Sei sulla pagina 1di 17

Regione Sardegna

Gruppo di Lavoro di Porto Torres

SINTESI DEL PERCORSO DI


SPERIMENTAZIONE
1995 - 1998

a cura di Claudia PERLMUTER


Coordinatrice del Progetto nella Regione Sardegna

Ispes – Istituto per la promozione dello sviluppo economico e sociale (Roma)


Gruppo di lavoro di Porto Torres
SINTESI DEL PERCORSO DI SPERIMENTAZIONE

Il coinvolgimento dei servizi

La proposta di sperimentazione, avanzata dalla Regione Sardegna


all’Amministrazione Comunale di Porto Torres ed all’Azienda USL n.° 1 di
Sassari, è stata discussa a livello locale nei primi mesi del 1995.
L’interesse manifestato dagli Enti, specificamente dall’Assessorato comunale ai
Servizi Sociali e dal Servizio Materno Infantile dell’Azienda USL, ha permesso di
coinvolgere i servizi pubblici che, in riferimento all’organizzazione del sistema
locale dei servizi, hanno maggiori e specifiche competenze rispetto alla tutela ed
alla promozione del benessere delle famiglie: il Servizio Sociale comunale ed il
Consultorio Familiare.
Le attività svolte dal Servizio Sociale comunale derivanti dalle competenze
attribuite al Comune dalla L. R. 4/88 riguardavano, al momento d’avvio della
sperimentazione:
− il sostegno a nuclei familiari e a singoli in situazione di disagio sociale ed
economico (contributi economici, sostegno psico-sociale, assistenza socio
educativa);
− la tutela di minori (affidamenti familiari ed inserimenti di minori in istituto);
− il sostegno alla crescita ed all’educazione dei bambini nei primi anni di vita
(asilo nido);
− la promozione di opportunità di socializzazione e d’inserimento sociale,
scolastico e lavorativo per minori, giovani e adulti (soggiorni - vacanza per
minori, laboratori per adolescenti “a rischio”, utilizzo di contributi e facilitazioni
per il “diritto allo studio”);
− il sostegno ad iniziative favorevoli allo sviluppo sociale promosse da
organizzazioni e gruppi della comunità (contributi ad associazioni di
volontariato).

Gli interventi posti in essere dal Consultorio Familiare, in riferimento ai suoi


compiti istituzionali di prevenzione e di promozione della salute e di tutela della
maternità e dell’infanzia ad esso attribuiti dalle leggi nazionali (L. 405/75 e L.
194/78) e da quella regionale (L.R. 8/79) consistevano in:
− bilanci di salute e attività di prevenzione delle malattie in età evolutiva
(collaborazione ad indagini svolte dalla medicina scolastica ed a campagne di
educazione sanitaria);
− controlli in gravidanza, corsi di psicoprofilassi al parto, prevenzione dei tumori
ginecologici, sostegno alle scelte di procreazione (contraccezione, sterilità,
IVG), assistenza alle donne in menopausa e educazione sessuale rivolta ai
ragazzi;

1
− consulenza a famiglie e singoli per problematiche inerenti il disagio
adolescenziale, difficoltà relazionali intrafamiliari, difficoltà di inserimento
scolastico e per richieste di adozione.

Il modo in cui i servizi contribuivano alla promozione ed alla realizzazione del


benessere delle famiglie, quindi le loro modalità di organizzare e di erogare le
differenti prestazioni, sono stati oggetto, nella fase di avvio del Progetto, di analisi
e di confronto comune tra gli operatori. Questi hanno portato avanti, nell’arco di
sei mesi, un percorso di riflessione - autoformazione in cui sono stati approfonditi
elementi dell’organizzazione del lavoro, del lavoro di rete e dell’utilizzo dei dati e
delle informazioni prodotte, che ha permesso di mettere in evidenza:
 gli elementi significativi su cui potevano essere basate nuove modalità di
intervento,
 l’esigenza di approfondire e di qualificare il modo di “essere servizio nella
comunità”,
 la necessità di sviluppare delle forme di interazione tra i servizi che
permettessero di indirizzare le diverse azioni e le specifiche competenze
professionali verso obiettivi comuni;
 primi spazi di progettazione e di intervento in cui si sarebbero potute
sviluppare delle collaborazioni tra gli operatori, tra i servizi e con le famiglie.
“C’è stata nella prima parte del Progetto una fase di preparazione e di
formazione che noi riteniamo molto importante perché è andata sul concreto,
nel senso che sono state affrontate delle questioni che potevano essere
utilizzate nel nostro lavoro. Ci ha aiutato innanzi tutto a riflettere su come
stavamo lavorando, sulle nostre modalità di lavoro e sulle modalità di
collaborazione tra gli operatori e tra i servizi. Ci ha aiutato anche a capire
che, rispetto al rapporto che i servizi (Comune e Consultorio) avevano con la
comunità, con la popolazione interessata, c’erano da approfondire la
comunicazione, le modalità e l’approccio. Le nostre forme di rapporto erano
un po’ rigide, sclerotizzate.” G. Pacetto, relazione del gruppo degli operatori,
Cagliari, 10 novembre 1997.

Questa prima fase di lavoro si è conclusa con l’individuazione, da parte degli


operatori, delle famiglie che avrebbero potuto collaborare alla realizzazione della
sperimentazione.

Il coinvolgimento delle famiglie

Le potenziali famiglie risorsa sono state individuate sulla base di alcuni criteri
principali: capacità di cura e di solidarietà interna, capacità di riorganizzazione
rispetto al proprio ciclo di vita e di comprensione di quello degli altri, inserimento
nelle reti di relazioni sociali, manifestazione di disponibilità verso fatti sociali e non
eccessiva esposizione socio-politica.

