ACUSTICA, PSICOACUSTICA,
TECNOLOGIE AUDIO e DINTORNI
Articolo apparso sulla rivista Sound & Lite di Luglio 2001
di Guido Noselli (fax 030/3580431 - posta elettronica guidonoselli@outline.it )
Dopo aver sparato a zero in tutti questi mesi su una prassi tanto scorretta quanto diffusa, l’uso
“insensato” del watt come parametro di valutazione di un impianto professionale per il rinforzo del
suono, parametro che mi auguro ormai vada rapidamente in disuso anche per i più riottosi, ora è
necessario analizzare qual è invece l’uso “sensato” del watt, in quanto unità di misura d’importanza
strategica in molti parametri fondamentali e in diversi aspetti dell’amplificazione professionale.
Ho già ricordato uno degli utilizzi corretti del watt nel calcolo, ad esempio, dell’assorbimento medio
di un impianto di sonorizzazione completo e quindi della “potenza elettrica” necessaria agli
amplificatori perché il sistema possa fare il lavoro desiderato o previsto: “sviluppare una
determinata omogenea pressione sonora continua e di picco, per una data area, sino ad una
data distanza, per una determinata banda di frequenze, con un determinato tasso di
distorsione e per un determinato periodo di tempo”.
Vediamo invece di analizzare un altro degli argomenti tecnici, tra i più dibattuti dagli operatori del
settore, in cui il watt è correttamente e necessariamente utilizzato.
Parte 1°
Chiunque abbia a che fare con un sistema di sonorizzazione professionale, dal progettista di sistemi
per installazione fissa, al sound engineer responsabile della gestione d’impianti audio mobili per
concerto, inevitabilmente si è posto e si pone questa domanda:
La risposta a tale domanda è spesso diversa a seconda che venga data da un venditore, un
installatore, un service, un fonico, un artista o un fabbricante del settore.
1 di 7 27/03/2013 14:22
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ignoranza tutti sanno e concordano che, in una qualche misura, la potenza di un amplificatore deve
essere relazionata al diffusore cui viene connesso.
Infatti, sono almeno tre le risposte che si possono avere a tale domanda.
“La potenza dell’amplificatore sarà uguale alla potenza che l’altoparlante o il diffusore può
maneggiare senza danneggiarsi, secondo la dichiarazione del fabbricante riferita allo standard di
misura adottato per il test”
Ad esempio un altoparlante o diffusore che sia dichiarato 500 watt, in questo caso dovrà essere
pilotato da un amplificatore da 500 watt. Ineccepibile no? Non credo che tale logica richieda
spiegazione.
La seconda risposta possibile, anch’essa supportata da una logica altrettanto corretta ma contrastante, è:
“La potenza maneggiata da un altoparlante o da un diffusore dovrà essere più grande di quella che
l’amplificatore può dare”. Anche questa appare come una risposta corretta e perfettamente
legittima; infatti, una potenza più bassa dell’amplificatore viene motivata con l’intenzione di non
sovrapilotare l’altoparlante e così danneggiarlo.
La terza risposta, dalla logica altrettanto valida, ma addirittura contraria alle risposte precedenti, propone:
“Un amplificatore dovrà essere capace di erogare una potenza più grande della potenza che
l’altoparlante o il diffusore può maneggiare senza danni”. La logica in questo caso tiene conto del
fatto che se un amplificatore raggiunge la sua massima potenza e produce un segnale distorto
(tutti gli amplificatori hanno questo tipo di comportamento per via del “Clipping”), l’altoparlante
o il diffusore possono rimanere danneggiati nonostante, secondo i dati dichiarati dal fabbricante,
sopportano realmente potenza più grande di quella che l’amplificatore stesso può erogare senza
distorsione.
2 di 7 27/03/2013 14:22
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Generalmente chi dà questa risposta suggerisce che l’amplificatore dovrà avere una potenza doppia
di quella maneggiata dall’altoparlante o dal diffusore.
Anch’io quando si tratta di pilotare diffusori da concerto o comunque impiegati per musica “Live”
suggerisco questa terza ipotesi, che, fatti salvi i ragionamenti a seguire, ritengo la più rispondente a
tale impiego, e della cui validità dò ampie motivazioni in un mia nota pratica, dal titolo “Quegli
sporchi maledetti watt”.
In realtà le tre risposte elencate, tanto diverse tra loro, presuppongono un errore di fondo che le
rende deboli nella sostanza, nonostante esse appaiano corrette nella forma.
Infatti, la scelta di un amplificatore appropriato rispetto alla sua potenza deve tener conto sempre
delle condizioni d’ascolto e di quale tipo d’impiego l’utilizzatore finale debba fare.
Ne consegue che si possono individuare almeno cinque parametri che possono influenzare anche
negativamente la scelta dell’amplificatore.
