Medianità
una strada verso il futuro
Sperling & Kupfer Editori
COPERTINA: Foto Richard Dunkley/Agenzia Marka
Manuela Pompas, giornalista e autrice di numerosi libri, si è occupata per anni su
Gioia di medicina olistica, psicologia e parapsicologia, con numerose inchieste su
medium, sensitivi e pranoterapeuti. Dal 1978 conduce corsi per sviluppare il
potenziale psichico e pratica la regressione ipnotica per far rivivere le vite
passate. Spesso è ospite di trasmissioni radiofoniche e televisive come esperta di
parapsicologia e di reincarnazione.
€ 14,00
«ESPERIENZE»
Della stessa autrice
AURA, LA LUCE DELL'ANIMA (con Carlo Biagi)
L’ALDILA' ESISTE?
I SOGNI DELL’ANIMA (con Carlo Biagi)
MANUELA POMPAS
SPERLING & KUPFER EDITORI
MILANO
MEDIANITÀ UNA STRADA VERSO IL FUTURO
Proprietà Letteraria Riservata
© 2002 Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
ISBN 8820033771
16102
La Sperling & Kupfer Editori S.p.A. potrà concedere a pagamento l'autorizzazione a
riprodurre una porzione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste
vanno inoltrate all’Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere
dell’ingegno (AIDRO), via delle Erbe 2, 20121 Milano, tel. e fax 02809506.
INDICE Pagina
Introduzione VII
1. Esperienze personali 1
2. Viaggio tra i medium 28
3. Le dimensioni dell’invisibile 79
4. Viaggio nell’altra dimensione 109
5. Le comunicazioni medianiche 125
6. Come attivare la medianità 150
7. Angeli e alieni 174
E per finire 195
Introduzione
Il mio primo libro, scritto nel 1980, si intitolava Siamo tutti sensitivi: la tesi
di base un’idea di cui sono sempre stata istintivamente convinta, e che ha poi
trovato conferma negli studi dei ricercatori di parapsicologia statunitensi, anche a
livello universitario era che la sensitività non è una dote in appannaggio di
poche persone, individui particolari, «diversi», che si sono ritrovati fin dalla
nascita un dono inquietante, anche se straordinario e inesplicabile.
No, tutti possono coltivare la sensitività, una capacità connessa con
l'attivazione dell’emisfero cerebrale destro attraverso una serie di metodologie che
sfruttano gli stati modificati di coscienza (stato alfa), dal rilassamento alla
visualizzazione, dalla meditazione fino all’uso di tecniche specifiche che
consentono di percepire la realtà a livello energetico.
Così, in questo libro e in altri successivi (I poteri della mente, Aura, la luce
dell’anima, Diventare sensitivi, I poteri dello spirito), ho proposto un percorso di
apprendimento da seguire attraverso una serie di esercizi per imparare a comunicare
con il pensiero, vedere dietro un corpo
[VII] ↑
opaco o a distanza, usare l’energia per guarire se stessi e gli altri.
Oggi potrei parafrasare il mio fortunato titolo d’esordio, scrivendo Siamo tutti
medium. In effetti, in questi anni sempre più persone hanno avuto esperienze di
contatti medianici tanto di tipo indiretto, quando sono ricorse a un medium (una
persona o un apparecchio, come il registratore o la macchina fotografica), quanto
diretto, quando hanno sviluppato la capacità di canalizzare (channeling) o di uscire
dal corpo.
Oggi la medianità fa meno paura: se una volta lo spiritismo evocava ambienti bui
in cui i defunti comunicavano attraverso colpi, luci, oggetti che comparivano dal
nulla, fantasmi che si materializzavano spaventando le persone più fragili e
sensibili, attualmente essere medium significa non tanto far ballare i tavoli o
andare in trance profonda, ma ampliare la propria ricettività e quindi anche la
comunicazione con l’invisibile.
Per questo sono sempre più coloro che si accostano alle dimensioni del mistero.
Spesso chi perde una persona amata cerca conforto partecipando ai «convegni della
speranza» in cui medium e sensitivi spiegano come ottenere un contatto per l'aldilà,
imparando poi a operare autonomamente, con la scrittura automatica o il
registratore. E se all'inizio questa ricerca ha lo scopo meramente consolatorio di
placare un dolore lacerante, in seguito per molti diventa anche una strada di
crescita e di trasformazione interiore.
Un altro aspetto di questo cambiamento è dato dal numero crescente di bambini che,
non più terrorizzati o inibiti dai genitori come avveniva un tempo, raccontano di
percepire accanto a sé un amico invisibile o un parente, generalmente un nonno, che
ritorna per consolarli; altri ri
[VIII] ↑
cordano di provenire da un luogo non ben precisato, immerso nella luce, dove c’erano
altri bambini con le ali, in attesa di scendere sulla Terra; altri ancora hanno
memorie di un'altra vita, in cui «erano già grandi». Questa per il bambino non è
un’esperienza straordinaria, ma la sua realtà quotidiana, che pensa essere condivisa
da tutti.
Del resto l'umanità si appresta a fare un salto evolutivo che ci spingerà a vivere
sempre più i valori spirituali. Quando arriviamo a scoprire, come ci insegna ogni
religione, che la realtà ultima è quella dello spirito e che il mondo materiale è
solo un passaggio o, se riprendiamo l’insegnamento orientale, una pura illusione,
allora ci rendiamo conto che dobbiamo coltivare valori superiori a quelli materiali
e tendere non tanto all’avere, ma all’essere.
Sul piano della fisiologia esoterica, la connessione con la Terra è legata ai
primi tre chakra, attivi in ogni persona. La trasformazione interiore verso mete più
alte inizia invece con l'apertura del quarto chakra, quello del cuore, dell’amore
cosmico o incondizionato. Si consolida poi con l'attivazione del quinto, che ci
mette in risonanza con il mondo esterno e presiede alla creatività, ma soprattutto
del sesto, il centro energetico della veggenza, e il settimo, il chakra coronarico,
che ci collega alle dimensioni sottili dell'universo e ci permette sia il contatto
con le guide spirituali, sia le esperienze mistiche.
Incontro con i medium più famosi
Di parapsicologia ho incominciato a occuparmi nel 1970, quando né i giornali né la
televisione affrontavano questi argomenti. Lo feci con una grossa inchiesta per il
settimanale Gioia, durante la quale avevo intervistato i
[IX] ↑
primi maghi, tra cui molti cialtroni e qualche animo sensibile (avevo ricevuto i
loro indirizzi dalla Questura, dove allora erano tutti schedati). Per l’occasione
avevo incontrato anche Federico Fellini, che viveva quotidianamente la dimensione
del mistero (ma ero troppo giovane e timida per affascinarlo), la sua amica Anna
Salvatore, una pittrice molto interessante, lei stessa medium, l’attrice Lidia
Alfonsi, il regista Luigi Scattini e la giornalista Anita Pensotti, che già allora
comunicava con Lilli, la sua entitàguida bambina, organizzando «tavole parlanti»
nell'ambiente romano.
A poco a poco questo mondo mi ha catturata, spingendomi a occuparmi quasi
esclusivamente del paranormale, salvo qualche capatina nel mondo dello spettacolo e
della salute. Il mio lavoro di giornalista mi ha poi permesso di viaggiare e di
conoscere personaggi interessanti, che mi hanno sempre insegnato qualcosa,
coinvolgendomi fino a farmi vivere molte esperienze in prima persona. Grazie a loro
ho potuto via via sviluppare il mio potenziale psichico, tanto o poco che sia, e
oggi tengo io stessa corsi, seminari, convegni, conferenze.
In trent'anni di lavoro ho avuto la fortuna di avvicinare quasi tutti i
protagonisti di questo mondo, dai più straordinari ai più semplici, compresi anche
gli imbroglioni, gli illusi, i fanatici: ma trovo che incontrare il lato negativo di
una situazione possa essere interessante, perché ci insegna a riconoscere e a
separare il grano dalla pula, a sviluppare delle antenne che ci aiutano a capire con
chi abbiamo a che fare e a difenderci. Senza contare che «per caso» ho anche sposato
un medium; e ho un figlio sulla buona strada... anche se è ancora troppo giovane per
riconoscerla come impegno morale e spirituale.
[X] ↑
Dopo il primo capitolo, in cui riporto le mie esperienze personali e l'incontro
con i medium più famosi, ho voluto affrontare un argomento già trattato in altri
libri, ma che ogni volta mi sembra imprescindibile: la visione dell’aldilà e dei
piani sottili, visti secondo la concezione teosofica. Perché trovo importante sapere
che cosa ci aspetta dopo la morte (o anche nell’aldilà, se si effettuano viaggi
astrali), qual è l'estensione della realtà, con chi veniamo in contatto, chi sono le
entità che popolano l'invisibile, come si riconoscono... La mia necessità di
ripetere certi argomenti mi ha fatto pensare che a volte i libri di uno scrittore
seguano un ideale fil rouge, essendo ognuno collegato al precedente attraverso un
argomento trattato, che viene ripreso e ampliato.
Affronterò anche tutti i fenomeni della medianità, i metodi di comunicazione, i
tipi di messaggi. Certo, la medianità rimane una delle facoltà psichiche più
affascinanti e nello stesso tempo controverse. Da una parte essa permette all’uomo
di ampliare il suo orizzonte, per addentrarsi in regni sconosciuti e inesplorati che
gli permettono di dare un significato all’esistenza, di superare le sue incertezze e
le sue paure, prima fra tutte quella della morte. Ma dall’altra pone una serie di
problemi: il primo, forse il più arduo da fronteggiare in questo campo, è il
riscontro oggettivo dei dati: poiché non vediamo chi ci parla, come possiamo sapere
se il messaggio proviene dalla nostra mente o da un disincarnato? E come discernere
tra le varie entità, come riconoscere un Maestro da uno spirito burlone?
D’altronde, non prendere atto di un universo più ampio di quello che vediamo
significa limitarci volontariamente
[XI] ↑
a una dimensione ristretta: mi vengono in mente i pesci che vivono in un lago, un
ambiente che consente loro di vivere e di nutrirsi, muovendosi in uno spazio
abbastanza ampio da sembrare l’unico possibile. Tuttavia, al di fuori del lago
esistono terre, monti, città, cieli e interi universi di cui loro non potranno mai
neppure immaginare l’esistenza. All’uomo è invece data la possibilità di esplorare
altre terre, dentro e fuori il suo essere: e allora, perché non farlo?
Per concludere, cercherò di tracciare una specie di percorso per aprire le porte
dell’ascolto, della ricezione, del channeling. Perché la medianità non faccia più
paura, ma diventi uno strumento di ricerca e di crescita aperto a chiunque ne senta
la necessità. Con tutte le cautele del caso, per non cadere nell’illusione o,
meglio, nei tranelli che René Guénon chiamava «gli errori dello spiritismo».
[XII] ↑
1. Esperienze personali
Ricordati di Dio finché avrai dimenticato te stesso.
Lascia che chi chiama e il chiamato scompaiano.
Perditi nella chiamata.
RUMI
Tecnicamente, la medianità è la facoltà della mente (connessa con il sesto e il
settimo chakra) che permette di comunicare sia con il proprio Sé sia con le anime
disincarnate, e cioè con i cari che ci hanno lasciato o con entità più elevate, i
Maestri spirituali, che accettano di guidarci fornendoci insegnamenti utili per la
nostra evoluzione. A volte si può anche entrare in contatto con l’inconscio di
«viventi» (o forse bisognerebbe dire con «anime incarnate», perché la vita non cessa
mai, neanche nell’aldilà), magari addormentati o inconsapevoli di cedere delle
informazioni a livello telepatico.
Agli inizi del Novecento, l'uso di questa facoltà era circoscritto a sedute
spiritiche tenute in camere rigorosamente buie (secondo il dottor Gastone De Boni la
luce aveva la proprietà di disgregare le sostanze ectoplasmiche), opportunamente
preparate con una cabina racchiusa da tende nere, dove gli spiriti venivano invitati
a manifestarsi attraverso «tavoli parlanti» o medium in trance profonda, che
potevano parlare con voce alterata o provocare fenomeni fisici come
materializzazioni, apporti, levitazioni.
A quel tempo si pensava che il medium fosse un perso
[1] ↑
naggio particolare, dotato di grande magnetismo, mentre oggi c’è stata una
rivisitazione di queste facoltà, forse grazie alla grande divulgazione, che ha
permesso di avvicinarsi di più a pratiche una volta ritenute un po’ oscure e
inquietanti. Senza contare che fino a cinquant’anni fa i medium e chi li consultava
rischiavano la scomunica...
Anche se in Vaticano sono sempre stati studiati i medium più potenti, la Chiesa
proibiva infatti la comunicazione con l'aldilà, che associava alla necromanzia, la
facoltà di evocare i morti, obbligandoli a manifestarsi per mezzo di rituali magici.
Qualche anno fa sull'Osservatore Romano è invece apparso un trafiletto in cui la
Chiesa ammetteva la comunicazione con i propri cari a scopo consolatorio. Del resto
se ne sono occupati attivamente anche alcuni religiosi, come padre Pellegrino Maria
Emetti, padre François Brune, padre Eugenio Ferrarotti. Ciò che la Chiesa teme è che
chi si avvicina a queste pratiche si allontani dalla fede, sostituendo l'amore per
il Cristo con l’idolatria per gli spiriti. Ma secondo me avviene il contrario: chi
entra in contatto con l’invisibile rinnova la fede verso il Divino.
Lo studio della mente ha inoltre permesso di capire che la trance medianica non è
qualcosa di magico (né nel senso positivo di sviluppo di un potere particolare, né
in quello negativo di un contratto con le forze del male), ma più semplicemente uno
stato modificato di coscienza simile alla trance ipnotica o allo stato di
rilassamento. Ecco perché tutti (o quasi), messi nella condizione adatta, potrebbero
attivare la medianità attraverso un cammino di ricerca interiore e di esercizio.
[2] ↑
Anche se esiste una vasta letteratura sulla vita dopo la vita e sulla
fenomenologia medianica, questa non si può affrontare solo da un punto di vista
intellettuale, attraverso testimonianze o racconti che ci portano in un mondo
apparentemente lontano dal nostro, astratto e non verificabile.
Certo, da piccoli, quando prevale il pensiero magico, è tutto diverso: per un
bambino non è assurdo pensare di poter volare (nei sogni succede spesso e ha un tale
carattere di veridicità da far pensare che si tratti in realtà di un volo astrale),
né di incontrare fate e gnomi (che i bambini a volte vedono «davvero») o un parente
scomparso. Ma poi, con l'età della ragione, quando il corpo completa il suo sviluppo
neuronale e la dominanza cerebrale passa dall’emisfero destro al sinistro, si
dimentica ogni vissuto precedente e si entra nella realtà materiale, allontanandosi
dallo spirito... Quello che invece dobbiamo fare è usare insieme, armonicamente, i
due emisferi cerebrali: ciò significa che dobbiamo stare con i piedi per terra,
sfruttando la razionalità, la logica, la tecnologia, e nello stesso tempo tendere
come un albero verso il Cielo, utilizzando l'intuizione e la sensitività, e aprendo
la spiritualità. Lo stesso discorso si può fare in termini orientali: i nostri sette
chakra rappresentano il cammino dell'uomo dalla Terra al Cielo, dalla materialità
alla spiritualità.
La conoscenza passa quindi attraverso tutti gli strumenti a nostra disposizione
lo studio, la cultura, la ragione, il discernimento, l’intuizione ma anche
attraverso l’esperienza personale diretta e la fede, che dà significato al lavoro
dell’uomo. Una fede che non è solo accettazione passiva, ma è una tensione verso
l'alto, supportata dall'ascolto interiore.
[3] ↑
Il mondo del mistero ha sempre esercitato un grande fascino su di me, ma ne ho
preso piena coscienza solo da adulta, quando mi ci sono avvicinata per motivi
professionali. A mano a mano che riuscivo a oltrepassare certe porte e che mi
addentravo nei meandri dell'universo psichico e spirituale, mi rendevo conto che la
mia vita mi ha portato fin dalla prima infanzia nella direzione che sto seguendo
tuttora: quella verso l’ignoto o, meglio, verso l’obiettivo ancora lontano, ma
agognato, della conoscenza.
Se ritorno indietro nel tempo, mi rivedo bambina, a tre anni, in vacanza ad
Arabba, un paesino delle Dolomiti sotto il Pordoi. Là passavo molto tempo nei
boschi, a giocare e a cercare more, ribes, mirtilli, funghi, e soprattutto a tendere
l’orecchio, a percepire un profumo impalpabile che non proveniva solo dalla resina
dei pini ma che aleggiava a livelli più sottili, aprendo l’anima ad altre
dimensioni, solo intuite e non comprese.
Allora mi sembrava quasi di far parte del mondo della Natura e di poter comunicare
con gli uccellini che cantavano sui rami, con gli scoiattoli e perfino con le
vipere, che non mi facevano paura. Mi sembrava anche di percepire la presenza di
esseri leggiadri che si muovevano quasi invisibili tra i rami e i fiori: sì,
probabilmente fate, gnomi ed elfi. Non era un vero e proprio pensiero, dato che ero
troppo piccola per un ragionamento logico (anche se mi sentivo grande, quasi avessi
il sentore di altre vite), bensì una sensazione di impercettibili entità amiche,
come avrei letto qualche anno più tardi in quella meravigliosa favola che è Peter
Pan, immergendomi nella quale anch'io volavo lassù verso le stelle...
Quando avevo cinque anni morì il mio nonno materno,
[4] ↑
portato via da una malattia incurabile: quella mattina, quando mi svegliai, sapevo
che non l’avrei mai più rivisto, come se qualcuno me l’avesse comunicato durante la
notte. E poi, per mesi, aspettai che tornasse di notte a trovarmi, sicura che non mi
avrebbe abbandonato.
Certo, i bambini sono legati a un pensiero irrazionale, magico, o debole, come
viene chiamato: fantasticano, vivono di sogni, di immaginazione... Tuttavia, ciò che
gli adulti dimenticano è che il bambino è ancora connesso con la sua anima, con i
luoghi celesti da cui proviene, anche se il ricordo è offuscato dalla discesa nella
materia.
Così pian piano anch’io ho dimenticato: per anni ho vissuto come mi hanno
insegnato, in un modo «normale», cercando qualcosa che mi era sfuggito, ma sapevo
essere da qualche parte. Una dimensione più vera di quella che stavo vivendo, ma che
avvertivo solo confusamente né sapevo dove cercare.
Quando poi morì anche mio padre avevo diciannove anni. Improvvisamente, la vita si
fermò, perse ogni colore e significato. Non avevo una fede a cui appoggiarmi e
volevo solo morire. Era il mio periodo esistenzialista, divoravo Sartre e Camus, e
insieme a loro mi chiedevo se la vita non fosse una grande beffa, un gioco crudele.
Se Dio c’era, era solo un burattinaio che tirava le fila dei nostri destini senza
nessuna pietà. Così credevo allora.
Dovetti quindi iniziare a lavorare molto presto, a vent’anni, mentre ancora facevo
l’università: e il destino, che non è affatto crudele ma non si lascia condizionare
dalle nostre emozioni, mi permise così di entrare a Gioia e di rimanerci, nonostante
il mio spirito ribelle. Dopo qualche anno di gavetta, finalmente, nel 1970, la mia
prima grande inchiesta, sui maghi. Poi la seconda, sui guaritori. E, in
quell’occasione, il primo incontro con la medianità.
[5] ↑
[6] ↑
ce che entrava dalle finestre. Il tavolo iniziò prima a dare dei piccoli sussulti e
poi a girare sempre più forte, fino a inclinarsi pericolosamente. E all’improvviso
si fermò davanti a me, per qualche secondo che mi parve eterno, poi sentii le
braccia di mio padre che mi stringevano con affetto. Fu un’emozione fortissima,
indimenticabile. Non posso certo giurare che fosse lui, può darsi che il desiderio
di sentirlo mi avesse fatto immaginare la sua presenza, eppure lo percepii quasi
fisicamente. Quell'esperienza mi spinse a farmi delle domande. Se era davvero mio
padre, dovevo rivedere il mio concetto di vita e di morte; se era davvero mio padre,
allora la morte non esisteva, era un’illusione dovuta ai nostri sensi fallaci, alla
nostra incapacità di varcare le soglie dell’invisibile. Se era mio padre, dovevo
trovare il modo per comunicare di nuovo con lui: e questo avvenne con una certa
regolarità anni dopo, quando imparai a percepirlo accanto a me, a vederlo e a
parlargli, tanto a livello mentale quanto con la scrittura automatica.
Qualcuno mi disse che anch’io avevo potenzialmente delle doti e che potevo
svilupparle attraverso la meditazione e la scrittura. Per un anno riempii interi
quaderni di spirali e strani segni che ricordavano quelli
dell'elettroencefalogramma. Poi, un giorno, la mano prese a tracciare parole e
infine frasi di senso compiuto, che mi venivano suggerite a livello mentale: sapevo
che si trattava di mio padre, lo percepivo quasi concretamente, tanto che a volte
persino la mia scrittura cambiava per diventare la sua. Con il tempo si sono
inserite altre entità, che mi hanno aiutato a uscire dal buio di quegli anni per
affrontare la vita in modo più lieve, regalandomi la certezza che non siamo mai
abbandonati, che qualcuno ci segue passo passo, aiutandoci nel nostro percorso.
[7] ↑
Proseguendo nel mio lavoro di giornalista, nel novembre del 1974 mi recai con un
fotografo a Treviso per incontrare Bruno Lava, uno dei più grandi medium a effetti
fisici, che faceva sedute dal 1942. Da lui erano andati scrittori come Dino Buzzati,
che amava indagare il mistero, nonché scienziati e studiosi provenienti da tutto il
mondo: sapevo che nelle sue sedute si materializzavano (o si smaterializzavano)
oggetti e, a volte, anche persone. Ma non ero preparata a vivere tutto ciò in prima
persona.
Bruno era un geometra, un omino modesto, silenzioso, schivo, che non amava
mettersi in luce né parlare della sua medianità. Mi raccontò tuttavia qualche
episodio della sua vita, rifiutandosi di darmi prove: lui faceva due sedute al mese,
una per un gruppo di ricerca (del quale facevano parte medici, architetti, fisici,
studiosi), e una per la gente che lo cercava per avere un consiglio dalle entità.
Quel giorno non erano previste sessioni e quindi sarei dovuta tornare a casa senza
verificare le sue facoltà. Allora cercai di incuriosirlo, potrei dire di sedurlo:
avevo già incominciato ad attivare la mia sensibilità e così gli dissi che cosa
percepivo di lui e della sua guida. Ma lui, impassibile, mi accompagnò a fare un
giro per la città. Al ritorno, prima di ripartire per Milano, mi offrì un'ombra de
vin nella cucina di casa sua, mentre la moglie finiva di rigovernare.
Improvvisamente, senza nessun preavviso, il grande tavolo al centro della stanza
incominciò a sussultare. In fretta togliemmo bicchieri e bottiglie. «Non so come hai
fatto, ma evidentemente la guida accetta di rispondere alle tue domande», mi disse.
Che cosa chiedere? Mi venne in mente che un mio ca
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rissimo amico, un ragazzo che consideravo come un fratello, aveva dei problemi di
lavoro.
«Non è un tuo amico, ma il tuo fidanzato», precisò Lava, che rimaneva lucido e
comunicava con la sua guida anche telepaticamente.
Mi seccai un po': perché avrei dovuto mentire? Era un mio amico e basta.
La risposta arrivò tramite la tiptologia, in cui a ogni colpo del tavolo
corrisponde una lettera dell’alfabeto: «L'8 gennaio riceverà una proposta di lavoro
che va bene per lui».
Tornai a Milano e, non ricordo perché, non pubblicai l’intervista. L’8 gennaio
1975 il mio amico, che si chiamava Carlo Biagi, ricevette un'offerta di lavoro che
accettò. E il 21 dicembre dello stesso anno riprendemmo la nostra storia iniziata
in una vita precedente due secoli prima a Fez e poi sigillata da un matrimonio che
dura ormai da vent'anni (del resto, a mio marito fu predetta dalla sua entità quando
lui aveva solo sei anni: «A trentacinque anni incontrerai la donna della tua vita,
una straniera che farà il tuo lavoro...»).
Impressionata da queste due previsioni di Lava, decisi di tornare a trovarlo per
avere qualche altro particolare e pubblicare la sua storia. Arrivai a Treviso di
venerdì. Stavolta ero da sola, senza fotografo. Lava rispose gentilmente alle mie
domande e poi mi invitò a partecipare a una seduta quella sera stessa. Certo, non
aspettavo altro.
Arrivai alla sua villetta insieme a una decina di persone che non si conoscevano
tra loro. Prendemmo posto in cucina intorno a un tavolino rotondo, mentre il grande
tavolo era appoggiato al muro alle mie spalle. Io mi sedetti proprio di fianco a
Lava per tenerlo d’occhio. Le luci della cucina vennero abbassate, ma si vedeva
bene, grazie al
[9] ↑
chiarore che proveniva dal corridoio e dai lampioni del giardino. Mettemmo tutti le
mani in cerchio per formare la classica catena, e Lava ci chiese di concentrarci in
silenzio.
Anche qui il tavolo ebbe come un sussulto e si sollevò, tanto che fummo costretti
ad alzarci in piedi. Le prime risposte arrivarono attraverso la tiptologia. Ma poi,
improvvisamente, apparve in mezzo a noi una mano bianca, nettamente tagliata al
polso, che si muoveva in modo autonomo, come animata da una sua intelligenza. Devo
dire che era davvero impressionante. Passò sopra le nostre mani, sfiorandole, come
per salutarci. Ammetto che ebbi paura, provai un vago tremito alle gambe e nella
mente mi passò un pensiero orribile: e se avesse impugnato un coltello? Ma poi
decisi di fidarmi e di lasciarmi andare.
Un medico, dopo aver premesso che non credeva al paranormale, chiese come poteva
aiutare i genitori anziani e ammalati: la mano passò sul suo capo, tirandogli i
capelli. «Ci credo, ci credo, lasciatemi uscire, voglio andare via», gemette,
sdraiato sul tavolo, in un atteggiamento tragicomico. Poi attraverso la tiptologia
gli arrivò anche il consiglio clinico.
Quando fu il mio turno, sentii la mano salirmi lungo la schiena, il collo, la
testa, per poi accarezzarmi i capelli: se ci fosse stato un trucco, mi chiesi, come
avrebbe potuto muoversi con tanta precisione al buio? Quando domandai come
affrontare la mia futura suocera, una donna autoritaria, che non avrebbe voluto
nessuno accanto al figlio, mi arrivò una sberla, come a suggerirmi che con lei
dovevo essere molto forte e risoluta. Notai che la mano era secca e tiepida, e
sembrava sintetica.
La seduta durò più di un'ora, tra domande e risposte. Poi uno dei presenti
interrogò l’entità sulla nostra evolu
[10] ↑
zione, sulla linea di condotta da tenere in questa vita: e il pesante tavolo di noce
alle mie spalle, lo stesso che si era sollevato nel mio primo appuntamento con Lava,
si alzò di colpo di almeno venti centimetri per ricadere pesantemente per due volte.
Sì, l'uomo deve seguire la legge dello spirito, confermò Lava, che ridendo disse
all’entità che quella sera era troppo seria: e per tutta risposta la mano gli
affibbiò uno scappellotto d'avvertimento, al quale il medium, evidentemente
abituato, rise di gusto.
Quando infine tutte le persone ebbero esaurito le domande, la mano passò di nuovo
sopra le nostre in segno di saluto e si dissolse di colpo così come di colpo si era
materializzata, mentre una sedia posta in un angolo della stanza si alzò in volo per
andare a posarsi nel centro del tavolo. La seduta era finita.
Lava stesso volle darmi una spiegazione di quanto era avvenuto. «Quando si forma
una catena medianica, mettendo le mani una accanto all’altra, si sommano le energie
dei presenti, che formano un campo magnetico molto forte. Con la mia medianità, io
(o comunque il medium a effetti fisici) riesco a far sì che l’entità possa rendere
attiva questa energia: per muovere il tavolo, dare colpi, materializzare mani o
oggetti, occorrono l'intelligenza e la volontà dello spirito e la presenza umana,
che fornisce l’energia necessaria.
