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Manuela Pompas

Medianità
una strada verso il futuro

Sperling & Kupfer Editori

A   volte   ci   si   accosta   al   mistero   per   un   profondo   bisogno   di   conoscenza   e   di 


evoluzione   interiore.   Più   spesso   accade   quando   si   viene   colpiti   da   un   dolore 
improvviso, a cui vogliamo dare un significato. Ma c’è anche chi desidera sviluppare 
queste   doti   per   ampliare   il   proprio   orizzonte   e   allora   tenta   di   comunicare   con 
l’aldilà, servendosi della telescrittura, con il tabellone e il piattino, o della 
scrittura   automatica,   oppure   rivolgendosi   a   un   medium,   o   ancora   provando   a 
registrare le voci dell’altra dimensione. Certo questo è un mondo affascinante e non 
privo   di   inganni,   in   cui   non   è   facile   orientarsi.   Che   credibilità   hanno   questi 
personaggi che dicono di poter comunicare con l’oltretomba? E che fenomeni ci si può 
aspettare   da   un   medium   a   effetti   fisici?   Che   cos’è   la   transcomunicazione? 
Raccogliendo  decine   e decine  di  testimonianze,  Manuela  Pompas   ha  voluto  disegnare 
una   mappa   di   questo   universo   misterioso,   che   in   qualche   modo   appartiene   alla   sua 
vita   quotidiana.   Leggiamo   così   di   Roberto   Setti,   il   medium   del   celebre   Cerchio 
Firenze  77,  nelle  cui  mani  luminescenti  si  materializzavano  piccoli  gioielli.  Per 
non parlare di Rosemary Altea o di Sue Rowlands, le cui performance spiritiche si 
sono   trasformate   in   veri   e   propri   show.   Appassionata,   documentata   e   fornita   del 
senso   critico   necessario   a   non   farsi   abbagliare   dai   fenomeni   più   emozionanti, 
l’autrice   ha   composto   un   testo   esauriente   sulla   comunicazione   con   l’aldilà, 
permettendoci di capirne gli scopi, i pericoli e le tecniche più adatte per ciascuno 
di noi.

COPERTINA: Foto Richard Dunkley/Agenzia Marka

Manuela Pompas, giornalista e autrice di numerosi libri, si è occupata per anni su 
Gioia  di medicina olistica, psicologia e parapsicologia, con numerose inchieste su 
medium,   sensitivi   e   pranoterapeuti.   Dal   1978   conduce   corsi   per   sviluppare   il 
potenziale   psichico   e   pratica   la   regressione   ipnotica   per   far   rivivere   le   vite 
passate. Spesso è ospite di trasmissioni radiofoniche e televisive come esperta di 
parapsicologia e di reincarnazione.

€ 14,00
«ESPERIENZE»

Della stessa autrice

AURA, LA LUCE DELL'ANIMA (con Carlo Biagi)
L’ALDILA' ESISTE?
I SOGNI DELL’ANIMA (con Carlo Biagi)

MANUELA POMPAS

MEDIANITÀ UNA STRADA VERSO IL FUTURO

SPERLING & KUPFER EDITORI
MILANO

MEDIANITÀ ­ UNA STRADA VERSO IL FUTURO
Proprietà Letteraria Riservata
© 2002 Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
ISBN 88­200­3377­1
16­1­02

La Sperling & Kupfer Editori S.p.A. potrà concedere a pagamento l'autorizzazione a 
riprodurre una porzione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste 
vanno inoltrate all’Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere 
dell’ingegno (AIDRO), via delle Erbe 2, 20121 ­ Milano, tel. e fax 02809506.
INDICE Pagina

Introduzione VII
1. Esperienze personali 1
2. Viaggio tra i medium 28
3. Le dimensioni dell’invisibile 79
4. Viaggio nell’altra dimensione 109
5. Le comunicazioni medianiche 125
6. Come attivare la medianità 150
7. Angeli e alieni 174

E per finire 195
Introduzione

Il mio primo libro, scritto nel 1980, si intitolava Siamo tutti sensitivi: la tesi 
di base ­ un’idea di cui sono sempre stata istintivamente convinta, e che ha poi 
trovato conferma negli studi dei ricercatori di parapsicologia statunitensi, anche a 
livello   universitario   ­   era   che   la   sensitività   non   è   una   dote   in   appannaggio   di 
poche   persone,   individui   particolari,   «diversi»,   che   si   sono   ritrovati   fin   dalla 
nascita un dono inquietante, anche se straordinario e inesplicabile.
No,   tutti   possono   coltivare   la   sensitività,   una   capacità   connessa   con 
l'attivazione dell’emisfero cerebrale destro attraverso una serie di metodologie che 
sfruttano   gli   stati   modificati   di   coscienza   (stato   alfa),   dal   rilassamento   alla 
visualizzazione,   dalla   meditazione   fino   all’uso   di   tecniche   specifiche   che 
consentono di percepire la realtà a livello energetico.
Così, in questo libro e in altri successivi (I poteri della mente, Aura, la luce 
dell’anima, Diventare sensitivi, I poteri dello spirito), ho proposto un percorso di 
apprendimento da seguire attraverso una serie di esercizi per imparare a comunicare 
con il pensiero, vedere dietro un corpo

[VII] ↑

opaco o a distanza, usare l’energia per guarire se stessi e gli altri.
Oggi potrei parafrasare il mio fortunato titolo d’esordio, scrivendo  Siamo tutti 
medium.   In   effetti,   in   questi   anni   sempre   più   persone   hanno   avuto   esperienze   di 
contatti   medianici   tanto   di   tipo   indiretto,   quando   sono   ricorse   a   un   medium   (una 
persona o un apparecchio, come il registratore o la macchina fotografica), quanto 
diretto, quando hanno sviluppato la capacità di canalizzare (channeling) o di uscire 
dal corpo.
Oggi la medianità fa meno paura: se una volta lo spiritismo evocava ambienti bui 
in cui i defunti comunicavano attraverso colpi, luci, oggetti che comparivano dal 
nulla,   fantasmi   che   si   materializzavano   spaventando   le   persone   più   fragili   e 
sensibili,   attualmente   essere   medium   significa   non   tanto   far   ballare   i   tavoli   o 
andare   in   trance   profonda,   ma   ampliare   la   propria   ricettività   e   quindi   anche   la 
comunicazione con l’invisibile.
Per questo sono sempre più coloro che si accostano alle dimensioni del mistero. 
Spesso chi perde una persona amata cerca conforto partecipando ai «convegni della 
speranza» in cui medium e sensitivi spiegano come ottenere un contatto per l'aldilà, 
imparando   poi   a   operare   autonomamente,   con   la   scrittura   automatica   o   il 
registratore. E se all'inizio questa ricerca ha lo scopo meramente consolatorio di 
placare   un   dolore   lacerante,   in   seguito   per   molti   diventa   anche   una   strada   di 
crescita e di trasformazione interiore.
Un altro aspetto di questo cambiamento è dato dal numero crescente di bambini che, 
non più terrorizzati o inibiti dai genitori come avveniva un tempo, raccontano di 
percepire accanto a sé un amico invisibile o un parente, generalmente un nonno, che 
ritorna per consolarli; altri ri­

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cordano di provenire da un luogo non ben precisato, immerso nella luce, dove c’erano 
altri   bambini   con   le   ali,   in   attesa   di   scendere   sulla   Terra;   altri   ancora   hanno 
memorie di un'altra vita, in cui «erano già grandi». Questa per il bambino non  è 
un’esperienza straordinaria, ma la sua realtà quotidiana, che pensa essere condivisa 
da tutti.
Del resto l'umanità si appresta a fare un salto evolutivo che ci spingerà a vivere 
sempre più i valori spirituali. Quando arriviamo a scoprire, come ci insegna ogni 
religione, che la realtà ultima è quella dello spirito e che il mondo materiale è 
solo   un  passaggio  o,  se  riprendiamo  l’insegnamento  orientale,   una  pura  illusione, 
allora ci rendiamo conto che dobbiamo coltivare valori superiori a quelli materiali 
e tendere non tanto all’avere, ma all’essere.
Sul   piano   della   fisiologia   esoterica,   la   connessione   con   la   Terra   è   legata   ai 
primi tre chakra, attivi in ogni persona. La trasformazione interiore verso mete più 
alte inizia invece con l'apertura del quarto chakra, quello del cuore, dell’amore 
cosmico   o   incondizionato.   Si   consolida   poi   con   l'attivazione   del   quinto,   che   ci 
mette in risonanza con il mondo esterno e presiede alla creatività, ma soprattutto 
del sesto, il centro energetico della veggenza, e il settimo, il chakra coronarico, 
che ci collega alle dimensioni sottili dell'universo e ci permette sia il contatto 
con le guide spirituali, sia le esperienze mistiche.
Incontro con i medium più famosi

Di parapsicologia ho incominciato a occuparmi nel 1970, quando né i giornali né la 
televisione affrontavano questi argomenti. Lo feci con una grossa inchiesta per il 
settimanale Gioia, durante la quale avevo intervistato i

[IX] ↑

primi   maghi,   tra   cui   molti   cialtroni   e   qualche   animo   sensibile   (avevo   ricevuto   i 
loro   indirizzi  dalla  Questura,  dove  allora  erano  tutti  schedati).  Per  l’occasione 
avevo   incontrato   anche   Federico   Fellini,   che   viveva   quotidianamente   la   dimensione 
del  mistero  (ma  ero   troppo  giovane  e  timida   per  affascinarlo),  la  sua  amica  Anna 
Salvatore,   una   pittrice   molto   interessante,   lei   stessa   medium,   l’attrice   Lidia 
Alfonsi, il regista Luigi Scattini e la giornalista Anita Pensotti, che già allora 
comunicava   con   Lilli,   la   sua   entità­guida   bambina,   organizzando   «tavole   parlanti» 
nell'ambiente romano.
A   poco   a   poco   questo   mondo   mi   ha   catturata,   spingendomi   a   occuparmi   quasi 
esclusivamente del paranormale, salvo qualche capatina nel mondo dello spettacolo e 
della   salute.   Il   mio   lavoro   di   giornalista   mi   ha   poi   permesso   di   viaggiare   e   di 
conoscere   personaggi   interessanti,   che   mi   hanno   sempre   insegnato   qualcosa, 
coinvolgendomi fino a farmi vivere molte esperienze in prima persona. Grazie a loro 
ho potuto via via sviluppare il mio potenziale psichico, tanto o poco che sia, e 
oggi tengo io stessa corsi, seminari, convegni, conferenze.
In   trent'anni   di   lavoro   ho   avuto   la   fortuna   di   avvicinare   quasi   tutti   i 
protagonisti di questo mondo, dai più straordinari ai più semplici, compresi anche 
gli imbroglioni, gli illusi, i fanatici: ma trovo che incontrare il lato negativo di 
una   situazione   possa   essere   interessante,   perché   ci   insegna   a   riconoscere   e   a 
separare il grano dalla pula, a sviluppare delle antenne che ci aiutano a capire con 
chi abbiamo a che fare e a difenderci. Senza contare che «per caso» ho anche sposato 
un medium; e ho un figlio sulla buona strada... anche se è ancora troppo giovane per 
riconoscerla come impegno morale e spirituale.

[X] ↑

Lo scopo di questo libro

Dopo il primo capitolo, in cui riporto le mie esperienze personali e l'incontro 
con  i  medium  più  famosi,  ho  voluto   affrontare  un  argomento  già  trattato  in  altri 
libri,   ma   che   ogni   volta   mi   sembra   imprescindibile:   la   visione   dell’aldilà   e   dei 
piani sottili, visti secondo la concezione teosofica. Perché trovo importante sapere 
che   cosa   ci   aspetta   dopo   la   morte   (o   anche   nell’aldilà,   se   si   effettuano   viaggi 
astrali), qual è l'estensione della realtà, con chi veniamo in contatto, chi sono le 
entità   che   popolano   l'invisibile,   come   si   riconoscono...   La   mia   necessità   di 
ripetere certi argomenti mi ha fatto pensare che a volte i libri di uno scrittore 
seguano un ideale  fil rouge, essendo ognuno collegato al precedente attraverso un 
argomento trattato, che viene ripreso e ampliato.
Affronterò anche tutti i fenomeni della medianità, i metodi di comunicazione, i 
tipi   di   messaggi.   Certo,   la   medianità   rimane   una   delle   facoltà   psichiche   più 
affascinanti e nello stesso tempo controverse. Da una parte essa permette all’uomo 
di ampliare il suo orizzonte, per addentrarsi in regni sconosciuti e inesplorati che 
gli permettono di dare un significato all’esistenza, di superare le sue incertezze e 
le sue paure, prima fra tutte quella della morte. Ma dall’altra pone una serie di 
problemi:   il   primo,   forse   il   più   arduo   da   fronteggiare   in   questo   campo,   è   il 
riscontro oggettivo dei dati: poiché non vediamo chi ci parla, come possiamo sapere 
se il messaggio proviene dalla nostra mente o da un disincarnato? E come discernere 
tra le varie entità, come riconoscere un Maestro da uno spirito burlone?
D’altronde,   non   prendere   atto   di   un   universo   più   ampio   di   quello   che   vediamo 
significa limitarci volontariamente

[XI] ↑

a una dimensione ristretta: mi vengono in mente i pesci che vivono in un lago, un 
ambiente   che   consente   loro   di   vivere   e   di   nutrirsi,   muovendosi   in   uno   spazio 
abbastanza   ampio   da   sembrare   l’unico   possibile.   Tuttavia,   al   di   fuori   del   lago 
esistono terre, monti, città, cieli e interi universi di cui loro non potranno mai 
neppure immaginare l’esistenza. All’uomo è invece data la possibilità di esplorare 
altre terre, dentro e fuori il suo essere: e allora, perché non farlo?
Per concludere, cercherò di tracciare una specie di percorso per aprire le porte 
dell’ascolto,  della   ricezione,  del  channeling.   Perché  la  medianità  non   faccia  più 
paura, ma diventi uno strumento di ricerca e di crescita aperto a chiunque ne senta 
la   necessità.   Con   tutte   le   cautele   del   caso,   per   non   cadere   nell’illusione   o, 
meglio, nei tranelli che René Guénon chiamava «gli errori dello spiritismo».

[XII] ↑
1. Esperienze personali

Ricordati di Dio finché avrai dimenticato te stesso.
Lascia che chi chiama e il chiamato scompaiano.
Perditi nella chiamata.
RUMI

Tecnicamente, la medianità è la facoltà della mente (connessa con il sesto e il 
settimo chakra) che permette di comunicare sia con il proprio Sé sia con le anime 
disincarnate, e cioè con i cari che ci hanno lasciato o con entità più elevate, i 
Maestri spirituali, che accettano di guidarci fornendoci insegnamenti utili per la 
nostra   evoluzione.   A   volte   si   può   anche   entrare   in   contatto   con   l’inconscio   di 
«viventi» (o forse bisognerebbe dire con «anime incarnate», perché la vita non cessa 
mai,   neanche   nell’aldilà),   magari   addormentati   o   inconsapevoli   di   cedere   delle 
informazioni a livello telepatico.
Agli   inizi   del   Novecento,   l'uso   di   questa   facoltà   era   circoscritto   a   sedute 
spiritiche tenute in camere rigorosamente buie (secondo il dottor Gastone De Boni la 
luce   aveva   la   proprietà   di   disgregare   le   sostanze   ectoplasmiche),   opportunamente 
preparate con una cabina racchiusa da tende nere, dove gli spiriti venivano invitati 
a   manifestarsi   attraverso   «tavoli   parlanti»   o   medium   in   trance   profonda,   che 
potevano   parlare   con   voce   alterata   o   provocare   fenomeni   fisici   come 
materializzazioni, apporti, levitazioni.
A quel tempo si pensava che il medium fosse un perso­

[1] ↑

naggio   particolare,   dotato   di   grande   magnetismo,   mentre   oggi   c’è   stata   una 
rivisitazione   di   queste   facoltà,   forse   grazie   alla   grande   divulgazione,   che   ha 
permesso   di   avvicinarsi   di   più   a   pratiche   una   volta   ritenute   un   po’   oscure   e 
inquietanti. Senza contare che fino a cinquant’anni fa i medium e chi li consultava 
rischiavano la scomunica...
Anche se in Vaticano sono sempre stati studiati i medium più potenti, la Chiesa 
proibiva infatti la comunicazione con l'aldilà, che associava alla necromanzia, la 
facoltà di evocare i morti, obbligandoli a manifestarsi per mezzo di rituali magici. 
Qualche   anno   fa   sull'Osservatore   Romano  è   invece   apparso   un   trafiletto   in   cui   la 
Chiesa ammetteva la comunicazione con i propri cari a scopo consolatorio. Del resto 
se ne sono occupati attivamente anche alcuni religiosi, come padre Pellegrino Maria 
Emetti, padre François Brune, padre Eugenio Ferrarotti. Ciò che la Chiesa teme è che 
chi si avvicina a queste pratiche si allontani dalla fede, sostituendo l'amore per 
il Cristo con l’idolatria per gli spiriti. Ma secondo me avviene il contrario: chi 
entra in contatto con l’invisibile rinnova la fede verso il Divino.
Lo studio della mente ha inoltre permesso di capire che la trance medianica non è 
qualcosa di magico (né nel senso positivo di sviluppo di un potere particolare, né 
in quello negativo di un contratto con le forze del male), ma più semplicemente uno 
stato   modificato   di   coscienza   simile   alla   trance   ipnotica   o   allo   stato   di 
rilassamento. Ecco perché tutti (o quasi), messi nella condizione adatta, potrebbero 
attivare la medianità attraverso un cammino di ricerca interiore e di esercizio.

[2] ↑

Accettare la vita oltre la vita

Anche   se   esiste   una   vasta   letteratura   sulla   vita   dopo   la   vita   e   sulla 
fenomenologia   medianica,   questa   non   si   può   affrontare   solo   da   un   punto   di   vista 
intellettuale,   attraverso   testimonianze   o   racconti   che   ci   portano   in   un   mondo 
apparentemente lontano dal nostro, astratto e non verificabile.
Certo,   da   piccoli,   quando   prevale   il   pensiero   magico,   è   tutto   diverso:   per   un 
bambino non è assurdo pensare di poter volare (nei sogni succede spesso e ha un tale 
carattere di veridicità da far pensare che si tratti in realtà di un volo astrale), 
né di incontrare fate e gnomi (che i bambini a volte vedono «davvero») o un parente 
scomparso. Ma poi, con l'età della ragione, quando il corpo completa il suo sviluppo 
neuronale   e   la   dominanza   cerebrale   passa   dall’emisfero   destro   al   sinistro,   si 
dimentica ogni vissuto precedente e si entra nella realtà materiale, allontanandosi 
dallo spirito... Quello che invece dobbiamo fare è usare insieme, armonicamente, i 
due   emisferi   cerebrali:   ciò   significa   che   dobbiamo   stare   con   i   piedi   per   terra, 
sfruttando la razionalità, la logica, la tecnologia, e nello stesso tempo tendere 
come un albero verso il Cielo, utilizzando l'intuizione e la sensitività, e aprendo 
la spiritualità. Lo stesso discorso si può fare in termini orientali: i nostri sette 
chakra  rappresentano  il  cammino   dell'uomo  dalla  Terra  al  Cielo,  dalla  materialità 
alla spiritualità.
La conoscenza passa quindi attraverso tutti gli strumenti a nostra disposizione ­ 
lo   studio,   la   cultura,   la   ragione,   il   discernimento,   l’intuizione   ­   ma   anche 
attraverso l’esperienza personale diretta e la fede, che dà significato al lavoro 
dell’uomo.   Una  fede  che  non   è  solo   accettazione  passiva,  ma   è  una  tensione  verso 
l'alto, supportata dall'ascolto interiore.

[3] ↑

L’incontro con la morte

Il mondo del mistero ha sempre esercitato un grande fascino su di me, ma ne ho  
preso   piena   coscienza   solo   da   adulta,   quando   mi   ci   sono   avvicinata   per   motivi 
professionali.   A   mano   a   mano   che   riuscivo   a   oltrepassare   certe   porte   e   che   mi 
addentravo nei meandri dell'universo psichico e spirituale, mi rendevo conto che la 
mia  vita  mi  ha  portato   fin  dalla  prima  infanzia  nella  direzione  che   sto  seguendo 
tuttora:   quella   verso   l’ignoto   o,   meglio,   verso   l’obiettivo   ancora   lontano,   ma 
agognato, della conoscenza.
Se   ritorno   indietro   nel   tempo,   mi   rivedo   bambina,   a   tre   anni,   in   vacanza   ad 
Arabba,   un   paesino   delle   Dolomiti   sotto   il   Pordoi.   Là   passavo   molto   tempo   nei 
boschi, a giocare e a cercare more, ribes, mirtilli, funghi, e soprattutto a tendere 
l’orecchio, a percepire un profumo impalpabile che non proveniva solo dalla resina 
dei   pini   ma   che   aleggiava   a   livelli   più   sottili,   aprendo   l’anima   ad   altre 
dimensioni, solo intuite e non comprese.
Allora mi sembrava quasi di far parte del mondo della Natura e di poter comunicare 
con   gli   uccellini   che   cantavano   sui   rami,   con   gli   scoiattoli   e   perfino   con   le 
vipere,  che  non  mi  facevano  paura.  Mi  sembrava  anche   di  percepire  la  presenza  di 
esseri   leggiadri   che   si   muovevano   quasi   invisibili   tra   i   rami   e   i   fiori:   sì, 
probabilmente fate, gnomi ed elfi. Non era un vero e proprio pensiero, dato che ero 
troppo piccola per un ragionamento logico (anche se mi sentivo grande, quasi avessi 
il   sentore   di   altre   vite),   bensì   una   sensazione   di   impercettibili   entità   amiche, 
come avrei letto qualche anno più tardi in quella meravigliosa favola che  è  Peter 
Pan, immergendomi nella quale anch'io volavo lassù verso le stelle...
Quando avevo cinque anni morì il mio nonno materno,

[4] ↑

portato via da una malattia incurabile: quella mattina, quando mi svegliai, sapevo 
che non l’avrei mai più rivisto, come se qualcuno me l’avesse comunicato durante la 
notte. E poi, per mesi, aspettai che tornasse di notte a trovarmi, sicura che non mi 
avrebbe abbandonato.
Certo,  i  bambini  sono  legati  a  un  pensiero  irrazionale,   magico,  o  debole,  come 
viene chiamato: fantasticano, vivono di sogni, di immaginazione... Tuttavia, ciò che 
gli adulti dimenticano è che il bambino è ancora connesso con la sua anima, con i 
luoghi celesti da cui proviene, anche se il ricordo è offuscato dalla discesa nella 
materia.
Così   pian   piano   anch’io   ho   dimenticato:   per   anni   ho   vissuto   come   mi   hanno 
insegnato, in un modo «normale», cercando qualcosa che mi era sfuggito, ma sapevo 
essere da qualche parte. Una dimensione più vera di quella che stavo vivendo, ma che 
avvertivo solo confusamente né sapevo dove cercare.
Quando poi morì anche mio padre avevo diciannove anni. Improvvisamente, la vita si 
fermò,   perse   ogni   colore   e   significato.   Non   avevo   una   fede   a   cui   appoggiarmi   e 
volevo solo morire. Era il mio periodo esistenzialista, divoravo Sartre e Camus, e 
insieme a loro mi chiedevo se la vita non fosse una grande beffa, un gioco crudele. 
Se Dio c’era, era solo un burattinaio che tirava le fila dei nostri destini senza 
nessuna pietà. Così credevo allora.
Dovetti quindi iniziare a lavorare molto presto, a vent’anni, mentre ancora facevo 
l’università: e il destino, che non è affatto crudele ma non si lascia condizionare 
dalle nostre emozioni, mi permise così di entrare a Gioia e di rimanerci, nonostante 
il mio spirito ribelle. Dopo qualche anno di gavetta, finalmente, nel 1970, la mia 
prima   grande   inchiesta,   sui   maghi.   Poi   la   seconda,   sui   guaritori.   E,   in 
quell’occasione, il primo incontro con la medianità.
[5] ↑

La danza dei tavoli

A   Bologna,   Massimo   Inardi   e   Piero   Cassoli   mi   avevano   parlato   dei   guaritori 


filippini, capaci di aprire, si diceva, il corpo con le mani, di estrarne il male e 
di richiudere la ferita con l’energia. Erano stati i primi a prospettarmi la ricerca 
seria   della   parapsicologia.   Poi   mi   avevano   segnalato   Carla   Alberti   e   la   figlia 
Patrizia,   allora   tra   le   più   famose   guaritrici   in   Italia,   insieme   al   caposcuola 
Francesco Racanelli (che anni dopo, in concomitanza con un mio brutto incidente, mi 
venne a trovare in astrale, come per rassicurarmi), a Gemma Zampini, Noemi Callegari 
e Virginia Doniselli, un piccolo pool di persone che avevano iniziato a curare con 
le mani sotto controllo medico, con risultati assolutamente interessanti. Era anche 
il   tempo   dei   primi   congressi   di   parapsicologia,   organizzati   da   Lelio   Galateri   a 
Genova.
Quando   arrivai   nella   casa   di   Carla   e   Patrizia   Alberti   a   Ponteranica,   vicino   a 
Bergamo,   fui   colpita   dall'aria   di   normalità   e   di   benessere   che   si   respirava   (il 
capofamiglia era un industriale), ma anche dalla lunga fila di macchine parcheggiate 
e dalle persone che aspettavano di essere ricevute. Terminata l'intervista, Carla mi 
disse  che  stava  arrivando   a trovarla  un  amico,  un  medium  molto  bravo.  Mi  sarebbe 
piaciuto fare una seduta? Avevo solo una vaga idea di che cosa si trattasse: a quei 
tempi   si   parlava   molto   poco   di   questi   argomenti,   appena   accennati   in   qualche 
romanzo,   e   i   mass   media   non   avevano   ancora   scoperto   quanto   sarebbero   diventati 
popolari. Accettai, senza sapere bene che cosa aspettarmi.
Ci   sedemmo   in   quattro   (il   medium,   le   due   Alberti   e   io)   intorno   a   un   classico 
tavolino a tre gambe, con le mani aperte davanti a noi, in una stanza ben illuminata 
dalla lu­

[6] ↑

ce che entrava dalle finestre. Il tavolo iniziò prima a dare dei piccoli sussulti e 
poi a girare sempre più forte, fino a inclinarsi pericolosamente. E all’improvviso 
si   fermò   davanti   a   me,   per   qualche   secondo   che   mi   parve   eterno,   poi   sentii   le 
braccia   di   mio   padre   che   mi   stringevano   con   affetto.   Fu   un’emozione   fortissima, 
indimenticabile. Non posso certo giurare che fosse lui, può darsi che il desiderio 
di   sentirlo   mi   avesse   fatto   immaginare   la   sua   presenza,   eppure   lo   percepii   quasi 
fisicamente. Quell'esperienza mi spinse a farmi delle domande. Se era davvero mio 
padre, dovevo rivedere il mio concetto di vita e di morte; se era davvero mio padre, 
allora la morte non esisteva, era un’illusione dovuta ai nostri sensi fallaci, alla 
nostra   incapacità   di   varcare   le   soglie   dell’invisibile.   Se   era   mio   padre,   dovevo 
trovare   il   modo   per   comunicare   di   nuovo   con   lui:   e   questo   avvenne   con   una   certa 
regolarità   anni   dopo,   quando   imparai   a   percepirlo   accanto   a   me,   a   vederlo   e   a 
parlargli, tanto a livello mentale quanto con la scrittura automatica.
Qualcuno   mi   disse   che   anch’io   avevo   potenzialmente   delle   doti   e   che   potevo 
svilupparle   attraverso   la   meditazione   e   la   scrittura.   Per   un   anno   riempii   interi 
quaderni   di   spirali   e   strani   segni   che   ricordavano   quelli 
dell'elettroencefalogramma.   Poi,   un   giorno,   la   mano   prese   a   tracciare   parole   e 
infine frasi di senso compiuto, che mi venivano suggerite a livello mentale: sapevo 
che si trattava di mio padre, lo percepivo quasi concretamente, tanto che a volte 
persino   la   mia   scrittura   cambiava   per   diventare   la   sua.   Con   il   tempo   si   sono 
inserite altre entità, che mi hanno aiutato a uscire dal buio di quegli anni per 
affrontare   la   vita   in   modo   più   lieve,   regalandomi   la   certezza   che   non   siamo   mai 
abbandonati, che qualcuno ci segue passo passo, aiutandoci nel nostro percorso.

[7] ↑

Incontro un grande medium: Bruno Lava

Proseguendo nel mio lavoro di giornalista, nel novembre del 1974 mi recai con un 
fotografo a Treviso per incontrare Bruno Lava, uno dei più grandi medium a effetti 
fisici, che faceva sedute dal 1942. Da lui erano andati scrittori come Dino Buzzati, 
che amava indagare il mistero, nonché scienziati e studiosi provenienti da tutto il 
mondo:   sapevo   che   nelle   sue   sedute   si   materializzavano   (o   si   smaterializzavano) 
oggetti e, a volte, anche persone. Ma non ero preparata a vivere tutto ciò in prima 
persona.
Bruno   era   un   geometra,   un   omino   modesto,   silenzioso,   schivo,   che   non   amava 
mettersi   in   luce   né   parlare   della   sua   medianità.   Mi   raccontò   tuttavia   qualche 
episodio della sua vita, rifiutandosi di darmi prove: lui faceva due sedute al mese, 
una per un gruppo di ricerca (del quale facevano parte medici, architetti, fisici, 
studiosi), e una per la gente che lo cercava per avere un consiglio dalle entità. 
Quel giorno non erano previste sessioni e quindi sarei dovuta tornare a casa senza 
verificare le sue facoltà. Allora cercai di incuriosirlo, potrei dire di sedurlo: 
avevo   già   incominciato   ad   attivare   la   mia   sensibilità   e   così   gli   dissi   che   cosa 
percepivo di lui e della sua guida. Ma lui, impassibile, mi accompagnò a fare un 
giro per la città. Al ritorno, prima di ripartire per Milano, mi offrì un'ombra de 
vin  nella   cucina   di   casa   sua,   mentre   la   moglie   finiva   di   rigovernare. 
Improvvisamente,   senza   nessun   preavviso,   il   grande   tavolo   al   centro   della   stanza 
incominciò a sussultare. In fretta togliemmo bicchieri e bottiglie. «Non so come hai 
fatto, ma evidentemente la guida accetta di rispondere alle tue domande», mi disse.
Che cosa chiedere? Mi venne in mente che un mio ca­

[8] ↑

rissimo amico, un ragazzo che consideravo come un fratello, aveva dei problemi di 
lavoro.
«Non è un tuo amico, ma il tuo fidanzato», precisò Lava, che rimaneva lucido e 
comunicava con la sua guida anche telepaticamente.
Mi seccai un po': perché avrei dovuto mentire? Era un mio amico e basta.
La   risposta   arrivò   tramite   la   tiptologia,   in   cui   a   ogni   colpo   del   tavolo 
corrisponde una lettera dell’alfabeto: «L'8 gennaio riceverà una proposta di lavoro 
che va bene per lui».
Tornai   a   Milano   e,   non   ricordo   perché,   non   pubblicai   l’intervista.   L’8   gennaio 
1975 il mio amico, che si chiamava Carlo Biagi, ricevette un'offerta di lavoro che 
accettò. E il 21 dicembre dello stesso anno riprendemmo la nostra storia iniziata ­ 
in una vita precedente ­ due secoli prima a Fez e poi sigillata da un matrimonio che 
dura ormai da vent'anni (del resto, a mio marito fu predetta dalla sua entità quando 
lui aveva solo sei anni: «A trentacinque anni incontrerai la donna della tua vita, 
una straniera che farà il tuo lavoro...»).
Impressionata da queste due previsioni di Lava, decisi di tornare a trovarlo per 
avere   qualche   altro   particolare   e   pubblicare   la   sua   storia.   Arrivai   a   Treviso   di 
venerdì. Stavolta ero da sola, senza fotografo. Lava rispose gentilmente alle mie 
domande e poi mi invitò a partecipare a una seduta quella sera stessa. Certo, non 
aspettavo altro.
Arrivai alla sua villetta insieme a una decina di persone che non si conoscevano 
tra loro. Prendemmo posto in cucina intorno a un tavolino rotondo, mentre il grande 
tavolo era appoggiato al muro alle mie spalle. Io mi sedetti proprio di fianco a 
Lava   per   tenerlo   d’occhio.   Le   luci   della   cucina   vennero   abbassate,   ma   si   vedeva 
bene, grazie al

[9] ↑

chiarore che proveniva dal corridoio e dai lampioni del giardino. Mettemmo tutti le 
mani in cerchio per formare la classica catena, e Lava ci chiese di concentrarci in 
silenzio.
Anche qui il tavolo ebbe come un sussulto e si sollevò, tanto che fummo costretti 
ad alzarci in piedi. Le prime risposte arrivarono attraverso la tiptologia. Ma poi, 
improvvisamente,   apparve   in   mezzo   a   noi   una   mano   bianca,   nettamente   tagliata   al 
polso, che si muoveva in modo autonomo, come animata da una sua intelligenza. Devo 
dire che era davvero impressionante. Passò sopra le nostre mani, sfiorandole, come 
per  salutarci.  Ammetto   che  ebbi  paura,  provai  un  vago  tremito   alle  gambe  e  nella 
mente   mi   passò   un   pensiero   orribile:   e   se   avesse   impugnato   un   coltello?   Ma   poi 
decisi di fidarmi e di lasciarmi andare.
Un medico, dopo aver premesso che non credeva al paranormale, chiese come poteva 
aiutare   i   genitori   anziani   e   ammalati:   la   mano   passò   sul   suo   capo,   tirandogli   i 
capelli.   «Ci   credo,   ci   credo,   lasciatemi   uscire,   voglio   andare   via»,   gemette, 
sdraiato sul tavolo, in un atteggiamento tragicomico. Poi attraverso la tiptologia 
gli arrivò anche il consiglio clinico.
Quando   fu   il   mio   turno,   sentii   la   mano   salirmi   lungo   la  schiena,   il  collo,   la 
testa, per poi accarezzarmi i capelli: se ci fosse stato un trucco, mi chiesi, come 
avrebbe   potuto   muoversi   con   tanta   precisione   al   buio?   Quando   domandai   come 
affrontare   la   mia   futura   suocera,   una   donna   autoritaria,   che   non   avrebbe   voluto 
nessuno   accanto   al   figlio,   mi   arrivò   una   sberla,   come   a   suggerirmi   che   con   lei 
dovevo   essere   molto   forte   e   risoluta.   Notai   che   la   mano   era   secca   e   tiepida,   e 
sembrava sintetica.
La   seduta   durò   più   di   un'ora,   tra   domande   e   risposte.   Poi   uno   dei   presenti 
interrogò l’entità sulla nostra evolu­

[10] ↑

zione, sulla linea di condotta da tenere in questa vita: e il pesante tavolo di noce 
alle mie spalle, lo stesso che si era sollevato nel mio primo appuntamento con Lava, 
si alzò di colpo di almeno venti centimetri per ricadere pesantemente per due volte. 
Sì,   l'uomo   deve   seguire   la   legge   dello   spirito,   confermò   Lava,   che   ridendo   disse 
all’entità   che   quella   sera   era   troppo   seria:   e   per   tutta   risposta   la   mano   gli 
affibbiò   uno   scappellotto   d'avvertimento,   al   quale   il   medium,   evidentemente 
abituato, rise di gusto.
Quando infine tutte le persone ebbero esaurito le domande, la mano passò di nuovo 
sopra le nostre in segno di saluto e si dissolse di colpo così come di colpo si era 
materializzata, mentre una sedia posta in un angolo della stanza si alzò in volo per 
andare a posarsi nel centro del tavolo. La seduta era finita.

Le ipotesi degli spiritisti

Lava stesso volle darmi una spiegazione di quanto era avvenuto. «Quando si forma 
una catena medianica, mettendo le mani una accanto all’altra, si sommano le energie 
dei presenti, che formano un campo magnetico molto forte. Con la mia medianità, io 
(o comunque il medium a effetti fisici) riesco a far sì che l’entità possa rendere 
attiva   questa   energia:   per   muovere   il   tavolo,   dare   colpi,   materializzare   mani   o 
oggetti, occorrono l'intelligenza e la volontà dello spirito e la presenza umana, 
che fornisce l’energia necessaria.
«In questi anni abbiamo avuto numerosi fenomeni fisici, dagli apporti (oggetti che 
cadono dal nulla) alle materializzazioni e alla scrittura diretta: dopo aver posto 
una domanda allo spirito, abbiamo visto improvvisamente una

[11] ↑

penna o una matita sollevarsi da sola nell’aria e andare a scrivere la risposta su 
un   foglio   di   carta,   con   una   grafia   assolutamente   diversa   da   quella   dei   presenti. 
Qualche   volta   ho   vissuto   in   prima   persona   dei   fenomeni   di   levitazione:   dopo   aver 
chiesto   durante   una   seduta   come   risolvere   un   problema   pratico   di   lavoro,   mi   sono 
sentito   sollevare   in   aria   fino   al   soffitto,   come   per   dirmi   che   dovevo   muovermi, 
affrettarmi. Tutte queste manifestazioni non sono mai fini a se stesse, ma hanno un 
significato, contengono in sé una risposta, un consiglio.»

La nonna Anna

L’incontro   con   Bruno   Lava   segnò   una   svolta   nella   mia   vita   professionale, 
spingendomi a occuparmi a tempo pieno delle tematiche paranormali.
In realtà, il mio primo incontro con la medianità era avvenuto molto tempo prima, 
anche se a mia insaputa. Mia nonna Anna aveva sicuramente delle doti medianiche, ma 
l’unico   evento   che   mi   è   stato   raccontato   era   che   durante   la   guerra   era   stata 
avvertita in sogno della morte del figlio, ucciso dai tedeschi. La nonna morì, dopo 
una vita faticosissima, quando io avevo solo due anni. Nata da una buona famiglia di 
Janina,   in   Grecia,   dopo   aver   studiato   a   Parigi,   aveva   lasciato   la   sua   città   per 
sposarsi,  stabilendosi  a  Smirne,  dove  aveva   avuto  due  figli.  Ma  da  lì,  nel  1922, 
aveva dovuto fuggire durante un incendio che i turchi di Ataturk avevano appiccato 
alle ville della comunità greca, in cui mio nonno era rimasto paralizzato. Approdò 
in Italia e qui perse, nel giro di pochi anni, prima il marito e poi, con la guerra, 
uno dei due figli. Si ritrovò così, ancora giovane, sola e con pochi mezzi.

[12] ↑

Credo che alla fine sia morta di dolore e di solitudine. Ma poi è tornata accanto 
a me, forse per vivere un ruolo che da viva le era stato negato. Ed è ricomparsa più 
di una volta attraverso altre medium, per rimarcare la sua presenza e farmi sapere 
che non mi ha mai abbandonata.
Due   anni   fa,   durante   un   convegno   di   Riccione,   arrivò   inaspettatamente   un   suo 
messaggio attraverso una signora di Cesena che stavo intervistando sugli Angeli.
Poi, nel dicembre del 2001, mentre mi trovavo a Bari per tenere una relazione al 
convegno   di   parapsicologia   di   Nicola   Cutolo,   assistetti   tra   il   pubblico   alle 
performance   di   una   medium   inglese,   Mary   Staddon,   con   la   quale   non   avevo   mai 
scambiato   neppure   una   parola.   In   piedi   sul   palco,   assolutamente   lucida,   Mary 
riceveva delle comunicazioni da entità, legate ai presenti, che fornivano segnali di 
identità   per   essere   riconosciute.   A   un   tratto   la   donna   chiese:   «C'è   qualcuno   di 
Milano che conosce un uomo che ha cantato alla Scala?»
Io mi guardai in giro, ma nessuno aveva alzato la mano. Allora lo feci io: «Mio  
marito: ma è vivo!»
«Sì,   lo   so»,   rispose   Mary.   «Qui   con   me   c’è   una   donna   che   è   andata   nell'altra 
dimensione   molti   anni   fa,   con   problemi   di   cuore   (o   di   crepacuore?).   Mi   dice   di 
chiamarsi  Anna  e  di  essere  legata  a  te.  Devi  prepararti   perché  presto  tuo  marito 
tornerà sul palco a cantare e tu lo accompagnerai.»
Anche se si era trattato di un messaggio limitato, in poche parole c’erano molti 
elementi validi. Il nome di mia nonna, il fatto che mio marito aveva cantato alla 
Scala   (lo   ha   fatto   dai   sei   ai   diciotto   anni   come   ragazzo   cantore)   e   che   doveva 
riprendere la strada della musica, abbandonata molti anni fa: un messaggio che gli 
arriva quasi quotidianamente anche dalla sua guida.
Una coincidenza? Una lettura del pensiero? Non credo:

[13] ↑

mi è più facile credere che le persone riunite in un teatro creino un grande campo 
energetico, una specie di magnete che attira le entità, facilitandole a scendere. 
Senza dimenticare che viviamo calati in un immenso universo energetico, nel quale 
siamo   tutti   uniti   da   un   grande   disegno   che   ogni   tanto   si   disvela,   creando   uno 
squarcio nell’invisibile.

Vivere con un medium

Quando incontrai mio marito avevo vent'anni e «filavo» (come si diceva allora) con 
un suo amico. Il nostro non fu affatto un colpo di fulmine: anzi, lui cercava di 
evitarmi in tutti i modi (avremmo scoperto tempo dopo che in una vita precedente in 
Marocco l’avevo rifiutato: e lui, vecchio e potente mercante arabo, non me lo aveva 
mai perdonato, portandosi dietro il suo risentimento... per duecento anni). Qualcuno 
mi aveva detto che Carlo era un sensitivo: ma lui, da buon Scorpione, parlava poco 
di sé e viveva la sua medianità in segreto, solo all’interno della sua famiglia. E a 
quei tempi (siamo alla fine degli anni Sessanta) io avevo solo una vaga idea di che 
cosa significasse questa dote.
Nel 1970 lo incontrai all’estero durante le vacanze di Natale; in quell'occasione, 
quasi   per   gioco,   mi   fece   una   «lettura»:   seduto   di   fronte   a   me   in   stato   di 
concentrazione,   mi   disse   qualcosa   legato   al   mio   carattere   e   alla   vita   che   stavo 
conducendo. Quell’incontro mi colpì molto, non tanto per le sue parole (non era poi 
così difficile dare consigli a una ragazzina ribelle e infelice), ma per l’energia 
che avvertii in lui: mentre mi parlava sembrò quasi trasfigurarsi, come se un’altra 
personalità si fosse sostituita alla

[14] ↑

sua. Più tardi sua sorella, anche lei dotata di una forte medianità ereditata dalla 
madre,   disse   che   aveva   avvertito   vicino   a   me   un’entità   forte.   Forse   ero   medium 
anch’io?   Certo,   allora,   non   ne   sapevo   niente,   ma   quella   vacanza   cambiò   qualcosa 
nella mia vita, spingendomi in una direzione che sarebbe poi diventata determinante.
Incominciai a frequentare Carlo, prima come amica e poi come compagna, imparando a 
entrare nel suo modo di vivere parallelo, con i piedi nella realtà quotidiana e una 
parte protesa verso altre dimensioni.
A quel tempo, ogni volta che Carlo si preparava per fare scrittura automatica o 
per comunicare con la sua entità, vivevo uno strano fenomeno: mi sembrava che l’aria 
si ispessisse e che si tingesse di un colore verdastro, quasi fossimo immersi in un 
acquario. Forse era il mio modo di percepire un cambio di magnetismo.
Durante i successivi anni trascorsi insieme non siamo mai stati soli (questo mi 
ricorda  una battuta  di Woody  Allen: «In  camera  da  letto  non si   è mai  in due,  ma 
almeno   in   sei:   io,   te   e   i   nostri   genitori»).   Con   noi   ci  sono   sempre   state   altre 
presenze:   i   nostri   genitori   e   le   nostre   guide,   più   varie   entità   che   ogni   tanto 
appaiono nel nostro corridoio, quasi la nostra casa fosse un luogo di passaggio. Del 
resto, vivere con un medium significa aprire la mente su un’altra realtà, rendersi 
conto   quotidianamente   che   non   siamo   mai   soli,   ma   aiutati   e   a   volte   bastonati 
dall’aldilà, affinché ciascuno di noi progredisca nella sua evoluzione.
A volte, mentre parliamo, Carlo si ferma e fissa un punto nella stanza: «Ma non 
vedi   chi   c’è?»   mi   dice,   stupito   che   non   percepisca   qualcosa   per   lui   chiaro   ed 
evidente. La sua medianità, che gli permette di vedere e sentire ciò che perviene 
dall'invisibile, è sempre stata spontanea, mentre io ho bisogno di concentrarmi: per 
«vedere» o «sentire»

[15] ↑

devo cambiare livello di attenzione e mettere a fuoco la vista interiore.
In questi anni gli aiuti che ci sono arrivati dall'aldilà riguardavano soprattutto 
il   piano   spirituale,   ma   talvolta   sono   stati   anche   pratici.   Come   il   messaggio   che 
arrivò quando Carlo cercava un box per l’automobile: «Vai nella casa di fronte, lì 
ne   affittano   uno».   E   in   effetti   ci   venne   confermato   che   si   era   liberato   un   box 
proprio quella mattina, anche se non avevano ancora esposto il cartello. Così come 
spesso   veniamo   avvisati   in   anticipo   di   una   telefonata,   un'offerta   di   lavoro,   un 
problema, oppure veniamo sollecitati a incontrare una persona, scrivere un libro o 
fare un pellegrinaggio, o, meglio, un viaggio dell’anima.
All'inizio   della   mia   amicizia   con   Carlo   (che   a   quel   tempo   aveva   una   veggenza 
straordinaria e vedeva le entità esattamente come i viventi), un giorno lui andò a 
Bologna per lavoro. Quando tornò mi fece un mucchio di domande su mio padre, per 
controllare   quello   che   aveva   percepito:   era   vero   che   era   alto   e   imponente,   che 
lavorava   nel   marketing,   che   vestiva   spesso   di   grigio?   Poi   mi   confessò   che   aveva 
guidato   per   tutto   il   viaggio   di   ritorno   con   lui   ­   o,   meglio,   il   suo   fantasma   ­ 
seduto sul sedile accanto. Avevano parlato come vecchi amici e mio padre gli aveva 
chiesto   di   seguirmi   e   di   starmi   più   vicino,   perché   gli   sembravo   un   po’   troppo 
anticonformista, lontana da quanto mi aveva insegnato. In cambio, gli aveva promesso 
che l’avrebbe aiutato nel suo lavoro.
Vicino   a   mio   marito   ho   imparato   a   percepire   presenze   mistiche,   pregando   nelle 
chiese   e   nei   santuari.   Certo,   il   nostro   non   è   stato   un   matrimonio   nel   senso 
tradizionale   del   termine:   davanti   a   tutto   ­   e   per   fortuna   ­   c’è   sempre   stato   il 
Maestro,   che   ha   dato   un   colore   e   un   significato   diverso   alla   nostra   esistenza, 
facendoci intravedere traguar­

[16] ↑

di   lontani   pieni   di   luce   e   di   melodie,   senza   però   risparmiarci   le   amarezze   e   la 


fatiche del quotidiano.

Fenomeni fisici in casa nostra

La medianità di Carlo è di tipo spirituale, per cui in casa nostra ci sono stati 
pochi   fenomeni   fisici   (perché   si   realizzino,   sembra   che   sia   necessaria   un’entità 
specifica, che contribuisca a modificare sul piano sottile lo stato della materia). 
Tuttavia, quando si presenta lo spirito di sua madre, una donna che ha mantenuto il 
suo carattere forte anche nell'aldilà, in casa si sentono distintamente dei passi 
spostarsi sul pavimento di legno. E il giorno che proposi a mio marito di regalare 
le lenzuola di lino che lei mi aveva lasciato, ha fatto molto di più: quella notte, 
mentre stavamo dormendo, porte e ante degli armadi hanno incominciato a sbattere in 
segno di protesta, svegliandoci. Come osavo disfarmi della sua «roba»?
Nello stesso modo qualche volta è successo che, quando non siamo in linea con la 
nostra   strada,   in   casa   si   stacchino   dei   quadri.   Una   mattina   abbiamo   trovato 
appoggiato per terra un grande quadro orientale, mentre i ganci che lo tenevano   alla 
parete   erano   intatti.   Come   aveva   potuto   staccarsi   da   solo,   senza   che   questi   si 
fossero rotti, e come era arrivato a terra senza fare rumore, con il vetro intatto?
Un altro tipo di fenomeni cui abbiamo assistito è quello degli apporti spontanei. 
L’evento più singolare (che ho già raccontato in un altro libro), mi è accaduto a 
Istanbul nel 1977: una sera, ritornati in albergo dopo la visita alla città, mi ero 
tolta un paio di orecchini ad anello e li avevo messi sul lavandino del bagno. Il 
mattino dopo ce n’era uno solo: anche se si trattava di bigiotteria mi dispiaceva 
molto,

[17] ↑

per cui mi misi a cercare dappertutto l’orecchino mancante, ma invano.
Otto mesi dopo mia suocera (che a quel tempo non frequentavo ancora) avvertì un 
forte   rumore   metallico   sotto   il   letto,   come   se   qualcosa   fosse   caduto   dall’alto: 
trovò un orecchino e lo mise su un mobile, credendo fosse di un’amica. Invece era il 
mio: era identico a quello che mi era rimasto, con lo stesso numero di serie e la  
stessa torcigliatura. L'unica differenza era che non aveva perso la doratura, anzi, 
sembrava nuovo. Quando due anni dopo andai a intervistare per la prima volta Eder 
Lorenzi, un sensitivo che fa esperimenti di psicometria (la cosiddetta lettura degli 
oggetti), glielo portai. Mi disse che l’orecchino era collegato a una grande città 
attraversata   da   un   fiume,   piena   di   minareti   (Istanbul!)   e   che   per   me   aveva   il 
significato   di   un   anello   di   connessione   con   la   mia   vita   precedente   in   una   città 
orientale.
Credo di avere un karma particolare con gli orecchini: una volta, poco prima di 
partire per un infelice convegno a Firenze (doveva essere sul paranormale e invece 
mi  ritrovai  in  un  ambiente  di  maghi  e  di  satanisti!),  persi  dal  parrucchiere   una 
clip   d’oro   con   un   rubino   incastonato.   Tre   giorni   dopo   la   ritrovai   per   strada, 
davanti al portone della mia casa, sotto il cordolo del marciapiede. Credo che fosse 
un apporto più che una semplice coincidenza: se così non fosse, devo ipotizzare che 
l'orecchino   mi   si   fosse   impigliato   nella   giacca   dal   parrucchiere,   cadendo   poi 
davanti a casa e rimanendo lì per tre giorni, invisibile a tutta la gente che nel 
frattempo era passata e sfuggendo persino alla nettezza urbana, che aveva lavato la 
strada   la   notte   prima.   Se   però   è   successo   davvero   così,   allora   significa   che 
«qualcuno» l'ha protetto, attirando poi la mia attenzione in quell’angolo di strada 
e facendomelo ritrovare.