2
Gli operatori del Consultorio Familiare e del Servizio Sociale, attraverso le
relazioni che ciascun servizio aveva nella comunità, cioè attraverso i rapporti
stabiliti con singoli utenti, con organismi di volontariato e di privato sociale e con
altri servizi, hanno individuato circa 25 famiglie di Porto Torres a cui è stato
proposto di:
 partecipare a “un gruppo di lavoro” per affrontare insieme con gli operatori dei
servizi situazioni o aspetti significativi o problematici della comunità di Porto
Torres;
 impegnarsi per la comunità come famiglia;
 collaborare con i servizi per sostenere e promuovere le capacità di intervento
dei cittadini;
 lavorare su situazioni o aspetti scelti insieme con gli operatori.

All’incontro di presentazione e discussione della proposta, organizzato nel mese di


ottobre del 1995 - occasione in cui sono state anche illustrate le attività dei servizi
- hanno partecipato 16 delle famiglie contattate e, tra di esse, 13 hanno accolto
positivamente la proposta. Sono nuclei che hanno, in qualche caso figli piccoli, in
altri casi figli adolescenti ed in altri ancora, figli adulti; quindi famiglie di diversa
composizione, accomunate, come hanno avuto occasione di manifestare in
seguito, dalla disponibilità a:
“... dare un po’ del nostro tempo per rivolgere l’attenzione anche alle
problematiche degli altri, entrare in relazione con essi ed aiutarli a mettersi in
comunicazione tra loro e con gli operatori delle Istituzioni.” A. Orlando,
relazione delle gruppo famiglie risorsa, Arborea, 30 novembre 1997.

Sulla base della prima disponibilità manifestata dalle famiglie e dell’interesse dei
servizi a qualificare le loro modalità di intervento, alla fine del 1995 è stato avviato
un percorso di lavoro articolato in momenti di analisi congiunta, di
approfondimento specifico per ciascuna delle componenti del gruppo e di
progettazione, realizzazione e verifica di azioni definite in comune.

L’analisi congiunta: prime indicazioni per l’impostazione degli


interventi in termini di politica sociale

L’analisi che il costituendo gruppo di lavoro ha condotto tra ottobre e dicembre del
1995 è consistita nell’esame delle esigenze delle famiglie e del tipo di servizi e di
prestazioni esistenti in relazione alle differenti fasi del ciclo di vita familiare: al
periodo perinatale, alla prima infanzia dei figli, alla fase in cui questi diventano
adolescenti ed alle famiglie che si trovano in condizione di difficoltà.

3
L’approfondimento di questi temi con le famiglie risorsa ha messo in evidenza la
conoscenza che le famiglie, nel loro insieme, hanno degli interventi dei servizi e la
valutazione che viene data dell’efficacia degli stessi:
“... lo scambio con le famiglie risorsa ci ha dato la possibilità di ‘vederci’ e di
sapere con maggiore esattezza e in maniera concreta come ci vedeva anche la
popolazione, perché loro sono famiglie che vivono in quel territorio e perciò
sentono, parlano, ascoltano. In questo senso, i contenuti emersi negli incontri
non rispecchiavano soltanto i loro interessi, ma provenivano anche dalle
amicizie, dai parenti e da tutta una serie di persone a loro vicine. ” P. Campa,
relazione del gruppo di operatori - Oristano, 7 marzo 1997

Dall’analisi sono emersi anche i tipi di situazioni e di richieste a cui non sempre
viene data una risposta adeguata e, in riferimento ad essi, sono state individuate
delle linee di lavoro su cui si sarebbe potuto impegnare il gruppo.
“Durante gli incontri sono venuti fuori numerosi spunti e riflessioni
interessanti che ci hanno fatto capire che forse insieme si dovevano rivedere o
impostare diversamente determinati servizi e che dovevamo essere
maggiormente ancorati ai bisogni della popolazione.” G. Pacetto, relazione
del gruppo di operatori - Cagliari, 10 novembre 1997

In termini generali, quest’attività ha permesso di mettere a fuoco alcuni elementi


di orientamento per la riorganizzazione degli interventi; essi sono, sinteticamente:
− una maggiore attenzione per “la famiglia”, vale a dire per il modo in cui le
prestazioni si combinano con le azioni che ciascun componente del nucleo
mette in atto in relazione alle tematiche del ciclo di vita individuale e familiare
che si trova ad affrontare (vedi, ad esempio, la proposta di sostenere i genitori
che hanno figli adolescenti e quella di promuovere una maggiore
comunicazione tra il nido ed i genitori);
− una ridefinizione di alcune delle prestazioni offerte in momenti particolari della
vita familiare all’interno di un sistema di sostegno alle scelte della famiglia e
di accompagnamento nei periodi critici (vedi, ad esempio, la proposta di
ripensare le azioni di prevenzione prima della gravidanza ed il sostegno
offerto dopo il parto);
− una flessibilizzazione delle modalità di erogazione di alcune prestazioni in
relazione alle necessità delle famiglie (p.e. orari di apertura e possibilità di
accesso al nido da parte dei genitori che lavorano saltuariamente) o in
funzione delle caratteristiche specifiche di gruppi di utenti (p.e. gli
adolescenti);
− una verifica dell’utilizzo da parte delle famiglie in situazione di disagio degli
interventi di prevenzione offerti (p.e. i bilanci di salute ed i controlli in
gravidanza);
− l’individuazione di modalità che facilitino l’accesso ai servizi ad alto contenuto
promozionale e preventivo offerti da privati (come lo sport ed alcune attività
ricreative e culturali), da parte di quelle famiglie che, per motivi economici o
sociali, non riescono o non possono utilizzarli;

4
− l’opportunità di un maggiore collegamento-collaborazione con altri servizi,
pubblici e privati che svolgono attività di prevenzione (p.e. la biblioteca o il
corso di preparazione al matrimonio offerto dalle parrocchie);
− la necessità di raccordare maggiormente gli interventi che i servizi pubblici e
quelli di privato sociale, il volontariato e singoli cittadini mettono in atto nei
confronti delle famiglie in difficoltà (p.e. i sostegni materiali della Caritas e
delle Parrocchie ed i contributi economici del Comune).