«In questi anni abbiamo avuto numerosi fenomeni fisici, dagli apporti (oggetti che
cadono dal nulla) alle materializzazioni e alla scrittura diretta: dopo aver posto
una domanda allo spirito, abbiamo visto improvvisamente una
[11] ↑
penna o una matita sollevarsi da sola nell’aria e andare a scrivere la risposta su
un foglio di carta, con una grafia assolutamente diversa da quella dei presenti.
Qualche volta ho vissuto in prima persona dei fenomeni di levitazione: dopo aver
chiesto durante una seduta come risolvere un problema pratico di lavoro, mi sono
sentito sollevare in aria fino al soffitto, come per dirmi che dovevo muovermi,
affrettarmi. Tutte queste manifestazioni non sono mai fini a se stesse, ma hanno un
significato, contengono in sé una risposta, un consiglio.»
La nonna Anna
L’incontro con Bruno Lava segnò una svolta nella mia vita professionale,
spingendomi a occuparmi a tempo pieno delle tematiche paranormali.
In realtà, il mio primo incontro con la medianità era avvenuto molto tempo prima,
anche se a mia insaputa. Mia nonna Anna aveva sicuramente delle doti medianiche, ma
l’unico evento che mi è stato raccontato era che durante la guerra era stata
avvertita in sogno della morte del figlio, ucciso dai tedeschi. La nonna morì, dopo
una vita faticosissima, quando io avevo solo due anni. Nata da una buona famiglia di
Janina, in Grecia, dopo aver studiato a Parigi, aveva lasciato la sua città per
sposarsi, stabilendosi a Smirne, dove aveva avuto due figli. Ma da lì, nel 1922,
aveva dovuto fuggire durante un incendio che i turchi di Ataturk avevano appiccato
alle ville della comunità greca, in cui mio nonno era rimasto paralizzato. Approdò
in Italia e qui perse, nel giro di pochi anni, prima il marito e poi, con la guerra,
uno dei due figli. Si ritrovò così, ancora giovane, sola e con pochi mezzi.
[12] ↑
Credo che alla fine sia morta di dolore e di solitudine. Ma poi è tornata accanto
a me, forse per vivere un ruolo che da viva le era stato negato. Ed è ricomparsa più
di una volta attraverso altre medium, per rimarcare la sua presenza e farmi sapere
che non mi ha mai abbandonata.
Due anni fa, durante un convegno di Riccione, arrivò inaspettatamente un suo
messaggio attraverso una signora di Cesena che stavo intervistando sugli Angeli.
Poi, nel dicembre del 2001, mentre mi trovavo a Bari per tenere una relazione al
convegno di parapsicologia di Nicola Cutolo, assistetti tra il pubblico alle
performance di una medium inglese, Mary Staddon, con la quale non avevo mai
scambiato neppure una parola. In piedi sul palco, assolutamente lucida, Mary
riceveva delle comunicazioni da entità, legate ai presenti, che fornivano segnali di
identità per essere riconosciute. A un tratto la donna chiese: «C'è qualcuno di
Milano che conosce un uomo che ha cantato alla Scala?»
Io mi guardai in giro, ma nessuno aveva alzato la mano. Allora lo feci io: «Mio
marito: ma è vivo!»
«Sì, lo so», rispose Mary. «Qui con me c’è una donna che è andata nell'altra
dimensione molti anni fa, con problemi di cuore (o di crepacuore?). Mi dice di
chiamarsi Anna e di essere legata a te. Devi prepararti perché presto tuo marito
tornerà sul palco a cantare e tu lo accompagnerai.»
Anche se si era trattato di un messaggio limitato, in poche parole c’erano molti
elementi validi. Il nome di mia nonna, il fatto che mio marito aveva cantato alla
Scala (lo ha fatto dai sei ai diciotto anni come ragazzo cantore) e che doveva
riprendere la strada della musica, abbandonata molti anni fa: un messaggio che gli
arriva quasi quotidianamente anche dalla sua guida.
Una coincidenza? Una lettura del pensiero? Non credo:
[13] ↑
mi è più facile credere che le persone riunite in un teatro creino un grande campo
energetico, una specie di magnete che attira le entità, facilitandole a scendere.
Senza dimenticare che viviamo calati in un immenso universo energetico, nel quale
siamo tutti uniti da un grande disegno che ogni tanto si disvela, creando uno
squarcio nell’invisibile.
Quando incontrai mio marito avevo vent'anni e «filavo» (come si diceva allora) con
un suo amico. Il nostro non fu affatto un colpo di fulmine: anzi, lui cercava di
evitarmi in tutti i modi (avremmo scoperto tempo dopo che in una vita precedente in
Marocco l’avevo rifiutato: e lui, vecchio e potente mercante arabo, non me lo aveva
mai perdonato, portandosi dietro il suo risentimento... per duecento anni). Qualcuno
mi aveva detto che Carlo era un sensitivo: ma lui, da buon Scorpione, parlava poco
di sé e viveva la sua medianità in segreto, solo all’interno della sua famiglia. E a
quei tempi (siamo alla fine degli anni Sessanta) io avevo solo una vaga idea di che
cosa significasse questa dote.
Nel 1970 lo incontrai all’estero durante le vacanze di Natale; in quell'occasione,
quasi per gioco, mi fece una «lettura»: seduto di fronte a me in stato di
concentrazione, mi disse qualcosa legato al mio carattere e alla vita che stavo
conducendo. Quell’incontro mi colpì molto, non tanto per le sue parole (non era poi
così difficile dare consigli a una ragazzina ribelle e infelice), ma per l’energia
che avvertii in lui: mentre mi parlava sembrò quasi trasfigurarsi, come se un’altra
personalità si fosse sostituita alla
[14] ↑
sua. Più tardi sua sorella, anche lei dotata di una forte medianità ereditata dalla
madre, disse che aveva avvertito vicino a me un’entità forte. Forse ero medium
anch’io? Certo, allora, non ne sapevo niente, ma quella vacanza cambiò qualcosa
nella mia vita, spingendomi in una direzione che sarebbe poi diventata determinante.
Incominciai a frequentare Carlo, prima come amica e poi come compagna, imparando a
entrare nel suo modo di vivere parallelo, con i piedi nella realtà quotidiana e una
parte protesa verso altre dimensioni.
A quel tempo, ogni volta che Carlo si preparava per fare scrittura automatica o
per comunicare con la sua entità, vivevo uno strano fenomeno: mi sembrava che l’aria
si ispessisse e che si tingesse di un colore verdastro, quasi fossimo immersi in un
acquario. Forse era il mio modo di percepire un cambio di magnetismo.
Durante i successivi anni trascorsi insieme non siamo mai stati soli (questo mi
ricorda una battuta di Woody Allen: «In camera da letto non si è mai in due, ma
almeno in sei: io, te e i nostri genitori»). Con noi ci sono sempre state altre
presenze: i nostri genitori e le nostre guide, più varie entità che ogni tanto
appaiono nel nostro corridoio, quasi la nostra casa fosse un luogo di passaggio. Del
resto, vivere con un medium significa aprire la mente su un’altra realtà, rendersi
conto quotidianamente che non siamo mai soli, ma aiutati e a volte bastonati
dall’aldilà, affinché ciascuno di noi progredisca nella sua evoluzione.
A volte, mentre parliamo, Carlo si ferma e fissa un punto nella stanza: «Ma non
vedi chi c’è?» mi dice, stupito che non percepisca qualcosa per lui chiaro ed
evidente. La sua medianità, che gli permette di vedere e sentire ciò che perviene
dall'invisibile, è sempre stata spontanea, mentre io ho bisogno di concentrarmi: per
«vedere» o «sentire»
[15] ↑
devo cambiare livello di attenzione e mettere a fuoco la vista interiore.
In questi anni gli aiuti che ci sono arrivati dall'aldilà riguardavano soprattutto
il piano spirituale, ma talvolta sono stati anche pratici. Come il messaggio che
arrivò quando Carlo cercava un box per l’automobile: «Vai nella casa di fronte, lì
ne affittano uno». E in effetti ci venne confermato che si era liberato un box
proprio quella mattina, anche se non avevano ancora esposto il cartello. Così come
spesso veniamo avvisati in anticipo di una telefonata, un'offerta di lavoro, un
problema, oppure veniamo sollecitati a incontrare una persona, scrivere un libro o
fare un pellegrinaggio, o, meglio, un viaggio dell’anima.
All'inizio della mia amicizia con Carlo (che a quel tempo aveva una veggenza
straordinaria e vedeva le entità esattamente come i viventi), un giorno lui andò a
Bologna per lavoro. Quando tornò mi fece un mucchio di domande su mio padre, per
controllare quello che aveva percepito: era vero che era alto e imponente, che
lavorava nel marketing, che vestiva spesso di grigio? Poi mi confessò che aveva
guidato per tutto il viaggio di ritorno con lui o, meglio, il suo fantasma
seduto sul sedile accanto. Avevano parlato come vecchi amici e mio padre gli aveva
chiesto di seguirmi e di starmi più vicino, perché gli sembravo un po’ troppo
anticonformista, lontana da quanto mi aveva insegnato. In cambio, gli aveva promesso
che l’avrebbe aiutato nel suo lavoro.
Vicino a mio marito ho imparato a percepire presenze mistiche, pregando nelle
chiese e nei santuari. Certo, il nostro non è stato un matrimonio nel senso
tradizionale del termine: davanti a tutto e per fortuna c’è sempre stato il
Maestro, che ha dato un colore e un significato diverso alla nostra esistenza,
facendoci intravedere traguar
[16] ↑
La medianità di Carlo è di tipo spirituale, per cui in casa nostra ci sono stati
pochi fenomeni fisici (perché si realizzino, sembra che sia necessaria un’entità
specifica, che contribuisca a modificare sul piano sottile lo stato della materia).
Tuttavia, quando si presenta lo spirito di sua madre, una donna che ha mantenuto il
suo carattere forte anche nell'aldilà, in casa si sentono distintamente dei passi
spostarsi sul pavimento di legno. E il giorno che proposi a mio marito di regalare
le lenzuola di lino che lei mi aveva lasciato, ha fatto molto di più: quella notte,
mentre stavamo dormendo, porte e ante degli armadi hanno incominciato a sbattere in
segno di protesta, svegliandoci. Come osavo disfarmi della sua «roba»?
Nello stesso modo qualche volta è successo che, quando non siamo in linea con la
nostra strada, in casa si stacchino dei quadri. Una mattina abbiamo trovato
appoggiato per terra un grande quadro orientale, mentre i ganci che lo tenevano alla
parete erano intatti. Come aveva potuto staccarsi da solo, senza che questi si
fossero rotti, e come era arrivato a terra senza fare rumore, con il vetro intatto?
Un altro tipo di fenomeni cui abbiamo assistito è quello degli apporti spontanei.
L’evento più singolare (che ho già raccontato in un altro libro), mi è accaduto a
Istanbul nel 1977: una sera, ritornati in albergo dopo la visita alla città, mi ero
tolta un paio di orecchini ad anello e li avevo messi sul lavandino del bagno. Il
mattino dopo ce n’era uno solo: anche se si trattava di bigiotteria mi dispiaceva
molto,
[17] ↑
per cui mi misi a cercare dappertutto l’orecchino mancante, ma invano.
Otto mesi dopo mia suocera (che a quel tempo non frequentavo ancora) avvertì un
forte rumore metallico sotto il letto, come se qualcosa fosse caduto dall’alto:
trovò un orecchino e lo mise su un mobile, credendo fosse di un’amica. Invece era il
mio: era identico a quello che mi era rimasto, con lo stesso numero di serie e la
stessa torcigliatura. L'unica differenza era che non aveva perso la doratura, anzi,
sembrava nuovo. Quando due anni dopo andai a intervistare per la prima volta Eder
Lorenzi, un sensitivo che fa esperimenti di psicometria (la cosiddetta lettura degli
oggetti), glielo portai. Mi disse che l’orecchino era collegato a una grande città
attraversata da un fiume, piena di minareti (Istanbul!) e che per me aveva il
significato di un anello di connessione con la mia vita precedente in una città
orientale.
Credo di avere un karma particolare con gli orecchini: una volta, poco prima di
partire per un infelice convegno a Firenze (doveva essere sul paranormale e invece
mi ritrovai in un ambiente di maghi e di satanisti!), persi dal parrucchiere una
clip d’oro con un rubino incastonato. Tre giorni dopo la ritrovai per strada,
davanti al portone della mia casa, sotto il cordolo del marciapiede. Credo che fosse
un apporto più che una semplice coincidenza: se così non fosse, devo ipotizzare che
l'orecchino mi si fosse impigliato nella giacca dal parrucchiere, cadendo poi
davanti a casa e rimanendo lì per tre giorni, invisibile a tutta la gente che nel
frattempo era passata e sfuggendo persino alla nettezza urbana, che aveva lavato la
strada la notte prima. Se però è successo davvero così, allora significa che
«qualcuno» l'ha protetto, attirando poi la mia attenzione in quell’angolo di strada
e facendomelo ritrovare.
[18] ↑
Qualcosa di simile è capitato di recente a Carlo: mentre stava vestendosi nella
casa al mare, rivolse una domanda mentale alla sua guida e poco dopo sentì il rumore
di un oggetto metallico caduto dall’alto. Era un rosario d’oro, di quelli fatti ad
anello, che lui non aveva mai posseduto. Un regalo dell'aldilà?
Secondo gli studiosi, questi fenomeni sono sempre dei segnali, delle indicazioni o
dei doni. In qualche modo le entità riescono a utilizzare la nostra energia per
smaterializzare un oggetto e rimaterializzarlo secondo un disegno preordinato, come
se nell’aldilà esistesse uno schema su cui si ricompone la materia.
Proprio durante la stesura di questo libro ho rincontrato Marcello Bacci, di
Grosseto, che da molti anni conduce gruppi per registrare le voci dell'aldilà.
Spesso, insieme al messaggio, le persone ricevono in dono un apporto.
Ricordo due genitori di Pisa, Elsa e Augusto, che erano ricorsi a lui per sentire
ancora una volta la voce del figlio Alessandro, scomparso prematuramente a
trentasette anni, durante un'immersione per la pesca del corallo nei mari della
Sardegna. Mentre stavano registrando la voce del ragazzo, che spiegava le dinamiche
dell'incidente a loro ignote («C’è stato un guasto alla bombola e, senza ossigeno,
ho perso l’orientamento: a un tratto ho visto una grande luce e mi sono ritrovato in
questa dimensione»), sul tavolo cadde un corallo.
«Da quel giorno, durante le sedute con Bacci, ogni volta si materializzano
coralli», mi raccontarono i due genitori. «Immediatamente prima si vede una lucina,
simile a
[19] ↑
una lucciola che scende dall'alto, dal soffitto fino alle nostre mani. E poi si
forma l’oggetto. La prima volta Alessandro mi ha chiesto di allungare le mani sul
tavolo: ho ubbidito e ho sentito una strana sensazione, come se si formasse qualcosa
sul mio palmo: in effetti c’era un bellissimo corallo, bianco e rosso. Un’altra
volta ne ha preannunciato uno diverso dal solito: e ne è arrivato uno bianco,
lucido, bellissimo. In una seduta con la radio, una voce ha detto che nell’aldilà
Alessandro ha imparato a plasmare la materia: e subito dopo sul tavolo si è
materializzato un corallo insolito, come se fosse stato fuso e poi ricomposto con
una forma strana.»
A un certo punto, Elsa e Augusto si erano accorti che quando si verificava una
materializzazione a Grosseto, a casa spariva un pezzo dalla vetrinetta in cui
avevano racchiuso i coralli pescati dal figlio. Del resto, l'apporto non viene mai
creato dal nulla, ma è un oggetto esistente che viene... teletrasportato, cioè
disintegrato e ricomposto passando chissà come attraverso lo spaziotempo.
«Qualche volta ci sentiamo anche toccare dalle sue mani, come se fosse accanto a
noi in carne e ossa: una sensazione straordinaria, che ci riempie il cuore, come se
nostro figlio fosse ancora con noi.»
Un altro episodio me lo raccontò Ginella Tabacco, di Cuneo. «Non ho avuto grandi
segni fisici»; disse. «Anche se la mia guida è Gustavo Adolfo Rol, non si manifesta
attraverso fenomeni di psicocinesi (PK), ma inviandomi messaggi. Tuttavia una sera
avevo scoperto la mia medianità da poco inspiegabilmente ho trovato sul quaderno
dove ero solita scrivere un brillante sfaccettato, molto luminoso. Non era mio e non
capivo da dove fosse arrivato. Sette mesi dopo l'ho mostrato a un sensitivo di
Trieste, Semeraro, il quale mi ha confermata che si trattava di un
[20] ↑
apporto e che le sfaccettature indicavano che avrei scoperto altre facoltà: in
effetti, da qualche tempo ho iniziato, su indicazione della mia guida, a dare
energia con le mani.
«Un’altra volta ho trovato in casa una barchetta di latta dorata: sempre Semeraro
mi ha fatto notare che una vela era controvento, segno di difficoltà che
effettivamente si sono presentate poco tempo dopo.»
L’altra nonna
Ho avuto qualche esperienza paranormale anche con la mia nonna materna, alla quale
però non ero molto legata. Era una bella donna, elegante (a ottant'anni passati
portava ancora biancheria di raso rosa e abiti color pastello), molto corteggiata
anche in età avanzata e legata ai piaceri, come la buona tavola, il gioco delle
carte, la bella vita.
Quando morì, durante il funerale la vidi mentre lottava accanitamente per tenere
legate le cellule del corpo, per impedirne il disfacimento e rimanere viva: fu una
percezione inaspettata, che mi impressionò molto.
Non potendo andare contro le leggi naturali, la nonna rimase legata alla
dimensione terrena. Spesso, dopo la sua morte, me la trovavo in giro per casa che
curiosava nella cabina armadio della mia stanza, dove tenevo gli abiti: era come se
non potesse fare a meno di stare in mezzo alle cose a lei più care, come i vestiti e
le scarpe. E, quando arrivava, misteriosamente le bottiglie ancora ermeticamente
sigillate di vino e di cognac (a cui era altrettanto affezionata) diminuivano
vistosamente di livello: avete mai sentito parlare di un fantasma attaccato alla
bottiglia? Io no, ma il fenomeno era oggettivo, evidente.
Ho cercato a lungo di allontanarla, spiegandole che do
[21] ↑
veva staccarsi dalle sue abitudini terrene, spostarsi su altri piani: ma invano.
Anzi, a volte svegliava mio marito per dirgli che doveva regalarmi biancheria di
seta, begli abiti e gioielli, altrimenti l’avrei tradito, seguendo il suo esempio.
Poi sparì dalla mia vita per qualche tempo: forse ha capito, mi dissi. Ma un
giorno, mentre stavo chiacchierando a un convegno con una medium canadese, Nathalie
SmithBlakeslee, questa mi annunciò che lì con noi c'era mia nonna. Fu una visione
spontanea: lei mi stava raccontando la storia della sua vita e io non desideravo
affatto ricevere comunicazioni personali.
«E' una bella donna, mi dice che è tua nonna e mi fa vedere il seno: aveva un bel
décolleté», mi disse sorridendo, un po’ stupita da questa visione inusuale
(difficile che i fantasmi mettano in mostra la loro floridezza passata). Capii
subito che era la mia nonna materna, che da giovane si era fatta ritrarre da un
pittore con un abito scollato che metteva in evidenza le sue forme.
«Non voglio sentirla», mi ribellai. «Non desidero comunicare con lei.»
«E' qui per scusarsi», insisté Nathalie. «Non capisco bene, mi dice che a lei,
quando tu eri piccola, piacevano gli uomini e non i bambini. Ma ora ha capito di
aver sbagliato, sta rendendosi conto dei suoi errori e prendendo coscienza del luogo
in cui si trova.»
[22] ↑
stro: «Partite pure, perché nel deserto si apriranno per voi le porte
dell'universo».
Avendo scoperto anni prima di aver avuto entrambi una vita anteriore in Marocco,
pensammo che nelle «nostre» terre avremmo avuto messaggi più incisivi, o almeno
avremmo ritrovato qualcosa del passato. Invece, la notte del 31 dicembre, per un
errore di calcolo, l’universo si aprì per lasciar passare un’anima. Quella notte,
mentre stavo sognando, una voce «fuori campo» mi avvisò: «Sei incinta».
Francesco entrò, così, prepotentemente nella nostra vita, una presenza che è stata
forte fin dai primi mesi di gravidanza e ha portato nuove esperienze tanto per Carlo
quanto per me, sul piano pratico e spirituale.
A gennaio, Carlo ricevette un’altra comunicazione: «E' ora che tu porti i nostri
messaggi anche agli altri. Non puoi più nasconderti, devi accettare di condividere
la tua medianità».
Così formammo un piccolo gruppo, che nel tempo si sarebbe ingrandito, con il quale
iniziammo a fare esperimenti di veggenza, esercizi di meditazione e sessioni di
preghiera. Per stimolare Carlo, sempre restio a esporsi, provai a invitare a casa
mia qualche medium da testare.
Ne ricordo due, entrambe deludenti (all’inizio di un percorso anche i fallimenti
sono educativi, perché insegnano a discernere). Una delle due, mentre sceneggiava la
trance, tirò fuori una voce da soprano, presentandosi come una sacerdotessa di
Atlantide: e quando qualcuno si permise di chiederle qualche dato più preciso, lei
iniziò a lanciare anatemi su tutti, come una principessa oltraggiata. A volte la
medianità, o presunta tale, nasconde un bel delirio di onnipotenza...
L’altra visse un episodio quasi isterico: si presentò un’entità che raccontò di
essere stata ghigliottinata duran
[23] ↑
te la Rivoluzione francese, con grandi spasmi e sussulti. Ma entità non ce n'erano,
e probabilmente tutto l’episodio non era che la drammatizzazione, in buona fede, di
una memoria passata.
Intanto noi proseguivamo con le sessioni di preghiera e meditazione, finché un
giorno Carlo, mentre eravamo seduti in cerchio, cadde in trance profonda e iniziò a
parlare, pur mantenendo la sua voce, con le parole del suo Maestro: «Om Sai Ram».
Così inizia ogni volta la seduta, e quando il Maestro arriva, indipendentemente da
ciò che dice, porta un’energia potente, che scende da altre dimensioni e ha la forza
di trasformarci, di spingerci verso traguardi ai quali senza di lui forse non
avremmo mai ambito. «Se tu credi veramente che chi ti parla sia il Maestro, che chi
ti parla abbia la verità, allora ciò che ti dice deve cambiarti dentro, deve portare
dentro di te la luce e la speranza.»
I messaggi (che Carlo ha raccolto nel libro Dall’universo, una voce, una luce, il
Maestro) sono sempre molto semplici, ma arrivano dritti dentro di noi come una
spada: chi accetta di seguirli può impadronirsi di strumenti per trasformarsi,
aprendo la propria anima per «volare più in alto», come il Maestro ci invita a fare
ogni volta.
«Perché mi fate sempre le stesse domande e ripetete sempre gli stessi errori?
Dovete innalzare la vostra mente e il vostro spirito, veleggiare più in alto, non
rimanere ancorati alla Terra», continua a dirci. Pur rispondendo pazientemente alle
nostre domande (salvo quando «non possiamo sapere»), non ama infatti affrontare le
proble
[24] ↑
[25] ↑
Dieci anni fa ricevetti poi la visita dei ladri, che approfittarono di un
ponteggio per scardinare una portafinestra e, in un paio d’ore ben organizzate,
rubare parecchie cose. Ero molto contrariata, ma quando feci la lista del bottino da
presentare alla polizia, mi resi conto che era stato preso solo il superfluo,
oggetti preziosi, che però non incidevano nella nostra vita, come qualche gioiello,
un videoregistratore e un hifi. Non erano invece stati toccati i computer, neppure
i portatili, che servivano a me e a mio marito per lavoro. Insomma, un’altra
lezione.
Certo, alle volte è molto difficile accettare questi messaggi. Non si possono
addurre scuse né giustificazioni per gli errori, non sono ammessi ritardi né
fraintendimenti: la parola serve a metterci sulla giusta strada, ma se non la
raccogliamo veniamo puniti dalla vita stessa. Il Maestro non è mai tenero né
consolatorio, le sue parole sono sferzanti, taglienti, arrivano dritte come frecce
nell’anima. Ma ci fanno vedere le dinamiche dell’esistenza, il significato che si
nasconde dietro ogni evento, aiutandoci a trovare la forza per affrontare qualunque
prova.
Quando morì il nostro amico Luciano, un medico di trentacinque anni che se ne andò
a causa di un tumore devastante, il Maestro ci disse: «Perché piangete chi vi
lascia? Dovreste festeggiare quest'anima che ritorna nella Luce». La stessa frase la
ripeté anni dopo a una donna che aveva perso in un incidente il suo unico figlio di
diciassette anni. «I figli non sono vostri. Dovresti essere felice per lui, che è
ritornato nella dimensione dello spirito. Prova a pensare che la sua dipartita gli
ha evitato un destino difficile.»
A una giovane donna, madre di un bambino con problemi di sviluppo psicomotorio,
disse che doveva smettere di tormentarlo portandolo continuamente da un medico al
[26] ↑
l’altro e sottoponendolo a cure intossicanti. «Se è nato così significa che questo è
il suo karma, che questa esperienza è necessaria alla sua evoluzione.» Ciò non
significa, beninteso, che dobbiamo ignorare chi soffre o non curare i malati (il
karma non è una condanna, ma una dinamica di causaeffetto), ma capire che la
malattia ha una funzione, è un messaggio che la persona deve decifrare, per
comprendere che cosa cambiare in se stessa. E le malattie, soprattutto quelle di cui
si soffre da piccoli, dipendono quasi sempre dalle vite precedenti, rappresentano un
karma da risolvere.
Se quindi si riesce a penetrare nella filosofia che ci viene portata
dall'universo, la vita diventa una bella sfida, più facile da accettare nonostante a
volte le prove siano difficili, perché ci si rende conto che tutto ciò che accade ha
uno scopo e non è «contro» di noi: al contrario, ogni esperienza porta in sé un
insegnamento implicito e la possibilità di salire qualche gradino sulla scala
dell’evoluzione.
[27] ↑
2. Viaggio tra i medium
[28] ↑
quanto questa ci cambia dentro, quanto attiva la fede e ci avvicina alla conoscenza
delle leggi universali.
Ho solo due rimpianti: non essermi mai incontrata con Gustavo Adolfo Rol (che
evitava le interviste, dopo l’attacco subito da Piero Angela) e non aver mai
partecipato a una seduta del Cerchio Firenze 77, anche se ho avuto il piacere di
conoscere Roberto Setti (il medium del Cerchio) poco prima che morisse.
Roberto era un uomo gentile, generoso, schivo, che non pretendeva nessun merito
per l'alto livello delle sue comunicazioni né tanto meno per i fenomeni fisici che
accadevano durante le sedute. «Sono solo un canale», mi disse quando lo incontrai
nella sua casa di Firenze. «Durante la trance, perdo totalmente conoscenza e quindi
non so neppure che cosa venga detto attraverso di me.»
La sua fama era dovuta particolarmente ai fenomeni fisici, che stupivano
soprattutto chi non aveva mai assistito a simili eventi. Quasi sempre chi
partecipava alle sue sedute riceveva dalle entità un dono, un apporto o una
materializzazione: la persona metteva le sue mani sopra quelle di Roberto in trance,
che diventavano sempre più luminescenti ed emanavano un intenso vapore biancastro
(che la guida attribuiva alla materia ectoplasmica). Quando era possibile scorgere
ciò che accadeva, si vedeva un oggetto quasi trasparente, che prendeva corpo piano
piano. E alla fine, quando Roberto apriva le mani, dalle quali spariva a poco a poco
la luminosità, dentro c’era un oggetto ancora caldo, in filigrana d'argento, in oro
o in porcellana, che sembrava quasi pulsare.
[29] ↑
Credo che i fenomeni fisici abbiano la funzione di convincere gli scettici, di far
toccare con mano che l’aldilà esiste. «Ci servono per battere la grancassa», spiegò
una volta un’entità di nome Michel. «Sono un segno di affetto: gli apporti diventano
come dei talismani perché li carichiamo di energia in sintonia con quella di chi li
deve portare. E poi, regalando un oggetto d’oro, dimostriamo anche che la materia
non ha valore, neppure quella che voi considerate preziosa.»