[18] ↑

Qualcosa di simile è capitato di recente a Carlo: mentre stava vestendosi nella 
casa al mare, rivolse una domanda mentale alla sua guida e poco dopo sentì il rumore 
di un oggetto metallico caduto dall’alto. Era un rosario d’oro, di quelli fatti ad 
anello, che lui non aveva mai posseduto. Un regalo dell'aldilà?

Altri apporti... raccontati

Secondo gli studiosi, questi fenomeni sono sempre dei segnali, delle indicazioni o 
dei   doni.   In   qualche   modo   le   entità   riescono   a   utilizzare   la   nostra   energia   per 
smaterializzare un oggetto e rimaterializzarlo secondo un disegno preordinato, come 
se nell’aldilà esistesse uno schema su cui si ricompone la materia.
Proprio   durante   la   stesura   di   questo   libro   ho   rincontrato   Marcello   Bacci,   di 
Grosseto,   che   da   molti   anni   conduce   gruppi   per   registrare   le   voci   dell'aldilà. 
Spesso, insieme al messaggio, le persone ricevono in dono un apporto.
Ricordo due genitori di Pisa, Elsa e Augusto, che erano ricorsi a lui per sentire 
ancora   una   volta   la   voce   del   figlio   Alessandro,   scomparso   prematuramente   a 
trentasette   anni,   durante   un'immersione   per   la   pesca   del   corallo   nei   mari   della 
Sardegna. Mentre stavano registrando la voce del ragazzo, che spiegava le dinamiche 
dell'incidente a loro ignote («C’è stato un guasto alla bombola e, senza ossigeno, 
ho perso l’orientamento: a un tratto ho visto una grande luce e mi sono ritrovato in 
questa dimensione»), sul tavolo cadde un corallo.
«Da   quel   giorno,   durante   le   sedute   con   Bacci,   ogni   volta   si   materializzano 
coralli», mi raccontarono i due genitori. «Immediatamente prima si vede una lucina, 
simile a

[19] ↑

una   lucciola   che   scende   dall'alto,   dal   soffitto   fino   alle   nostre   mani.   E   poi   si 
forma l’oggetto. La prima volta Alessandro mi ha chiesto di allungare le mani sul 
tavolo: ho ubbidito e ho sentito una strana sensazione, come se si formasse qualcosa 
sul   mio   palmo:   in   effetti   c’era   un   bellissimo   corallo,   bianco   e   rosso.   Un’altra 
volta   ne   ha   preannunciato   uno   diverso   dal   solito:   e   ne   è   arrivato   uno   bianco, 
lucido, bellissimo. In una seduta con la radio, una voce ha detto che nell’aldilà 
Alessandro   ha   imparato   a   plasmare   la   materia:   e   subito   dopo   sul   tavolo   si   è 
materializzato un corallo insolito, come se fosse stato fuso e poi ricomposto con 
una forma strana.»
A un certo punto, Elsa e Augusto si erano accorti che quando si verificava una 
materializzazione   a   Grosseto,   a   casa   spariva   un   pezzo   dalla   vetrinetta   in   cui 
avevano racchiuso i coralli pescati dal figlio. Del resto, l'apporto non viene mai 
creato   dal   nulla,   ma   è   un   oggetto   esistente   che   viene...   teletrasportato,   cioè 
disintegrato e ricomposto passando chissà come attraverso lo spazio­tempo.
«Qualche volta ci sentiamo anche toccare dalle sue mani, come se fosse accanto a 
noi in carne e ossa: una sensazione straordinaria, che ci riempie il cuore, come se 
nostro figlio fosse ancora con noi.»
Un altro episodio me lo raccontò Ginella Tabacco, di Cuneo. «Non ho avuto grandi 
segni fisici»; disse. «Anche se la mia guida è Gustavo Adolfo Rol, non si manifesta 
attraverso fenomeni di psicocinesi (PK), ma inviandomi messaggi. Tuttavia una sera ­ 
avevo scoperto la mia medianità da poco ­ inspiegabilmente ho trovato sul quaderno 
dove ero solita scrivere un brillante sfaccettato, molto luminoso. Non era mio e non 
capivo   da   dove   fosse   arrivato.   Sette   mesi   dopo   l'ho   mostrato   a   un   sensitivo   di 
Trieste, Semeraro, il quale mi ha confermata che si trattava di un

[20] ↑

apporto   e   che   le   sfaccettature   indicavano   che   avrei   scoperto   altre   facoltà:   in 
effetti,   da   qualche   tempo   ho   iniziato,   su   indicazione   della   mia   guida,   a   dare 
energia con le mani.
«Un’altra volta ho trovato in casa una barchetta di latta dorata: sempre Semeraro 
mi   ha   fatto   notare   che   una   vela   era   controvento,   segno   di   difficoltà   che 
effettivamente si sono presentate poco tempo dopo.»

L’altra nonna

Ho avuto qualche esperienza paranormale anche con la mia nonna materna, alla quale 
però   non   ero   molto   legata.   Era   una   bella   donna,   elegante   (a   ottant'anni   passati 
portava ancora biancheria di raso rosa e abiti color pastello), molto corteggiata 
anche   in   età   avanzata   e   legata   ai   piaceri,   come   la   buona   tavola,   il   gioco   delle 
carte, la bella vita.
Quando morì, durante il funerale la vidi mentre lottava accanitamente per tenere 
legate le cellule del corpo, per impedirne il disfacimento e rimanere viva: fu una 
percezione inaspettata, che mi impressionò molto.
Non   potendo   andare   contro   le   leggi   naturali,   la   nonna   rimase   legata   alla 
dimensione terrena. Spesso, dopo la sua morte, me la trovavo in giro per casa che 
curiosava nella cabina armadio della mia stanza, dove tenevo gli abiti: era come se 
non potesse fare a meno di stare in mezzo alle cose a lei più care, come i vestiti e 
le   scarpe.   E,   quando   arrivava,   misteriosamente   le   bottiglie   ancora   ermeticamente 
sigillate   di   vino   e   di   cognac   (a   cui   era   altrettanto   affezionata)   diminuivano 
vistosamente   di   livello:   avete   mai   sentito   parlare   di   un   fantasma   attaccato   alla 
bottiglia? Io no, ma il fenomeno era oggettivo, evidente.
Ho cercato a lungo di allontanarla, spiegandole che do­

[21] ↑

veva   staccarsi   dalle   sue   abitudini   terrene,   spostarsi   su   altri   piani:   ma   invano. 
Anzi,   a   volte   svegliava   mio   marito   per   dirgli   che   doveva   regalarmi   biancheria   di 
seta, begli abiti e gioielli, altrimenti l’avrei tradito, seguendo il suo esempio.
Poi   sparì   dalla   mia   vita   per   qualche   tempo:   forse   ha   capito,   mi   dissi.   Ma   un 
giorno, mentre stavo chiacchierando a un convegno con una medium canadese, Nathalie 
Smith­Blakeslee, questa mi annunciò che lì con noi c'era mia nonna. Fu una visione 
spontanea:   lei  mi  stava  raccontando  la  storia  della  sua  vita  e  io  non  desideravo 
affatto ricevere comunicazioni personali.
«E' una bella donna, mi dice che è tua nonna e mi fa vedere il seno: aveva un bel 
décolleté»,   mi   disse   sorridendo,   un   po’   stupita   da   questa   visione   inusuale 
(difficile   che   i   fantasmi   mettano   in   mostra   la   loro   floridezza   passata).   Capii 
subito   che   era   la   mia   nonna   materna,   che   da   giovane   si   era   fatta   ritrarre   da  un 
pittore con un abito scollato che metteva in evidenza le sue forme.
«Non voglio sentirla», mi ribellai. «Non desidero comunicare con lei.»
«E' qui per scusarsi», insisté Nathalie. «Non capisco bene, mi dice che a lei, 
quando tu eri piccola, piacevano gli uomini e non i bambini. Ma ora ha capito di 
aver sbagliato, sta rendendosi conto dei suoi errori e prendendo coscienza del luogo 
in cui si trova.»

Nasce un gruppo medianico

Le   esperienze   più   belle   mi   sono   arrivate   con   la   nascita   di   mio   figlio, 


preannunciata da un messaggio.
Nel Natale del 1983 decidemmo di fare una vacanza al Club Méditerranée di Djerba, 
con il beneplacito del Mae­

[22] ↑

stro:   «Partite   pure,   perché   nel   deserto   si   apriranno   per   voi   le   porte 
dell'universo».
Avendo scoperto anni prima di aver avuto entrambi una vita anteriore in Marocco, 
pensammo   che   nelle   «nostre»   terre   avremmo   avuto   messaggi   più   incisivi,   o   almeno 
avremmo   ritrovato   qualcosa   del   passato.   Invece,   la   notte   del   31   dicembre,   per   un 
errore di calcolo, l’universo si aprì per lasciar passare un’anima. Quella notte, 
mentre stavo sognando, una voce «fuori campo» mi avvisò: «Sei incinta».
Francesco entrò, così, prepotentemente nella nostra vita, una presenza che è stata 
forte fin dai primi mesi di gravidanza e ha portato nuove esperienze tanto per Carlo 
quanto per me, sul piano pratico e spirituale.
A gennaio, Carlo ricevette un’altra comunicazione: «E' ora che tu porti i nostri 
messaggi anche agli altri. Non puoi più nasconderti, devi accettare di condividere 
la tua medianità».
Così formammo un piccolo gruppo, che nel tempo si sarebbe ingrandito, con il quale 
iniziammo   a   fare   esperimenti   di   veggenza,   esercizi   di   meditazione   e   sessioni   di 
preghiera. Per stimolare Carlo, sempre restio a esporsi, provai a invitare a casa 
mia qualche medium da testare.
Ne ricordo due, entrambe deludenti (all’inizio di un percorso anche i fallimenti 
sono educativi, perché insegnano a discernere). Una delle due, mentre sceneggiava la 
trance,   tirò   fuori   una   voce   da   soprano,   presentandosi   come   una   sacerdotessa   di 
Atlantide: e quando qualcuno si permise di chiederle qualche dato più preciso, lei 
iniziò   a   lanciare   anatemi   su   tutti,   come   una   principessa   oltraggiata.   A   volte   la 
medianità, o presunta tale, nasconde un bel delirio di onnipotenza...
L’altra visse un episodio quasi isterico: si presentò un’entità che raccontò di 
essere stata ghigliottinata duran­

[23] ↑

te la Rivoluzione francese, con grandi spasmi e sussulti. Ma entità non ce n'erano, 
e probabilmente tutto l’episodio non era che la drammatizzazione, in buona fede, di 
una memoria passata.
Intanto   noi   proseguivamo   con   le   sessioni   di   preghiera   e   meditazione,   finché   un 
giorno Carlo, mentre eravamo seduti in cerchio, cadde in trance profonda e iniziò a 
parlare, pur mantenendo la sua voce, con le parole del suo Maestro: «Om Sai Ram».
Così inizia ogni volta la seduta, e quando il Maestro arriva, indipendentemente da 
ciò che dice, porta un’energia potente, che scende da altre dimensioni e ha la forza 
di   trasformarci,   di   spingerci   verso   traguardi   ai   quali   senza   di   lui   forse   non 
avremmo mai ambito. «Se tu credi veramente che chi ti parla sia il Maestro, che chi 
ti parla abbia la verità, allora ciò che ti dice deve cambiarti dentro, deve portare 
dentro di te la luce e la speranza.»

Camminare con il Maestro

I messaggi (che Carlo ha raccolto nel libro Dall’universo, una voce, una luce, il 
Maestro)   sono   sempre   molto   semplici,   ma   arrivano   dritti   dentro   di   noi   come   una 
spada:   chi   accetta   di   seguirli   può   impadronirsi   di   strumenti   per   trasformarsi, 
aprendo la propria anima per «volare più in alto», come il Maestro ci invita a fare 
ogni volta.
«Perché   mi   fate   sempre   le   stesse   domande   e   ripetete   sempre   gli   stessi   errori? 
Dovete innalzare la vostra mente e il vostro spirito, veleggiare più in alto, non 
rimanere ancorati alla Terra», continua a dirci. Pur rispondendo pazientemente alle 
nostre domande (salvo quando «non possiamo sapere»), non ama infatti affrontare le 
proble­

[24] ↑

matiche   terrene,   gli   amori,   la   salute,   i   soldi,   anche   se   spesso   accondiscende   a 


darci   dei   consigli   pratici.   Il   suo   obiettivo   è   quello   di   farci   capire   le   leggi 
dell’universo e dello spirito («che non va mai in vacanza»), spesso opposte a quelle 
della   materia,   e   soprattutto   di   portarci   le   esperienze   del   nostro   karma,   per 
affrettare il nostro percorso evolutivo. Con le sue parole, ci mette di fronte a noi 
stessi, come uno specchio che mostra gli errori e i difetti da correggere ma anche 
le potenzialità da sviluppare.
«Noi portiamo la verità», ha affermato più di una volta, «ma non sempre ciò che 
arriva   tramite   il   medium   la   rispecchia,   perché   spesso   il   messaggio   viene   deviato 
dalle vostre energie, dai vostri pensieri. La verità non è mai ciò che si adegua al 
vostro modo di pensare, che vi blandisce e vi consola: la verità è quella che vi 
spacca dentro.»
In questi anni ci sono stati dei leitmotiv, insegnamenti ripetuti a ogni seduta, 
come un ritornello, tipo: «Non fate la famiglia» (nel senso di non legarsi e non 
legare a sé le persone, non creare abitudini e dipendenze nei rapporti, soprattutto 
quelli   tra   i   partecipanti   al   gruppo   medianico),   oppure:   «Liberate   le   case   dal 
superfluo: regalate tutto ciò che non vi serve più, che avete in eccesso. Datelo a 
chi ne ha bisogno. Non abbiate paura: ciò che regalate vi tornerà sempre indietro 
decuplicato».
E qui devo raccontare una storia personale. Era da molto che il Maestro insisteva 
nel   raccomandarci   di   non   tener   ferma   la   roba   inutile,   ma   di   darla   agli   altri, 
aiutando chi si trova in difficoltà. Le prime volte che ci aveva trasmesso questo 
messaggio,   tutti   avevamo   regalato   qualche   libro,   qualche   vestito,   qualcosa   di 
superfluo, che del resto abbonda in ogni casa. Poi tutti, io compresa, ci eravamo 
adagiati, lasciando che le parole del Maestro riecheggiassero a vuoto, senza entrare 
in noi.

[25] ↑

Dieci   anni   fa   ricevetti   poi   la   visita   dei   ladri,   che   approfittarono   di   un 
ponteggio   per   scardinare   una   portafinestra   e,   in   un   paio   d’ore   ben   organizzate, 
rubare parecchie cose. Ero molto contrariata, ma quando feci la lista del bottino da 
presentare   alla   polizia,   mi   resi   conto   che   era   stato   preso   solo   il   superfluo, 
oggetti preziosi, che però non incidevano nella nostra vita, come qualche gioiello, 
un videoregistratore e un hi­fi. Non erano invece stati toccati i computer, neppure 
i   portatili,   che   servivano   a   me   e   a   mio   marito   per   lavoro.   Insomma,   un’altra 
lezione.
Certo,   alle   volte   è   molto   difficile   accettare   questi   messaggi.   Non   si   possono 
addurre   scuse   né   giustificazioni   per   gli   errori,   non   sono   ammessi   ritardi   né 
fraintendimenti:   la   parola   serve   a   metterci   sulla   giusta   strada,   ma   se   non   la 
raccogliamo   veniamo   puniti   dalla   vita   stessa.   Il   Maestro   non   è   mai   tenero   né 
consolatorio, le sue parole sono sferzanti, taglienti, arrivano dritte come frecce 
nell’anima. Ma ci fanno vedere le dinamiche dell’esistenza, il significato che si 
nasconde dietro ogni evento, aiutandoci a trovare la forza per affrontare qualunque 
prova.
Quando morì il nostro amico Luciano, un medico di trentacinque anni che se ne andò 
a   causa   di   un   tumore   devastante,   il   Maestro   ci   disse:   «Perché   piangete   chi   vi 
lascia? Dovreste festeggiare quest'anima che ritorna nella Luce». La stessa frase la 
ripeté anni dopo a una donna che aveva perso in un incidente il suo unico figlio di 
diciassette anni. «I figli non sono vostri. Dovresti essere felice per lui, che  è 
ritornato nella dimensione dello spirito. Prova a pensare che la sua dipartita gli 
ha evitato un destino difficile.»
A una giovane donna, madre di un bambino con problemi di sviluppo psicomotorio, 
disse che doveva smettere di tormentarlo portandolo continuamente da un medico al­

[26] ↑

l’altro e sottoponendolo a cure intossicanti. «Se è nato così significa che questo è 
il   suo   karma,   che   questa   esperienza   è   necessaria   alla   sua   evoluzione.»   Ciò   non 
significa,   beninteso,   che   dobbiamo   ignorare   chi   soffre   o   non   curare   i   malati   (il 
karma   non   è   una   condanna,   ma   una   dinamica   di   causa­effetto),   ma   capire   che   la 
malattia   ha   una   funzione,   è   un   messaggio   che   la   persona   deve   decifrare,   per 
comprendere che cosa cambiare in se stessa. E le malattie, soprattutto quelle di cui 
si soffre da piccoli, dipendono quasi sempre dalle vite precedenti, rappresentano un 
karma da risolvere.
Se   quindi   si   riesce   a   penetrare   nella   filosofia   che   ci   viene   portata 
dall'universo, la vita diventa una bella sfida, più facile da accettare nonostante a 
volte le prove siano difficili, perché ci si rende conto che tutto ciò che accade ha 
uno   scopo   e   non   è   «contro»   di   noi:   al   contrario,   ogni   esperienza   porta   in  sé  un 
insegnamento   implicito   e   la   possibilità   di   salire   qualche   gradino   sulla   scala 
dell’evoluzione.

[27] ↑
2. Viaggio tra i medium

Voi   che   negate   l'esistenza   degli   spiriti,   riempite   dunque   il 


vuoto che essi occupano. E voi che  ne  ridete, non  vi  accorgete 
che osate ridere delle opere di Dio e della sua onnipotenza?
ALLAN KARDEC

Grazie   al   mio   lavoro   ho   assistito,   in   trentanni   di   ricerca,   a   quasi   tutti   i 


fenomeni della medianità: la trance per incorporazione, le luci e i venti medianici, 
i  raps, gli apporti, le materializzazioni, i tavoli o gli oggetti che si sollevano 
visibilmente   da   terra.   Tuttavia   devo   confessare   che   l'emozione   e   l'energia   che 
avverto quando scende il Maestro l'ho provata raramente.
Questo non è certo un giudizio sui personaggi che ho intervistato: credo anzi che 
ognuno incontri le esperienze e le energie più adatte alla propria evoluzione, che 
non sono necessariamente le stesse degli altri. Inoltre, per giudicare un medium non 
basta certo fargli un’intervista, né partecipare a un solo incontro. La medianità 
non ha niente a che vedere con i fenomeni che possono accadere durante una seduta e 
che   vanno   considerati   solo   un   contorno,   un   atto   di   presenza   dell'invisibile,   una 
specie di contentino dato dalle entità a chi ha bisogno di una prova materiale e 
insieme   un   regalo,   un'indicazione   di   percorso.   E'   quindi   inutile   dimostrare   che 
anche   i   prestidigitatori   sanno   ricreare   lo   stesso   fenomeno;   ciò   che   conta   nella 
medianità è

[28] ↑

quanto questa ci cambia dentro, quanto attiva la fede e ci avvicina alla conoscenza 
delle leggi universali.
Ho   solo   due   rimpianti:   non   essermi   mai   incontrata   con   Gustavo   Adolfo   Rol   (che 
evitava   le   interviste,   dopo   l’attacco   subito   da   Piero   Angela)   e   non   aver   mai 
partecipato a una seduta del Cerchio Firenze 77, anche se ho avuto il piacere di 
conoscere Roberto Setti (il medium del Cerchio) poco prima che morisse.

Roberto e il Cerchio Firenze 77

Roberto era un uomo gentile, generoso, schivo, che non pretendeva nessun merito 
per l'alto livello delle sue comunicazioni né tanto meno per i fenomeni fisici che 
accadevano durante le sedute. «Sono solo un canale», mi disse quando lo incontrai 
nella sua casa di Firenze. «Durante la trance, perdo totalmente conoscenza e quindi 
non so neppure che cosa venga detto attraverso di me.»
La   sua   fama   era   dovuta   particolarmente   ai   fenomeni   fisici,   che   stupivano 
soprattutto   chi   non   aveva   mai   assistito   a   simili   eventi.   Quasi   sempre   chi 
partecipava   alle   sue   sedute   riceveva   dalle   entità   un   dono,   un   apporto   o   una 
materializzazione: la persona metteva le sue mani sopra quelle di Roberto in trance, 
che  diventavano  sempre   più  luminescenti  ed  emanavano   un  intenso  vapore  biancastro 
(che la guida attribuiva alla materia ectoplasmica). Quando era possibile scorgere 
ciò che accadeva, si vedeva un oggetto quasi trasparente, che prendeva corpo piano 
piano. E alla fine, quando Roberto apriva le mani, dalle quali spariva a poco a poco 
la luminosità, dentro c’era un oggetto ancora caldo, in filigrana d'argento, in oro 
o in porcellana, che sembrava quasi pulsare.

[29] ↑

Credo che i fenomeni fisici abbiano la funzione di convincere gli scettici, di far 
toccare con mano che l’aldilà esiste. «Ci servono per battere la grancassa», spiegò 
una volta un’entità di nome Michel. «Sono un segno di affetto: gli apporti diventano 
come dei talismani perché li carichiamo di energia in sintonia con quella di chi li 
deve portare. E poi, regalando un oggetto d’oro, dimostriamo anche che la materia 
non ha valore, neppure quella che voi considerate preziosa.»
Ma   la   grandiosità   di   Roberto   Setti   stava   nel   livello   degli   insegnamenti   delle 
entità   che   si   alternavano   e   che,   in   seguito   alla   sua   morte,   sembra   si   siano 
presentate in altri Cerchi: la più importante, quella che mi ha più conquistato per 
la   sua   somiglianza   con   la   guida   del   nostro   gruppo,   era   il   Maestro   Kempis,   che 
portava comunicazioni di taglio filosofico e spirituale (rimando chi è interessato a 
tutti i libri sul Cerchio Firenze, validi ancora oggi, e pubblicati dalle Edizioni 
Mediterranee).
«Quello  che  mi piaceva  di Roberto  è  che da  lui  non si  volevano fare  adepti né 
plagiare persone, ma liberarle, trasmettendo loro delle conoscenze affinché avessero 
una   visione   più   ampia   della   realtà»,   mi   confessò   Pietro   Cimatti,   che   ha   curato 
alcuni   libri   del   Cerchio.   «E   poi   sono   stato   conquistato   dal   carattere   completo   e 
inesorabile dei messaggi. Io che vengo dalla filosofia, che ho letto tutti i grandi 
pensatori, da Schopenhauer a Nieztsche, da Marx a Feuerbach, ho trovato nei messaggi 
del Cerchio e soprattutto in quelli di Kempis una filosofia dell'essere.»
La guida del Cerchio, che apriva e chiudeva le sedute facendosi precedere da un 
intenso   profumo   di   violette,   era   Dalì,   che   accettava   anche   di   avere   colloqui 
personali  con   le  persone.   C’è  una  sua  comunicazione  che  mi  fa  piacere  citare   dal 
libro Dai mondi invisibili, perché ritengo valida

[30] ↑

per   i   messaggi   di   qualunque   entità:   «Noi   non   abbiamo   la   pretesa   di   portarvi   la 
verità,   la   verità   è   una   conquista   del   singolo.   Chi   è   giunto   alla   verità, 
contrariamente a quanto si crede, non può trasfonderla negli altri, può solo dare 
delle   indicazioni.   La   verità   è,   e   basta.   Non   cristallizzatevi   sulle   parole,   ma 
cercate di comprendere». E ancora: «Noi veniamo per agevolarvi la comprensione. Vi 
parliamo   di   verità,   ma   le   nostre   parole   rimangono   aride,   sterili   se   voi   non   le 
comprendete. Non noi parliamo per tutti, parliamo per quelli che sono insoddisfatti 
di ciò che sanno».
Un’altra entità molto amata era Lilli, una bimba morta a sei anni, che portava 
messaggi   personali   e   notizie   sui   trapassati.   Spesso,   quando   si   presentava,   si 
manifestavano   diversi   fenomeni   fisici:   materializzazioni,   apporti   o   suoni,   come 
quello di una trombetta che i presenti udivano in vari punti della stanza.
Un fenomeno interessante era la fotografia medianica: durante una riunione venne 
posta   sulle   ginocchia   del   medium   in   trance   una   lastra   fotografica   siglata   e 
sigillata,   sulla   quale   i   partecipanti   si   concentrarono   proprio   durante   una 
comunicazione   di   Lilli:   quando   la   lastra   venne   fatta   sviluppare,   ne   risultò 
l'immagine di una bambina in atteggiamento pensoso.
Teresa,   molto   dolce   e   soave,   era   una   personalità   mistica:   quando   arrivava   si 
spandeva nella stanza un inconfondibile profumo di rose e si sentiva il tintinnio 
dei   grani   del   rosario.   Le   sue   mani   (o,   meglio,   le   mani   di   Roberto,   quando   la 
incorporava)   erano   sempre   luminose   e   spesso,   mentre   pregava,   si   alzava   in 
levitazione. Durante una seduta avvenuta al buio (ma altri fenomeni simili accaddero 
anche in piena luce), i presenti avvertirono la sensazione che qualcosa di leggero 
stesse cadendo dall'alto: alla fine si accorsero che il pavimento era cosparso di 
petali di rose

[31] ↑

bianche. Non solo, ma una partecipante alla seduta si era trovata una rosa in mano, 
e un’altra una rosa intera con foglie e due boccioli in grembo.

L’eredità del Cerchio: Flavio Polledro

Alla   morte   di   Roberto,   per   qualche   tempo   il   suo   gruppo,   guidato   dalla   sorella 
Luciana, continuò a riunirsi per meditare sull'esperienza del Cerchio. I risultati 
di   quegli   incontri   vennero   divulgati   anche   attraverso   una   serie   di   conferenze, 
gettando un seme in chi aveva bisogno di credere (anche se è molto diverso ascoltare 
una conferenza o i messaggi direttamente dalle guide).
In seguito, altri medium ricevettero le entità del Cerchio: difficile dire se ciò 
fosse successo per emulazione o perché avessero una medianità simile, un «terreno», 
come si dice in medicina, ricettivo a quel tipo di onda. Uno di questi fu Flavio 
Polledro, un giovane pubblicitario di Giaveno (Torino).
«I primi fenomeni iniziarono dopo aver partecipato a una seduta quasi per caso», 
mi raccontò Flavio. «Avendo perso da poco una zia, chiesi di poter comunicare con 
lei.   Con   mio   grande   stupore,   il   bicchierino,   che   avevo   solo   sfiorato,   si   mosse 
velocemente sul tabellone, compitando delle frasi. Si presentò mia zia, che si fece 
riconoscere e mi diede delle informazioni su questioni famigliari che non conoscevo, 
confermate poi dai miei.»
Ma la parte più importante del messaggio era un’altra: gli fu detto che anche lui 
aveva   doti   medianiche,   che   doveva   sviluppare.   Nei   mesi   successivi,   Flavio   si 
esercitò utilizzando la scrittura e il bicchiere. «All'inizio si manifestò un’anima 
semplice, il mio primo spirito guida, che
[32] ↑

mi   fornì   tutti   i   suoi   dati   (nome,   data   di   nascita   e   di   morte   e   persino   dov’era 
sepolto),   affinché   potessi   verificare   la   veridicità   del   messaggio.   Due   anni   dopo 
formai il mio primo gruppo, in cui, oltre a entità anche sconosciute che ci davano 
indicazioni per contattare i propri cari, si manifestò il Davide biblico (per questo 
ci chiamiamo «il Cerchio di Davide») che ci offrì insegnamenti sulla vita dopo la 
vita, la medianità, la reincarnazione.
«Un   giorno   del   1994,   Davide,   non   appena   arrivò,   ci   fece   disporre   in   cerchio 
perché, disse, dall’aldilà mi avrebbero indotto una trance profonda. All’inizio mi 
spaventai e pensai di rifiutare, ma poi capii che non potevo farlo perché ormai il 
mio   cammino   era   segnato.   Dopo   alcuni   minuti   di   raccoglimento   caddi   addormentato, 
perdendo   totalmente   contatto   con   la   realtà.   Parlando   con   voce   profonda,   l’entità 
disse: "Amici, il contatto è stabilito". Da quel giorno si sono manifestate circa 
centocinquanta   entità:   parenti   delle   persone   che   venivano   in   seduta,   guide 
spirituali e talvolta anche personaggi storici.»
Flavio m'invita a partecipare a una delle sue sedute: incuriosita dal fenomeno di 
incorporazione   che   lui   ha   con   più   di   un'entità,   decido   di   accettare.   Dopo   una 
preghiera   per   predisporre   gli   animi,   Flavio   cade   in   trance.   Subito   incomincia   a 
parlare con una voce più profonda della sua, più matura (a ogni entità Flavio cambia 
voce, atteggiamento fisico, modo di parlare): è Davide, che spiega al gruppo appena 
formato   lo   scopo   delle   sedute.   Poi   arriva   un   intellettuale   che   parla   in   modo 
forbito,   affettato,   snob,   con   la   erre   moscia:   sembra   la   caricatura   di   un   nobile 
francese d'altri tempi. Non mi piace, mi sembra finto.
Ed è poi la volta di Lilli, la bimba del Cerchio, che gioca e ride, parlando con 
una voce acuta, infantile.
Come giudicare queste comunicazioni, per la verità

[33] ↑

molto semplici? All’inizio mi viene da ridere: sembra di essere a una performance 
teatrale, in cui l’attore impersona vari personaggi ed è molto difficile sapere se 
il medium è sincero. Pur ritenendo Flavio una persona seria (avevo già avuto modo di 
sperimentarlo   come   sensitivo),   mi   chiedo   se   non   stia   giocando,   se   non   ci   stia 
offrendo uno spettacolo, uno psicodramma medianico.
Tuttavia,   subito   dopo   succede   qualcosa   di   significativo,   almeno   per   me:   si 
manifesta un’entità che si presenta come «zia Linda», mamma di una signora presente, 
alla quale il medium in trance si accosta. E io non vedo più Flavio, ma una donna 
anziana,   un   po’   grossa,   leggermente   barcollante,   con   sulle   spalle   uno   scialle   a 
crochet   beige   (che   nella   realtà,   ovviamente,   non   c’è).   Dopo   aver   rivolto   qualche 
frase alla figlia, ricordandole con tenerezza i momenti passati insieme, dà altri 
messaggi a qualcuno dei presenti. Poi si toglie dalla bocca una medaglietta d’oro 
(una   materializzazione,   mi   diranno   poi,   fenomeno   che   accade   raramente   perché 
richiede   molta   energia)   e   gliela   porge   in   segno   di   conforto.   Anche   qui   sono 
assillata   dai   dubbi:   è   davvero   una   materializzazione   o   solo   un   abile   gioco   di 
prestigio? E' un dubbio legittimo che sorge sempre di fronte a questi fenomeni e che 
può   essere   fugato   solo   dalla   frequentazione   assidua,   dalle   prove   che   a   volte   le 
entità ci forniscono proprio per aiutarci a credere.
L'entità successiva è Teresa, una suora francese che suscita una grande emozione: 
mentre mi concentro, la «vedo» come se la sua immagine coprisse quella del medium. 
E'   piccolina,   esile,   con   un’energia   molto   differente   da   quella   delle   precedenti 
entità,   è   più   spirituale,   una   mistica,   che   entra   nell’animo   in   modo   dolce,   quasi 
inavvertitamente.   E   la   voce   del   medium   acquista   un   timbro   sottile,   diventa 
femminile, morbida, pacata.

[34] ↑

Tutto   sommato   è   stata   un’esperienza   interessante,   anche   se   i   messaggi   erano 


consolatori,   più   che   filosofici:   tuttavia,   per   giudicare   un   medium   non   basta   una 
serata,   bisognerebbe   seguirlo   nel   suo   cammino,   avere   riscontri   di   tipo   oggettivo 
(oltre che soggettivo), confrontarsi con le guide e vedere quanto questo percorso ci 
cambia dentro.

Fenomeni fisici: Roberto Buscaioli

In   Italia   non   ci   sono   molti   medium   a   fenomeni   fisici,   ormai   sempre   più   rari 
ovunque. Uno di questi è sicuramente Roberto Buscaioli, un professionista di Ravenna 
che   ha   scoperto   la   propria   medianità   intorno   ai   cinquantanni,   dopo   la   morte   del 
figlio.
«Per la verità anche da piccolo avvertivo delle presenze accanto a me e giocavo 
con un bambino che vedevo solo io: quando mi si avvicinava, mi sentivo sollevare a 
oltre un metro da terra e dall'alto vedevo il mio corpo addormentato», mi raccontò. 
«A diciotto anni, dopo un incidente di moto nel quale era morto l’amico che guidava, 
continuai  a  vederlo  accanto  a  me:  veniva   in  ospedale   a trovarmi,   proprio  come  se 
fosse vivo, mi parlava e a volte salutava qualcuno che vedeva solo lui. Poi, per 
anni, ho vissuto una vita normale, tutta lavoro e famiglia. E' stata la drammatica 
morte del mio Andrea a riaprire questa porta: all’inizio ho cercato di comunicare 
con lui con il registratore, ma dopo un certo periodo si sono risvegliate le mie 
doti. Una sera, il 13 agosto 1983, mentre stavamo registrando come al solito, sono 
caduto   in   uno   stato   di   sonnolenza,   in   un   vuoto   totale.   Poi   ho   visto   una   luce 
abbagliante e ho provato una sensazione indescrivibile di pace e serenità. Seduto su 
una panchina, in mezzo a fiori mera­

[35] ↑

vigliosi che emanavano un forte profumo, ho sentito la voce del pope, un sacerdote 
ortodosso che sarebbe stato per anni la mia guida; poi ho visto venirmi incontro mio 
figlio, insieme a tante persone vestite di bianco. Quando mi risvegliai, chiedendo 
che   cosa   fosse   successo,   scoprii   di   essere   caduto   in   trance   e   di   aver   parlato, 
prestando la voce proprio al pope.»
La funzione delle sue sedute è, come sempre, quella di spiegare alle persone che 
partecipano   (molte   delle   quali   accorrono   nella   speranza   di   risentire   la   voce   dei 
propri figli o dei propri cari) che la morte non esiste e la vita continua anche 
dopo   il   trapasso.   «Il   pope   ci   insegna   il   significato   e   i   valori   della   vita,   la 
realtà dello spirito, aiutandoci ad affrontare ogni prova, anche la più difficile.»
Durante le sedute di Roberto, si sono verificati numerosi fenomeni fisici, come i 
profumi che si sprigionano fortissimi all'improvviso, gli apporti di oggetti quasi 
sempre   preziosi,   d’oro   o   in   filigrana   d’argento,   che   cadono   dall’alto,   e   le 
materializzazioni   che   escono   dalla   sua   bocca,   a   volte   già   formate   e   altre   sotto 
forma   di   una   massa   luminescente   che   si   solidifica   in   seguito   nelle   mani   delle 
persone a cui sono destinate. «Queste manifestazioni ci indicano che la materia  è 
presente anche nell’aldilà e che, grazie alle entità, è possibile abbattere il velo 
che separa la dimensione dell’invisibile dalla nostra. Tuttavia questi fenomeni non 
hanno importanza in sé, ma servono a farci credere oppure sono regali delle entità. 
Ciò che abbiamo imparato, nel corso delle sedute, è soprattutto a crescere, a dare 
un   senso   alla   vita   e   alla   sofferenza,   a   scoprire   il   nostro   vero   Io   e   la   nostra 
natura spirituale.»

[36] ↑

Rol parla dall’aldilà

Certo,   uno   dei   personaggi   più   interessanti   del   mondo   paranormale   (anche   se   non 
poteva né voleva essere etichettato sotto nessuna voce) è stato Gustavo Adolfo Rol. 
Medium e sensitivo, nel senso più ampio del termine, capace cioè di interagire con 
l'invisibile, aveva scoperto il segreto della materia, strabiliando le persone con i 
suoi famosi «giochi»: quello che mi piaceva di più era la facoltà di ottenere dei 
quadri (spesso di pittori famosi, che venivano autenticati dal notaio) semplicemente 
passando  una  matita  sopra   un  foglio  bianco  piegato.  Mi  avevano  parlato   di  lui  la 
giornalista Giuditta Dembech, sua ottima amica, ma anche Federico Fellini, se pur in 
chiave aneddotica. Così mi aveva raccontato il loro primo incontro. «Eravamo andati 
insieme al ristorante. A un certo punto, lui mi ha indicato un cesto di noci su un 
tavolo   dall’altra   parte   della   stanza:   ha   allungato   la   mano   vuota,   l’ha   chiusa   a 
pugno e quando l’ha riaperta dentro c’era una noce.»
Dodici anni fa, gli telefonai a Torino per due volte, a distanza di un anno, per 
farmi ricevere: in entrambe le occasioni mi aveva chiesto se avevo due figli (invece 
ne   ho   uno   solo,   anche   se   la   mia   guida   mi   ha   sempre   detto   che   nel   mio   karma   ce 
n'erano due), poi aveva aggiunto che no, non mi concedeva l'intervista, mi riceveva 
solo se avevo bisogno di lui. E così, per un’onestà eccessiva e un po’ infantile 
(avrei   potuto   accettare   con   una   scusa   e   convincerlo   durante   il   colloquio   a   darmi 
l’intervista), rinunciai. Del resto, nel mio lavoro non ho mai forzato un incontro: 
se è scritto, mi sono sempre detta, prima o poi si verificherà.
Poi,   qualche   anno   dopo,   andai   a   intervistare   la   sua   assistente,   Maria   Luisa 
Giordano (in realtà un’amica), in occasione dell’uscita del suo libro  Rol mi parla 
ancora.

[37] ↑

Mentre conversavamo dovetti continuamente mettere a fuoco la vista perché tra me e 
lei   vedevo   Rol   in   trasparenza,   come   un   ologramma   proiettato   nel   vuoto   davanti   al 
viso   di   Maria   Luisa.   Non   sentivo   la   sua   voce,   ma   lo   percepivo   con   una   presenza 
forte, quasi fisica, insieme a uno strano profumo dolce, d’antico.
Evidentemente   era   scritto   che   dovevamo   incontrarci.   A   un   convegno   dell'anno 
successivo, ho chiesto a Ginella Tabacco, che ha come spirito guida Rol (cosa che 
non sapevo), di darmi un saggio della sua scrittura. Lui è arrivato e mi ha detto 
che   mi   seguiva   dall’aldilà.   Mi   è   nata   spontanea   una   domanda:   come   mai   questo 
contatto adesso che era morto (se ne è andato nel 1994), mentre da vivo non aveva 
voluto   incontrarmi?   «Rol   nota   tuoi   intuiti   del   nostro   mondo   che   da   te   vanno 
approfonditi»,   scrisse   la   medium.   «C’è   attenzione   a   ciò   che   fai.»   Insomma,   se   il 
messaggio era autentico, si era stabilito un contatto.

La scrivana di Rol

Ginella ha scoperto la sua medianità dopo la morte improvvisa del suo compagno. 
«Avremmo dovuto sposarci cinque mesi dopo e invece se ne è andato in poche ore, per 
un   aneurisma   cerebrale»,   racconta.   «Distrutta   dal   dolore,   ho   avuto   la   fortuna   di 
incontrare delle persone che mi hanno avvicinata a questo mondo, che non conoscevo 
affatto.   Ho   partecipato   a   delle   sedute   con   il   tabellone,   ma   non   ero   certa   che   i 
messaggi   fossero   autentici,   mi   sembravano   troppo   generici.   Allora   ho   provato   a 
entrare   in   contatto   da   sola.   La   prima   volta   che   mi   sono   rivolta   all’aldilà, 
nell'aprile   del   1994,   ho   chiamato   la   figlia   di   una   mia   amica,   una   ragazza   molto 
buona e generosa, che è stata il mio

[38] ↑

primo spirito guida. Con il suo aiuto ho avuto i primi messaggi dal mio compagno, 
scoprendo che i legami affettivi non si interrompono con la morte e che il cammino 
può   continuare   insieme,   anche   se   su   dimensioni   diverse.   Poi   è   arrivato   anche   mio 
padre: insomma, mi sentivo molto seguita, aiutata.
«Dopo le prime comunicazioni consolatorie, ho avuto anche delle prove. In giugno 
arriva un messaggio che riguarda mia figlia: "Lieta sia Barbara del bimbo che ha in 
sé. Tu Ginellina nonna sarai". Qualche giorno dopo mia figlia, che aveva un lieve 
ritardo, fa le analisi e scopre di essere effettivamente incinta. Quando lo racconto 
alla figlia del mio compagno ­ che invece non poteva aver figli e aveva fatto una 
domanda   di   adozione,   per   la   quale   non   aveva   avuto   ancora   nessuna   risposta   ­   mi 
chiede   anche   lei   un   messaggio.   La   accontento:   "E'   in   arrivo   la   tua   piccola 
brasiliana", le comunica il padre. E a me: "Avrà il nome della Vergine alla quale ti 
raccomandi   sempre".   Ebbene,   è  arrivata  effettivamente  una  bambina  di  sangue  misto 
(la   mamma   era   torinese   e   il   padre   probabilmente   sudamericano)   che   si   chiamava 
Fatima.
«Il 22 settembre 1994 una mia amica mi dice che è morto Rol, di cui io non avevo 
mai sentito parlare. "Ma sì, è il mago di Torino". Due mesi dopo, mentre faccio il 
tabellone con questa stessa amica, computo: "Sono Rol". Di nuovo chiedo chi è. "Quel 
mago di Torino", ripete la mia amica. E Rol scrive sul tabellone: "Mago non ero e 
mago non sono".
«Da quel giorno è venuto regolarmente, aiutandomi e proteggendomi (se qualcuno si 
presenta  per  denigrarmi  mi  avvisa).  Un  giorno  mi  ha  chiamato  "mia  nuova  e  antica 
amica": antica, mi ha spiegato, perché c'eravamo già in­

[39] ↑

contrati   in   un’altra   vita   (a   quel   tempo   non   avevo   neppure   sentito   parlare   di 
reincarnazione).»

La smaterializzazione di Demofilo Fidani

Se   la   scrittura   è   uno   strumento   interessante   per   stabilire   un   contatto   con 


l'aldilà,   i   fenomeni   fisici   sono   più   spettacolari.   Tra   questi   vi   è   la   «scrittura 
diretta», in cui il medium presta solo la sua energia: in questi casi la penna si 
solleva dal tavolo da sola e scrive su un foglio senza che nessuno la tocchi. Questo 
era un fenomeno frequente nelle serate con Rol o nelle sedute di Bruno Lava e di 
Demofilo Fidani, il quale aveva, tra l'altro, anche la «voce diretta» (si sente cioè 
parlare   con   una   voce,   diversa   da   quella   del   medium,   che   scaturisce   da   un   punto 
imprecisato della stanza).
«Quando   organizzo   una   serata,   metto   un   pacco   di   fogli   bianchi   su   un   tavolo   al 
centro dei divani, con accanto una penna», mi raccontò Demofilo. «Durante la seduta, 
che per lo più si svolge a luce spenta, si sente il fruscio veloce della penna che 
scrive:   quando   riaccendiamo   le   luci,   ci   sono   sempre   una   decina   e   più   di   fogli 
scritti, con messaggi, esortazioni o saluti rivolti ai presenti. Talvolta le entità 
riproducono   questo   fenomeno   anche   quando   ho   semplicemente   degli   invitati,   per 
commentare qualcosa che abbiamo detto o rammentarci la loro presenza.»
Avevo incontrato Demofilo Fidani nell'84, mentre ero incinta di qualche mese (per 
questo lui raccontava che mio figlio era «nato» in casa sua): mi aveva accolto con 
la   moglie   Mila   nella   sua   casa   romana   ai   Parioli,   dove   si   svolgevano   le   sedute. 
Pittore,   sceneggiatore   e   regista,   lavorava   da   molti   anni   nell’ambiente 
cinematografico e, parallelamente, viveva la sua realtà medianica, iniziata nel 1939 
ma di­

[40] ↑

vulgata solo dopo la pubblicazione del libro Il medium esce dal mistero, uscito nel 
1986.   Allora   era   già   malato,   una   malattia   che   presto   l’avrebbe   portato   via   alla 
moglie e ai suoi amici.
Durante le sue sedute, frequentate da molti personaggi dello spettacolo, si erano 
prodotti tutti i tipi di fenomenologia medianica: oltre alla scrittura e alla voce 
diretta, spesso si erano verificate levitazioni (una volta fu sollevato con la sedia 
fino   al   soffitto,   dove   lasciò   le   sue   iniziali),   apporti,   materializzazioni   e 
smaterializzazioni. Mi mostrò anche la  vibhuti, la cenere bianca considerata sacra 
dagli indù, che si autoriproduceva, «crescendo» nei vasi dov'era conservata.
Il   fenomeno   più   incredibile   (ma   che   cosa   rende   credibile   o   incredibile   un 
racconto?   Non   la   verifica   scientifica,   che   in   alcuni   casi   non   è   sufficiente   a 
spiegare un fenomeno, ma la nostra capacità di comprendere, insieme all'esperienza 
personale),  che  ha  dei  precedenti  nella  storia   dello  spiritismo  e  dell'agiografia 
spirituale, sono state le sue bilocazioni: mentre il viaggio astrale è la proiezione 
in un altro luogo del «doppio» del sensitivo, la bilocazione è uno sdoppiamento che 
avviene sul piano fisico, con il quale si può interagire.
«Una volta, dopo essermi seduto comodamente in una poltrona collocata al centro di 
una biblioteca senza finestre né vie d’uscita, dove i miei amici mi avevano chiuso a 
chiave, caddi in una trance profonda, pur mantenendo una soglia di vigilanza», mi 
raccontò   Demofilo.   «Nel   frattempo   i   miei   amici,   seduti   in   cerchio   intorno   a   un 
tavolo, vennero avvisati che l’esperimento era iniziato da un megafono luminescente 
sospeso   a   mezz’aria,   una   specie   di   cono   di   materiale   ectoplasmico   che   si   forma 
quando si manifestano le voci dirette. Un altro megafono raccontò loro cosa

[41] ↑

mi stava accadendo e cioè che stavo viaggiando nello spazio a una velocità per noi 
inconcepibile,   per   raggiungere   un   pianeta   ignoto   agli   uomini.   Ricordo   di   aver 
camminato su un terreno di polvere soffice e bianca, quasi impalpabile, lungo una 
vallata dove si muovevano forme bianche. Dopo aver parlato con delle entità, mentre 
stavo preparandomi per tornare, sentii una voce che mi chiedeva di portare con me 
qualcosa   per   ricordo,   un   fiore   o   un   sasso:   io   non   vidi   niente   che   potessi 
raccogliere, ma un’entità mi porse una pietra. Al mio risveglio, abbiamo trovato su 
una   mensola   della   libreria   un   oggetto   bianco   e   in   salotto,   per   terra,   un   altro 
simile, che combaciava perfettamente con il primo. I chimici che hanno analizzato 
l’oggetto ci hanno detto che alcuni componenti erano compresi nella tavola periodica 
degli elementi, mentre altri risultavano sconosciuti.
«In   seguito   ho   fatto   altri   "viaggi",   sempre   riportando   indietro   con   me   degli 
oggetti... ricordo. Con l'approvazione della nostra guida, alla quale avevo chiesto 
se   potevo   andare   a   Parigi,   mi   procurai   cinquemila   franchi   francesi.   Affinché 
l’esperimento fosse corretto, i miei amici seguirono delle procedure di sicurezza: 
mi legarono a una poltrona, sparsero del talco per terra (così, se mi fossi alzato, 
avrei lasciato delle impronte) e chiusero a chiave il locale in cui mi trovavo, da 
cui non c’era nessuna via d’uscita. Dopo un attimo di smarrimento, mi sono ritrovato 
vicino   alla   cattedrale   di   Notre   Dame   (mentre   io   vivevo   questa   esperienza,   i   miei 
amici   mi   seguivano   "in   diretta",   avvisati   dalla   voce   dell'entità):   dopo   aver 
guardato le vetrine di un negozio, sono entrato e ho chiesto alla commessa alcuni 
oggetti:   un   mazzo   di   carte   particolari,   una   piccola   Torre   Eiffel   in   metallo,   un 
gioco   di   dadi,   un   pacchetto   di   Gauloise   e   dei   fiammiferi,   che   ho   pagato   tremila 
franchi, più una cartolina con Notre Dame, che ho spedito

[42] ↑

a   Renato   Piergili,   l’amico   che   ha   seguito   tutte   le   mie   sedute.   Subito   dopo   ho 
comperato da uno strillone una copia di Ici Paris.» Intanto i suoi amici erano stati 
avvisati   dalla   guida   che   dovevano   recarsi   a   Trinità   dei   Monti,   per   incontrarlo   e 
farsi consegnare gli oggetti: ma non dovevano assolutamente toccarlo né rivolgergli 
la parola. E così avvenne. A casa, ritrovarono Demofilo legato alla poltrona. Nelle 
sue   tasche   c’era   il   resto   dei   cinquemila   franchi,   il   giornale,   il   pacchetto   di 
Gauloise (da cui mancava una sigaretta) e i fiammiferi.
«Qualche   tempo   dopo,   abbiamo   ripetuto   lo   stesso   esperimento.   Questa   volta   sono 
andato   a   Johannesburg:   qui   mi   sono   ritrovato   davanti   a   un   cinema,   in   cui 
proiettavano la versione italiana di  Le belle della notte, con Gérard Philipe, che 
ho visto, dopo essermi messo in tasca il biglietto e gli spiccioli di resto. Più 
tardi   sono   entrato   in   un   bar,   dove   ho   comperato   un   pacchetto   di   sigarette 
sudafricane,   le   Spring   Boak,   sconosciute   in   Italia,   una   cartolina   con   il 
francobollo, che ho chiesto al commesso di imbucare. Pur essendo molto gentile, mi 
aveva   guardato   con   una   strana   aria   divertita,   come   tutti   quelli   che   mi   avevano 
incontrato:   ho   realizzato   con   ritardo   che   era   per   via   del   mio   abbigliamento,   un 
pesante   montgomery   con   una   lunga   sciarpa   avvolta   intorno   al   collo,   che   non   si 
addiceva certo al clima africano. Anche questa volta, al mio ritorno avevo con me 
gli   oggetti   acquistati,   il   biglietto   del   cinema   e   le   monete.   Qualche   giorno   dopo 
arrivò la cartolina che avevo spedito, con la mia firma.»
Una parte di me fa molta fatica a credere a qualcosa di così fantastico: ma se è 
vera la materializzazione, se è vero tutto il resto, devo lasciare almeno un margine 
alla mia incredulità. E poi ci sono tanti testimoni...
In seguito ho ritrovato questo fenomeno nel libro del

[43] ↑

medico veronese Gastone De Boni, uno dei più grandi studiosi italiani di medianità: 
l’avevo incontrato nel 1971, quando mi aveva raccontato le sue esperienze, tra cui 
quella dei fantasmi che si materializzavano fino a prendere una consistenza quasi 
umana («il fantasma materializzato si dimostra una perfetta organizzazione fisica, 
un essere umano vivente, perfettamente conformato, tanto che in alcuni si sente il 
cuore battere»), per poi svanire nell’aria. «Nella letteratura metapsichica», scrive 
De   Boni   in  L’uomo   alla   conquista   dell'anima,   «ci   sono   più   di   venti   casi   di 
smaterializzazione   del   medium.   Il   caso   più   famoso   è   quello   riportato   dal   dottor 
Abramo   Wallace.   Nel   corso   di   una   seduta   medianica   uno   dei   presenti   richiese   per 
scherzo che fosse apportata la signora Guppy, che si trovava a casa sua, tre miglia 
lontano. Grande fu la sorpresa, quando lo spirito guida rispose che avrebbe compiuto 
il   fenomeno.   Tre   minuti   dopo   si   sentì   qualcosa   di   voluminoso   cadere   in   mezzo   al 
gruppo: alla luce di un fiammifero i presenti videro la Guppy in stato catalettico, 
che stringeva tra le dita una penna sporca di inchiostro fresco. Più tardi la donna 
raccontò che stava facendo la nota della spesa con la domestica, che l’aveva vista 
sparire di colpo.»
Per   spiegare   questi   fenomeni,   possiamo   ipotizzare   l’esistenza   di   una   quarta 
dimensione   che   non   conosciamo   e   che   non   possiamo   neppure   immaginare.   Per   capire, 
potremmo immaginare di essere in un mondo a due dimensioni, simile a un foglio di 
carta:   se   si   facesse   passare   un   corpo   solido   dal   foglio,   noi,   esseri   a   due 
dimensioni,   vedremmo   solo   la   sezione   piana   dell’oggetto   e   non   l’oggetto   intero. 
Quindi l’oggetto sarebbe un fenomeno trascendente, prodotto dall’aldilà.
Così se noi vediamo apparire e sparire un oggetto, come avviene negli apporti e 
nelle materializzazioni, ciò

[44] ↑

vuol dire che un’energia ignota lo spinge o lo trae fuori dalla quarta dimensione.