A seguito dell’attività di analisi congiunta, nei primi mesi del 1996, gli operatori del
Servizio Sociale Comunale e del Consultorio Familiare hanno riflettuto, alla luce
delle indicazioni emerse dal primo confronto con le famiglie, su quali sarebbero
state le possibili azioni da sperimentare congiuntamente. Le famiglie risorsa, da
parte loro, hanno partecipato a tre incontri di approfondimento sulle seguenti
tematiche: le conoscenze ed il sapere delle famiglie, la trasformazione delle
conoscenze in azione, il contributo che le famiglie possono fornire al gruppo di
lavoro con gli operatori, le modalità di lavoro del gruppo ed il modo in cui possono
essere sostenute le famiglie in situazione di difficoltà.
Nel mese di aprile 1996 si è costituito il gruppo di lavoro che si è assunto il
compito di mettere in pratica, all’interno di aree comuni di intervento dei servizi e
attraverso la predisposizione e realizzazione di azioni concrete, alcune delle
indicazioni emerse dall’analisi svolta.

La progettazione, realizzazione e verifica di azioni definite


congiuntamente

Il gruppo di lavoro, composto da un nucleo di operatori - assistenti sociali,


psicologa e educatore del Servizio Sociale comunale e psicologa, assistente
sociale e puericultrice del Consultorio Familiare - e da circa 10 delle famiglie
inizialmente coinvolte, ha individuato le aree su cui iniziare ad intervenire
congiuntamente in rapporto alle risorse di cui poteva disporre, all’interesse degli
operatori e delle famiglie ed alle esigenze riscontrate nella comunità.
Il lavoro di sperimentazione si è sviluppato, contemporaneamente ed in modo
strettamente collegato, in due direzioni:
a) quella del sostegno a famiglie in difficoltà in cui sono presenti dei minori,
b) quella della prevenzione del disagio nell’adolescenza attraverso la promozione
di attività per il tempo libero dei ragazzi e di incontro e confronto tra i genitori.

5
In ciascuna di queste aree di intervento comune dei servizi il gruppo ha definito e
messo in atto tra il 1996 ed il 1997, secondo la sequenza di lavoro di seguito
descritta, una serie di azioni attraverso cui si è profilato il modo in cui servizi e
famiglie possono collaborare per creare maggiori o più significative opportunità
per singole famiglie e per gruppi di popolazione.

La modalità con cui, operatori e famiglie, hanno operato e operano


congiuntamente si articolata sinteticamente nei seguenti momenti.
1. Analisi e approfondimento di situazioni individuali o comunitarie: E’ il
momento in cui si prendono in esame e si confrontano le conoscenze e le diverse
prospettive di osservazione che le differenti componenti del gruppo hanno in
relazione alla tematica o situazione affrontata e si individuano gli elementi da
approfondire e le strategie per acquisire le informazioni necessarie (osservazioni,
piccole indagini, confronti allargati) e si definiscono i primi impegni che ciascuno,
nel proprio ambito di intervento, può svolgere.

2. Progettazione congiunta: E’ il momento in cui si organizzano le diverse


componenti necessarie all’impostazione di un’azione o iniziativa, si definiscono gli
obiettivi, si individuano le disponibilità e le risorse umane e materiali necessarie,
si concordano le modalità con cui operare e quali strumenti utilizzare, si
definiscono le collaborazioni da attivare ed i tempi necessari allo svolgimento delle
attività.
3. Conduzione raccordata degli interventi: E’ il momento in cui le diverse
componenti del gruppo sviluppano, ciascuna nel proprio ambito di intervento, le
azioni che sono state definite congiuntamente, stabilendo, di volta in volta,
momenti informali di comunicazione e di incontro in base alle necessità che si
manifestano.
4. Verifica periodica: E’ il momento in cui si presenta e viene approfondito con
tutto il gruppo il lavoro svolto, in cui si esplicita il modo con cui sono stati portati
avanti gli impegni assunti, si mettono in evidenza le difficoltà e si sottolineano i
risultati che è stato possibile perseguire. Su questi elementi vengono riprogettati
gli interventi.

L’acquisizione di questa metodica di lavoro è frutto di un percorso lento e


laborioso nel corso del quale sono stati affrontati diversi ordini di difficoltà, in
particolare, la scarsa diffusione nei servizi di una metodologia di lavoro
progettuale, la necessità di riconoscere conoscenze e competenze specifiche alle
famiglie e la costruzione di un rapporto di reciproca fiducia tra operatori e famiglie.
“... pur riconoscendo il valore teorico della metodologia proposta, trovavamo
delle difficoltà ad applicarla nel lavoro con le famiglie, fino ad allora considerate
’utenti’. Era presente un senso di diffidenza nei confronti di quelli che
consideravamo “esterni” e “non addetti ai lavori”...” P. C., Relazione del gruppo
degli operatori, Oristano, 7 marzo 1997.
“La fatica iniziale è stata molta, data la diversità di saperi; il nostro formale e
professionale, mentre quello delle famiglie informale e difficile da riconoscere (...)

6
Non è stato facile riconoscere che queste persone, prive di sapere professionale, ci
potessero dare non solo degli spunti di riflessione ma addirittura potessero
mettersi accanto a noi a progettare diversamente i servizi della comunità.“ G. P.,
Relazione degli operatori, Cagliari, 10 novembre 1997

Le azioni realizzate e gli elementi principali che da esse si ricavano in termini di


specifici contributi delle famiglie e degli operatori, di modalità di raccordo tra
interventi sociali, sanitari e educativi e della collaborazione tra i diversi servizi
pubblici e privati presenti nella comunità, nelle due differenti aree di lavoro del
gruppo, sono presentati nei prossimi paragrafi.