Ma la grandiosità di Roberto Setti stava nel livello degli insegnamenti delle
entità che si alternavano e che, in seguito alla sua morte, sembra si siano
presentate in altri Cerchi: la più importante, quella che mi ha più conquistato per
la sua somiglianza con la guida del nostro gruppo, era il Maestro Kempis, che
portava comunicazioni di taglio filosofico e spirituale (rimando chi è interessato a
tutti i libri sul Cerchio Firenze, validi ancora oggi, e pubblicati dalle Edizioni
Mediterranee).
«Quello che mi piaceva di Roberto è che da lui non si volevano fare adepti né
plagiare persone, ma liberarle, trasmettendo loro delle conoscenze affinché avessero
una visione più ampia della realtà», mi confessò Pietro Cimatti, che ha curato
alcuni libri del Cerchio. «E poi sono stato conquistato dal carattere completo e
inesorabile dei messaggi. Io che vengo dalla filosofia, che ho letto tutti i grandi
pensatori, da Schopenhauer a Nieztsche, da Marx a Feuerbach, ho trovato nei messaggi
del Cerchio e soprattutto in quelli di Kempis una filosofia dell'essere.»
La guida del Cerchio, che apriva e chiudeva le sedute facendosi precedere da un
intenso profumo di violette, era Dalì, che accettava anche di avere colloqui
personali con le persone. C’è una sua comunicazione che mi fa piacere citare dal
libro Dai mondi invisibili, perché ritengo valida
[30] ↑
per i messaggi di qualunque entità: «Noi non abbiamo la pretesa di portarvi la
verità, la verità è una conquista del singolo. Chi è giunto alla verità,
contrariamente a quanto si crede, non può trasfonderla negli altri, può solo dare
delle indicazioni. La verità è, e basta. Non cristallizzatevi sulle parole, ma
cercate di comprendere». E ancora: «Noi veniamo per agevolarvi la comprensione. Vi
parliamo di verità, ma le nostre parole rimangono aride, sterili se voi non le
comprendete. Non noi parliamo per tutti, parliamo per quelli che sono insoddisfatti
di ciò che sanno».
Un’altra entità molto amata era Lilli, una bimba morta a sei anni, che portava
messaggi personali e notizie sui trapassati. Spesso, quando si presentava, si
manifestavano diversi fenomeni fisici: materializzazioni, apporti o suoni, come
quello di una trombetta che i presenti udivano in vari punti della stanza.
Un fenomeno interessante era la fotografia medianica: durante una riunione venne
posta sulle ginocchia del medium in trance una lastra fotografica siglata e
sigillata, sulla quale i partecipanti si concentrarono proprio durante una
comunicazione di Lilli: quando la lastra venne fatta sviluppare, ne risultò
l'immagine di una bambina in atteggiamento pensoso.
Teresa, molto dolce e soave, era una personalità mistica: quando arrivava si
spandeva nella stanza un inconfondibile profumo di rose e si sentiva il tintinnio
dei grani del rosario. Le sue mani (o, meglio, le mani di Roberto, quando la
incorporava) erano sempre luminose e spesso, mentre pregava, si alzava in
levitazione. Durante una seduta avvenuta al buio (ma altri fenomeni simili accaddero
anche in piena luce), i presenti avvertirono la sensazione che qualcosa di leggero
stesse cadendo dall'alto: alla fine si accorsero che il pavimento era cosparso di
petali di rose
[31] ↑
bianche. Non solo, ma una partecipante alla seduta si era trovata una rosa in mano,
e un’altra una rosa intera con foglie e due boccioli in grembo.
Alla morte di Roberto, per qualche tempo il suo gruppo, guidato dalla sorella
Luciana, continuò a riunirsi per meditare sull'esperienza del Cerchio. I risultati
di quegli incontri vennero divulgati anche attraverso una serie di conferenze,
gettando un seme in chi aveva bisogno di credere (anche se è molto diverso ascoltare
una conferenza o i messaggi direttamente dalle guide).
In seguito, altri medium ricevettero le entità del Cerchio: difficile dire se ciò
fosse successo per emulazione o perché avessero una medianità simile, un «terreno»,
come si dice in medicina, ricettivo a quel tipo di onda. Uno di questi fu Flavio
Polledro, un giovane pubblicitario di Giaveno (Torino).
«I primi fenomeni iniziarono dopo aver partecipato a una seduta quasi per caso»,
mi raccontò Flavio. «Avendo perso da poco una zia, chiesi di poter comunicare con
lei. Con mio grande stupore, il bicchierino, che avevo solo sfiorato, si mosse
velocemente sul tabellone, compitando delle frasi. Si presentò mia zia, che si fece
riconoscere e mi diede delle informazioni su questioni famigliari che non conoscevo,
confermate poi dai miei.»
Ma la parte più importante del messaggio era un’altra: gli fu detto che anche lui
aveva doti medianiche, che doveva sviluppare. Nei mesi successivi, Flavio si
esercitò utilizzando la scrittura e il bicchiere. «All'inizio si manifestò un’anima
semplice, il mio primo spirito guida, che
[32] ↑
mi fornì tutti i suoi dati (nome, data di nascita e di morte e persino dov’era
sepolto), affinché potessi verificare la veridicità del messaggio. Due anni dopo
formai il mio primo gruppo, in cui, oltre a entità anche sconosciute che ci davano
indicazioni per contattare i propri cari, si manifestò il Davide biblico (per questo
ci chiamiamo «il Cerchio di Davide») che ci offrì insegnamenti sulla vita dopo la
vita, la medianità, la reincarnazione.
«Un giorno del 1994, Davide, non appena arrivò, ci fece disporre in cerchio
perché, disse, dall’aldilà mi avrebbero indotto una trance profonda. All’inizio mi
spaventai e pensai di rifiutare, ma poi capii che non potevo farlo perché ormai il
mio cammino era segnato. Dopo alcuni minuti di raccoglimento caddi addormentato,
perdendo totalmente contatto con la realtà. Parlando con voce profonda, l’entità
disse: "Amici, il contatto è stabilito". Da quel giorno si sono manifestate circa
centocinquanta entità: parenti delle persone che venivano in seduta, guide
spirituali e talvolta anche personaggi storici.»
Flavio m'invita a partecipare a una delle sue sedute: incuriosita dal fenomeno di
incorporazione che lui ha con più di un'entità, decido di accettare. Dopo una
preghiera per predisporre gli animi, Flavio cade in trance. Subito incomincia a
parlare con una voce più profonda della sua, più matura (a ogni entità Flavio cambia
voce, atteggiamento fisico, modo di parlare): è Davide, che spiega al gruppo appena
formato lo scopo delle sedute. Poi arriva un intellettuale che parla in modo
forbito, affettato, snob, con la erre moscia: sembra la caricatura di un nobile
francese d'altri tempi. Non mi piace, mi sembra finto.
Ed è poi la volta di Lilli, la bimba del Cerchio, che gioca e ride, parlando con
una voce acuta, infantile.
Come giudicare queste comunicazioni, per la verità
[33] ↑
molto semplici? All’inizio mi viene da ridere: sembra di essere a una performance
teatrale, in cui l’attore impersona vari personaggi ed è molto difficile sapere se
il medium è sincero. Pur ritenendo Flavio una persona seria (avevo già avuto modo di
sperimentarlo come sensitivo), mi chiedo se non stia giocando, se non ci stia
offrendo uno spettacolo, uno psicodramma medianico.
Tuttavia, subito dopo succede qualcosa di significativo, almeno per me: si
manifesta un’entità che si presenta come «zia Linda», mamma di una signora presente,
alla quale il medium in trance si accosta. E io non vedo più Flavio, ma una donna
anziana, un po’ grossa, leggermente barcollante, con sulle spalle uno scialle a
crochet beige (che nella realtà, ovviamente, non c’è). Dopo aver rivolto qualche
frase alla figlia, ricordandole con tenerezza i momenti passati insieme, dà altri
messaggi a qualcuno dei presenti. Poi si toglie dalla bocca una medaglietta d’oro
(una materializzazione, mi diranno poi, fenomeno che accade raramente perché
richiede molta energia) e gliela porge in segno di conforto. Anche qui sono
assillata dai dubbi: è davvero una materializzazione o solo un abile gioco di
prestigio? E' un dubbio legittimo che sorge sempre di fronte a questi fenomeni e che
può essere fugato solo dalla frequentazione assidua, dalle prove che a volte le
entità ci forniscono proprio per aiutarci a credere.
L'entità successiva è Teresa, una suora francese che suscita una grande emozione:
mentre mi concentro, la «vedo» come se la sua immagine coprisse quella del medium.
E' piccolina, esile, con un’energia molto differente da quella delle precedenti
entità, è più spirituale, una mistica, che entra nell’animo in modo dolce, quasi
inavvertitamente. E la voce del medium acquista un timbro sottile, diventa
femminile, morbida, pacata.
[34] ↑
In Italia non ci sono molti medium a fenomeni fisici, ormai sempre più rari
ovunque. Uno di questi è sicuramente Roberto Buscaioli, un professionista di Ravenna
che ha scoperto la propria medianità intorno ai cinquantanni, dopo la morte del
figlio.
«Per la verità anche da piccolo avvertivo delle presenze accanto a me e giocavo
con un bambino che vedevo solo io: quando mi si avvicinava, mi sentivo sollevare a
oltre un metro da terra e dall'alto vedevo il mio corpo addormentato», mi raccontò.
«A diciotto anni, dopo un incidente di moto nel quale era morto l’amico che guidava,
continuai a vederlo accanto a me: veniva in ospedale a trovarmi, proprio come se
fosse vivo, mi parlava e a volte salutava qualcuno che vedeva solo lui. Poi, per
anni, ho vissuto una vita normale, tutta lavoro e famiglia. E' stata la drammatica
morte del mio Andrea a riaprire questa porta: all’inizio ho cercato di comunicare
con lui con il registratore, ma dopo un certo periodo si sono risvegliate le mie
doti. Una sera, il 13 agosto 1983, mentre stavamo registrando come al solito, sono
caduto in uno stato di sonnolenza, in un vuoto totale. Poi ho visto una luce
abbagliante e ho provato una sensazione indescrivibile di pace e serenità. Seduto su
una panchina, in mezzo a fiori mera
[35] ↑
vigliosi che emanavano un forte profumo, ho sentito la voce del pope, un sacerdote
ortodosso che sarebbe stato per anni la mia guida; poi ho visto venirmi incontro mio
figlio, insieme a tante persone vestite di bianco. Quando mi risvegliai, chiedendo
che cosa fosse successo, scoprii di essere caduto in trance e di aver parlato,
prestando la voce proprio al pope.»
La funzione delle sue sedute è, come sempre, quella di spiegare alle persone che
partecipano (molte delle quali accorrono nella speranza di risentire la voce dei
propri figli o dei propri cari) che la morte non esiste e la vita continua anche
dopo il trapasso. «Il pope ci insegna il significato e i valori della vita, la
realtà dello spirito, aiutandoci ad affrontare ogni prova, anche la più difficile.»
Durante le sedute di Roberto, si sono verificati numerosi fenomeni fisici, come i
profumi che si sprigionano fortissimi all'improvviso, gli apporti di oggetti quasi
sempre preziosi, d’oro o in filigrana d’argento, che cadono dall’alto, e le
materializzazioni che escono dalla sua bocca, a volte già formate e altre sotto
forma di una massa luminescente che si solidifica in seguito nelle mani delle
persone a cui sono destinate. «Queste manifestazioni ci indicano che la materia è
presente anche nell’aldilà e che, grazie alle entità, è possibile abbattere il velo
che separa la dimensione dell’invisibile dalla nostra. Tuttavia questi fenomeni non
hanno importanza in sé, ma servono a farci credere oppure sono regali delle entità.
Ciò che abbiamo imparato, nel corso delle sedute, è soprattutto a crescere, a dare
un senso alla vita e alla sofferenza, a scoprire il nostro vero Io e la nostra
natura spirituale.»
[36] ↑
Certo, uno dei personaggi più interessanti del mondo paranormale (anche se non
poteva né voleva essere etichettato sotto nessuna voce) è stato Gustavo Adolfo Rol.
Medium e sensitivo, nel senso più ampio del termine, capace cioè di interagire con
l'invisibile, aveva scoperto il segreto della materia, strabiliando le persone con i
suoi famosi «giochi»: quello che mi piaceva di più era la facoltà di ottenere dei
quadri (spesso di pittori famosi, che venivano autenticati dal notaio) semplicemente
passando una matita sopra un foglio bianco piegato. Mi avevano parlato di lui la
giornalista Giuditta Dembech, sua ottima amica, ma anche Federico Fellini, se pur in
chiave aneddotica. Così mi aveva raccontato il loro primo incontro. «Eravamo andati
insieme al ristorante. A un certo punto, lui mi ha indicato un cesto di noci su un
tavolo dall’altra parte della stanza: ha allungato la mano vuota, l’ha chiusa a
pugno e quando l’ha riaperta dentro c’era una noce.»
Dodici anni fa, gli telefonai a Torino per due volte, a distanza di un anno, per
farmi ricevere: in entrambe le occasioni mi aveva chiesto se avevo due figli (invece
ne ho uno solo, anche se la mia guida mi ha sempre detto che nel mio karma ce
n'erano due), poi aveva aggiunto che no, non mi concedeva l'intervista, mi riceveva
solo se avevo bisogno di lui. E così, per un’onestà eccessiva e un po’ infantile
(avrei potuto accettare con una scusa e convincerlo durante il colloquio a darmi
l’intervista), rinunciai. Del resto, nel mio lavoro non ho mai forzato un incontro:
se è scritto, mi sono sempre detta, prima o poi si verificherà.
Poi, qualche anno dopo, andai a intervistare la sua assistente, Maria Luisa
Giordano (in realtà un’amica), in occasione dell’uscita del suo libro Rol mi parla
ancora.
[37] ↑
Mentre conversavamo dovetti continuamente mettere a fuoco la vista perché tra me e
lei vedevo Rol in trasparenza, come un ologramma proiettato nel vuoto davanti al
viso di Maria Luisa. Non sentivo la sua voce, ma lo percepivo con una presenza
forte, quasi fisica, insieme a uno strano profumo dolce, d’antico.
Evidentemente era scritto che dovevamo incontrarci. A un convegno dell'anno
successivo, ho chiesto a Ginella Tabacco, che ha come spirito guida Rol (cosa che
non sapevo), di darmi un saggio della sua scrittura. Lui è arrivato e mi ha detto
che mi seguiva dall’aldilà. Mi è nata spontanea una domanda: come mai questo
contatto adesso che era morto (se ne è andato nel 1994), mentre da vivo non aveva
voluto incontrarmi? «Rol nota tuoi intuiti del nostro mondo che da te vanno
approfonditi», scrisse la medium. «C’è attenzione a ciò che fai.» Insomma, se il
messaggio era autentico, si era stabilito un contatto.
La scrivana di Rol
Ginella ha scoperto la sua medianità dopo la morte improvvisa del suo compagno.
«Avremmo dovuto sposarci cinque mesi dopo e invece se ne è andato in poche ore, per
un aneurisma cerebrale», racconta. «Distrutta dal dolore, ho avuto la fortuna di
incontrare delle persone che mi hanno avvicinata a questo mondo, che non conoscevo
affatto. Ho partecipato a delle sedute con il tabellone, ma non ero certa che i
messaggi fossero autentici, mi sembravano troppo generici. Allora ho provato a
entrare in contatto da sola. La prima volta che mi sono rivolta all’aldilà,
nell'aprile del 1994, ho chiamato la figlia di una mia amica, una ragazza molto
buona e generosa, che è stata il mio
[38] ↑
primo spirito guida. Con il suo aiuto ho avuto i primi messaggi dal mio compagno,
scoprendo che i legami affettivi non si interrompono con la morte e che il cammino
può continuare insieme, anche se su dimensioni diverse. Poi è arrivato anche mio
padre: insomma, mi sentivo molto seguita, aiutata.
«Dopo le prime comunicazioni consolatorie, ho avuto anche delle prove. In giugno
arriva un messaggio che riguarda mia figlia: "Lieta sia Barbara del bimbo che ha in
sé. Tu Ginellina nonna sarai". Qualche giorno dopo mia figlia, che aveva un lieve
ritardo, fa le analisi e scopre di essere effettivamente incinta. Quando lo racconto
alla figlia del mio compagno che invece non poteva aver figli e aveva fatto una
domanda di adozione, per la quale non aveva avuto ancora nessuna risposta mi
chiede anche lei un messaggio. La accontento: "E' in arrivo la tua piccola
brasiliana", le comunica il padre. E a me: "Avrà il nome della Vergine alla quale ti
raccomandi sempre". Ebbene, è arrivata effettivamente una bambina di sangue misto
(la mamma era torinese e il padre probabilmente sudamericano) che si chiamava
Fatima.
«Il 22 settembre 1994 una mia amica mi dice che è morto Rol, di cui io non avevo
mai sentito parlare. "Ma sì, è il mago di Torino". Due mesi dopo, mentre faccio il
tabellone con questa stessa amica, computo: "Sono Rol". Di nuovo chiedo chi è. "Quel
mago di Torino", ripete la mia amica. E Rol scrive sul tabellone: "Mago non ero e
mago non sono".
«Da quel giorno è venuto regolarmente, aiutandomi e proteggendomi (se qualcuno si
presenta per denigrarmi mi avvisa). Un giorno mi ha chiamato "mia nuova e antica
amica": antica, mi ha spiegato, perché c'eravamo già in
[39] ↑
contrati in un’altra vita (a quel tempo non avevo neppure sentito parlare di
reincarnazione).»
[40] ↑
vulgata solo dopo la pubblicazione del libro Il medium esce dal mistero, uscito nel
1986. Allora era già malato, una malattia che presto l’avrebbe portato via alla
moglie e ai suoi amici.
Durante le sue sedute, frequentate da molti personaggi dello spettacolo, si erano
prodotti tutti i tipi di fenomenologia medianica: oltre alla scrittura e alla voce
diretta, spesso si erano verificate levitazioni (una volta fu sollevato con la sedia
fino al soffitto, dove lasciò le sue iniziali), apporti, materializzazioni e
smaterializzazioni. Mi mostrò anche la vibhuti, la cenere bianca considerata sacra
dagli indù, che si autoriproduceva, «crescendo» nei vasi dov'era conservata.
Il fenomeno più incredibile (ma che cosa rende credibile o incredibile un
racconto? Non la verifica scientifica, che in alcuni casi non è sufficiente a
spiegare un fenomeno, ma la nostra capacità di comprendere, insieme all'esperienza
personale), che ha dei precedenti nella storia dello spiritismo e dell'agiografia
spirituale, sono state le sue bilocazioni: mentre il viaggio astrale è la proiezione
in un altro luogo del «doppio» del sensitivo, la bilocazione è uno sdoppiamento che
avviene sul piano fisico, con il quale si può interagire.
«Una volta, dopo essermi seduto comodamente in una poltrona collocata al centro di
una biblioteca senza finestre né vie d’uscita, dove i miei amici mi avevano chiuso a
chiave, caddi in una trance profonda, pur mantenendo una soglia di vigilanza», mi
raccontò Demofilo. «Nel frattempo i miei amici, seduti in cerchio intorno a un
tavolo, vennero avvisati che l’esperimento era iniziato da un megafono luminescente
sospeso a mezz’aria, una specie di cono di materiale ectoplasmico che si forma
quando si manifestano le voci dirette. Un altro megafono raccontò loro cosa
[41] ↑
mi stava accadendo e cioè che stavo viaggiando nello spazio a una velocità per noi
inconcepibile, per raggiungere un pianeta ignoto agli uomini. Ricordo di aver
camminato su un terreno di polvere soffice e bianca, quasi impalpabile, lungo una
vallata dove si muovevano forme bianche. Dopo aver parlato con delle entità, mentre
stavo preparandomi per tornare, sentii una voce che mi chiedeva di portare con me
qualcosa per ricordo, un fiore o un sasso: io non vidi niente che potessi
raccogliere, ma un’entità mi porse una pietra. Al mio risveglio, abbiamo trovato su
una mensola della libreria un oggetto bianco e in salotto, per terra, un altro
simile, che combaciava perfettamente con il primo. I chimici che hanno analizzato
l’oggetto ci hanno detto che alcuni componenti erano compresi nella tavola periodica
degli elementi, mentre altri risultavano sconosciuti.
«In seguito ho fatto altri "viaggi", sempre riportando indietro con me degli
oggetti... ricordo. Con l'approvazione della nostra guida, alla quale avevo chiesto
se potevo andare a Parigi, mi procurai cinquemila franchi francesi. Affinché
l’esperimento fosse corretto, i miei amici seguirono delle procedure di sicurezza:
mi legarono a una poltrona, sparsero del talco per terra (così, se mi fossi alzato,
avrei lasciato delle impronte) e chiusero a chiave il locale in cui mi trovavo, da
cui non c’era nessuna via d’uscita. Dopo un attimo di smarrimento, mi sono ritrovato
vicino alla cattedrale di Notre Dame (mentre io vivevo questa esperienza, i miei
amici mi seguivano "in diretta", avvisati dalla voce dell'entità): dopo aver
guardato le vetrine di un negozio, sono entrato e ho chiesto alla commessa alcuni
oggetti: un mazzo di carte particolari, una piccola Torre Eiffel in metallo, un
gioco di dadi, un pacchetto di Gauloise e dei fiammiferi, che ho pagato tremila
franchi, più una cartolina con Notre Dame, che ho spedito
[42] ↑
a Renato Piergili, l’amico che ha seguito tutte le mie sedute. Subito dopo ho
comperato da uno strillone una copia di Ici Paris.» Intanto i suoi amici erano stati
avvisati dalla guida che dovevano recarsi a Trinità dei Monti, per incontrarlo e
farsi consegnare gli oggetti: ma non dovevano assolutamente toccarlo né rivolgergli
la parola. E così avvenne. A casa, ritrovarono Demofilo legato alla poltrona. Nelle
sue tasche c’era il resto dei cinquemila franchi, il giornale, il pacchetto di
Gauloise (da cui mancava una sigaretta) e i fiammiferi.
«Qualche tempo dopo, abbiamo ripetuto lo stesso esperimento. Questa volta sono
andato a Johannesburg: qui mi sono ritrovato davanti a un cinema, in cui
proiettavano la versione italiana di Le belle della notte, con Gérard Philipe, che
ho visto, dopo essermi messo in tasca il biglietto e gli spiccioli di resto. Più
tardi sono entrato in un bar, dove ho comperato un pacchetto di sigarette
sudafricane, le Spring Boak, sconosciute in Italia, una cartolina con il
francobollo, che ho chiesto al commesso di imbucare. Pur essendo molto gentile, mi
aveva guardato con una strana aria divertita, come tutti quelli che mi avevano
incontrato: ho realizzato con ritardo che era per via del mio abbigliamento, un
pesante montgomery con una lunga sciarpa avvolta intorno al collo, che non si
addiceva certo al clima africano. Anche questa volta, al mio ritorno avevo con me
gli oggetti acquistati, il biglietto del cinema e le monete. Qualche giorno dopo
arrivò la cartolina che avevo spedito, con la mia firma.»
Una parte di me fa molta fatica a credere a qualcosa di così fantastico: ma se è
vera la materializzazione, se è vero tutto il resto, devo lasciare almeno un margine
alla mia incredulità. E poi ci sono tanti testimoni...
In seguito ho ritrovato questo fenomeno nel libro del
[43] ↑
medico veronese Gastone De Boni, uno dei più grandi studiosi italiani di medianità:
l’avevo incontrato nel 1971, quando mi aveva raccontato le sue esperienze, tra cui
quella dei fantasmi che si materializzavano fino a prendere una consistenza quasi
umana («il fantasma materializzato si dimostra una perfetta organizzazione fisica,
un essere umano vivente, perfettamente conformato, tanto che in alcuni si sente il
cuore battere»), per poi svanire nell’aria. «Nella letteratura metapsichica», scrive
De Boni in L’uomo alla conquista dell'anima, «ci sono più di venti casi di
smaterializzazione del medium. Il caso più famoso è quello riportato dal dottor
Abramo Wallace. Nel corso di una seduta medianica uno dei presenti richiese per
scherzo che fosse apportata la signora Guppy, che si trovava a casa sua, tre miglia
lontano. Grande fu la sorpresa, quando lo spirito guida rispose che avrebbe compiuto
il fenomeno. Tre minuti dopo si sentì qualcosa di voluminoso cadere in mezzo al
gruppo: alla luce di un fiammifero i presenti videro la Guppy in stato catalettico,
che stringeva tra le dita una penna sporca di inchiostro fresco. Più tardi la donna
raccontò che stava facendo la nota della spesa con la domestica, che l’aveva vista
sparire di colpo.»
Per spiegare questi fenomeni, possiamo ipotizzare l’esistenza di una quarta
dimensione che non conosciamo e che non possiamo neppure immaginare. Per capire,
potremmo immaginare di essere in un mondo a due dimensioni, simile a un foglio di
carta: se si facesse passare un corpo solido dal foglio, noi, esseri a due
dimensioni, vedremmo solo la sezione piana dell’oggetto e non l’oggetto intero.
Quindi l’oggetto sarebbe un fenomeno trascendente, prodotto dall’aldilà.
Così se noi vediamo apparire e sparire un oggetto, come avviene negli apporti e
nelle materializzazioni, ciò
[44] ↑
vuol dire che un’energia ignota lo spinge o lo trae fuori dalla quarta dimensione.
Alcuni comunicano per mezzo della scrittura automatica, che si ottiene in vari
modi. Il caso più semplice è quello in cui il medium scrive praticamente sotto
dettatura: in questo caso percepisce a livello mentale una voce che gli suggerisce
ciò che la mano contemporaneamente scrive. Oppure sente un forte impulso e la mano
vola sul foglio, scrivendo un messaggio quasi a sua insaputa, tanto che spesso non
ne conosce il contenuto finché non lo legge.
Nella seconda modalità, che personalmente ho visto utilizzare solo da Anita la
medium collegata al famoso caso di Andrea Albertini Sardos, il ragazzo torinese
sparito nel 1981 , si scrive con la penna appoggiata al palmo della mano aperta
(provate: è quasi impossibile non solo scrivere, ma anche mantenere la penna diritta
senza farla cadere). «Sentendo parlare di questo metodo ho voluto provare», mi
raccontò Anita. «Ho preso un pennarello e l’ho appoggiato sul palmo della mano
destra, con il braccio sollevato, poi quando mi stancavo lo passavo nella sinistra.
E un giorno ho sentito che il pennarello si è come attaccato alla mano e pulsava,
quindi ha scritto dall’alto verso il basso, con segni simili
all'elettroencefalogramma. Mi sono detta: Se adesso invece di proseguire torna
indietro, allora ci credo. Il pennarello ha incominciato a girare e a fare disegni
di montagne, poi ha scritto una M, e quindi "mamma di R". "Chi è? Non riconosco
nessuno", ho detto. "Ricki", ha scritto di nuovo. Mi è venuto in mente che una
collega di mia sorella aveva perso in montagna un
[45] ↑
figlio di nome Ricki, di cui non si riusciva a trovare il corpo. "Sì, sono caduto in
un cunicolo e ho battuto la testa: sono morto per il freddo", ho continuato a
scrivere. Ma non mi bastava, volevo qualcosa di più, una prova. Allora mi ha fatto
scrivere: "Alla mia mammetta dal suo Rickino", che era il loro modo di chiamarsi.
«Per curiosità, in seguito ho evocato molti personaggi storici, ma poi ho capito
che non dovevo giocare con queste forze, bensì usarle solo per aiutare gli altri.»
Una delle prime medium scriventi che ho conosciuto negli anni Settanta è stata Lia
Ghezzi, che faceva la sensitiva di professione, leggendo le carte. Ma in privato,
con gli amici, a volte andava anche in trance profonda. Devo dire che, pur essendo
all’inizio di questo percorso, quindi inesperta e con meno strumenti di valutazione,
trovavo Lia un soggetto interessante, capace di ricevere messaggi oggettivi: più di
una volta avevo verificato le sue «letture», scoprendo che molti eventi da lei
riferiti erano realmente accaduti.