Una scrittura crittografica

Alcuni   comunicano   per   mezzo   della   scrittura   automatica,   che   si   ottiene   in   vari 
modi.   Il   caso   più   semplice   è   quello   in   cui   il   medium   scrive   praticamente   sotto 
dettatura: in questo caso percepisce a livello mentale una voce che gli suggerisce 
ciò che la mano contemporaneamente scrive. Oppure sente un forte impulso e la mano 
vola sul foglio, scrivendo un messaggio quasi a sua insaputa, tanto che spesso non 
ne conosce il contenuto finché non lo legge.
Nella seconda modalità, che personalmente ho visto utilizzare solo da Anita ­ la 
medium   collegata   al   famoso   caso   di   Andrea   Albertini   Sardos,   il   ragazzo   torinese 
sparito nel 1981 ­, si scrive con la penna appoggiata al palmo della mano aperta 
(provate: è quasi impossibile non solo scrivere, ma anche mantenere la penna diritta 
senza   farla   cadere).   «Sentendo   parlare   di   questo   metodo   ho   voluto   provare»,   mi 
raccontò   Anita.   «Ho   preso   un   pennarello   e   l’ho   appoggiato   sul   palmo   della   mano 
destra, con il braccio sollevato, poi quando mi stancavo lo passavo nella sinistra. 
E un giorno ho sentito che il pennarello si è come attaccato alla mano e pulsava, 
quindi   ha   scritto   dall’alto   verso   il   basso,   con   segni   simili 
all'elettroencefalogramma.   Mi   sono   detta:   Se   adesso   invece   di   proseguire   torna 
indietro, allora ci credo. Il pennarello ha incominciato a girare e a fare disegni 
di   montagne,   poi   ha  scritto   una   M,  e  quindi   "mamma   di   R".   "Chi   è?   Non   riconosco 
nessuno",   ho   detto.   "Ricki",   ha   scritto   di   nuovo.   Mi   è   venuto   in   mente   che   una 
collega di mia sorella aveva perso in montagna un

[45] ↑

figlio di nome Ricki, di cui non si riusciva a trovare il corpo. "Sì, sono caduto in 
un   cunicolo   e   ho   battuto   la   testa:   sono   morto   per   il   freddo",   ho   continuato   a 
scrivere. Ma non mi bastava, volevo qualcosa di più, una prova. Allora mi ha fatto 
scrivere: "Alla mia mammetta dal suo Rickino", che era il loro modo di chiamarsi.
«Per curiosità, in seguito ho evocato molti personaggi storici, ma poi ho capito 
che non dovevo giocare con queste forze, bensì usarle solo per aiutare gli altri.»
Una delle prime medium scriventi che ho conosciuto negli anni Settanta è stata Lia 
Ghezzi, che faceva la sensitiva di professione, leggendo le carte. Ma in privato, 
con gli amici, a volte andava anche in trance profonda. Devo dire che, pur essendo 
all’inizio di questo percorso, quindi inesperta e con meno strumenti di valutazione, 
trovavo Lia un soggetto interessante, capace di ricevere messaggi oggettivi: più di 
una   volta   avevo   verificato   le   sue   «letture»,   scoprendo   che   molti   eventi   da   lei 
riferiti erano realmente accaduti.
Lia aveva incominciato per curiosità, spinta da un'amica medium. Attraverso di lei 
si   erano   poi   manifestate   parecchie   entità,   tra   cui   Giuseppe   Garibaldi.   «Sempre 
allegro,   mi   chiedeva   da   fumare   e   mi   faceva   cantare»,   raccontava   Lia.   Poi   erano 
arrivati, insieme a qualche apporto, anche Cagliostro, Babaji, un medico esperto in 
malattie dei polmoni, don Gervasini (il «Pret de Ratanà»), che sgridava sempre le 
persone prima di dare uno dei suoi strani rimedi per guarire.
Oltre alla trance profonda, in cui spesso cambiava il timbro di voce, talvolta Lia 
usava la scrittura automatica, tracciando strani segni, simili a geroglifici egizi 
(che però non sottopose mai a nessuno studioso per una verifica): contemporaneamente 
trasmetteva ad alta voce ciò che le

[46] ↑

comunicava   a   livello   mentale   Amon,   un’entità   che   diceva   di   essere   un   sacerdote 


dell'antico Egitto.
Questo tipo di scrittura ricorda quello della sensitiva bulgara Teodora Stefanova, 
che ha attivato le sue facoltà dopo essere caduta in coma in seguito a un incidente 
di   macchina:   mentre   parla,   Teodora   traccia   segni   incomprensibili,   che   lei   dice 
«dettati da un’entità extraterrestre che non sbaglia mai» (ahimè, una frase sempre 
molto azzardata). Le sue «letture», spesso azzeccate per quanto riguarda il passato, 
sono   più   labili   e   discutibili   per   il   futuro.   Ora,   può   darsi   che   questi   segni 
appartengano  a  una  lingua   sconosciuta,  ma  può  anche  darsi  che   siano  un  mezzo   per 
concentrarsi: in qualche caso scrivere o scarabocchiare ha la funzione di attivare 
l'attenzione interiore per captare i messaggi.
Molto più prudente nei confronti delle proprie facoltà è stata sicuramente Claudia 
Ferrante, che ha sempre lavorato nell’ombra per sfuggire a ogni tipo di notorietà, 
ma è diventata famosa suo malgrado grazie al tam tam che esiste in questo campo. «Ho 
iniziato   a   scrivere   dopo   la   morte   di   mia   madre,   anche   lei   una   sensitiva,   che 
scriveva   sotto   dettatura   medianica»,   mi   raccontò.   «Nel   1976,   un   medico   mi 
diagnosticò una malattia molto grave. Ne rimasi scioccata al punto che non riuscivo 
più a parlare, a reagire. Ma ecco che, improvvisamente, sentii l’impulso di prendere 
un foglio di carta e di scrivere: "Non hai niente, mamma". In effetti, il medico si 
era sbagliato. La prima guida è stata dunque mia madre, che poco dopo mi ha predetto 
la nascita di un bambino e una bambina e mi ha seguita a lungo.
«A   volte   la   scrittura   è   la   mia,   altre   è   inconfondibilmente   quella   di   persone 
trapassate che vogliono comunicare con i parenti.
«In   seguito   si   sono   succedute   altre   entità,   come   Mahili,   un   giovane   monaco 
tibetano che aveva soprattutto la fun­

[47] ↑

zione   di   tener   lontani   gli   spiriti   bassi   e   introdurre   le   persone   trapassate,   e 


Giacomo,   un   signorotto   toscano   del   Seicento,   che   dava   consigli   o   mi   indicava   gli 
spiriti   guida   delle   persone   vicine   a   me.   L’ultima   guida   è   Bompensieri,   un   medico 
vissuto duecento anni fa che vede le vite anteriori delle persone.»
Claudia   ha   sempre   chiesto   delle   prove   alle   sue   guide,   temendo   di   cadere   preda 
dell’illusione.
«Anni   fa,   tra   le   carte   di   mia   madre   ho   trovato   un   messaggio   medianico   firmato 
"umile fratello indù". Sempre con la scrittura le ho chiesto di chi si trattasse e 
lei   mi   ha   risposto   che   era   una   delle   sue   guide,   ma   che   sarebbe   potuta   diventare 
anche la mia. Allora l’ho chiamato e gli ho chiesto che cosa stesse facendo in quel 
momento un mio amico genovese, il pranoterapeuta Gino Dellacasa. "Il mio nome non lo 
ricordo, non è necessario, mi presento con il nome di umile fratello indù", mi ha 
risposto. E poi, parlando di Gino: "Lo vedo intento in assoluta concentrazione per 
levare le sofferenze dei corpi. Vedo irradiare dalle sue dita dei filamenti vibranti 
di   elettricità   e   di   intenso   calore.   E'   un’anima   retta   e   altruista.   Però   il   suo 
essere fisico è spossato e dovrebbe concedersi un riposo totale".»
Senza commenti, ho spedito il messaggio a Gino: e lui qualche giorno dopo è venuto 
a trovarmi. A parte il fatto che era veramente stanco ed esaurito, mi ha raccontato 
che proprio qualche giorno prima suo figlio aveva comperato il poster di un indù, da 
cui era stato colpito.
«Una volta ho cercato di mettermi in contatto con Pearl Buck, la mia scrittrice 
preferita.   Quando   l’ho   evocata,   lei   mi   ha   raccontato   molti   particolari   della   sua 
vita   che   non   conoscevo   e   che   ho   potuto   verificare   solo   molto   più   tardi,   facendo 
ricerche in biblioteca. Mi ha detto che ha lasciato tutti i proventi dei suoi libri 
per i paraplegici (ha avuto lei

[48] ↑

stessa un bambino handicappato), invitandomi ad aiutarli anch’io.»
Le   chiesi   se   avesse   mai   avuto   fenomeni   fisici.   «Qualche   volta   accadono   eventi 
curiosi.   Una   notte,   era   l’ultimo   dell'anno,   mi   sono   messa   al   tavolo   a   scrivere. 
Improvvisamente ho sentito una musica che proveniva dal pianoforte dell'appartamento 
sottostante: sapevo che i miei vicini erano andati in montagna e in casa non c’era 
nessuno. Chi suonava? Una settimana dopo ho ricevuto dall’aldilà un messaggio di mio 
padre, che è stato un concertista di piano: "Finalmente mi sono fatto sentire". Non 
so come, ma a suonare il pianoforte era stato lui. Per fortuna l’hanno sentito anche 
i miei figli, altrimenti avrei pensato di aver avuto le allucinazioni.»

Rosemary Altea

Tra le medium più popolari ­ ma anche più discusse ­ di questi anni c’è l'inglese 
Rosemary Altea. Quando andai a intervistarla a Roma, in occasione dell'uscita del 
suo libro  Una scala fino al cielo, la prima impressione fu positiva. Aveva un’aria 
modesta e riservata, quasi volesse nascondersi, non apparire. Ben altra impressione 
mi   fece   quando   la   rincontrai   tre   anni   dopo:   l’esperienza   dell’America   e   della 
notorietà le avevano conferito modi e parcelle da star. Mentre la studiavo, mi parve 
di   vedere   un   piccolo   villaggio   indiano   e   un   capo   pellerossa,   con   il   classico 
copricapo  di  piume  e  lo  sguardo   fiero,  intenso.  «E'  il  mio   spirito  guida,  Aquila 
Grigia», mi confermò. «E' sempre presente e mi aiuta: è a causa sua che ho cambiato 
il mio nome da Edwards in Altea, dato che quando si rivolge a me mi chiama "il mio 
piccolo fiore". Comunicare con lui è facile:

[49] ↑

mi dà informazioni sulle persone, oppure insegnamenti spirituali. Lo vedo e lo sento 
parlare come una persona reale, così come vedo le anime dei trapassati.»
Forse   non   sempre.   Parlandomi   di   mio   padre,   mi   descrisse   una   persona   che   non 
corrispondeva   a   nessuno   dei   miei   parenti,   dicendomi   che   faceva   il   pizzaiolo   a 
Venezia: ma mio padre non ha mai fatto il pizzaiolo, né a Venezia né in nessun'altra 
città.   Comunque   non   ritenni   questo   fatto   significativo:   la   medianità   non   è   una 
facoltà   che   funziona   sempre,   a   comando   e   con   qualunque   persona,   come   una   radio 
accesa ininterrottamente. Tanto più che molte persone hanno trovato nelle sue parole 
un grande conforto.
Rosemary   mi   raccontò   la   sua   infanzia   difficile;   il   padre,   un   uomo   frustrato   e 
infelice,   la   picchiava   per   un   nonnulla.   E   la   madre,   una   donna   affaticata   da   un 
ménage pesante, invece di ascoltarla la sgridava ogni volta che lei le raccontava le 
sue visioni. «Non ricordo di essere mai stata amata da lei», mi raccontò. «E quando 
le riferivo delle voci che sentivo parlarmi all'orecchio, non solo non mi credeva, 
ma   mi   minacciava   di   rinchiudermi   in   manicomio   come   la   nonna.   Così   sono   cresciuta 
piena di paure, timorosa, incapace di parlare.
«Per   essere   "normale"   ho   cercato   di   respingere   le   voci   che   sentivo   ancora,   di 
notte, ma di cui non avevo mai parlato a nessuno, neanche a mio marito. Quando mi 
sono divisa da lui, ho conosciuto una coppia di spiritisti, Irene e Paul Denham, che 
si   sono   accorti   delle   mie   potenzialità   e   mi   hanno   aiutato   a   sviluppare   la   mia 
medianità.»
Così   Rosemary   descrive   la   sua   prima   trance:   «I   miei   occhi   incominciarono   a 
chiudersi e io iniziai a provare una forte sonnolenza. Quindi, molto lentamente, mi 
sentii attratta in qualcosa che posso solo descrivere come un buco nero... Mi pareva 
di scendere galleggiando sempre più

[50] ↑

giù.   Il   mio   corpo   era   fermo,   ma   io,   la   mia   mente,   i   miei   sensi,   il   mio   essere, 
avevamo iniziato un "viaggio". In una specie di stato sognante, sempre più addentro 
a   quello   spazio   oscuro,   mi   resi   conto   che   stavo   per   perdere   il   controllo   dei 
pensieri coscienti...»
Dopo   questa   esperienza   incominciò   a   fare   consulti   come   medium   e   anche   come 
guaritrice. Oggi riceve soprattutto persone che vogliono mettersi in contatto con i 
loro   cari,   cosa   che   lei   puntualmente   fa,   aiutata,   dice,   dal   suo   spirito   guida, 
Aquila Grigia, un capo pellerossa con cui ha diviso altre vite, un uomo fiero, alto, 
possente e «con gli occhi più belli che abbia mai visto».
Dopo qualche tempo di lavoro nella sua città, grazie ai mass media e a un viaggio 
in America (dove si dice che Bill Clinton sia stato uno dei suoi più famosi clienti: 
ma   lei   glissa   abilmente   «per   rispetto   del   segreto   professionale»),   arrivò   la 
notorietà   e,   insieme,   l’inizio   delle   sue   performance   teatrali.   Mi   arrivano   voci 
contraddittorie:   c’è   chi   ne   è   entusiasta   e   chi   critica   i   suoi   show,   troppo 
spettacolari e troppo poveri di contenuto. Così, decido di assistere di persona.
Di passaggio a Treviso, vado nel teatro che la ospita. Vi si respira un'energia 
pesante, carica di dolore. Lei scende in mezzo a un pubblico di persone sofferenti 
per la morte di uno dei propri cari: e di tanto in tanto si ferma per chiedere o 
spiegare cosa vede. Anche se Rosemary ha una medianità indiscutibilmente forte, ed è 
una persona positiva, nelle sue performance pubbliche a volte le sue visioni sono 
vaghe.
Davanti a una madre in lacrime: «Sì, vedo vostro figlio». «Mi dice di dirvi che vi 
vuole bene.» Ma quale figlio non direbbe a sua madre che la ama? Possibile che una 
comunicazione con l’aldilà si riduca a questo?
Certo,  non   è facile  comunicare  con   l’aldilà   in  un  luogo  pubblico,  affollato  di 
persone che anelano a un contatto,

[51] ↑

che chiamano i propri cari: potremmo dire che in questi casi il teatro è strapieno, 
di   vivi   e   di   trapassati.   «Questo   mi   capita   spesso»,   dice   Rosemary.   «Anche   quando 
cammino   per   strada   vedo   sempre,   intorno   a   me,   una   folla   di   esseri   viventi   e   di 
spiriti. Ma cammino oltre senza soffermarmi, come si fa di solito quando si passa 
tra gente sconosciuta.»
Certo,   un   medium   diventa   bersaglio   di   innumerevoli   richieste   silenziose   eppure 
impellenti, e non può certo soddisfare tutti. Ma chi si presta a queste performance 
deve anche avere un carattere generoso e onesto, non fingere mai di sentire ciò che 
non percepisce affatto e, soprattutto, non essere condizionato dalla possibilità di 
guadagno.   Ecco   un   grande   problema   della   medianità   che   coinvolge   tutti   questi 
personaggi:   è   che   non   si   dovrebbero   trasformare   in   un   business   le   proprie   doti 
spirituali.
Una nota positiva è la chiusura della serata: Rosemary intona il Padre nostro in 
inglese con una bella voce da soprano e nella sala scende una grande armonia, potrei 
dire una luce che ci «ripulisce» dalle emozioni e ci apre il chakra del cuore.
Sue Rowlands e la scuola inglese

Un’esperienza   simile   (ma   per   la   quale   ricevetti   un’impressione   molto   più 


favorevole)   l’avevo   già   vissuta   precedentemente   con   Sue   Rowlands,   una   medium   che 
incontrai   per   la   prima   volta   parecchi   anni   fa   a   Taranto,   durante   il   convegno 
organizzato da Gemma Cometti, e che poi ho rivisto in occasione di altri convegni.
Ministro   della   Chiesa   anglicana   (la   quale   accetta   la   comunicazione   con   i 
trapassati),   Sue   ha   un   carattere   tipicamente   inglese:   riservata,   poco   espansiva, 
quando entra in

[52] ↑

contatto  con  l’aldilà  rimane  quasi   impassibile,  quasi  fosse  immune  dalle  emozioni 
che scatena. Appena sale sul palco, chiede al pubblico sempre numeroso (a Taranto 
c’erano circa seicento persone) di mantenere il più assoluto silenzio e di fare il 
vuoto mentale, per permettere alle entità di scendere e a lei di concentrarsi senza 
essere   disturbata   dal   rumore   o   dai   pensieri   altrui   (la   medianità   favorisce   la 
comunicazione telepatica con i presenti, che interferisce con quella proveniente da 
altre dimensioni). Poi incomincia a parlare con voce assolutamente normale.
«Accanto a me ora», dice, «c’è un ragazzo trapassato a vent'anni per un incidente 
con la moto.» Da notare che i medium non usano mai la parola «morte», perché questo 
concetto   non   corrisponde   poi   all’esperienza   che   trasmettono:   gli   stessi   «morti» 
dicono spesso nelle comunicazioni che sono più vivi di noi. «Non capisco bene il suo 
nome,   dato   che   non   conosco   l’italiano.   Gianni?   Mi   dice   che   abitava   in   una   casa 
affacciata sul mare. Sento che sua madre è in fondo alla sala, a destra. Se qualcuno 
riconosce ciò che riporto, si faccia sentire. Mi dice che amava mettere un giubbotto 
nero   e   che   aveva   un   poster   dei   Take   That,   che   si   trova   ancora   appeso   in   camera 
accanto alla scrivania.» A questo punto una mano si alza dal fondo: è quella di una 
donna che ha riconosciuto in queste informazioni il proprio figlio scomparso. Sue 
continua il colloquio, fornendo indicazioni che riguardano l’intera famiglia, nonché 
consigli   che   il   ragazzo   suggerisce   dall'aldilà   per   risolvere   problemi   attuali   di 
lavoro e di salute.
Certo,   quei   messaggi   non   erano   di   alto   livello   spirituale;   tuttavia,   proprio 
perché   arrivavano   in   un   contesto   simile,   la   loro   funzione   non   poteva   che   essere 
consolatoria; inoltre aiutavano a capire che la morte come annullamen­

[53] ↑

to non esiste, né ci separa da chi abbiamo amato, che continua a rimanerci accanto.
A una ragazza che aveva perso il fratello, dopo averle fornito alcuni elementi di 
identità   (notizie   che   permettevano   il   riconoscimento   del   trapassato),   Sue   dice: 
«Roberto sta bene ed è allegro. Mi ha detto che ha partecipato alle proprie esequie: 
ma avevate tutti una faccia da funerale! Mi ripete che dovete imparare a ritrovare 
la gioia, perché lui è vivo e continua la sua strada in una dimensione di luce e di 
grande serenità».
Ed   ecco   un   altro   caso.   In   un’atmosfera   di   commozione   generale   e   di   grandi 
aspettative, del resto prevedibili in un pubblico dove molti avevano subito un lutto 
recente,   continua:   «C’è   qui   un   ragazzo   di   diciannove   anni,   molto   allegro,   che 
sorride spesso. Mi dice che si chiama Francesco e che sua madre è in prima fila. E 
porta   la   sua   croce   al   collo».   Si   alza   una   donna,   molto   turbata.   Annuisce.   Sue 
Rowlands si ferma un attimo, poi prosegue: «Ma perché non passa la croce anche a suo 
marito?   Il   ragazzo   mi   sta   dicendo   che   il   papà   non   si   è   più   ripreso   dopo   la   sua 
morte, è sempre depresso e non segue più gli altri figli. Questo non è giusto. Lui 
se   ne   è   andato   perché   aveva   finito   il   suo   percorso   sulla   Terra,   ma   continua   a 
esservi accanto».
Il messaggio che c’è dietro a questo tipo di comunicazione  è sempre lo stesso: 
aprire  il  cuore  e  la  mente  a  una  dimensione  superiore,  soprattutto  alla  fede.  In 
questi   anni   Sue   è   tornata   regolarmente   in   Italia,   non   solo   come   relatrice   nei 
convegni, ma anche per trasmettere le sue conoscenze spirituali a gruppi di persone 
interessate alla medianità. Del resto, in Inghilterra esistono da molti anni corsi 
di formazione per medium, dove si insegna anche a fare trance lucide in pubblico. E 
lei stessa tiene dei corsi nella residenza di Tre­Ysgawen Hall, nell’isola di Angle­

[54] ↑

sey,   presso   la   costa   del   Galles   del   Nord,   dove   sono   previsti   seminari   di   studio 
anche per italiani.
Una   delle   sue   allieve   più   interessanti   è   Patrizia   Ruzzante,   che,   dopo   aver 
affinato le sue facoltà, ha scelto di rendersi disponibile a chi ha subito un lutto, 
per stabilire un contatto con l’aldilà.
«Fin   da   bambina   ho   avuto   delle   premonizioni»,   ci   ha   raccontato   Patrizia.   «Ero 
considerata la pazzerella di casa, ma ero anche una bimba fragile, sempre esaurita. 
Dopo un cammino difficile, culminato con la morte di mia madre, che sentivo sempre 
vicino a me, un’astrologa che aveva notato la mia sensitività nel tema natale mi ha 
spinta   a   seguire   un   corso   in   Inghilterra.   Ho   trascorso   una   settimana   molto 
particolare e soprattutto serena: sono tornata a casa rinnovata, più sicura di me e 
ho imparato ad affrontare le esperienze in modo diverso, più positivo. E non ho più 
avuto   paura   della   medianità   e   neanche   di   comunicare   ciò   che   sento.»   Come   le   sue 
insegnanti   inglesi,   anche  Patrizia  ha  una  medianità  lucida,  consapevole.  «Vedo  la 
persona com’era e trasmetto ciò che mi comunica», dice. «Per me è importante dare ai 
parenti   la   certezza   dell'esistenza   oltre   la   vita   terrena   e   gioisco   nel   vederli 
riacquistare la serenità dopo aver vissuto il lutto come una perdita totale. Credo 
che la scomparsa di un figlio sia il trauma più grande, che genera non solo dolore, 
ma   anche   angoscia   e   sensi   di   colpa   per   non   aver   fatto   abbastanza.   Per   questo   è 
straordinario ricreare un contatto, dare la certezza che quel figlio è lì, vicino a 
loro. E' una gioia talmente grande che sono sempre disponibile al mondo dell’aldilà 
e ogni mattino ringrazio per il regalo che mi hanno fatto.»
La   prima   volta   che   l'ho   incontrata,   le   ho   chiesto   di   mettersi   in   contatto   con 
Carlo Biagi (che lei non conosceva), di cui le ho fornito solo il nome e la data di 
nascita, senza dir­

[55] ↑

le se era vivo o morto: ne ha fatto un ritratto discreto, individuandone lo stato di 
salute, il carattere, le problematiche.
In seguito l’ho invitata a partecipare a un convegno che ho organizzato per l'AISM 
(l'Associazione italiana scientifica di studi metapsichici) al Museo della Scienza 
di Milano, chiedendole di fare una performance come Sue Rowlands. Pur non avendolo 
mai fatto prima, ha accettato. Ottenuto il silenzio dell'uditorio, si è concentrata, 
e ha chiesto se in sala c'era qualcuno ­ con un problema alla gamba dovuto a una 
poliomielite contratta nell'infanzia ­, che aveva perso il fratello maggiore. Ha poi 
fornito altri dati di identificazione (il fatto, per esempio, di aver ereditato da 
lui   le   biglie   da   bambino)   e   dopo   un   po’   si   è   alzato   un   giovane   uomo   che   ha 
confermato tutti i dati, ricevendo altre informazioni, questa volta per il futuro.

Nathalie: un compito da portare a termine

Nathalie Smith­Blakeslee (la medium che aveva visto il décolleté di mia nonna), ha 
una medianità simile a quella di Patrizia e da molti anni la estrinseca anche in 
pubblico.
«Quando ero giovane, ogni tanto vedevo intorno a me delle persone senza rendermi 
conto   che   erano   entità   di   defunti   o   sognavo   cose   che   si   avveravano.   Nel   1989,   a 
causa di una malattia, sono entrata in coma: in questo stato mi sono vista fuori dal 
corpo e ho passato il famoso tunnel, al di là del quale c’era una luce meravigliosa, 
di grande intensità, piena d'amore. Di là mi sentivo a casa, tanto che non volevo 
più  tornare: ma  la nonna,  che ho  visto  accanto  a me,  mi  ha detto  che  non potevo  
rimanere,   perché   avevo   un   compito   da   portare   a   termine.   Per   questo,   una   volta 
guarita, non solo ho accettato la mia medianità, ma ora

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non ho più paura né della vita, né della morte. Adesso vedo le entità come fossero 
persone   trasparenti,   incorporee.   Mi   trasmettono   informazioni   che   solo   i   loro 
famigliari   possono  conoscere   e confermare.  So  che  nell’aldilà   l’amore  vissuto  con 
una persona rimane intatto, così come i legami famigliari. Anzi, è proprio l’amore 
che permette ai nostri cari di cercarci per comunicare con noi.
«A volte parlo anche con l’anima delle persone in coma, che mi annunciano quando 
il loro tempo sulla Terra è finito. Quando riferisco questo tipo di messaggio non so 
mai che reazione aspettarmi.
«La maggior parte dei defunti arriva per confortarci e insiste sul fatto che loro 
ci   amano,   sono   tra   noi   e   ci   guardano:   "Sono   qui,   non   mi   avete   perso".   Per 
convincerci a volte forniscono segni tangibili della loro presenza, facendo trovare 
nei posti più impensati degli oggetti, come una moneta, un monile, che preannunciano 
nel messaggio.»
Le comunicazioni di Nijinski

Interessante è l’esperienza di Monica Canducci, che ho incontrato la prima volta 
molti anni fa e che poi ho potuto seguire via via, se pur a distanza, assistendo 
alla sua evoluzione. Monica, che è nata come artista (pittrice e musicista, ha fatto 
anche teatro), oggi è diventata  counselor  e terapeuta craniosacrale e fa un lavoro 
di formazione di tecniche di rilassamento nelle strutture sanitarie. Ha scoperto la 
sua medianità molto giovane, a diciassette anni, e ha poi iniziato un lungo cammino 
di ricerca in diverse direzioni, tra cui lo studio del sufismo.
«Nel 1980 avevo assistito a una seduta in cui il medium mi aveva detto che anch'io 
ero dotata di una forte sensibi­

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lità. Ma era troppo presto. Nel 1982, a causa di alcuni lutti, stavo attraversando 
un   momento   difficile   e   non   ero   riuscita   a   preparare   un   esame   di   pianoforte.   Un 
giorno,   il   piano   di   casa   ha   incominciato   a   suonare   da   solo,   in   piena   luce.   Il 
fenomeno   si   è   ripetuto   altre   volte,   mentre   intorno   si   diffondeva   un   forte   odore 
d'incenso,   sconcertando   anche   i   miei   famigliari.   Una   mia   amica   mi   ha   convinto   a 
tentare di stabilire con la planchette un contatto con l'aldilà, che in effetti si è 
stabilito subito. Poco dopo ho provato con la scrittura automatica e ho incominciato 
a   scrivere   sotto   dettatura.   Per   essere   sicura   che   tutto   questo   non   fosse   frutto 
della   fantasia,   ho   sottoposto   i   messaggi   alla   grafologa   Elisabetta   Settembrini: 
secondo la sua analisi, la grafia corrispondeva a quella delle persone trapassate 
che comunicavano con me.
«Oltre   ai   parenti   di   persone   conosciute,   attraverso   la   scrittura   si   sono 
presentati anche alcuni artisti. Un giorno un’entità che non ha voluto darci il suo 
nome mi ha indicato una data, 5/74, poi mi ha sospinta verso lo scaffale dei dischi, 
facendomi   estrarre   la  Messa   di   requiem  di   Verdi,   ancora   incellofanato.   Mi   ha 
indicato un brano, il "Dies irae", che abbiamo ascoltato in un’atmosfera carica di 
una forza sconosciuta. A questo punto l’entità si è presentata: Giuseppe Verdi. E il 
numero uscito sul tabellone corrispondeva alla data della prima esecuzione di quel 
brano, maggio 1874.
«Un’altra esperienza importante è stata il contatto con un mio coetaneo, morto a 
diciassette  anni  in  un  incidente.  La  prima  volta  era   disperato,  mi  disse  che   non 
vedeva   niente,   si   sentiva   immerso   nella   penombra   e   non   sapeva   come   muoversi   in 
quella   dimensione.   Per   un   certo   periodo   i   suoi   messaggi   rivelarono   una   grande 
tristezza e tutto il suo disorientamento. "Mi sento solo", mi confessò una volta. 
"La vita mi manca, ho capito che è l’unico modo per imparare e mi dispiace di non 
aver fatto abbastanza.

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Vorrei ridere, abbracciare, prendere le cose più seriamente. Soffro perché sento il 
dolore di chi ho lasciato".
«Nei mesi successivi il tono e il contenuto dei messaggi a poco a poco cambiò. Non 
appena aveva incominciato a capire la sua condizione nell'aldilà e ad accettarla, 
era uscito dal buio e aveva imparato a muoversi, incontrando altre entità. A volte 
mandava messaggi scherzosi, come se avesse ritrovato il suo carattere allegro. Un 
giorno   ci   comunicò   che   si   trovava   in   uno   spazio   pieno   di   luce   e  che   era   felice, 
incaricandomi   di   confortare   i   genitori   e   invitando   la   sua   ragazza   ­   che   si   era 
chiusa in casa in lutto ­ a continuare la sua vita normalmente, essendo consapevole 
di non poterla tenere legata a lui per sempre.»
Dopo   un   periodo   di   pausa,   dedicato   al   lavoro,   Monica   ha   iniziato   una   nuova 
ricerca. Il suo nuovo contatto è stato un grande ballerino russo, Vaslav Nijinski, 
famoso   perché   quando   spiccava   un   salto   durante   la   danza   sembrava   che   volasse, 
rimanendo sospeso in aria a lungo, quasi in levitazione.
«Quando   si   è   presentato   mi   ha   costretto   a   riaprire   il   canale   della   medianità. 
Oltre   a   lui   sono   ritornate   anche   le   mie   guide   spirituali,   che   spesso   mi   danno 
messaggi legati all’evoluzione o consigli per risolvere dei problemi. Vaslav mi ha 
detto   che   cercava   uno   strumento   per   trasmettere   al   mondo   le   sue   conoscenze   sulla 
danza e la creatività e quando ha percepito la mia energia ha sentito che potevo 
aiutarlo   e   ha   incominciato   a   prepararmi.   Lui   ha   modificato   la   mia   vita.   Mi   ha 
insegnato   a   mangiare,   a   muovermi.   Entrando   in   me,   ha   trasformato   il   mio   corpo 
dall'interno: mi ha indotta a cambiare il modo di respirare e ha modificato quindi 
anche il mio metabolismo energetico e ormonale, facendomi, tra l'altro, dimagrire di 
quindici chili.
«Il primo contatto è stato scioccante. Una sera, mentre

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mi   trovavo   con   un   amico,   ho   percepito   una   presenza   che   mi   ha   avvisato 


telepaticamente di non spaventarmi. Ho percepito una grande energia scendere in me e 
il mio corpo trasformarsi, diventare più forte e tonico, quasi fosse entrata in me 
una tigre. Ho cambiato in modo talmente evidente voce, tono, atteggiamento, che il 
mio amico si è spaventato. Per un attimo mi sono sentita morire: il battito cardiaco 
era tanto forte da farmi temere che il cuore scoppiasse. Nella mia mente si sono 
aperti i ricordi di una vita intera che non mi apparteneva ­ la danza, gli amori, il 
manicomio ­ come se in me fosse affluito un fiume in piena.»

Diario di uno spirito inquieto

Con la scrittura automatica, Monica ha composto un diario, dettato dall'aldilà, 
che ci sembra molto interessante e che dovrebbe essere pubblicato. Intanto, se si 
accetta l'ipotesi che questo documento provenga realmente da un’altra dimensione, è 
una  conferma  alle  teorie  spiritiche  che  la  persona  dopo  la  morte   conserva   la  sua 
personalità  e,  insieme,  la  memoria,  l'intelligenza,  le  emozioni,  avendo  quindi  la 
possibilità di ampliare le proprie conoscenze.
«Sono   tornato»,   inizia   il   messaggio   che   Monica   mi   ha   autorizzato   a   citare   in 
questo libro. «Vorrei scrivere di tutto quello che ho provato grazie alla morte. La 
morte fisica, quella che mi ha liberato dalla prigione di una mente che non è mai 
stata mia fino in fondo. Mi chiamo Vaslav Nijinski e sono, anzi ero, il più grande 
danzatore, senza presunzione. La danza era tutto per me, era la vita stessa, era lo 
slancio verso lo vita, verso il Divino. La vita con me è stata dura e generosa nello 
stesso tempo, almeno finché ho danzato con l’anima.» Poi, dopo il matrimonio con Ro­

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mola, celebrato mentre il compagno con cui lui conviveva ­ il produttore Diaghilev ­ 
era assente, «ho incominciato a morire, giorno dopo giorno. Hanno detto che stavo 
impazzendo.   Non   era   vero.   Ero   sempre   stato   pazzo:   la   normalità   mi   ha   ucciso.   Ho 
iniziato a morire quando mi sono sposato o, meglio, quando ho lasciato che mi si 
sposasse: non sapevo ciò che mi aspettava. E così ho perso ogni cosa. Non avevo mai 
avuto un vero e proprio controllo di me. Non ero una persona colta, né intelligente. 
Nella   danza   avevo   trovato   un   modo   per   esercitare   me   stesso   e   la   mia   volontà,   ma 
nella vita ero totalmente incapace di reagire. Forse perché non avevo un vero senso 
di individualità».
Quando Nijinski si accorge di aver sbagliato a legarsi a una donna che vuole solo 
manipolarlo,   e   di   aver   perso   l'amore   di   Diaghilev,   si   rifugia   sempre   più   nella 
follia,   fino   a   morirne.   «Poi,   finalmente,   è   venuta   a   trovarmi   la   morte.   Abbiamo 
fatto   amicizia,   mi   ha   fatto   scoprire   cose   bellissime.   Ho   iniziato   a   danzare   per 
lei.» Quindi spiega perché ha scelto Monica come mezzo di contatto. «Dopo la morte, 
ho iniziato a capire, a ritrovarmi. Ero ancora prigioniero della mia mente, quella 
stessa   fragile   mente   nella   quale   mi   ero   rifugiato   morendo   al   mio   compito.   Avevo 
chiuso la mente, l'anima, il corpo al Divino che era in me. Non doveva succedere mai 
più.
«Ho fatto fatica a riemergere. Di qua mi hanno spiegato che sarei potuto, anzi, 
sarei   dovuto   rinascere.   Ma   poi   ho   rivisto   la   mia   vita,   quella   appena   conclusa   e 
quelle precedenti. E ho deciso che rinascere non mi bastava. Non sarei mai più stato 
Vaslav Nijinski, mai più. Invece lui aveva ancora molte cose da dire, da trasmettere 
agli altri, per aiutarli a comprendere e a non perdere se stessi. Così ho fatto un 
patto. Sarei tornato se avessi trovato qualcuno che aveva bisogno di me. Conoscevo 
tutti i segreti del corpo,

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che   è   il   più   perfetto   strumento   esistente.   Conoscevo   anche   tutti   i   segreti   del 
comunicare. Quando sul palco aprivo me stesso, entravo in contatto con l’arte, con 
quell’energia divina che è la base della vita di ogni essere. Attingevo al Divino. 
Mi   lasciavo   penetrare   senza   resistenza.   Dovevo   quindi   trovare   una   via   per 
trasmettere le mie conoscenze. E l’ho trovata. E' Monica.»
Nijinski   spiega   come   avviene   un   contatto   tra   la   Terra   e   il   Cielo.   «Quando   un 
medium   cerca   un   contatto   con   la   dimensione   dei   disincarnati,   nel   nostro   mondo   si 
avverte una corrente che conduce a uno spiraglio più o meno luminoso. Il medium è 
come uno strumento musicale attraverso il quale possiamo comunicare, che ha un suo 
"repertorio" e una sua "estensione". I medium non sono tutti uguali, né lo siamo noi 
disincarnati, quindi occorre cercare uno strumento compatibile. Quando io ho trovato 
Monica sono tornato attraverso di lei, perché siamo affini come due gemelli. Tra noi 
si   è   creata   una   connessione   mentale   e   lei   ha   saputo   tradurre   in   parole   i   miei 
pensieri.»
Ma c’è un’altra considerazione di Nijinski che mi incuriosisce. «Nel regno della 
morte ho fatto tanti incontri e ho trovato tante risposte alle mie curiosità. Ma non 
mi sono mai scordato del patto: volevo tornare sulla Terra, prima di reincarnarmi, 
per   raccontare   la   mia   esperienza.   Ma   non   mi   piaceva   presentarmi   alle   sedute 
spiritiche. Nessuno mi prendeva sul serio, credevano che fossi uno spirito burlone, 
oppure pensavano che il medium avesse inconsce manie di grandezza. Allora decisi di 
trovare un'altra via. E ho scoperto Monica.»
Chiedo a Monica come l'ha cambiata questa esperienza. «Per me è stato un percorso 
di crescita. Mi ha permesso di fare un lavoro su di me, integrando corpo e spirito. 
Ma c’è stato uno scopo molto più ampio: Nijinski deside­

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rava portare l’arte e la creatività a tutti, affinché ciascuno potesse trovare gli 
strumenti per raggiungere il proprio equilibrio e il proprio benessere. Lui mi ha 
spinta   a   studiare,   per   lavorare   con   il   mio   corpo:   per   questo   ho   frequentato   dei 
corsi di teatro e arte del movimento. Fino al 1999, infatti, ho lavorato con piccoli 
gruppi, a cui partecipavano anche insegnanti delle scuole elementari e medie. Per 
risvegliare il corpo utilizzo danza, rilassamento, respiro e automassaggio. Vaslav 
insisteva molto sul fatto che la creatività è l'espressione di sé e non appartiene 
solo all’artista, ma va portata a tutti e usata nel quotidiano.»
Un’esperienza   significativa,   che   ha   avuto   il   valore   di   una   conferma,   è   stato 
l'incontro di Monica con una veggente, che guardandola ha incominciato a dialogare 
con Nijinski, come se fosse vivo e perfettamente visibile. Per poi ammonirla: «Tu, 
con i tuoi compagni, hai un grande compito, sappilo portare avanti con forza. Non 
sarà facile, ma troverai chi ti aiuterà».

Telefonate dall’aldilà

Abbiamo visto che i contatti con l’aldilà si stabiliscono con la trance più o meno 
profonda,   la   scrittura,   la   planchette.   Ma   oggi   gli   spiriti   sembrano   essersi 
aggiornati:   alcune   comunicazioni   arrivano   anche   attraverso   le   apparecchiature 
tecniche (un fenomeno definito «transcomunicazione strumentale»), come registratori, 
telefono, fax e computer. Tra gli studiosi di paranormale è noto il caso di Maria 
Grazia   Alfieri   che,   dopo   aver   scritto   al   computer   dell’ufficio   alcuni   documenti, 
diede il comando di stampa; ma i fogli stampati non riportavano i testi digitati, 
bensì un messaggio del

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tutto simile ­ per la forma e il contenuto ­ a quelli medianici. Questo fenomeno si 
ripeté ben tredici volte.
«Nel caso della Alfieri», afferma lo studioso Paolo Presi, di Udine, «i messaggi, 
di   evidente   contenuto   trascendente,   compaiono   solo   in   fase   di   stampa,   mentre   sul 
video appare il testo originale.
«Un’altra   modalità   di   comunicazione,   più   rara,   è   quella   che   avviene   con   il 
telefono: il ricevente può riconoscere la voce di un defunto oppure parlare con una 
persona   che   lo   ha   chiamato   (o   che   ha   chiamato   lui   stesso),   ignorando   che   sia 
trapassata. Nel primo caso la telefonata è brevissima e c’è una chiara difficoltà a 
mantenere il contatto; nel secondo caso la comunicazione avviene normalmente. Infine 
sono state riportate chiamate attribuite a persone viventi (un fenomeno molto simile 
alla registrazione delle voci di viventi), che però negano di aver mai telefonato. 
Queste chiamate non vengono registrate dalle centrali telefoniche (ma possono essere 
registrate su una cassetta) e quindi non compaiono nelle bollette telefoniche.»
Un fatto del genere è accaduto al pranoterapeuta e medium Demetrio Croce, il quale 
più   di   una   volta   ricevette   delle   telefonate...   da   se   stesso.   «Sbalordito, 
riconoscevo   la   mia   voce:   mi   annunciava   qualcosa   che   sarebbe   successo   nei   giorni 
successivi e poi riattaccava.»
Sono fenomeni che forse accadono più spesso di quanto non si pensi, anche perché 
in genere le persone non li raccontano. Così è successo a una mia conoscente, che 
una sera ha ricevuto una telefonata misteriosa: ha sentito una voce metallica che 
diceva:   «Kaputt».   Due   giorni   dopo,   il   fratello   ha   avuto   un   incidente   con   il 
motorino.
Proprio mentre stavo per concludere questo libro, mi è arrivata una testimonianza: 
«Un   giorno   in   cui   ero   molto   occupata   per   un   problema   di   lavoro,   ho   risposto   al 
telefo­

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no e una donna, chiamandomi per nome, mi ha chiesto: "Mi riconosci?" Innervosita, le 
ho  risposto  di  no  e  quella  ha  riattaccato,  senza  aggiungere  altro.  Ero  certa   che 
fosse qualcuno che mi conosceva bene, ma non riuscivo a inquadrare la voce. Però, 
nell’attimo stesso in cui si chiudeva la comunicazione, sono trasalita. Sono quasi 
sicura   che   quella   voce   apparteneva   a   una   mia   nonna,   che   sento   molto   vicina   a   me 
anche ora che non c’è più».

La pittura medianica: Luiz Antonio Gasparetto

Tra la fenomenologia medianica non si può tralasciare la pittura medianica, in cui 
spesso   il   medium   in   questione   non   aveva   mai   dipinto   prima   e   non   ha   nessuna 
cognizione artistica. Tra i soggetti che ho incontrato, ricordo Giuseppe Lanzillo, 
oggi ottantenne, che spesso dipingeva la notte, o Mariella Razzolini, che delinea 
con tratti molto veloci (con una pittura che in seguito ho rivisto nelle tele di un 
giovane artista russo) dei visi uniti da steli e foglie, simboli che talvolta hanno 
anche un significato precognitivo. Molto interessante il lavoro di una pittrice di 
Fermo,   Pamela   Vincenti,   che,   a   volte,   mentre   dipingeva,   entrava   in   uno   stato   di 
trance leggera: mentre cantava una nenia con parole a lei sconosciute, inseriva nei 
suoi quadri degli strani segni, molto simili a una scrittura orientale. Cosa che le 
fu   confermata   da   un   amico   arabo:   alcuni   segni   erano   decifrabili   e   potevano 
appartenere a un antico dialetto iraniano. Anzi, uno di questi segni, inserito in 
una macchia di colore gialla, significava sole, luce.
Un vero e proprio fenomeno è stato lo psicologo brasiliano Luiz Antonio Gasparetto 
(di origine italiana da parte dei nonni), che ho visto dipingere in trance più di 
una vol­

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ta ospite dell’associazione Vita Nuova, a Milano (molto simile a lui è José Medrado, 
anche lui brasiliano e guidato dalle stesse entità). Tuttavia, pur essendo famoso 
per i suoi quadri medianici («servono a convincere la gente che esiste una vita dopo 
la morte», dice), egli usa le sue facoltà soprattutto per guarire.
La   sua   medianità   si   è   manifestata   nell'adolescenza,   a   tredici   anni.   «Ero   un 
ragazzo   depresso,   troppo   sensibile.   Avevo   alterazioni   della   personalità,   dormivo 
poco, ero sempre nervoso e andavo male a scuola», mi ha raccontato. «I miei genitori 
non   riuscivano   ad   aiutarmi.   Un   giorno,   mentre   si   teneva   una   seduta   in   casa   mia, 
rimasi paralizzato a lungo, incapace di muovermi. Mia madre intuì che poteva essere 
un   fenomeno   spiritico   e   mi   portò   da   una   medium   molto   nota,   per   farmi   esaminare. 
Questa   mi   diede   carta   e   matita,   pensando   che   avrei   scritto.   Ma   io   incominciai   a 
disegnare, spinto da un’energia incredibile. Da quel giorno andai da lei due volte 
la settimana, per addestrare la mia medianità. Per me era una terapia e in effetti 
questa attività mi ha aiutato a diventare più calmo, a trovare un equilibrio che non 
avevo,   migliorando   anche   i   miei   risultati   scolastici.   Ogni   tanto   mi   accadevano 
strani fenomeni. Per esempio un giorno una medium incominciò a parlare in cinese: e 
io, in trance, le risposi nella stessa lingua (per combinazione, era presente una 
persona che conosceva il cinese e che tradusse il nostro colloquio), rimanendo in 
quello stato per due ore.
«Inizialmente   non   firmavo   i   quadri.   Le   firme   sono   arrivate   dopo   cinque   anni, 
quando i miei genitori mi portarono da uno dei più grandi medium brasiliani, Cico 
Candido   Xavier,   che   mi   sottopose   a   una   prova.   Con   mia   grande   sorpresa   il   medium 
riconobbe in alcuni dipinti lo stile di Rembrandt, dichiarando che erano opera sua. 
Se non me lo avesse detto lui non avrei mai accettato di porre la firma,

[66] ↑

non ero abbastanza sicuro di me. Anzi, in quel periodo cercavo prove per sapere se 
la   mia   esperienza   era   autentica   e   non   una   proiezione   psichica.   Tra   l’altro   da 
sveglio   dipingo   male,   ho   capacità   molto   limitate.   Quando   sono   in   trance   sono 
passivo, ma perfettamente consapevole di ciò che accade: la mia è una trance lucida, 
cosciente. E, secondo me, questa è la medianità più utile e intelligente».
Vederlo   dipingere  è  abbastanza  impressionante:  dopo  aver  acceso  il  registratore 
(«La musica mi serve ad armonizzare le energie: l’onda energetica degli spiriti e 
quella della musica hanno la stessa frequenza», dice), si concentra per pregare ed 
entrare in uno stato mentale adatto, quindi chiude gli occhi e appoggia la testa sul 
tavolo, dove c’è una tela bianca con i tubetti di colori acrilici e i pastelli a 
cera colorati. La maggior parte dei quadri li dipinge tenendo la testa nell'incavo 
del gomito.
Improvvisamente   si   scatena.   A   una   velocità   impressionante,   come   spinto   da 
un’energia   tremenda,  scioglie  i  colori  tastandoli   prima  con  i  polpastrelli,  quasi 
potesse vedere con le dita; poi passa i pastelli a cera sul foglio bianco, per fare 
il   fondo.   Sembra   che   pasticci,   la   sua   mano   si   muove   rapidamente   da   una   parte 
all’altra:   si   direbbe   quasi   un   fenomeno   isterico.   Da   dove   mi   trovo   vedo   grandi 
macchie   di   colore,   ma   in   pochissimi   minuti   queste   prendono   una   forma   precisa 
trasformandosi   in   un   ritratto   femminile.   Per   completare   il   primo   quadro,   che   è 
firmato Correggio, Gasparetto ha impiegato sei minuti. Poi ricomincia daccapo con un 
altro   quadro.   Le   firme   che   appariranno   sono   tutte   prestigiose:   Goya,   Modigliani, 
Renoir, Toulouse­Lautrec, Tissot, Van Gogh. Per quest'ultimo sostituisce le cere con 
i colori acrilici, che mette sul palmo della mano, usando poi i polpastrelli delle 
dita   al  posto  dei  pennelli.  «I  colori  acrilici  seccano  subito»,  dirà  poi.   «Io  li 
metto sulla

[67] ↑

mano e poi "loro" li scelgono senza mai sbagliare.» In pochi secondi la tela davanti 
a   lui   diventa   un   mare   di   colori,   che   assume   solo   alla   fine   la   sua   immagine 
definitiva: un campo di grano dallo stile inconfondibile.
La sua abilità è eccezionale e anche spettacolare: con i pastelli a cera, ora sta 
dipingendo un quadro al contrario, senza la minima esitazione. E nel risultato non 
ci sarà alcuna differenza con gli altri dipinti. Poi, usando contemporaneamente le 
due mani, mentre il viso è spesso contorto da smorfie che probabilmente sottolineano 
la sua concentrazione e la fatica, traccia due volti, che portano due firme diverse. 
Gasparetto   non   è   nuovo   a   queste   performance   medianiche:   in   passato   ha   dipinto 
perfino con i piedi.
Mentre   Gasparetto   lavora,   spesso   sorride,   bisbiglia,   sembra   divertito.   Mi 
spiegherà   che   sente   le   voci   degli   spiriti   che   gli   parlano   e   gli   spiegano   il 
significato del dipinto. Spesso Toulouse­Lautrec, che è uno dei più assidui, discute 
di   pittura   con   lui.   Una   volta   ha   spiegato   al   medium   che   loro,   nell’aldilà, 
continuano a studiare e a perfezionare le loro doti.
Per analizzare le sue facoltà, Luiz Antonio si è sottoposto a numerosi esami. «Al 
Washington   Central   Research   mi   hanno   studiato   il   cervello»,   racconta,   «e   hanno 
scoperto   che   il   mio   sistema   nervoso   presenta   alcune   differenze   rispetto   a   quello 
degli altri uomini.»
Oltre   alla   pittura,   Gasparetto   è   stato   protagonista   di   numerosi   fenomeni   di 
chiaroveggenza, precognizione, diagnosi paranormali, telescrittura. «Ma ciò che più 
mi affascina», dice, «è lo sdoppiamento, il viaggio fuori dal corpo. Tra l’altro, 
poiché   ho   una   medianità   lucida,   quando   faccio   viaggi   astrali   ho   la   fortuna   di 
mantenere   la   coscienza   lucida   e   di   ricordare   perfettamente   ciò   che   accade.   Se   io 
avevo un dubbio su questa dimensione, mi  è passato con queste uscite. Guardare il 
proprio corpo che giace nel letto dall’alto è

[68] ↑

un’esperienza unica, singolare, che ribalta l'idea che abbiamo del corpo, della vita 
materiale e spirituale. Sparisce la paura della morte e della sofferenza, cambia la 
visione del tempo e dello spazio, non ci sono più né passato né futuro.»
Comunque,   Gasparetto   non   fa   il   medium   di   professione,   bensì   lo   psicologo, 
applicando   tecniche   psicoterapeutiche   tradizionali   o   eterodosse.   «In   qualche   caso 
ricerco anche le vite passate, perché alcuni problemi attuali del paziente possono 
risalire   a   una   esistenza   precedente.   Un   problema   che   mi   interessa   molto   è   la 
possessione. In questi casi lavoro con un gruppo di medium di San Paolo, con i quali 
chiamo gli spiriti affinché liberino le persone dalle loro ossessioni, con ottimi 
risultati. Per guarire da una possessione bisogna cercare il punto fragile di una 
persona, la sua nevrosi, che ne diventa la porta di entrata. Occorre quindi aiutarla 
a sviluppare la personalità: allora agisco in modo da aprire la sua coscienza per 
mezzo   della   tecnica   gestalt,   per   farle   capire   quanto   queste   forze   vengono 
dall’esterno   o   dall’interno   del   suo   essere.   E   questo   è   anche   ciò   che   deve   saper 
distinguere   un   sensitivo   o   un   medium,   per   evitare   di   prendere   come   messaggio   una 
proiezione   inconscia.   Con   me,   negli   ospedali  espiritas  (strutture   dove   medici   e 
terapeuti sono affiancati da sensitivi e medium) lavorano circa trecento persone», 
dice   Gasparetto.   «Ho   studiato   a   lungo   il   modo   di   applicare   lo   spiritismo   alla 
psicologia,   che   hanno   entrambe   posizioni   estreme   da   limare:   la   prima   è   troppo 
spirituale,   la   seconda   troppo   materialistica,   quindi   le   loro   tendenze   vanno 
integrate.»