2. L’uniformità della copertura sonora del suono diretto per un dato angolo.
4. La perdita di livello che si verifica per la distanza ad una data postazione d’ascolto scelta
come riferimento.
A dire il vero dovrei aggiungere altri due fattori all’elenco dei parametri.
Il primo è “Il guadagno acustico dell’ambiente”, il cui effetto, essendo sempre ed in ogni caso
vantaggioso, poiché in un qualsiasi sistema che fosse impiegato in un ambiente chiuso ne
aumenterebbe “l’ headroom”, non prenderò in considerazione perché questo riserverà
automaticamente un margine di sicurezza in più rispetto ad una possibile sottovalutazione. Il
secondo è “Il rumore di fondo”, della cui influenza invece parlerò qui sotto in riferimento alla
determinazione del massimo livello sonoro.
3 di 7 27/03/2013 14:22
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Una volta individuate le necessità di sonorizzazione dettate dal tipo d’evento, attraverso il calcolo o
la definizione numerica di alcuni di questi parametri si conoscerà effettivamente la reale potenza
che un amplificatore dovrebbe possedere per quella precisa situazione acustica che l’evento stesso
determina ed ottenere l’unica risposta compiutamente corretta e circostanziata alla domanda
iniziale.
1) Il primo parametro riguarda la definizione del massimo livello di pressione sonora che si è deciso
di ottenere alla postazione di riferimento.
Appare evidente che essendo una scelta dell’organizzatore, o comunque della persona che è
delegata di questo a decidere, non serve alcun calcolo per determinare tale parametro.
Mi sembra evidente che ascoltare Fiorella Mannoia in teatro non richieda la pressione sonora che è
normale (forse) richiedere per ascoltare un concerto di Vasco Rossi all’aperto.
Una volta deciso quale sarà la massima pressione sonora voluta alla postazione di riferimento, per
esempio al mixer FOH, e deciso anche le dimensioni e la forma dell’area che si desidera sonorizzare
il più omogeneamente possibile ad un tale livello sonoro, si dovrà tener conto anche di un altro
fattore (ecco perché ho parlato di “calcoletto” ): “il rumore di fondo”.
Il rumore di fondo infatti può influenzare, anche pesantemente, specialmente in condizioni critiche
d’ascolto, la scelta della potenza degli amplificatori ed ancora prima quella dei diffusori stessi o del
loro stesso numero.
Premesso infatti che in una qualunque performance é necessario che il pubblico abbia una netta
percezione del messaggio musicale insieme a quella del parlato, ed un eccessivo rumore di fondo
impedisce questa percezione per un effetto di mascheramento, l’impianto di sonorizzazione dovrà
erogare una pressione sonora ben superiore a quella del rumore di fondo misurato. La letteratura
più autorevole indica in 25 dB il differenziale, ovvero:
25 dB, quando il rumore di fondo è 50/60 dB, rappresenta un valore che non pone problemi al fine
della scelta del dimensionamento di un amplificatore o di un impianto di sonorizzazione; si pensi che
un solo diffusore professionale può esprimere pressioni sonore dell’ordine anche di 110 dB ad un
metro e quindi pilotato con la sua potenza massima, poniamo ad esempio 500 watt, ne erogherebbe
ben 137 ad un metro e comunque anche ad una distanza molto grande, 100 metri, troveremmo
ancora 97 dB SPL; un valore ancora di gran lunga superiore al rumore di fondo ipotizzato.
Quando però il rumore di fondo all’aperto o in uno stadio per via del pubblico che urla o in un
palazzetto sportivo durante una partita e per la stessa ragione, spesso raggiunge e supera 100 dB,
la questione si complica abbastanza.
4 di 7 27/03/2013 14:22
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Il diffusore efficientissimo che nell’esempio precedente sembrava tanto ridondante, in questo caso
sarebbe assolutamente insufficiente perché a mala pena potrebbe raggiungere solo 103 dB a tale
distanza, con il rischio che qualche messaggio importante si perderebbe tra le urla della gente.
In casi estremi come questo il rimedio totale non esiste. Infatti poiché sono oltre 20 i dB SPL
mancanti al valore di differenziale desiderato, occorrerebbero oltre cento sistemi analoghi tutti
puntati nella stessa direzione ed esenti da interferenze per ottenere tale valore, ammettendo per
assurdo che tali sistemi si potessero installare veramente. La sola cosa che si può fare in questi casi
o consiste nell’accontentarsi di un differenziale molto inferiore, ad esempio 10 dB SPL, valore che è
pur sempre non trascurabile perché corrispondente alla sensazione uditiva del doppio per l’orecchio
e sufficiente a mantenere le condizioni d’intelligibilità, oppure si dovrà ripiegare sull’utilizzo di un
sistema di sonorizzazione con molti diffusori distribuiti il più vicino possibile agli ascoltatori, in modo
che ognuno, singolarmente, superi il livello del rumore di fondo con un differenziale elevato, ma
ben più semplice da raggiungere perché la distanza è più breve.