Lia aveva incominciato per curiosità, spinta da un'amica medium. Attraverso di lei
si erano poi manifestate parecchie entità, tra cui Giuseppe Garibaldi. «Sempre
allegro, mi chiedeva da fumare e mi faceva cantare», raccontava Lia. Poi erano
arrivati, insieme a qualche apporto, anche Cagliostro, Babaji, un medico esperto in
malattie dei polmoni, don Gervasini (il «Pret de Ratanà»), che sgridava sempre le
persone prima di dare uno dei suoi strani rimedi per guarire.
Oltre alla trance profonda, in cui spesso cambiava il timbro di voce, talvolta Lia
usava la scrittura automatica, tracciando strani segni, simili a geroglifici egizi
(che però non sottopose mai a nessuno studioso per una verifica): contemporaneamente
trasmetteva ad alta voce ciò che le
[46] ↑
[47] ↑
[48] ↑
stessa un bambino handicappato), invitandomi ad aiutarli anch’io.»
Le chiesi se avesse mai avuto fenomeni fisici. «Qualche volta accadono eventi
curiosi. Una notte, era l’ultimo dell'anno, mi sono messa al tavolo a scrivere.
Improvvisamente ho sentito una musica che proveniva dal pianoforte dell'appartamento
sottostante: sapevo che i miei vicini erano andati in montagna e in casa non c’era
nessuno. Chi suonava? Una settimana dopo ho ricevuto dall’aldilà un messaggio di mio
padre, che è stato un concertista di piano: "Finalmente mi sono fatto sentire". Non
so come, ma a suonare il pianoforte era stato lui. Per fortuna l’hanno sentito anche
i miei figli, altrimenti avrei pensato di aver avuto le allucinazioni.»
Rosemary Altea
Tra le medium più popolari ma anche più discusse di questi anni c’è l'inglese
Rosemary Altea. Quando andai a intervistarla a Roma, in occasione dell'uscita del
suo libro Una scala fino al cielo, la prima impressione fu positiva. Aveva un’aria
modesta e riservata, quasi volesse nascondersi, non apparire. Ben altra impressione
mi fece quando la rincontrai tre anni dopo: l’esperienza dell’America e della
notorietà le avevano conferito modi e parcelle da star. Mentre la studiavo, mi parve
di vedere un piccolo villaggio indiano e un capo pellerossa, con il classico
copricapo di piume e lo sguardo fiero, intenso. «E' il mio spirito guida, Aquila
Grigia», mi confermò. «E' sempre presente e mi aiuta: è a causa sua che ho cambiato
il mio nome da Edwards in Altea, dato che quando si rivolge a me mi chiama "il mio
piccolo fiore". Comunicare con lui è facile:
[49] ↑
mi dà informazioni sulle persone, oppure insegnamenti spirituali. Lo vedo e lo sento
parlare come una persona reale, così come vedo le anime dei trapassati.»
Forse non sempre. Parlandomi di mio padre, mi descrisse una persona che non
corrispondeva a nessuno dei miei parenti, dicendomi che faceva il pizzaiolo a
Venezia: ma mio padre non ha mai fatto il pizzaiolo, né a Venezia né in nessun'altra
città. Comunque non ritenni questo fatto significativo: la medianità non è una
facoltà che funziona sempre, a comando e con qualunque persona, come una radio
accesa ininterrottamente. Tanto più che molte persone hanno trovato nelle sue parole
un grande conforto.
Rosemary mi raccontò la sua infanzia difficile; il padre, un uomo frustrato e
infelice, la picchiava per un nonnulla. E la madre, una donna affaticata da un
ménage pesante, invece di ascoltarla la sgridava ogni volta che lei le raccontava le
sue visioni. «Non ricordo di essere mai stata amata da lei», mi raccontò. «E quando
le riferivo delle voci che sentivo parlarmi all'orecchio, non solo non mi credeva,
ma mi minacciava di rinchiudermi in manicomio come la nonna. Così sono cresciuta
piena di paure, timorosa, incapace di parlare.
«Per essere "normale" ho cercato di respingere le voci che sentivo ancora, di
notte, ma di cui non avevo mai parlato a nessuno, neanche a mio marito. Quando mi
sono divisa da lui, ho conosciuto una coppia di spiritisti, Irene e Paul Denham, che
si sono accorti delle mie potenzialità e mi hanno aiutato a sviluppare la mia
medianità.»
Così Rosemary descrive la sua prima trance: «I miei occhi incominciarono a
chiudersi e io iniziai a provare una forte sonnolenza. Quindi, molto lentamente, mi
sentii attratta in qualcosa che posso solo descrivere come un buco nero... Mi pareva
di scendere galleggiando sempre più
[50] ↑
giù. Il mio corpo era fermo, ma io, la mia mente, i miei sensi, il mio essere,
avevamo iniziato un "viaggio". In una specie di stato sognante, sempre più addentro
a quello spazio oscuro, mi resi conto che stavo per perdere il controllo dei
pensieri coscienti...»
Dopo questa esperienza incominciò a fare consulti come medium e anche come
guaritrice. Oggi riceve soprattutto persone che vogliono mettersi in contatto con i
loro cari, cosa che lei puntualmente fa, aiutata, dice, dal suo spirito guida,
Aquila Grigia, un capo pellerossa con cui ha diviso altre vite, un uomo fiero, alto,
possente e «con gli occhi più belli che abbia mai visto».
Dopo qualche tempo di lavoro nella sua città, grazie ai mass media e a un viaggio
in America (dove si dice che Bill Clinton sia stato uno dei suoi più famosi clienti:
ma lei glissa abilmente «per rispetto del segreto professionale»), arrivò la
notorietà e, insieme, l’inizio delle sue performance teatrali. Mi arrivano voci
contraddittorie: c’è chi ne è entusiasta e chi critica i suoi show, troppo
spettacolari e troppo poveri di contenuto. Così, decido di assistere di persona.
Di passaggio a Treviso, vado nel teatro che la ospita. Vi si respira un'energia
pesante, carica di dolore. Lei scende in mezzo a un pubblico di persone sofferenti
per la morte di uno dei propri cari: e di tanto in tanto si ferma per chiedere o
spiegare cosa vede. Anche se Rosemary ha una medianità indiscutibilmente forte, ed è
una persona positiva, nelle sue performance pubbliche a volte le sue visioni sono
vaghe.
Davanti a una madre in lacrime: «Sì, vedo vostro figlio». «Mi dice di dirvi che vi
vuole bene.» Ma quale figlio non direbbe a sua madre che la ama? Possibile che una
comunicazione con l’aldilà si riduca a questo?
Certo, non è facile comunicare con l’aldilà in un luogo pubblico, affollato di
persone che anelano a un contatto,
[51] ↑
che chiamano i propri cari: potremmo dire che in questi casi il teatro è strapieno,
di vivi e di trapassati. «Questo mi capita spesso», dice Rosemary. «Anche quando
cammino per strada vedo sempre, intorno a me, una folla di esseri viventi e di
spiriti. Ma cammino oltre senza soffermarmi, come si fa di solito quando si passa
tra gente sconosciuta.»
Certo, un medium diventa bersaglio di innumerevoli richieste silenziose eppure
impellenti, e non può certo soddisfare tutti. Ma chi si presta a queste performance
deve anche avere un carattere generoso e onesto, non fingere mai di sentire ciò che
non percepisce affatto e, soprattutto, non essere condizionato dalla possibilità di
guadagno. Ecco un grande problema della medianità che coinvolge tutti questi
personaggi: è che non si dovrebbero trasformare in un business le proprie doti
spirituali.
Una nota positiva è la chiusura della serata: Rosemary intona il Padre nostro in
inglese con una bella voce da soprano e nella sala scende una grande armonia, potrei
dire una luce che ci «ripulisce» dalle emozioni e ci apre il chakra del cuore.
Sue Rowlands e la scuola inglese
[52] ↑
contatto con l’aldilà rimane quasi impassibile, quasi fosse immune dalle emozioni
che scatena. Appena sale sul palco, chiede al pubblico sempre numeroso (a Taranto
c’erano circa seicento persone) di mantenere il più assoluto silenzio e di fare il
vuoto mentale, per permettere alle entità di scendere e a lei di concentrarsi senza
essere disturbata dal rumore o dai pensieri altrui (la medianità favorisce la
comunicazione telepatica con i presenti, che interferisce con quella proveniente da
altre dimensioni). Poi incomincia a parlare con voce assolutamente normale.
«Accanto a me ora», dice, «c’è un ragazzo trapassato a vent'anni per un incidente
con la moto.» Da notare che i medium non usano mai la parola «morte», perché questo
concetto non corrisponde poi all’esperienza che trasmettono: gli stessi «morti»
dicono spesso nelle comunicazioni che sono più vivi di noi. «Non capisco bene il suo
nome, dato che non conosco l’italiano. Gianni? Mi dice che abitava in una casa
affacciata sul mare. Sento che sua madre è in fondo alla sala, a destra. Se qualcuno
riconosce ciò che riporto, si faccia sentire. Mi dice che amava mettere un giubbotto
nero e che aveva un poster dei Take That, che si trova ancora appeso in camera
accanto alla scrivania.» A questo punto una mano si alza dal fondo: è quella di una
donna che ha riconosciuto in queste informazioni il proprio figlio scomparso. Sue
continua il colloquio, fornendo indicazioni che riguardano l’intera famiglia, nonché
consigli che il ragazzo suggerisce dall'aldilà per risolvere problemi attuali di
lavoro e di salute.
Certo, quei messaggi non erano di alto livello spirituale; tuttavia, proprio
perché arrivavano in un contesto simile, la loro funzione non poteva che essere
consolatoria; inoltre aiutavano a capire che la morte come annullamen
[53] ↑
to non esiste, né ci separa da chi abbiamo amato, che continua a rimanerci accanto.
A una ragazza che aveva perso il fratello, dopo averle fornito alcuni elementi di
identità (notizie che permettevano il riconoscimento del trapassato), Sue dice:
«Roberto sta bene ed è allegro. Mi ha detto che ha partecipato alle proprie esequie:
ma avevate tutti una faccia da funerale! Mi ripete che dovete imparare a ritrovare
la gioia, perché lui è vivo e continua la sua strada in una dimensione di luce e di
grande serenità».
Ed ecco un altro caso. In un’atmosfera di commozione generale e di grandi
aspettative, del resto prevedibili in un pubblico dove molti avevano subito un lutto
recente, continua: «C’è qui un ragazzo di diciannove anni, molto allegro, che
sorride spesso. Mi dice che si chiama Francesco e che sua madre è in prima fila. E
porta la sua croce al collo». Si alza una donna, molto turbata. Annuisce. Sue
Rowlands si ferma un attimo, poi prosegue: «Ma perché non passa la croce anche a suo
marito? Il ragazzo mi sta dicendo che il papà non si è più ripreso dopo la sua
morte, è sempre depresso e non segue più gli altri figli. Questo non è giusto. Lui
se ne è andato perché aveva finito il suo percorso sulla Terra, ma continua a
esservi accanto».
Il messaggio che c’è dietro a questo tipo di comunicazione è sempre lo stesso:
aprire il cuore e la mente a una dimensione superiore, soprattutto alla fede. In
questi anni Sue è tornata regolarmente in Italia, non solo come relatrice nei
convegni, ma anche per trasmettere le sue conoscenze spirituali a gruppi di persone
interessate alla medianità. Del resto, in Inghilterra esistono da molti anni corsi
di formazione per medium, dove si insegna anche a fare trance lucide in pubblico. E
lei stessa tiene dei corsi nella residenza di TreYsgawen Hall, nell’isola di Angle
[54] ↑
sey, presso la costa del Galles del Nord, dove sono previsti seminari di studio
anche per italiani.
Una delle sue allieve più interessanti è Patrizia Ruzzante, che, dopo aver
affinato le sue facoltà, ha scelto di rendersi disponibile a chi ha subito un lutto,
per stabilire un contatto con l’aldilà.
«Fin da bambina ho avuto delle premonizioni», ci ha raccontato Patrizia. «Ero
considerata la pazzerella di casa, ma ero anche una bimba fragile, sempre esaurita.
Dopo un cammino difficile, culminato con la morte di mia madre, che sentivo sempre
vicino a me, un’astrologa che aveva notato la mia sensitività nel tema natale mi ha
spinta a seguire un corso in Inghilterra. Ho trascorso una settimana molto
particolare e soprattutto serena: sono tornata a casa rinnovata, più sicura di me e
ho imparato ad affrontare le esperienze in modo diverso, più positivo. E non ho più
avuto paura della medianità e neanche di comunicare ciò che sento.» Come le sue
insegnanti inglesi, anche Patrizia ha una medianità lucida, consapevole. «Vedo la
persona com’era e trasmetto ciò che mi comunica», dice. «Per me è importante dare ai
parenti la certezza dell'esistenza oltre la vita terrena e gioisco nel vederli
riacquistare la serenità dopo aver vissuto il lutto come una perdita totale. Credo
che la scomparsa di un figlio sia il trauma più grande, che genera non solo dolore,
ma anche angoscia e sensi di colpa per non aver fatto abbastanza. Per questo è
straordinario ricreare un contatto, dare la certezza che quel figlio è lì, vicino a
loro. E' una gioia talmente grande che sono sempre disponibile al mondo dell’aldilà
e ogni mattino ringrazio per il regalo che mi hanno fatto.»
La prima volta che l'ho incontrata, le ho chiesto di mettersi in contatto con
Carlo Biagi (che lei non conosceva), di cui le ho fornito solo il nome e la data di
nascita, senza dir
[55] ↑
le se era vivo o morto: ne ha fatto un ritratto discreto, individuandone lo stato di
salute, il carattere, le problematiche.
In seguito l’ho invitata a partecipare a un convegno che ho organizzato per l'AISM
(l'Associazione italiana scientifica di studi metapsichici) al Museo della Scienza
di Milano, chiedendole di fare una performance come Sue Rowlands. Pur non avendolo
mai fatto prima, ha accettato. Ottenuto il silenzio dell'uditorio, si è concentrata,
e ha chiesto se in sala c'era qualcuno con un problema alla gamba dovuto a una
poliomielite contratta nell'infanzia , che aveva perso il fratello maggiore. Ha poi
fornito altri dati di identificazione (il fatto, per esempio, di aver ereditato da
lui le biglie da bambino) e dopo un po’ si è alzato un giovane uomo che ha
confermato tutti i dati, ricevendo altre informazioni, questa volta per il futuro.
Nathalie SmithBlakeslee (la medium che aveva visto il décolleté di mia nonna), ha
una medianità simile a quella di Patrizia e da molti anni la estrinseca anche in
pubblico.
«Quando ero giovane, ogni tanto vedevo intorno a me delle persone senza rendermi
conto che erano entità di defunti o sognavo cose che si avveravano. Nel 1989, a
causa di una malattia, sono entrata in coma: in questo stato mi sono vista fuori dal
corpo e ho passato il famoso tunnel, al di là del quale c’era una luce meravigliosa,
di grande intensità, piena d'amore. Di là mi sentivo a casa, tanto che non volevo
più tornare: ma la nonna, che ho visto accanto a me, mi ha detto che non potevo
rimanere, perché avevo un compito da portare a termine. Per questo, una volta
guarita, non solo ho accettato la mia medianità, ma ora
[56] ↑
non ho più paura né della vita, né della morte. Adesso vedo le entità come fossero
persone trasparenti, incorporee. Mi trasmettono informazioni che solo i loro
famigliari possono conoscere e confermare. So che nell’aldilà l’amore vissuto con
una persona rimane intatto, così come i legami famigliari. Anzi, è proprio l’amore
che permette ai nostri cari di cercarci per comunicare con noi.
«A volte parlo anche con l’anima delle persone in coma, che mi annunciano quando
il loro tempo sulla Terra è finito. Quando riferisco questo tipo di messaggio non so
mai che reazione aspettarmi.
«La maggior parte dei defunti arriva per confortarci e insiste sul fatto che loro
ci amano, sono tra noi e ci guardano: "Sono qui, non mi avete perso". Per
convincerci a volte forniscono segni tangibili della loro presenza, facendo trovare
nei posti più impensati degli oggetti, come una moneta, un monile, che preannunciano
nel messaggio.»
Le comunicazioni di Nijinski
Interessante è l’esperienza di Monica Canducci, che ho incontrato la prima volta
molti anni fa e che poi ho potuto seguire via via, se pur a distanza, assistendo
alla sua evoluzione. Monica, che è nata come artista (pittrice e musicista, ha fatto
anche teatro), oggi è diventata counselor e terapeuta craniosacrale e fa un lavoro
di formazione di tecniche di rilassamento nelle strutture sanitarie. Ha scoperto la
sua medianità molto giovane, a diciassette anni, e ha poi iniziato un lungo cammino
di ricerca in diverse direzioni, tra cui lo studio del sufismo.
«Nel 1980 avevo assistito a una seduta in cui il medium mi aveva detto che anch'io
ero dotata di una forte sensibi
[57] ↑
lità. Ma era troppo presto. Nel 1982, a causa di alcuni lutti, stavo attraversando
un momento difficile e non ero riuscita a preparare un esame di pianoforte. Un
giorno, il piano di casa ha incominciato a suonare da solo, in piena luce. Il
fenomeno si è ripetuto altre volte, mentre intorno si diffondeva un forte odore
d'incenso, sconcertando anche i miei famigliari. Una mia amica mi ha convinto a
tentare di stabilire con la planchette un contatto con l'aldilà, che in effetti si è
stabilito subito. Poco dopo ho provato con la scrittura automatica e ho incominciato
a scrivere sotto dettatura. Per essere sicura che tutto questo non fosse frutto
della fantasia, ho sottoposto i messaggi alla grafologa Elisabetta Settembrini:
secondo la sua analisi, la grafia corrispondeva a quella delle persone trapassate
che comunicavano con me.
«Oltre ai parenti di persone conosciute, attraverso la scrittura si sono
presentati anche alcuni artisti. Un giorno un’entità che non ha voluto darci il suo
nome mi ha indicato una data, 5/74, poi mi ha sospinta verso lo scaffale dei dischi,
facendomi estrarre la Messa di requiem di Verdi, ancora incellofanato. Mi ha
indicato un brano, il "Dies irae", che abbiamo ascoltato in un’atmosfera carica di
una forza sconosciuta. A questo punto l’entità si è presentata: Giuseppe Verdi. E il
numero uscito sul tabellone corrispondeva alla data della prima esecuzione di quel
brano, maggio 1874.
«Un’altra esperienza importante è stata il contatto con un mio coetaneo, morto a
diciassette anni in un incidente. La prima volta era disperato, mi disse che non
vedeva niente, si sentiva immerso nella penombra e non sapeva come muoversi in
quella dimensione. Per un certo periodo i suoi messaggi rivelarono una grande
tristezza e tutto il suo disorientamento. "Mi sento solo", mi confessò una volta.
"La vita mi manca, ho capito che è l’unico modo per imparare e mi dispiace di non
aver fatto abbastanza.
[58] ↑
Vorrei ridere, abbracciare, prendere le cose più seriamente. Soffro perché sento il
dolore di chi ho lasciato".
«Nei mesi successivi il tono e il contenuto dei messaggi a poco a poco cambiò. Non
appena aveva incominciato a capire la sua condizione nell'aldilà e ad accettarla,
era uscito dal buio e aveva imparato a muoversi, incontrando altre entità. A volte
mandava messaggi scherzosi, come se avesse ritrovato il suo carattere allegro. Un
giorno ci comunicò che si trovava in uno spazio pieno di luce e che era felice,
incaricandomi di confortare i genitori e invitando la sua ragazza che si era
chiusa in casa in lutto a continuare la sua vita normalmente, essendo consapevole
di non poterla tenere legata a lui per sempre.»
Dopo un periodo di pausa, dedicato al lavoro, Monica ha iniziato una nuova
ricerca. Il suo nuovo contatto è stato un grande ballerino russo, Vaslav Nijinski,
famoso perché quando spiccava un salto durante la danza sembrava che volasse,
rimanendo sospeso in aria a lungo, quasi in levitazione.
«Quando si è presentato mi ha costretto a riaprire il canale della medianità.
Oltre a lui sono ritornate anche le mie guide spirituali, che spesso mi danno
messaggi legati all’evoluzione o consigli per risolvere dei problemi. Vaslav mi ha
detto che cercava uno strumento per trasmettere al mondo le sue conoscenze sulla
danza e la creatività e quando ha percepito la mia energia ha sentito che potevo
aiutarlo e ha incominciato a prepararmi. Lui ha modificato la mia vita. Mi ha
insegnato a mangiare, a muovermi. Entrando in me, ha trasformato il mio corpo
dall'interno: mi ha indotta a cambiare il modo di respirare e ha modificato quindi
anche il mio metabolismo energetico e ormonale, facendomi, tra l'altro, dimagrire di
quindici chili.
«Il primo contatto è stato scioccante. Una sera, mentre
[59] ↑
Con la scrittura automatica, Monica ha composto un diario, dettato dall'aldilà,
che ci sembra molto interessante e che dovrebbe essere pubblicato. Intanto, se si
accetta l'ipotesi che questo documento provenga realmente da un’altra dimensione, è
una conferma alle teorie spiritiche che la persona dopo la morte conserva la sua
personalità e, insieme, la memoria, l'intelligenza, le emozioni, avendo quindi la
possibilità di ampliare le proprie conoscenze.
«Sono tornato», inizia il messaggio che Monica mi ha autorizzato a citare in
questo libro. «Vorrei scrivere di tutto quello che ho provato grazie alla morte. La
morte fisica, quella che mi ha liberato dalla prigione di una mente che non è mai
stata mia fino in fondo. Mi chiamo Vaslav Nijinski e sono, anzi ero, il più grande
danzatore, senza presunzione. La danza era tutto per me, era la vita stessa, era lo
slancio verso lo vita, verso il Divino. La vita con me è stata dura e generosa nello
stesso tempo, almeno finché ho danzato con l’anima.» Poi, dopo il matrimonio con Ro
[60] ↑
mola, celebrato mentre il compagno con cui lui conviveva il produttore Diaghilev
era assente, «ho incominciato a morire, giorno dopo giorno. Hanno detto che stavo
impazzendo. Non era vero. Ero sempre stato pazzo: la normalità mi ha ucciso. Ho
iniziato a morire quando mi sono sposato o, meglio, quando ho lasciato che mi si
sposasse: non sapevo ciò che mi aspettava. E così ho perso ogni cosa. Non avevo mai
avuto un vero e proprio controllo di me. Non ero una persona colta, né intelligente.
Nella danza avevo trovato un modo per esercitare me stesso e la mia volontà, ma
nella vita ero totalmente incapace di reagire. Forse perché non avevo un vero senso
di individualità».
Quando Nijinski si accorge di aver sbagliato a legarsi a una donna che vuole solo
manipolarlo, e di aver perso l'amore di Diaghilev, si rifugia sempre più nella
follia, fino a morirne. «Poi, finalmente, è venuta a trovarmi la morte. Abbiamo
fatto amicizia, mi ha fatto scoprire cose bellissime. Ho iniziato a danzare per
lei.» Quindi spiega perché ha scelto Monica come mezzo di contatto. «Dopo la morte,
ho iniziato a capire, a ritrovarmi. Ero ancora prigioniero della mia mente, quella
stessa fragile mente nella quale mi ero rifugiato morendo al mio compito. Avevo
chiuso la mente, l'anima, il corpo al Divino che era in me. Non doveva succedere mai
più.
«Ho fatto fatica a riemergere. Di qua mi hanno spiegato che sarei potuto, anzi,
sarei dovuto rinascere. Ma poi ho rivisto la mia vita, quella appena conclusa e
quelle precedenti. E ho deciso che rinascere non mi bastava. Non sarei mai più stato
Vaslav Nijinski, mai più. Invece lui aveva ancora molte cose da dire, da trasmettere
agli altri, per aiutarli a comprendere e a non perdere se stessi. Così ho fatto un
patto. Sarei tornato se avessi trovato qualcuno che aveva bisogno di me. Conoscevo
tutti i segreti del corpo,
[61] ↑
che è il più perfetto strumento esistente. Conoscevo anche tutti i segreti del
comunicare. Quando sul palco aprivo me stesso, entravo in contatto con l’arte, con
quell’energia divina che è la base della vita di ogni essere. Attingevo al Divino.
Mi lasciavo penetrare senza resistenza. Dovevo quindi trovare una via per
trasmettere le mie conoscenze. E l’ho trovata. E' Monica.»
Nijinski spiega come avviene un contatto tra la Terra e il Cielo. «Quando un
medium cerca un contatto con la dimensione dei disincarnati, nel nostro mondo si
avverte una corrente che conduce a uno spiraglio più o meno luminoso. Il medium è
come uno strumento musicale attraverso il quale possiamo comunicare, che ha un suo
"repertorio" e una sua "estensione". I medium non sono tutti uguali, né lo siamo noi
disincarnati, quindi occorre cercare uno strumento compatibile. Quando io ho trovato
Monica sono tornato attraverso di lei, perché siamo affini come due gemelli. Tra noi
si è creata una connessione mentale e lei ha saputo tradurre in parole i miei
pensieri.»
Ma c’è un’altra considerazione di Nijinski che mi incuriosisce. «Nel regno della
morte ho fatto tanti incontri e ho trovato tante risposte alle mie curiosità. Ma non
mi sono mai scordato del patto: volevo tornare sulla Terra, prima di reincarnarmi,
per raccontare la mia esperienza. Ma non mi piaceva presentarmi alle sedute
spiritiche. Nessuno mi prendeva sul serio, credevano che fossi uno spirito burlone,
oppure pensavano che il medium avesse inconsce manie di grandezza. Allora decisi di
trovare un'altra via. E ho scoperto Monica.»
Chiedo a Monica come l'ha cambiata questa esperienza. «Per me è stato un percorso
di crescita. Mi ha permesso di fare un lavoro su di me, integrando corpo e spirito.
Ma c’è stato uno scopo molto più ampio: Nijinski deside
[62] ↑
rava portare l’arte e la creatività a tutti, affinché ciascuno potesse trovare gli
strumenti per raggiungere il proprio equilibrio e il proprio benessere. Lui mi ha
spinta a studiare, per lavorare con il mio corpo: per questo ho frequentato dei
corsi di teatro e arte del movimento. Fino al 1999, infatti, ho lavorato con piccoli
gruppi, a cui partecipavano anche insegnanti delle scuole elementari e medie. Per
risvegliare il corpo utilizzo danza, rilassamento, respiro e automassaggio. Vaslav
insisteva molto sul fatto che la creatività è l'espressione di sé e non appartiene
solo all’artista, ma va portata a tutti e usata nel quotidiano.»
Un’esperienza significativa, che ha avuto il valore di una conferma, è stato
l'incontro di Monica con una veggente, che guardandola ha incominciato a dialogare
con Nijinski, come se fosse vivo e perfettamente visibile. Per poi ammonirla: «Tu,
con i tuoi compagni, hai un grande compito, sappilo portare avanti con forza. Non
sarà facile, ma troverai chi ti aiuterà».
Telefonate dall’aldilà
Abbiamo visto che i contatti con l’aldilà si stabiliscono con la trance più o meno
profonda, la scrittura, la planchette. Ma oggi gli spiriti sembrano essersi
aggiornati: alcune comunicazioni arrivano anche attraverso le apparecchiature
tecniche (un fenomeno definito «transcomunicazione strumentale»), come registratori,
telefono, fax e computer. Tra gli studiosi di paranormale è noto il caso di Maria
Grazia Alfieri che, dopo aver scritto al computer dell’ufficio alcuni documenti,
diede il comando di stampa; ma i fogli stampati non riportavano i testi digitati,
bensì un messaggio del
[63] ↑
tutto simile per la forma e il contenuto a quelli medianici. Questo fenomeno si
ripeté ben tredici volte.
«Nel caso della Alfieri», afferma lo studioso Paolo Presi, di Udine, «i messaggi,
di evidente contenuto trascendente, compaiono solo in fase di stampa, mentre sul
video appare il testo originale.