Voci al registratore

Il metodo più comune per i contatti con l’altra dimensione è la metafonia, ovvero 
la registrazione delle voci

[69] ↑

dell'aldilà,   una   tecnica   scoperta   per   caso   nel   1959   dal   regista   svedese   Fredrik 
Jürgenson   una   mattina   in   cui   aveva   acceso   il   suo   registratore   in   campagna,   per 
incidere il canto degli uccelli. Riascoltando il nastro sentì il cinguettio di un 
fringuello,   ma   anche   uno   strano   fruscio   di   sottofondo:   poi,   dopo   un   improvviso 
assolo   di   tromba,   subentrò   una   voce   maschile   che   annunciava   in   norvegese   un 
programma radiofonico di «voci notturne di uccelli». Incuriosito dalla coincidenza 
(aveva   cioè   registrato   un   programma   che   riguardava   proprio   il   campo   che   gli 
interessava), riprovò ancora, ottenendo voci molto particolari, che parlavano come 
se colloquiassero con lui. Tra queste riconobbe la voce di sua madre che lo chiamava 
per nome, incitandolo a proseguire quella ricerca. Negli anni successivi Jürgenson 
raccolse   una   documentazione   molto   ricca   di   voci,   presumibilmente   di   trapassati, 
dando l'avvio a una ricerca che ha coinvolto sempre più persone in tutto il mondo.
Ma   come   avvengono   queste   registrazioni?   In   teoria   la   tecnica   è   semplicissima. 
Basta possedere un registratore e un nastro vergine e avere l'intenzione di mettersi 
in   comunicazione   con   una   persona   cara   che   non   c’è   più.   Poi   si   può   accendere 
l'apparecchio   di   notte   in   una   stanza   vuota,   incidendo   se   si   vuole   una   serie   di 
domande,   oppure   sintonizzarsi   con   il   registratore   acceso   su   una   stazione   radio   a 
onde   corte,   in   modo   che   gli   spiriti   possano   sfruttare   i   rumori   di   fondo   per 
«costruire» le voci. Naturalmente occorre avere anche molta pazienza: a volte, prima 
di ottenere una buona registrazione passano alcuni mesi.
Il   primo   che   ha   affrontato   in   Italia   questa   ricerca   è   stato   il   conte   Lorenzo 
Mancini Spinucci, un ingegnere di Fermo (Ascoli Piceno) scomparso recentemente, che 
ha   fondato   anche   due   associazioni,   il  CERIMEPS  (Centro   ricerche   metapsichiche   e 
psicofoniche) e l’AISP (Associazione ita­

[70] ↑

liana   studi   psicofonici),   riunendo   un   importante   gruppo   di   studiosi,   tecnici, 


ingegneri, fisici, che hanno cercato di stabilire se queste registrazioni sono di 
origine   psichica   (cioè   prodotte   dalla   mente   umana:   e   in   questo   caso   si   parla   di 
psicofonia) o metapsichica (prodotte dagli spiriti: e allora si parla di metafonia).
«Uno   studio   molto   interessante   che   ho   condotto   con   il   mio   gruppo   è   quello   del 
confronto delle voci», mi spiegò Mancini durante una delle interviste che gli feci 
(era   un  amico,  uno  dei   primi  che  ho  avvicinato   nel  mondo  del  paranormale).  «Ogni 
voce ha un timbro particolare, unico, che serve a identificare una persona molto più 
delle  sue  impronte  digitali.  Quindi,  ascoltando  due  diverse  registrazioni,  si  può 
stabilire   con   certezza   assoluta   se   si   tratta   della   stessa   persona.   Questo 
esperimento l’abbiamo effettuato per esempio con papa Giovanni XXIII, ascoltando la 
sua voce registrata durante un discorso tenuto da vivo e quella registrata durante 
una seduta medianica, quando ha parlato attraverso un medium eccezionale, di cui non 
posso fare il nome.
«Tuttavia   queste   voci,   che   indubbiamente   hanno   un’origine   paranormale,   possono 
essere   prodotte   anche   dalla   mente   incarnata,   cioè   dall'inconscio   di   una   persona 
viva. Per distinguerne la provenienza, occorre studiare il contenuto dei messaggi. 
Una volta, inquietato perché in campagna avevano tagliato un albero a mia insaputa, 
ho   interrogato   un   dipendente   per   avere   la   sua   versione   dei   fatti   tenendo   il 
registratore   acceso.   Riascoltando   il   nastro,   mentre   parlavamo   del   contadino 
responsabile   dell'accaduto,   abbiamo   udito   una   voce   fuori   campo   dire:   "Si   è 
impaurito".   Il   giorno   dopo   quel   contadino,   ammettendo   il   suo   errore,   ha   usato   lo 
stesso termine: "Mi sono impaurito".
«Anche se tutti possono ottenere queste voci, le mi­
[71] ↑

gliori   vengono   ricevute   da   chi   ha   capacità   medianiche,   per   il   noto   "effetto 


sperimentatore", secondo il quale i risultati di qualsiasi esperimento, persino in 
chimica, vengono influenzati dalla personalità dello sperimentatore. Io ritengo 
che in futuro questo campo subirà sviluppi ora insospettabili, arrivando a incisioni 
di grande fedeltà e precisione.
«Attraverso   un   medium,   il   dottor   Oppenheimer,   fu   chiesto   alle   entità   con   quale 
frequenza   riuscivano   a   cogliere   meglio   le   loro   voci.   La   risposta   è   molto 
interessante. "Vi sentiamo al di sopra dei 1000 hertz", dissero le voci. "Vi vediamo 
nel nostro mondo come una specie di luce che viene riflettuta da questa fonte, dalla 
quale   possiamo   venire   attratti   come   attraverso   un   canale   medianico".   Le   voci 
paranormali   sono   diverse   da   quelle   normali:   sono   metalliche   e   afone   e   arrivano   a 
impulsi, con pause caratteristiche.»

Quando gli spiriti sanno cantare

Un’altra esperienza che ho raccolto è quella di Giovanni Pulitanò, di Bari, che ha 
iniziato a usare il registratore nel 1975. «All’inizio l’ho fatto per trovare pace 
per la morte di mia figlia, ma poi ho proseguito per aiutare gli altri. Da allora 
Amalia   viene   regolarmente,   anzi,   è   diventata   un   ponte   tra   la   Terra   e   il   Cielo, 
portandomi le anime che vogliono parlare con i loro parenti. La metafonia  è anche 
uno strumento per conoscere l’altra dimensione. Sono proprio le voci dell'aldilà che 
mi   hanno   insegnato   ad   accettare   la   morte   (o,   meglio,   il   passaggio   nell’altra 
dimensione), perfino quella dei bambini o dei più giovani. Perché, se nell'aldilà 
c’è l'incontro con la Luce, con Dio, allora andarsene è un premio, un atto d’amore e 
non un castigo.»

[72] ↑

Pulitanò ci fa ascoltare le voci registrate, che sono chiare e riconoscibili. C’è 
persino un coro: il testo del canto è elementare e un po’ sgrammaticato, come fosse 
stato composto da personalità semplici («Noi vivrem qui, felici per l'etern... qui è 
felice, cuori tristi non voglio veder da lì»).
Ascoltandolo   ci   viene   da   pensare   che   sia   stato   captato   per   caso,   magari   da 
un’emittente parrocchiale; tuttavia c’è un dato paranormale: dopo aver registrato il 
canto,   Pulitanò   chiede   di   che   cosa   si   tratti.   E   una   voce   metallica   risponde 
immediatamente: «Questo canto  è tuo». Ed  è proprio questa una delle particolarità 
delle   voci   dell’aldilà:   spesso,   quando   si   fa   una   domanda,   arriva   la   risposta 
immediata e coerente.
Uno   dei   messaggi   più   frequenti   è   di   tipo   consolatorio.   «Vi   voglio   bene,   sono 
felice, non piangete», si sente dire spesso. Certo i messaggi sono semplici (alle 
volte fin troppo), telegrafici e anche ripetitivi. Però per chi è affranto ascoltare 
la voce di chi non c’è più diventa quasi miracoloso.
Spesso   le   entità   chiamano   i   parenti   con   nomignoli   affettuosi,   usati   solo   in 
famiglia o nella prima infanzia, oppure rivelano particolari che nessuno ­ tranne i 
parenti   stretti   ­conosce   e   che   si   rivelano   esatti,   oppure   annunciano   eventi   che 
accadranno in futuro.

Le voci misurate con strumenti tecnici

Più o meno, le storie e le dinamiche di queste registrazioni sono simili. Curioso 
è il metodo di Laura Paradiso, oggi «adottato» anche da altre medium, che registra 
su   un   nastro   vergine   il   rumore   che   lei   stessa   produce   passando   una   penna   su   una 
superficie, o sullo stesso registratore.

[73] ↑

Riascoltando il nastro talvolta si sentono fruscii che interpreta solo lei, oppure 
sussurri (per decifrarli, occorre sviluppare una più elevata sensibilità auditiva, 
un’attenzione   maggiore),   mentre   altre   volte   le   voci   sono   chiare:   i   messaggi   sono 
spesso di identificazione e di consolazione, ma possono anche preannunciare eventi 
futuri.
I   nastri   di   Laura,   una   donna   generosa   e   passionale,   capace   di   dedicare   notti 
intere alle persone addolorate, sono stati oggetti di studio di una ricerca del GIRE 
(Gruppo   italiano   di   ricerca   escatologica),   che   ne   ha   rilevato   l'«alta 
attendibilità»,   come   ci   dice   il   suo   fondatore,   il   neurofarmacologo   Antonio 
Musorrofiti.   «Nell'ambito   delle   sensitive,   Laura   Paradiso   costituisce   un   caso 
singolare proprio per il suo sistema inusuale. Per studiarla abbiamo applicato una 
metodologia   scientifica,   il   metodo   Lacroix,   che   ha   un’alta   attendibilità.   Abbiamo 
valutato  341  messaggi  rivolti  a  persone  che  li  ricevevano  per   la  prima  volta,  in 
modo   da   avere   la   massima   genuinità   nelle   risposte.   I   soggetti   sono   stati 
preventivamente testati, per eliminare quelli troppo giovani o troppo anziani, chi 
soffriva   di   cuore   o   di   disturbi   psichici,   chi   faceva   uso   di   alcol   o   di   farmaci 
ipnotici. Secondo la nostra valutazione, le comunicazioni erano tutte attendibili, 
senza   trucchi,   né   alterazioni   o   componenti   di   suggestione.   I   dati   ottenuti   sono 
validi   e   coerenti,   con   elementi   probanti   di   identificazione:   in   parole   povere,   i 
messaggi   contenevano   elementi   autentici   e   facevano   riferimento   a   episodi,   legati 
alla vita dell’entità che comunicava, che la medium non conosceva.»
Io stessa segnalai Laura a una mia amica che aveva perso un figlio diciassettenne. 
Nel messaggio si sente dire: «Mamma, ti ricordi? Patate e salsiccia». La medium non 
capisce, pensa di aver tradotto male. Invece la donna ri­

[74] ↑

corda   che   durante   una   bellissima   vacanza   con   il   figlio   aveva   fatto   una   grigliata 
di... patate e salsicce.
Tra tutte le storie che ho raccolto, così simili eppure così diverse, mi ha molto 
colpito,   forse   per   la   passionalità   con   cui   l’ha   vissuta,   quella   di   Rosario 
Miserendino, che ha perso in un incidente di macchina il figlio Antonino, giovane e 
promettente   musicista   (pianista,   violinista   e   compositore),   che   a   ventitré   anni 
aveva già accumulato molti premi concertistici e aveva anche fondato una scuola di 
musica a Palermo, la sua città. Impazzito dal dolore, il padre smette di lavorare 
per dedicare il suo tempo e le sue forze alla ricerca disperata di questo figlio. 
«Dopo aver avuto un primo messaggio da una medium, ho cercato di avere io stesso una 
comunicazione   con   la   metafonia,   senza   però   risultati.   Tempo   dopo,   per   imparare   a 
usare   il   computer   ho   chiesto   a   un   amico   di   spiegarmi   le   tecniche   di   base   e   ho 
registrato le sue indicazioni per non dimenticarle. Mentre riascoltavo il nastro, ho 
sentito la voce di mio figlio chiara, inconfondibile: "Ciao, papà". Mia moglie mi ha 
domandato   dalla   cucina:   "Come   fai   ad   avere   la   voce   di   Antonino?"   Per   entrambi   è 
stato  uno  choc,  ma  da  quel  momento   abbiamo  iniziato  a  comunicare.  Però  io  volevo 
delle prove concrete: usando un apparecchio per misurare la frequenza dei suoni, ho 
scoperto   che   le   voci   umane   sono   comprese   in   una   banda   tra   5000   e   12.000   hertz, 
mentre la voce di mio figlio è tra i 2000 e i 5000 hertz. In seguito ho organizzato 
un gruppo, legato al Movimento della Speranza, che riunisce le mamme che hanno perso 
i   figli.   Spesso   sentiamo   voci   molto   chiare   e   anche   musiche,   cori,   litanie.   Sono 
convinto che Antonino continui a coltivare la sua musica anche nell'aldilà.»

[75] ↑

L’avvocato degli spiriti

Ed ecco la storia di una coppia di Sinalunga (Siena), che si  è avvicinata alla 
metafonia quasi per caso. «Nel tentativo di trovare delle risposte esistenziali, mi 
sono   appassionata   alla   metafonia»,   racconta   Danila   Terzuoli,   insegnante   di 
matematica.   «Avevo   anche   tentato   di   coinvolgere   mio   marito   Virgilio,   ma   lui   era 
scettico.   Vent'anni   fa,   dopo   la   morte   di   suo   padre,   gli   suggerii   di   provare   a 
registrare con un vecchio apparecchio a nastro: subito arrivò una comunicazione, ma 
lui preferì credere a un'interferenza. Poi, dieci anni fa, mentre stava ascoltando 
un nastro di Lucio Dalla nel suo studio, si accorse di alcuni strani disturbi, voci 
gutturali sovrapposte a quella del cantante. «Le registrai su un nastro nuovo, che 
portammo a una signora esperta di metafonia», dice Virgilio Desideri, avvocato. «Lei 
non   prese   quasi   in   considerazione   il   nostro   nastro,   ma   ci   domandò   se   volevamo 
parlare con qualcuno. Naturalmente ero scettico. Ma non appena ascoltai il nastro 
sentii   la   voce   di   mio   padre   assolutamente   riconoscibile   anche   se   un   po’   più 
metallica, che mi disse cose che la signora non poteva sapere.»
«Subito dopo arrivò anche mio padre», prosegue Danila. «"Qua si cammina leggeri", 
ci   comunicò,   alludendo   al   fatto   che   sulla   Terra   era   claudicante.   Tornammo   a   casa 
piuttosto scossi. Nei giorni successivi Virgilio si mise a riascoltare quei nastri 
con la cuffia, per decifrare anche le frasi che non avevamo capito, trovando delle 
prescrizioni   che   lo   riguardavano.   Questo   lo   spinse   a   fare   della   sperimentazione, 
usando   tutti   i   metodi   possibili.   Un   giorno   si   presentò   un’entità   spiritualmente 
elevata:   "Di   qua   è   la   vera   vita",   disse.   E   poi:   "I   beni   terreni   passano,   come 
l’acqua che scorre. Dovrai rinunciare al comfort". Io entrai in crisi

[76] ↑

e chiesi a mio marito di smettere: stava diventando troppo impegnativo e poi io ci 
tenevo   ai   vestiti,   alla   vita   sociale,   al   comfort.   "Che   te   ne   fai   della   salute   e 
della   bellezza   se   poi   dovrai   venire   di   qua?"   ribadì   l’entità   in   un'altra 
registrazione. Mi spaventai: allora mi leggevano nel pensiero? E poi era questo che 
volevano da me: in cambio d’informazioni sul trascendente, dovevo forse andare in 
giro come una disgraziata? Ci provai: indossai abiti modesti, smisi di truccarmi, mi 
trascurai.   Ma   gli   spiriti   non   volevano   che   cambiassi   l’esteriorità,   bensì   i   miei 
valori. Poi le entità chiesero a Virgilio di testimoniare, di portare agli altri i 
loro messaggi e lui entrò in crisi, per paura di perdere credibilità dal punto di 
vista   professionale.   E'   stato   un   cammino   difficile,   ma   loro   ci   hanno   aiutato   a 
percorrere una strada dalla quale eravamo lontani.»
«Questa esperienza mi ha totalmente cambiato», aggiunge Virgilio Desideri, che ha 
scritto con la moglie Una finestra sull’ignoto. «Se prima avevo un carattere chiuso, 
introverso,   ero   materialista,   non   credevo   all'aldilà   né   alla   sopravvivenza,   ho 
dovuto cambiare: le entità mi hanno spinto a mettermi a disposizione di chi soffre. 
Per questo ricevo chi mi contatta per essere consolato. All’inizio i messaggi hanno 
uno scopo consolatorio, poi cambiano, si prefiggono di aiutare le persone a dare un 
significato   alla   vita,   a   ritrovare   la   fede,   a   capire   che   esiste   una   realtà 
trascendente.»

Volti misteriosi

Ma l’avventura non è finita. «Nel 1993 si presenta un’entità a noi sconosciuta, 
che dice di essere sant’Erasmo», continua Danila. «Dopo una serie di messaggi, ci

[77] ↑

dà istruzioni per fotografare gli spiriti usando le superfici traslucide.»
«Le foto paranormali», spiega Paolo Presi, a cui abbiamo chiesto se si tratta di 
un   fenomeno   possibile,   «sono   quelle   in   cui   si   riscontra   un'impressione 
sull’emulsione  fotosensibile  di  cui  sono   ricoperte  le  pellicole  fotografiche   e le 
carte di stampa. In genere si possono vedere dei volti o delle figure umane intere, 
quasi   sempre   circondati   da   aloni   bianchi,   che   si   sovrappongono   alla   scena   reale 
colta dall’obiettivo. In tempi più recenti, i volti dei defunti sono apparsi con un 
metodo particolare anche sullo schermo televisivo.»
«Un giorno», conclude Danila, «arriva da noi una signora con il figlio, disperata 
perché  le  era  morta   di  tumore  la  figlia  Clelia,  una  bellissima  ragazza  che  negli 
ultimi   tempi   portava   sempre   un   foulard   in   testa   per   nascondere   i   disastri   della 
chemioterapia.   Subito   si   presenta   la   ragazza,   che   chiama   per   nome   il   fratello: 
"Dovete dire a tutti che mi avete sentita: io sono viva", sentiamo nel registratore. 
In una registrazione successiva, ci preannuncia che ci avrebbe dato la sua immagine. 
In effetti abbiamo ottenuto una fotografia abbastanza chiara. Per noi queste foto 
sono un regalo e una prova in più sulla sopravvivenza.»

[78] ↑
3. Le dimensioni dell’invisibile

Il Tao produsse l’Uno
L'Uno produsse il Due
Il Due produsse il Tre
Il Tre dette vita a una moltitudine di esseri
particolari...
Tao Te Ching

Per   molti   secoli   scienza   e   fede   hanno   camminato   a   fianco   a   fianco   verso   un 
traguardo   comune:   quello   della   conoscenza.   Nell'antica   cultura   sciamanica,   oggi 
riscoperta e rivisitata, e in modo diverso anche in quella rinascimentale, questo 
cammino era affidato al singolo individuo, teso a esplorare tanto i segreti della 
Natura e del Cosmo, quanto quelli dello spirito. Ma le strade poi si sono divise, 
come se l'una fosse incompatibile con l’altra: addirittura si sono create diatribe 
tra   gli   scienziati   e   i   religiosi,   che   hanno   assunto   compiti   e   ruoli   diversi, 
arrivando quasi a contrapporsi su fronti opposti.
Oggi la società sta virando verso una visione sempre più laica della vita, come se 
la  ricerca  spirituale  fosse  incompatibile  con  la  funzione  dello  scienziato.  Forse 
perché   nella   nostra   vita   frenetica,   dove   abbiamo   messo   al   primo   posto   la 
realizzazione   personale,   il   potere,   il   consumismo   (che   riguarda   anche   i   rapporti 
umani),  abbiamo  perso  il  contatto  con   il  nostro  essere  più  vero,   più  profondo,  e 
soprattutto  abbiamo   dimenticato  che  Tutto  ha  origine   dall'Uno:  quindi  l'atomo,  la 
cellula,   così   come   i   soli   e   le   stelle,   l’organismo   più   semplice   come   il   più 
complesso, hanno

[79] ↑

un’unica   provenienza   e   obbediscono   a   un’unica   legge,   che   si   estrinseca   tanto   sul 


piano del visibile quanto su quello dell’invisibile ­ quelli che esotericamente si 
chiamano i piani sottili.
La scienza moderna vuole scoprire i segreti della vita e della materia e dimentica 
ciò che gli antichi ben sapevano: che tutto è stato originato sul piano divino, un 
livello di realtà inconoscibile e incommensurabile per l'uomo. O, meglio, si tratta 
di   un   piano   che   può   essere   conosciuto,   ma   non   per   mezzo   della   logica,   bensì 
attraverso la Rivelazione, l’acquisizione di una conoscenza trasmessa direttamente 
alla   nostra   anima   da   un’altra   dimensione,   mentre   ci   si   trova   in   uno   stato   di 
comunione o di estasi.
«La differenza tra uno yogi e uno scienziato», asseriva Paramahansa Yogananda, «è 
che   questi   studia   l’atomo   dall’esterno,   osservandolo,   mentre   lo   yogi   entra 
nell'atomo, diventa l'atomo stesso e quindi conosce la sua essenza dall'interno.»
Nel Novecento, tuttavia, è stato fatto un grande passo avanti grazie alla fisica 
quantistica, che potrebbe contribuire a darci una visione più ampia della realtà, 
molto   vicina   a   quella   prospettata   dalle   grandi   religioni   o   dalle   discipline 
esoteriche e filosofiche. Con la nuova fisica applicata alla moderna epistemologia 
si è superata la contrapposizione tra materia ed energia (e di conseguenza quella 
tra materia e spirito): sappiamo che la materia non è affatto solida e delimitata 
nello   spazio,   ma   è   costituita   da   «onde».   Afferma   Alfredo   Marocchino,   studioso   di 
fisica subatomica: «Al livello della fisica subatomica esistono unicamente campi di 
energia che vibrano o si propagano per onde (come la luce): l'aspetto solido della 
materia è solo un risultato grossolano dovuto al gioco delle forze subatomiche. In 
pratica, l’universo che una volta sembra­

[80] ↑

va   intrinsecamente   materiale   ha   rivelato   che   la   sua   essenza   fondamentale   è   pura 


energia   immateriale».   E   ancora:   «Le   cosiddette   particelle   sarebbero   soltanto   un 
reticolo di quanti di energia, di punti privi di dimensione spaziale che non sono 
più materia e si rivelano soltanto perché producono degli effetti. Quindi, non si 
vede più che differenza ci sia tra la cosiddetta materia e il cosiddetto spirito: 
anche   lo   spirito   e   i   suoi   modi   di   agire   si   rivelano   solo   per   gli   effetti   che 
producono».
L’aldilà nella cultura mediterranea

Prima di delineare il panorama delle varie tipologie di entità con cui ci si può 
mettere   in   contatto   e   le   possibili   forme   di   comunicazione,   sento   il   bisogno   di 
affrontare la toponomastica dell’invisibile, per progettare una specie di mappa dei 
«luoghi» dell’anima, cosa che ho già fatto in altri libri, ma che ogni volta sento 
essenziale   come   riflessione   per   capire   la   realtà   visibile   e   invisibile,   sperando 
sempre di spingermi oltre, di varcare nuove soglie di comprensione.
Non   essendo   l'aldilà   una   dimensione   oggettiva,   è   difficile   avere   una   verifica 
delle  descrizioni  che  ne  hanno  fatto  i  mistici  o  i  teologi,  soprattutto  in  epoca 
medioevale. In qualche modo, tutte le religioni hanno una visione similare: parlano 
infatti   di   un   Inferno,   dove   vengono   inviate   le   anime   dei   «cattivi»,   e   di   un 
Paradiso,   dove   salgono   le   anime   dei   «buoni».   Troviamo   questo   concetto   già   nella 
cultura sciamanica, e poi tra gli egizi (che come i tibetani avevano messo a punto 
precisi rituali per guidare l'anima dei vivi e dei morti nell’aldilà), i greci, i 
romani. In genere l'oltretomba viene descritto come un luogo sotterraneo,

[81] ↑

triste, oscuro, come lo Sheol degli ebrei, dove si veniva mandati dopo la morte come 
destino ultimo.
Per cristiani e musulmani, l’inferno viene collocato al centro della Terra. E' un 
luogo fatto di abissi, caverne e anfratti, con mari e fiumi di fuoco e di ghiaccio, 
dove i malvagi vengono puniti con varie sofferenze corporee, soffrono la sete e sono 
tormentati dalle fiamme. Questa immagine terrificante, a volte sostenuta anche dalle 
visioni dei mistici, prevede anche diavoli della migliore tradizione horror, armati 
di   forconi,   fruste,   punteruoli,   che   torturano   le   anime   dei   dannati.   Se   però 
l’inferno   non   fosse   un   luogo   fisico,   ma   uno   stato   d’animo,   queste   immagini 
potrebbero avere un senso per due motivi. Intanto nell'astrale basso, dove le anime 
disperate vanno dopo la morte, la mente costruisce lo scenario corrispondente allo 
stato evolutivo dell’anima, che in questo caso è oscurata dal peso delle sue azioni 
malvagie e dalla sua cecità, che le impedisce di vedere la Luce. Inoltre le entità 
più   negative,   gli   spiriti   malvagi   che   noi   chiamiamo   «démoni»,   spesso   scendono   al 
centro della Terra, dove si nutrono delle vibrazioni più pesanti della materia per 
agire in questa dimensione.
C’era poi il Limbo (ma non c’è più: il nuovo catechismo universale, promulgato nel 
1992   da   papa   Wojtyla,   l’ha   depennato),   un   mondo   intermedio   nel   quale   finivano   le 
anime   dei   bambini   morti   prima   di   ricevere   il   battesimo,   che   Dante   posiziona   nel 
primo girone dell'Inferno, descrivendolo come un luogo dove «senza speme si vive in 
desio».  Esso  fu  ideato  dai  teologi  del  XII  secolo,  che  dovevano  trovare  un  posto 
nell'aldilà sia per le anime dei neonati innocenti morti senza il battesimo, sia per 
i   non   credenti   che   avevano   vissuto   una   vita   retta.   Oggi   questa   credenza   è   stata 
cancellata: la Chiesa ha dichiarato più

[82] ↑

volte   che   la   salvezza   è   per   tutte   le   persone   oneste,   a   qualunque   credenza 


appartengano.
Il mondo degli dei e delle anime pure di solito veniva situato in alto, sopra un 
monte  o  nell’alto  dei  Cieli,   ed  era  ricolmo   di  tutto  quanto  si  possa  desiderare, 
come   prati,   fiori   e   delizie,   come   nei   Paradisi   musulmani,   dove   ci   sono   fiumi   di 
latte   e   donne   meravigliose.   Secondo   una   concezione   più   spirituale,   il   Paradiso   è 
invece uno spazio dell'anima in cui tutto è armonia e luce e, soprattutto, dove si 
può godere per l’eternità della visione del Divino.
Nel   Medioevo   prende   corpo   il   concetto   di   Purgatorio   (assente   nella   tradizione 
biblica), un luogo intermedio dove l’anima si purifica prima di salire ai Cieli. Una 
specie   di   riabilitazione   dall’inferno   (che   però   permane),   senza   la   condanna   a 
un’eternità di sofferenza.
In   questo   periodo   storico,   gli   studi   cabalistici   spingono   anche   gli   ebrei   a 
cambiare le prospettive dell’aldilà: se anticamente per questa religione il destino 
dell’anima dopo la morte era di scendere nello Sheol, luogo oscuro di desolazione, 
dove l’unica speranza era sopravvivere nella memoria dei vivi, e poi era subentrata 
una   doppia   collocazione   per   buoni   e   malvagi,   nel   Medioevo   subentra   infine   il 
concetto di una dimensione analoga al Purgatorio dei cattolici.
Nella nostra cultura, la descrizione dell’aldilà più completa, se pur poetica, è 
quella di Dante, che si è ampiamente ispirato a un poema arabo, il Libro della Scala 
di   Maometto.   L'Alighieri   ha   collocato   Inferno,   Purgatorio   e   Paradiso   in   una 
struttura   grandiosa,   frutto   sia   di   visioni   personali,   sia   della   cultura   del   suo 
tempo, ufficiale ed esoterica (non dimentichiamo che Dante faceva parte della scuola 
iniziatica   dei   Fedeli   d'Amore).  La   Divina   Commedia,   poema   sicuramente   allegorico, 
può essere interpretata

[83] ↑

con   una   chiave   di   lettura   anche   reincarnazionistica:   infatti   l’anima,   una   volta 
incarnata,   sperimenta   ogni   possibile   passione   e   ogni   tormento   e,   vita   dopo   vita, 
risale tutti i gironi fino ad arrivare, al termine delle reincarnazioni, a liberarsi 
dai vincoli terreni per salire nell’alto dei Cieli a contemplare il fulgore divino.

Un linguaggio cifrato

La  descrizione  della  Creazione  del  mondo   e dell’aldilà  si  trova  in  molti  testi 
antichi, poetici, filosofici e soprattutto religiosi. Tuttavia, bisogna tener conto 
che il linguaggio usato era spesso allegorico, simbolico, dato che doveva adattarsi 
a   diversi   livelli   di   cultura,   dal   dotto   alla   gente   più   semplice,   magari   pastori, 
nomadi, popolani, che avevano bisogno di immagini forti come punti di riferimento.
Ma soprattutto i Libri della Rivelazione dovevano contenere la verità. Ecco che, 
per superare l’impasse culturale, la Conoscenza è stata nascosta all’interno stesso 
delle parole, che vanno decodificate, come si fa con i testi crittografici. Infatti 
con il sistema elaborato dalla Cabala (ovvero la dottrina mistica e spirituale che 
si   diffuse   a   partire   dal   XII   secolo),   applicando   al   testo   dei   codici   di 
interpretazione,   è   possibile   avere   una   serie   di   informazioni   e   di   insegnamenti 
altrimenti segreti, che riguardano tra l’altro l’esistenza di Dio, i segreti della 
Creazione, lo scopo della vita terrena e ultraterrena.
Ma  c’è  di  più:  recentemente  Michael  Drosnin   (che  ha  scritto  sulla  sua  scoperta 
Codice genesi) ha fatto importare nel computer il testo originario della Genesi in 
ebraico antico, togliendo gli spazi bianchi tra una parola e l'altra:

[84] ↑

quindi l’ha dato ad alcuni esperti dei servizi segreti da decodificare con i sistemi 
in   uso   per   i   crittogrammi   (per   esempio   leggendo   una   lettera   ogni   cinque).   Il 
risultato   è  stato  sconcertante.   Usando  questa  chiave,  ha  scoperto  che  nell’Antico 
Testamento sono scritti gli eventi più importanti dell’umanità, come le due guerre 
mondiali (e la terza...), con le date e i personaggi politici più significativi; ma 
sono anche citati poeti, filosofi, scienziati: di Shakespeare sono indicati l'anno e 
il luogo di nascita, nonché i titoli dei suoi drammi più importanti. Questo ci fa 
pensare   che   dietro   la   storia   dell’umanità   ci   sia   un   regista   invisibile,   che   ha 
programmato migliaia di anni fa gli eventi futuri.
Tuttavia il valore dei testi sacri rimane altissimo anche per chi non è in grado 
di andare oltre le parole, esattamente come avviene per i miti, le leggende e le 
favole,   che   si   servono   di   simboli   e   di   immagini   fantastiche   per   comunicare 
direttamente all’anima delle persone, bypassando il livello mentale. Tutti i libri 
sacri hanno infatti diversi livelli di lettura, il più semplice dei quali è rivolto 
alle   persone   comuni   (che   Origene   chiamava   i   «piccoli»,   contrapponendoli   ai 
«progrediti»),   che   hanno   bisogno   di   una   semplificazione,   una   divisione   quasi 
manichea tra buoni e cattivi, tra bene e male. Nel racconto allegorico, scritto in 
linguaggio cifrato, c'è poi un messaggio per «chi ha occhi per vedere e orecchie per 
sentire»,  insomma,  come  è  scritto  anche  nel  Vangelo,  per  «chi   sa  intendere»  e  sa 
andare oltre le metafore.
Prendiamo   il   Giardino   dell’Eden:   come   è   possibile   credere   che   Dio   abbia   creato 
l’universo in sei giorni, a meno che il giorno non fosse un periodo cosmico? O che 
abbia modellato l’uomo con le sue mani, infondendogli la vita con il soffio? Come è 
possibile  credere  che  l’uomo  sia  stato  tentato   da  un  serpente   parlante   e che   sia 
stato cacciato dal Giardino solo per aver mangiato una mela?

[85] ↑

Buona   parte   della   narrazione   biblica   (ma   questo   vale   anche   per   altri   testi)   è 
metaforica: ciò significa che occorre saper interpretare i suoi simboli, che sono 
archetipi, cioè hanno origine nel mondo delle idee. Adamo rappresenta l'uomo, anzi 
la   radice   dell’uomo,   quindi   tutta   l'umanità.   E'   l'idea   stessa,   la   forma­pensiero 
dell’uomo: ecco che il Logos crea l'uomo nel suo Pensiero e gli dà vita attraverso 
il soffio (ruah), cioè lo spirito che è insito in ogni atomo della Creazione. Adamo 
non nasce in un giardino posto sulla Terra: l’Eden è un «luogo» spirituale, dove il 
Pensiero   divino   genera   l’idea   della   vita,   che   poi   prenderà   corpo   sul   piano 
materiale. Così, l’albero del bene e del male corrisponde alla spina dorsale, che, 
percorsa dall'energia potente di Kundalini (l'energia raffigurata come un serpente 
addormentato alla base della colonna), attiva le energie dei chakra e risveglia la 
coscienza e, di conseguenza, la conoscenza del bene e del male. Il peccato originale 
(se di peccato si può parlare) è la separazione da Dio, la presa di coscienza della 
propria   individualità,   la   discesa   nella   materia   che   con   gli   istinti   prende   il 
sopravvento sullo spirito. Finché non avverrà il risveglio attraverso la fatica, il 
lavoro,   il   dolore.   Questo   il   destino   cui   è   condannata   l’umanità   dal   giorno   della 
Creazione:   nel   momento   stesso   in   cui   lo   spirito   si   è   scisso   dall’Uno,   l’uomo   ha 
perso la consapevolezza della sua natura divina, che deve ritrovare, vita dopo vita, 
attraverso un lungo cammino di conoscenza.

La Creazione

Cercare   di   stabilire   che   cosa   è   avvenuto   al   momento   della   Creazione   significa 


avere una chiave essenziale per

[86] ↑

capire l’origine e la natura dell’uomo e dell'universo e anche ritrovare la strada 
della salvezza, del Ritorno. Anche se non è ovviamente possibile entrare nella mente 
di Dio per capire l’input che ha dato origine alla manifestazione, abbiamo alcuni 
elementi   a   disposizione   da   cui   partire   per   un   approfondimento,   quelli   stabiliti 
dalla   scienza   ­  che   sta   tentando   sia   di   risalire   al   Big   Bang,   sia   di   trovare   la 
particella unica alla base della vita ­ e quelli che ci vengono offerti dalle varie 
tradizioni religiose ed esoteriche.
Per la teologia, la Creazione è il grande mistero d’amore di Dio, che chiamiamo, a 
seconda   delle   tradizioni,   Brahman,   Assoluto   o   Logos,   il   Verbo   che   crea   per   mezzo 
della Volontà, della Sapienza e della Parola.
Nel Vangelo sta scritto: «In Principio era il Verbo. E il Verbo era presso Dio. E 
il   Verbo   era   Dio»,   tre   frasi   apparentemente   simili,   costruite   come   un’equazione 
matematica,   che   esprimono   tanto   il   Principio   (nella   sua   accezione   di   inizio   e   di 
idea alla base di ogni cosa, il Logos appunto), quanto l’Unità e la Trinità di Dio. 
Inoltre,   se   ci   riferiamo   alle   moderne   scoperte   scientifiche,   possiamo   vedere   il 
Verbo come un principio informativo, che cioè contiene in sé tutte le informazioni, 
atte a dare origine alla monade, cioè all’unità di coscienza. Secondo la teosofia, 
che   getta   un   ponte   tra   il   cristianesimo   e   l’induismo,   i   Logos   che   hanno   origine 
dall'Uno sono tre e corrispondono, nella nostra cultura, ai tre princìpi del Padre, 
del Figlio e dello Spirito Santo. Anche Socrate parlava di tre princìpi creatori: 
del resto, la percezione della Verità è identica in tutte le tradizioni.
Il Principio non è l’inizio dei tempi, ma è Dio stesso, che racchiude in Sé ogni 
cosa: ritroviamo questo concetto anche in Oriente, nel taoismo: «Esiste un principio 
indefinibile e perfetto, anteriore a Cielo­e­Terra, calmo e nasco­

[87] ↑

sto, solitario e privo di mutamento, innominabile. L’uomo lo chiama la Via (Tao)», 
recita il Tao Te Ching.
Egli è l’Assoluto, l'inconoscibile, dato che non può essere compreso dalla mente 
umana, né ricondotto alle nostre categorie mentali.
Noi occidentali abbiamo cercato di creare un Dio a nostra immagine e somiglianza, 
gli ebrei ergendolo a giudice inflessibile, il Dio terribile dell'occhio per occhio 
che   ama   il   suo   popolo   ma   che   castiga   l’empio   e   l'ingiusto,   e   i   cristiani 
disegnandolo come un Padre amorevole e caritatevole; invece taoismo e buddhismo non 
parlano di Dio, ma solamente della Via per arrivare a Lui attraverso un cammino di 
purificazione ed evoluzione.
Dio è il Logos, intelligenza ed energia pura. Nella Sua mente esiste già il tutto 
(ed Egli è il tutto che si manifesta), esattamente come in un seme esiste già la 
struttura   energetica,   la   forma,   la   potenzialità   dell'albero   a   cui   darà   vita   una 
volta germogliato. Ma qualcuno deve gettarlo nella terra... Così, un giorno, per un 
disegno a noi segreto, l'Assoluto cessa di esistere per se stesso (qualcuno dice che 
da   solo   si   annoiava...)   ed   esprime   il   proprio   esistere   dando   origine   all’Energia 
primaria   e   all’idea   che   permetterà   alla   vita   di   prendere   forma.   E'   come   se   si 
frantumasse in mille fiammelle, in mille frammenti, creando quelli che la teosofia 
chiama monadi, particelle dotate di coscienza (potremmo identificarle con il Sé, che 
rimane   sempre   nel   «seno   del   Padre»),   rivelandosi   così,   sui   piani   più   alti   della 
manifestazione,   inconoscibile   all’uomo.   Un   aspetto   del   Verbo   è   il   suono,   la 
vibrazione (oggi potremmo parlare di «onda»): modificando la propria vibrazione più 
e più volte, le monadi si ricoprono di «materia» sempre più densa, dando vita ai 
livelli di realtà sottostanti, da quello spirituale a quelli causale (il mondo degli 
archeti­

[88] ↑

pi,   dove   si   produce   la   forma­pensiero   di   ciò   che   sarà   poi   generato   nei   piani 
sottostanti),  mentale,  astrale  ed  eterico,  dove  l’energia  si  struttura   nei  cinque 
elementi (Aria, Acqua, Fuoco, Terra ed Etere, che hanno una corrispondenza anche sul 
piano sottile, dove ciascuno è in relazione con un Angelo). Questi formano il piano 
materiale. E quando l’emanazione del Logos arriva in fondo, nel regno minerale, c'è 
un'inversione dell’onda creatrice, che da discendente diventa ascendente.
Nasce così l’universo di cui facciamo parte, che è uno solo dei tanti possibili. 
Ed   ecco   che,   attraverso   una   serie   di   passaggi   non   molto   diversi   da   quelli   che 
potrebbe   descrivere   la   fisica   quantistica,   lo   spirito   dà   vita   alla   forma   e   alla 
materia, creando così prima l’universo invisibile e poi quello visibile.
Se però l'universo è stato creato dal Logos, allora esso non è separato da Dio, ma 
è   l’espressione   fisica   del   suo   Essere:   potremmo   quindi,   con   un'immagine   poetica, 
vedere l’universo come il Suo corpo, dove ogni pianeta, ogni stella, ma anche ogni 
pianta, ogni animale, ogni individuo, ogni cellula, ogni particella sono parte di 
Dio. Questa è un'idea che si è fatta strada in me nel tempo, radicandosi sempre più, 
fino a farmi sentire che ciascuno di noi è come una cellula del Suo corpo. E come le 
nostre cellule non sono consapevoli delle altre e non hanno un’intelligenza loro (o 
sì?), così l’individuo non ancora risvegliato non ha coscienza di essere solo una 
parte del Tutto né di contenere il Tutto in ogni sua parte.
Questo   concetto   è   formulato,   peraltro,   dalla   filosofia   induista,   ripresa   da 
Leadbeater nel Il lato nascosto delle cose: «Tutti i costituenti fisici del sistema 
solare,   il   sole   con   la   sua   meravigliosa   corona,   tutti   i   pianeti   con   i   loro 
satelliti, i loro oceani, le loro atmosfere e le varie qualità di etere che

[89] ↑

li circondano, tutti questi collettivamente sono il corpo fisico del Logos, la Sua 
espressione sul piano fisico».

I piani sottili

Facendo riferimento all’induismo, la teosofia (che ritengo essere per molti versi 
attendibile,   anche   se   in   questo   campo   è   difficile   verificare   ogni   assunto)   ci 
fornisce una descrizione dei sette piani di realtà esistenti, che costituiscono i 
diversi livelli dell’invisibile in cui l’anima soggiorna dopo la morte. Li potremmo 
in   qualche   modo   paragonare   ai   gironi   danteschi:   però,   a   differenza   di   quanto 
prospetta   la  Divina   Commedia,   l’anima   può   cambiare   piano   a   mano   a   mano   che   si 
evolve, vita dopo vita. Questa visione serve anche per capire da dove provengono le 
entità con cui si viene a contatto nelle comunicazioni medianiche. In realtà questi 
piani   sono   separati   solo   nella   classificazione   che   ne   abbiamo   fatto   in   base   alla 
nostra percezione della realtà, mentre in effetti essi costituiscono un insieme e 
sono tutti riconducibili all’Uno e da Esso separati solo nella Coscienza.
Partendo   dall’alto   (un’indicazione   puramente   convenzionale,   dove   «alto» 
rappresenta il regno dello spirito e «basso» quello più involuto della materia, che 
sono separati solo per la nostra percezione), questi piani sono:

• Il   piano   spirituale,   costituito   dal   Mahaparanirvanico   (mondo   divino)   e   dal 


Paranirvanico   (mondo   monadico),   che   costituiscono   i   piani   di   attività   del 
Logos   irraggiungibili   all’uomo,   e   dal   Nirvanico,   condiviso   dall’uomo 
realizzato.

[90] ↑

• Il piano Atmico o Buddhico: il piano dell’uomo risvegliato.
• Il   piano   mentale:   si   divide   in   superiore   (o   causale),   che   potrebbe   essere 
anche   definito   il   mondo   degli   archetipi,   dove   hanno   origine   le   idee,   e   in 
inferiore, raggiungibile dalle anime che non hanno ancora iniziato il cammino 
del risveglio.
• Il piano astrale, o Kamaloka, dove soggiornano le anime subito dopo la morte. 
Ma è anche il piano che raggiungiamo durante il sonno, dove prendono forma i 
nostri desideri.
• Il   piano   fisico,   che   costituisce   il   campo   dell'evoluzione   umana,   animale, 
vegetale   ed   elementale:   si   divide   in   eterico   (formato   da   quello   che 
anticamente   era   considerato   il   quinto   elemento,   l'Etere,   che   oggi   possiamo 
definire   campo   elettromagnetico)   e   materiale   propriamente   detto   (costituito 
dalla densificazione dei quattro elementi).

Questi   piani   di   realtà,   «abitati»   dagli   spiriti   più   o   meno   evoluti,   hanno 
un'analogia con la costituzione occulta dell'uomo e i vari stati di coscienza. Li 
riportiamo   qui   di   seguito,   per   avere   una   visione   congiunta   del   macro   e   del 
microcosmo (non a caso qualcuno ha detto: «Così in alto, così in basso»).

• Il corpo spirituale: l’energia della Coscienza superiore, o Sé, connesso con 
il   mondo   intuitivo   e   spirituale.   Ha   una   fascia   esterna   con   la   stessa   forma 
ovale   del   campo   aurico   e   contiene,   insieme   al   progetto   di   vita 
dell'incarnazione   attuale,   tutti   gli   strati   dell’aura   dell’individuo.   E' 
composto di minuscoli fili di luce argento e oro e riproduce la struttura del 
corpo fisico. Nella fascia ester­

[91] ↑

na sono contenute le bande di colore relative alle vite passate.
• Il  corpo  causale:  così  chiamato  perché  in  esso  risiedono  le  cause  ­  che  si 
manifestano come effetti nei piani successivi ­ legate alle esperienze delle 
vite precedenti. Esso porta in sé tutte le nostre potenzialità, il disegno con 
il quale siamo discesi sulla Terra. E' anche l'organo del pensiero astratto, 
dei princìpi.
• Il   corpo   mentale:   è   l’energia   del   pensiero,   connessa   con   l'attività   della 
mente, che comprende anche la memoria e l’immaginazione. Viene percepito come 
un’intensa   luminosità   dorata   che   circonda   il   corpo   e   racchiude   le   forme­
pensiero,   che   appaiono   come   nuvole   di   luminosità   variabile   a   cui   si 
sovrappongono   addensamenti   di   colore   (le   emozioni   del   soggetto   connesse   con 
quel   pensiero).   Insieme   al   corpo   astrale,   costituisce   il   «doppio»,   che   si 
stacca dal corpo fisico durante i viaggi astrali o dopo la morte.
• Il corpo astrale o emozionale: compenetra l’eterico e il fisico, di cui segue 
il contorno, ed è connesso all’energia delle emozioni e dei sentimenti. I suoi 
colori, che riflettono quelli dell’iride, sono prodotti dalle emozioni e dagli 
stati d'animo e variano dai toni brillanti e limpidi a quelli scuri e opachi.
• Il   corpo   eterico:   considerato   in   qualche   modo   «materiale»   (un   tempo   lo   si 
pensava formato dal quinto elemento, l'Etere), potrebbe essere oggi definito 
come   il   campo   elettromagnetico   dell'individuo.   Ha   la   stessa   struttura   del 
corpo  fisico  ed   è  composto  da  linee  energetiche  simili  a  una  rete  di  raggi 
luminosi. E' la forma o, meglio, la matrice energetica su cui si plasma e si 
deposita  la  materia  fisica  che  va  a  costituire  i  tessuti  del  corpo.   Il  suo 
colore, visibile a occhio nudo, varia dalle vibrazioni più

[92] ↑

sottili dell'azzurro chiaro a quelle più grossolane del grigio.
• Il corpo materiale: è il nostro «vestito», l'involucro che ci permette di fare 
esperienza sulla Terra, formato dai quattro elementi. Parliamo solo del nostro 
pianeta, perché è possibile che su altri pianeti il «corpo» sia differente, 
per esempio meno denso, più sottile, trasparente, magari gassoso...