Area di lavoro: sostegno a famiglie in difficoltà

Nel corso della sperimentazione il gruppo ha preso in esame cinque situazioni


familiari, segnalate in parte degli operatori ed in parte dalle famiglie risorsa, in cui,
per diversi ordini di motivi, non risultavano sufficientemente garantite le condizioni
per una crescita ed uno sviluppo adeguati dei minori.
Sulla base di uno schema comune di lavoro (la scheda di lavoro sui casi), ogni
situazione è stata analizzata in relazione alle condizioni economiche, abitative e di
lavoro del nucleo, alla salute dei suoi componenti, alle relazioni interne della
famiglia, all’inserimento sociale del nucleo e dei suoi membri ed alle capacità e
risorse della famiglia per affrontare le proprie difficoltà.
In questo momento del lavoro le famiglie risorsa hanno offerto un contributo
significativo all’identificazione di aspetti della vita familiare e del rapporto genitori
figli che difficilmente i servizi riescono ad individuare, ponendo in evidenza, in
particolare, la necessità di orientare l’azione con le famiglie in difficoltà sul
recupero di capacità di cura di sé e dei figli da parte dei genitori.
Il confronto degli elementi di conoscenza su ciascuna delle situazioni presa in
esame ha portato, per ogni caso specifico, ad individuare diverse esigenze di
approfondimento. Le famiglie risorsa si sono assunte compiti di osservazione
puntuale dei comportamenti che genitori e figli manifestano nella loro vita
quotidiana (nella partecipazione alla vita scolastica e alle attività del tempo libero
da parte dei bambini-ragazzi e nello svolgimento dei propri compiti di cura da
parte degli adulti: cura della salute, dell’alimentazione e degli spazi domestici,
sostegno alla scolarizzazione ed alla socializzazione dei figli). Gli operatori, dal
canto loro, hanno approfondito la conoscenza delle situazioni interpellando altri
operatori e servizi (pediatra e ginecologo consultoriali, medico curante, insegnanti,
ecc.) e tramite le modalità di accertamento specifiche del lavoro professionale
(colloqui, visite domiciliari, ecc.).
Una volta acquisiti e valutati gli elementi principali, il gruppo ha definito, per quei
casi in cui ha ritenuto opportuno e possibile impegnarsi congiuntamente,
un’ipotesi di sostegno al nucleo familiare.

7
“L’azione che si sta svolgendo insieme con le famiglie risorsa è particolarmente
rivolta a sostenere l’intero nucleo familiare, ci stiamo abituando a pensare all’intera
famiglia e non al singolo individuo... cerchiamo di sostenere l’intera famiglia, di
capire che cosa è meglio per ciascun componente e di svolgere delle azioni che
convergano sull’intero nucleo familiare. (...) L’obiettivo individuato, insieme con le
famiglie risorsa, che hanno dato un grosso apporto in questa fase di definizione dei
problemi, è quello di riuscire a trovare delle modalità utili per inserire socialmente
quelle famiglie con i loro figli. (...) Le famiglie risorsa ci hanno dato un grosso
apporto ... per quanto riguarda il sostegno e l’acquisizione di un ruolo più
responsabile da parte dei genitori che sono in difficoltà..” P. C., 7 marzo 1997

A partire da quello che risultava rilevante per ciascuna delle situazioni prese in
esame, sono stati individuati gli obiettivi, le risorse a disposizione e quelle attivabili
e le azioni che il gruppo riteneva necessario mettere in atto. Sulla base del
progetto concordato, famiglie e operatori, si sono impegnati per:
 L’attivazione di reti informali (parenti, amici ed altre famiglie) e di organizzazioni
e gruppi (volontari, allenatori di società sportive) che avevano o potevano avere
un ruolo importante nel perseguimento degli obiettivi definiti. Si sono in questo
senso messe in atto delle collaborazioni per, ad esempio, la ricerca di
un’abitazione idonea e l’individuazione di possibilità di lavoro, la partecipazione
dei minori ad attività sportive, l’inserimento in attività di recupero scolastico
offerte dal volontariato, semplici collaborazioni di vicinato;
“Ci sono dei problemi che non si possono risolvere solo con gli interventi degli operatori,
magari richiamando la mamma in Consultorio a parlare con l’Assistente Sociale. Ci
sono delle questioni pratiche, quotidiane, come il portare ogni giorno il bambino a
scuola, su cui sono necessarie delle collaborazioni (...) Un problema come quello del
caso indicato, così come molti altri che presentano i casi che noi seguiamo, non sono
dei problemi solo dei servizi, ma sono problemi della comunità. Tornando
all’esempio del bambino che non va a scuola, il problema non inizia e finisce in
quella famiglia, esso ha o avrà sicuramente delle ripercussioni sulla società in
generale. Non possiamo dire che, siccome i servizi non ci arrivano, non possiamo
fare più di tanto. Allora perché non ricorrere alle possibilità che ci sono all’interno
della comunità e, a maggior ragione, perché non farlo quando ci sono delle famiglie
che manifestano la loro disponibilità ad intervenire ed a farsi carico di questioni di
questo genere.” L. Bazzoni e A. Nuvoli, relazione del Gruppo di operatori, Cagliari,
10 novembre 1997.
 L’attivazione di risorse ed interventi a disposizione dei servizi e la definizione
delle modalità di accesso e di erogazione delle prestazioni. Si è trattato, a
seconda dei casi, di: utilizzo di contributi economici, delle risorse del diritto allo
studio e dei contributi alle associazioni, inserimenti lavorativi, inserimento in
attività estive, di animazione e laboratori rivolti ai ragazzi, inserimenti nel nido,
sostegno socio educativo domiciliare, consulenza psico-sociale, controlli della
salute dei minori e delle donne;
“In più opportunità nel nostro gruppo è emerso il problema di molte famiglie che non
possono far frequentare ai figli delle attività sportive, attività che noi intendiamo non
solo in termini di sport ma come occasioni di inserimento dei ragazzi in un contesto
di normalità. Per far fronte a questo problema in questi ultimi mesi il servizio Sociale
comunale ha individuato la possibilità di istituire un finanziamento alle società
sportive. Noi abbiamo ritenuto che questo fondo non dovesse servire per rimborsare
alle società sportive la quota che le famiglie non possono sostenere - si tratta di