«Un’altra modalità di comunicazione, più rara, è quella che avviene con il
telefono: il ricevente può riconoscere la voce di un defunto oppure parlare con una
persona che lo ha chiamato (o che ha chiamato lui stesso), ignorando che sia
trapassata. Nel primo caso la telefonata è brevissima e c’è una chiara difficoltà a
mantenere il contatto; nel secondo caso la comunicazione avviene normalmente. Infine
sono state riportate chiamate attribuite a persone viventi (un fenomeno molto simile
alla registrazione delle voci di viventi), che però negano di aver mai telefonato.
Queste chiamate non vengono registrate dalle centrali telefoniche (ma possono essere
registrate su una cassetta) e quindi non compaiono nelle bollette telefoniche.»
Un fatto del genere è accaduto al pranoterapeuta e medium Demetrio Croce, il quale
più di una volta ricevette delle telefonate... da se stesso. «Sbalordito,
riconoscevo la mia voce: mi annunciava qualcosa che sarebbe successo nei giorni
successivi e poi riattaccava.»
Sono fenomeni che forse accadono più spesso di quanto non si pensi, anche perché
in genere le persone non li raccontano. Così è successo a una mia conoscente, che
una sera ha ricevuto una telefonata misteriosa: ha sentito una voce metallica che
diceva: «Kaputt». Due giorni dopo, il fratello ha avuto un incidente con il
motorino.
Proprio mentre stavo per concludere questo libro, mi è arrivata una testimonianza:
«Un giorno in cui ero molto occupata per un problema di lavoro, ho risposto al
telefo
[64] ↑
no e una donna, chiamandomi per nome, mi ha chiesto: "Mi riconosci?" Innervosita, le
ho risposto di no e quella ha riattaccato, senza aggiungere altro. Ero certa che
fosse qualcuno che mi conosceva bene, ma non riuscivo a inquadrare la voce. Però,
nell’attimo stesso in cui si chiudeva la comunicazione, sono trasalita. Sono quasi
sicura che quella voce apparteneva a una mia nonna, che sento molto vicina a me
anche ora che non c’è più».
Tra la fenomenologia medianica non si può tralasciare la pittura medianica, in cui
spesso il medium in questione non aveva mai dipinto prima e non ha nessuna
cognizione artistica. Tra i soggetti che ho incontrato, ricordo Giuseppe Lanzillo,
oggi ottantenne, che spesso dipingeva la notte, o Mariella Razzolini, che delinea
con tratti molto veloci (con una pittura che in seguito ho rivisto nelle tele di un
giovane artista russo) dei visi uniti da steli e foglie, simboli che talvolta hanno
anche un significato precognitivo. Molto interessante il lavoro di una pittrice di
Fermo, Pamela Vincenti, che, a volte, mentre dipingeva, entrava in uno stato di
trance leggera: mentre cantava una nenia con parole a lei sconosciute, inseriva nei
suoi quadri degli strani segni, molto simili a una scrittura orientale. Cosa che le
fu confermata da un amico arabo: alcuni segni erano decifrabili e potevano
appartenere a un antico dialetto iraniano. Anzi, uno di questi segni, inserito in
una macchia di colore gialla, significava sole, luce.
Un vero e proprio fenomeno è stato lo psicologo brasiliano Luiz Antonio Gasparetto
(di origine italiana da parte dei nonni), che ho visto dipingere in trance più di
una vol
[65] ↑
ta ospite dell’associazione Vita Nuova, a Milano (molto simile a lui è José Medrado,
anche lui brasiliano e guidato dalle stesse entità). Tuttavia, pur essendo famoso
per i suoi quadri medianici («servono a convincere la gente che esiste una vita dopo
la morte», dice), egli usa le sue facoltà soprattutto per guarire.
La sua medianità si è manifestata nell'adolescenza, a tredici anni. «Ero un
ragazzo depresso, troppo sensibile. Avevo alterazioni della personalità, dormivo
poco, ero sempre nervoso e andavo male a scuola», mi ha raccontato. «I miei genitori
non riuscivano ad aiutarmi. Un giorno, mentre si teneva una seduta in casa mia,
rimasi paralizzato a lungo, incapace di muovermi. Mia madre intuì che poteva essere
un fenomeno spiritico e mi portò da una medium molto nota, per farmi esaminare.
Questa mi diede carta e matita, pensando che avrei scritto. Ma io incominciai a
disegnare, spinto da un’energia incredibile. Da quel giorno andai da lei due volte
la settimana, per addestrare la mia medianità. Per me era una terapia e in effetti
questa attività mi ha aiutato a diventare più calmo, a trovare un equilibrio che non
avevo, migliorando anche i miei risultati scolastici. Ogni tanto mi accadevano
strani fenomeni. Per esempio un giorno una medium incominciò a parlare in cinese: e
io, in trance, le risposi nella stessa lingua (per combinazione, era presente una
persona che conosceva il cinese e che tradusse il nostro colloquio), rimanendo in
quello stato per due ore.
«Inizialmente non firmavo i quadri. Le firme sono arrivate dopo cinque anni,
quando i miei genitori mi portarono da uno dei più grandi medium brasiliani, Cico
Candido Xavier, che mi sottopose a una prova. Con mia grande sorpresa il medium
riconobbe in alcuni dipinti lo stile di Rembrandt, dichiarando che erano opera sua.
Se non me lo avesse detto lui non avrei mai accettato di porre la firma,
[66] ↑
non ero abbastanza sicuro di me. Anzi, in quel periodo cercavo prove per sapere se
la mia esperienza era autentica e non una proiezione psichica. Tra l’altro da
sveglio dipingo male, ho capacità molto limitate. Quando sono in trance sono
passivo, ma perfettamente consapevole di ciò che accade: la mia è una trance lucida,
cosciente. E, secondo me, questa è la medianità più utile e intelligente».
Vederlo dipingere è abbastanza impressionante: dopo aver acceso il registratore
(«La musica mi serve ad armonizzare le energie: l’onda energetica degli spiriti e
quella della musica hanno la stessa frequenza», dice), si concentra per pregare ed
entrare in uno stato mentale adatto, quindi chiude gli occhi e appoggia la testa sul
tavolo, dove c’è una tela bianca con i tubetti di colori acrilici e i pastelli a
cera colorati. La maggior parte dei quadri li dipinge tenendo la testa nell'incavo
del gomito.
Improvvisamente si scatena. A una velocità impressionante, come spinto da
un’energia tremenda, scioglie i colori tastandoli prima con i polpastrelli, quasi
potesse vedere con le dita; poi passa i pastelli a cera sul foglio bianco, per fare
il fondo. Sembra che pasticci, la sua mano si muove rapidamente da una parte
all’altra: si direbbe quasi un fenomeno isterico. Da dove mi trovo vedo grandi
macchie di colore, ma in pochissimi minuti queste prendono una forma precisa
trasformandosi in un ritratto femminile. Per completare il primo quadro, che è
firmato Correggio, Gasparetto ha impiegato sei minuti. Poi ricomincia daccapo con un
altro quadro. Le firme che appariranno sono tutte prestigiose: Goya, Modigliani,
Renoir, ToulouseLautrec, Tissot, Van Gogh. Per quest'ultimo sostituisce le cere con
i colori acrilici, che mette sul palmo della mano, usando poi i polpastrelli delle
dita al posto dei pennelli. «I colori acrilici seccano subito», dirà poi. «Io li
metto sulla
[67] ↑
mano e poi "loro" li scelgono senza mai sbagliare.» In pochi secondi la tela davanti
a lui diventa un mare di colori, che assume solo alla fine la sua immagine
definitiva: un campo di grano dallo stile inconfondibile.
La sua abilità è eccezionale e anche spettacolare: con i pastelli a cera, ora sta
dipingendo un quadro al contrario, senza la minima esitazione. E nel risultato non
ci sarà alcuna differenza con gli altri dipinti. Poi, usando contemporaneamente le
due mani, mentre il viso è spesso contorto da smorfie che probabilmente sottolineano
la sua concentrazione e la fatica, traccia due volti, che portano due firme diverse.
Gasparetto non è nuovo a queste performance medianiche: in passato ha dipinto
perfino con i piedi.
Mentre Gasparetto lavora, spesso sorride, bisbiglia, sembra divertito. Mi
spiegherà che sente le voci degli spiriti che gli parlano e gli spiegano il
significato del dipinto. Spesso ToulouseLautrec, che è uno dei più assidui, discute
di pittura con lui. Una volta ha spiegato al medium che loro, nell’aldilà,
continuano a studiare e a perfezionare le loro doti.
Per analizzare le sue facoltà, Luiz Antonio si è sottoposto a numerosi esami. «Al
Washington Central Research mi hanno studiato il cervello», racconta, «e hanno
scoperto che il mio sistema nervoso presenta alcune differenze rispetto a quello
degli altri uomini.»
Oltre alla pittura, Gasparetto è stato protagonista di numerosi fenomeni di
chiaroveggenza, precognizione, diagnosi paranormali, telescrittura. «Ma ciò che più
mi affascina», dice, «è lo sdoppiamento, il viaggio fuori dal corpo. Tra l’altro,
poiché ho una medianità lucida, quando faccio viaggi astrali ho la fortuna di
mantenere la coscienza lucida e di ricordare perfettamente ciò che accade. Se io
avevo un dubbio su questa dimensione, mi è passato con queste uscite. Guardare il
proprio corpo che giace nel letto dall’alto è
[68] ↑
un’esperienza unica, singolare, che ribalta l'idea che abbiamo del corpo, della vita
materiale e spirituale. Sparisce la paura della morte e della sofferenza, cambia la
visione del tempo e dello spazio, non ci sono più né passato né futuro.»
Comunque, Gasparetto non fa il medium di professione, bensì lo psicologo,
applicando tecniche psicoterapeutiche tradizionali o eterodosse. «In qualche caso
ricerco anche le vite passate, perché alcuni problemi attuali del paziente possono
risalire a una esistenza precedente. Un problema che mi interessa molto è la
possessione. In questi casi lavoro con un gruppo di medium di San Paolo, con i quali
chiamo gli spiriti affinché liberino le persone dalle loro ossessioni, con ottimi
risultati. Per guarire da una possessione bisogna cercare il punto fragile di una
persona, la sua nevrosi, che ne diventa la porta di entrata. Occorre quindi aiutarla
a sviluppare la personalità: allora agisco in modo da aprire la sua coscienza per
mezzo della tecnica gestalt, per farle capire quanto queste forze vengono
dall’esterno o dall’interno del suo essere. E questo è anche ciò che deve saper
distinguere un sensitivo o un medium, per evitare di prendere come messaggio una
proiezione inconscia. Con me, negli ospedali espiritas (strutture dove medici e
terapeuti sono affiancati da sensitivi e medium) lavorano circa trecento persone»,
dice Gasparetto. «Ho studiato a lungo il modo di applicare lo spiritismo alla
psicologia, che hanno entrambe posizioni estreme da limare: la prima è troppo
spirituale, la seconda troppo materialistica, quindi le loro tendenze vanno
integrate.»
Voci al registratore
Il metodo più comune per i contatti con l’altra dimensione è la metafonia, ovvero
la registrazione delle voci
[69] ↑
dell'aldilà, una tecnica scoperta per caso nel 1959 dal regista svedese Fredrik
Jürgenson una mattina in cui aveva acceso il suo registratore in campagna, per
incidere il canto degli uccelli. Riascoltando il nastro sentì il cinguettio di un
fringuello, ma anche uno strano fruscio di sottofondo: poi, dopo un improvviso
assolo di tromba, subentrò una voce maschile che annunciava in norvegese un
programma radiofonico di «voci notturne di uccelli». Incuriosito dalla coincidenza
(aveva cioè registrato un programma che riguardava proprio il campo che gli
interessava), riprovò ancora, ottenendo voci molto particolari, che parlavano come
se colloquiassero con lui. Tra queste riconobbe la voce di sua madre che lo chiamava
per nome, incitandolo a proseguire quella ricerca. Negli anni successivi Jürgenson
raccolse una documentazione molto ricca di voci, presumibilmente di trapassati,
dando l'avvio a una ricerca che ha coinvolto sempre più persone in tutto il mondo.
Ma come avvengono queste registrazioni? In teoria la tecnica è semplicissima.
Basta possedere un registratore e un nastro vergine e avere l'intenzione di mettersi
in comunicazione con una persona cara che non c’è più. Poi si può accendere
l'apparecchio di notte in una stanza vuota, incidendo se si vuole una serie di
domande, oppure sintonizzarsi con il registratore acceso su una stazione radio a
onde corte, in modo che gli spiriti possano sfruttare i rumori di fondo per
«costruire» le voci. Naturalmente occorre avere anche molta pazienza: a volte, prima
di ottenere una buona registrazione passano alcuni mesi.
Il primo che ha affrontato in Italia questa ricerca è stato il conte Lorenzo
Mancini Spinucci, un ingegnere di Fermo (Ascoli Piceno) scomparso recentemente, che
ha fondato anche due associazioni, il CERIMEPS (Centro ricerche metapsichiche e
psicofoniche) e l’AISP (Associazione ita
[70] ↑
Un’altra esperienza che ho raccolto è quella di Giovanni Pulitanò, di Bari, che ha
iniziato a usare il registratore nel 1975. «All’inizio l’ho fatto per trovare pace
per la morte di mia figlia, ma poi ho proseguito per aiutare gli altri. Da allora
Amalia viene regolarmente, anzi, è diventata un ponte tra la Terra e il Cielo,
portandomi le anime che vogliono parlare con i loro parenti. La metafonia è anche
uno strumento per conoscere l’altra dimensione. Sono proprio le voci dell'aldilà che
mi hanno insegnato ad accettare la morte (o, meglio, il passaggio nell’altra
dimensione), perfino quella dei bambini o dei più giovani. Perché, se nell'aldilà
c’è l'incontro con la Luce, con Dio, allora andarsene è un premio, un atto d’amore e
non un castigo.»
[72] ↑
Pulitanò ci fa ascoltare le voci registrate, che sono chiare e riconoscibili. C’è
persino un coro: il testo del canto è elementare e un po’ sgrammaticato, come fosse
stato composto da personalità semplici («Noi vivrem qui, felici per l'etern... qui è
felice, cuori tristi non voglio veder da lì»).
Ascoltandolo ci viene da pensare che sia stato captato per caso, magari da
un’emittente parrocchiale; tuttavia c’è un dato paranormale: dopo aver registrato il
canto, Pulitanò chiede di che cosa si tratti. E una voce metallica risponde
immediatamente: «Questo canto è tuo». Ed è proprio questa una delle particolarità
delle voci dell’aldilà: spesso, quando si fa una domanda, arriva la risposta
immediata e coerente.
Uno dei messaggi più frequenti è di tipo consolatorio. «Vi voglio bene, sono
felice, non piangete», si sente dire spesso. Certo i messaggi sono semplici (alle
volte fin troppo), telegrafici e anche ripetitivi. Però per chi è affranto ascoltare
la voce di chi non c’è più diventa quasi miracoloso.
Spesso le entità chiamano i parenti con nomignoli affettuosi, usati solo in
famiglia o nella prima infanzia, oppure rivelano particolari che nessuno tranne i
parenti stretti conosce e che si rivelano esatti, oppure annunciano eventi che
accadranno in futuro.
Più o meno, le storie e le dinamiche di queste registrazioni sono simili. Curioso
è il metodo di Laura Paradiso, oggi «adottato» anche da altre medium, che registra
su un nastro vergine il rumore che lei stessa produce passando una penna su una
superficie, o sullo stesso registratore.
[73] ↑
Riascoltando il nastro talvolta si sentono fruscii che interpreta solo lei, oppure
sussurri (per decifrarli, occorre sviluppare una più elevata sensibilità auditiva,
un’attenzione maggiore), mentre altre volte le voci sono chiare: i messaggi sono
spesso di identificazione e di consolazione, ma possono anche preannunciare eventi
futuri.
I nastri di Laura, una donna generosa e passionale, capace di dedicare notti
intere alle persone addolorate, sono stati oggetti di studio di una ricerca del GIRE
(Gruppo italiano di ricerca escatologica), che ne ha rilevato l'«alta
attendibilità», come ci dice il suo fondatore, il neurofarmacologo Antonio
Musorrofiti. «Nell'ambito delle sensitive, Laura Paradiso costituisce un caso
singolare proprio per il suo sistema inusuale. Per studiarla abbiamo applicato una
metodologia scientifica, il metodo Lacroix, che ha un’alta attendibilità. Abbiamo
valutato 341 messaggi rivolti a persone che li ricevevano per la prima volta, in
modo da avere la massima genuinità nelle risposte. I soggetti sono stati
preventivamente testati, per eliminare quelli troppo giovani o troppo anziani, chi
soffriva di cuore o di disturbi psichici, chi faceva uso di alcol o di farmaci
ipnotici. Secondo la nostra valutazione, le comunicazioni erano tutte attendibili,
senza trucchi, né alterazioni o componenti di suggestione. I dati ottenuti sono
validi e coerenti, con elementi probanti di identificazione: in parole povere, i
messaggi contenevano elementi autentici e facevano riferimento a episodi, legati
alla vita dell’entità che comunicava, che la medium non conosceva.»
Io stessa segnalai Laura a una mia amica che aveva perso un figlio diciassettenne.
Nel messaggio si sente dire: «Mamma, ti ricordi? Patate e salsiccia». La medium non
capisce, pensa di aver tradotto male. Invece la donna ri
[74] ↑
corda che durante una bellissima vacanza con il figlio aveva fatto una grigliata
di... patate e salsicce.
Tra tutte le storie che ho raccolto, così simili eppure così diverse, mi ha molto
colpito, forse per la passionalità con cui l’ha vissuta, quella di Rosario
Miserendino, che ha perso in un incidente di macchina il figlio Antonino, giovane e
promettente musicista (pianista, violinista e compositore), che a ventitré anni
aveva già accumulato molti premi concertistici e aveva anche fondato una scuola di
musica a Palermo, la sua città. Impazzito dal dolore, il padre smette di lavorare
per dedicare il suo tempo e le sue forze alla ricerca disperata di questo figlio.
«Dopo aver avuto un primo messaggio da una medium, ho cercato di avere io stesso una
comunicazione con la metafonia, senza però risultati. Tempo dopo, per imparare a
usare il computer ho chiesto a un amico di spiegarmi le tecniche di base e ho
registrato le sue indicazioni per non dimenticarle. Mentre riascoltavo il nastro, ho
sentito la voce di mio figlio chiara, inconfondibile: "Ciao, papà". Mia moglie mi ha
domandato dalla cucina: "Come fai ad avere la voce di Antonino?" Per entrambi è
stato uno choc, ma da quel momento abbiamo iniziato a comunicare. Però io volevo
delle prove concrete: usando un apparecchio per misurare la frequenza dei suoni, ho
scoperto che le voci umane sono comprese in una banda tra 5000 e 12.000 hertz,
mentre la voce di mio figlio è tra i 2000 e i 5000 hertz. In seguito ho organizzato
un gruppo, legato al Movimento della Speranza, che riunisce le mamme che hanno perso
i figli. Spesso sentiamo voci molto chiare e anche musiche, cori, litanie. Sono
convinto che Antonino continui a coltivare la sua musica anche nell'aldilà.»
[75] ↑
Ed ecco la storia di una coppia di Sinalunga (Siena), che si è avvicinata alla
metafonia quasi per caso. «Nel tentativo di trovare delle risposte esistenziali, mi
sono appassionata alla metafonia», racconta Danila Terzuoli, insegnante di
matematica. «Avevo anche tentato di coinvolgere mio marito Virgilio, ma lui era
scettico. Vent'anni fa, dopo la morte di suo padre, gli suggerii di provare a
registrare con un vecchio apparecchio a nastro: subito arrivò una comunicazione, ma
lui preferì credere a un'interferenza. Poi, dieci anni fa, mentre stava ascoltando
un nastro di Lucio Dalla nel suo studio, si accorse di alcuni strani disturbi, voci
gutturali sovrapposte a quella del cantante. «Le registrai su un nastro nuovo, che
portammo a una signora esperta di metafonia», dice Virgilio Desideri, avvocato. «Lei
non prese quasi in considerazione il nostro nastro, ma ci domandò se volevamo
parlare con qualcuno. Naturalmente ero scettico. Ma non appena ascoltai il nastro
sentii la voce di mio padre assolutamente riconoscibile anche se un po’ più
metallica, che mi disse cose che la signora non poteva sapere.»
«Subito dopo arrivò anche mio padre», prosegue Danila. «"Qua si cammina leggeri",
ci comunicò, alludendo al fatto che sulla Terra era claudicante. Tornammo a casa
piuttosto scossi. Nei giorni successivi Virgilio si mise a riascoltare quei nastri
con la cuffia, per decifrare anche le frasi che non avevamo capito, trovando delle
prescrizioni che lo riguardavano. Questo lo spinse a fare della sperimentazione,
usando tutti i metodi possibili. Un giorno si presentò un’entità spiritualmente
elevata: "Di qua è la vera vita", disse. E poi: "I beni terreni passano, come
l’acqua che scorre. Dovrai rinunciare al comfort". Io entrai in crisi
[76] ↑
e chiesi a mio marito di smettere: stava diventando troppo impegnativo e poi io ci
tenevo ai vestiti, alla vita sociale, al comfort. "Che te ne fai della salute e
della bellezza se poi dovrai venire di qua?" ribadì l’entità in un'altra
registrazione. Mi spaventai: allora mi leggevano nel pensiero? E poi era questo che
volevano da me: in cambio d’informazioni sul trascendente, dovevo forse andare in
giro come una disgraziata? Ci provai: indossai abiti modesti, smisi di truccarmi, mi
trascurai. Ma gli spiriti non volevano che cambiassi l’esteriorità, bensì i miei
valori. Poi le entità chiesero a Virgilio di testimoniare, di portare agli altri i
loro messaggi e lui entrò in crisi, per paura di perdere credibilità dal punto di
vista professionale. E' stato un cammino difficile, ma loro ci hanno aiutato a
percorrere una strada dalla quale eravamo lontani.»
«Questa esperienza mi ha totalmente cambiato», aggiunge Virgilio Desideri, che ha
scritto con la moglie Una finestra sull’ignoto. «Se prima avevo un carattere chiuso,
introverso, ero materialista, non credevo all'aldilà né alla sopravvivenza, ho
dovuto cambiare: le entità mi hanno spinto a mettermi a disposizione di chi soffre.
Per questo ricevo chi mi contatta per essere consolato. All’inizio i messaggi hanno
uno scopo consolatorio, poi cambiano, si prefiggono di aiutare le persone a dare un
significato alla vita, a ritrovare la fede, a capire che esiste una realtà
trascendente.»
Volti misteriosi
Ma l’avventura non è finita. «Nel 1993 si presenta un’entità a noi sconosciuta,
che dice di essere sant’Erasmo», continua Danila. «Dopo una serie di messaggi, ci
[77] ↑
dà istruzioni per fotografare gli spiriti usando le superfici traslucide.»
«Le foto paranormali», spiega Paolo Presi, a cui abbiamo chiesto se si tratta di
un fenomeno possibile, «sono quelle in cui si riscontra un'impressione
sull’emulsione fotosensibile di cui sono ricoperte le pellicole fotografiche e le
carte di stampa. In genere si possono vedere dei volti o delle figure umane intere,
quasi sempre circondati da aloni bianchi, che si sovrappongono alla scena reale
colta dall’obiettivo. In tempi più recenti, i volti dei defunti sono apparsi con un
metodo particolare anche sullo schermo televisivo.»
«Un giorno», conclude Danila, «arriva da noi una signora con il figlio, disperata
perché le era morta di tumore la figlia Clelia, una bellissima ragazza che negli
ultimi tempi portava sempre un foulard in testa per nascondere i disastri della
chemioterapia. Subito si presenta la ragazza, che chiama per nome il fratello:
"Dovete dire a tutti che mi avete sentita: io sono viva", sentiamo nel registratore.
In una registrazione successiva, ci preannuncia che ci avrebbe dato la sua immagine.
In effetti abbiamo ottenuto una fotografia abbastanza chiara. Per noi queste foto
sono un regalo e una prova in più sulla sopravvivenza.»
[78] ↑
3. Le dimensioni dell’invisibile
Il Tao produsse l’Uno
L'Uno produsse il Due
Il Due produsse il Tre
Il Tre dette vita a una moltitudine di esseri
particolari...
Tao Te Ching
Per molti secoli scienza e fede hanno camminato a fianco a fianco verso un
traguardo comune: quello della conoscenza. Nell'antica cultura sciamanica, oggi
riscoperta e rivisitata, e in modo diverso anche in quella rinascimentale, questo
cammino era affidato al singolo individuo, teso a esplorare tanto i segreti della
Natura e del Cosmo, quanto quelli dello spirito. Ma le strade poi si sono divise,
come se l'una fosse incompatibile con l’altra: addirittura si sono create diatribe
tra gli scienziati e i religiosi, che hanno assunto compiti e ruoli diversi,
arrivando quasi a contrapporsi su fronti opposti.
Oggi la società sta virando verso una visione sempre più laica della vita, come se
la ricerca spirituale fosse incompatibile con la funzione dello scienziato. Forse
perché nella nostra vita frenetica, dove abbiamo messo al primo posto la
realizzazione personale, il potere, il consumismo (che riguarda anche i rapporti
umani), abbiamo perso il contatto con il nostro essere più vero, più profondo, e
soprattutto abbiamo dimenticato che Tutto ha origine dall'Uno: quindi l'atomo, la
cellula, così come i soli e le stelle, l’organismo più semplice come il più
complesso, hanno
[79] ↑
[80] ↑
Prima di delineare il panorama delle varie tipologie di entità con cui ci si può
mettere in contatto e le possibili forme di comunicazione, sento il bisogno di
affrontare la toponomastica dell’invisibile, per progettare una specie di mappa dei
«luoghi» dell’anima, cosa che ho già fatto in altri libri, ma che ogni volta sento
essenziale come riflessione per capire la realtà visibile e invisibile, sperando
sempre di spingermi oltre, di varcare nuove soglie di comprensione.
Non essendo l'aldilà una dimensione oggettiva, è difficile avere una verifica
delle descrizioni che ne hanno fatto i mistici o i teologi, soprattutto in epoca
medioevale. In qualche modo, tutte le religioni hanno una visione similare: parlano
infatti di un Inferno, dove vengono inviate le anime dei «cattivi», e di un
Paradiso, dove salgono le anime dei «buoni». Troviamo questo concetto già nella
cultura sciamanica, e poi tra gli egizi (che come i tibetani avevano messo a punto
precisi rituali per guidare l'anima dei vivi e dei morti nell’aldilà), i greci, i
romani. In genere l'oltretomba viene descritto come un luogo sotterraneo,
[81] ↑
triste, oscuro, come lo Sheol degli ebrei, dove si veniva mandati dopo la morte come
destino ultimo.
Per cristiani e musulmani, l’inferno viene collocato al centro della Terra. E' un
luogo fatto di abissi, caverne e anfratti, con mari e fiumi di fuoco e di ghiaccio,
dove i malvagi vengono puniti con varie sofferenze corporee, soffrono la sete e sono
tormentati dalle fiamme. Questa immagine terrificante, a volte sostenuta anche dalle
visioni dei mistici, prevede anche diavoli della migliore tradizione horror, armati
di forconi, fruste, punteruoli, che torturano le anime dei dannati. Se però
l’inferno non fosse un luogo fisico, ma uno stato d’animo, queste immagini
potrebbero avere un senso per due motivi. Intanto nell'astrale basso, dove le anime
disperate vanno dopo la morte, la mente costruisce lo scenario corrispondente allo
stato evolutivo dell’anima, che in questo caso è oscurata dal peso delle sue azioni
malvagie e dalla sua cecità, che le impedisce di vedere la Luce. Inoltre le entità
più negative, gli spiriti malvagi che noi chiamiamo «démoni», spesso scendono al
centro della Terra, dove si nutrono delle vibrazioni più pesanti della materia per
agire in questa dimensione.