La tradizione cristiana ci parla invece di una suddivisione trina di corpo (che 
comprende,   secondo   la   visione   teosofica,   corpo   fisico   ed   eterico,   o   campo 
elettromagnetico), anima (corpo astrale, mentale e causale) e spirito (i piani più 
sottili).
Queste suddivisioni portano in sé le fasi del processo creativo e dell'evoluzione 
dell'universo,   in   particolare   dell’uomo.   Il   Divino   si   manifesta   prima   sui   piani 
spirituali, dove l’essenza dell’individuo è congiunta alla Fonte e quindi al Tutto, 
un livello di coscienza quasi impossibile da percepire. Quindi l’energia cambia di 
frequenza, di vibrazione, si fa sempre più «densa», scendendo nei piani sottostanti, 
fino ad arrivare al livello materiale, da cui poi dovrà ascendere per ricongiungersi 
all’origine da cui è partita.

Le intelligenze dei piani sottili: le gerarchie celesti

Secondo la tradizione, ciascun piano è stato creato con la partecipazione delle 
gerarchie celesti che eseguono la volontà divina, tra cui Angeli e Arcangeli, che 
non sono entità simili a persone, come a volte li dipingiamo (anche se nell'Antico 
Testamento a volte compaiono in forma

[93] ↑

umana),   ma   dirette   emanazioni   di   Dio:   con   un   linguaggio   moderno,   si   potrebbero 


definire campi di informazione.
Secondo   la   classificazione   (che   ha   una   corrispondenza   anche   nei   Sephira   della 
Cabala)   di   Dionigi   l’Areopagita,   o   pseudo­Dionigi,   la   massima   autorità   in   questo 
campo di cui tuttavia non si hanno notizie storiche certe, le gerarchie celesti sono 
divise in nove ordini, suddivisi in tre raggruppamenti ciascuno: nei piani più alti 
c’è   il   primo   gruppo,   costituito   da   Serafini,   Cherubini,   Troni,   che   sono   sempre 
presso   Dio.   Lo   contemplano   e   ne   cantano   le   lodi;   il   secondo   gruppo   comprende 
Dominazioni, Virtù e Potestà e il terzo Principati, Arcangeli e Angeli.
Vediamoli   uno   per   uno,   in   base   al   nome,   che   descrive   il   loro   compito   nella 
Creazione:

1. Serafini: gli «Ardenti» o «ruote di fuoco», emanazioni dirette di Dio, definiti 
«il principio di tutti i vortici», custodi con i Cherubini dell’energia primaria da 
cui può nascere qualunque nuova forma. Sono i primi a ricevere il pensiero divino e 
dispensano l’energia necessaria alla Creazione attingendo alla propria. Isaia così 
ne descrive uno secondo una visione avuta nel Tempio di Gerusalemme: «... sei ali: 
con   due   si   copriva   la   faccia,   con   due   si   copriva   i   piedi   e   con   due   volava» 
librandosi sopra Jahweh.
2.  Cherubini:  rappresentano  il  Principio  mobile  della  Divinità.  Ricevono  l'onda 
del   pensiero   divino   e   distribuiscono   l'energia   che   ricevono   dai   Serafini   per 
realizzarlo.   Attraverso   la   Saggezza   e   la   Conoscenza   di   cui   sono   portatori,   ne 
organizzano   le   leggi   e   le   strutture.   Di   loro   si   parla   nella   Genesi:   «Così   Egli 
scacciò l’uomo e pose a oriente del Giardino dell'Eden i Cherubini, che vibra­

[94] ↑

vano da ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via dell'albero della 
vita».
3.  Troni:   siedono   attorno   all’Altissimo,   accogliendo   ciò   che   discende   dal 
Principio   divino,   di   cui   divengono   portatori.   Destinano   la   creazione   nel   tempo   e 
nello spazio, verso la sua giusta collocazione, guidando ciò che è stato creato come 
pensiero divino nel luogo in cui dovrà manifestarsi.
4.  Dominazioni:   incarnano   la   forza   di   elevarsi   senza   mai   sottomettersi. 
Stabiliscono   i   confini   entro   i   quali   la   creatura   ideata   (sia   essa   un   fiore,   un 
animale o un uomo) potrà agire, nel rispetto delle leggi cosmiche e in armonia con 
il resto del creato.
5.  Virtù:  tesi  all’imitazione  di  Dio,  portano  in  sé  il  Principio  del  coraggio. 
Stabiliscono   le   caratteristiche   proprie   di   ogni   nuova   creatura,   costruendone 
l’archetipo   e   attribuendole   forma,   colore,   dimensioni,   profumo,   in   modo   da 
prepararla a scendere nei piani inferiori e manifestarsi.
6. Potestà: il loro nome indica la disposizione ad accogliere i doni divini e il 
carattere di potenza ultraterrena. Ma, secondo un’altra versione, indicherebbero le 
Potenze   celesti,   cioè   l’esercito   divino.   Caricano   di   energia   vitale   ogni   nuova 
creatura, creandone i corpi sottili e modellandone l'aura.
7.  Principati:   hanno   il   potere   del   comando   e   lo   esprimono   come   Principio 
ordinatore sovressenziale.
8. Arcangeli: ricevono le illuminazioni del Principio divino e le annunciano agli 
Angeli, attraverso i quali le manifestano all’uomo. Sono i custodi archetipi della 
nuova specie che, entrando nel mondo della materia manifesta, viene affidata a un 
Angelo custode. Nella Bibbia, anche se si dice che «sette sono gli Angeli sem­

[95] ↑

pre pronti a entrare alla presenza della maestà del Signore», sono citati per nome 
solo tre Arcangeli: Gabriele (Gabri­El, che significa «la mia potenza è Dio» oppure 
«potenza   di   Dio»),   l'annunciatore,   il   messaggero;   Michele   (Micha­El,   «chi   come 
Dio?»), il guerriero, colui che combatte le forze del Male; e Raffaele (Rapha­El, 
«Dio   guarisce»),   l'Arcangelo   della   salute,   della   guarigione,   della   medicina.   Gli 
altri   sono:   Uriel   («la   Luce   e   il   Fuoco   di   Dio»),   Scaltiel   («la   Parola   di   Dio»), 
Jehudiel («la Gloria di Dio»), Barchiel («la Beatitudine di Dio»). Altri indicano 
Anael, Azaziel, Ezechiel. Nella Cabala, invece, oltre a Michael, Raphael, Gabriel e 
Uriel, gli altri Arcangeli vengono chiamati Raguel, Suriel e Yerachiel.
9.  Angeli: hanno la funzione di messaggeri (questo è il significato etimologico 
del   termine   greco).   Sono   i   più   numerosi   e   i   più   vicini   a   noi.   Oltre   agli   Angeli 
custodi, ai quali viene affidato l’uomo, ci sono anche gli Angeli costruttori, che 
contribuiscono   a   edificare   i   regni   naturali.   Spesso   le   figure   angeliche   sono 
rappresentate con un aspetto umano, esseri di Luce ignei e sfavillanti, provvisti di 
ali   e   anche   di   grandi   occhi   di   cui   sono   dotate   le   ali   stesse:   ma   queste 
raffigurazioni   ci   servono   per   avvicinarci   a   una   dimensione   per   noi   altrimenti 
inconoscibile. La nostra mente fornisce cioè una forma antropomorfica a entità di 
Luce per non essere confusa, così come attribuisce loro gli occhi a simboleggiare la 
loro onniscienza, la capacità di conoscere tutto, nonché ali che simboleggiano la 
loro   capacità   di   muoversi   con   velocità   fulminea   nello   spazio­tempo.   Per   questo 
vengono anche descritti come venti, per la loro «azione veloce», che, come afferma 
lo pseudo­Dionigi, «passa in tutte le

[96] ↑

cose   quasi   intemporalmente...   E   il   soffio   d’aria   esprime   l’immagine   e   la   forma 


dell’attività divina».

Interessante   è   il   rapporto   tra   le   gerarchie   celesti   e   il   cammino   spirituale 


dell'uomo   che   papa   Gregorio   Magno   ha   tracciato   nelle  Homiliae   in   Evangilia: 
«Potremmo dire che la gerarchia celeste costituisce una sorta di immensa scala di 
Giacobbe che permette agli uomini di salire fino a Dio imitando gli Angeli [...] che 
rappresentano il modello cui gli uomini devono tendere per tentare di comprendere 
Dio. E' comunque da precisare che la  imitatio  di ognuno dei gradini della scala ­ 
sia   pure   dal   più   basso   ­   conduce   a   una   cognizione   del   Divino   inevitabilmente 
parziale   ma   compiuta   in   sé.   Alcuni   uomini   si   accontentano   di   conoscere   e   di 
annunciare ai fratelli piccole cose, e costoro sono uniti alle schiere degli Angeli. 
Altri   aspirano   a   conoscere   e   ad   annunciare   i   sommi   segreti   dei   Cieli,   e   costoro 
assomigliano   agli  Arcangeli.   Coloro   che   agiscono   e   operano   in   modo   egregio 
corrispondono invece alle schiere delle  Virtù. Vi sono uomini che mettono in fuga 
gli   spiriti   maligni   con   la   potenza   delle   loro   preghiere:   questi   vanno   avvicinati 
alle   schiere   delle  Potestà.   Quelli   invece   che,   per   elette   virtù,   dominano   su 
fratelli ugualmente eletti assomigliano alle schiere dei Principati. Gli uomini poi 
che riescono a dominare in se stessi ogni impulso malvagio sono vicini alle schiere 
delle Dominazioni. Coloro che contemplano il Signore e lo accolgono come in un trono 
dal quale giudica i fatti altrui sono uniti alle schiere dei  Troni. Gli uomini che 
più degli altri ardono di fraterna carità sono annoverati nel numero dei Cherubini, 
perché "cherubino" significa "pienezza di scienza" e, secondo san Paolo, la pienezza 
della   legge   è   la   carità.   Vi   sono   infine   altri   uomini   che,   accesi   soltanto 
dall’ardore di contemplare

[97] ↑

l'Altissimo,   non   desiderano   nulla   delle   cose   di   questo   mondo   e   perciò   si   nutrono 
solo   dell’amore   di   Dio.   Costoro,   il   cui   cuore   brucia   e   sfavilla,   ricordano   le 
schiere dei Serafini».

Manifestazioni angeliche

Molti parlano in questi tempi dei salvataggi o dei messaggi angelici e in tutto il 
mondo si tengono corsi per parlare con il proprio Angelo. Personalmente non credo 
che sia così semplice comunicare con livelli energetici tanto alti, di una purezza a 
noi   irraggiungibile,   mentre   mi   sembra   più   plausibile   che   si   contatti   la   propria 
parte spirituale, la parte più elevata del proprio essere, quella che Jung chiama 
Sé, oppure la forma­pensiero, l’energia astrale dell'Angelo, a cui la nostra mente 
dà una forma nel momento in cui ne viene a contatto. L’Angelo, infatti, è un’energia 
incommensurabile per estensione, vibrazione, potenza. Forse è più facile percepire 
gli   Arcangeli,   che   hanno   il   compito   specifico   di   seguire,   educare   e   proteggere 
l’umanità.
In   genere   il   contatto   con   le   sfere   celesti   (che   riguardano   anche   le   visioni 
mistiche di Gesù, la Madonna e i santi) non dipende dalla nostra volontà, ma avviene 
quando questi spiriti di Luce decidono di manifestarsi. Molte sono le apparizioni 
avute   dai   mistici   di   tutte   le   tradizioni   religiose,   ma   anche   dalle   persone   più 
semplici,   come   i   pastorelli   di   Fatima   o   di   Medjugorje,   diventati   strumenti   della 
Volontà   celeste,   che   si   serve   di   loro   per   aiutare,   convertire   o   portare   una 
rivelazione all'umanità: in questi casi si parla di un’irruzione del Divino nella 
vita umana, che non tiene evidentemente conto dei nostri canoni di

[98] ↑

giudizio (e quindi della cultura, dell’evoluzione, dello stato psicofisico e mentale 
di tali persone), ma segue un disegno più alto, a noi incomprensibile finché non ne 
vediamo i frutti.
Durante   un’inchiesta   sulle   apparizioni   mariane,   ero   andata   a   Oliveto   Citra,   un 
paesino in provincia di Salerno, dove anni fa molti avevano visto una giovane donna 
circonfusa di luce e sollevata da terra. Tra questi c’era anche un elettrauto, un 
uomo   rozzo,   che   beveva,   bestemmiava   e   trascurava   la   famiglia.   In   seguito   alla 
visione   non   era   certo   diventato   santo   o   dotto,   ma   aveva   cambiato   il   suo 
atteggiamento nei confronti della vita, migliorando il carattere e le abitudini per 
quanto era stato capace, e portando una testimonianza di conversione.
Gli individui che hanno sviluppato invece una buona spiritualità o una medianità 
di   tipo   mistico   entrano   in   contatto   con   il   Divino   attraverso   la   preghiera   o   uno 
stato   di   estasi;   in   questi   casi   è   probabile   che   abbiano   attivato,   anche   se 
inconsapevolmente, i chakra più alti, quello della corona o quelli al di sopra della 
testa, esterni al corpo.

Gli angeli del male

A   ogni   ordine   angelico,   ciascuno   dei   quali   rappresenta   i   vari   aspetti   e   le 
«qualità» di Dio, se ne contrappone uno demoniaco, che configura la separazione e 
l'allontanamento   dall’Uno,   quindi   l’assenza   della   Luce   e   l'incarnazione   di   forze 
distruttive e disgreganti. Si potrebbe tuttavia dire che non esista in assoluto il 
male, che è, secondo la filosofia occulta, l'altra faccia della Luce, la polarità 
opposta   a   quella   positiva,   necessaria   a   qualunque   processo   evolutivo:   sul   piano 
della manifestazione, infatti, positivo

[99] ↑

e negativo, yin e yang, Luce e Ombra, sono due aspetti complementari dell’unità, che 
non possono esistere l'uno senza l'altro.
Del resto, neppure l'Angelo è legato al concetto umano di bene e male: credo che 
abbia piuttosto la funzione di farci da specchio, mostrandoci la nostra faccia e il 
nostro  percorso.  Ecco  allora  che  un  Angelo  di  Luce  può  riflettere  il  nostro  buio 
interiore e apparire per questo mostruoso e terrificante, proprio come le energie 
disarmoniche e disgreganti che si muovono in noi. Questo è uno dei motivi per cui è 
meglio essere molto cauti nelle invocazioni: l'Angelo non è il putto alato che ci 
sorride   e   ci   conforta,   ma   un’energia   straordinariamente   forte   e   potente,   che   può 
scendere   nella   dimensione   terrena   con   la   spada   fiammeggiante,   pronta   a   riportare 
l’equilibrio anche attraverso l’apparente destabilizzazione dei nostri impulsi.
I   dèmoni   che   conosciamo,   descritti   tanto   nei   testi   sacri   quanto   da   una   certa 
letteratura o cinematografia, sono entità lontane dalla Luce che dimorano nel buio 
di   una   coscienza   obnubilata   e,   scendendo   nei   piani   più   vicini   alla   materia, 
nell'astrale   basso   o   addirittura   dentro   la   Terra,   si   caricano   di   energie 
disgreganti, scatenando le passioni più bieche e violente quando entrano a contatto 
con le anime più fragili. Spesso i delitti tremendi e le atrocità di cui si carica 
un’umanità disperata sono provocati dalla possessione di tali forze distruttive.
Ma spesso questi demoni esistono solo nel nostro subconscio, dove prendono forma i 
nostri pensieri, le credenze, le proiezioni degli aspetti più oscuri della nostra 
mente, di quella parte dell'Io che Jung chiama l'Ombra.
Lucifero,   l'Angelo   caduto,   il   ribelle,   simboleggia   proprio   l'assenza   della 
Coscienza, della Luce. Ma come può un Angelo ribellarsi a Dio, se è un'estensione 
dell’energia

[100] ↑
divina da cui non è mai separato? Senza contare che, a differenza dell'uomo, questa 
figura   non   ha   libero   arbitrio   e   quindi   non   può   che   eseguire   il   Suo   volere.   La 
ribellione è tipica di chi perde il contatto con il Divino, di una creatura separata 
dalla Fonte, che, come Narciso, specchiandosi percepisce solo la sua maschera e non 
la sua essenza. Ecco che allora possiamo pensare a Lucifero come al risultato della 
Luce   che   discende   nella   materia   e,   pur   mantenendo   la   consapevolezza   della   sua 
intelligenza   e   della   sua   energia,   dimentica   la   sua   origine   e   si   insuperbisce, 
peccando di orgoglio e presunzione. In fondo, ogni uomo porta in sé tanto la caduta 
di Lucifero quanto la strada della risurrezione.
Anche se esistono spiriti immondi che tentano l'uomo, cercando di farlo cadere, 
potremmo vedere il male non tanto come una personificazione, ma come assenza totale 
della consapevolezza del Divino. Nell’essere umano, è la parte dell’Ombra che prende 
il   sopravvento:   ma   il   cammino   dell’uomo   è   proprio   quello   di   armonizzare   le   forze 
contrapposte che porta in sé per risalire, vita dopo vita, verso la Luce.
Ogni   gerarchia   satanica,   quindi,   ha   una   corrispondenza   con   i   vari   piani   e 
sottopiani   della   materia   e   con   energie   personificate,   che   nelle   varie   tradizioni 
sono state rappresentate come mostri, dragoni, umanoidi con le coma, la coda e gli 
zoccoli.  Probabilmente  c’è  chi  li  ha  visti  realmente  in  questo  modo,  o  perché  la 
mente  ha  bisogno   di  attribuire  forme  antropomorfiche   all’energia,  o  perché  queste 
energie si rivestono di tali forme sul piano eterico per manifestarsi.

[101] ↑

Dèmoni o alieni?

Un’altra   possibilità,   non   così   remota   come   potrebbe   apparire,   che   spiega   le 
apparizioni   e   gli   interventi   demoniaci   ci   viene   dalle   più   recenti   inchieste 
ufologiche: questi mostri potrebbero non essere affatto dei dèmoni, ma forme aliene, 
che si sarebbero manifestate sulla Terra fin dall'antichità, scambiate per forze del 
male a causa del loro aspetto mostruoso, con fattezze umane deformate, come i dèmoni 
macrocefali con le braccia lunghe, simili in tutto e per tutto alla descrizione dei 
cosiddetti «grigi». La creatura più vicina alle descrizioni del demonio medioevale 
con zoccoli e coma è il sudamericano  chupacabras  (succhiacapre), un essere  erectus 
ma   con   forma   animale,   con   gli   occhi   rossi   e   molteplici   corna,   che   dissangua   il 
bestiame,   chiamato   anche   EBA   (Entità   Biologica   Anomala),   che   secondo   gli   ufologi 
potrebbe essere una creatura di origine extraterrestre.
Molti dèmoni scendevano sulla Terra da una nube nera o di fuoco (come non pensare 
alle astronavi?), che a volte portava morte e malattie, lasciando segni nei campi, 
simili ai crop circles di cui si parla tanto ai giorni nostri. Interessante è anche 
l'associazione   tra   i   dèmoni   e   l’odore   di   zolfo,   molto   simile   all’odore   di   ozono 
percepito   in   molti   casi   di   avvistamenti   di   Ufo.   Questi   dèmoni,   si   racconta, 
mutilavano gli animali ed entravano nelle case per accoppiarsi agli esseri umani, 
generando bambini che però sparivano dal grembo materno. Una descrizione che ricorre 
anche nelle abductions, i rapimenti alieni, in cui le donne verrebbero ingravidate e 
usate come incubatrici umane per dare vita a una nuova specie.
In   effetti,   alcuni   studiosi   sono   convinti   che   gli   alieni   abbiano   sempre 
interferito con l'umanità, con esperimenti di

[102] ↑

ingegneria   genetica   o   portando   esseri   dallo   spazio   che   prendevano   sembianze 


terrestri per creare nuove razze.

Gli spiriti di Natura

Secondo la Cabala, gli Angeli si trovano sul piano eterico, che condividono con i 
dèmoni   e   gli   Elementali,   in   un   livello   inferiore   a   quello   delle   anime   dei 
trapassati.   Qui   gli   Angeli   costruttori   formattano   l’energia   dei   cinque   elementi 
(Fuoco,   Aria,   Terra,   Acqua   ed   Etere)   trasmettendole   le   informazioni   che   le 
permettono   di   manifestarsi   poi   sul   piano   materiale   e   dar   vita   alla   materia.   Essi 
creano   quindi   una   forma­pensiero   che   agisce   sull’energia   più   densa,   originando 
quelli   che   la   teosofia   chiama   «spiriti   di   Natura»:   nella   cultura   popolare   li 
ritroviamo   nei   miti   e   nelle   fiabe   sotto   forma   di   geni,   gnomi,   fate.   Essi   sono 
collegati agli elementi (da cui il nome di Elementali) e conseguentemente al regno 
minerale, vegetale e animale. Hanno un corpo astrale, spesso rivestito di eterico, 
che permette loro di interagire con il piano fisico e di rendersi visibili. Ecco una 
sommaria classificazione.
Elemento Terra: folletti, elfi, gnomi e fate. Al regno minerale, dove l'energia è 
più densa e immersa nella materia fisica, appartengono le entità angeliche che hanno 
dato vita, nelle leggende di tutto il mondo, agli gnomi, che si trovano dentro le 
rocce, le miniere e sottoterra e alle fate, che vivono invece sulla superficie della 
Terra. Entrambi assumono forma umana, benché di dimensioni molto piccole; in genere 
non amano l’uomo, che vedono come un distruttore. Più comunicativi e amichevoli sono 
i   folletti,   che   imitano   l’uomo   per   i   modi   e   l'abbigliamento;   infine   esistono   gli 
elfi, più informi e meno strutturati (la loro costi­

[103] ↑

tuzione   corporea   consisterebbe   in   una   massa   solida   di   materia   eterica   priva   di 
organizzazione interna).
Elemento Acqua: ninfe, ondine e nereidi, elfi marini. Sono creature dell'acqua, di 
statura   inferiore   o   uguale   a   quella   umana,   senza   vestiti   né   ornamenti:   esistono 
quelle legate ai fiumi, ai laghi, alle cascate, alla superficie o alle profondità 
del mare.
Elemento   Aria:   elfi   e   silfi.   Sono   di   materia   astrale,   quindi   di   evoluzione 
superiore ai precedenti, che partecipano alla natura eterica. Assumono forma umana, 
anche se sono di proporzioni inferiori all’uomo e sembrano avere le ali.
Elemento   Fuoco:   salamandre.   Non   hanno   una   forma   fissa,   ma   si   muovono   e   mutano 
continuamente:  talvolta  assumono  sembianze  umane,  con  membra  e  capelli   di  energia 
fiammeggiante.
Poiché appartengono all'eterico, spiriti di Natura ed Elementali sono le entità 
più facili da percepire, dato che si vedono non appena si attiva la chiaroveggenza 
attraverso   gli   occhi   fisici   (si   vedono   soprattutto   con   la   coda   dell’occhio). 
Tuttavia, poiché in genere queste energie non amano l'uomo, è difficile entrare in 
contatto   con   loro.   Spesso   vengono   percepite,   oltre   che   dai   veggenti,   anche   dai 
bambini, che si trovano sulla stessa lunghezza d’onda.

Elementali e pratiche evocative

Gli Elementali sono forme­pensiero, create nell’aldilà dagli Angeli per dar vita 
agli   spiriti   di   Natura,   e   sul   piano   astrale   dalle   nostre   emozioni   e   dai   nostri 
pensieri. In questo caso, ogni paura, ogni ossessione, ogni desiderio, ogni credenza 
singolare o collettiva, ogni idea lanciata nello

[104] ↑

spazio   con   forza   e   ripetitività   fornisce   l’energia   necessaria   a   costituire   e 


mantenere nel tempo queste creature eteriche, che acquistano sempre più consistenza, 
fino ad avere una vita propria. Ecco quindi che, a volte, le entità negative che 
percepiamo intorno a noi non sono altro che la proiezione delle nostre disarmonie 
che prendono corpo e vita.
Nello stesso modo i mostri che s’incontrano nell’aldilà, nei viaggi astrali o dopo 
la   morte,   così   ben   descritti   nel  Bardo   Thodol,   rispecchiano   le   nostre   energie 
negative   disgreganti   ­   l’odio,   l’egoismo,   l’invidia,   la   gelosia,   l'aggressività   ­ 
che   diventano   divinità   terrifiche,   quelle   cui   siamo   stati   sottomessi   durante   la 
vita. E per dirla con Jung, non dobbiamo dimenticare che il male, in qualunque forma 
si presenti, non è altro che il proprio lato Ombra.
Queste entità non sono intelligenti e vengono dominate da una mente più forte: per 
chi   le   percepisce,   è   sufficiente   dar   loro   un   ordine   perché   lo   eseguano.   Possono 
proteggere luoghi e persone, svolgere piccoli compiti (nelle favole, le fate tengono 
pulite   le   case),   portare   messaggi.   Ecco   perché   in   magia   esistono   rituali   per 
utilizzarle,   obbligandole   a   eseguire   la   volontà   dell’operatore:   nella   maggioranza 
dei   casi,   tuttavia,   queste   pratiche   possono   essere   molto   negative   e   provocare 
l’effetto opposto a quello desiderato.
Per   la   legge   del   grande   ritorno   o   legge   di   causa­effetto,   ogni   azione   ne   crea 
un'altra conseguente, perciò quando si agisce per egoismo, per desiderio di potenza, 
per   avidità,   o   quando   non   si   è   in   armonia,   il   comando   che   si   lancia   si   ritorce 
sempre   contro   l’operatore   stesso.   La   medesima   dinamica   accade   nelle   evocazioni: 
quando   si   chiama   una   qualunque   entità,   un   trapassato   o   un   Angelo,   come   si   fa   a 
sapere quale forza si presenterà? E con che coraggio

[105] ↑

si può evocare una forza divina quando non si seguono le leggi dello spirito, ma 
solo le pulsioni del proprio ego? La maggior parte delle volte ciò che ritorna è 
un'energia di polarità diversa, che rispecchia quella dell'evocatore.

I pericoli dello spiritismo

Fino   a   cinquant'anni   fa   la   Chiesa   condannava   lo   spiritismo   con   la   scomunica, 


adducendo il fatto che la Verità può provenire solo da Dio e l'uomo può conoscerla 
solo   attraverso   i   testi   sacri;   quindi   tutti   i   fenomeni   sovrannaturali   che   non 
vengono da Lui venivano attribuiti al demonio e alle forze del male: proprio a causa 
di questa proibizione una grande medium come Bice Valbonesi ha conosciuto anche il 
carcere.
Ovviamente c’è stata qualche eccezione: in segreto, la Chiesa ha sempre studiato i 
grandi medium, convocandoli addirittura in Vaticano. Alla fine della seconda guerra 
mondiale,  un  alto  prelato,  accompagnato  da  altri  religiosi  tutti   rigorosamente  in 
clergyman,   frequentava   in   incognito   la   casa   di   mia   suocera,   dove   avvenivano   le 
sedute con la medium Maria Antelmi.
Oggi   l'atteggiamento   della   Chiesa   è   cambiato,   non   è   più   prevista   la   scomunica, 
anche se giustamente viene consigliata una grande cautela, soprattutto nei casi di 
persone   dalla   psiche   labile,   che   possono   essere   influenzate   negativamente.   La 
condanna   dello   spiritismo   avviene   da   parte   religiosa   quando   si   incorre 
nell’idolatria e si investono gli spiriti di un ruolo attribuibile solo al Divino.
Del resto, anche gli studiosi riconoscono la possibilità di errori e illusioni. 
Nelle   sedute   spiritiche,   le   entità   che   si   manifestano   possono   essere   tanto 
autentiche quanto fasul­

[106] ↑

le.   Quando   il   medium   non   è   molto   evoluto   ­   all’inizio   del   suo   percorso   o   ancora 
legato alla dimensione psichica ­può entrare in contatto con energie che non hanno 
niente   a   che   vedere   con   spiriti   di   Luce   o   con   entità   di   trapassati,   ma   sono   il 
proprio ego, i propri pensieri o l’inconscio di uno spirito incarnato. Ecco allora 
che, durante le riunioni medianiche, può accadere di comunicare con un partecipante 
alla seduta o con una memoria rimasta fissata nell’inconscio collettivo.
Ci   sono   stati   anche   casi   celebri   in   cui   il   medium   colloquiava   con   personaggi 
assolutamente   inesistenti,   inventati   o   letterari,   che   prendevano   vita   grazie 
all’energia   medianica.   Questa   è   una   delle   ragioni   per   le   quali   molti   studiosi   ed 
esoteristi   (come   René   Guénon,   che   ha   scritto   un   libro   contro   lo   spiritismo) 
condannano queste pratiche.
Tuttavia   sono   molte   le   comunicazioni   autentiche   con   le   anime   dei   trapassati, 
soprattutto con le persone care: è ovvio che esse tentino di manifestarsi in ogni 
modo   per   continuare   il   rapporto   che   avevano   prima   del   trapasso   e   se   trovano   il 
canale   di   comunicazione   (la   medianità   o   lo   stato   di   sogno)   lo   sfruttano.   Se 
paragoniamo   la   mente   a   uno   strumento   ricetrasmittente,   così   come   per   ricevere   un 
programma   televisivo   si   deve   avere   un   apparecchio   con   l’antenna   che   possa 
sintonizzarsi su una certa frequenza, così per comunicare con l’aldilà occorre un 
apparecchio (il medium), un’antenna (la medianità) e la possibilità di sintonizzarsi 
con   anime   che   vibrino   in   sintonia.   In   alcuni   verbali   di   sedute   medianiche   gli 
spiriti   dicono:   «Finalmente   abbiamo   trovato   la   macchina   giusta   (o   il   canale,   il 
mezzo) per comunicare con voi».
Altre   volte   la   comunicazione   si   instaura   con   gli   spiriti   guida,   entità   che   si 
assumono   come   compito   di   seguirci   nella   nostra   evoluzione:   le   prime   guide,   in 
genere, sono

[107] ↑

parenti, di questa o a volte anche di altre vite, poi a mano a mano che si cresce 
spiritualmente subentrano entità più evolute, che hanno perso la loro individualità 
e sono in contatto con i Maestri di Luce.
Ma   come   fare   a   discernere   le   entità?   Come   distinguere   tra   una   positiva   e   una 
negativa,   o   semplicemente   tra   un   fenomeno   realmente   medianico   e   uno   proiettivo   o 
isterico? Anche se non è facile, un’indicazione può venire da ciò che percepisce un 
veggente   o   un   medium   di   buon   livello   che   partecipa   alla   seduta.   Ma   sono   molto 
importanti   anche   i   «frutti»   del   cammino   medianico,   legati   sia   al   percorso   di   chi 
segue   le   entità,   sia   al   livello   delle   comunicazioni   per   quanto   riguarda 
precognizioni e disquisizioni filosofiche, spirituali o scientifiche.

[108] ↑
4. Viaggio nell’altra dimensione

L'esperienza ha mostrato che anche  il  solo studio  intellettuale 


degli insegnamenti occulti intorno a questo  argomento riesce di 
grande aiuto all'epoca della morte, e che il solo fatto di aver 
sentito   parlare   delle   condizioni   della   vita   astrale   riesce 
ugualmente utile, anche se l’individuo ha considerato queste cose 
come semplici ipotesi, senza approfondirne lo studio.
ARTHUR POWELL, Il corpo astrale

L’invisibile può essere esplorato, pur se solo in parte, anche da vivi: di solito 
si varca questa soglia ­ che forse è semplicemente un diverso stato di coscienza, un 
mondo   parallelo   che   è   dentro   e   fuori   di   noi,   cui   apparteniamo   senza   esserne 
consapevoli ­ quando si attiva l'emisfero cerebrale destro e i chakra superiori (il 
settimo, ma anche l’ottavo, il nono e il decimo, esterni al corpo fisico).
Un’esperienza   comune   a   tutti   è   quella   del   sonno,   in   cui   la   coscienza   entra   a 
contatto con la parte più profonda del proprio essere, oppure si stacca dal corpo 
fisico per viaggiare nel mondo materiale (in questo caso si possono visitare persone 
e luoghi esistenti e verificare l’indomani l'oggettività delle proprie impressioni) 
o   raggiungere   le   dimensioni   sottili,   in   particolare   il   piano   astrale,   dove   si 
incontrano le anime che vi soggiornano, ma anche altri viaggiatori della notte.
Quando   non   si   è   ancora   raggiunto   un   livello   superiore   di   consapevolezza,   nel 
momento   in   cui   il   corpo   sottile   si   riconnette   con   quello   fisico   queste   imprese 
vengono can­

[109] ↑

cellate,   anzi   rimosse,   mentre   il   cervello   rielabora   l’avventura   notturna 


restituendola sotto forma di sogno. Ma se si sviluppano tecniche adeguate, allora è 
possibile staccarsi consapevolmente dal corpo, di giorno o di notte, e dirigersi con 
la volontà dove si vuole, per poi ritornare nel corpo riconnettendosi semplicemente 
con il respiro. Sia nei sogni sia nelle OOBE (Out Of Body Experience) non si ha una 
cognizione precisa dell’aldilà ­ che si può percepire come una dimensione ammantata 
di nebbia o di una luce lattiginosa o sfolgorante, a seconda del livello raggiunto 
­tuttavia si sperimenta il cambio dimensionale.

L’esperienza di premorte

La stessa cosa si può sperimentare nell'esperienza di premorte (NDE,  Near Death 
Experience),   in   cui   ci   si   trova   forzatamente   fuori,   di   solito   dopo   un   arresto 
cardiaco che provoca il coma. Anche qui non si ha coscienza dei diversi livelli di 
realtà, forse perché si rimane molto vicini al piano materiale: l’individuo si rende 
conto  di  trovarsi  in  una  condizione  differente,  in  cui  mantiene  la  lucidità  e  la 
capacità di percepire e di ragionare come da vivo ­ anzi, qui è più vivo che mai ­, 
ma è come se captasse solo una piccola frazione di realtà, intuendone però una più 
ampia. Forse il viaggio sui diversi piani, descritti così magistralmente da Dante se 
pur in chiave simbolica, è possibile solo a un illuminato.
Negli Stati Uniti la NDE è stata analizzata da molti studiosi: i più famosi anche 
in Italia sono Kenneth Ring e Raymond Moody, che hanno fondato un’associazione di 
ricerca (la IANDS, International Association for Near Death Studies) per studiare le 
esperienze di NDE e racco­

[110] ↑

gliere   la   testimonianza   di   chi   è   ritornato   alla   vita   dopo   un   periodo   in   cui   era 
stato dichiarato clinicamente morto, o di chi era vicino alla morte per un incidente 
o una grave malattia, o ancora di chi, al momento della morte, ha narrato eventi 
simili ai precedenti.
Uno   dei   dati   più   interessanti   emersi   da   queste   ricerche   (alcune   delle   quali 
purtroppo sembra siano state manipolate per dimostrare a tutti i costi la tesi della 
sopravvivenza) è che tali esperienze sono simili tra loro, indipendentemente da età, 
sesso, razza, cultura e convinzioni religiose di chi le fa, tanto che il vissuto si 
ripete anche per i bambini piccoli o gli atei.
Ecco   che   cosa   succede   a   chi   cade   in   coma   lucido:   nel   momento   stesso 
dell’incidente,   la   persona   si   vede   uscire   dal   suo   involucro   fisico   come   da   una 
guaina e sale verso l’alto, da dove osserva e sente ciò che si verifica intorno al 
suo corpo, anche se non può comunicare con il mondo esterno. Poi, staccandosi dalla 
realtà attuale, rivede come su uno schermo i momenti più importanti della sua vita, 
mentre una voce fuori campo (o un essere di Luce) gli spiega dove ha sbagliato e 
dove dovrà correggere il suo comportamento.
In questo stato non si ha mai paura, né ansia, anzi si prova una profonda calma e 
pace. A questo punto, dopo aver udito un suono o una vibrazione intensa, il soggetto 
si   sente   attratto   all’interno   di   un   tunnel,   che   lo   inghiotte   risucchiandolo 
velocemente verso l’alto, fino a che lui può vedere come un’uscita, che lo immette 
in una dimensione di Luce. In questo «luogo» incontra esseri disincarnati ed entità 
luminose, che percepisce con grande emozione come parenti o come esseri superiori, 
di   grande   spiritualità.   Ma   poi,   inoltrandosi   in   questo   «spazio»,   arriva   a   un 
cancello, una barriera, dove gli viene chiesto se è pronto a

[111] ↑

morire o se vuole tornare a finire ciò che ha lasciato in sospeso.
Ed ecco il ritorno, spesso violento, doloroso e indesiderato, nel corpo fisico, 
con un ricordo incancellabile che nel tempo opererà nella persona una trasformazione 
radicale.   La   sua   vita   non   sarà   più   come   prima:   non   solo   si   accorgerà   di   aver 
attivato   le   facoltà   intuitive,   ma   sentirà   la   spinta   profonda   a   vivere   secondo   le 
leggi dell’evoluzione.
Molti   studiosi   ritengono   che   tale   esperienza   sia   provocata   dai   farmaci   o   dalla 
mancanza di ossigeno nel cervello: tuttavia, anche se così fosse (il tunnel potrebbe 
essere   la   visione   dell’occhio   della   coscienza   che   si   ritira   nel   corpo),   queste 
persone riferiscono azioni e discorsi che hanno avuto luogo nella propria stanza o 
anche lontano, nonché dati che non potevano conoscere. Ma, soprattutto, acquisiscono 
una morale e degli obiettivi spirituali che prima non avevano. Di conseguenza, una 
spiegazione legata alla biochimica non esclude affatto quella di tipo metafisico. Lo 
studio dell’NDE, messa in relazione con i viaggi fuori dal corpo, sta portando come 
conseguenza la verifica dell'ipotesi di sopravvivenza e la possibilità di avere una 
cognizione «scientifica» di altre dimensioni.

L’incontro con la morte

Chi ritorna dall’aldilà perde la paura della morte, che affligge anche i credenti 
e   costituisce   uno   dei   più   grandi   tabù   della   nostra   civiltà.   Influenzati   da   una 
cultura materialista, in questo secolo abbiamo perso il contatto con il sacro: molti 
tendono a considerare la morte un lungo sonno, uno stato d’incoscienza, in cui si 
perde la propria identità. Ma chi varca questa soglia si rende conto che la

[112] ↑

vita   è   solo   un   passaggio,   breve   come   un   soffio.   Morire   significa   staccarsi   dalla 
dimensione materiale per rinascere in quella dello spirito.
Che cosa accade all’individuo quando termina il suo percorso terreno?
Intanto bisogna dire che la morte è scritta dentro di noi, nel nostro DNA, fin 
dalla nascita e forse anche da prima, fin dal momento in cui il Maestro del karma, 
nell’aldilà,   c’invia   sulla   Terra   con   un   progetto   che   comprende   a   grandi   linee   la 
nascita,   la   famiglia   che   ci   accoglie,   il   compito   che   dobbiamo   assolvere   per 
evolverci, le persone con cui dobbiamo condividere le nostre esperienze e il giorno 
della   nostra   dipartita.   Questa   data   è   dunque   designata,   tanto   che   le   persone   più 
sensibili   sentono   quando   la   loro   vita   sta   per   finire:   nei   vari   congressi   del 
Movimento della Speranza mi è capitato spesso di leggere poesie o diari di giovani 
che in qualche modo preannunciavano la loro «partenza», come se nel profondo fossero 
consapevoli della chiamata, anche se nel momento in cui scrivevano non c’era niente 
che potesse far pensare alla fine.
Molti vengono in qualche modo avvisati attraverso i sogni: poco prima della fine 
vedono paesaggi desolati, desertici, con alberi o fiori secchi, senza vita. Oppure 
ricevono   la   visita   di   un   essere   luminoso   o  di   una   persona   cara   che   li   prepara   a 
questo momento, li viene a prendere.
Queste apparizioni, che di solito procurano un grande senso di pace e di gioia, 
possono avvenire anche a occhi aperti; in questi casi il malato, anche se in stato 
comatoso,   cambia   l’espressione   del   viso   e   guarda   sorridendo   in   un   punto   preciso 
della   stanza,   talvolta   chiamando   un   genitore   o   un   caro   scomparso,   preparandosi   a 
lasciare il corpo con un'attesa fiduciosa.
Più rare le esperienze negative, dovute alla paura o a un

[113] ↑

eccessivo attaccamento alla dimensione materiale: è il caso di una persona che, come 
mi ha riferito un suo parente, qualche ora prima della morte ha guardato spaventata 
verso la porta, quasi parandosi il viso con le mani, poi ha fissato un altro punto 
più   vicino   a   lei   e   infine   ha  alzato   gli   occhi   come   se   quella   figura   femminile   ­ 
descrittami in seguito come la morte nell'iconografia classica, vestita di nero e 
con la falce ­ fosse arrivata accanto al suo letto per portarla via.
Poi, quando arriva il giorno della fine, si chiudono gli occhi fisici e si stacca 
il   contatto   dal   cervello,   dall’organismo,   arrestando   così   le   funzioni   vitali. 
Tuttavia, anche se non si può più comunicare con il mondo esterno, si continuano a 
usare i sensi sottili, per cui si vede e si sente ciò che accade intorno e, insieme, 
nel mondo dell'invisibile. Subito dopo, ci si ritrova fuori dal corpo, che si guarda 
dall’alto,   emotivamente   distaccati,   raggiungendo   prima   l’eterico   (solo   in   caso   di 
cremazione   l’anima   viene   proiettata   bruscamente   nell’astrale)   e   poi   il   piano 
corrispondente alla propria evoluzione.
Solo   chi   muore   troppo   giovane   o   di   morte   violenta   può   sentire   la   necessità   di 
rimanere   per   un   periodo   sulla   Terra   per   prendere   atto   che   questa   esperienza   è 
realmente finita, oppure per confortare un famigliare o una persona amata. Chi muore 
in un incidente improvviso o è molto attaccato alla dimensione materiale tenta di 
vivere   come   se   fosse   ancora   nel   corpo,   cercando   di   richiamare   l'attenzione   delle 
persone   che   amava,   fino   a   che   qualcuno   (un’entità   o   la   sua   stessa   coscienza)   lo 
costringe ad andarsene.
Di là, l'anima osserva tutte le sue azioni come in un film, vedendosi però per 
quello che realmente è, senza illusioni. Può così fare il bilancio della vita appena 
trascor­

[114] ↑

sa e prendere coscienza dei propri errori, da cui verranno determinate le esperienze 
della vita successiva.
Dopo   un   breve   periodo   di   incoscienza,   raggiunge   il   piano   corrispondente   alla 
propria   evoluzione,   e   quindi   alla   capacità   di   cogliere   la   Verità.   Qui   l'entità 
mantiene   la   memoria   delle   esperienze   passate,   insieme   alla   sua   personalità, 
intelligenza e cultura. A questo proposito è sorto un grande equivoco. Molti credono 
che   l’anima   diventi   santa   solo   perché   si   è   staccata   dal   corpo:   ma   nell’altra 
dimensione   essa   ha   esattamente   lo   stesso   grado   di   evoluzione   che   aveva   prima   di 
morire, anzi, conserva perfino gli stessi vizi, le stesse abitudini. La possibilità 
di progredire si consegue soprattutto sulla Terra, anche se di là ci può essere una 
maggiore   presa   di   coscienza   e   un   piccolo   avanzamento:   per   questo   qualche   anima, 
desiderosa   di   migliorare,   cerca   di   aiutare   le   persone   incarnate   o   le   anime   nel 
momento del trapasso, con un atto d’amore che permette di scaricare una parte del 
karma.

Il trapasso

Il racconto  del trapasso  fatto  dalle  entità  o da  chi  torna  dal coma  non   è mai 
drammatico,   tutt'altro   (vedi   anche   il   mio   libro  L’aldilà   esiste?):   la   paura   e   la 
sofferenza   non  sono  provocate  dal  passaggio   nell’altra  dimensione,  ma  fanno  parte 
dell'esperienza terrena, riguardano il corpo e le emozioni. Tutti coloro che hanno 
vissuto la premorte ricordano di aver provato una grande sensazione di pace, che li 
spingeva a desiderare di non tornare indietro. Molti varcano il tunnel (che potrebbe 
anche   essere   la   visione   interna   del   corpo,   come   qualcuno   ha   ipotizzato,   o   la 
coscienza che si ritira), attirati da una Luce che viene perce­

[115] ↑

pita   come   fonte   intelligente   d'Amore.   Al   di   là,   alcuni   vedono   fontane   e   giardini 
fioriti   (un’immagine   che   richiama   il   Paradiso,   legata   ai   livelli   più   alti 
dell’astrale). Ma poi qualcosa impedisce loro di proseguire: un cancello chiuso, un 
parente   o   un   essere   di   Luce   li   avvisa   che   non   possono   rimanere   lì,   ma   devono 
tornare,   magari   per   seguire   un   figlio   ancora   piccolo   o   perché   non   hanno   ancora 
portato a termine il loro compito.
Un vissuto molto simile ce l’ha chi si sottopone al lavoro di regressione in altre 
esistenze: da molti anni, dopo aver portato le persone indietro nel tempo, in una 
vita precedente, faccio loro rivivere il momento della morte. Dopo aver visto che 
cosa   sta   accadendo   (c’è   chi   si   spegne   dolcemente   nel   letto   e   chi   muore   in   una 
situazione più cruenta, in battaglia o in un incidente), tutti hanno la percezione 
di uscire dal corpo e di osservare se stessi e le persone intorno al proprio corpo, 
descrivendo una tipica OOBE, in cui mantengono la piena coscienza di sé. Quindi c’è 
la   sensazione   di   andare   verso   l’alto,   in   un   luogo   non   meglio   identificato,   dove 
s’incontra un parente, la propria guida o semplicemente uno spazio percepito come 
accogliente   anche   quando   non   lo   si   vede.   Qui   si   fa   un   bilancio   delle   proprie 
esperienze,   prendendo   coscienza   degli   errori   e   degli   insegnamenti   insiti   negli 
eventi, e si fa un programma per la vita successiva.
Ebbene, tra i molti casi rammento una ragazza che ha ricordato di essere stata un 
pescatore di perle, morto in mare divorato dai pescecani: la paura che aveva fin da 
piccola non era affatto quella della morte, ma del mare tropicale e dei pescecani, 
verso cui nutriva un terrore folle (attutito poi dalla regressione), pur non avendo 
mai avuto, in questa vita, esperienze negative in mare.
Analogamente, ho avuto molti casi di persone che han­

[116] ↑

no   rivissuto   la   terribile   esperienza   del   campo   di   concentramento:   anche   loro   non 


temevano il trapasso, anzi la morte veniva ricordata come una liberazione, ma ciò 
che   rivivevano   con   angoscia   era   la   separazione   dai   propri   cari,   la   violenza,   le 
torture, le deprivazioni, l’abbrutimento.
Una ragazza di ventidue anni ha rievocato il campo e il giorno in cui era stata  
chiamata   per   fare   la   «doccia»:   credendo   di   doversi   lavare,   era   entrata   quasi   con 
gioia  in  una  cella  buia  senza  finestre.  Ma  si  era   accorta  subito  dell’inganno  e, 
mentre   sentiva   il   gas   che   le   toglieva   i   sensi,   si   era   chiesta   perché   accadesse 
proprio   a   lei,   concludendo   che   era   meglio   finirla   che   vivere   quell’esperienza 
terribile. E subito, mentre tutto sfumava in dissolvenza e lei si sentiva portare 
verso   l’alto,   le   comparvero   davanti   scene   di   vite   precedenti,   una   da   contadina, 
sprecata   rimpiangendo   un   amore   impossibile,   e   una   da   gagà   parigino,   un   uomo 
vanaglorioso   e   superficiale,   preoccupato   solo   del   suo   aspetto   fisico   e 
dell’apparire. Queste visioni le avevano fatto dire: «Ora capisco perché ho dovuto 
attraversare questa prova. In passato sono stata troppo superficiale e questa vita 
mi è servita a entrare dentro di me, a recuperare dei valori che non ho mai avuto e 
a   contattare   il   mio   spirito.   Nella   prossima   dovrò   fare   un   percorso   di   maggiore 
consapevolezza».