8
associazioni disponibili ad impegnarsi nel sociale, che da anni accolgono bambini
senza farli pagare -. Abbiamo perciò proposto che venga dato a ciascuna,
proporzionalmente alla disponibilità finanziaria del Comune, che è sicuramente
limitata, un contributo da utilizzare per garantire ai bambini ciò che occorre per
l’inserimento nell’attività (le scarpe, il tesseramento, la visita medica o altro).
L’inserimento dei bambini può essere giustificato da necessità non solo di ordine
finanziario ma anche sociale o relazionale. Su questa base i servizi dovrebbero
chiedere alle società che vogliono aderire a quest’iniziativa di inserire il minore...”C.
Rum, famiglia risorsa, Arborea, 30 novembre 1997.
 L’attivazione di interventi di sostegno diretto da parte di alcune famiglie risorsa
nei confronti di altre famiglie, supportato e monitorato dagli operatori-referenti
del caso.
“Per quel che riguarda il lavoro di supporto, si è dato sostegno ad alcune famiglie,
per esempio ad una madre con un ragazzo autistico affetta da diversi problemi di tipo
psichiatrico (...) Inoltre un’altra famiglia sta aiutando una signora a riappropriarsi
delle proprie capacità, della sua autonomia nella cura del corpo, nella gestione della
casa, ecc.. Un altro caso è quello di una madre che non riesce a gestire il proprio
rapporto di madre con il figlio dodicenne. L’obiettivo che rispetto a questa situazione
ci siamo poste come famiglie risorsa è stato quello di aiutare la signora a
riappropriarsi del proprio ruolo genitoriale...” A. Orlando, Relazione del gruppo
famiglie risorsa, Arborea, 30 novembre 1997)
 Lo sviluppo di interventi rivolti a gruppi di popolazione attraverso cui si è inteso
affrontare in termini “preventivi” la condizione di isolamento dei minori e delle
famiglie, aspetto che collega il lavoro specifico rivolto alle famiglie in difficoltà
con le azioni messe in atto nell’area di intervento “prevenzione del disagio
adolescenziale”.
“Noi a Porto Torres abbiamo sentito l’esigenza di non lavorare solo su casi
singoli, ma anche sulla “normalità” (...), abbiamo - noi, i servizi ed altri - varato
una serie di iniziative tenendo presente la situazione che c’è in un quartiere
specifico, dove si è cercato di promuovere dei legami tra bambini, gli anziani, le
famiglie del quartiere. Quindi, se c’era il bisogno di recuperare una certa
situazione, si cercava di lavorare all’interno del contesto familiare e sociale.” C.
Rum, famiglia risorsa, Arborea, 30 novembre 1997.

Lo sviluppo delle diverse situazioni familiari, i risultati raggiunti e le difficoltà


incontrate sono stati e vengono analizzati periodicamente durante gli incontri
mensili del gruppo di lavoro.
L’esperienza realizzata e la riflessione che, parallelamente alla sperimentazione, il
gruppo di operatori ha condotto su questa nuova modalità di svolgere il sostegno
alle famiglie in difficoltà, hanno permesso di articolare un’ipotesi di lavoro che, nei
suoi elementi principali, è entrata a far parte della Programmazione del Servizio
Sociale Comunale del 1998 e costituisce il punto di riferimento per il lavoro
congiunto tra Consultorio Familiare, Servizio Sociale comunale e famiglie risorsa.

9
Area di lavoro: prevenzione del disagio adolescenziale

Le attività che il gruppo di lavoro ha condotto in quest’area di intervento si


presentano, secondo il processo di lavoro precedentemente descritto, nel modo
seguente.
1. Sulla base del lavoro di ricognizione, di analisi e di approfondimento svolto
tra aprile ed ottobre del 1996, da cui sono emersi: 1°) un quadro delle iniziative
esistenti per gli adolescenti e per le loro famiglie e delle modalità di utilizzo delle
stesse, 2°) i molteplici soggetti che intervengono nel settore e 3°) gli indirizzi
principali che avrebbero dovuto avere le iniziative in questo ambito,1 il gruppo si è
dato come primo obiettivo quello di creare occasioni di incontro tra tutti quelli che
svolgevano con e per gli adolescenti attività formative, di sostegno, ricreative,
culturali e sportive.
Con quest’azione, famiglie risorsa e operatori intendevano:
 far conoscere le riflessioni avanzate dal gruppo e le modalità con cui i servizi
possono collaborare con gli Organismi, Associazioni ed Enti che intervengono
nel settore;
 aumentare lo scambio di informazioni sulle differenti iniziative attraverso la
presentazione delle modalità di intervento di ciascuno;
 individuare delle modalità di lavoro che permettessero di attivare un raccordo
non occasionale tra i servizi, le associazioni, i gruppi e le famiglie finalizzato
all’analisi ed alla verifica periodiche delle iniziative e delle problematiche del
settore (dal documento del gruppo del 30/10/96).