C’era poi il Limbo (ma non c’è più: il nuovo catechismo universale, promulgato nel
1992 da papa Wojtyla, l’ha depennato), un mondo intermedio nel quale finivano le
anime dei bambini morti prima di ricevere il battesimo, che Dante posiziona nel
primo girone dell'Inferno, descrivendolo come un luogo dove «senza speme si vive in
desio». Esso fu ideato dai teologi del XII secolo, che dovevano trovare un posto
nell'aldilà sia per le anime dei neonati innocenti morti senza il battesimo, sia per
i non credenti che avevano vissuto una vita retta. Oggi questa credenza è stata
cancellata: la Chiesa ha dichiarato più
[82] ↑
[83] ↑
con una chiave di lettura anche reincarnazionistica: infatti l’anima, una volta
incarnata, sperimenta ogni possibile passione e ogni tormento e, vita dopo vita,
risale tutti i gironi fino ad arrivare, al termine delle reincarnazioni, a liberarsi
dai vincoli terreni per salire nell’alto dei Cieli a contemplare il fulgore divino.
Un linguaggio cifrato
La descrizione della Creazione del mondo e dell’aldilà si trova in molti testi
antichi, poetici, filosofici e soprattutto religiosi. Tuttavia, bisogna tener conto
che il linguaggio usato era spesso allegorico, simbolico, dato che doveva adattarsi
a diversi livelli di cultura, dal dotto alla gente più semplice, magari pastori,
nomadi, popolani, che avevano bisogno di immagini forti come punti di riferimento.
Ma soprattutto i Libri della Rivelazione dovevano contenere la verità. Ecco che,
per superare l’impasse culturale, la Conoscenza è stata nascosta all’interno stesso
delle parole, che vanno decodificate, come si fa con i testi crittografici. Infatti
con il sistema elaborato dalla Cabala (ovvero la dottrina mistica e spirituale che
si diffuse a partire dal XII secolo), applicando al testo dei codici di
interpretazione, è possibile avere una serie di informazioni e di insegnamenti
altrimenti segreti, che riguardano tra l’altro l’esistenza di Dio, i segreti della
Creazione, lo scopo della vita terrena e ultraterrena.
Ma c’è di più: recentemente Michael Drosnin (che ha scritto sulla sua scoperta
Codice genesi) ha fatto importare nel computer il testo originario della Genesi in
ebraico antico, togliendo gli spazi bianchi tra una parola e l'altra:
[84] ↑
quindi l’ha dato ad alcuni esperti dei servizi segreti da decodificare con i sistemi
in uso per i crittogrammi (per esempio leggendo una lettera ogni cinque). Il
risultato è stato sconcertante. Usando questa chiave, ha scoperto che nell’Antico
Testamento sono scritti gli eventi più importanti dell’umanità, come le due guerre
mondiali (e la terza...), con le date e i personaggi politici più significativi; ma
sono anche citati poeti, filosofi, scienziati: di Shakespeare sono indicati l'anno e
il luogo di nascita, nonché i titoli dei suoi drammi più importanti. Questo ci fa
pensare che dietro la storia dell’umanità ci sia un regista invisibile, che ha
programmato migliaia di anni fa gli eventi futuri.
Tuttavia il valore dei testi sacri rimane altissimo anche per chi non è in grado
di andare oltre le parole, esattamente come avviene per i miti, le leggende e le
favole, che si servono di simboli e di immagini fantastiche per comunicare
direttamente all’anima delle persone, bypassando il livello mentale. Tutti i libri
sacri hanno infatti diversi livelli di lettura, il più semplice dei quali è rivolto
alle persone comuni (che Origene chiamava i «piccoli», contrapponendoli ai
«progrediti»), che hanno bisogno di una semplificazione, una divisione quasi
manichea tra buoni e cattivi, tra bene e male. Nel racconto allegorico, scritto in
linguaggio cifrato, c'è poi un messaggio per «chi ha occhi per vedere e orecchie per
sentire», insomma, come è scritto anche nel Vangelo, per «chi sa intendere» e sa
andare oltre le metafore.
Prendiamo il Giardino dell’Eden: come è possibile credere che Dio abbia creato
l’universo in sei giorni, a meno che il giorno non fosse un periodo cosmico? O che
abbia modellato l’uomo con le sue mani, infondendogli la vita con il soffio? Come è
possibile credere che l’uomo sia stato tentato da un serpente parlante e che sia
stato cacciato dal Giardino solo per aver mangiato una mela?
[85] ↑
Buona parte della narrazione biblica (ma questo vale anche per altri testi) è
metaforica: ciò significa che occorre saper interpretare i suoi simboli, che sono
archetipi, cioè hanno origine nel mondo delle idee. Adamo rappresenta l'uomo, anzi
la radice dell’uomo, quindi tutta l'umanità. E' l'idea stessa, la formapensiero
dell’uomo: ecco che il Logos crea l'uomo nel suo Pensiero e gli dà vita attraverso
il soffio (ruah), cioè lo spirito che è insito in ogni atomo della Creazione. Adamo
non nasce in un giardino posto sulla Terra: l’Eden è un «luogo» spirituale, dove il
Pensiero divino genera l’idea della vita, che poi prenderà corpo sul piano
materiale. Così, l’albero del bene e del male corrisponde alla spina dorsale, che,
percorsa dall'energia potente di Kundalini (l'energia raffigurata come un serpente
addormentato alla base della colonna), attiva le energie dei chakra e risveglia la
coscienza e, di conseguenza, la conoscenza del bene e del male. Il peccato originale
(se di peccato si può parlare) è la separazione da Dio, la presa di coscienza della
propria individualità, la discesa nella materia che con gli istinti prende il
sopravvento sullo spirito. Finché non avverrà il risveglio attraverso la fatica, il
lavoro, il dolore. Questo il destino cui è condannata l’umanità dal giorno della
Creazione: nel momento stesso in cui lo spirito si è scisso dall’Uno, l’uomo ha
perso la consapevolezza della sua natura divina, che deve ritrovare, vita dopo vita,
attraverso un lungo cammino di conoscenza.
La Creazione
[86] ↑
capire l’origine e la natura dell’uomo e dell'universo e anche ritrovare la strada
della salvezza, del Ritorno. Anche se non è ovviamente possibile entrare nella mente
di Dio per capire l’input che ha dato origine alla manifestazione, abbiamo alcuni
elementi a disposizione da cui partire per un approfondimento, quelli stabiliti
dalla scienza che sta tentando sia di risalire al Big Bang, sia di trovare la
particella unica alla base della vita e quelli che ci vengono offerti dalle varie
tradizioni religiose ed esoteriche.
Per la teologia, la Creazione è il grande mistero d’amore di Dio, che chiamiamo, a
seconda delle tradizioni, Brahman, Assoluto o Logos, il Verbo che crea per mezzo
della Volontà, della Sapienza e della Parola.
Nel Vangelo sta scritto: «In Principio era il Verbo. E il Verbo era presso Dio. E
il Verbo era Dio», tre frasi apparentemente simili, costruite come un’equazione
matematica, che esprimono tanto il Principio (nella sua accezione di inizio e di
idea alla base di ogni cosa, il Logos appunto), quanto l’Unità e la Trinità di Dio.
Inoltre, se ci riferiamo alle moderne scoperte scientifiche, possiamo vedere il
Verbo come un principio informativo, che cioè contiene in sé tutte le informazioni,
atte a dare origine alla monade, cioè all’unità di coscienza. Secondo la teosofia,
che getta un ponte tra il cristianesimo e l’induismo, i Logos che hanno origine
dall'Uno sono tre e corrispondono, nella nostra cultura, ai tre princìpi del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo. Anche Socrate parlava di tre princìpi creatori:
del resto, la percezione della Verità è identica in tutte le tradizioni.
Il Principio non è l’inizio dei tempi, ma è Dio stesso, che racchiude in Sé ogni
cosa: ritroviamo questo concetto anche in Oriente, nel taoismo: «Esiste un principio
indefinibile e perfetto, anteriore a CieloeTerra, calmo e nasco
[87] ↑
sto, solitario e privo di mutamento, innominabile. L’uomo lo chiama la Via (Tao)»,
recita il Tao Te Ching.
Egli è l’Assoluto, l'inconoscibile, dato che non può essere compreso dalla mente
umana, né ricondotto alle nostre categorie mentali.
Noi occidentali abbiamo cercato di creare un Dio a nostra immagine e somiglianza,
gli ebrei ergendolo a giudice inflessibile, il Dio terribile dell'occhio per occhio
che ama il suo popolo ma che castiga l’empio e l'ingiusto, e i cristiani
disegnandolo come un Padre amorevole e caritatevole; invece taoismo e buddhismo non
parlano di Dio, ma solamente della Via per arrivare a Lui attraverso un cammino di
purificazione ed evoluzione.
Dio è il Logos, intelligenza ed energia pura. Nella Sua mente esiste già il tutto
(ed Egli è il tutto che si manifesta), esattamente come in un seme esiste già la
struttura energetica, la forma, la potenzialità dell'albero a cui darà vita una
volta germogliato. Ma qualcuno deve gettarlo nella terra... Così, un giorno, per un
disegno a noi segreto, l'Assoluto cessa di esistere per se stesso (qualcuno dice che
da solo si annoiava...) ed esprime il proprio esistere dando origine all’Energia
primaria e all’idea che permetterà alla vita di prendere forma. E' come se si
frantumasse in mille fiammelle, in mille frammenti, creando quelli che la teosofia
chiama monadi, particelle dotate di coscienza (potremmo identificarle con il Sé, che
rimane sempre nel «seno del Padre»), rivelandosi così, sui piani più alti della
manifestazione, inconoscibile all’uomo. Un aspetto del Verbo è il suono, la
vibrazione (oggi potremmo parlare di «onda»): modificando la propria vibrazione più
e più volte, le monadi si ricoprono di «materia» sempre più densa, dando vita ai
livelli di realtà sottostanti, da quello spirituale a quelli causale (il mondo degli
archeti
[88] ↑
pi, dove si produce la formapensiero di ciò che sarà poi generato nei piani
sottostanti), mentale, astrale ed eterico, dove l’energia si struttura nei cinque
elementi (Aria, Acqua, Fuoco, Terra ed Etere, che hanno una corrispondenza anche sul
piano sottile, dove ciascuno è in relazione con un Angelo). Questi formano il piano
materiale. E quando l’emanazione del Logos arriva in fondo, nel regno minerale, c'è
un'inversione dell’onda creatrice, che da discendente diventa ascendente.
Nasce così l’universo di cui facciamo parte, che è uno solo dei tanti possibili.
Ed ecco che, attraverso una serie di passaggi non molto diversi da quelli che
potrebbe descrivere la fisica quantistica, lo spirito dà vita alla forma e alla
materia, creando così prima l’universo invisibile e poi quello visibile.
Se però l'universo è stato creato dal Logos, allora esso non è separato da Dio, ma
è l’espressione fisica del suo Essere: potremmo quindi, con un'immagine poetica,
vedere l’universo come il Suo corpo, dove ogni pianeta, ogni stella, ma anche ogni
pianta, ogni animale, ogni individuo, ogni cellula, ogni particella sono parte di
Dio. Questa è un'idea che si è fatta strada in me nel tempo, radicandosi sempre più,
fino a farmi sentire che ciascuno di noi è come una cellula del Suo corpo. E come le
nostre cellule non sono consapevoli delle altre e non hanno un’intelligenza loro (o
sì?), così l’individuo non ancora risvegliato non ha coscienza di essere solo una
parte del Tutto né di contenere il Tutto in ogni sua parte.
Questo concetto è formulato, peraltro, dalla filosofia induista, ripresa da
Leadbeater nel Il lato nascosto delle cose: «Tutti i costituenti fisici del sistema
solare, il sole con la sua meravigliosa corona, tutti i pianeti con i loro
satelliti, i loro oceani, le loro atmosfere e le varie qualità di etere che
[89] ↑
li circondano, tutti questi collettivamente sono il corpo fisico del Logos, la Sua
espressione sul piano fisico».
I piani sottili
Facendo riferimento all’induismo, la teosofia (che ritengo essere per molti versi
attendibile, anche se in questo campo è difficile verificare ogni assunto) ci
fornisce una descrizione dei sette piani di realtà esistenti, che costituiscono i
diversi livelli dell’invisibile in cui l’anima soggiorna dopo la morte. Li potremmo
in qualche modo paragonare ai gironi danteschi: però, a differenza di quanto
prospetta la Divina Commedia, l’anima può cambiare piano a mano a mano che si
evolve, vita dopo vita. Questa visione serve anche per capire da dove provengono le
entità con cui si viene a contatto nelle comunicazioni medianiche. In realtà questi
piani sono separati solo nella classificazione che ne abbiamo fatto in base alla
nostra percezione della realtà, mentre in effetti essi costituiscono un insieme e
sono tutti riconducibili all’Uno e da Esso separati solo nella Coscienza.
Partendo dall’alto (un’indicazione puramente convenzionale, dove «alto»
rappresenta il regno dello spirito e «basso» quello più involuto della materia, che
sono separati solo per la nostra percezione), questi piani sono:
[90] ↑
• Il piano Atmico o Buddhico: il piano dell’uomo risvegliato.
• Il piano mentale: si divide in superiore (o causale), che potrebbe essere
anche definito il mondo degli archetipi, dove hanno origine le idee, e in
inferiore, raggiungibile dalle anime che non hanno ancora iniziato il cammino
del risveglio.
• Il piano astrale, o Kamaloka, dove soggiornano le anime subito dopo la morte.
Ma è anche il piano che raggiungiamo durante il sonno, dove prendono forma i
nostri desideri.
• Il piano fisico, che costituisce il campo dell'evoluzione umana, animale,
vegetale ed elementale: si divide in eterico (formato da quello che
anticamente era considerato il quinto elemento, l'Etere, che oggi possiamo
definire campo elettromagnetico) e materiale propriamente detto (costituito
dalla densificazione dei quattro elementi).
Questi piani di realtà, «abitati» dagli spiriti più o meno evoluti, hanno
un'analogia con la costituzione occulta dell'uomo e i vari stati di coscienza. Li
riportiamo qui di seguito, per avere una visione congiunta del macro e del
microcosmo (non a caso qualcuno ha detto: «Così in alto, così in basso»).
• Il corpo spirituale: l’energia della Coscienza superiore, o Sé, connesso con
il mondo intuitivo e spirituale. Ha una fascia esterna con la stessa forma
ovale del campo aurico e contiene, insieme al progetto di vita
dell'incarnazione attuale, tutti gli strati dell’aura dell’individuo. E'
composto di minuscoli fili di luce argento e oro e riproduce la struttura del
corpo fisico. Nella fascia ester
[91] ↑
na sono contenute le bande di colore relative alle vite passate.
• Il corpo causale: così chiamato perché in esso risiedono le cause che si
manifestano come effetti nei piani successivi legate alle esperienze delle
vite precedenti. Esso porta in sé tutte le nostre potenzialità, il disegno con
il quale siamo discesi sulla Terra. E' anche l'organo del pensiero astratto,
dei princìpi.
• Il corpo mentale: è l’energia del pensiero, connessa con l'attività della
mente, che comprende anche la memoria e l’immaginazione. Viene percepito come
un’intensa luminosità dorata che circonda il corpo e racchiude le forme
pensiero, che appaiono come nuvole di luminosità variabile a cui si
sovrappongono addensamenti di colore (le emozioni del soggetto connesse con
quel pensiero). Insieme al corpo astrale, costituisce il «doppio», che si
stacca dal corpo fisico durante i viaggi astrali o dopo la morte.
• Il corpo astrale o emozionale: compenetra l’eterico e il fisico, di cui segue
il contorno, ed è connesso all’energia delle emozioni e dei sentimenti. I suoi
colori, che riflettono quelli dell’iride, sono prodotti dalle emozioni e dagli
stati d'animo e variano dai toni brillanti e limpidi a quelli scuri e opachi.
• Il corpo eterico: considerato in qualche modo «materiale» (un tempo lo si
pensava formato dal quinto elemento, l'Etere), potrebbe essere oggi definito
come il campo elettromagnetico dell'individuo. Ha la stessa struttura del
corpo fisico ed è composto da linee energetiche simili a una rete di raggi
luminosi. E' la forma o, meglio, la matrice energetica su cui si plasma e si
deposita la materia fisica che va a costituire i tessuti del corpo. Il suo
colore, visibile a occhio nudo, varia dalle vibrazioni più
[92] ↑
sottili dell'azzurro chiaro a quelle più grossolane del grigio.
• Il corpo materiale: è il nostro «vestito», l'involucro che ci permette di fare
esperienza sulla Terra, formato dai quattro elementi. Parliamo solo del nostro
pianeta, perché è possibile che su altri pianeti il «corpo» sia differente,
per esempio meno denso, più sottile, trasparente, magari gassoso...
La tradizione cristiana ci parla invece di una suddivisione trina di corpo (che
comprende, secondo la visione teosofica, corpo fisico ed eterico, o campo
elettromagnetico), anima (corpo astrale, mentale e causale) e spirito (i piani più
sottili).
Queste suddivisioni portano in sé le fasi del processo creativo e dell'evoluzione
dell'universo, in particolare dell’uomo. Il Divino si manifesta prima sui piani
spirituali, dove l’essenza dell’individuo è congiunta alla Fonte e quindi al Tutto,
un livello di coscienza quasi impossibile da percepire. Quindi l’energia cambia di
frequenza, di vibrazione, si fa sempre più «densa», scendendo nei piani sottostanti,
fino ad arrivare al livello materiale, da cui poi dovrà ascendere per ricongiungersi
all’origine da cui è partita.
Secondo la tradizione, ciascun piano è stato creato con la partecipazione delle
gerarchie celesti che eseguono la volontà divina, tra cui Angeli e Arcangeli, che
non sono entità simili a persone, come a volte li dipingiamo (anche se nell'Antico
Testamento a volte compaiono in forma
[93] ↑
1. Serafini: gli «Ardenti» o «ruote di fuoco», emanazioni dirette di Dio, definiti
«il principio di tutti i vortici», custodi con i Cherubini dell’energia primaria da
cui può nascere qualunque nuova forma. Sono i primi a ricevere il pensiero divino e
dispensano l’energia necessaria alla Creazione attingendo alla propria. Isaia così
ne descrive uno secondo una visione avuta nel Tempio di Gerusalemme: «... sei ali:
con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava»
librandosi sopra Jahweh.
2. Cherubini: rappresentano il Principio mobile della Divinità. Ricevono l'onda
del pensiero divino e distribuiscono l'energia che ricevono dai Serafini per
realizzarlo. Attraverso la Saggezza e la Conoscenza di cui sono portatori, ne
organizzano le leggi e le strutture. Di loro si parla nella Genesi: «Così Egli
scacciò l’uomo e pose a oriente del Giardino dell'Eden i Cherubini, che vibra
[94] ↑
vano da ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via dell'albero della
vita».
3. Troni: siedono attorno all’Altissimo, accogliendo ciò che discende dal
Principio divino, di cui divengono portatori. Destinano la creazione nel tempo e
nello spazio, verso la sua giusta collocazione, guidando ciò che è stato creato come
pensiero divino nel luogo in cui dovrà manifestarsi.
4. Dominazioni: incarnano la forza di elevarsi senza mai sottomettersi.
Stabiliscono i confini entro i quali la creatura ideata (sia essa un fiore, un
animale o un uomo) potrà agire, nel rispetto delle leggi cosmiche e in armonia con
il resto del creato.
5. Virtù: tesi all’imitazione di Dio, portano in sé il Principio del coraggio.
Stabiliscono le caratteristiche proprie di ogni nuova creatura, costruendone
l’archetipo e attribuendole forma, colore, dimensioni, profumo, in modo da
prepararla a scendere nei piani inferiori e manifestarsi.
6. Potestà: il loro nome indica la disposizione ad accogliere i doni divini e il
carattere di potenza ultraterrena. Ma, secondo un’altra versione, indicherebbero le
Potenze celesti, cioè l’esercito divino. Caricano di energia vitale ogni nuova
creatura, creandone i corpi sottili e modellandone l'aura.
7. Principati: hanno il potere del comando e lo esprimono come Principio
ordinatore sovressenziale.
8. Arcangeli: ricevono le illuminazioni del Principio divino e le annunciano agli
Angeli, attraverso i quali le manifestano all’uomo. Sono i custodi archetipi della
nuova specie che, entrando nel mondo della materia manifesta, viene affidata a un
Angelo custode. Nella Bibbia, anche se si dice che «sette sono gli Angeli sem
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pre pronti a entrare alla presenza della maestà del Signore», sono citati per nome
solo tre Arcangeli: Gabriele (GabriEl, che significa «la mia potenza è Dio» oppure
«potenza di Dio»), l'annunciatore, il messaggero; Michele (MichaEl, «chi come
Dio?»), il guerriero, colui che combatte le forze del Male; e Raffaele (RaphaEl,
«Dio guarisce»), l'Arcangelo della salute, della guarigione, della medicina. Gli
altri sono: Uriel («la Luce e il Fuoco di Dio»), Scaltiel («la Parola di Dio»),
Jehudiel («la Gloria di Dio»), Barchiel («la Beatitudine di Dio»). Altri indicano
Anael, Azaziel, Ezechiel. Nella Cabala, invece, oltre a Michael, Raphael, Gabriel e
Uriel, gli altri Arcangeli vengono chiamati Raguel, Suriel e Yerachiel.
9. Angeli: hanno la funzione di messaggeri (questo è il significato etimologico
del termine greco). Sono i più numerosi e i più vicini a noi. Oltre agli Angeli
custodi, ai quali viene affidato l’uomo, ci sono anche gli Angeli costruttori, che
contribuiscono a edificare i regni naturali. Spesso le figure angeliche sono
rappresentate con un aspetto umano, esseri di Luce ignei e sfavillanti, provvisti di
ali e anche di grandi occhi di cui sono dotate le ali stesse: ma queste
raffigurazioni ci servono per avvicinarci a una dimensione per noi altrimenti
inconoscibile. La nostra mente fornisce cioè una forma antropomorfica a entità di
Luce per non essere confusa, così come attribuisce loro gli occhi a simboleggiare la
loro onniscienza, la capacità di conoscere tutto, nonché ali che simboleggiano la
loro capacità di muoversi con velocità fulminea nello spaziotempo. Per questo
vengono anche descritti come venti, per la loro «azione veloce», che, come afferma
lo pseudoDionigi, «passa in tutte le
[96] ↑
[97] ↑
l'Altissimo, non desiderano nulla delle cose di questo mondo e perciò si nutrono
solo dell’amore di Dio. Costoro, il cui cuore brucia e sfavilla, ricordano le
schiere dei Serafini».
Manifestazioni angeliche
Molti parlano in questi tempi dei salvataggi o dei messaggi angelici e in tutto il
mondo si tengono corsi per parlare con il proprio Angelo. Personalmente non credo
che sia così semplice comunicare con livelli energetici tanto alti, di una purezza a
noi irraggiungibile, mentre mi sembra più plausibile che si contatti la propria
parte spirituale, la parte più elevata del proprio essere, quella che Jung chiama
Sé, oppure la formapensiero, l’energia astrale dell'Angelo, a cui la nostra mente
dà una forma nel momento in cui ne viene a contatto. L’Angelo, infatti, è un’energia
incommensurabile per estensione, vibrazione, potenza. Forse è più facile percepire
gli Arcangeli, che hanno il compito specifico di seguire, educare e proteggere
l’umanità.
In genere il contatto con le sfere celesti (che riguardano anche le visioni
mistiche di Gesù, la Madonna e i santi) non dipende dalla nostra volontà, ma avviene
quando questi spiriti di Luce decidono di manifestarsi. Molte sono le apparizioni
avute dai mistici di tutte le tradizioni religiose, ma anche dalle persone più
semplici, come i pastorelli di Fatima o di Medjugorje, diventati strumenti della
Volontà celeste, che si serve di loro per aiutare, convertire o portare una
rivelazione all'umanità: in questi casi si parla di un’irruzione del Divino nella
vita umana, che non tiene evidentemente conto dei nostri canoni di
[98] ↑
giudizio (e quindi della cultura, dell’evoluzione, dello stato psicofisico e mentale
di tali persone), ma segue un disegno più alto, a noi incomprensibile finché non ne
vediamo i frutti.
Durante un’inchiesta sulle apparizioni mariane, ero andata a Oliveto Citra, un
paesino in provincia di Salerno, dove anni fa molti avevano visto una giovane donna
circonfusa di luce e sollevata da terra. Tra questi c’era anche un elettrauto, un
uomo rozzo, che beveva, bestemmiava e trascurava la famiglia. In seguito alla
visione non era certo diventato santo o dotto, ma aveva cambiato il suo
atteggiamento nei confronti della vita, migliorando il carattere e le abitudini per
quanto era stato capace, e portando una testimonianza di conversione.
Gli individui che hanno sviluppato invece una buona spiritualità o una medianità
di tipo mistico entrano in contatto con il Divino attraverso la preghiera o uno
stato di estasi; in questi casi è probabile che abbiano attivato, anche se
inconsapevolmente, i chakra più alti, quello della corona o quelli al di sopra della
testa, esterni al corpo.
A ogni ordine angelico, ciascuno dei quali rappresenta i vari aspetti e le
«qualità» di Dio, se ne contrappone uno demoniaco, che configura la separazione e
l'allontanamento dall’Uno, quindi l’assenza della Luce e l'incarnazione di forze
distruttive e disgreganti. Si potrebbe tuttavia dire che non esista in assoluto il
male, che è, secondo la filosofia occulta, l'altra faccia della Luce, la polarità
opposta a quella positiva, necessaria a qualunque processo evolutivo: sul piano
della manifestazione, infatti, positivo
[99] ↑
e negativo, yin e yang, Luce e Ombra, sono due aspetti complementari dell’unità, che
non possono esistere l'uno senza l'altro.
Del resto, neppure l'Angelo è legato al concetto umano di bene e male: credo che
abbia piuttosto la funzione di farci da specchio, mostrandoci la nostra faccia e il
nostro percorso. Ecco allora che un Angelo di Luce può riflettere il nostro buio
interiore e apparire per questo mostruoso e terrificante, proprio come le energie
disarmoniche e disgreganti che si muovono in noi. Questo è uno dei motivi per cui è
meglio essere molto cauti nelle invocazioni: l'Angelo non è il putto alato che ci
sorride e ci conforta, ma un’energia straordinariamente forte e potente, che può
scendere nella dimensione terrena con la spada fiammeggiante, pronta a riportare
l’equilibrio anche attraverso l’apparente destabilizzazione dei nostri impulsi.
I dèmoni che conosciamo, descritti tanto nei testi sacri quanto da una certa
letteratura o cinematografia, sono entità lontane dalla Luce che dimorano nel buio
di una coscienza obnubilata e, scendendo nei piani più vicini alla materia,
nell'astrale basso o addirittura dentro la Terra, si caricano di energie
disgreganti, scatenando le passioni più bieche e violente quando entrano a contatto
con le anime più fragili. Spesso i delitti tremendi e le atrocità di cui si carica
un’umanità disperata sono provocati dalla possessione di tali forze distruttive.
Ma spesso questi demoni esistono solo nel nostro subconscio, dove prendono forma i
nostri pensieri, le credenze, le proiezioni degli aspetti più oscuri della nostra
mente, di quella parte dell'Io che Jung chiama l'Ombra.
Lucifero, l'Angelo caduto, il ribelle, simboleggia proprio l'assenza della
Coscienza, della Luce. Ma come può un Angelo ribellarsi a Dio, se è un'estensione
dell’energia
[100] ↑
divina da cui non è mai separato? Senza contare che, a differenza dell'uomo, questa
figura non ha libero arbitrio e quindi non può che eseguire il Suo volere. La
ribellione è tipica di chi perde il contatto con il Divino, di una creatura separata
dalla Fonte, che, come Narciso, specchiandosi percepisce solo la sua maschera e non
la sua essenza. Ecco che allora possiamo pensare a Lucifero come al risultato della
Luce che discende nella materia e, pur mantenendo la consapevolezza della sua
intelligenza e della sua energia, dimentica la sua origine e si insuperbisce,
peccando di orgoglio e presunzione. In fondo, ogni uomo porta in sé tanto la caduta
di Lucifero quanto la strada della risurrezione.