I livelli dell’aldilà: il piano eterico

Immediatamente dopo il distacco dal corpo ­ secondo la descrizione dei teosofi che 
più  di  altri  hanno  indagato  la  realtà  sottile  ­  la  coscienza  permane  per  qualche 
tempo sul piano eterico, un livello di realtà ancora fisico, dove si trovano dèmoni, 
spiriti di Natura ed Elementali, oltre alle

[117] ↑

anime ancora legate alla dimensione materiale o che non si sono accorte del trapasso 
e   non   sanno   dove   andare:   tutti   soggetti   che   potrebbero   rimanere   per   anni 
nell'ambiente dove hanno vissuto o anche dentro l'involucro fisico, dove dormiranno 
fino a che non li verranno a risvegliare.
A volte, quando l’entità non sa che cosa fare ­ dato che, proprio come un bimbo 
appena nato, deve ambientarsi, scoprire come muoversi e come comunicare ­ tende a 
ripetere le azioni che conosceva, rimanendo legata al corpo fisico e all’ambiente 
dove è vissuta. E poiché i suoi corpi sottili sono ancora rivestiti di eterico, che 
mantiene la forma e l’apparenza del corpo fisico, può essere captata non solo da un 
veggente, ma anche da una persona normale. Questo spiega come mai molti raccontano 
di aver visto il defunto subito dopo la sua morte.
Lo stesso vale per i fantasmi che si vedono nei castelli o nei luoghi infestati: 
si   tratta   di   anime   tormentate,   che   rifiutano   di   staccarsi   dalla   Terra   rimanendo 
legate   alle   loro   abitazioni   e   alle   loro   abitudini;   in   qualche   caso,   invece,   sono 
forme­pensiero create dalla mente umana o, meglio, dalle aspettative di chi vuole a 
tutti i costi vedere lo spettro, quasi fosse un’attrazione turistica.
Trascorso   un   certo   periodo,   l’eterico   si   stacca   dagli   altri   corpi   sottili, 
rimanendo   in   prossimità   del   corpo   fisico,   dove   si   dissolve   in   breve   tempo. 
Attraverso   i   rituali   di   magia   è   possibile   però   animare   questi   cadaveri   eterici, 
trasformandoli   in   schiavi   (come   avviene   per   gli   Elementali   o   gli   zombie),   per 
affidare loro dei compiti, spesso nefasti.
Chi rifiuta la morte lotta per mantenere integro l’eterico, riuscendo a rimanere 
più vicino alla materia: in questo caso diventa una larva (o baronte, secondo una 
denominazione dello spiritismo), che si attacca ai viventi con l’illusione di poter 
ancora assaporare attraverso di loro le espe­

[118] ↑

rienze   legate   ai   sensi.   Nei   casi   estremi   questo   spirito   basso   può   riuscire   a 
influenzare   un   individuo   psicolabile   in   modo   da   indurlo   a   realizzare   i   suoi 
desideri,   portandolo   talvolta   fino   all’autodistruzione:   così   si   spiegano   alcune 
ossessioni legate al cibo, al bere, al sesso, alle droghe o alla violenza cieca. Ma 
l'uomo   ha   sempre   il  libero   arbitrio   e   se   esercita   la   sua   volontà   è   più   forte   di 
qualunque entità.

Il piano astrale

Una   volta   che   l’anima   si   svincola   dall’eterico,   «sale»   al   piano   astrale,   dove 
appena arriva, soprattutto quando ha subito una lunga malattia o una morte violenta 
che ha provocato terrore o turbamento (per esempio un suicida, un condannato a morte 
o   chi   è   stato   assassinato),   ha   la   possibilità   di   ricaricarsi   di   energia,   per 
rivitalizzare il proprio essere. C’è chi parla di ospedali astrali, dove esistono 
medici, o comunque guide spirituali, che operano sulle entità più... disastrate.
Ad   alcuni   può   capitare,   appena   si   staccano   dalla   Terra,   di   incontrare   spiriti 
terrificanti, che in realtà sono solo forme­pensiero create dalla loro mente o da 
quella di altri uomini: come insegna anche il  Bardo Thodol, chi porta in sé gravi 
disarmonie   incontrerà   qui   i   suoi   dèmoni   personali   ­   quello   dell’odio,   della 
violenza, dell’invidia, della gelosia ­ ovvero le proiezioni della sua Ombra.
Nell’astrale   si   trovano   anche   le   forme­pensiero   legate   alla   cultura   e   alla 
religione,   e   alimentate   nei   secoli   dalle   credenze   degli   uomini:   ecco   che   un   ateo 
potrebbe  trovarsi  temporaneamente  nel   buio,  nell’assenza  di  ogni  forma,  mentre  un 
credente troverà il suo Inferno o il suo Purgatorio così come se li è immaginati in 
vita. Ma poi, piano pia­

[119] ↑

no,   aiutato   anche   da   spiriti   più   evoluti,   prende   coscienza   del   luogo   in   cui   si 
trova.
All’inizio   l’anima   mantiene   le   sembianze   che   aveva   nel   corpo   fisico,   prima   di 
morire, modellando il suo campo energetico con l’immagine di ciò che era nel periodo 
più felice della sua vita (ecco perché a volte uno spirito appare molto più giovane 
di   com’era   al   momento   della   morte),   cercando   anche   di   vivere   come   sulla   Terra. 
Poiché   la   materia   astrale   è   ideoplastica   (si   crea   cioè   con   il   pensiero:   basta 
desiderare   un   oggetto   o   una   situazione   per   realizzarli   immediatamente),   il   piano 
astrale,   pur   non   contemplando   il   dolore,   la   fatica   e   neppure   il   tempo,   è   molto 
simile a quello terreno.
Molte anime, nelle comunicazioni medianiche, raccontano di aver realizzato ciò che 
avevano   fortemente   desiderato   da   vivi,   per   esempio   una   bella   casa,   una   bella 
macchina, persino una nuova famiglia. C’è chi desidera ancora mangiare, bere, o fare 
l’amore, e per qualche tempo continua ad agire senza rendersi conto di aver cambiato 
dimensione (questo livello è chiamato anche Kamaloka, il piano del desiderio, dove 
le anime non si sono ancora staccate dalla natura emozionale). C’è anche chi viaggia 
e   chi   studia   per   ritornare   sulla   Terra   con   nuove   idee.   I   medici   che   amavano   il 
proprio lavoro cercano di curare anche dall'aldilà con la loro energia o di aiutare 
i   colleghi   sulla   Terra,   mentre   gli   artisti   portano   l'ispirazione,   suggerendo 
telepaticamente nuove idee.
A seconda del suo stato o, meglio, della materia astrale che ha accumulato sulla 
Terra,   l'anima   soggiorna   nel   sottopiano   astrale   corrispondente   al   suo   grado   di 
evoluzione:   se   è   ancora   attaccata   ai   valori   materiali,   si   troverà   nel   settimo 
livello e le sue vibrazioni ancora grossolane non le permetteranno di percepire che 
esistono livelli più elevati. A 

[120] ↑

mano   a   mano   che   si   stacca   dai   desideri   e   dalle   pulsioni   più   pesanti,   il   suo 
involucro   esterno   si   affina,   permettendole   di   cambiare   stato   di   coscienza   e   di 
salire di sottopiano, acquisendo una maggiore consapevolezza di sé e del mondo che 
la   circonda.   Per   salire,   dovrà   quindi   attraversare   tutti   i   sottopiani,   fino   ad 
arrivare al piano mentale e poi a quelli celesti, dove si staccherà definitivamente 
dai legami terreni. Fanno eccezione gli individui che nella vita sono rimasti legati 
ai valori materiali e agli istinti più grossolani, che rimarranno nell’astrale fino 
alla successiva incarnazione.
Nel   tempo   (che   ha   ovviamente   un’estensione   diversa   da   quella   terrena),   l'anima 
dovrà staccarsi dalle abitudini umane, dalle emozioni e da ogni attaccamento, per 
prendere coscienza del suo livello evolutivo. Tuttavia la materia astrale ­ fatta 
per lo più di essenza elementale, viva ma non intelligente ­ le impedisce di vedere 
i piani più alti e cerca di mantenerla su questo piano il più a lungo possibile, per 
non   essere   costretta   a   ritornare   sulla   Terra   (ciascun   essere   vede   secondo   la   sua 
frequenza:   quindi   è   più   facile   percepire   i   livelli   evolutivi   inferiori   che   non 
quelli superiori). La materia astrale serve anche alle entità più evolute, che se ne 
rivestono quando vogliono entrare in contatto con lo spirito del medium.
Su questo piano soggiornano in genere le anime ancora vincolate alle emozioni e ai 
desideri,   ma   anche   gusci,   larve,   Elementali,   spiriti   di   Natura,   anime   di   animali 
(che però di solito si reincarnano molto velocemente). Ci sono anche gli aiutatori 
invisibili, anime che scelgono come compito di aiutare le persone che hanno amato ­ 
i propri figli, i compagni, gli amici ­ o chi si trova in difficoltà e ha bisogno di 
essere seguito nella propria evoluzione. Inoltre ci sono anche le anime dei viventi 
che compiono viaggi astrali, coscientemente o durante il sonno.

[121] ↑

Piani mentale e causale

Quando l’entità si libera dai corpi astrali e si eleva al livello mentale, entra 
in   un   breve   periodo   di   incoscienza   simile   alla   gestazione,   in   cui   si   costruisce 
l'ego che deve vivere su questo piano. Quindi entra in quella dimensione che nella 
nostra cultura corrisponde alle dimore celesti e in quella orientale al Nirvana o 
Devasthan   (Devachan   per   i   teosofi),   cioè   nella   «terra   degli   dei»,   dove   «abitano» 
entità   altamente   evolute,   con   aspirazioni   e   pensieri   elevati   e   altruistici   (gli 
iniziati e i Maestri), nonché alcuni ordini angelici, come gli Arcangeli. In questo 
«luogo» dove non c’è nessuna disarmonia, nessuna forma negativa e neppure il dolore, 
si   prova   uno   stato   di   felicità   e   di   beatitudine   che   perdurerà   anche   nei   livelli 
superiori.
In questo piano l’ego si dissolve, insieme alla natura inferiore che in astrale 
dava   ancora   vita   a   pulsioni   e   desideri   egoistici:   tuttavia   il   modo   di   usare   il 
pensiero, la struttura e il bagaglio intellettuale rimangono quelli sviluppati sulla 
Terra.
Nel livello mentale inferiore l’energia viene ancora modellata dalla forma, così 
da   dare   corpo   a   straordinari   elementi   «paradisiaci»,   che   si   ritrovano   in   ogni 
cultura:   fontane   d’argento,   alberi   carichi   d’oro   e   di   pietre   preziose,   città   di 
cristallo, lastricate d’oro, che tuttavia sono un’ultima illusione che sparirà nel 
mentale superiore, dove non c’è più forma. Qui non c’è separazione e il contatto è 
solo tra le anime che sono in armonia fra loro.
Al   livello   causale,   infine,   la   forma,   quando   c’è,   è   momentanea   e   cambia 
continuamente, a seconda dei pensieri formulati. Il corpo mentale cade e finalmente 
l’anima,   nel   suo   corpo   causale,   ritrova   la   consapevolezza   della   propria   natura 
celeste e rientra in contatto con la Mente divina.

[122] ↑

Qui,   soprattutto  nel  primo  sottopiano,  si  trovano  i  Maestri  di  Saggezza  e  i loro 
allievi,   che   lavorano   per   l’evoluzione   della   razza   umana,   agendo   sulle   anime   per 
stimolarne la crescita spirituale.

La reincarnazione

L’anima   permane   nell’aldilà   fino   al   tempo   della   nuova   incarnazione:   di   solito 


questo periodo è proporzionale all’evoluzione dell’individuo, cioè più si è evoluti 
e più si rimane nell’altra dimensione. La media è di circa una cinquantina d'anni, 
anche   se   un   individuo   che   muore   molto   giovane   o   di   morte   violenta   a   volte   si 
reincarna subito. Quando  è pronta, l’anima si sente come chiamata, attratta dalla 
Terra,   non   perché   la   vita   nella   dimensione   materiale   sia   migliore,   ma   perché   la 
possibilità   di   riparare   agli   errori   del   passato   e   di   proseguire   sul   cammino 
evolutivo si realizza solo sul piano materiale.
Il  Maestro   del  karma  sceglie  allora  per  lei  le  esperienze  più   importanti  della 
vita futura (i genitori, l’ambiente socioculturale, le prove da superare, il lavoro, 
la famiglia, i figli), sempre in base alle sue esperienze precedenti. L’anima viene 
quindi attratta in un vortice che la fa precipitare nel corpo della nuova madre nel 
momento stesso del concepimento, cancellando la memoria del passato (questo processo 
venne   simboleggiato   dagli   antichi   con   il   passaggio   nel   fiume   Lete,   che   potrebbe 
anche corrispondere al liquido amniotico). A questo punto i suoi corpi sottili, che 
portano impressi a livello di particelle le memorie delle vite passate, si caricano 
dei corpi più pesanti, del mentale inferiore, l’astrale, l'eterico e scendono nella 
materia, dando il loro imprinting al DNA: il nuovo individuo sarà

[123] ↑

così il risultato della sua eredità genetica e delle esperienze precedenti.
Durante   la   nuova   vita,   l’individuo   incontrerà   le   esperienze,   programmate 
nell’aldilà, che sono impresse nel suo corpo causale: tuttavia conserverà sempre il 
libero arbitrio, cioè la possibilità di affrontare o rifiutare le occasioni che gli 
si   presentano.   Ma   ogni   prova   respinta   ritornerà,   nella   vita   presente   o   in   una 
successiva, fino a che non verrà risolta. Finché, vita dopo vita, l’uomo non finirà 
le sue esperienze, risvegliando consapevolmente il suo spirito addormentato fino a 
conseguire l'illuminazione, la santità, e così uscire dalla catena delle esistenze.
La   reincarnazione   è   una   fede   cui   aderiscono   oltre   i   tre   quarti   dell’umanità, 
eppure non solo non esistono prove scientifiche che la convalidino, ma ci sono altre 
spiegazioni   possibili   per   queste   memorie,   come   la   sensitività   (la   psicometria 
d’ambiente),   la   medianità,   il   pescaggio   nell’inconscio   collettivo   o   l’eredità 
genetica. C’è però da dire che gli studiosi hanno raccolto numerosi casi di persone 
che ricordano le vite passate con tanto di nomi, date e località che poi si sono 
dimostrati autentici.

[124] ↑
5. Le comunicazioni medianiche

Lo spiritismo ci dà la chiave di una quantità di cose inesplicate 
e inesplicabili da tutti gli altri mezzi.
ALLAN KARDEC

Finora   abbiamo   indagato   sulla   geografia   dell’aldilà   e   sul   viaggio   che   l'anima 
compie quando lascia il corpo fisico. Ma ora dobbiamo affrontare l'argomento che mi 
ha spinto a scrivere questo libro: le comunicazioni tra la Terra e il Cielo, tra i 
viventi e quelli che noi impropriamente chiamiamo defunti e che in tutti i messaggi 
medianici ci ricordano di essere... più vivi di noi.
E' chiaro che tutto ciò che riguarda la vita dopo la vita non può avere una base 
scientifica: per dimostrare che cosa accade alla coscienza dopo la morte del corpo 
fisico e che i messaggi provengono da un’altra dimensione e non dalla nostra mente, 
dovremmo dimostrare prima di tutto la realtà dell'anima. Quanto affermiamo è invece 
desunto   dalle   esperienze   dei   mistici,   dei   medium   e   di   coloro   che   tornano 
dall’aldilà. Filtrato dall’intuizione e dall’esperienza personale di chi scrive.
Oggi   ci   sono   però   molti   studiosi   seri,   che   affrontano   i   fenomeni   della 
sopravvivenza   anche   all’interno   delle   strutture   accademiche:   in   realtà   non   hanno 
niente di diverso dai loro predecessori, tranne che sono sostenuti dal loro titolo e 
da una ricerca portata avanti con rigore scientifico.

[125] ↑

E'   recente   l’esperimento   condotto   in   laboratorio   dal   professor   Gary   Schwartz, 


dell'Università dell'Arizona: alcuni medium (tra cui John Edwards, famoso negli USA) 
hanno   dato   messaggi   che   supporterebbero   l'ipotesi   di   un   contatto   con   i   defunti. 
Grazie alla procedura seguita (medium e soggetti non si conoscevano tra loro e in 
alcuni casi erano in locali separati e isolati), si può scartare non solo la frode, 
ma anche la lettura del linguaggio corporeo e la telepatia, dato che molte risposte 
non   erano   conosciute   neppure   dai   soggetti.   La   conclusione,   per   Schwartz,   è   che 
«tutti   i   dati   raccolti   sono   in   accordo   con   l’ipotesi   della   sopravvivenza   della 
coscienza dopo la morte».
Se   dunque   non   è   possibile   dimostrare   la   fonte   dei   fenomeni   (l’esistenza   degli 
spiriti) e l’oggettività dell’aldilà, possiamo però convalidare la veridicità delle 
comunicazioni.   E'   un   po’   il   cammino   fatto   dalla   parapsicologia:   nel   caso   della 
telepatia   o   della   precognizione,   non   si   sa   quale   tipo   di   energia   trasporti 
l'informazione da un individuo all’altro o come sia possibile uscire dal tempo per 
entrare   nel   futuro,   si   può   solo   constatare   l'oggettività   del   fenomeno   e   fare 
valutazioni di tipo quantitativo e qualitativo.
Lo  stesso  vale  per  i  fenomeni  della  sopravvivenza:  quando  una  persona  esce  dal 
corpo, o ritorna da uno stato di premorte, non si può dimostrare che sia stata in 
un'altra dimensione, ma attraverso il suo racconto si può verificare se ha realmente 
assistito a eventi accaduti lontano dal suo corpo fisico.
Un   altro   elemento   a   favore   della   sopravvivenza   è   che   tutti   coloro   che   vivono 
queste esperienze le riferiscono in modo simile, indipendentemente dall’età, dalla 
razza, dalla fede e dal loro livello culturale, sociale, spirituale. Così

[126] ↑

accade   nelle   sedute   medianiche.   Ci   sono   fatti,   situazioni   e   comunicazioni 


sull'aldilà   che   ricorrono   quasi   identici   anche   se   riferiti   in   ambiti   del   tutto 
eterogenei.

L'uomo e l'aldilà

Il desiderio di contattare le entità dei defunti risale alle origini dell'umanità: 
fin   dall'antichità,   l’uomo   ha   sempre   tentato   di   comunicare   attraverso   la   figura 
dello   sciamano   (stregone,   sacerdote,   medium   e   guaritore   al   tempo   stesso)   con   gli 
spiriti   e   con   i   morti,   che   tuttavia   venivano   seppelliti   al   di   là   di   un   fiume 
(consuetudine   da   cui   è   derivato   il   nome   di   aldilà),   in   modo   che   non   potessero 
tornare per vendicarsi o tormentare i viventi. Nella cultura sciamanica era molto 
importante   anche   il   contatto   con   gli   spiriti   di   Natura,   legati   agli   elementi,   ai 
luoghi,   alle   piante   e   soprattutto   agli   animali   (che   per   alcuni   popoli,   come   i 
pellerossa,   venivano   considerati   addirittura   guide   spirituali).   E   non   dobbiamo 
commettere   l’errore   di   attribuire   queste   credenze   all’ignoranza   o   a   una   visione 
arcaica dell’universo: i primitivi vivevano infatti a contatto con il magico per la 
loro   stessa   struttura   mentale   e   usavano   sicuramente   molto   più   di   noi   i   sensi 
sottili, percependo la realtà sottile come vera, reale.
Nella   cultura   egizia   e   mesopotamica,   e   in   seguito   in   quella   greco­romana,   il 
compito del contatto con l’invisibile fu affidato ai sacerdoti, che possedevano la 
chiave   dell’oltretomba.   Invece   per   gli   ebrei   l’evocazione   dei   morti   era   un   grave 
peccato: la Bibbia la proibiva, anche perché avveniva attraverso una pratica magica, 
che asserviva l'anima del trapassato a scopi egoistici, come quello di conoscere il 
futuro. Ed è per questo stesso motivo che la

[127] ↑

Chiesa ha proibito a lungo le comunicazioni medianiche. Pratiche di necromanzia si 
trovano anche nel Medioevo e nel Rinascimento. Ma si può parlare di spiritismo solo 
a partire dal 1848, quando questa dottrina si sviluppò parallelamente in Europa e 
negli Stati Uniti.
Un   altro   cambio   si   è   verificato   alla   fine   del   Novecento,   dove   più   che   di 
spiritismo si è cominciato a parlare di channeling, con la quale si può entrare in 
comunicazione non solo con i defunti, ma con la propria Coscienza superiore, il Sé, 
che è in contatto con la dimensione spirituale e quindi con la saggezza universale. 
Inoltre   studiosi   e   scienziati   hanno   incominciato   a   indagare   con   metodologie 
scientifiche, portando l’opinione pubblica ad accettare più facilmente il contatto 
con l’aldilà come una possibilità aperta a tutti.

Le sorelle Fox

L’episodio che diede il via allo spiritismo in America ebbe come protagoniste le 
sorelle Fox. La storia è nota. Nel 1847 la famiglia Fox si stabilì in una casa di 
Hydesville,   abbandonata   dai   precedenti   inquilini,   perché   disturbati   dai   colpi   che 
ogni notte risuonavano con forza alle pareti.
Quattro anni prima la casa era stata abitata da un certo Bell, che un giorno, in 
assenza   della   moglie   e   della   domestica,   aveva   ospitato   un   merciaio   ambulante, 
scomparso poi misteriosamente.
Una delle figlie adolescenti dei Fox, Kate, pensò che i colpi fossero provocati da 
un’intelligenza invisibile e provò a stabilire un contatto, battendo dei colpi sul 
muro con la mano e chiedendo una risposta secondo un codice elementare (per il sì 
due colpi, per il no uno).

[128] ↑

In seguito suo fratello perfezionò tale linguaggio, su cui si baserà in seguito la 
tiptologia   alfabetica,   molto   usata   nelle   sedute   spiritiche,   stabilendo   che   ogni 
colpo corrispondeva a una lettera (quindi un colpo per la A, due per la B, tre per 
la C, e così via). Attraverso il messaggio cifrato, lo spirito comunicò alle ragazze 
Fox di essere il merciaio assassinato da Bell, che lo aveva sepolto in cantina dopo 
averlo   derubato.   Praticando   degli   scavi   nel   luogo   indicato   furono   trovate   ossa   e 
capelli.   Nel   1904,   inoltre,   improvvisamente   in   cantina   crollò   un   muro,   che   ci   si 
accorse essere posticcio, dietro il quale fu trovato uno scheletro e una cassetta da 
merciaio ambulante. Il Bell aveva evidentemente sepolto il cadavere in una fossa e 
in   un   secondo   tempo,   per   essere   più   sicuro,   l'aveva   murato   per   premunirsi   da 
eventuali ricerche.
Nel 1849, dopo un messaggio che ingiungeva alle sorelle Fox: «Proclamate questa 
verità   al   mondo:   questa   è   l'alba   di   una   nuova   era»,   si   formò   il   primo   gruppo   di 
spiritisti a Rochester, dando inizio a una nuova epoca.
Nel   1870   negli   Stati   Uniti   gli   spiritisti   erano   già   dieci   milioni.   Quasi 
contemporaneamente   il   fenomeno   dilagò   anche   in   Europa,   in   Francia,   in   Italia,   ma 
soprattutto in Inghilterra, dove nacquero alcuni gruppi spiritisti e spiritualisti: 
tra loro emersero ricercatori di levatura storica, (come il fisico William Crookes, 
che   ammise   la   sopravvivenza   dell’anima   dopo   la   morte   del   corpo   fisico)   e   medium 
eccezionali,  come  Daniel  Dunglas  Home,  che  diede  prova  di  straordinarie  capacità, 
con   fenomeni   di   levitazione,   materializzazioni,   incombustibilità,   voci   e   musiche 
dirette.

[129] ↑
Allan Kardec

Ma il diffusore dello spiritismo moderno fu senza dubbio Allan Kardec (1804­1869), 
il cui vero nome era Hippolyte Léon Denizard Rivail, che a cinquantanni divenne lo 
studioso e il divulgatore più celebre dello spiritismo. Autore di libri fondamentali 
per chi si avvicina a questo campo (il Libro degli spiriti, Il libro dei medium, Il 
Vangelo   secondo   gli   spiriti,   Il   Cielo   e   l’inferno   e   La   Genesi,   i   miracoli   e   le 
predizioni secondo lo spiritismo), fondò un movimento, da cui nacque la Società di 
studi spiritici e anche una rivista, La Revue Spirite.
In   base   alle   comunicazioni   medianiche   che   aveva   ricevuto,   Kardec   elaborò   una 
dottrina   spiritica   che   si   può   considerare   ancora   valida   per   molti   punti   e   anche 
molto vicina alla teosofia.
La   sua   architettura   cosmica   parte   dal   vertice,   Dio,   Causa   eterna   e   supremo 
intelletto, che ha creato l'universo e tutti gli esseri, materiali e immateriali, a 
partire dagli spiriti puri o Angeli, più vicini a Sé, per proseguire con tutti gli 
altri, che si evolvono attraverso le varie incarnazioni realizzando il comandamento 
fondamentale portato dal Cristo, la carità e l’amore verso il prossimo. Per Kardec 
l’uomo   ha   vissuto   anche   su   altri   pianeti,   ma   è   stato   esiliato   sulla   Terra   per 
scontare i suoi peccati.
Nella sua evoluzione l’individuo è seguito dal suo spirito guida, che lo aiuta ad 
affrontare le prove del karma. Inoltre ci sono alcuni spiriti che, pur avendo finito 
il ciclo delle reincarnazioni, ritornano sulla Terra con un compito di servizio, per 
aiutare gli uomini nel loro cammino. Per lo spiritismo la vita è infatti una prova, 
una missione attraverso la quale possiamo accedere a livelli evolutivi superiori e 
sempre più vicino alla beatitudine divina.

[130] ↑

L’aldilà   non   è   un   luogo   determinato   ma   uno   stato   di   beatitudine,   di   pace   e   di 


felicità. Anche l’inferno è una condizione e le entità che la subiscono provano una 
profonda angoscia che le spinge a camminare verso un'evoluzione superiore.
Per  gli  spiritisti   è  il  corpo  eterico   che  permette,  una  volta   disincarnati,  di 
ritornare   a   comunicare   con   i   viventi,   perché   ha   una   natura   semimateriale   e   può 
diventare   visibile,   sino   a   materializzarsi   grazie   alle   energie   del   medium   e   di 
coloro che partecipano alle sedute. Finché l’entità mantiene il corpo eterico, vive 
in un mondo simile al nostro, continuando ad avere volontà e individualità. Quando 
si esaurisce il corpo eterico, non potendo più comunicare direttamente con la nostra 
dimensione,   l’entità   può   usare   invece   dei   messaggeri,   che   si   manifestano   nelle 
sedute spiritiche.
Kardec   ha   classificato   le   varie   tipologie   di   medium   in   base   al   loro   modo   di 
operare.   Riportiamo   la   sua   suddivisione   perché   ci   sembra   molto   esauriente.   Essi 
vengono  suddivisi  in  medium  a  effetti   psichici   e a  effetti  fisici.  I  primi  hanno 
fenomeni   di   telepatia,   chiaroveggenza,   possessione,   precognizione.   Tra   loro   si 
annoverano i medium «sensitivi», che avvertono la presenza di entità ed entrano in 
armonia   con   la   loro   natura;   gli   «auditivi»,   che   sentono   la   voce   dell'entità   e 
possono conversare con lei; i «parlanti», che le donano l’apparato vocale affinché 
possa comunicare; i «veggenti», che vedono le entità intorno a loro; e infine gli 
«ispirati», che ricevono le comunicazioni in stato d’estasi.
I   medium   a   effetti   fisici   producono   invece   fenomeni   materiali:   hanno   quindi   la 
possibilità   di   materializzare   o   muovere   oggetti   anche   a   distanza,   in   modo 
consapevole   o   inconscio.   Possono   essere   naturali,   spontanei   o   facoltativi.   Tra 
questi ci sono quelli denominati «motori», che produ­

[131] ↑

cono   fenomeni   di   tiptologia,   rumori,   colpi   o   percussioni,   movimento   di   sedie   o 


tavoli;   i   «traslatori»,   o   di   sospensione,   che   muovono   o   sospendono   corpi   nello 
spazio; i «notturni», che producono fenomeni fisici al buio; i «pneumatografi», che 
ottengono la scrittura diretta; i medium con apparizioni; e infine i «curanti», che 
hanno   la   facoltà   di   guarire   il   malato.   I   medium   «scriventi»   scrivono   ciò   che 
percepiscono dall'entità; ma a loro volta si dividono in meccanici, che non hanno 
coscienza   di   ciò   che   scrivono,   e   intuitivi,   che   sentono   una   voce   dettare   oppure 
muovono   la   mano   automaticamente,   senza   interferire   con   la   volontà.   Una   categoria 
simile è quella dei «disegnatori», che dipingono sotto la guida delle entità, e i 
«musicali», che scrivono musica sotto l'influsso delle entità.
Tra   la   fine   dell'Ottocento   e   i   primi   del   Novecento   lo   spiritismo   ha   vissuto 
momenti di grande fulgore, con medium di calibro straordinario, seguiti da studiosi 
di fama mondiale: possiamo citare Eusapia Paladino che, talora, durante le sedute 
levitava,   o   l’inglese   Daniel   D.   Home:   una   volta   egli   uscì   addirittura   dalla 
finestra, sollevandosi in aria in stato catalettico, per rientrare poco dopo. Spesso 
ebbe   anche   fenomeni   di   incombustibilità:   toccato   da   un   tizzone   ardente,   rimaneva 
illeso.
La letteratura spiritica riporta fenomeni che oggi invano gli studiosi cercano di 
riprodurre:   voci   dirette   che   sembrano   provenire   dal   nulla,   materializzazioni 
talvolta fotografate o di cui si presero i calchi medianici (si immergeva cioè nel 
gesso liquido la parte apparsa in seduta, che poi scompariva lasciando la sua forma 
impressa). E' chiaro che, come qualcuno vuole dimostrare, questi fenomeni si possono 
ottenere anche con l’imbroglio: ma a che pro, se il medium lavora nell’ombra, non 
guadagna né soldi né fama, e la seduta ha come unico fine la crescita spirituale?

[132] ↑

Medium si nasce...

La   medianità   è,   come   abbiamo   visto   ripetutamente,   la   comunicazione   con 


l’invisibile: ma questa capacità è innata o si può sviluppare?
In   passato   si   pensava   che   si   trattasse   di   un   dono,   e   nell'antichità   vi   si 
attribuiva addirittura un’origine divina: per questo solo il sacerdote, l'iniziato, 
lo sciamano, il profeta potevano entrare a contatto con le dimensioni celesti.
Probabilmente si tratta invece di una facoltà innata (la maggior parte dei medium 
ha ricordi di voci e visioni fin dalla prima infanzia), che si riporta da una vita 
precedente.   Nessuno   nasce   con   qualità   straordinarie   mai   coltivate;   i   bambini   che 
manifestano grandi doti artistiche hanno già aperto il canale della creatività in 
passato   e   lo   stesso   vale   per   i   sensitivi:   un'ipotesi   confermata   dal   fatto   che, 
quando si sottopongono alla regressione delle vite passate, scoprono quasi sempre di 
essere   già   stati   sacerdoti   in   un   tempio,   oppure   guaritori,   maghi   o   streghe.   In 
termini   più   concreti,   si   può   parlare   di   eredità   genetica:   spesso,   nella   storia 
famigliare, ci sono già stati parenti che hanno manifestato doti in modo più o meno 
evidente.   Oggi   sappiamo   con   certezza   che   nei   geni   sono   inscritte   le   nostre 
caratteristiche somatiche: ma è probabile che ci siano anche molti altri dati, tra 
cui   il   carattere,   le   predisposizioni,   le   potenzialità,   le   memorie   delle   vite 
passate.
Mi viene in mente la storia di Rosemary Altea, che da bambina udiva voci e aveva 
visioni   (come   accadeva   alla   nonna)   e   per   questo   veniva   minacciata   di   essere 
rinchiusa in manicomio. Una presa di posizione piuttosto frequente in passato, che 
molti   sensitivi   ricordano   con   angoscia.   Tuttavia   sono   molti   i   bambini   che   vedono 
accanto a sé i propri nonni o figure di Luce che li accompagnano nella

[133] ↑

prima   infanzia,   per   poi   svanire   nell'età   della   ragione   o   quando   la   famiglia   li 
minaccia   di   portarli   da   medici   e   sacerdoti:   questo   ci   fa   pensare   che   veggenza   e 
medianità siano doti naturali da coltivare.
Ricordo,   per   esempio,   quando   mio   figlio,   all’età   di   quattro   anni,   scorse   nella 
stanza mio padre, da lui mai visto nemmeno in fotografia, descrivendo perfettamente 
la sua statura imponente, le sue scarpe «enormi» (portava il 47, gigantesche per un 
bimbo piccolo) e il suo abito spigato grigio (che lui effettivamente amava molto). A 
nove anni vide mia suocera, morta quando lui era piccolo, che gli disse che stava 
andando a Napoli per scegliere una barca per il socio di mio marito (cosa che né io 
né   lui   sapevamo).   Ancora,   una   volta   che   mi   accompagnò   da   una   mia   amica 
pranoterapeuta,  dove  mi  sottoposi  a  una  seduta   dopo  un  incidente  automobilistico, 
lui, undicenne, le disse che non mi aveva tolto il male nel modo giusto, indicandole 
i   punti   che   lui   vedeva   ancora   «neri»   e   aggiungendo   che   la   sua   guida,   un   Maestro 
giapponese,   era   molto   scontenta   perché   lei   non   metteva   in   pratica   i   suoi 
insegnamenti.
Oggi   Francesco   è   un   adolescente,   giustamente   poco   interessato   a   questo   campo: 
dipenderà da lui attivare i doni con cui è nato, per realizzare il compito con cui è 
sceso sulla Terra.

...o si diventa?

Personalmente credo che tutti potremmo essere medium. «Questa facoltà è inerente 
all’uomo», scrive Allan Kardec nel Il libro dei medium, «e per conseguenza non è un 
privilegio   esclusivo;  così  vi  sono   poche  persone  presso   le  quali  non  se  ne  trovi 
traccia. Si può dire che tutti, chi

[134] ↑

più chi meno, sono medium. Tuttavia, nell’uso, questa qualificazione si applica solo 
a   quelli   la   cui   facoltà   medianica   è   nettamente   caratterizzata   e   si   traduce   con 
effetti palesi di una certa intensità.»
Questa capacità è legata all'attivazione dei chakra e quindi strettamente connessa 
con la nostra evoluzione, e si manifesta quando siamo pronti. Noi sappiamo che un 
bambino  delle   elementari  non  è  in  grado  di  capire  il  pensiero  astratto:  prima  di 
affrontare un problema di trigonometria o una pagina di filosofia, dovrà finire le 
elementari,   le   medie   e   poi   le   prime   classi   del   liceo.   Lo   stesso   vale   per   la 
medianità: una persona che vive seguendo solo le pulsioni legate alla Terra, come 
l’amore, il sesso, i soldi, il successo o il potere, da un punto di vista spirituale 
è   come   un   bambino,   che   non   ha   ancora   scoperto   le   sfere   più   alte   del   suo   essere. 
Prima   di   aprire   la   porta   alla   conoscenza   superiore   dovrà   imparare   ad   amare   gli 
altri, affinando la sua sensibilità e la sua percezione sottile.
Talvolta   la   medianità   viene   attivata   improvvisamente   e   in   modo   spontaneo   da   un 
incidente:   non   sono   rari   i   casi   in   cui   una   persona   normale   (parola   che   però   non 
significa niente, se non che un individuo o una situazione rientrano negli schemi 
del pensare comune) si ritrova con facoltà insospettate dopo aver rischiato la vita 
per una caduta, un trauma fisico o psichico, un coma. Del resto, una delle modalità 
per diventare sciamani è quella di essere colpiti da un fulmine o da una malattia 
mortale, che «uccide» la personalità comune e fa rinascere alla vita spirituale.
Così   è   accaduto,   per   esempio,   a   Gemma   Zampini,   di   Verona,   che   attivò   la   sua 
sensitività   da   piccola   quando,   cadendo,   uno   spigolo   le   entrò   come   un   cuneo   nella 
nuca:   quella   scossa   al   sistema   energetico   riattivò   evidentemente   i   suoi   centri 
sottili, procurandole visioni e precognizioni.

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Simile   è   il   caso   della   già   citata   Teodora   Stefanova,   una   ragazza   bulgara   che 
lavorava in un albergo e pensava solo a costruirsi una vita felice. Ricoverata in 
coma   in   ospedale   dopo   un   incidente   automobilistico,   al   risveglio   si   accorse   di 
vedere le malattie e il dolore delle persone che le si accostavano, primi tra tutti 
i   medici   e   le   infermiere   che   l’accudivano.   Spaventata,   cercò   di   soffocare   le   sue 
voci e le sue visioni, ma invano. L'incontro con una grande sensitiva la spinse poi 
ad   accettare   il   proprio   dono,   che   era   spontaneo,   quasi   imposto   da   un’altra 
dimensione, ma che andava coltivato, affinato con un atteggiamento di introspezione, 
di ascolto interiore per sé e non solamente per gli altri.
In  qualche   caso  la  medianità  può  anche  essere  «contagiosa»:  la  vicinanza  di  un 
medium   può   risvegliare   energie   sopite,   di   cui   si   è   quasi   ignari.   Non   è   raro, 
infatti, che una persona partecipi a una seduta medianica e, indotta dall’energia 
dei presenti, cada in trance senza neanche accorgersene, scoprendo in questo modo la 
sua natura medianica.

I pericoli della medianità

Attraverso   la   medianità,   vista   non   come   fenomenologia   ma   come   possibilità   di 


connessione   con   i   livelli   più   alti   della   realtà   sovrasensibile,   l'individuo   può 
contattare   i   propri   cari,   ma   soprattutto   evolversi,   scoprendo   le   chiavi   stesse 
dell’evoluzione, le leggi della vita e dell’universo, lo scopo della sua esperienza  
personale. Certo, non  è un cammino facile, ma richiede una serie di doti come la 
fede, la costanza, la volontà di perseguire una meta spirituale, il discernimento, 
la capacità di rinuncia.

[136] ↑

E' inoltre molto difficile condurre una vita «normale» e pretendere di innalzarsi 
ai livelli spirituali più alti, di avere come spiriti guida entità di Luce quando 
magari   si   coltivano   sentimenti   di   invidia,   di   gelosia,   di   rancore.   Ognuno   di   noi 
attira le persone e quindi anche le entità in sintonia con la propria personalità e 
il proprio livello evolutivo: come si può dunque pensare di entrare in contatto con 
coscienze molto evolute se si vive nel disordine fisico e morale, se si eccede nel 
bere o si ha un'intensa attività sessuale, magari con partner diversi, o se lo scopo 
della propria vita sono la ricchezza, il successo, il potere?
A   questo   proposito   ricordo   un'esperienza   fatta   molti   anni   fa.   Venni   invitata   a 
incontrare   un   medium   «molto   spirituale»,   mi   venne   detto,   di   una   città   del   Nord 
Italia. Prima di partire, dissi a mio marito dove andavo, lasciandogli un indirizzo 
e un recapito telefonico (cosa che non ho mai fatto in nessun’altra occasione). «Se 
non torno chiama la polizia», gli dissi scherzando.
Arrivata   a   destinazione,   venni   accolta   dal   medium,   un   ex   cameriere   che   aveva 
sviluppato   la   medianità   facendo   ballare   i   tavoli   dopo   la   chiusura   del   locale 
notturno in cui lavorava. E già questo primo punto mi mise in guardia. L’uomo mi 
invitò a partecipare a una seduta, che guarda caso si teneva quella sera stessa. Ma 
prima andammo a mangiare insieme a dei suoi amici in una pizzeria, dove lui si scolò 
da   solo   una   bottiglia   intera   di   vino!   Ci   recammo   poi   nel   luogo   dove   si   sarebbe 
tenuta   la   seduta:   ero   un   po’   agitata,   percepivo   entità   basse   e   non   sapevo   come 
tirarmi   indietro.   Subito   il   medium   cadde   in   trance   e,   ruttando   rumorosamente,   si 
presentò come un porcaro del Sud Italia. Poi mi chiese di avvicinarmi: non avevo per 
caso   paura,   vero?   Aggiunse   che   non   dovevo   temere   per   l’ora   tarda,   mi   avrebbe 
accompagnato durante la strada del ri­

[137] ↑

torno,   sedendosi   al   mio   fianco   in   macchina.   Lo   pregai   di   rimanere   lì,   non   avevo 
bisogno di una guardia del corpo.
Non   pubblicai   mai   l'intervista   né   questa   mi   venne   sollecitata.   Mi   chiesi   come 
fosse possibile pensare che quell’uomo fosse soddisfatto di avere come spirito guida 
un’entità tanto rozza, e come facevano i suoi amici a ritenerlo un grande medium. Ma 
non era il mio compito criticare, tanto più che lui non avrebbe capito, anche perché 
ognuno riceve lo spirito che merita, adeguato alla sua evoluzione.
Non tutti vivono infatti la medianità come un cammino di crescita. Molti inseguono 
i fenomeni fine a se stessi, si accontentano dell'evento straordinario, di un tavolo 
che si alza, un oggetto che cade nel vuoto, una voce diversa dalla propria. Alcuni 
medium ricevono messaggi come fossero semplici apparecchi riceventi, che non vengono 
alterati   o   coinvolti   dai   canali   che   trasmettono.   Ho   conosciuto,   per   esempio,   una 
donna molto semplice e senza cultura, che va in trance spontaneamente nei momenti 
più impensati, mentre fa i mestieri o cucina, mettendosi a parlare anche in latino o 
in lingue sconosciute, senza interessarsi minimamente a ciò che sta dicendo, come se 
in quel momento fosse un robot che presta il corpo a qualunque entità di passaggio. 
Vale   la   pena   avere   un   dono   e   viverlo   senza   comprenderlo?   O   forse   siamo   solo 
strumenti in mano a guide invisibili che ci manipolano come marionette? Mi rifiuto 
di pensarlo, anche se sicuramente facciamo tutti parte di un piano cosmico di cui 
non sempre siamo consapevoli.
I rischi di questo ambito, soprattutto all’inizio, sono molti: se il medium ha una 
personalità debole, può lasciarsi sopraffare da entità poco evolute e invadenti, che 
si attaccano a lui per continuare a vivere attraverso la sua

[138] ↑

mente e il suo corpo nella dimensione fisica, spingendolo a mettersi completamente 
al loro servizio per vivere esperienze a loro non più permesse e impedendogli così 
la sua autonomia psichica. Tra le fonti energetiche che sarebbe meglio evitare ci 
sono   gli   Elementali   (energie   non   intelligenti,   che   possono   agire   spinte   dalla 
volontà di un altro), i gusci (i corpi astrali privi della coscienza, salita in un 
piano   superiore,   che   continuano   ad   avere   solo   in   apparenza   una   loro   autonomia   e 
vengono rivitalizzati dall'energia del medium e della catena), le persone morte in 
modo violento in giovane età, assassinate o suicide, che non si danno pace e non 
accettano di aver cambiato dimensione, oltre alle entità molto basse che si prendono 
gioco di chi le ascolta, divertendosi a fornire indicazioni illusorie e ingannevoli. 
Altre si divertono a spaventare le persone, riuscendo a provocare colpi nel muro e 
nei mobili o a creare rumori di passi o catene, come nei migliori film horror (ma la 
realtà supera sempre la finzione).
Proprio mentre stavo scrivendo queste pagine, ben due persone mi hanno raccontato 
esperienze   di   questo   tipo.   Una   ragazza   giovane,   di   Milano,   da   quando   ha   cambiato 
casa   viene   svegliata   tutte   le   notti   alle   quattro   da   una   presenza   umana,   che   non 
riesce a mettere a fuoco. E' probabile, mi dice, che sia la precedente padrona di 
casa,   morta   lì,   che   non   vuole   andarsene.   Anche   se   non   si   tratta   di   una   presenza 
malevola,   è   come   se   quest'anima   volesse   protestare   perché   la   sua   casa   è   stata 
occupata...
Lo stesso è accaduto a una donna di Modena, che ha una medianità latente: spesso 
le capita di venire svegliata da passi, rumori, voci. «Di solito non mi spavento», 
mi   ha   detto,   «perché   ho   la   sensazione   di   presenze   benevole,   anche   se   un   po’ 
invadenti. Ma una notte sono stata svegliata da forti rumori di catene e ho avuto la 
sensazione di pre­

[139] ↑

senze  oscure.   Tra  l’altro,  ho  sempre  comunicato  queste  impressioni,  scoprendo  che 
altri   avevano   avuto   la   stessa   esperienza   negli   stessi   luoghi:   questo   mi   ha 
confortato, nel senso che sono certa di non essermi inventata nulla.»
Quando   le   entità   sono   troppo   presenti   e   affollano   i   luoghi   e   la   mente   delle 
persone, la medianità diventa un pericolo, quasi una forma di possessione. Tuttavia 
non si può chiudere, prima di tutto perché è un dono che ci viene dato per evolverci 
e   aiutare   gli   altri,   e   poi   perché,   bloccandola,   potrebbe   generare   uno   squilibrio 
psicofisico.

Sbagliare è necessario

Come difendersi allora da queste dinamiche, come allontanare le entità basse che 
disturbano il sonno, la mente, la vita del medium?
Diciamo che tutti all’inizio incorrono in errori e pericoli, che   fanno   parte 
dell'apprendimento: spesso sbagliare è necessario, serve a confrontarsi con il mondo 
dell’invisibile   e   a   valutare   meglio   le   proprie   energie,   le   proprie   modalità,   il 
proprio potenziale.
Come ogni strada, anche la medianità ha bisogno di regole, che riguardano una vita 
morigerata,   l’osservazione   di   valori   etici   e   spirituali   e   la   capacità   di   ascolto 
interiore, per sviluppare un’attenzione volta a un livello più alto di coscienza. 
Tutte   le   discipline,   del   resto,   tracciano   una   strada   fatta   di   prescrizioni: 
interessanti   quelle   proposte   dal   buddhismo,   finalizzate   al   raggiungimento   della 
felicità e della perfezione, che insegnano ad astenersi dalle dieci azioni negative 
(non   uccidere,   non   rubare,   non   commettere   adulterio,   non   mentire,   non   creare 
discordia, non parlare in modo violento, non fare discorsi vani, non desiderare

[140] ↑

le cose altrui, non desiderare il male degli altri, non avere visioni errate) e ad 
applicare l'Ottuplice Sentiero (retto intendere, retta risoluzione, retto parlare, 
retto   agire,   retto   sostentarsi,   retto   sforzo,   retta   meditazione,   retta 
concentrazione).
Per quanto riguarda in modo specifico la medianità, ciascuno ha la sua modalità 
preferita,   legata   alle   proprie   predisposizioni   o   al   suggerimento   dalle   guide. 
Tuttavia, all’inizio  è meglio esercitarsi con gli strumenti più semplici, come la 
scrittura automatica, più consigliabile del tabellone, dove per muovere il bicchiere 
serve un’energia più grossolana, che attira più facilmente le entità poco evolute. 
L’unico rischio della scrittura è lo psichismo, cioè l'impulso a scrivere ciò che 
attingiamo   inconsapevolmente   dal   nostro   mentale   inferiore.   Infatti   può   anche 
accadere che il medium comunichi con se stesso, con il proprio inconscio: in questo 
caso non fa altro che estrapolare da se stesso le proprie convinzioni, porgendole 
agli altri con la veste affascinante della trance.
D’altronde   questo   rischio   si   presenta   in   tutti   i   fenomeni   della   medianità 
soggettiva, compresa la trance per incorporazione, dove il medium potrebbe attingere 
al suo inconscio oppure captare ciò che pensa qualche partecipante alla seduta. E' a 
causa   di   questa   possibilità   che   molti   studiosi,   già   nel   secolo   passato, 
contrapponendosi agli spiritisti, attribuivano tutti i fenomeni all’animismo, cioè 
alla   mente   umana.   Ma   queste   due   posizioni   non   sono   necessariamente   antagoniste, 
possono essere anche complementari. Del resto, la medianità può essere vista come 
una forma di telepatia tra uno spirito incarnato e uno disincarnato.
Ciò che si deve fare di fronte a questi fenomeni è mantenere uno spirito critico, 
per non lasciarsi suggestionare

[141] ↑

e vedere ciò che si vorrebbe. Anche se chi ha perso una persona cara prova un grande 
sollievo   nel   comunicare   nuovamente   con   lei,   deve   stare   attento   a   non   cadere   nel 
fanatismo   e   nell’illusione,   che   lo   porterebbero   a   credere   qualunque   cosa   pur   di 
lenire il proprio dolore.
Un’altra insidia, non certo minore, è l’esaltazione del proprio ego, che spinge il 
medium   a   credersi   l’unico   detentore   della   verità   solo   perché   riceve   messaggi   da 
un'altra   dimensione:   ora,   è   vero   che   le   entità   acquisiscono   una   percezione   più 
lucida   della   realtà   e   si   rendono   conto   degli   errori   fatti,   ma   non   per   questo 
possiedono la scienza infusa, anzi spesso mantengono le convinzioni di quando erano 
vive. «Non pensate di essere migliori degli altri perché partecipate alle sedute», 
ci   disse   un   giorno   il   Maestro.   «Anzi,   se   avete   bisogno   dei   miei   insegnamenti 
significa che siete più indietro degli altri e avete bisogno di essere istruiti.»

Appuntamento con gli spiriti

Per   non   diventare   dipendenti   e   ossessionati   da   questa   attività   e   cadere   preda 


delle   entità   più   basse,   è   consigliabile   non   intraprendere   questa   attività   ogni 
giorno,   come   fanno   spesso   i   neofiti   sull’onda   dell'entusiasmo,   ma   scegliere   un 
giorno alla settimana, sempre alla stessa ora, come per stabilire un appuntamento 
fisso con le entità (i consigli sono ovviamente per i principianti e non per chi ha 
trovato la sua strada e il suo equilibrio).
E come quando dobbiamo vedere una persona cui teniamo ci laviamo, ci profumiamo e 
ci   mettiamo   gli   abiti   migliori,   così   anche   per   incontrare   le   entità   è   bene 
prepararsi, osservando un rituale che coinvolge il corpo, da purificare

[142] ↑

con   le   abluzioni   e   l'osservazione   del   digiuno   (o   comunque   consumando   un   pasto 


leggero),   e   la   mente,   che   va   mantenuta   il   più   possibile   serena.   L'ideale   sarebbe 
avere   a   disposizione   un'intera   giornata   da   trascorrere   in   mezzo   alla   Natura,   tra 
passeggiate e meditazioni. Ma questo, nella frenetica vita di oggi, è praticamente 
impossibile.   Allora   lo   sforzo   è   quello   di   mantenere   la   mente   sgombra   dalle 
preoccupazioni e dai pensieri negativi.
Per operare, il medium ha poi bisogno di determinate condizioni ambientali: per 
questo,   l’appuntamento   avverrà   in   un   luogo   lontano   dagli   stimoli   esterni,   come 
rumori   e   suoni   intensi,   dove   sia   possibile   raggiungere   uno   stato   di   calma   per 
concentrarsi.   L'ambiente   deve   essere   pulito,   aerato,   magari   con   qualche   pianta   e 
possibilmente   senza   apparecchi   elettronici   che   disturbano   l’energia   medianica;   è 
bene anche mettere nella stanza una ciotola d’acqua, che ha la funzione di scaricare 
l'elettricità   statica   (a   cui   si   connettono   i   pensieri   negativi),   e   bruciare 
dell'incenso per purificare l’ambiente.
Dopo   una   breve   meditazione,   in   cui   si   rivolge   una   preghiera   a   chi   può   e   deve 
seguirci   affinché   ci   protegga   da   entità   poco   evolute,   si   apre   la   mente, 
predisponendosi come un apparecchio ricevente, in uno stato modificato di coscienza 
definito   anche   trance   lucida   o   leggera,   in   cui   si   mantiene   la   consapevolezza   di 
tutto   ciò   che   accade,   ma   si   fa   tacere   la   propria   mente   per   ascoltare   una   voce 
interna.
Nella planchette o nella scrittura automatica c’è una specie di richiesta mentale 
esplicita che attira le entità: tuttavia il collegamento non va mai forzato, perché 
si rischia di disturbare le anime o di attirare entità molto basse: del resto, chi 
ci ama rimane vicino a noi anche dall’aldilà e si mette in contatto non appena trova 
il canale per comunicare.