Nei primi mesi del 1997 sono stati organizzati, in collaborazione tra le famiglie
risorsa e gli operatori, degli incontri con le associazioni sportive, ricreative e di
volontariato. Essi hanno costituito un primo momento di conoscenza reciproca, di
evidenziazione dei problemi che ciascuno si trovava ad affrontare e di
individuazione di possibili collaborazioni; collaborazioni che si sono avviate in
seguito nel quadro di una programmazione congiunta di attività estive per bambini
e ragazzi.
“La programmazione è stata possibile perché durante l’inverno avevamo fatto degli
incontri con le diverse organizzazioni che si interessano dei ragazzi: gli scout, le
associazioni ricreative, sportive e di volontariato. Gli incontri, che sono stati
un’occasione per dialogare, per riflettere e per analizzare insieme i problemi, ci
hanno permesso di mettere insieme le diverse forze e di organizzare delle iniziative
gradite dalle famiglie che ora ci chiedono di continuare.” G. P., Relazione degli
operatori, Cagliari 10 novembre 1997.

1
Si tratta degli orientamenti definiti come prioritari dal gruppo. Essi sono:
• riconoscere e promuovere le capacità di autorganizzazione dei ragazzi;
• affiancare i genitori e tutti gli adulti che si occupano di ragazzi perché possano meglio
affrontare le questioni che pongono gli adolescenti;
• collegare gli interventi sociali, educativi e ricreativi esistenti.

10
2. La programmazione congiunta di attività estive per bambini e ragazzi è
stata il momento in cui si sono precisati:
 alcuni obiettivi comuni: creare occasioni di incontro e di scambio tra ragazzi dei
differenti quartieri, offrire occasioni perché bambini e ragazzi occupassero il
proprio tempo libero in modo costruttivo e creativo e favorire il coinvolgimento
dei genitori;
 i differenti impegni che i servizi, le famiglie risorsa, i diversi gruppi ed
associazioni e singoli volontari potevano assumersi per il perseguimento degli
obiettivi definiti.
Le disponibilità manifestate e gli impegni assunti sono stati riassunti da uno dei
gruppi dei giovani presenti alla riunione (Gruppo Giovani della Parrocchia Cristo
Risorto di Porto Torres) e diffusi tramite il loro periodico mensile, “La Nostra
Opinione” di giugno ’97, il cui testo riportiamo a continuazione.
Attività estive per adolescenti

Il 29/05/1997, presso i locali del Consultorio Familiare, si è svolto un incontro, organizzato dalle
operatrici dei Servizi Sociali del Comune e del Consultorio Familiare, allo scopo di programmare
attività ludiche, ricreative e culturali per adolescenti e giovani per la prossima estate; erano
presenti rappresentanti di varie realtà dell’associazionismo e del volontariato di Porto Torres.
Nella nota introduttiva gli operatori hanno spiegato che Porto Torres, insieme a Nuoro e
Villacidro, rientra in un progetto di sperimentazione di un nuovo modo di fare Servizio Sociale
nelle realtà locali, progetto che ha come referenti il Consultorio Familiare, il Servizio Sociale
Comunale e le Famiglie Risorsa.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
--
Tali strutture hanno sondato i bisogni e le Vi sarebbero dei giorni fissi per ogni
richieste palesi o latenti del territorio, e hanno quartiere, creando così delle occasioni di
individuato come particolare terreno di lavoro incontro di tutti i bambini turritani, e
L’ADOLESCENZA. In tale ambito si sono svolti cercando di superare l’attuale stato di
vari incontri conoscitivi, con l’intento di non isolamento e disgregazione tra i vari quartieri.
disperdere le risorse presenti in città; lo scopo
ultimo di tutte le attività è, come è facile 2) CINEMA ALL’APERTO
immaginare, la prevenzione del disagio. E’ una richiesta che gli operatori dei Servizi si
sono sentiti di rivolgere in modo pressante dai
Riguardo alla prossima Estate, ci si è chiesti
ragazzi di Porto Torres. I rappresentanti di
cosa si può fare concretamente per coordinare
“Opposizione Kulturale” si sono detti disposti
le attività che già ci sono in un programma-
ad attuarla, dato che hanno già fatto qualcosa
calendario complessivo ed organico, in modo
di analogo in passato, e a mettere a
che le iniziative non si sovrappongano e non si
disposizione il materiale necessario (schermo
concentrino solo in alcuni periodi dell’estate;
e proiettore). Rimane il problema del luogo in
l’idea-moto alla base di tutto è “se ci uniamo ce
cui farlo e dei necessari adempimenti SIAE. A
la facciamo”.
tale proposito i ragazzi di O.K., sulla base
Sono emerse 8 proposte principali, su cui ci si della propria esperienza, consigliano di
ripropone di lavorare nei prossimi giorni; sono stabilire un prezzo minimo per i biglietti
tutte attività che non richiedono notevole (anche solo £ 2000), invece che lasciare libero
impegno economico e per le quali sono già stati l’ingresso.
presi contatti e accordi precisi, approfonditi e
3) INFORMATICA

11
arricchiti durante l’incontro. Vi sarebbero alcuni giovani disponibili ad
intrattenere un gruppo di ragazzini con
1) ATTIVITA’ SPORTIVE ITINERANTI
attività al computer, a tale scopo il Direttore
E’ un’idea nata nell’ambito delle Famiglie
Didattico di Borgogna si è già detto
Risorsa, in particolare su proposta di Cristina
disponibile ad offrire per le mattinate estive il
Rum; si tratta di creare attività sportive (a
laboratorio informatico della scuola
partire dalla pallavolo) con campi allestiti in
elementare, che dispone di 5 PC.
modo estemporaneo nei vari quartieri,
coinvolgendo bambini che non pratichino già
lo sport.

