, che può essere
ottenuto soltanto sfruttando la forza-
vi è altro lavoro che con un breve addestramento
lavoro degli operai. Il fatto che questi
della persona meno esperta possa essere fornito in dipendano dalle macchine in ogni gesto
tanta abbondanza e in così breve tempo. Le macchi- e movimento è la prova tangibile della
40 ne del padrone hanno di fatto in tutta la produzione loro subordinazione al capitale. Essi
una funzione molto più importante del lavoro e non hanno alcun ruolo creativo nella
dell’abilità dell’operaio che può essere insegnata in sei produzione: si limitano a ripetere gli
stessi gesti semplificati. Così, mentre
mesi, e che ogni servo agricolo può imparare» .  2 2
2
scienza e tecnica sono sempre più al
La subordinazione tecnica dell’operaio all’anda- servizio della classe dei capitalisti, il
45 mento uniforme del mezzo di lavoro e la peculiare proletariato vede impoverirsi le proprie
composizione del corpo lavorativo, fatto di individui risorse intellettuali e le proprie capacità
d’ambo i sessi e di diversissimi gradi d’età, creano creative. Gli operai diventano sempre
una disciplina da caserma che si perfeziona e di- meno qualificati e quindi sempre più
sostituibili: un’arma in più nelle mani del
viene un regime di fabbrica completo e porta al suo
«padrone».
50 pieno sviluppo il lavoro di sorveglianza già prima
accennato, quindi insieme ad esso la divisione degli
operai in operai manovali e sorveglianti del lavoro, in soldati semplici dell’industria e in
sottufficiali dell’industria. […] Il codice della fabbrica in cui il capitale formula come privato
legislatore e arbitrariamente la sua autocrazia sugli operai, prescindendo da quella divi-
55 sione dei poteri tanto cara alla borghesia e da quel
sistema rappresentativo che le è ancor più caro, non 3 la fabbrica come caserma
è che la caricatura capitalistica della regolazione sociale L’ambiente della fabbrica assume i
del processo lavorativo; regolazione che diventa ne- caratteri di una caserma, regolata da una
rigida disciplina interna, per due ragioni:
cessaria con la cooperazione su grande scala e con
evitare intoppi all’incessante produzione
60 l’uso dei mezzi di lavoro comuni, specialmente del- o danni ai macchinari; impedire le
le macchine. Alla frusta del sorvegliante di schiavi distrazioni o perdite di tempo dovute alla
subentra il registro delle punizioni del sorveglian- compresenza di uomini, donne e bambini.
te. Tutte le punizioni si risolvono naturalmente in L’«esercito» degli operai viene allora diviso
multe e in ritenute sul salario, e l’acume legislativo da gerarchie interne. Il comportamento
dei lavoratori è sottoposto poi a severi
65 di questi Licurghi di fabbrica3 rende loro l’infrazio-
regolamenti, con tanto di multe e sanzioni
ne delle proprie leggi anche, se mai possibile, più di natura salariale (cioè ancora una volta
redditizia della loro osservanza.  3 puramente pecuniaria).
Il nostro non è che un semplice accenno alle con-
dizioni materiali in cui viene compiuto il lavoro di Individua, elenca e spiega le metafore
a cui ricorre qui Marx per illustrare le
70 fabbrica. Tutti i sensi sono lesi egualmente dalla caratteristiche del lavoro di fabbrica.
temperatura aumentata artificiosamente, dall’at-

2. «Farebbe bene … imparare»: citazione da un documento pubblicato nel 1854 da un’associazione di imprenditori tessili di
Manchester.
3. Licurghi di fabbrica: Licurgo è il leggendario autore della Costituzione spartana. Il suo nome valeva, presso gli antichi,
come simbolo del legislatore saggio. Marx lo usa qui per definire i redattori dei regolamenti di fabbrica, con chiaro intento
sarcastico.

Umberto Curi, Il coraggio di pensare – Edizione Rossa © Loescher Editore 2019 – Torino
Sezione 1 • La critica del pensiero dialettico

mosfera impregnata delle scorie delle materie prime, dal chiasso assordante ecc., fat-
ta astrazione dal pericolo di morte che si cela nell’ammucchiamento di macchine una
vicinissima all’altra, il quale produce, con la regolarità del susseguirsi delle stagioni, i
75 propri bollettini industriali di battaglia. L’economizzazione dei mezzi sociali di produzione,
che giunge a maturazione come in una serra soltanto nel sistema di fabbrica, diviene
allo stesso tempo, nelle mani del capitale, depredazione sistematica delle condizioni di vita
dell’operaio durante il lavoro, dello spazio, dell’aria, della luce e dei mezzi personali di difesa
contro le circostanze implicanti il pericolo di morte
80 o antigieniche del processo di produzione, per non 4 un luogo insalubre e pericoloso
parlare dei provvedimenti miranti alla comodità Il lavoro in fabbrica è nocivo per la
dell’operaio. Ha torto il Fourier a chiamare le fabbri- salute e pericoloso per l’incolumità
dei lavoratori. Gli operai pagano con il
che «ergastoli mitigati»?  4
peggioramento delle proprie condizioni
K. Marx, Il capitale. Critica dell’economia politica, a cura di di salute e di vita la maggiore efficienza e 3
D. Cantimori, Editori Riuniti, Roma 1989, I, pp. 467-71 produttività delle macchine.

comprensione  All’inizio del brano si legge che nella «fabbrica esiste un meccanismo morto»
indipendente dagli operai. Spiega il significato di questa frase.
problemi  Secondo te, l’analisi di Marx si applica anche alle condizioni degli operai nelle fabbriche
odierne? Rispondi portando alcuni esempi concreti.

Umberto Curi, Il coraggio di pensare – Edizione Rossa © Loescher Editore 2019 – Torino

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