[143] ↑

E' inutile dire che se nei messaggi compaiono parolacce, bestemmie, maledizioni o 
comunque   un   linguaggio   scurrile,   è   bene   smettere   subito,   invitando   le   entità   ad 
allontanarsi. In seguito, quando il medium consolida le sue capacità, avrà anche la 
protezione   di  una  guida  spirituale,  che  gli  farà  da  filtro  in  modo  da  richiamare 
solo le entità che devono comunicare, allontanando quelle meno evolute che vogliono 
infiltrarsi.
A volte il medium entra in trance profonda aiutato dal magnetismo della catena: in 
questo stato alterato di coscienza si predispone a recepire le comunicazioni degli 
spiriti,   consentendo   il   manifestarsi   di   fenomeni   medianici,   di   natura   psichica   o 
fisica,   a   seconda   delle   sue   caratteristiche.   In   questo   caso   abbandona   il   corpo 
fisico   (molti   raccontano   di   aver   dormito   o   di   aver   fatto   un   viaggio   astrale,   di 
essersi recati in un giardino o nell'universo), che «impresta» all’entità, subendo 
una   modificazione   fisiologica   (come   la   respirazione   affannosa,   il   raffreddamento 
degli arti, il pallore sul volto, l'accelerazione del battito cardiaco), ma anche 
psicologica   e   caratteriale:   molti   cambiano   espressione,   atteggiamento,   timbro   di 
voce.   Si   parla   allora   di   medianità   per   incorporazione,   in   quanto   il   soggetto 
incorpora una personalità non terrena, un defunto o uno spirito di Luce, permettendo 
loro di entrare in diretto contatto con il mondo dei viventi.
Le catene medianiche

Per   comunicare   si   può   anche   operare   da   soli,   soprattutto   quando   si   ha   una 


medianità auditiva, se si sente cioè interiormente la voce delle entità, o quando si 
usa la scrittura, un mezzo che non richiede molto dispendio di energia. In

[144] ↑

genere, però, è meglio organizzare un gruppo fisso, la cosiddetta catena medianica, 
che serve a creare un campo magnetico atto a favorire la trance e a richiamare le 
entità.
Come   avviene   una   seduta?   Soprattutto   in   passato   questa   si   faceva   al   buio   (si 
pensava   che   le   entità   fossero   disturbate   dalla   luce   diretta,   soprattutto   se   si 
verificavano fenomeni fisici), intorno a un tavolo spesso rotondo e a tre piedi, sul 
quale le persone univano le mani aperte in modo da formare un cerchio, mentre oggi 
si tende a incontrarsi in un ambiente illuminato, dove le persone sono semplicemente 
sedute intorno al medium. Tuttavia ci si può disporre seguendo delle indicazioni: 
per esempio, si possono mettere le donne alla sinistra del medium e gli uomini alla 
destra. Oppure formare una catena zodiacale, in cui si dispongono in cerchio persone 
appartenenti   ai   dodici   segni   dello   zodiaco.   La   catena   solare   è   composta   di   soli 
uomini, quella lunare di sole donne o di un uomo e una donna alternati.
Secondo   Kardec,   i   partecipanti   dovrebbero   essere   sempre   in   numero   dispari   e   al 
massimo nove; per lui, con sette partecipanti si ottengono migliori fenomeni fisici 
e con nove migliori comunicazioni con l'aldilà.
Il tipo di seduta più conosciuto, quello a cui ci si accosta quasi per gioco o per 
curiosità  (un   atteggiamento  peraltro  sconsigliato)  durante  le  serate  tra  amici,   è 
quella cosiddetta del bicchierino o del piattino ovvero della telescrittura. Su un 
foglio   di   carta   si   scrivono   le   lettere   dell’alfabeto   e   i   numeri   da   0   a   9, 
inserendoli in un cerchio, e poi le parole «sì», «no», «non so». Quindi si pone sul 
tavolo un bicchiere (o un piattino) rovesciato, vicino al quale i presenti mettono 
il   dito   indice,   anche   senza   toccarlo.   Poi   ci   si   concentra,   e   uno   del   gruppo   che 
guida la seduta (o ciascuno, uno per volta) pone le domande. Di

[145] ↑

solito il bicchiere si mette a girare, spesso vorticosamente (tanto da escludere, in 
questi   casi,   che   venga   manovrato   dai   presenti),   fermandosi   sulle   varie   lettere 
dell’alfabeto, fino a formare frasi di senso compiuto, nomi, date, in risposta alle 
domande.   Ma   se   non   è   presente   un   buon   medium,   le   risposte   sono   da   attribuire 
all’inconscio  dei  presenti,  che   si  manifesta  tramite   impulsi  trasmessi   dalle  loro 
mani.
La   stessa   dinamica   avviene   con   la   tiptologia:   i   presenti   mettono   le   mani   sul 
tavolo,   che   si   alza   e   incomincia   a   battere   dei   colpi,   uno   per   ogni   lettera 
dell'alfabeto, rispondendo alle domande poste.
Personalmente   non   amo   molto   questi   mezzi,   che   funzionano   con   un'energia 
psicocinetica, quindi più «fisica», che può scatenare fenomeni collaterali. Tuttavia 
questa   è   una   posizione   personale:   infatti   ciò   che   qualifica   una   seduta   non   è   la 
metodologia usata, ma il livello delle comunicazioni.
Per evitare incidenti di sorta, è bene comunque che il medium sia seguito da un 
esperto,   che   lo   guidi   ponendo   nel   modo   giusto   le   domande   alle   entità   che   si 
presentano, e lo controlli in modo che non gli accada niente di inopportuno, come 
perdere l’equilibrio o stancarsi eccessivamente. Per non nuocere al sistema nervoso 
del sensitivo, la trance profonda non va mai interrotta bruscamente: del resto, di 
solito questo compito se lo assume la guida spirituale, che ha a sua disposizione un 
tempo prestabilito (curioso: là dove non c’è tempo, in alcune occasioni si sottostà 
a un tempo terreno).

[146] ↑

Lo psichismo

Se la trance è profonda e le condizioni della seduta sono buone (le persone sono 
armoniche,   evolute   e   in   sintonia   tra   loro),   i   messaggi   in   genere   sono   di   buon 
livello   e   soprattutto   assolutamente   estranei   alla   personalità   del   medium.   Quando 
invece la trance non è molto profonda e il medium vuole controllare ciò che avviene, 
può interferire, se pur inconsapevolmente, inserendo concetti che appartengono non 
alle entità ma al suo modo di pensare. Per questo occorre tener conto che qualunque 
messaggio può essere inquinato dallo psichismo.
Non solo, ma può anche accadere che un medium abbia doti straordinarie soltanto 
per un periodo della sua vita, e poi, per ragioni del tutto sconosciute, perda le 
facoltà, come se nella sua mente scattasse un interruttore che toglie il contatto.
Ricordo una donna, buona e sensibile, che conobbi molti anni fa: avendo perso il 
fidanzato durante la guerra, Maria aveva rinunciato a una vita sua e si era dedicata 
agli altri. Un giorno si avvicinò al mondo del paranormale e ben presto scoprì di 
saper muovere il pendolo. Dal pendolo alle comunicazioni con l’aldilà il passo fu 
breve: quando si diffuse la voce che il suo spirito guida era papa Giovanni XXIII, 
le   si   costituì   attorno   un   gruppo.   Peccato   che   molti   dei   suoi   messaggi   fossero 
deliranti. Una volta mi telefonò per raccontarmi che le entità le avevano comunicato 
che Arthur Rubinstein era morto, ma tenevano nascosta la sua salma per una specie di 
congiura,   non   ricordo   se   legata   a   un’eredità   da   spartire.   Il   giorno   dopo   sul 
giornale leggevo: «Domani, grande concerto di Rubinstein a Venezia». Ma lei non si 
arrendeva   e   dopo   qualche   tempo   mi   richiamava   per   ridarmi   la   notizia,   ancora   una 
volta infonda­

[147] ↑

ta,   che   il   pianista   era   defunto!   Colpita   poi   da   un   grave   tumore,   la   donna   si 
identificò   in   quella   Maria   che   sarebbe   dovuta   ritornare   sulla   Terra   secondo   le 
profezie di papa Giovanni, trascritte da Pier Carpi: con la sua guarigione avrebbe 
dimostrato   allora   al   Vaticano   e   al   mondo   intero   la   sua   identità,   capace   di 
sconfiggere   il   male,   cioè   le   fatture   che   secondo   lei   le   erano   state   lanciate 
procurandole la malattia. Morì attorniata dall’affetto dei suoi «discepoli», senza 
aver preso coscienza dei propri abbagli.
Del resto, la linea che separa la medianità dalla follia a volte è sottilissima. 
Anzi,   sono   molti   i   malati   mentali   che   sviluppano   la   sensitività,   percepiscono 
presenze e hanno precognizioni. Ma poi non sanno discernere tra proiezione, fantasia 
e realtà sottile.
Ecco   perché   è   importantissimo   avere   un   atteggiamento   critico   nei   confronti   dei 
messaggi. Credo che, soprattutto finché non si verifica il proprio potenziale, sia 
bene non prendere mai come oro colato i contenuti dei messaggi, ma avere l’umiltà di 
vagliarli, verificando quanto di essi corrisponda a realtà.

Chi comunica in una seduta medianica?

Le prime entità che si presentano di solito sono proprio i parenti e in generale 
le persone che abbiamo amato, come un figlio, un amico, un nonno, oppure una forte 
figura di riferimento incontrata in una vita precedente, che a volte sceglie anche 
di   guidare   il   medium,   assumendosi   l’incarico   di   aiutarlo   nel   suo   cammino.   Poi,   a 
mano   a   mano   che   si   procede   sulla   strada   evolutiva,   lo   spirito   guida   cambia,   e 
diventa   sempre   più   elevato:   ecco   allora   apparire   entità   che   hanno   perso   le 
caratteristiche terrene (ai veggenti

[148] ↑

queste non appaiono in forma umana, ma come una grande Luce, spesso di forma ovale) 
e non vogliono essere prese in considerazione per ciò che sono state sulla Terra, ma 
per la loro attuale funzione di messaggeri: per questo a volte non danno il loro 
nome ma si definiscono con pseudonimi simbolici o con lettere dell’alfabeto (come A, 
X,   Z,   che   servono   da   segno   di   riconoscimento).   E'   il   caso   delle   entità   che   si 
manifestavano   a   Piancastelli,   o   dell'«entele»   (un   nome   che   deriva   dal   greco   e 
significa   «che   è   nella   perfezione»),   un’energia   mai   incarnatasi   sulla   Terra,   che 
comunicava   attraverso   Bice   Valbonesi.   A   volte   si   presentano   anche   intelligenze 
vissute   su   altri   pianeti,   in   altre   parti   dell'universo,   o   entità   che   dicono   di 
essere state spiriti già elevati sulla Terra, come i santi. In casi più rari arriva 
il «raggio» di un’energia potente che sembra inchiodare letteralmente il medium e i 
presenti.

[149] ↑
6. Come attivare la medianità

E se tu dormissi, e se poi nel tuo sonno sognassi
E se nel tuo sogno tu andassi in Paradiso
E lì cogliessi un fiore strano e meraviglioso,
E se al risveglio avessi ancora il fiore nella tua mano?
Ah, e allora?
SAMUEL TAYLOR COLERIDGE

In tutto il mondo vengono proposti corsi di channeling o di comunicazione con gli 
Angeli   (sulla   quale   per   la   verità   ho   alcuni   dubbi).   Oggi   si   tende   a   favorire   la 
medianità lucida, in cui il medium rimane vigile e ha una fenomenologia molto simile 
a quella del veggente, anche se i fenomeni non sono da attribuire alla sua mente, ma 
a un’intelligenza esterna. Però, se è vero il presupposto che la vita continua dopo 
la   vita   e   si   può   comunicare   con   le   altre   dimensioni,   come   sembrano   aver   fatto   i 
medium   di   cui   abbiamo   parlato,   è   anche   possibile   sviluppare   la   medianità   con   la 
volontà e l'esercizio?
Per rispondere, potremmo porci una domanda analoga: se esiste la possibilità di 
esprimere   la   propria   anima   attraverso   l'arte,   come   hanno   fatto   grandi   personaggi 
come Dante, Michelangelo, Raffaello, Picasso, Schubert o Beethoven, tanto per citare 
qualche nome, è possibile studiare per diventare come loro?
Certo,   la   genialità,   come   la   grande   medianità,   è   un   dono   innato,   maturato 
attraverso   un   lungo   percorso   iniziato   in   altre   esistenze:   tuttavia   chiunque   può 
provare a studiare poesia, musica, pittura, scultura e iniziare a esprimersi at­

[150] ↑

traverso  questi  mezzi.   Ciascuno   raggiungerà  poi  un  risultato  proporzionale  al  suo 
livello. Una persona può anche non diventare un grande musicista, ma può imparare a 
leggere la musica ed esprimersi dignitosamente con uno strumento musicale.
Lo stesso vale per qualunque arte o capacità umana, quindi anche per la medianità. 
Per  accostarsi  a  questa,  occorre  aprire  la  mente  e  attivare  i  chakra  che  rendono 
possibile   la   comunicazione   con   l’aldilà,   per   iniziare   poi   a   percepire   i   primi 
bisbigli: e se si è predisposti, nel tempo si avranno risultati sempre più forti e 
significativi.
La medianità, come abbiamo già detto, si può sviluppare anche a contatto con un 
altro medium, quasi per «contagio» psichico: ecco che allora questo tipo di energia 
può essere attivato mentre si frequenta un gruppo medianico. C’è anche un risvolto 
legato alle leggi dell’invisibile: spesso le entità, durante le sedute, dicono di 
essere loro a preparare dall’aldilà il terreno che aiuta a sviluppare la medianità, 
come   se   immettessero   nei   corpi   sottili   un’energia   particolare   in   sintonia   con   la 
loro.   E'   quanto   accade   anche   con   qualunque   apparecchio   ricetrasmittente,   che   per 
funzionare va tarato in maniera corretta.
Ciò non significa, però, che tutti debbano avventurarsi su questo percorso: per 
elevarsi spiritualmente c’è chi segue la strada più diretta della fede, o quella del 
cuore,   dell’amore   incondizionato,   in   cui   si   donano   il   proprio   tempo   e   le   proprie 
energie   a   chi   ne   ha   bisogno,   a   chi   è   solo,   a   chi   soffre.   C’è   chi   arriva   alla 
conoscenza   tramite   lo   studio   e   la   cultura   (che   però   deve   essere   sostenuta 
dall’intuizione e dalla fede, altrimenti è solo fredda speculazione intellettuale) e 
chi segue una scuola iniziatica.
Ma se una persona sente che questa è la sua strada, se ha già avuto dei segni che 
deve aprire la propria intuizione

[151] ↑

per ascoltare la propria anima e la voce di chi ci segue dall'invisibile, allora è 
bene   intraprendere   questo   cammino.   L’importante   è   stare   sempre   attenti   a   non 
esagerare, a mantenere i piedi per terra, ricordandosi che ciò che si percepisce può 
essere anche il frutto dello psichismo e non ci si deve esaltare perché si comunica 
con l’aldilà.

I fenomeni spontanei

Spesso i primi fenomeni sono spontanei, quasi dei segnali precursori di un cammino 
che   verrà   affrontato   una   volta   presa   coscienza   di   questa   possibilità.   La   maggior 
parte dei medium ricorda di aver avuto contatti e visioni già da bambini.
«Fin   da   piccola   scorgevo   persone   invisibili   agli   altri,   ma   non   mi   spaventavo, 
forse   non   mi   rendevo   neppure   conto   che   fosse   una   cosa   inusuale,   né   che   ero   in 
qualche modo diversa dagli altri», mi ha raccontato Anna Rita Romano, una sensitiva 
di   Cesena.   «A   cinque   anni,   mentre   stavo   giocando   mi   apparve   un   uomo   (che   è   poi 
ritornato   più   volte)   con   indosso   abiti   colorati   e   uno   stranissimo   cappello 
triangolare:   era   mio   nonno,   morto   due   mesi   prima   della   mia   nascita.   Quando   sono 
stata più grande, mi ha detto che si era manifestato con quell'abbigliamento buffo 
per   non   spaventarmi.   Poi   questo   fenomeno   si   è   bloccato,   per   riattivarsi   solo   di 
recente, dopo la perdita dei miei genitori, quando ho iniziato a vedere di nuovo le 
entità   che   si   muovono   intorno   a   noi:   un   dono   che   mi   hanno   fatto   per   superare   i 
momenti difficili, ma anche per aiutare le persone che soffrono.»
All’inizio si hanno, più che vere visioni, solo impressioni: si può avvertire una 
vaga percezione di calore, come se ci fosse vicino una persona, o un soffio d'aria 
fred­

[152] ↑

da, come se qualcuno accanto a noi si fosse spostato o si fosse aperta una finestra. 
Talvolta   spariscono   degli   oggetti,   che   poi   ricompaiono   misteriosamente,   oppure   si 
sentono colpi nel muro.
Alcuni percepiscono un profumo o un odore specifico, come quello del tabacco di 
pipa o di sigaro, che ricordano la persona scomparsa (mentre il profumo di rose o di 
violette   spesso   ci   connette   con   entità   mistiche).   A   volte,   proprio   mentre   si   sta 
parlando di chi non c’è più, si alzano (o si abbassano) impercettibilmente le luci 
di casa, come per una variazione di energia, oppure si accende (o si spegne) da solo 
un apparecchio elettrico, come il televisore.
«Un  giorno   ero  a  tavola  con  degli  amici,   che  stavano   ricordando  alcuni   episodi 
legati a mio marito», mi ha raccontato una signora milanese, rimasta vedova da poco. 
«Improvvisamente è caduto, senza rompersi, un quadro appeso proprio dietro la sedia 
dove lui si sedeva di solito. E contemporaneamente in terrazzo si è rovesciata una 
grande pianta, così pesante che non si poteva spostare facilmente.»
Altri,   soprattutto   subito   dopo   un   decesso,   possono   avere   la   sensazione   di   una 
presenza quasi fisica nella stanza, anche se non vedono niente di preciso. Ricordo 
una mia allieva che si svegliò da un sonnellino pomeridiano con la sensazione che la 
madre,   che   l'aveva   lasciata   da   poco,   fosse   seduta   sul   suo   letto:   spaventata,   la 
implorò di non farsi più sentire.
Altri credono di scorgere la sagoma o le sembianze di una persona cara, come un 
fantasma   che   appare   e   svanisce   improvvisamente,   oppure,   mentre   stanno   per 
addormentarsi,   sentono   colpi   nel   muro   o   passi   che   si   avvicinano.   Ricordo   un 
ingegnere,   che   non   si   era   mai   occupato   di   paranormale   (e   forse   non   ci   credeva 
neppure), che una notte

[153] ↑

sentì aprirsi la porta della sua stanza da letto. Nel dormiveglia vide entrare un 
suo amico, che dopo avergli detto di essere passato a salutarlo se ne andò com’era 
venuto. Mezzo addormentato, non si chiese neppure come avesse fatto a entrare senza 
suonare e che cosa l'avesse spinto lì. Il giorno dopo fu avvisato che quell’amico  
era morto in un incidente proprio la sera prima.
Queste   apparizioni   sono   frequenti   la   notte   stessa   del   decesso   o   nei   giorni 
immediatamente successivi: l’anima di chi trapassa viene ad avvisarci o a salutarci 
per l’ultima volta. Ma poi, se questi segnali non vengono raccolti, rimangono eventi 
isolati,   anche   perché   l’entità   si   stacca   dal   corpo   eterico   e   non   riesce   più   a 
interferire così facilmente con il mondo materiale. A meno che la persona non attivi 
i propri canali sottili aprendo la medianità.

Comunicare attraverso i sogni

Molti   hanno   i   primi   contatti   attraverso   i   sogni,   nei   quali   i   loro   cari   o   le 
persone   che   conoscevano   e   con   le   quali   avevano   stabilito   un   rapporto   affettivo   o 
amichevole   appaiono   per   salutarli   oppure   per   portare   loro   delle   notizie   o   dei 
consigli. In questi casi i sogni sono molto più vividi del solito e al risveglio 
rimane fortissima la sensazione che si sia trattato di un evento reale e non di un 
racconto onirico.
A   volte   le   comunicazioni   sono   verificabili,   come   quando   vengono   fomite 
informazioni di cui non si era a conoscenza, per non parlare dei numeri del lotto. 
Una testimonianza singolare ce l’ha fornita una signora di Milano che, alla morte 
del   padrone   di   casa,   comperò   l'appartamento   in   cui   abitava.   «Per   gravi   problemi 
finanziari, a un certo pun­

[154] ↑

to   non   sapevo   come   finire   di   pagare   il   mutuo.   Una   notte   mi   apparve   in   sogno   il 
vecchio  proprietario  e  mi  disse  di  spostare  una  mattonella   in  un  certo  punto   del 
camino: lo feci e trovai nascosto del denaro, esattamente la somma che mi serviva.»
Incredibile   il   fenomeno   che   si   verificò   a   una   mia   amica,   che   sognò   di   essere 
distesa su una spiaggia tropicale a prendere il sole. Improvvisamente vide la figlia 
(morta  qualche  mese  prima)  uscire  dall'acqua  e  venirle  incontro  per   abbracciarla. 
«Era bellissima, abbronzata e sorridente. Mi disse che stava bene, che era felice e 
non   dovevo   preoccuparmi   per   lei.»   Al   risveglio   si   sentì   calma   e   serena   come   non 
accadeva da tempo. E quando si alzò per rifare il letto, lo trovò pieno di sabbia (a 
Milano!), come se fosse realmente appena tornata dalla spiaggia.
In   questi   casi   sono   le   entità   che   riescono   a   manifestarsi,   comunicando   con   la 
mente delle persone addormentate. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il sogno è 
uno   stato   modificato   di   coscienza,   esattamente   come   la   meditazione   o   la   trance: 
questo   significa   che   se   ci   alleniamo   a   mantenere   la   consapevolezza,   possiamo 
incontrare   le  entità  durante  il  sonno.  Il  modo  più  semplice   è  quello  di  chiedere 
mentalmente a chi abbiamo amato di parlarci nei sogni e di aiutarci a ricordare. Più 
difficile è quello di mantenersi vigili, senza perdere il controllo.
A   questo   scopo,   dopo   essere   entrati   in   uno   stato   di   rilassamento   profondo 
aiutandosi con il training autogeno, si dice: «Io mi sento rilassato, profondamente 
rilassato.   Il   mio   corpo   dormirà   profondamente,   scaricando   le   tensioni   e 
ricaricandosi di energia positiva. Ma la mia mente rimarrà vigile tutta la notte». A 
questo   punto   si   può   rivolgere   il   pensiero   a   una   persona   cara,   chiedendole   di 
manifestarsi per farci sapere come sta, oppure di suggerirci la

[155] ↑

soluzione   di   un   problema.   Certo,   non   è   facile:   per   sviluppare   queste   capacità 


occorre essere molto motivati, vivere in funzione del proprio precorso evolutivo e 
allenarsi a lungo, senza stancarsi degli insuccessi.

La via della meditazione

Per   ottenere   l’evoluzione,   infatti,   non   si   deve   avere   fretta:   e   non   è   certo 
applicandosi   in   mille   esercizi   che   si   raggiungerà   l’illuminazione   e   con   essa   la 
conoscenza totale. La medianità, soprattutto quando è vista come strada spirituale, 
è come un seme, che prima di dare i frutti deve entrare nella terra e marcire, per 
poi mettere le prime radici, buttare i primi steli e poi i germogli. E ancora, per 
crescere,  deve  essere  curata  con  amore.  Così  l’uomo  deve  morire  al  proprio  ego  e 
avvertire   in   sé   la   spinta   verso   dimensioni   più   elevate,   che   danno   un   significato 
alla propria esistenza. Gli strumenti sono tanti, «uno per ogni uomo sulla Terra», 
come recita la Torah.
La   strada   può   essere   quella   più   semplice,   anche   se   lunga,   della   meditazione. 
Chiudendo   gli   occhi   al   mondo   esterno,   si   modifica   il   proprio   stato   di   coscienza, 
passando   dalla   dominanza   cerebrale   sinistra   a   quella   destra,   una   condizione 
necessaria   per   staccare   il   contatto   dalla   razionalità   ed   entrare   in   se   stessi, 
scoprire   il   proprio   universo   interiore   e   lasciar   emergere   l’intuizione.   Lo   stato 
meditativo   è   molto   simile   a   quello   della   trance   lucida:   la   differenza   è   che   nel 
primo caso il contatto è con noi stessi, nel secondo con entità esterne.
All’inizio meditare sarà difficile, perché sorgeranno mille difficoltà: le prime 
sono quelle create dalla scomodità della posizione, dai rumori esterni e soprattutto 
dal

[156] ↑

flusso dei pensieri generati dalla mente che non tace mai. Ma poi, a mano a mano che 
si   procede,   si   impara   a   concentrarsi   solo   sull’oggetto   della   meditazione   e   a 
eliminare tutto ciò che non ci interessa.
Iniziate ogni volta con un esercizio di «pulizia».

Dopo esservi messi nella posizione della meditazione, con la schiena diritta e le gambe incrociate, rilassate
i muscoli e raddrizzate la spina dorsale verso l'alto, portando l’attenzione sul respiro fino a regolarizzarlo.
Ora immaginate che sopra di voi scenda una doccia di Luce, che lava via dal corpo ogni tensione, ogni
emozione, ogni pensiero. Immaginate che le persone che avete incontrato durante la giornata vi siano
rimaste addosso come maschere che cadono, una dopo l'altra, rimuovendo qualunque energia abbiate
assorbito.
La Luce entra dentro il corpo riempiendolo come un vaso vuoto e liberandolo da ogni impurità, da ogni
disarmonia. La Luce continua a scendere dandovi forza ed energia, e riattivando ogni cellula del vostro
essere.

Uno   degli   obiettivi   più   difficili   per   un   occidentale   è   proprio   quello   di   far 
tacere   la   mente,   per   raggiungere   il   vuoto   mentale:   un   presupposto   indispensabile 
quando si vuole comunicare con le entità, per non interferire con i messaggi che si 
captano   in   uno   stato   di   trance   leggera,   come   avviene   nella   planchette   o   nella 
scrittura automatica. Ecco un esercizio adatto a questo scopo.

Fissate l’attenzione interiore su un cerchio colorato o su uno spazio azzurro, simile al cielo... Rimanete in
questo stato per alcuni minuti, allontanando ogni pensiero. E quando questo sorge spontaneamente,
lasciate-

[157] ↑

lo passare, osservandolo senza interferire né trattenerlo - come se fosse una nuvola o un uccello che
attraversa il vostro spazio visivo e se ne va - e poi riportando l'attenzione sull'azzurro.
Continuate per una decina di minuti, aumentando il tempo di qualche minuto ogni volta, fino a imparare
ad allontanare spontaneamente i pensieri senza esserne più disturbati.
Oppure, proprio per diventare consapevoli dei vostri processi mentali, lasciateli scorrere senza alcun
timore. Dopo qualche minuto, fermate la mente e ritornate indietro osservando tutti i pensieri dall'ultimo
al primo, rifacendo il percorso al contrario.

Questo è un allenamento che aiuta a non cadere nell’automatismo e a restare sempre 
vigili.
Un altro esercizio significativo è quello di chiedersi: «Chi sono io?» Provate a 
valutare   tutte   le   risposte   che   vi   vengono   in   mente,   scartandole   fino   a   quando 
sentite che avete trovato il nucleo del vostro essere. Simile è l’esercizio tibetano 
dell'«io non sono», da fare più volte:

Portate l'attenzione sul corpo e rilassate ogni sua parte, ripetendo lentamente: «Il mio corpo è del tutto
rilassato. Ma io non sono il mio corpo: non sono i miei piedi, né le gambe, né il tronco, né le braccia né la
testa. Io non sono il mio corpo».
Portate ora l'attenzione sul respiro, che è calmo e regolare, entrando in uno stato di tranquillità. Potete
anche immaginare lo specchio d'acqua di un lago o del mare che si placa, diventando liscio come l’olio, e
ripetete: «Le mie emozioni si sono placate e io sono calmo e tranquillo. Ma io non sono le mie emozioni».

[158] ↑

Allontanate ogni pensiero dalla mente: «La mia mente si svuota da ogni pensiero, è tranquilla e serena. Ma
io non sono neppure la mia mente né i miei pensieri, e neppure i miei difetti e le mie virtù. Io non sono le
mie abitudini, la mia cultura, il mio carattere».
Lasciate passare qualche secondo e ripetete: «Io sono l'essere in sé, sono puro spirito, io sono Luce, io
sono la scintilla divina che anima il mio essere».
Rimanete in questo stato per alcuni minuti e, quando lo desiderate, dite: «Ora riprendo contatto con la
mente, con i pensieri, con le emozioni, con il corpo». Portate l'attenzione sul respiro e, quando vi sentite
pronti, respirate profondamente e aprite gli occhi.

Nessuno è il proprio corpo, che è solo un vestito. Nessuno è il proprio carattere, 
che   è   passeggero,   condizionato   da   una   serie   di   elementi   ­   come   l’educazione,   le 
pulsioni,   le   emozioni,   i   modelli   ­   che   ci   sono   stati   inculcati   dalla   famiglia   e 
dalla   società.   Nessuno   è   il   proprio   ruolo   sociale   e   professionale.   E   allora,   chi 
siamo? Quando si impara a tacitare le emozioni e i pensieri, a rendersi conto che 
l'io non è che una parte del nostro essere ­ quella condizionata dall’educazione, 
dalla cultura, dalle abitudini, dalle convenzioni ­ ecco che il contatto non sarà 
più   con   la   mente   «che   mente»,   come   diceva   Osho   (o,   se   vogliamo,   con   la   mente 
inferiore),   ma   con   la   coscienza   (legata   al   corpo   causale   e   intuitivo),   che 
incomincerà ad aprirsi, come un fiore che sboccia, per metterci in contatto con la 
nostra Luce interiore. E' a questo punto che possono sorgere immagini, soluzioni, 
intuizioni,  dapprima  relative  alla  quotidianità  e  che  poi,  via  via,   riguarderanno 
anche ambiti esistenziali, filosofici e religiosi.

[159] ↑

Come sviluppare l’intuizione: l’apertura dei chakra

I chakra sono centri o schemi energetici collegati sia con il corpo fisico sia con 
i corpi sottili, che presiedono alla salute psicofisica e allo sviluppo delle nostre 
potenzialità. In genere si attivano da soli a mano a mano che armonizziamo le nostre 
energie e ci evolviamo.
I primi tre, connessi con la vitalità, la sessualità e la mente pratica, in genere 
sono   aperti   in   tutte   le   persone:   la   loro   armonizzazione   si   ottiene   quando   si 
raggiunge un buon equilibrio tra corpo, emozioni e pensieri. Il quarto, o chakra del 
cuore,   è   attivato   in   quasi   tutti   coloro   che   intraprendono   un   cammino   di   ricerca 
spirituale e che hanno imparato ad andare verso gli altri con una buona disposizione 
d’animo; il quinto, legato alla comunicazione e alle emozioni trattenute, è il più 
disarmonico   e   andrebbe   «pulito»:   per   farlo   si   può   cantare,   recitare   i   mantra, 
visualizzare   la   luce   di   un   laser   che   vi   entra,   togliendovi   ogni   incrostazione, 
finché lo si vede chiaro, pulito, di una bella luce blu.
Invece, per sviluppare veggenza e medianità, che sono in qualche modo collegate 
tra loro, occorre attivare il sesto e il settimo chakra, che ci permettono di vedere 
e   di   comunicare   con   il   mondo   dell’invisibile.   Tuttavia   non   si   deve   mai   forzare 
l'apertura di un chakra, ma occorre lavorare in modo dolce, con la visualizzazione e 
la meditazione.
Uno   degli   esercizi   più   idonei   per   attivare   il   sesto   chakra   è   quello   di 
concentrarsi sul terzo occhio, connesso sul piano fisico con la ghiandola pineale, 
sede dell'intelletto e dell’intuizione.
Ecco alcuni esercizi.

Seduti a occhi chiusi, si porta semplicemente l’attenzione tra le due sopracciglia, in mezzo alla fronte, ri-

[160] ↑

manendo in silenzio (si può incominciare con tre o quattro minuti per poi arrivare anche a venti o trenta) e
allontanando ogni pensiero. All’inizio si può avvertire una leggera pulsazione, oppure si può vedere un
punto luminoso o ancora un occhio scuro, al centro della fronte. Si può allora immaginare di andare oltre,
per vedere che cosa c'è al di là di questa barriera, simile a uno stargate.

Quando il terzo occhio inizia ad attivarsi, si possono avere delle immagini, come 
figure geometriche, triangoli o piramidi che si ripetono all’infinito, oppure facce 
sconosciute. Le prime volte può capitare di vedere volti deformi e un po’ mostruosi: 
questa   è   la   percezione   dell’astrale   basso,   il   primo   livello   con   cui   si   viene   a 
contatto   quando   si   varcano   le   soglie   dell'invisibile.   Non   bisogna   spaventarsi, 
perché non ci può capitare niente di male: è come se, dopo aver vissuto barricati in 
casa a lungo, si aprisse la porta sul buio, scoprendo che al di là esistono altre 
persone non sempre piacevoli, o come se si accendesse un televisore a caso, su un 
canale che non ci piace, ma che possiamo cambiare.
L'attivazione del terzo occhio porta anche la chiaraudienza, cioè la percezione di 
una voce interiore, quella della coscienza o quella delle nostre guide spirituali. 
Ecco che allora, quando si fa meditazione, si possono anche porre delle domande e 
ascoltare le risposte, tenendo sempre presente che finché non attiviamo una buona 
sensitività la voce appartiene a noi stessi, al nostro inconscio.

Concentratevi ora sulla sommità del capo e immaginate che da questo punto si apra un fior di loto dai
mille petali che sboccia, emanando tutto intorno una luce

[161] ↑

bianca. Oppure potete visualizzare una fontana di luce multicolore che zampilla, facendo ricadere su di voi
mille raggi colorati che vi avvolgono, finendo nel primo chakra (Muladhara), da cui risalgono lungo la
colonna per fuoriuscire nuovamente dalla testa.
Spesso, mentre si medita, il chakra della corona appare agli occhi interni come 
una   pigna   o   un   uovo   luminescente   che   fuoriesce   lentamente   dalla   testa   come   un 
periscopio, simile a quella protuberanza che si vede in alcune statue del Buddha.

Provate ora a immaginare che dal centro della testa si innalzi verso il cielo una colonna di luce: senza voler
vedere qualcosa di preciso, portate l'attenzione fuori dal corpo, sopra la testa, e ascoltate o osservate ciò
che perviene alla vostra coscienza: un’immagine, una luce, un’intuizione.

Un   esercizio   simile   si   può   ripetere   durante   una   seduta:   se   vi   concentrate 


sull'ultimo   chakra,   cercando   di   vedere   che   cosa   c’è   sopra   il   medium   in   trance, 
potreste   percepire   una   o   più   presenze,   oppure   la   parte   più   ampia   di   un   grande 
imbuto, dalla quale si affacciano numerose entità che guardano verso il basso.

Alla ricerca del Maestro

Il  Maestro   viene  quando  il  discepolo  è  pronto,   ci  insegnano  i  saggi  orientali: 
questo significa che non possiamo attirarlo a noi prima del tempo. Tuttavia possiamo 
prepararci all’evento con le tecniche di meditazione, visualiz­

[162] ↑

zando l'incontro con un saggio. Per chi è ancora su un piano psichico, questo è solo 
un esercizio immaginativo (che si può eseguire sdraiati o seduti in posizione yoga, 
magari registrando i comandi in una cassetta, in modo da abbandonarsi completamente 
a questa esperienza), ma per chi sta aprendo i sensi sottili, può essere veramente 
un colloquio che avviene su altri piani e che ci aiuta a entrare in contatto con il 
nostro Sé o con il nostro Maestro.

Immaginate di salire una scala che vi porta ai piedi di una montagna altissima. Imboccate un sentiero e
mentre lo percorrete cercate di osservare la natura intorno a voi, usando tutti i vostri sensi: guardate sin
nei minimi particolari i fiori, gli alberi e il cielo, ascoltate i suoni, sentite i profumi dei fiori e della resina e
avvertite il calore del sole sulla pelle, immaginando di respirare anche un’aria fresca e frizzante, che vi
scende nei polmoni, rigenerandovi. Attraversate il bosco, finché questo si dirada: ora la vegetazione è
cambiata, ci sono pochi alberi, piccoli cespugli, molti sassi tra l’erba bassa e pochi fiori. Iniziate a salire
lungo un ghiaione verso una parete rocciosa, nella quale si aprono molte fenditure che rivelano delle
caverne. All’imbocco di una di queste vi aspetta un Saggio, un Maestro: osservate da lontano il suo
aspetto, il suo atteggiamento, chiedetevi se è un occidentale o un orientale, e avvicinatevi a lui con
rispetto. Chiedetegli il permesso di entrare nella caverna e sedetevi accanto a lui in silenzio, percependo
la sua energia. Potete poi rivolgergli delle domande, legate ai vostri problemi ma soprattutto alla vostra
crescita, perché vi aiuti a veder chiaro nel vostro cammino. Potete farvi regalare anche un talismano, una
pietra, un oggetto che vi ricordi questo incontro. Quando decidete di

[163] ↑

lasciarlo, chiedetegli di tornare, di poterlo incontrare di nuovo.

Certo,   questa   è   solo   una   visualizzazione,   che   ci   mette   in   contatto   con   un 
archetipo potente, il Saggio, la parte più evoluta del nostro essere. Ma poiché la 
frattura che divide il piano psichico da quello più reale dell'astrale e del causale 
è   sottilissima,   a   volte   questo   collegamento   avviene   realmente.   E   questo   diventa 
allora l'incontro con la propria guida, che ci segue dall’invisibile e alla quale 
possiamo rivolgerci quando ne abbiamo bisogno.
Le volte successive potete abbreviare l’esercizio.

Seduti in meditazione, immaginate di arrivare in una radura dove c’è un cerchio sacro, fatto di pietre.
Entrate e sedetevi di fronte a un Saggio, che osservate attentamente, cercando di percepire la sua
energia. Poi sentite ciò che vi deve dire o ponetegli delle domande, ascoltando le sue risposte.
In una seconda fase, potete cercare di entrare nel suo essere e di identificarvi con lui, sentendo il suo
corpo, le sue percezioni, i suoi pensieri: a questo punto, dopo avere formulato una domanda, rispondete
immaginando che sia lui a parlare.

Ci  sono  delle   frasi  che  si  possono  utilizzare  nella  meditazione  per   attivare   i 
livelli più alti della coscienza, come «la mia anima è piena di luce e di gioia», 
«il Divino è in me», «una forza superiore guida i miei pensieri e le mie azioni». 
Queste   espressioni   aiutano   a   cambiare   le   proprie   vibrazioni   e   il   livello   di 
coscienza, in modo da diventare più consapevoli della nostra natura divina: tuttavia 
occor­

[164] ↑

re   sempre   mantenere   un   atteggiamento   realistico   e   non   cadere   in   pericolosissimi 


deliri di onnipotenza!

La telescrittura

Lo scopo della meditazione è quello di aprire la mente e l’anima, per entrare in 
contatto   con   i   livelli   più   profondi   dell’essere:   è   come   arare   il   terreno,   per 
renderlo pronto ad accogliere i semi che vi verranno gettati.
Per   aprire   la   medianità,   occorre   partire   dalle   tecniche   più   semplici,   come 
l'ascolto   di   ciò   che   ci   suggerisce   l’intuizione,   la   telescrittura   (la   scrittura 
attraverso   il   tabellone),   la   scrittura   automatica   o   la   registrazione   delle   voci, 
mentre non si può certo imparare a cadere in trance profonda: per questo motivo non 
affronterò nel presente capitolo le sedute medianiche di tipo classico, con trance 
per incorporazione o con fenomeni fisici.
Per prima cosa, occorre scegliere il giorno della settimana e l'ora in cui volete 
operare:  in  quella  giornata  dovete   poi  prepararvi  mentalmente,  cercando  di  tenere 
l’animo   sgombro   da   pensieri   inutili   e   possibilmente   anche   lo   stomaco   leggero. 
Scegliete un angolo tranquillo della casa, accendete un bastoncino di incenso o una 
candela e, dopo una breve preghiera o una meditazione, accingetevi all’opera. Potete 
lavorare da soli oppure chiedere a qualche amico interessato a queste manifestazioni 
di stare con voi, per darvi energia.
Se   volete   esercitarvi   con   la   telescrittura   (idonea   solo   a   chi   ha   energia 
psicocinetica),   dovete   prima   preparare   o   comperare   un   tabellone   per   la 
comunicazione, con le lettere dell’alfabeto, i numeri e alcune tra le parole che si 
ripetono più frequentemente: «sì», «no», «forse», «ripetere».

[165] ↑

Di   solito   questo   mezzo   si   usa   in   gruppo:   in   tal   caso   si   pone   al   centro   del 
tabellone un bicchiere o un piattino rovesciato, su cui le persone raccolte intorno 
a un tavolo appoggiano le dita, senza fare pressione, sfiorandolo appena. Dopo una 
breve concentrazione fatta in silenzio, si chiede all'entità di manifestarsi: se c’è 
realmente   una   presenza,   il   bicchiere   incomincia   a   spostarsi   da   una   lettera 
all’altra, dapprima lentamente e poi in modo sempre più veloce, acquistando quasi 
una sua autonomia. In questo caso è bene che ci sia una persona che, stando fuori 
dalla catena, pone le domande e legge le lettere, scrivendo il messaggio, che spesso 
arriva per via telepatica, prima che le parole siano state compitate del tutto.
In passato si comunicava anche con l'ouija, una tavoletta triangolare di legno, 
fornita   di   rotelline,   che   scorre   sul   tabellone,   indicando   le   lettere   con   uno   dei 
vertici, o con la planchette, una tavoletta con un foro nel quale era fissata una 
penna che, muovendosi, scriveva i messaggi.
Se invece volete lavorare da soli, usate una moneta o una matita, posta al centro 
del   tabellone.   La   dinamica   è   identica.   Dopo   aver   posto   la   mano   sulla   moneta, 
svuotate la mente da ogni pensiero e chiedete alla vostra guida di manifestarsi. In 
genere la mano inizia a spostarsi lentamente da una lettera all’altra, compitando 
parole   o   brevi   frasi,   che   si   percepiscono   contemporaneamente   anche   a   livello 
mentale.   Lo   stesso   metodo   si   può   ripetere   usando   il   pendolo   radiestesico,   che 
oscillerà dal centro verso la lettera prescelta, fino a formare delle parole.
Non   tormentatevi   chiedendovi   continuamente   se   a   scrivere   siete   voi   o   un'entità 
esterna:   è   probabile   che   all’inizio   la   vostra   energia   mentale   si   sommi   a   quella 
dello spirito che si presenta, modificando parzialmente il messaggio. Poi, a mano a 
mano che proseguite nel cammino, l'e­

[166] ↑

nergia che scende pulirà il «canale», fino a manifestarsi in modo corretto.
Personalmente   non   amo   molto   la   telescrittura   (anche   se   ogni   mezzo   è   valido   a 
seconda   di   chi   lo   usa):   intanto,   spesso   le   comunicazioni   non   avvengono   con   le 
entità, ma con l’inconscio dei presenti, o con l’inconscio collettivo, con idee che 
permangono nell’universo. Poi, attraverso questo mezzo, molte volte si manifestano i 
cosiddetti spiriti burloni, che si prendono gioco dei presenti. Inoltre, poiché per 
muovere   il   bicchierino   occorre   usare   un’energia   psicocinetica,   è   facile   che   si 
scatenino fenomeni fisici, come oggetti che si spostano o spariscono, lampade che si 
fulminano, colpi nel muro o nei mobili e così via.

La scrittura medianica

Più semplice e meno soggetta a fenomeni collaterali è la scrittura automatica, che 
non   ha   controindicazioni,   se   non   il   rischio   dello   psichismo.   E   se   mai   dovesse 
accadere che si manifesti un’entità malevola, basta staccare la penna e sospendere, 
chiedendo allo spirito guida di proteggerci da ogni interferenza.
Fate   il   vuoto   mentale   e   appoggiate   la   penna   o   la   matita   (lo   strumento   è 
indifferente)  su  un  foglio  di  carta,  chiedendo   alla  vostra   guida  o  a  una  persona 
cara   trapassata   di   manifestarsi.   Se   non   è   possibile   comunicare   con   l’entità   che 
chiamiamo,   si   può   chiedere   allo   spirito   presente   di   manifestarsi,   nel   nome   della 
Luce   o  di   Dio:   la   preghiera   iniziale   ha   lo   scopo   di   armonizzare   le   energie   e  di 
allontanare   eventuali   spiriti   burloni.   Se   non   sentite   subito   la   risposta,   dovete 
avere molta pazienza e allenarvi a lungo,

[167] ↑

oppure farvi assistere da un medium scrivente più esperto, che vi starà accanto o 
porrà la sua mano sulla vostra per aiutarvi a incanalare l'energia in modo corretto.
Talvolta   qualcuno   incomincia   a   scrivere   senza   neppure   accorgersene,   come   se 
scattasse un automatismo spontaneo: così è successo, per esempio, a Vassoula Ryden, 
che ha ricevuto il suo primo messaggio mentre stava compilando la lista della spesa. 
In seguito ha continuato a scrivere ricevendo interessanti comunicazioni a livello 
mistico, sia con la «locuzione interiore», sia con la visione.
Ma   queste   sono   eccezioni.   In   genere,   prima   di   avere   buoni   risultati,   occorre 
esercitarsi con pazienza. Lasciate scorrere la penna, senza bloccarla e senza porvi 
domande inutili, finché vi sembrerà che il braccio si muova da solo, come se fosse 
indipendente  da  voi.  All’inizio   è probabile   che  facciate  solo  scarabocchi,  oppure 
che   tracciate   spirali,   fiori,   lettere   o,   ancora,   linee   simili   a   quelle 
dell’elettroencefalogramma:   credo   che   questi   movimenti   non   siano   del   tutto 
accidentali, ma abbiano la funzione di sintonizzare la nostra energia con l’aldilà, 
riproducendo l'attività elettrica del sistema nervoso.
A un certo punto subentra un suggerimento mentale, come se la mente vi proponesse 
un pensiero (talvolta si sente una voce che parla interiormente): lasciate che la 
mano   lo   riproduca   per   iscritto,   senza   porvi   mille   domande   per   capire   se   queste 
parole  vengono  da  voi  o  dall'esterno.   La  razionalità  è  il  nemico   più  forte  della 
medianità,   perché   blocca   l'intuizione:   il   lavoro   di   analisi   va   fatto   alla   fine, 
quando, rileggendo il messaggio, si cerca di capire quanto  è frutto della propria 
mente   e   quanto   di   un’intelligenza   esterna.   Il   primo   passo   è   imparare   a   lasciar 
andare la mano, finché questa non sarà più bloccata e inizierà a muoversi non appena 
vi concentrate per farlo.

[168] ↑

I primi scritti saranno sicuramente alterati dallo psichismo, ma a mano a mano che 
si   procede,   il   canale   tra   la   Terra   e   il   Cielo   si   purifica   per   lasciar   passare 
messaggi sempre più autentici.
Un altro tranello da evitare è quello di scrivere tutti i giorni, finendo preda di 
un’ossessione che potrebbe diventare pericolosa.

L’allocuzione verbale

Un'altra modalità della comunicazione è quello di imprestare la propria voce alle 
entità: con il channeling questo può avvenire anche in trance leggera, mantenendo la 
consapevolezza   vigile.   Quando   si   è   raggiunta   la   capacità   di   percepire   delle 
presenze,   si   può   provare   ad   ascoltare   ciò   che   vogliono   comunicarci   dall’aldilà, 
tenendo   sempre   presente   che   il   messaggio   potrebbe   provenire   dall'inconscio   e 
soprattutto che la medianità non è un gioco, ma va attivata solo da chi è pronto, da 
chi ha dei segnali forti che questa è la sua strada. Perché è anche facile cadere 
preda dell’illusione, avere allucinazioni visive o auditive che possono anche minare 
l’equilibrio psichico di una personalità fragile (questo è uno dei motivi per cui la 
Chiesa richiede una grande cautela a chi partecipa alle sedute medianiche).
A   occhi   chiusi,   concentratevi   sull’entità   che   percepite   e   cercate   di 
visualizzarla, di sentire la sua energia che piano piano si sovrappone alla vostra 
e, magari con qualcuno vicino che vi guidi o che ponga delle domande (chi lavora con 
un gruppo è aiutato anche a livello energetico), iniziate a parlare ascoltando la 
vostra voce come se fosse la sua, senza intervenire con la razionalità, che agisce 
da freno.

[169] ↑

Cercate di lasciarvi andare, di seguire il flusso delle parole come se esistessero 
già   da   un’altra   parte   e   uscissero   spontaneamente   da   voi   in   modo   autonomo,   senza 
alcuna interferenza. Il meccanismo è identico a quello della scrittura: solo che in 
questo caso è la mano che si muove come se fosse indipendente dal resto del corpo e 
soprattutto dalla vostra volontà, dalla vostra mente, mentre nell’allocuzione si usa 
come strumento la voce.
Recentemente, in uno dei gruppi che ho tenuto sullo sviluppo delle potenzialità 
psichiche, ho provato a far parlare una donna non più giovane che, pur avendo una 
certa sensibilità, l’ha sempre chiusa per paura dell’ignoto. La sua prima reazione è 
stata: «Non sono capace, non posso». Stimolata da me e dal gruppo, si  è lasciata 
andare   e   ha   iniziato   a   percepire   il   marito,   scomparso   da   molti   anni.   «Ma   è   un 
desiderio, una suggestione», si è subito difesa. «Mi dice che mi è sempre accanto, 
che mi segue e mi aiuta.» Poi, essendo cadute suo malgrado le difese, ha avvertito 
la presenza di altre persone a lei care: «Sono in tre, c’è anche il bambino che ho 
perso. Mi dicono che non devo avere paura, che mi sono vicini». L’emozione è stata 
così forte che ha chiesto di smettere.