4) PERCORSI NATURALISTICI E 7) ATTIVITA’ “PROFESSIONALI”


FOTOGRAFIA L’idea nasce da una parrucchiera-estetista, che
E’ una proposta venuta dall’ARCI, con alcuni si è offerta ad insegnare alle ragazzine a
suoi membri disponibili ad impegnarsi per tutto pettinarsi e a truccasi, ma potrebbe estendersi
luglio, concludendo magari le attività con una ad altri tipi di attività professionale ed
mostra. artigianale, i locali utili anche in questo caso
potrebbero essere quelli del centro anziani.
5) PESCHIAMO INSIEME
Consiste nell’incoraggiare e nel coordinare i Chiunque ritenga di poter contribuire ad
gruppi di ragazzi che la mattina o la sera organizzare e a portare avanti una qualunque di
durante l’estate si riuniscono per andare a queste attività (come si vede ce n’è per tutti i
pescare, attività che spesso diventa poco più di gusti) è vivamente invitato a rompere gli indugi
un pretesto per socializzare e stare insieme. e ad offrire la propria disponibilità al Servizio
Sociale Comunale, nei locali del Comune
6) CHITARRANDO INSIEME (Dott.ssa Oggiano, psicologa, tel. 508017), o al
L’idea è quella di riunire ragazzi che sappiano Consultorio Familiare, in via Caravaggio
suonare o strimpellare strumenti “portatili” (in (Antonella Nuvoli, assistente sociale, tel.
primis le chitarre) per animare le serate di 503792). I nostri parrocchiani possono fare
alcuni punti della città come l’area verde di riferimento anche al Centro d’Ascolto, che è
Balai, eventualmente con un concertino finale. aperto tutti i martedì e i giovedì dalle 17,30 alle
19,30 nei locali della Parrocchia.
7) ATTIVITA’ LUDICHE E RICREATIVE Nei prossimi giorni si costituiranno dei gruppi
PER BAMBINI NEI LOCALI DEL CENTRO di lavoro con il compito di definire nel dettaglio
DIURNO ANZIANI le iniziative succitate; il 16 Giugno, in una
E’ una proposta del Gruppo Giovani della riunione collettiva, si stabilirà la
Parrocchia dello Spirito Santo (che già è calendarizzazione precisa delle attività, e ci si
impegnato in attività di dopo-scuola), al quale accorderà sui modi migliori per pubblicizzare al
si aggiunge una educatrice del Comune ed una meglio le attività, così da coinvolgere realmente
Pedagogista tirocinante. tutti gli adolescenti e i ragazzi interessati
.
ALESSANDRO CIGNI

3. Nel quadro della realizzazione concordata delle attività previste, gli


operatori dei servizi hanno svolto prevalentemente una funzione di organizzatori e
coordinatori delle diverse disponibilità, riuscendo anche ad offrire, con la
collaborazione di volontari, prestazioni diverse da quelle finora messe in atto
(come l’animazione per gruppi di ragazzi coordinata dall’educatore del Servizio

12
sociale comunale). Le famiglie risorsa hanno offerto un contributo alla promozione
delle iniziative, al coinvolgimento dei genitori ed alla realizzazione di alcuni degli
interventi, come lo sport nelle piazze.
“All’interno di questa programmazione si sono svolte, con la collaborazione di
volontari di un gruppo parrocchiale e di un gruppo di giovani, delle attività
ricreative e di animazione per bambini da 6 a 10 anni e per ragazzi da 11 a 14 anni.
Le famiglie risorsa hanno contribuito alla pubblicizzazione dell’iniziativa, a
segnalare delle famiglie i cui i figli andavano invitati e seguiti con maggiore
attenzione ed alla conduzione di alcune attività.” G.P., Cagliari, 10/11/1998.

4. La verifica delle iniziative organizzate dal gruppo ha permesso di mettere in


evidenza la misura in cui è stato possibile perseguire gli obiettivi definiti nonché
ricavare ulteriori elementi per la prosecuzione del lavoro. Gli aspetti su cui si è
articolata la verifica riguardano: 2
4.a) Le risorse e le collaborazioni attivate
• E’ stata un’occasione per giovani ed adulti, disponibili individualmente (p.e. il
giovane che ha tenuto il corso di informatica, il signore che ha insegnato ai
ragazzi a pescare, i ragazzi che hanno collaborato con gli animatori nello
spazio-gioco, la maestra che ha tenuto in biblioteca l’ora del racconto), per
impegnarsi insieme con altri.
• Si è creata una nuova possibilità per gli anziani, sinora piuttosto chiusi nel loro
Centro e interessati solo ad attività che riguardavano la loro “categoria”.
• Si è verificata la disponibilità della scuola, che ha messo a disposizione il
proprio laboratorio di informatica e le attrezzature per le proiezioni, a
collaborare con i servizi, con gruppi di giovani e con il volontariato, alla
realizzazione di iniziative per i ragazzi.
• Grazie al contributo di tutti, si è riusciti a fare tante iniziative con pochissime
risorse economiche.
• I servizi ritengono positiva la possibilità di confrontarsi e di progettare insieme
con altri gruppi.

4.b) L’efficacia delle attività in termini di significatività delle proposte e di


coinvolgimento dei ragazzi e delle famiglie
• Nell’ambito dello spazio gioco organizzato nel Centro Anziani sono stati coinvolti
molti dei ragazzi seguiti dal Servizio Sociale. Si sono anche verificati dei casi in
cui le famiglie hanno seguito con interesse le attività dei figli ed hanno notato dei
cambiamenti-apprendimenti.
• C’è stata una discreta partecipazione di ragazzi preadolescenti alle attività di
animazione e al corso di informatica, nonostante quanto si potesse prevedere dato
il periodo estivo e l’orario delle attività.
• E’ stato rilevato il desiderio dei genitori di partecipare ad attività insieme con i
propri figli, e ciò fornisce un’indicazione importante da tenere presente al
momento in cui si organizzeranno attività per i ragazzi.