La risposta a questa domanda implica la conoscenza della pressione sonora fuori asse del sistema di
sonorizzazione e quindi dei suoi diagrammi polari per definire il cosiddetto:
valore SPL che consentirà di calcolare con la necessaria cautela, per il peggiore dei casi riferito al
minimo livello sonoro necessario nel punto d’ascolto corrispondente all’ascoltatore più lontano fuori
asse, l’entità del guadagno che l’amplificatore dovrà avere e la corrispondente potenza indistorta.
Per calcolare il valore del “fattore fuori asse” si devono analizzare i diagrammi polari orizzontali e
verticali del sistema di sonorizzazione. La variazione in dB della risposta polare rispetto all’asse del
sistema è il valore che cerchiamo. Ad esempio se il sistema avrà alle frequenze analizzate o nella
banda che interessa variazioni di +/- 3dB rispetto all’asse (o meglio direi +/- 3dB rispetto al valore
medio perché non sempre l’asse corrisponde al valore più alto), il “fattore fuori asse” avrà il valore
di 6 dB.
3) Il terzo parametro credo ormai notorio, anche perché ne ho diffusamente parlato in articoli
precedenti, si riferisce alla necessità di conoscere la sensibilità dell’altoparlante o del diffusore o
5 di 7 27/03/2013 14:22
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Senza conoscere questo valore non sarà possibile determinare il guadagno acustico necessario a
raggiungere la pressione sonora desiderata alla distanza voluta e quindi non sarà possibile calcolare
nemmeno la potenza elettrica che, per questo, sarà richiesta all’amplificatore.
Il valore di sensibilità viene fornito dal fabbricante, anche se bisognerà stare attenti a valutare in
quali condizioni di misura esso è dichiarato. Spesso è dato il valore di sensibilità riferito al
semispazio, 2 P, diffusore appoggiato a pavimento, come si conviene quando si tratta di basse
frequenze. Ma poiché, per quel che è necessario rispetto al tipo di sonorizzazione di cui ho parlato,
bisogna tener conto del valore in spazio libero, 4 P, ottenuto di solito con sistemi a tromba sospesi
in aria in riferimento all’amplificazione della gamma medio alta comprendente la banda della voce,
al valore fornito in 2P, sarà necessario levare 3dB.
4) Il quarto parametro riguarda l’applicazione della ben nota “legge del quadrato inverso” cui forse
ho accennato altre volte e di cui credo la stragrande maggioranza dei lettori ne abbia sentito
parlare o addirittura la conosca.
Generalmente la distanza d’ascolto per la quale effettuare i calcoli è riferita alla posizione
dell’ascoltatore più lontano. Il presupposto è che anche l’ascoltatore più penalizzato abbia la
possibilità di ascoltare adeguatamente o il più possibile in modo simile alla maggioranza degli astanti.
Questa condizione è però molto spesso impossibile ad ottenersi, specialmente in situazioni “Live”
all’aperto, proprio, come si vedrà, per mancanza di potenza sufficiente dell’impianto
d’amplificazione o in ogni modo per la necessità di dimensionamenti mostruosi dai costi proibitivi.
6 di 7 27/03/2013 14:22
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dipende ancora una volta dalle scelte del responsabile tecnico del sistema di sonorizzazione, anche
se esse, essendo legate ad alcuni parametri oggettivi come la qualità degli altoparlanti o dei
diffusori dal punto di vista della capacità di sovraccarico meccanico e termico e al budget di spesa
per gli amplificatori, il cui costo è legato alla potenza erogabile, sono più obbligate di quanto non si
pensi, pena l’ottenimento di risultati finali scadenti o addirittura pessimi.
Infatti, ammesso che gli altoparlanti o i diffusori, come generalmente avviene per i costosi modelli
professionali top di gamma, che quasi tutti i fabbricati specializzati hanno nei loro cataloghi, siano in
grado di maneggiare picchi di segnale di 10 dB sopra il valore medio (a volte anche 20 dB o più ),
per il tempo necessario senza danneggiarsi, come sarà possibile fare lo stesso per gli amplificatori
necessari a pilotare tali diffusori?
Conoscete voi un amplificatore in grado ad esempio di erogare 500 watt RMS (valor medio efficace) e
allo stesso tempo erogare picchi di 5000 watt, 10 dB sopra (10 volte), o addirittura 50000 watt, 20
dB sopra (100 volte)?
La risposta è no!
Semplicemente perché tale amplificatore attualmente non esiste e ancora la tecnologia non è in
grado di farlo venire alla luce.
Queste ed altre domande, attraverso i calcoli che i parametri qui descritti consentiranno,
troveranno risposte adeguate negli argomenti del prossimo articolo.
7 di 7 27/03/2013 14:22