La registrazione delle voci

Innanzitutto procuratevi un registratore: una volta si preferiva quello a bobina, 
con la possibilità di riascoltare il nastro accelerando o rallentando la velocità. 
Tuttavia può fornire ottime registrazioni anche quello a cassetta.
Il   metodo   più   semplice   per   ottenere   delle   voci   paranormali   al   registratore   è 
quello di metterlo in moto di notte (qualcuno ritiene che siano migliori quelle di 
luna piena),

[170] ↑

anche   mentre   si   dorme,   dopo   aver   inserito   una   cassetta   che   deve   sempre   essere 
vergine (altrimenti potrebbero esserci delle rimanenze), in un ambiente immerso nel 
più assoluto silenzio. O, meglio, dove c’è solo un rumore di sottofondo (magari si 
può   lasciare   la   finestra   aperta,   in   modo   da   registrare   il   rumore   della   strada), 
affinché le entità possano manipolare i suoni esistenti trasformandoli in parole. La 
mattina   si   ascolterà   poi   il   nastro,   meglio   con   una   cuffia   e   a   velocità   ridotta, 
risentendo più volte le parti in cui si avvertono dei suoni articolati: all’inizio 
sembrerà   di   non   sentire   nulla,   ma   poi,   quando   l’orecchio   si   sarà   allenato,   si 
inizierà a percepire delle voci sempre più chiare e distinte. Probabilmente anche 
nell’aldilà   devono   imparare   a   usare   questo   mezzo:   ci   sono   registrazioni   che 
riportano solo bisbigli quasi incomprensibili e altre dove le voci o i canti sono 
forti, chiari e perfettamente riconoscibili.
Questo lavoro si può fare da soli o in gruppo (che anche qui ha la funzione di 
produrre energia): in questo caso ci si mette intorno al registratore, mentre uno 
pone le domande, registrando e riascoltando anche subito la risposta. Per ottenere 
il  rumore  di  fondo  c’è   chi  fa  scorrere  dell’acqua  dal  rubinetto,   chi  riempie   una 
ciotola   d’acqua,   immergendo   e   sollevando   la   mano   per   produrre   il   suono   dello 
sciacquio,   chi   passa   una   penna   sulla   cassa   del   registratore,   chi   collega 
l’apparecchio a una radio sintonizzata su un canale «bianco», in cui si sente solo 
un fruscio, o su un programma in una lingua sconosciuta.
Un   metodo   più   complesso,   che   esclude   ogni   interferenza,   è   quello   del   nastro 
rovesciato. Si incidono entrambe le facciate della cassetta, poi svitando le viti si 
apre la cassetta e si rovescia il nastro, quindi si richiude la cassetta. A questo 
punto si inserisce la cassetta nel registratore e, mentre questo è fermo, si pone la 
domanda; quindi si re­

[171] ↑

gistra in assoluto silenzio per qualche minuto e poi si ascolta la comunicazione. 
Quindi si blocca di nuovo tutto, si pone una nuova domanda e si prosegue con questo 
procedimento.   Quando   la   sperimentazione   riesce,   invece   di   sentire   i   rumori   delle 
registrazioni precedenti, si ascoltano dialoghi di senso compiuto, coerenti con le 
domande poste dai presenti.
Anche   la   psicofonia   può   essere   attribuita   tanto   alla   mente   umana   quanto   alle 
entità: l’importante è che le voci siano chiare, comprensibili a tutti (può accadere 
che il medium senta quello che gli trasmette la sua mente e non quello che è inciso 
sul nastro), e che i dati siano reali e verificabili.

Conclusioni

Anche se è impossibile «fabbricare» un medium, queste tecniche hanno la funzione 
di   sensibilizzare   la   coscienza   all’esistenza   di   un   mondo   sovrasensibile   e   di 
attivare le capacità medianiche, se già esistono almeno potenzialmente. Quello che 
ho voluto sottolineare è che più che i fenomeni conta il percorso spirituale che la 
medianità   può   favorire,   facendoci   prendere   coscienza   prima   di   tutto   che   i   valori 
terreni sono effimeri e poco importanti, anche se vanno vissuti, che la morte non 
esiste e che la vita prosegue dopo la vita in dimensioni parallele alla nostra.
Avere una guida spirituale ci aiuta ad affrontare e a bruciare le esperienze del 
karma,   a   prendere   atto   delle   leggi   universali   che   regolano   l'esistenza   umana   e 
quella nell'aldilà, e soprattutto a diventare partecipi della presenza del Divino. E 
concludo come ho iniziato: così come gli stu­

[172] ↑

diosi   di   parapsicologia   hanno   dimostrato   che   tutti   possono   essere   sensitivi, 


scopriremo   presto   che   tutti,   volendo,   possono   essere   anche   medium,   là   dove   la 
medianità è intesa come una facoltà dell'anima, che usa i propri sensi sottili per 
entrare a contatto con le dimensioni dell'invisibile.

[173] ↑
7. Angeli e alieni

Dopo le cose anzidette, io, Maometto, andai oltre, e proseguendo 
vidi un angelo così immenso che il suo capo giungeva al cielo e i 
suoi piedi sprofondavano nell'abisso.
Il libro della Scala di Maometto

Questo è un capitolo che non volevo scrivere, sia perché non è connesso con la 
medianità in senso lato (quando si parla di contatti medianici si pensa soprattutto 
ai   trapassati   o   alle   entità   guida),   sia   perché   volevo   raccogliere   esperienze 
personali   più   numerose   prima   di   divulgare   un   campo   poco   verificabile.   Però   mi   è 
stato suggerito dalla mia guida e io obbedisco.
In realtà, se il mondo dell'invisibile è popolato di infiniti mondi e di infinite 
forme   di   vita,   chi   apre   i   canali   percettivi   può   entrare   in   collegamento   con 
qualunque   entità   intelligente,   anche   quella   di   un   animale,   di   un   fiore   o   di   un 
essere di un altro pianeta. Ecco che è quindi possibile stabilire un contatto sia 
con   entità   evolutivamente   inferiori   all’uomo   (come   gli   Elementali   dell’astrale 
basso),   sia   con   esseri   che   vivono   su   altri   mondi,   con   le   anime   di   coloro   che 
definiamo   santi   e   con   le   entità   di   Luce   mai   incarnate   sulla   Terra,   come   gli 
Arcangeli.
Quando si apre la veggenza o la medianità, non c'è nessuna differenza nel modo di 
percepire gli uni o gli altri: dipende solo dal piano con il quale ci si mette in  
contatto. Tuttavia, mentre ci sono fenomeni oggettivabili, in cui è

[174] ↑

più facile verificare i messaggi, se andiamo sui piani più alti questo diventa più 
difficile   se   non   impossibile.   Però,   come   dice   la   Chiesa   nel   caso   dei   fenomeni 
mistici, i risultati si vedono dai frutti. Non conta cioè vedere o dialogare con i 
morti,   con   le   entità,   con   le   guide   e  neppure   con   Gesù,   la   Madonna   o  gli   Angeli, 
mentre è importante la conversione, il cambiamento, la trasformazione interiore che 
subentra in seguito a queste esperienze. I contatti mistici devono aprirci ai valori 
spirituali, farci prendere atto che siamo parte dei Divino e che l'io non è che un 
frammento   del   nostro   vero   essere,   e   spingerci   a   vivere   in   modo   diverso,   più 
consapevole.
Essere   veggenti   o   medium   non   è   una   patente   di   santità:   ci   sono   persone   che 
sviluppano   poteri   straordinari   e   poi   li   usano   negativamente,   per   fare   del   male, 
assoggettando gli altri. C’è persino chi proclama di avere apparizioni mistiche e 
poi ne approfitta per ricavarne denaro o fama o per nutrire il proprio ego. Non  è 
questa   la   strada.   Non   credendo   che   l'illuminazione   debba   essere   raggiunta 
necessariamente con il dolore e il sacrificio di sé, come si insegnava nel Medioevo, 
sono   invece   convinta   che   si   possa   essere   felici   e   anche   illuminati.   Ma   certo   si 
devono   rispettare   l’etica,   la   disciplina,   il   distacco   dai   valori   materiali,   la 
rinuncia all’ego. Occorre aprire il cuore, desiderare il bene altrui prima che il 
proprio e perseguire degli obiettivi spirituali. E anche attuare il discernimento, 
imparando a distinguere il reale dalle fantasie o dalle proiezioni mentali.

Come vedere gli Elementali

Queste entità meno evolute non posseggono un’individualità né una forma precisa, 
anche se la mente umana at­

[175] ↑

tribuisce loro un aspetto antropomorfico. Per questo, il più delle volte, appaiono 
all’occhio   del   veggente   come   masse   energetiche   scure,   simili   a   Macchia   nera,   un 
vecchio personaggio di Disney. Di solito non si vedono di fronte, ma con la coda 
dell’occhio e, dato che si muovono molto velocemente, si colgono a malapena, come un 
guizzo   improvviso   nella   stanza,   quasi   ci   fossero   degli   animali   che   si   spostano 
mentre non li guardiamo. A volte si legano anche agli oggetti, che si caricano della 
polarità acquisita, positiva o negativa a seconda dell'intenzione di chi li comanda.
Una mia amica sensitiva mi ha raccontato due episodi che sembrano confermare la 
loro   esistenza.   «La   prima   volta   che   ho   intravisto   un   elementale   è   stato   molto 
divertente. Stavo facendo la doccia, con la gatta accucciata sul tappeto vicino alla 
vasca.   Improvvisamente   ho   avuto   la   sensazione   di   percepire   nel   bagno   una   grossa 
massa scura. Per essere certa che non si trattasse di una suggestione, ho comandato 
a questa entità di manifestarsi alla gatta. Quello che è successo sembrava una scena 
dei   cartoni   animati,   tipo   Tom   e   Jerry:   la   micia   si   è   svegliata   di   colpo   e, 
spaventata, è balzata su, correndo fuori dalla porta come inseguita da qualcosa di 
terribile. Ha fatto due o tre giri a una velocità incredibile e poi è tornata in 
bagno, si   è accucciata  sul  tappeto  e si   è messa a  dormire  di nuovo,  come se  non 
fosse successo niente.
«La seconda volta che ho percepito questa energia è stato tremendo. Ho avuto un 
incidente   con   il   fuoco,   rischiando   la   vita:   e   nel   momento   stesso   in   cui   mi   sono 
scottata, ho visto un’ombra nera che si gettava su di me. Ho avuto la sensazione che 
questo infortunio fosse stato provocato volontariamente, su commissione. Anche se ho

[176] ↑

rischiato   molto,   per   fortuna   sono   guarita   dalle   scottature   e   ho   anche   imparato   a 
difendermi dalle negatività.»
In realtà, queste entità non sono di per sé negative: ma non essendo evolute e non 
avendo   un'intelligenza   propria,   obbediscono   a   chi   è   in   grado   di   gestirle   e   di 
comandarle, nel bene e nel male.
Poiché si trovano sul piano eterico, si possono vedere anche con gli occhi fisici: 
basta imparare a essere più attenti a ciò che accade nello spazio che ci circonda. 
Quando   poi   vi   accorgete   di   percepirle,   potete   fare   un   esperimento,   anche   se   sarà 
difficile   controllare   il   risultato:   concentratevi   e   comandate   loro   di   eseguire 
piccoli   compiti,   come   curare   le   piante,   oppure   tenere   lontano   dalla   vostra   casa 
persone ed esperienze negative.

I Deva di Findhorn

Più interessanti sono gli spiriti di Natura, che noi chiamiamo fate, gnomi, elfi e 
simili:   questi   esseri   corrispondono   ai   Deva   degli   indiani   e   sono   preposti   alla 
creazione e al mantenimento del mondo minerale e vegetale. Essi trasmutano l’energia 
(particelle e onde vibratorie) per fame strutture fisiche. A contatto con gli umani 
possono assumere caratteristiche antropomorfe: esistono persino delle foto, famose 
nella   storia   dello   spiritismo,   scattate   da   Arthur   Conan   Doyle   e   apparentemente 
autentiche,   che   ritraggono   alcune   fate   tra   i   fiori.   Ma   di   solito   si   percepiscono 
come frammenti di luce, scintille luminose alate che si muovono intorno a fiori e 
piante.
Anche queste energie, legate al piano eterico, si dovrebbero vedere a occhio nudo. 
Il problema è imparare a guardare: l'attenzione, insieme alla memoria,  è la prima 
fa­

[177] ↑

coltà «paranormale» che, se ben allenata, ci permette di attivare i sensi sottili. 
Inoltre, poiché la mente è selettiva, noi percepiamo solo ciò che corrisponde a un 
modello mentale preordinato. Uno dei motivi per i quali nessuno vede Elementali o 
fantasmi è che, in qualunque ambiente, si guardano solo le cose solide come persone, 
mobili o oggetti, mentre non si osserva lo spazio vuoto, che potrebbe trasmettere 
numerose   informazioni   ­   legate   alla   densità,   al   calore,   all’energia   positiva   o 
negativa ­ oltre a rivelare delle presenze, che oggi, secondo alcune ricerche, si 
potrebbero individuare anche con le speciali lenti usate dall'esercito per vedere di 
notte.
I Deva sono facilmente percepibili in luoghi ancora incontaminati dall'uomo, dove 
la natura cresce selvaggia o dove comunque è amata e rispettata dall’uomo. Uno di 
questi posti è Findhorn, una comunità spirituale che si trova nel Nord della Scozia. 
Io ci andai nel 1975, per fare un servizio giornalistico, attirata dalla notizia che 
in   questo   luogo   c’era   un'energia   particolare   che   faceva   crescere   verdure   di 
proporzioni enormi e d'inverno faceva fiorire le rose sotto la neve, il tutto su un 
terreno sabbioso e concimato solo con l’energia dell’amore. Là conobbi Eileen Caddy, 
una donna dolcissima, che aveva fondato la comunità spirituale insieme al marito e a 
Dorothy Maclean su indicazione delle loro guide spirituali. Non vidi elfi o fate (né 
cercai di vederli, non ero ancora entrata in questo mondo): tuttavia fui colpita sia 
dalla pace profonda che regnava in quell’angolo di Paradiso, dove tutti cercavano di 
vivere in armonia, sia dall’alone di Luce che circondava le aiuole, come se mille 
scintille danzassero intorno ai fiori, dai colori molto vividi. Inoltre a Findhorn 
sperimentai   numerosi   e   incredibili   fenomeni   di   telepatia.   Anche   se   allora   il   mio 
inglese si limitava a poche parole, feci tutte
[178] ↑

le interviste in quella lingua e mi sembrò di capire perfettamente le risposte: ma 
quando, ritornata a Milano, riascoltai i nastri, non riuscii a comprendere neppure 
le mie domande!
Anni dopo rincontrai a Milano Dorothy Maclean, che mi raccontò la sua esperienza. 
«Nata in Canada, ho vissuto per un certo periodo in Inghilterra, dove ho seguito un 
gruppo spirituale», mi disse. «Grazie a questo cammino, ho imparato a dialogare con 
una   voce   profonda   che   sentivo   dentro   di   me   e   che   rispondeva   alle   mie   domande, 
facendomi   diventare   partecipe   di   tutto   l’universo.   Dopo   essere   stata   addestrata 
dalla voce per dieci anni, ho creato un gruppo di lavoro, al quale partecipava anche 
Eileen   Caddy,   e   alla   fine   abbiamo   fondato   Findhorn.   Là   ci   è   stato   dato   il   primo 
compito: armonizzarci con l’essenza della Natura. Ogni cosa nella Natura, diceva la 
voce, ha un’anima intelligente, che si tratti di un fiore, di una nuvola o di una 
pietra.  Per  me  era  un’assurdità.  Tuttavia,  avendo  verificato  spesso  la  veridicità 
dei   messaggi,   accettammo   anche   questo.   Mentre   cercavo   di   comunicare   con   il   Deva 
legato al mio vegetale preferito, mettendomi in contatto ­come mi veniva suggerito ­ 
con la sua essenza, i suoi colori, il suo profumo, improvvisamente si inserì nella 
mia mente un pensiero esterno, come se un’intelligenza stesse comunicando con me.
«Così   sono   iniziati   questi   colloqui   con   i   Deva,   che   ci   hanno   aiutato   nelle 
coltivazioni   fatte   dalla   comunità,   che   allora   sorgeva   su   una   distesa   di   sabbia, 
facendola   diventare   in   poco   tempo   un   giardino   fiorito.   L’energia   di   Findhorn   ha 
attratto   subito   persone   da   tutto   il   mondo,   che   là   subivano   una   trasformazione 
interiore,   maturando   spiritualmente   e   sviluppando   la   propria   intuizione   e   la 
capacità di entrare in contatto con le essenze angeliche.

[179] ↑

In quegli anni ho imparato molte cose, tra cui l’importanza dell’amore, che è più 
che   un   sentimento,   è   un’energia   potente,   capace   di   trasformare   la   materia   e   le 
persone.
«Ritornata in America, ho continuato a comunicare con i Deva della Natura ma anche 
con le energie angeliche che governano i gruppi, le città, le nazioni. Tutti possono 
avere   queste   esperienze:   per   comunicare   con   il   Divino   è   sufficiente   mettersi   in 
ascolto.»
A   Findhorn   è   stata   «attivata»   in   un   certo   senso   anche   Isabella   Popani,   che   da 
alcuni anni porta gruppi di italiani in Scozia: «Nella mia vita avevo sempre negato 
un rapporto con la Natura. Invece lì ho imparato a comunicare con le piante, i fiori 
e   soprattutto   con   gli   Elementali,   che   in   questo   luogo   si   avvertono   in   modo   più 
intenso».
Forse   per   vedere   i   Deva   occorre   mantenere   un’energia   pura,   non   inquinata   dalla 
materialità. Forse bisognerebbe rimanere in qualche modo bambini, un po' naif, non 
contagiati dalle sovrastrutture della razionalità, della cultura: è un po’ il caso 
di   «Hlelay»,   che   fin   da   piccola   ha   sempre   visto   elfi   e   fate   intorno   a   lei.   «Da 
bambina abitavo nella zona delle risaie di Moncucco, vicino a Pavia, e mi sembrava 
normale giocare con le lucciole, i grilli, le formiche e anche con questi esserini 
alti   venti  centimetri  che   mi  svolazzavano  intorno,  fatine  con  abiti   coloratissimi 
fatti   di   petali,   di   fili   d’erba   e   di   foglie.   Quando   le   vedevo   entravo   in   una 
dimensione ovattata che mi isolava dal mondo. Più tardi ho imparato a non parlarne 
con  nessuno,  dato  che  a  scuola  mi  consideravano  un  po’  strana.  Però   continuavo  a 
vedere entità di Luce, Angeli ed Elementali, che a volte disegnavo, spinta da mia 
madre, che aveva forti capacità medianiche spontanee. Mi capitava anche di attirare 
libellule e farfalle, che si lasciavano prendere e portare in casa.

[180] ↑

Con l'adolescenza ho chiuso con questo mondo, cercando di vivere in modo normale. 
Mi sono sposata, ho avuto dei figli, mi sono dedicata alla casa e alla famiglia. 
Verso   i   cinquant'anni,   dopo   un   forte   cammino   di   fede   in   cui   ho   frequentato   i 
carismatici, mi si è riaperta la medianità e ho ripreso a percepire l’energia dei 
luoghi e delle cose, ricominciando a vedere questi esseri che spesso riempiono la 
mia casa sotto forma di scintille o di spirali luminose.»

Angeli con le ali

C’è chi sente un fruscio d’ali, chi una musica sottile, una vibrazione dell'anima, 
chi addirittura li vede o riceve messaggi: oggi gli Angeli sembrano essere ritornati 
tra noi, sia nell'immaginario collettivo sia, forse, in una realtà invisibile, che 
qualcuno incomincia a percepire. E anche se forse se ne  è parlato troppo, fino a 
creare una vera e propria moda che ha contagiato artisti, stilisti, mercanti di ogni 
tipo, il fenomeno non accenna a diminuire, anzi, è in aumento.
Sempre   più   persone   raccontano   di   sentire   presenze   angeliche   accanto   a   loro: 
tuttavia   credo   che   in   questo   avvicinarsi   al   sovrasensibile   si   faccia   molta 
confusione   tra  le  anime  dei  trapassati  e  gli  Angeli,   che  sono  esseri  celesti   mai 
incarnati sulla Terra e senza una forma umana, come invece vengono descritti. Del 
resto, è comprensibile che chi si avvicina per la prima volta o senza una guida a 
questo mondo non abbia idea dei differenti livelli di realtà e di come discernere 
tra   le   varie   entità   che   si   manifestano.   Tuttavia,   pur   essendo   molto   critica 
sull’argomento, devo dire che io stessa ho vissuto delle sintomatiche coinciden­

[181] ↑

ze (meglio sarebbe chiamarle sincronicità): tutte le volte che mi sono occupata di 
Angeli   mi   sono   accadute   cose   liete:   ho   avuto   incontri   piacevoli,   regali,   nuove 
opportunità di lavoro, abbinati a uno stato di allegria e di giocosità.
Una   volta   sono   andata   a   Verona   a   intervistare   la   pittrice   Monica   Erbesato, 
specializzata in affreschi di Angeli: mentre stavamo parlando nel suo studio delle 
nostre   esperienze   angeliche,   una   piuma   è   caduta   dall’alto   in   mezzo   a   noi.   Una 
piccola piuma bianca, che è ricomparsa altre volte, sempre quando stavo preparando 
un’intervista   o   una   conferenza   sugli   Angeli.   Come   un   segnale   celeste   di 
approvazione, di presenza.
«In   questo   campo   ci   sono   molte   fantasie»,   ci   ha   detto   durante   una   seduta   il 
Maestro.   «Quelli   che   voi   credete   Angeli,   in   realtà   sono   entità.   Infatti   con   la 
vostra medianità, la vostra visione terrena, gli Angeli non sono percepibili perché 
sono un’energia troppo sottile. Ciò che avvertite possono essere individualità nate 
dal pensiero di Dio per aiutarvi a superare un problema. Invece sulla Terra potete 
vedere gli Arcangeli, Michele, Gabriele e gli altri: loro si fanno vedere.»
Tuttavia   riporto   senza   commenti   le   testimonianze   che   ho   raccolto   durante 
un'inchiesta e che ritengo autentiche, almeno per quanto riguarda il vissuto.
«La prima volta che avvertii la presenza degli Angeli fu proprio a Findhorn, nel 
1989», racconta Isabella Popani, che dopo una grave malattia ha incominciato a fare 
incontri molto particolari, prima con medium e sensitivi e poi, dopo aver conosciuto 
Dorothy Maclean, anche con entità che lei definisce angeliche. «Una notte, mentre 
ero in stato di dormiveglia, una voce forte mi disse che quello era il mio posto, 
non l'avevo ancora capito? Dorothy Maclean mi disse che per entrare in comunicazione 
con gli Angeli

[182] ↑

bisogna mettersi in contatto con la propria bellezza interiore, che per effetto di 
risonanza richiama la bellezza angelica. Allora cercai di approfondire, attraverso 
la meditazione: in questo stato percepii un essere di Luce dalle dimensioni molto 
ampie, che mi comunicò che cosa voleva da me, e cioè sviluppare la capacità di dare 
amore incondizionato. Da allora il rapporto con gli Angeli è andato rafforzandosi e 
ho incominciato a sentirli parlare, anche in coro: avverto una voce non terrena, con 
una  vibrazione  più  sottile  di  quella  dei   defunti.   Mi  portano  messaggi  per   la  mia 
crescita spirituale, suggerimenti per affrontare le situazioni o aiutare le persone: 
a   questo   proposito   m’invitano   sempre   a   vedere   la   parte   migliore   degli   altri, 
l'essere divino che c’è in ciascuno, tralasciando i difetti.»
Ed   ecco   un’altra   testimonianza.   «Sette   anni   fa,   dopo   che   mi   sono   separata, 
rimanendo   sola   con   una   bimba   di   nove   mesi   e   senza   l'appoggio   della   famiglia,   il 
mondo mi è crollato addosso», racconta Paola Santini, trentotto anni, di Milano. «In 
un momento di disperazione, ho alzato gli occhi al cielo e ho chiesto aiuto. Poco 
dopo   ho   telefonato   alla   mia   migliore   amica   per   sfogarmi   e   ho   incominciato   a 
piangere.   Ma   ha   risposto   una   sconosciuta,   che   mi   ha   detto   seccamente:   "Non   posso 
risolvere i suoi guai". Stavo attaccando, quando ha aggiunto: "Conosce gli Angeli? 
Provi   a   leggere   Joeliah".   In   quelle   pagine   ho   ritrovato   la   mia   forza.   Ho 
incominciato   a   pregare   gli   Angeli   con   insistenza   e   dopo   qualche   tempo   si   sono 
manifestati: quando arrivano percepisco un’ondata di energia e una grande pace. A 
volte vedo anche immagini di Luce, forme longilinee senza volto: all'inizio mi sono 
chiesta   se   ero   matta,   poi   hanno   incominciato   a   spiegarmi   come   riconoscerli   e   a 
dettarmi   i   loro   messaggi,   che   sono   sempre   parole   d’amore,   di   conforto   e   di 
consolazione. Loro si definiscono i custodi dell'anima:
[183] ↑

ci aiutano a realizzarci e ad aumentare la nostra capacità di amare, pur rispettando 
il nostro libero arbitrio.
«Dopo aver coltivato questi contatti solo per me, sono stata spinta a parlarne con 
gli altri. Quando una persona si rivolge a me, arriva il mio Angelo personale (o, 
per i problemi più gravi, un Arcangelo), che dà messaggi a carattere universale e, 
in caso di problemi, anche consigli personali. Ma tutti hanno un Angelo custode, a 
cui siamo affidati prima di nascere: quindi tutti possono imparare a comunicare con 
loro.»

Salvati in modo miracoloso

Tra   le   testimonianze   sugli   Angeli   ci   sono   anche   quelle   dei   salvataggi:   persone 
depresse,   disperate,   che   si   sono   trovate   in   pericolo   talvolta   mortale   e   che   per 
miracolo sono state salvate da persone apparse all'improvviso e poi misteriosamente 
sparite, o da presenze invisibili, percepite come esseri trasparenti e luminosi o 
comunque come una grande Luce. Eccone alcune.
«A diciotto anni un giorno mi tuffai in piscina dopo aver mangiato e mi sentii 
male», racconta Maria Teresa Salati. «Mentre mi sentivo mancare, due braccia forti 
mi  afferrarono  e  mi  aiutarono  a  uscire  dall’acqua.  Ma  i  miei  amici  giurarono   che 
avevo fatto tutto da sola. Anni dopo, una notte venni letteralmente scaraventata giù 
dal letto da una forza invisibile: questo mi permise di sentire i lamenti di mio 
figlio Goffredo, di cinque mesi. Portato subito in ospedale, venne salvato appena in 
tempo da una dissenteria acuta. Anche lui, da adulto,  è stato salvato un paio di 
volte:   mentre   faceva   la   guardia   a   un   ministro   in   Sicilia,   durante   il   servizio 
militare, vide due loschi individui che

[184] ↑

si stavano avvicinando e si sentì in pericolo. Ma improvvisamente percepì un lampo 
di Luce e gli apparve l'immagine di un Angelo con i capelli biondi, bellissimo, che 
lo rassicurò. E i due individui fuggirono impauriti, come se avessero visto qualcosa 
di   tremendo.   Un’altra   volta,   mentre   si   trovava   sulle   cime   di   Lavaredo   con   la 
compagnia di alpini, si staccò una valanga travolgendo alcuni compagni, tra cui il 
suo   istruttore,   di   cui   era   molto   amico.   E   ancora   gli   apparve   questo   bellissimo 
giovane, luminosissimo, che lo rassicurò, dicendogli che il suo amico era già di là, 
tra loro.»
«Anche se è difficile credere nel mondo di oggi alle presenze sovrannaturali, ci 
sono   eventi   che   non   si   possono   ignorare»,   mi   ha   raccontato   lo   scrittore   e   poeta 
Giampiero Bona, da sempre vicino alle tematiche del mistero. «Un giorno mi trovavo 
con alcuni amici su un nevaio in montagna, a 4000 metri, quando fummo colti da una 
tormenta.   Mentre   procedevamo   con   difficoltà,   in   una   situazione   di   pericolo,   ci 
apparve   un   grosso   gatto   scuro   che,   camminando   senza   toccar   terra,   ci   accompagnò 
finché non fummo in salvo. Non solo lo abbiamo visto tutti e tre (quindi non poteva 
essere un’allucinazione), ma in paese nessuno si stupì del nostro racconto, perché 
era già capitato ad altri. Anzi, le guide alpine lo identificavano con lo spirito 
della montagna, che salvava gli alpinisti in difficoltà.
«Qualche tempo dopo, percepii anche un segno della presenza di un Angelo in casa 
mia. Una sera, prima di uscire, mi raccomandai mentalmente all’Angelo della casa di 
proteggerla.   Mentre   stavo   chiudendo   la   porta,   provai   l’impulso   di   voltarmi:   e 
davanti alla soglia della cucina vidi una sagoma ben distinta, seduta.»
Un Angelo o un’entità? Certo, per la nostra cultura, la

[185] ↑

presenza degli Angeli è molto più rassicurante di quella degli spiriti.
Racconta   la   giornalista   torinese   Giuditta   Dembech,   una   delle   maggiori   esperte 
laiche di Angeli, sui quali ha scritto numerosi libri: «Il mio primo vero incontro è 
avvenuto a ventitré anni, dopo essere stata in coma per tre giorni in seguito a un 
intervento   chirurgico.   Quando   mi   sono   svegliata,   non   riuscivo   a   muovermi   né   a 
comunicare e mi ha assalito il terrore di essere sepolta viva. Ho invocato l'Angelo 
custode  perché  avvisasse  i  miei.  Di  colpo  ho  avvertito  accanto  a  me  una  presenza 
luminosa, che mi ha rassicurato: "Non temere, ci sono qui io".
«Nel   1980   ho   incominciato   ad   affrontare,   per   radio,   il   tema   degli   spiriti   di 
Natura  e  degli  Angeli  e  ogni  notte   prima  della   trasmissione  sognavo  di  dire  cose 
bellissime, come se qualcuno me le suggerisse. Poi, una sera, mentre stavo prendendo 
appunti,   la   mente   si   è   come   svuotata   e   ho   percepito   una   leggera   corrente 
attraversare   il   mio   corpo;   mi   sembrava   di   essere   isolata   da   tutto,   avvolta   dalla 
presenza di una forza incredibile che mi dava gioia. A un tratto ho avvertito una 
polvere   d'oro   che   mi   avvolgeva.   E   ho   capito   che   il   mio   compito   era   quello   di 
rinnovare la fede negli Angeli, di renderli comprensibili. In quest’epoca si sono 
riavvicinati   a   noi   perché   è   giunto   il   momento   che   accadesse:   devono   pilotare 
l'evoluzione sul pianeta. Però non sono affatto come ce li raffiguriamo: non hanno 
forma,   non   hanno   mai   posseduto   un   corpo   umano   e   non   hanno   bisogno   di   ali,   né  di 
vesti, né di altri orpelli. Sono energia, puro spirito, creati direttamente dalla 
divinità.»
Ed ecco il racconto di Giulietta Bandiera, salvata più di una volta da persone o 
forse   Angeli.   «Una   sera   del   1983,   mentre   tornavo   a   casa   tardi,   con   una   pioggia 
fortissima, andai a sbattere con la macchina contro un albero caduto

[186] ↑

in mezzo alla strada. Ero bloccata: non potevo aprire la portiera e, per di più, se 
fosse sopraggiunta un’auto mi avrebbe sicuramente investita. Mi misi a piangere e a 
pregare. Improvvisamente vidi dei fari nello specchietto retrovisore. Un uomo con un 
cappotto scuro dal bavero alzato scese dalla sua macchina, liberò la mia legandola 
alla sua per portarmi a casa, mi consegnò ai miei e sparì, senza lasciare il nome.
«Anni dopo, poco prima di sposarmi, ebbi un altro incidente. Un attimo prima di 
essere   investita   dal   lato   della   guida,   vidi   la   figura   imponente   di   un   ragazzo 
giovane, biondo, altissimo e con un’espressione molto severa, che stendeva la spada 
tra me e l'altra auto. Provai la strana sensazione che il tempo si fosse fermato. 
Allora ero agnostica, e non pensai affatto a un Angelo. Qualche tempo dopo andai a 
Parigi   per   fare   delle   ricerche   iconografiche   e   giornalistiche.   Mentre   raccoglievo 
delle testimonianze sui salvataggi angelici, mi resi improvvisamente conto che anche 
la mia esperienza poteva essere attribuita ai messaggeri celesti. Da quel momento 
essi   hanno   fatto   irruzione   nella   mia   vita,   spingendomi   a   occuparmi   di   tematiche 
collegate alla vita spirituale.»
«Agli Angeli ho sempre creduto, fin da bambina», racconta Imperia Rossi, di Roma. 
«Durante la guerra non avevo mai paura, perché li sentivo accanto e sapevo che non 
poteva succedermi niente. Un giorno, mentre ero al terzo mese di gravidanza, si sono 
rotti i freni della Lambretta guidata da mio marito e, mentre cadevo all'indietro 
come al rallentatore, ho sentito due braccia che mi hanno sostenuta impedendomi di 
farmi male. In seguito ho rischiato più di una volta di morire per infarto e sono 
andata   anche   in   coma:   mi   sono   vista   fuori   dal   corpo,   aleggiavo   sul   soffitto   e 
sentivo i discorsi di chi si disperava vicino al

[187] ↑

mio letto. Ma sono sempre tornata più lucida di prima, aiutata dai miei Angeli. Di 
solito,   quando   sono   accanto   a   me,   avverto   il   profumo   intenso   del   gelsomino,   che 
segnala la presenza dell'Arcangelo Raffaele.»
La prima volta che Imperia ha parlato di Angeli è stato ai suoi allievi di una 
scuola «pasoliniana», dove i ragazzi, figli di prostitute e delinquenti, dormivano 
per   la   strada   ed   entravano   in   classe   armati   di   coltelli   a   serramanico.   «Per 
aiutarli, ho incominciato a parlare degli Angeli, invitandoli a rivolgersi a loro 
quando si sentivano soli, infelici, pieni di paura. Anni dopo ho ritrovato alcuni 
alunni che avevano continuato gli studi, superando i pericoli della droga e della 
criminalità proprio rivolgendosi al loro Angelo custode.»

Fare l’angelo

Una   giornalista   sensibile   a   questa   tematica   è   la   genovese   Luciana   Lanzarotti, 


autrice teatrale e conduttrice di programmi radiofonici e televisivi, che da qualche 
anno   interroga   il   suo   Angelo   per   chiedere   consigli   (lei   chiama   questo   «fare 
l’angelo»):   le   risposte   che   riceve   sono   interessanti,   anche   quando   riguardano 
persone   a   lei   sconosciute.   In   realtà   sono   molte   le   persone   che   oggi   interrogano 
l'Angelo custode: ma ho scelto Luciana perché lo fa solo quando si sente ispirata, 
vivendolo come un... gioco serio, che aiuta chi ne ha bisogno.
«Ho   sempre   disegnato   Angeli,   fin   dal   liceo   artistico.   E   da   sei   anni   non   posso 
dipingere   altro,   come   se   li   volessi   fermare,   dare   loro   un   volto,   ma   soprattutto 
volessi   affermarli   come   fatto   reale   se   pur   invisibile.   Cinque   anni   fa,   mentre 
rimiravo soddisfatta il volto di una creatura alata,
[188] ↑

mi sentii quasi rapita in una sorta di piccola estasi. Mentre mi congratulavo con la 
creatura che usciva dalle mie mani, sentii venire alla mente pensieri veloci, come: 
Siamo qua per voi. Mi ritrovai a porre mentalmente delle domande e a sentire, quasi 
sovrapposte,   delle   risposte.   L'indomani   questo   modo   di   pensare   ritornò   mentre 
dipingevo, procurandomi un forte senso di benessere. In seguito, mentre intervistavo 
alla radio un’esperta di Angeli, capii che avevo imparato a comunicare con loro, in 
modo   spontaneo,   naturale.   In   seguito   ho   cominciato   a   "fare   l'angelo"   con   amici   o 
conoscenti: chiudo gli occhi tenendoci sopra il palmo delle mani e in quel buio mi 
scollego   dal   mondo   circostante   e   faccio   domande,   ascoltando   dentro   di   me   le 
risposte.   Credo   che   chiunque   possa   entrare   in   contatto   con   gli   Angeli,   basta   non 
avere la presunzione di ragionare. Occorre sentire la replica veloce, immediata e 
avere il coraggio di dirla ad alta voce. La cosa più difficile è non interferire, 
non   voler   dedurre,   considerare,   cedere   al   ragionamento.   Bisogna   essere   liberi   e 
ascoltare  i  pensieri:  allora  è  come  se  subentrasse  il  ricordo   di  qualcosa   che  si 
conosce. Il rapporto con l'Angelo esclude la razionalità, toglie i parametri e le 
misure,   il   tempo   e   la   logica.   Un   materialista   ostinato   può   anche   pensare   che   si 
tratti di telepatia o di un contatto con una dimensione dove spazio e tempo non sono 
presenti,   dove   tutto   è   percepibile.   Io   credo   si   tratti   di   Angeli:   un   contatto 
perduto che tutti possono recuperare.»
Personalmente   credo   che   tutte   le   testimonianze   raccolte   siano   autentiche,   nel 
senso che queste persone hanno realmente visto o percepito delle presenze luminose, 
che sono intervenute dall'invisibile per salvarle da un pericolo o per aiutarle a 
trovare il loro percorso.
Più difficile è stabilire se si tratti realmente di Angeli o

[189] ↑

di   quelli   che   la   teosofia   chiama   «aiutatori   invisibili»,   esseri   spirituali   che 


nell’aldilà si assumono il compito di assisterci nella nostra evoluzione.
Tanto più che gli Angeli sono un’energia potente, ma senza forma, che occupa uno 
spazio inimmaginabile per la mente umana (secondo  Il libro della Scala, gli Angeli 
del   primo   Cielo   sono   alti   e   larghi   «mille   anni   di   cammino»   e   quelli   dei   Cieli 
successivi hanno misure ancor più incommensurabili). L’unico modo per percepirli è 
quando   (e   se)   scendono   sul   piano   astrale,   dove   la   mente   può   rivestirli   di 
un’immagine antropomorfa.

Le comunicazioni con gli alieni

Parallelamente ai contatti medianici e angelici, c’è anche chi parla di alieni. 
Gli incredibili racconti dei «contattisti» di questi tempi si stanno moltiplicando, 
forse per un bisogno collettivo di incontrare esseri superiori che ci proteggano, o 
forse   perché   gli   extraterrestri   esistono   davvero   e   hanno   trovato   i   canali   per 
raggiungere  la  mente  dell’uomo.   D’altronde,  le  testimonianze  raccolte  in  tutto  il 
mondo, anche in ambienti scientifici o militari, fanno pensare che davvero non siamo 
soli nell'universo (ma questo è un altro libro...).
C'è chi comunica attraverso la scrittura automatica con entità extraterrestri che 
portano messaggi spirituali. Qualcuno viene curato sul piano astrale da scienziati 
alieni.
E c’è chi, come Eugenio Siragusa e il suo discepolo Giorgio Bongiovanni, insieme a 
Giorgio   Dibitonto   (autore   di  Angeli   in   astronave),   identificano   una   razza   di 
extraterrestri biondi e con gli occhi azzurri con gli Arcangeli.
Così li ha visti la cantante lirica Flavia Vallegra, a cui

[190] ↑

appaiono   in   sogno   «strane   creature,   con   le   mani   e   gli   occhi   lunghi   e   i   capelli 
biondi», o il pittore Antonio Barrella ­ i cui quadri s’ispirano ad altri mondi e 
altri   esseri   ­   che   sull’Etna   ha   visto   alcuni   dischi   volanti.   «C’era   anche 
un’astronave grandissima, lontana circa sette chilometri: era un oggetto concreto, 
bianco   argenteo,   che   mandava   bagliori,   con   impulsi   luminosi.   Dapprima   mi   sono 
spaventato, temendo di essere rapito, poi ho provato una grande sensazione d’amore e 
di   protezione,   come   se   in   qualche   modo   questi   esseri   fossero   entrati   in   contatto 
mentale   con   me   per   calmarmi.   La   notte   mi   sono   apparsi   in   sogno:   alti   circa   due 
metri, con gli occhi allungati, i capelli lunghi e la fronte ampia. Indossavano una 
tuta argentea e in mano tenevano un oggetto lungo, probabilmente un misuratore di 
energia.   Questi   contatti   sono   poi   continuati   in   sogno,   tanto   che   ora   mi   sento 
guidato   da   loro,   soprattutto   nella   consapevolezza   che   siamo   esseri 
pluridimensionali:   anche   l’uomo   appartiene   a   dimensioni   che   non   conosce   e   di   cui 
potrà   prendere   coscienza   quando   si   risveglia   l'io   superiore,   o   per   un   percorso 
individuale o aiutato da loro. Ho visto ancora dei dischi volanti, ma più spesso ho 
delle   immagini   mentali   e   un   continuo   dialogo   interno,   in   cui   mi   dicono 
telepaticamente  che   cosa  fare,  chi   devo  incontrare,  fornendomi  anche  messaggi  per 
lavorare sull’amore universale e la coscienza cosmica».
Un’esperienza altrettanto singolare è quella di una casalinga milanese. «Tutto è 
incominciato   la   mattina   del   4   febbraio   1977»,   racconta   Evelina   Poli,   una   donna 
semplice e simpatica, coinvolta in un’avventura più grande di lei. «Mi ero svegliata 
presto  per  terminare  un  ricamo,  quando  ho  sentito   una  voce:  "Prendi  una  matita  e 
disegna".  Mi  sono  voltata,  ma  non  c’era  nessuno.  E  poi,   io  non  sapevo  disegnare, 
facevo sgorbi peggiori di quelli dei bambini delle

[191] ↑

elementari. Ma la voce ha ripetuto il comando. Allora ho ubbidito, disegnando alberi 
e casette, poi una faccia con la barba. La voce mi ha spinto a fare la barba anche 
dalla parte della testa ed  è venuta fuori una strana figura, una specie di disco 
volante.   Poi   ho   fatto   dei   fiorellini,   accorgendomi   invece   che   erano   omini   con   il 
casco.   Ho   pensato   di   essermi   semplicemente   divertita,   anche   se   in   modo   strano. 
Quella   notte   ho   però   sognato   una   bellissima   nave   spaziale   che   passava   lentamente 
davanti   alla   mia   finestra.   Ho   pensato   che   sarebbe   stato   facile   disegnarla.   Il 
mattino   dopo   la   voce   mi   ha   detto   di   disegnare   e   io   mi   sono   ribellata:   "Non   ho 
tempo". Ma la macchina da cucire si è bloccata. Non appena ho eseguito il disegno di 
un   essere   con   una   tuta   spaziale,   la   macchina   ha   ripreso   a   funzionare.   Un   po' 
allarmata, ho telefonato a mio figlio, per raccontargli che cosa mi stava accadendo. 
Lui mi ha suggerito di tenere i disegni (ora ne ho qualche centinaio). La voce mi ha 
poi avvisato che se non ero in grado di spiegare, l'avrebbe fatto mio figlio.»
«Io non mi ero mai occupato di UFO», interviene il figlio Claudio. «Ne avevo solo 
sentito parlare in TV: eppure mi sentii spinto ad accettare quelle comunicazioni, 
come   se   in   qualche   modo,   a   livello   inconscio,   fossi   già   preparato   a   questa 
esperienza.   Così   ho   contattato   Eugenio   Siragusa,   il   fondatore   di   Fratellanza 
Cosmica, che mi ha fornito la chiave per i disegni. Rappresentano dei messaggi, a 
volte personali, a volte filosofici (alcuni simboli li abbiamo ritrovati nei testi 
sacri,   occidentali   e   orientali)   o   profetici,   che   spesso   si   riallacciano 
all’esperienza   dello   stesso   Siragusa,   secondo   il   quale   gli   Angeli   della   nostra 
tradizione religiosa sono extraterrestri, che scendono per portarci la scienza dello 
spirito. Ne esistono due classi: quella direttiva, di cui fanno parte Artemis

[192] ↑

e   Ramistis   (gli   esseri   che   comunicano   con   mia   madre),   e   quella   esecutiva,   meno 
evoluta, che appartiene a dimensioni inferiori.»
Questi   alieni,   secondo   Claudio,   sono   quelli   che   spaventano   gli   uomini, 
presentandosi   all'improvviso,   talvolta   con   sembianze   mostruose,   e   prelevando   le 
persone con la forza.
«Nel 1977 fui costretta a stare a letto a causa di un malessere, anche se la voce 
mi   aveva   detto   di   non   preoccuparmi,   che   non   avevo   niente   di   grave,   cosa   poi 
confermata dal medico», continua Evelina. «Una notte nella mia stanza è apparso un 
essere molto alto, scuro di pelle, che mi ha fatto cenno di seguirlo. In un angolo 
della   terrazza   ho   visto   Artemis,   in   tuta   azzurro­argentata.   Ci   siamo   abbracciati 
come   vecchi   amici.   "Non   hai   niente",   mi   ha   detto,   "ti   abbiamo   aperto   il   plesso 
solare per permetterti una maggiore ricezione". Già precedentemente mi aveva dato il 
suo simbolo, quello dell’idrogeno, che mette come firma in ogni disegno. Mi ha detto 
di abitare nel Sole ("Siamo geni solari, ubbidienti alle espressioni divine") e che 
mi avrebbe trasmesso prima l’immagine nella mente, per poi guidare la mia mano. In 
effetti mi sveglia tutte le notti alle tre, per darmi i suoi messaggi.»
«Nel giugno del 1978, la mamma ha disegnato un globo luminoso sotto il quale ha 
scritto:   "Il   22   luglio   verrà   Ycatul   e   un   globo   luminoso"»,   riprende   Claudio.   «In 
luglio eravamo in vacanza in Liguria, a Diano Marina. La notte del 22, guardando la 
terrazza, ho visto un globo di Luce arancione che si muoveva verso l’alto, poi si 
bloccava di colpo, per riprendere la sua corsa. Subito dopo dalle montagne è sorto 
un secondo globo (visto anche da altre persone), che si è messo a fare evoluzioni, 
con segnali luminosi: con il telescopio ho visto anche i finestrini, simili a
[193] ↑

oblò. Un’esperienza simile si è ripetuta nel 1984: attraverso un disegno, ci avevano 
detto che sarebbero apparsi dal mare vicino all’isola di Gallinara, nei pressi di 
Alassio,   dove   c’è   un   famoso   santuario.   La   sera   prestabilita   siamo   saliti   al 
santuario, dove poco dopo è apparso un globo luminoso, che si è prima ingrandito e 
poi rimpicciolito, fino a spegnersi completamente.»
«Subito   ho   ricevuto   un   messaggio   telepatico:   "Sì,   siamo   noi   in   missione.   Però 
adesso   ritornate   immediatamente   indietro"»,   racconta   Evelina.   «Non   appena   siamo 
entrati   in   casa,   si   è   scatenato   un   vento   tremendo:   se   non   avessimo   obbedito,   su 
quella montagna scoscesa avremmo sicuramente rischiato la vita. In seguito ci sono 
stati altri segni. Questi fenomeni all'inizio avevano lo scopo di convincerci, di 
farci credere. Ma il loro significato è più ampio. Messaggi, apparizioni e fenomeni 
fanno parte di un programma più esteso: portare a conoscenza degli uomini che questi 
esseri di Luce esistono veramente e si manifestano per preparare le persone. Essi ci 
portano   molti   messaggi   che   riguardano   la   crisi   planetaria   in   cui   siamo   tutti 
coinvolti:   con   l'inquinamento   e   gli   esperimenti   atomici   stiamo   rischiando   di 
distruggere   la   Terra,   che   è   un   essere   vivente,   provocando   terremoti   e   disastri 
naturali.   Ma   loro   non   possono   fermarci   né   interferire   nella   nostra   vita,   per   una 
legge cosmica che rispetta il libero arbitrio.»
Tuttavia, esattamente come accade sulla Terra o nelle dimensioni dell'invisibile, 
tra   gli   alieni   ci   sono   i   buoni   e   i   cattivi.   Comunque   non   voglio   approfondire 
l’argomento   in   questa   sede:   lo   farò   in   un   altro   libro,   quando   avrò   raccolto   più 
materiale (e, forse, più esperienze personali).

[194] ↑
E per finire

Ogni   volta   che   mi   accingo   a   scrivere   un   libro,   mi   propongo   di   fare   un   lavoro 


esauriente,   che   possa   dare   tutte   le   risposte   agli   interrogativi   di   chi   legge.   Ma 
quando arrivo alla fine, mi accorgo che ogni libro è semplicemente una proposta, una 
porta che si apre sull'infinito, o meglio, un seme, che per dare frutti deve prima 
affondare nella terra e mettere le radici nell'animo di chi lo raccoglie.
Mentre scrivevo, mi sono spesso interrogata sul mio ruolo: credo proprio che sia 
quello   del   seminatore,   che,   attraverso   gli   strumenti   a   sua   disposizione,   ara   il 
campo preparando il terreno, per poi gettare i primi semi della conoscenza. Che darà 
frutti se non rimarrà solo una conoscenza astratta, ma diventerà anche esperienza 
personale.
Possa la Luce guidarci nel nostro cammino e aprire la nostra mente e la nostra 
anima,  per  dissolvere  le  nubi  dell’illusione  e  ascoltare  la  voce  di  Colui   che  dà 
significato alla nostra esperienza terrena.

[195] ↑
Collana «Esperienze»

1. Rosemary Altea, Una lunga scala fino al cielo
9. Betty J. Eadie, Risveglio nella luce
10. Rosemary Altea, Spirito libero
14. Rosemary Altea, I colori dell’anima (con audiocassetta)
18. Rosemary Altea, Il dono dell'esperienza (con audiocassetta)
19. Neale Donald Walsch, Conversazioni con Dio ­ Libro primo
21. Manuela Pompas, L’aldilà esiste?
23. Chérie Carter­Scott, Se la vita è gioco, ecco le regole
24. Rosemary Altea, La forza che è in te
25. Lorenzo Ostuni, L'amore guarisce la vita
26. Chérie Carter­Scott, Se l’amore è gioco, ecco le regole
27. Susan Chernak McElroy, Gli animali ci fanno del bene
28. Shirley MacLaine, Il Cammino
30. Neale Donald Walsch, Conversazioni con Dio ­ Libro secondo
31. Rosemary Altea, Sono accanto a voi (con videocassetta)
32. Chérie Carter­Scott, Se il successo è gioco, ecco le regole
33. Linda Richman, Il coraggio di ridere ti cambierà la vita
34. Carlo Biagi e Manuela Pompas, I sogni dell’anima
35. Neale Donald Walsch, Conversazioni con Dio ­ Libro terzo
36. Neale Donald Walsch, Amicizia con Dio
37. Julia Ingram e G. W. Hardin, Conversazioni con gli angeli
38. Kent M. Keith, Se la vita è un paradosso...
39. Manuela Pompas, Medianità ­ Una strada verso il futuro

Finito di stampare nel giugno 2002
presso la Mondadori Printing S.p.A.
Stabilimento N.S.M. di Cles (TN)
Printed in Italy

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