Anche se esistono spiriti immondi che tentano l'uomo, cercando di farlo cadere,
potremmo vedere il male non tanto come una personificazione, ma come assenza totale
della consapevolezza del Divino. Nell’essere umano, è la parte dell’Ombra che prende
il sopravvento: ma il cammino dell’uomo è proprio quello di armonizzare le forze
contrapposte che porta in sé per risalire, vita dopo vita, verso la Luce.
Ogni gerarchia satanica, quindi, ha una corrispondenza con i vari piani e
sottopiani della materia e con energie personificate, che nelle varie tradizioni
sono state rappresentate come mostri, dragoni, umanoidi con le coma, la coda e gli
zoccoli. Probabilmente c’è chi li ha visti realmente in questo modo, o perché la
mente ha bisogno di attribuire forme antropomorfiche all’energia, o perché queste
energie si rivestono di tali forme sul piano eterico per manifestarsi.
[101] ↑
Dèmoni o alieni?
Un’altra possibilità, non così remota come potrebbe apparire, che spiega le
apparizioni e gli interventi demoniaci ci viene dalle più recenti inchieste
ufologiche: questi mostri potrebbero non essere affatto dei dèmoni, ma forme aliene,
che si sarebbero manifestate sulla Terra fin dall'antichità, scambiate per forze del
male a causa del loro aspetto mostruoso, con fattezze umane deformate, come i dèmoni
macrocefali con le braccia lunghe, simili in tutto e per tutto alla descrizione dei
cosiddetti «grigi». La creatura più vicina alle descrizioni del demonio medioevale
con zoccoli e coma è il sudamericano chupacabras (succhiacapre), un essere erectus
ma con forma animale, con gli occhi rossi e molteplici corna, che dissangua il
bestiame, chiamato anche EBA (Entità Biologica Anomala), che secondo gli ufologi
potrebbe essere una creatura di origine extraterrestre.
Molti dèmoni scendevano sulla Terra da una nube nera o di fuoco (come non pensare
alle astronavi?), che a volte portava morte e malattie, lasciando segni nei campi,
simili ai crop circles di cui si parla tanto ai giorni nostri. Interessante è anche
l'associazione tra i dèmoni e l’odore di zolfo, molto simile all’odore di ozono
percepito in molti casi di avvistamenti di Ufo. Questi dèmoni, si racconta,
mutilavano gli animali ed entravano nelle case per accoppiarsi agli esseri umani,
generando bambini che però sparivano dal grembo materno. Una descrizione che ricorre
anche nelle abductions, i rapimenti alieni, in cui le donne verrebbero ingravidate e
usate come incubatrici umane per dare vita a una nuova specie.
In effetti, alcuni studiosi sono convinti che gli alieni abbiano sempre
interferito con l'umanità, con esperimenti di
[102] ↑
Secondo la Cabala, gli Angeli si trovano sul piano eterico, che condividono con i
dèmoni e gli Elementali, in un livello inferiore a quello delle anime dei
trapassati. Qui gli Angeli costruttori formattano l’energia dei cinque elementi
(Fuoco, Aria, Terra, Acqua ed Etere) trasmettendole le informazioni che le
permettono di manifestarsi poi sul piano materiale e dar vita alla materia. Essi
creano quindi una formapensiero che agisce sull’energia più densa, originando
quelli che la teosofia chiama «spiriti di Natura»: nella cultura popolare li
ritroviamo nei miti e nelle fiabe sotto forma di geni, gnomi, fate. Essi sono
collegati agli elementi (da cui il nome di Elementali) e conseguentemente al regno
minerale, vegetale e animale. Hanno un corpo astrale, spesso rivestito di eterico,
che permette loro di interagire con il piano fisico e di rendersi visibili. Ecco una
sommaria classificazione.
Elemento Terra: folletti, elfi, gnomi e fate. Al regno minerale, dove l'energia è
più densa e immersa nella materia fisica, appartengono le entità angeliche che hanno
dato vita, nelle leggende di tutto il mondo, agli gnomi, che si trovano dentro le
rocce, le miniere e sottoterra e alle fate, che vivono invece sulla superficie della
Terra. Entrambi assumono forma umana, benché di dimensioni molto piccole; in genere
non amano l’uomo, che vedono come un distruttore. Più comunicativi e amichevoli sono
i folletti, che imitano l’uomo per i modi e l'abbigliamento; infine esistono gli
elfi, più informi e meno strutturati (la loro costi
[103] ↑
tuzione corporea consisterebbe in una massa solida di materia eterica priva di
organizzazione interna).
Elemento Acqua: ninfe, ondine e nereidi, elfi marini. Sono creature dell'acqua, di
statura inferiore o uguale a quella umana, senza vestiti né ornamenti: esistono
quelle legate ai fiumi, ai laghi, alle cascate, alla superficie o alle profondità
del mare.
Elemento Aria: elfi e silfi. Sono di materia astrale, quindi di evoluzione
superiore ai precedenti, che partecipano alla natura eterica. Assumono forma umana,
anche se sono di proporzioni inferiori all’uomo e sembrano avere le ali.
Elemento Fuoco: salamandre. Non hanno una forma fissa, ma si muovono e mutano
continuamente: talvolta assumono sembianze umane, con membra e capelli di energia
fiammeggiante.
Poiché appartengono all'eterico, spiriti di Natura ed Elementali sono le entità
più facili da percepire, dato che si vedono non appena si attiva la chiaroveggenza
attraverso gli occhi fisici (si vedono soprattutto con la coda dell’occhio).
Tuttavia, poiché in genere queste energie non amano l'uomo, è difficile entrare in
contatto con loro. Spesso vengono percepite, oltre che dai veggenti, anche dai
bambini, che si trovano sulla stessa lunghezza d’onda.
Gli Elementali sono formepensiero, create nell’aldilà dagli Angeli per dar vita
agli spiriti di Natura, e sul piano astrale dalle nostre emozioni e dai nostri
pensieri. In questo caso, ogni paura, ogni ossessione, ogni desiderio, ogni credenza
singolare o collettiva, ogni idea lanciata nello
[104] ↑
[105] ↑
si può evocare una forza divina quando non si seguono le leggi dello spirito, ma
solo le pulsioni del proprio ego? La maggior parte delle volte ciò che ritorna è
un'energia di polarità diversa, che rispecchia quella dell'evocatore.
[106] ↑
le. Quando il medium non è molto evoluto all’inizio del suo percorso o ancora
legato alla dimensione psichica può entrare in contatto con energie che non hanno
niente a che vedere con spiriti di Luce o con entità di trapassati, ma sono il
proprio ego, i propri pensieri o l’inconscio di uno spirito incarnato. Ecco allora
che, durante le riunioni medianiche, può accadere di comunicare con un partecipante
alla seduta o con una memoria rimasta fissata nell’inconscio collettivo.
Ci sono stati anche casi celebri in cui il medium colloquiava con personaggi
assolutamente inesistenti, inventati o letterari, che prendevano vita grazie
all’energia medianica. Questa è una delle ragioni per le quali molti studiosi ed
esoteristi (come René Guénon, che ha scritto un libro contro lo spiritismo)
condannano queste pratiche.
Tuttavia sono molte le comunicazioni autentiche con le anime dei trapassati,
soprattutto con le persone care: è ovvio che esse tentino di manifestarsi in ogni
modo per continuare il rapporto che avevano prima del trapasso e se trovano il
canale di comunicazione (la medianità o lo stato di sogno) lo sfruttano. Se
paragoniamo la mente a uno strumento ricetrasmittente, così come per ricevere un
programma televisivo si deve avere un apparecchio con l’antenna che possa
sintonizzarsi su una certa frequenza, così per comunicare con l’aldilà occorre un
apparecchio (il medium), un’antenna (la medianità) e la possibilità di sintonizzarsi
con anime che vibrino in sintonia. In alcuni verbali di sedute medianiche gli
spiriti dicono: «Finalmente abbiamo trovato la macchina giusta (o il canale, il
mezzo) per comunicare con voi».
Altre volte la comunicazione si instaura con gli spiriti guida, entità che si
assumono come compito di seguirci nella nostra evoluzione: le prime guide, in
genere, sono
[107] ↑
parenti, di questa o a volte anche di altre vite, poi a mano a mano che si cresce
spiritualmente subentrano entità più evolute, che hanno perso la loro individualità
e sono in contatto con i Maestri di Luce.
Ma come fare a discernere le entità? Come distinguere tra una positiva e una
negativa, o semplicemente tra un fenomeno realmente medianico e uno proiettivo o
isterico? Anche se non è facile, un’indicazione può venire da ciò che percepisce un
veggente o un medium di buon livello che partecipa alla seduta. Ma sono molto
importanti anche i «frutti» del cammino medianico, legati sia al percorso di chi
segue le entità, sia al livello delle comunicazioni per quanto riguarda
precognizioni e disquisizioni filosofiche, spirituali o scientifiche.
[108] ↑
4. Viaggio nell’altra dimensione
L’invisibile può essere esplorato, pur se solo in parte, anche da vivi: di solito
si varca questa soglia che forse è semplicemente un diverso stato di coscienza, un
mondo parallelo che è dentro e fuori di noi, cui apparteniamo senza esserne
consapevoli quando si attiva l'emisfero cerebrale destro e i chakra superiori (il
settimo, ma anche l’ottavo, il nono e il decimo, esterni al corpo fisico).
Un’esperienza comune a tutti è quella del sonno, in cui la coscienza entra a
contatto con la parte più profonda del proprio essere, oppure si stacca dal corpo
fisico per viaggiare nel mondo materiale (in questo caso si possono visitare persone
e luoghi esistenti e verificare l’indomani l'oggettività delle proprie impressioni)
o raggiungere le dimensioni sottili, in particolare il piano astrale, dove si
incontrano le anime che vi soggiornano, ma anche altri viaggiatori della notte.
Quando non si è ancora raggiunto un livello superiore di consapevolezza, nel
momento in cui il corpo sottile si riconnette con quello fisico queste imprese
vengono can
[109] ↑
L’esperienza di premorte
La stessa cosa si può sperimentare nell'esperienza di premorte (NDE, Near Death
Experience), in cui ci si trova forzatamente fuori, di solito dopo un arresto
cardiaco che provoca il coma. Anche qui non si ha coscienza dei diversi livelli di
realtà, forse perché si rimane molto vicini al piano materiale: l’individuo si rende
conto di trovarsi in una condizione differente, in cui mantiene la lucidità e la
capacità di percepire e di ragionare come da vivo anzi, qui è più vivo che mai ,
ma è come se captasse solo una piccola frazione di realtà, intuendone però una più
ampia. Forse il viaggio sui diversi piani, descritti così magistralmente da Dante se
pur in chiave simbolica, è possibile solo a un illuminato.
Negli Stati Uniti la NDE è stata analizzata da molti studiosi: i più famosi anche
in Italia sono Kenneth Ring e Raymond Moody, che hanno fondato un’associazione di
ricerca (la IANDS, International Association for Near Death Studies) per studiare le
esperienze di NDE e racco
[110] ↑
gliere la testimonianza di chi è ritornato alla vita dopo un periodo in cui era
stato dichiarato clinicamente morto, o di chi era vicino alla morte per un incidente
o una grave malattia, o ancora di chi, al momento della morte, ha narrato eventi
simili ai precedenti.
Uno dei dati più interessanti emersi da queste ricerche (alcune delle quali
purtroppo sembra siano state manipolate per dimostrare a tutti i costi la tesi della
sopravvivenza) è che tali esperienze sono simili tra loro, indipendentemente da età,
sesso, razza, cultura e convinzioni religiose di chi le fa, tanto che il vissuto si
ripete anche per i bambini piccoli o gli atei.
Ecco che cosa succede a chi cade in coma lucido: nel momento stesso
dell’incidente, la persona si vede uscire dal suo involucro fisico come da una
guaina e sale verso l’alto, da dove osserva e sente ciò che si verifica intorno al
suo corpo, anche se non può comunicare con il mondo esterno. Poi, staccandosi dalla
realtà attuale, rivede come su uno schermo i momenti più importanti della sua vita,
mentre una voce fuori campo (o un essere di Luce) gli spiega dove ha sbagliato e
dove dovrà correggere il suo comportamento.
In questo stato non si ha mai paura, né ansia, anzi si prova una profonda calma e
pace. A questo punto, dopo aver udito un suono o una vibrazione intensa, il soggetto
si sente attratto all’interno di un tunnel, che lo inghiotte risucchiandolo
velocemente verso l’alto, fino a che lui può vedere come un’uscita, che lo immette
in una dimensione di Luce. In questo «luogo» incontra esseri disincarnati ed entità
luminose, che percepisce con grande emozione come parenti o come esseri superiori,
di grande spiritualità. Ma poi, inoltrandosi in questo «spazio», arriva a un
cancello, una barriera, dove gli viene chiesto se è pronto a
[111] ↑
morire o se vuole tornare a finire ciò che ha lasciato in sospeso.
Ed ecco il ritorno, spesso violento, doloroso e indesiderato, nel corpo fisico,
con un ricordo incancellabile che nel tempo opererà nella persona una trasformazione
radicale. La sua vita non sarà più come prima: non solo si accorgerà di aver
attivato le facoltà intuitive, ma sentirà la spinta profonda a vivere secondo le
leggi dell’evoluzione.
Molti studiosi ritengono che tale esperienza sia provocata dai farmaci o dalla
mancanza di ossigeno nel cervello: tuttavia, anche se così fosse (il tunnel potrebbe
essere la visione dell’occhio della coscienza che si ritira nel corpo), queste
persone riferiscono azioni e discorsi che hanno avuto luogo nella propria stanza o
anche lontano, nonché dati che non potevano conoscere. Ma, soprattutto, acquisiscono
una morale e degli obiettivi spirituali che prima non avevano. Di conseguenza, una
spiegazione legata alla biochimica non esclude affatto quella di tipo metafisico. Lo
studio dell’NDE, messa in relazione con i viaggi fuori dal corpo, sta portando come
conseguenza la verifica dell'ipotesi di sopravvivenza e la possibilità di avere una
cognizione «scientifica» di altre dimensioni.
Chi ritorna dall’aldilà perde la paura della morte, che affligge anche i credenti
e costituisce uno dei più grandi tabù della nostra civiltà. Influenzati da una
cultura materialista, in questo secolo abbiamo perso il contatto con il sacro: molti
tendono a considerare la morte un lungo sonno, uno stato d’incoscienza, in cui si
perde la propria identità. Ma chi varca questa soglia si rende conto che la
[112] ↑
vita è solo un passaggio, breve come un soffio. Morire significa staccarsi dalla
dimensione materiale per rinascere in quella dello spirito.
Che cosa accade all’individuo quando termina il suo percorso terreno?
Intanto bisogna dire che la morte è scritta dentro di noi, nel nostro DNA, fin
dalla nascita e forse anche da prima, fin dal momento in cui il Maestro del karma,
nell’aldilà, c’invia sulla Terra con un progetto che comprende a grandi linee la
nascita, la famiglia che ci accoglie, il compito che dobbiamo assolvere per
evolverci, le persone con cui dobbiamo condividere le nostre esperienze e il giorno
della nostra dipartita. Questa data è dunque designata, tanto che le persone più
sensibili sentono quando la loro vita sta per finire: nei vari congressi del
Movimento della Speranza mi è capitato spesso di leggere poesie o diari di giovani
che in qualche modo preannunciavano la loro «partenza», come se nel profondo fossero
consapevoli della chiamata, anche se nel momento in cui scrivevano non c’era niente
che potesse far pensare alla fine.
Molti vengono in qualche modo avvisati attraverso i sogni: poco prima della fine
vedono paesaggi desolati, desertici, con alberi o fiori secchi, senza vita. Oppure
ricevono la visita di un essere luminoso o di una persona cara che li prepara a
questo momento, li viene a prendere.
Queste apparizioni, che di solito procurano un grande senso di pace e di gioia,
possono avvenire anche a occhi aperti; in questi casi il malato, anche se in stato
comatoso, cambia l’espressione del viso e guarda sorridendo in un punto preciso
della stanza, talvolta chiamando un genitore o un caro scomparso, preparandosi a
lasciare il corpo con un'attesa fiduciosa.
Più rare le esperienze negative, dovute alla paura o a un
[113] ↑
eccessivo attaccamento alla dimensione materiale: è il caso di una persona che, come
mi ha riferito un suo parente, qualche ora prima della morte ha guardato spaventata
verso la porta, quasi parandosi il viso con le mani, poi ha fissato un altro punto
più vicino a lei e infine ha alzato gli occhi come se quella figura femminile
descrittami in seguito come la morte nell'iconografia classica, vestita di nero e
con la falce fosse arrivata accanto al suo letto per portarla via.
Poi, quando arriva il giorno della fine, si chiudono gli occhi fisici e si stacca
il contatto dal cervello, dall’organismo, arrestando così le funzioni vitali.
Tuttavia, anche se non si può più comunicare con il mondo esterno, si continuano a
usare i sensi sottili, per cui si vede e si sente ciò che accade intorno e, insieme,
nel mondo dell'invisibile. Subito dopo, ci si ritrova fuori dal corpo, che si guarda
dall’alto, emotivamente distaccati, raggiungendo prima l’eterico (solo in caso di
cremazione l’anima viene proiettata bruscamente nell’astrale) e poi il piano
corrispondente alla propria evoluzione.
Solo chi muore troppo giovane o di morte violenta può sentire la necessità di
rimanere per un periodo sulla Terra per prendere atto che questa esperienza è
realmente finita, oppure per confortare un famigliare o una persona amata. Chi muore
in un incidente improvviso o è molto attaccato alla dimensione materiale tenta di
vivere come se fosse ancora nel corpo, cercando di richiamare l'attenzione delle
persone che amava, fino a che qualcuno (un’entità o la sua stessa coscienza) lo
costringe ad andarsene.
Di là, l'anima osserva tutte le sue azioni come in un film, vedendosi però per
quello che realmente è, senza illusioni. Può così fare il bilancio della vita appena
trascor
[114] ↑
sa e prendere coscienza dei propri errori, da cui verranno determinate le esperienze
della vita successiva.
Dopo un breve periodo di incoscienza, raggiunge il piano corrispondente alla
propria evoluzione, e quindi alla capacità di cogliere la Verità. Qui l'entità
mantiene la memoria delle esperienze passate, insieme alla sua personalità,
intelligenza e cultura. A questo proposito è sorto un grande equivoco. Molti credono
che l’anima diventi santa solo perché si è staccata dal corpo: ma nell’altra
dimensione essa ha esattamente lo stesso grado di evoluzione che aveva prima di
morire, anzi, conserva perfino gli stessi vizi, le stesse abitudini. La possibilità
di progredire si consegue soprattutto sulla Terra, anche se di là ci può essere una
maggiore presa di coscienza e un piccolo avanzamento: per questo qualche anima,
desiderosa di migliorare, cerca di aiutare le persone incarnate o le anime nel
momento del trapasso, con un atto d’amore che permette di scaricare una parte del
karma.
Il trapasso
Il racconto del trapasso fatto dalle entità o da chi torna dal coma non è mai
drammatico, tutt'altro (vedi anche il mio libro L’aldilà esiste?): la paura e la
sofferenza non sono provocate dal passaggio nell’altra dimensione, ma fanno parte
dell'esperienza terrena, riguardano il corpo e le emozioni. Tutti coloro che hanno
vissuto la premorte ricordano di aver provato una grande sensazione di pace, che li
spingeva a desiderare di non tornare indietro. Molti varcano il tunnel (che potrebbe
anche essere la visione interna del corpo, come qualcuno ha ipotizzato, o la
coscienza che si ritira), attirati da una Luce che viene perce
[115] ↑
pita come fonte intelligente d'Amore. Al di là, alcuni vedono fontane e giardini
fioriti (un’immagine che richiama il Paradiso, legata ai livelli più alti
dell’astrale). Ma poi qualcosa impedisce loro di proseguire: un cancello chiuso, un
parente o un essere di Luce li avvisa che non possono rimanere lì, ma devono
tornare, magari per seguire un figlio ancora piccolo o perché non hanno ancora
portato a termine il loro compito.
Un vissuto molto simile ce l’ha chi si sottopone al lavoro di regressione in altre
esistenze: da molti anni, dopo aver portato le persone indietro nel tempo, in una
vita precedente, faccio loro rivivere il momento della morte. Dopo aver visto che
cosa sta accadendo (c’è chi si spegne dolcemente nel letto e chi muore in una
situazione più cruenta, in battaglia o in un incidente), tutti hanno la percezione
di uscire dal corpo e di osservare se stessi e le persone intorno al proprio corpo,
descrivendo una tipica OOBE, in cui mantengono la piena coscienza di sé. Quindi c’è
la sensazione di andare verso l’alto, in un luogo non meglio identificato, dove
s’incontra un parente, la propria guida o semplicemente uno spazio percepito come
accogliente anche quando non lo si vede. Qui si fa un bilancio delle proprie
esperienze, prendendo coscienza degli errori e degli insegnamenti insiti negli
eventi, e si fa un programma per la vita successiva.
Ebbene, tra i molti casi rammento una ragazza che ha ricordato di essere stata un
pescatore di perle, morto in mare divorato dai pescecani: la paura che aveva fin da
piccola non era affatto quella della morte, ma del mare tropicale e dei pescecani,
verso cui nutriva un terrore folle (attutito poi dalla regressione), pur non avendo
mai avuto, in questa vita, esperienze negative in mare.
Analogamente, ho avuto molti casi di persone che han
[116] ↑
Immediatamente dopo il distacco dal corpo secondo la descrizione dei teosofi che
più di altri hanno indagato la realtà sottile la coscienza permane per qualche
tempo sul piano eterico, un livello di realtà ancora fisico, dove si trovano dèmoni,
spiriti di Natura ed Elementali, oltre alle
[117] ↑
anime ancora legate alla dimensione materiale o che non si sono accorte del trapasso
e non sanno dove andare: tutti soggetti che potrebbero rimanere per anni
nell'ambiente dove hanno vissuto o anche dentro l'involucro fisico, dove dormiranno
fino a che non li verranno a risvegliare.
A volte, quando l’entità non sa che cosa fare dato che, proprio come un bimbo
appena nato, deve ambientarsi, scoprire come muoversi e come comunicare tende a
ripetere le azioni che conosceva, rimanendo legata al corpo fisico e all’ambiente
dove è vissuta. E poiché i suoi corpi sottili sono ancora rivestiti di eterico, che
mantiene la forma e l’apparenza del corpo fisico, può essere captata non solo da un
veggente, ma anche da una persona normale. Questo spiega come mai molti raccontano
di aver visto il defunto subito dopo la sua morte.
Lo stesso vale per i fantasmi che si vedono nei castelli o nei luoghi infestati:
si tratta di anime tormentate, che rifiutano di staccarsi dalla Terra rimanendo
legate alle loro abitazioni e alle loro abitudini; in qualche caso, invece, sono
formepensiero create dalla mente umana o, meglio, dalle aspettative di chi vuole a
tutti i costi vedere lo spettro, quasi fosse un’attrazione turistica.
Trascorso un certo periodo, l’eterico si stacca dagli altri corpi sottili,
rimanendo in prossimità del corpo fisico, dove si dissolve in breve tempo.
Attraverso i rituali di magia è possibile però animare questi cadaveri eterici,
trasformandoli in schiavi (come avviene per gli Elementali o gli zombie), per
affidare loro dei compiti, spesso nefasti.
Chi rifiuta la morte lotta per mantenere integro l’eterico, riuscendo a rimanere
più vicino alla materia: in questo caso diventa una larva (o baronte, secondo una
denominazione dello spiritismo), che si attacca ai viventi con l’illusione di poter
ancora assaporare attraverso di loro le espe
[118] ↑
rienze legate ai sensi. Nei casi estremi questo spirito basso può riuscire a
influenzare un individuo psicolabile in modo da indurlo a realizzare i suoi
desideri, portandolo talvolta fino all’autodistruzione: così si spiegano alcune
ossessioni legate al cibo, al bere, al sesso, alle droghe o alla violenza cieca. Ma
l'uomo ha sempre il libero arbitrio e se esercita la sua volontà è più forte di
qualunque entità.
Il piano astrale
Una volta che l’anima si svincola dall’eterico, «sale» al piano astrale, dove
appena arriva, soprattutto quando ha subito una lunga malattia o una morte violenta
che ha provocato terrore o turbamento (per esempio un suicida, un condannato a morte
o chi è stato assassinato), ha la possibilità di ricaricarsi di energia, per
rivitalizzare il proprio essere. C’è chi parla di ospedali astrali, dove esistono
medici, o comunque guide spirituali, che operano sulle entità più... disastrate.
Ad alcuni può capitare, appena si staccano dalla Terra, di incontrare spiriti
terrificanti, che in realtà sono solo formepensiero create dalla loro mente o da
quella di altri uomini: come insegna anche il Bardo Thodol, chi porta in sé gravi
disarmonie incontrerà qui i suoi dèmoni personali quello dell’odio, della
violenza, dell’invidia, della gelosia ovvero le proiezioni della sua Ombra.
Nell’astrale si trovano anche le formepensiero legate alla cultura e alla
religione, e alimentate nei secoli dalle credenze degli uomini: ecco che un ateo
potrebbe trovarsi temporaneamente nel buio, nell’assenza di ogni forma, mentre un
credente troverà il suo Inferno o il suo Purgatorio così come se li è immaginati in
vita. Ma poi, piano pia
[119] ↑
no, aiutato anche da spiriti più evoluti, prende coscienza del luogo in cui si
trova.
All’inizio l’anima mantiene le sembianze che aveva nel corpo fisico, prima di
morire, modellando il suo campo energetico con l’immagine di ciò che era nel periodo
più felice della sua vita (ecco perché a volte uno spirito appare molto più giovane
di com’era al momento della morte), cercando anche di vivere come sulla Terra.
Poiché la materia astrale è ideoplastica (si crea cioè con il pensiero: basta
desiderare un oggetto o una situazione per realizzarli immediatamente), il piano
astrale, pur non contemplando il dolore, la fatica e neppure il tempo, è molto
simile a quello terreno.
Molte anime, nelle comunicazioni medianiche, raccontano di aver realizzato ciò che
avevano fortemente desiderato da vivi, per esempio una bella casa, una bella
macchina, persino una nuova famiglia. C’è chi desidera ancora mangiare, bere, o fare
l’amore, e per qualche tempo continua ad agire senza rendersi conto di aver cambiato
dimensione (questo livello è chiamato anche Kamaloka, il piano del desiderio, dove
le anime non si sono ancora staccate dalla natura emozionale). C’è anche chi viaggia
e chi studia per ritornare sulla Terra con nuove idee. I medici che amavano il
proprio lavoro cercano di curare anche dall'aldilà con la loro energia o di aiutare
i colleghi sulla Terra, mentre gli artisti portano l'ispirazione, suggerendo
telepaticamente nuove idee.
A seconda del suo stato o, meglio, della materia astrale che ha accumulato sulla
Terra, l'anima soggiorna nel sottopiano astrale corrispondente al suo grado di
evoluzione: se è ancora attaccata ai valori materiali, si troverà nel settimo
livello e le sue vibrazioni ancora grossolane non le permetteranno di percepire che
esistono livelli più elevati. A
[120] ↑
mano a mano che si stacca dai desideri e dalle pulsioni più pesanti, il suo
involucro esterno si affina, permettendole di cambiare stato di coscienza e di
salire di sottopiano, acquisendo una maggiore consapevolezza di sé e del mondo che
la circonda. Per salire, dovrà quindi attraversare tutti i sottopiani, fino ad
arrivare al piano mentale e poi a quelli celesti, dove si staccherà definitivamente
dai legami terreni. Fanno eccezione gli individui che nella vita sono rimasti legati
ai valori materiali e agli istinti più grossolani, che rimarranno nell’astrale fino
alla successiva incarnazione.
Nel tempo (che ha ovviamente un’estensione diversa da quella terrena), l'anima
dovrà staccarsi dalle abitudini umane, dalle emozioni e da ogni attaccamento, per
prendere coscienza del suo livello evolutivo. Tuttavia la materia astrale fatta
per lo più di essenza elementale, viva ma non intelligente le impedisce di vedere
i piani più alti e cerca di mantenerla su questo piano il più a lungo possibile, per
non essere costretta a ritornare sulla Terra (ciascun essere vede secondo la sua
frequenza: quindi è più facile percepire i livelli evolutivi inferiori che non
quelli superiori). La materia astrale serve anche alle entità più evolute, che se ne
rivestono quando vogliono entrare in contatto con lo spirito del medium.