2
Gli elementi riportati in seguito sono tratti dagli incontri di verifica del gruppo, settembre 1997.

13
• Si è riusciti a creare un’attenzione e ad aumentare le occasioni per i ragazzi in
uno dei quartieri più svantaggiati. In qualche misura si sono anche creati degli
scambi tra ragazzi di diversi quartieri.
• Le attività proposte sono state effettivamente gradite dalla popolazione e
l’esperienza è stata positiva, specie per quanto riguarda le attività di animazione
ed il cinema all’aperto

4.c) Le ricadute per i servizi e per i gruppi ed associazioni in termini di


prestazioni ed utilizzo di risorse
• Per il Consultorio, è stata un’occasione per capire meglio la realtà di Porto
Torres: uscire dal Consultorio, incontrare giovani, ragazzi, genitori, gruppi, ecc.
Ci sono state ricadute, in termini di alcune richieste di colloqui da parte di
genitori, su altre prestazioni del servizio.
• Il cinema all’aperto ha consentito al Servizio Sociale Comunale di attivare una
collaborazione con il gruppo di giovani (Opposizione Kulturale) e di predisporre
un’ipotesi di attività permanente attraverso l’acquisizione da parte
dell’Amministrazione dell’attrezzatura e la costruzione di una videoteca
comunale.3
• Per il Consultorio, quest’attività ha aperto la possibilità di attivare delle
collaborazioni, in particolare con i giovani; collaborazioni che si potranno
sviluppare per portare avanti altre iniziative di prevenzione che riguardano i
ragazzi, specificamente per confrontarsi su come possono essere realizzate delle
azioni che si rivolgono ai giovani. In questa direzione, il cinema, attraverso una
proposta di cineforum gestita in collaborazione con i ragazzi, potrebbe essere
un’ipotesi da sviluppare..
• C’è stato un aumento nell’uso della biblioteca (sede decentrata nel Centro
Anziani) ed un cambiamento nell’immagine del servizio.

4.d) Le difficoltà incontrate


• Il tipo di lavoro svolto ha posto delle questioni rispetto all’orario di lavoro degli
operatori. Ha richiesto un’ampia e flessibile disponibilità, in particolare durante i
pomeriggi e la sera.
• Ci sono state difficoltà di ordine finanziario perché, non avendo inserito le attività
nella programmazione dei servizi, non c’erano disponibilità per i materiali
occorrenti; difficoltà risolte in parte grazie al coinvolgimento, da parte delle
famiglie risorsa, dei commercianti della città. Per il prossimo anno il Servizio
sociale comunale potrà prevedere una quota in bilancio per le spese necessarie.

4.e) Le prospettive dell’iniziativa in termini di continuità dell’offerta per il tempo


libero e di nuove azioni di prevenzione
• Si è potuto constatare ancora una volta l’esistenza di una richiesta da parte degli
adulti, genitori, di avere informazioni e sostegno. Potrà esserne tenuto conto nella
predisposizione di nuove azioni di prevenzione.
• Sarebbe necessario proseguire, anche durante l’inverno, offrendo delle opportunità
per il tempo libero dei ragazzi.

3
Idem

14
• I genitori hanno voglia di fare delle cose insieme ad altri genitori; appare
opportuno pensare ad iniziative e spazi per gli adulti.
• E’ necessario vedere come può proseguire la collaborazione con il gruppo di
giovani.

5. La progettazione di un’azione di sostegno rivolta ai genitori


A partire dalle considerazioni più volte emerse durante le attività, il gruppo ha
deciso di proseguire la propria azione di definizione di una modalità di
prevenzione del disagio attraverso l’identificazione e la messa in atto di un
intervento di sostegno ai genitori che hanno figli adolescenti.
“Le famiglie, che sono venute a conoscenza delle attività organizzate per i propri
figli, ci hanno domandato perché non organizzavamo anche iniziative per loro. Ci
siamo accorti, soprattutto grazie alle famiglie risorsa, che i genitori hanno l’esigenza
di fare delle cose con i propri figli ma anche tra di loro. In questo momento stiamo
riflettendo, insieme con le famiglie risorsa, su uno spazio e su delle attività per i
genitori. ” G. P., Cagliari, 10 novembre 1997.
Il primo passo è stato quello di approfondire, con l’aiuto di altre famiglie, alcune
invitate dalle famiglie risorsa ed altre facenti parte di uno spazio di confronto
guidato dalla psicologa del Servizio Sociale comunale, quali erano gli aspetti su
cui le famiglie avrebbero avuto bisogno di sostegno e le modalità più opportune
per attuarlo.
“Le famiglie che hanno partecipato allo spazio genitori ritengono che bisogna
aiutare le famiglie ad assumersi i compiti educativi che sono propri dei genitori, in
modo particolare l’educazione sessuale dei figli. E’ importante che ci siano supporti
esterni, per esempio i servizi a cui chiedere una consulenza al momento in cui lo si
ritiene opportuno. Ritengono pertanto che i servizi, su queste tematiche, debbano
rivolgersi in primis agli adulti.(Dal verbale della riunione, ottobre 1998)
Successivamente è stato elaborato un progetto i cui obiettivi principali sono:
 offrire alle famiglie elementi e strumenti utili per capire o interpretare i
cambiamenti evolutivi dei propri figli ed il modo in cui questi impegnano i
genitori;
 promuovere lo scambio ed il confronto tra famiglie che hanno figli adolescenti;
 aumentare la conoscenza dei servizi esistenti rivolti alle famiglie ed ai ragazzi;
 individuare delle modalità attraverso cui le famiglie si possono sostenere
reciprocamente.
In esso si definiscono le azioni ed il modo in cui i servizi, le famiglie risorsa ed altri
possono collaborare per la promozione di opportunità di incontro, di scambio e di
approfondimento tra genitori.
A conclusione della fase sperimentale il gruppo era impegnato nell’organizzazione
delle prime attività previste dal progetto.

6. Gli elementi principali acquisiti attraverso le attività che il gruppo ha


promosso in quest’area di lavoro sono entrati a far parte del Piano Socio

15
Assistenziale dell’Amministrazione comunale e, in parte, della Programmazione
del Consultorio Familiare per il 1998, quindi assunti come riferimenti istituzionali
per il proseguimento delle modalità di intervento sperimentate.

Giugno 1998

16

Potrebbero piacerti anche