Su questo piano soggiornano in genere le anime ancora vincolate alle emozioni e ai
desideri, ma anche gusci, larve, Elementali, spiriti di Natura, anime di animali
(che però di solito si reincarnano molto velocemente). Ci sono anche gli aiutatori
invisibili, anime che scelgono come compito di aiutare le persone che hanno amato
i propri figli, i compagni, gli amici o chi si trova in difficoltà e ha bisogno di
essere seguito nella propria evoluzione. Inoltre ci sono anche le anime dei viventi
che compiono viaggi astrali, coscientemente o durante il sonno.
[121] ↑
Quando l’entità si libera dai corpi astrali e si eleva al livello mentale, entra
in un breve periodo di incoscienza simile alla gestazione, in cui si costruisce
l'ego che deve vivere su questo piano. Quindi entra in quella dimensione che nella
nostra cultura corrisponde alle dimore celesti e in quella orientale al Nirvana o
Devasthan (Devachan per i teosofi), cioè nella «terra degli dei», dove «abitano»
entità altamente evolute, con aspirazioni e pensieri elevati e altruistici (gli
iniziati e i Maestri), nonché alcuni ordini angelici, come gli Arcangeli. In questo
«luogo» dove non c’è nessuna disarmonia, nessuna forma negativa e neppure il dolore,
si prova uno stato di felicità e di beatitudine che perdurerà anche nei livelli
superiori.
In questo piano l’ego si dissolve, insieme alla natura inferiore che in astrale
dava ancora vita a pulsioni e desideri egoistici: tuttavia il modo di usare il
pensiero, la struttura e il bagaglio intellettuale rimangono quelli sviluppati sulla
Terra.
Nel livello mentale inferiore l’energia viene ancora modellata dalla forma, così
da dare corpo a straordinari elementi «paradisiaci», che si ritrovano in ogni
cultura: fontane d’argento, alberi carichi d’oro e di pietre preziose, città di
cristallo, lastricate d’oro, che tuttavia sono un’ultima illusione che sparirà nel
mentale superiore, dove non c’è più forma. Qui non c’è separazione e il contatto è
solo tra le anime che sono in armonia fra loro.
Al livello causale, infine, la forma, quando c’è, è momentanea e cambia
continuamente, a seconda dei pensieri formulati. Il corpo mentale cade e finalmente
l’anima, nel suo corpo causale, ritrova la consapevolezza della propria natura
celeste e rientra in contatto con la Mente divina.
[122] ↑
Qui, soprattutto nel primo sottopiano, si trovano i Maestri di Saggezza e i loro
allievi, che lavorano per l’evoluzione della razza umana, agendo sulle anime per
stimolarne la crescita spirituale.
La reincarnazione
[123] ↑
così il risultato della sua eredità genetica e delle esperienze precedenti.
Durante la nuova vita, l’individuo incontrerà le esperienze, programmate
nell’aldilà, che sono impresse nel suo corpo causale: tuttavia conserverà sempre il
libero arbitrio, cioè la possibilità di affrontare o rifiutare le occasioni che gli
si presentano. Ma ogni prova respinta ritornerà, nella vita presente o in una
successiva, fino a che non verrà risolta. Finché, vita dopo vita, l’uomo non finirà
le sue esperienze, risvegliando consapevolmente il suo spirito addormentato fino a
conseguire l'illuminazione, la santità, e così uscire dalla catena delle esistenze.
La reincarnazione è una fede cui aderiscono oltre i tre quarti dell’umanità,
eppure non solo non esistono prove scientifiche che la convalidino, ma ci sono altre
spiegazioni possibili per queste memorie, come la sensitività (la psicometria
d’ambiente), la medianità, il pescaggio nell’inconscio collettivo o l’eredità
genetica. C’è però da dire che gli studiosi hanno raccolto numerosi casi di persone
che ricordano le vite passate con tanto di nomi, date e località che poi si sono
dimostrati autentici.
[124] ↑
5. Le comunicazioni medianiche
Lo spiritismo ci dà la chiave di una quantità di cose inesplicate
e inesplicabili da tutti gli altri mezzi.
ALLAN KARDEC
Finora abbiamo indagato sulla geografia dell’aldilà e sul viaggio che l'anima
compie quando lascia il corpo fisico. Ma ora dobbiamo affrontare l'argomento che mi
ha spinto a scrivere questo libro: le comunicazioni tra la Terra e il Cielo, tra i
viventi e quelli che noi impropriamente chiamiamo defunti e che in tutti i messaggi
medianici ci ricordano di essere... più vivi di noi.
E' chiaro che tutto ciò che riguarda la vita dopo la vita non può avere una base
scientifica: per dimostrare che cosa accade alla coscienza dopo la morte del corpo
fisico e che i messaggi provengono da un’altra dimensione e non dalla nostra mente,
dovremmo dimostrare prima di tutto la realtà dell'anima. Quanto affermiamo è invece
desunto dalle esperienze dei mistici, dei medium e di coloro che tornano
dall’aldilà. Filtrato dall’intuizione e dall’esperienza personale di chi scrive.
Oggi ci sono però molti studiosi seri, che affrontano i fenomeni della
sopravvivenza anche all’interno delle strutture accademiche: in realtà non hanno
niente di diverso dai loro predecessori, tranne che sono sostenuti dal loro titolo e
da una ricerca portata avanti con rigore scientifico.
[125] ↑
[126] ↑
L'uomo e l'aldilà
Il desiderio di contattare le entità dei defunti risale alle origini dell'umanità:
fin dall'antichità, l’uomo ha sempre tentato di comunicare attraverso la figura
dello sciamano (stregone, sacerdote, medium e guaritore al tempo stesso) con gli
spiriti e con i morti, che tuttavia venivano seppelliti al di là di un fiume
(consuetudine da cui è derivato il nome di aldilà), in modo che non potessero
tornare per vendicarsi o tormentare i viventi. Nella cultura sciamanica era molto
importante anche il contatto con gli spiriti di Natura, legati agli elementi, ai
luoghi, alle piante e soprattutto agli animali (che per alcuni popoli, come i
pellerossa, venivano considerati addirittura guide spirituali). E non dobbiamo
commettere l’errore di attribuire queste credenze all’ignoranza o a una visione
arcaica dell’universo: i primitivi vivevano infatti a contatto con il magico per la
loro stessa struttura mentale e usavano sicuramente molto più di noi i sensi
sottili, percependo la realtà sottile come vera, reale.
Nella cultura egizia e mesopotamica, e in seguito in quella grecoromana, il
compito del contatto con l’invisibile fu affidato ai sacerdoti, che possedevano la
chiave dell’oltretomba. Invece per gli ebrei l’evocazione dei morti era un grave
peccato: la Bibbia la proibiva, anche perché avveniva attraverso una pratica magica,
che asserviva l'anima del trapassato a scopi egoistici, come quello di conoscere il
futuro. Ed è per questo stesso motivo che la
[127] ↑
Chiesa ha proibito a lungo le comunicazioni medianiche. Pratiche di necromanzia si
trovano anche nel Medioevo e nel Rinascimento. Ma si può parlare di spiritismo solo
a partire dal 1848, quando questa dottrina si sviluppò parallelamente in Europa e
negli Stati Uniti.
Un altro cambio si è verificato alla fine del Novecento, dove più che di
spiritismo si è cominciato a parlare di channeling, con la quale si può entrare in
comunicazione non solo con i defunti, ma con la propria Coscienza superiore, il Sé,
che è in contatto con la dimensione spirituale e quindi con la saggezza universale.
Inoltre studiosi e scienziati hanno incominciato a indagare con metodologie
scientifiche, portando l’opinione pubblica ad accettare più facilmente il contatto
con l’aldilà come una possibilità aperta a tutti.
Le sorelle Fox
L’episodio che diede il via allo spiritismo in America ebbe come protagoniste le
sorelle Fox. La storia è nota. Nel 1847 la famiglia Fox si stabilì in una casa di
Hydesville, abbandonata dai precedenti inquilini, perché disturbati dai colpi che
ogni notte risuonavano con forza alle pareti.
Quattro anni prima la casa era stata abitata da un certo Bell, che un giorno, in
assenza della moglie e della domestica, aveva ospitato un merciaio ambulante,
scomparso poi misteriosamente.
Una delle figlie adolescenti dei Fox, Kate, pensò che i colpi fossero provocati da
un’intelligenza invisibile e provò a stabilire un contatto, battendo dei colpi sul
muro con la mano e chiedendo una risposta secondo un codice elementare (per il sì
due colpi, per il no uno).
[128] ↑
In seguito suo fratello perfezionò tale linguaggio, su cui si baserà in seguito la
tiptologia alfabetica, molto usata nelle sedute spiritiche, stabilendo che ogni
colpo corrispondeva a una lettera (quindi un colpo per la A, due per la B, tre per
la C, e così via). Attraverso il messaggio cifrato, lo spirito comunicò alle ragazze
Fox di essere il merciaio assassinato da Bell, che lo aveva sepolto in cantina dopo
averlo derubato. Praticando degli scavi nel luogo indicato furono trovate ossa e
capelli. Nel 1904, inoltre, improvvisamente in cantina crollò un muro, che ci si
accorse essere posticcio, dietro il quale fu trovato uno scheletro e una cassetta da
merciaio ambulante. Il Bell aveva evidentemente sepolto il cadavere in una fossa e
in un secondo tempo, per essere più sicuro, l'aveva murato per premunirsi da
eventuali ricerche.
Nel 1849, dopo un messaggio che ingiungeva alle sorelle Fox: «Proclamate questa
verità al mondo: questa è l'alba di una nuova era», si formò il primo gruppo di
spiritisti a Rochester, dando inizio a una nuova epoca.
Nel 1870 negli Stati Uniti gli spiritisti erano già dieci milioni. Quasi
contemporaneamente il fenomeno dilagò anche in Europa, in Francia, in Italia, ma
soprattutto in Inghilterra, dove nacquero alcuni gruppi spiritisti e spiritualisti:
tra loro emersero ricercatori di levatura storica, (come il fisico William Crookes,
che ammise la sopravvivenza dell’anima dopo la morte del corpo fisico) e medium
eccezionali, come Daniel Dunglas Home, che diede prova di straordinarie capacità,
con fenomeni di levitazione, materializzazioni, incombustibilità, voci e musiche
dirette.
[129] ↑
Allan Kardec
Ma il diffusore dello spiritismo moderno fu senza dubbio Allan Kardec (18041869),
il cui vero nome era Hippolyte Léon Denizard Rivail, che a cinquantanni divenne lo
studioso e il divulgatore più celebre dello spiritismo. Autore di libri fondamentali
per chi si avvicina a questo campo (il Libro degli spiriti, Il libro dei medium, Il
Vangelo secondo gli spiriti, Il Cielo e l’inferno e La Genesi, i miracoli e le
predizioni secondo lo spiritismo), fondò un movimento, da cui nacque la Società di
studi spiritici e anche una rivista, La Revue Spirite.
In base alle comunicazioni medianiche che aveva ricevuto, Kardec elaborò una
dottrina spiritica che si può considerare ancora valida per molti punti e anche
molto vicina alla teosofia.
La sua architettura cosmica parte dal vertice, Dio, Causa eterna e supremo
intelletto, che ha creato l'universo e tutti gli esseri, materiali e immateriali, a
partire dagli spiriti puri o Angeli, più vicini a Sé, per proseguire con tutti gli
altri, che si evolvono attraverso le varie incarnazioni realizzando il comandamento
fondamentale portato dal Cristo, la carità e l’amore verso il prossimo. Per Kardec
l’uomo ha vissuto anche su altri pianeti, ma è stato esiliato sulla Terra per
scontare i suoi peccati.
Nella sua evoluzione l’individuo è seguito dal suo spirito guida, che lo aiuta ad
affrontare le prove del karma. Inoltre ci sono alcuni spiriti che, pur avendo finito
il ciclo delle reincarnazioni, ritornano sulla Terra con un compito di servizio, per
aiutare gli uomini nel loro cammino. Per lo spiritismo la vita è infatti una prova,
una missione attraverso la quale possiamo accedere a livelli evolutivi superiori e
sempre più vicino alla beatitudine divina.
[130] ↑
[131] ↑
[132] ↑
Medium si nasce...
[133] ↑
prima infanzia, per poi svanire nell'età della ragione o quando la famiglia li
minaccia di portarli da medici e sacerdoti: questo ci fa pensare che veggenza e
medianità siano doti naturali da coltivare.
Ricordo, per esempio, quando mio figlio, all’età di quattro anni, scorse nella
stanza mio padre, da lui mai visto nemmeno in fotografia, descrivendo perfettamente
la sua statura imponente, le sue scarpe «enormi» (portava il 47, gigantesche per un
bimbo piccolo) e il suo abito spigato grigio (che lui effettivamente amava molto). A
nove anni vide mia suocera, morta quando lui era piccolo, che gli disse che stava
andando a Napoli per scegliere una barca per il socio di mio marito (cosa che né io
né lui sapevamo). Ancora, una volta che mi accompagnò da una mia amica
pranoterapeuta, dove mi sottoposi a una seduta dopo un incidente automobilistico,
lui, undicenne, le disse che non mi aveva tolto il male nel modo giusto, indicandole
i punti che lui vedeva ancora «neri» e aggiungendo che la sua guida, un Maestro
giapponese, era molto scontenta perché lei non metteva in pratica i suoi
insegnamenti.
Oggi Francesco è un adolescente, giustamente poco interessato a questo campo:
dipenderà da lui attivare i doni con cui è nato, per realizzare il compito con cui è
sceso sulla Terra.
...o si diventa?
Personalmente credo che tutti potremmo essere medium. «Questa facoltà è inerente
all’uomo», scrive Allan Kardec nel Il libro dei medium, «e per conseguenza non è un
privilegio esclusivo; così vi sono poche persone presso le quali non se ne trovi
traccia. Si può dire che tutti, chi
[134] ↑
più chi meno, sono medium. Tuttavia, nell’uso, questa qualificazione si applica solo
a quelli la cui facoltà medianica è nettamente caratterizzata e si traduce con
effetti palesi di una certa intensità.»
Questa capacità è legata all'attivazione dei chakra e quindi strettamente connessa
con la nostra evoluzione, e si manifesta quando siamo pronti. Noi sappiamo che un
bambino delle elementari non è in grado di capire il pensiero astratto: prima di
affrontare un problema di trigonometria o una pagina di filosofia, dovrà finire le
elementari, le medie e poi le prime classi del liceo. Lo stesso vale per la
medianità: una persona che vive seguendo solo le pulsioni legate alla Terra, come
l’amore, il sesso, i soldi, il successo o il potere, da un punto di vista spirituale
è come un bambino, che non ha ancora scoperto le sfere più alte del suo essere.
Prima di aprire la porta alla conoscenza superiore dovrà imparare ad amare gli
altri, affinando la sua sensibilità e la sua percezione sottile.
Talvolta la medianità viene attivata improvvisamente e in modo spontaneo da un
incidente: non sono rari i casi in cui una persona normale (parola che però non
significa niente, se non che un individuo o una situazione rientrano negli schemi
del pensare comune) si ritrova con facoltà insospettate dopo aver rischiato la vita
per una caduta, un trauma fisico o psichico, un coma. Del resto, una delle modalità
per diventare sciamani è quella di essere colpiti da un fulmine o da una malattia
mortale, che «uccide» la personalità comune e fa rinascere alla vita spirituale.
Così è accaduto, per esempio, a Gemma Zampini, di Verona, che attivò la sua
sensitività da piccola quando, cadendo, uno spigolo le entrò come un cuneo nella
nuca: quella scossa al sistema energetico riattivò evidentemente i suoi centri
sottili, procurandole visioni e precognizioni.
[135] ↑
Simile è il caso della già citata Teodora Stefanova, una ragazza bulgara che
lavorava in un albergo e pensava solo a costruirsi una vita felice. Ricoverata in
coma in ospedale dopo un incidente automobilistico, al risveglio si accorse di
vedere le malattie e il dolore delle persone che le si accostavano, primi tra tutti
i medici e le infermiere che l’accudivano. Spaventata, cercò di soffocare le sue
voci e le sue visioni, ma invano. L'incontro con una grande sensitiva la spinse poi
ad accettare il proprio dono, che era spontaneo, quasi imposto da un’altra
dimensione, ma che andava coltivato, affinato con un atteggiamento di introspezione,
di ascolto interiore per sé e non solamente per gli altri.
In qualche caso la medianità può anche essere «contagiosa»: la vicinanza di un
medium può risvegliare energie sopite, di cui si è quasi ignari. Non è raro,
infatti, che una persona partecipi a una seduta medianica e, indotta dall’energia
dei presenti, cada in trance senza neanche accorgersene, scoprendo in questo modo la
sua natura medianica.
[136] ↑
E' inoltre molto difficile condurre una vita «normale» e pretendere di innalzarsi
ai livelli spirituali più alti, di avere come spiriti guida entità di Luce quando
magari si coltivano sentimenti di invidia, di gelosia, di rancore. Ognuno di noi
attira le persone e quindi anche le entità in sintonia con la propria personalità e
il proprio livello evolutivo: come si può dunque pensare di entrare in contatto con
coscienze molto evolute se si vive nel disordine fisico e morale, se si eccede nel
bere o si ha un'intensa attività sessuale, magari con partner diversi, o se lo scopo
della propria vita sono la ricchezza, il successo, il potere?
A questo proposito ricordo un'esperienza fatta molti anni fa. Venni invitata a
incontrare un medium «molto spirituale», mi venne detto, di una città del Nord
Italia. Prima di partire, dissi a mio marito dove andavo, lasciandogli un indirizzo
e un recapito telefonico (cosa che non ho mai fatto in nessun’altra occasione). «Se
non torno chiama la polizia», gli dissi scherzando.
Arrivata a destinazione, venni accolta dal medium, un ex cameriere che aveva
sviluppato la medianità facendo ballare i tavoli dopo la chiusura del locale
notturno in cui lavorava. E già questo primo punto mi mise in guardia. L’uomo mi
invitò a partecipare a una seduta, che guarda caso si teneva quella sera stessa. Ma
prima andammo a mangiare insieme a dei suoi amici in una pizzeria, dove lui si scolò
da solo una bottiglia intera di vino! Ci recammo poi nel luogo dove si sarebbe
tenuta la seduta: ero un po’ agitata, percepivo entità basse e non sapevo come
tirarmi indietro. Subito il medium cadde in trance e, ruttando rumorosamente, si
presentò come un porcaro del Sud Italia. Poi mi chiese di avvicinarmi: non avevo per
caso paura, vero? Aggiunse che non dovevo temere per l’ora tarda, mi avrebbe
accompagnato durante la strada del ri
[137] ↑
torno, sedendosi al mio fianco in macchina. Lo pregai di rimanere lì, non avevo
bisogno di una guardia del corpo.
Non pubblicai mai l'intervista né questa mi venne sollecitata. Mi chiesi come
fosse possibile pensare che quell’uomo fosse soddisfatto di avere come spirito guida
un’entità tanto rozza, e come facevano i suoi amici a ritenerlo un grande medium. Ma
non era il mio compito criticare, tanto più che lui non avrebbe capito, anche perché
ognuno riceve lo spirito che merita, adeguato alla sua evoluzione.
Non tutti vivono infatti la medianità come un cammino di crescita. Molti inseguono
i fenomeni fine a se stessi, si accontentano dell'evento straordinario, di un tavolo
che si alza, un oggetto che cade nel vuoto, una voce diversa dalla propria. Alcuni
medium ricevono messaggi come fossero semplici apparecchi riceventi, che non vengono
alterati o coinvolti dai canali che trasmettono. Ho conosciuto, per esempio, una
donna molto semplice e senza cultura, che va in trance spontaneamente nei momenti
più impensati, mentre fa i mestieri o cucina, mettendosi a parlare anche in latino o
in lingue sconosciute, senza interessarsi minimamente a ciò che sta dicendo, come se
in quel momento fosse un robot che presta il corpo a qualunque entità di passaggio.
Vale la pena avere un dono e viverlo senza comprenderlo? O forse siamo solo
strumenti in mano a guide invisibili che ci manipolano come marionette? Mi rifiuto
di pensarlo, anche se sicuramente facciamo tutti parte di un piano cosmico di cui
non sempre siamo consapevoli.
I rischi di questo ambito, soprattutto all’inizio, sono molti: se il medium ha una
personalità debole, può lasciarsi sopraffare da entità poco evolute e invadenti, che
si attaccano a lui per continuare a vivere attraverso la sua
[138] ↑
mente e il suo corpo nella dimensione fisica, spingendolo a mettersi completamente
al loro servizio per vivere esperienze a loro non più permesse e impedendogli così
la sua autonomia psichica. Tra le fonti energetiche che sarebbe meglio evitare ci
sono gli Elementali (energie non intelligenti, che possono agire spinte dalla
volontà di un altro), i gusci (i corpi astrali privi della coscienza, salita in un
piano superiore, che continuano ad avere solo in apparenza una loro autonomia e
vengono rivitalizzati dall'energia del medium e della catena), le persone morte in
modo violento in giovane età, assassinate o suicide, che non si danno pace e non
accettano di aver cambiato dimensione, oltre alle entità molto basse che si prendono
gioco di chi le ascolta, divertendosi a fornire indicazioni illusorie e ingannevoli.
Altre si divertono a spaventare le persone, riuscendo a provocare colpi nel muro e
nei mobili o a creare rumori di passi o catene, come nei migliori film horror (ma la
realtà supera sempre la finzione).
Proprio mentre stavo scrivendo queste pagine, ben due persone mi hanno raccontato
esperienze di questo tipo. Una ragazza giovane, di Milano, da quando ha cambiato
casa viene svegliata tutte le notti alle quattro da una presenza umana, che non
riesce a mettere a fuoco. E' probabile, mi dice, che sia la precedente padrona di
casa, morta lì, che non vuole andarsene. Anche se non si tratta di una presenza
malevola, è come se quest'anima volesse protestare perché la sua casa è stata
occupata...
Lo stesso è accaduto a una donna di Modena, che ha una medianità latente: spesso
le capita di venire svegliata da passi, rumori, voci. «Di solito non mi spavento»,
mi ha detto, «perché ho la sensazione di presenze benevole, anche se un po’
invadenti. Ma una notte sono stata svegliata da forti rumori di catene e ho avuto la
sensazione di pre
[139] ↑
senze oscure. Tra l’altro, ho sempre comunicato queste impressioni, scoprendo che
altri avevano avuto la stessa esperienza negli stessi luoghi: questo mi ha
confortato, nel senso che sono certa di non essermi inventata nulla.»
Quando le entità sono troppo presenti e affollano i luoghi e la mente delle
persone, la medianità diventa un pericolo, quasi una forma di possessione. Tuttavia
non si può chiudere, prima di tutto perché è un dono che ci viene dato per evolverci
e aiutare gli altri, e poi perché, bloccandola, potrebbe generare uno squilibrio
psicofisico.
Sbagliare è necessario
Come difendersi allora da queste dinamiche, come allontanare le entità basse che
disturbano il sonno, la mente, la vita del medium?
Diciamo che tutti all’inizio incorrono in errori e pericoli, che fanno parte
dell'apprendimento: spesso sbagliare è necessario, serve a confrontarsi con il mondo
dell’invisibile e a valutare meglio le proprie energie, le proprie modalità, il
proprio potenziale.
Come ogni strada, anche la medianità ha bisogno di regole, che riguardano una vita
morigerata, l’osservazione di valori etici e spirituali e la capacità di ascolto
interiore, per sviluppare un’attenzione volta a un livello più alto di coscienza.
Tutte le discipline, del resto, tracciano una strada fatta di prescrizioni:
interessanti quelle proposte dal buddhismo, finalizzate al raggiungimento della
felicità e della perfezione, che insegnano ad astenersi dalle dieci azioni negative
(non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, non mentire, non creare
discordia, non parlare in modo violento, non fare discorsi vani, non desiderare
[140] ↑
le cose altrui, non desiderare il male degli altri, non avere visioni errate) e ad
applicare l'Ottuplice Sentiero (retto intendere, retta risoluzione, retto parlare,
retto agire, retto sostentarsi, retto sforzo, retta meditazione, retta
concentrazione).
Per quanto riguarda in modo specifico la medianità, ciascuno ha la sua modalità
preferita, legata alle proprie predisposizioni o al suggerimento dalle guide.
Tuttavia, all’inizio è meglio esercitarsi con gli strumenti più semplici, come la
scrittura automatica, più consigliabile del tabellone, dove per muovere il bicchiere
serve un’energia più grossolana, che attira più facilmente le entità poco evolute.
L’unico rischio della scrittura è lo psichismo, cioè l'impulso a scrivere ciò che
attingiamo inconsapevolmente dal nostro mentale inferiore. Infatti può anche
accadere che il medium comunichi con se stesso, con il proprio inconscio: in questo
caso non fa altro che estrapolare da se stesso le proprie convinzioni, porgendole
agli altri con la veste affascinante della trance.
D’altronde questo rischio si presenta in tutti i fenomeni della medianità
soggettiva, compresa la trance per incorporazione, dove il medium potrebbe attingere
al suo inconscio oppure captare ciò che pensa qualche partecipante alla seduta. E' a
causa di questa possibilità che molti studiosi, già nel secolo passato,
contrapponendosi agli spiritisti, attribuivano tutti i fenomeni all’animismo, cioè
alla mente umana. Ma queste due posizioni non sono necessariamente antagoniste,
possono essere anche complementari. Del resto, la medianità può essere vista come
una forma di telepatia tra uno spirito incarnato e uno disincarnato.
Ciò che si deve fare di fronte a questi fenomeni è mantenere uno spirito critico,
per non lasciarsi suggestionare
[141] ↑
e vedere ciò che si vorrebbe. Anche se chi ha perso una persona cara prova un grande
sollievo nel comunicare nuovamente con lei, deve stare attento a non cadere nel
fanatismo e nell’illusione, che lo porterebbero a credere qualunque cosa pur di
lenire il proprio dolore.
Un’altra insidia, non certo minore, è l’esaltazione del proprio ego, che spinge il
medium a credersi l’unico detentore della verità solo perché riceve messaggi da
un'altra dimensione: ora, è vero che le entità acquisiscono una percezione più
lucida della realtà e si rendono conto degli errori fatti, ma non per questo
possiedono la scienza infusa, anzi spesso mantengono le convinzioni di quando erano
vive. «Non pensate di essere migliori degli altri perché partecipate alle sedute»,
ci disse un giorno il Maestro. «Anzi, se avete bisogno dei miei insegnamenti
significa che siete più indietro degli altri e avete bisogno di essere istruiti.»
[142] ↑
[143] ↑
E' inutile dire che se nei messaggi compaiono parolacce, bestemmie, maledizioni o
comunque un linguaggio scurrile, è bene smettere subito, invitando le entità ad
allontanarsi. In seguito, quando il medium consolida le sue capacità, avrà anche la
protezione di una guida spirituale, che gli farà da filtro in modo da richiamare
solo le entità che devono comunicare, allontanando quelle meno evolute che vogliono
infiltrarsi.
A volte il medium entra in trance profonda aiutato dal magnetismo della catena: in
questo stato alterato di coscienza si predispone a recepire le comunicazioni degli
spiriti, consentendo il manifestarsi di fenomeni medianici, di natura psichica o
fisica, a seconda delle sue caratteristiche. In questo caso abbandona il corpo
fisico (molti raccontano di aver dormito o di aver fatto un viaggio astrale, di
essersi recati in un giardino o nell'universo), che «impresta» all’entità, subendo
una modificazione fisiologica (come la respirazione affannosa, il raffreddamento
degli arti, il pallore sul volto, l'accelerazione del battito cardiaco), ma anche
psicologica e caratteriale: molti cambiano espressione, atteggiamento, timbro di
voce. Si parla allora di medianità per incorporazione, in quanto il soggetto
incorpora una personalità non terrena, un defunto o uno spirito di Luce, permettendo
loro di entrare in diretto contatto con il mondo dei viventi.
Le catene medianiche
[144] ↑
genere, però, è meglio organizzare un gruppo fisso, la cosiddetta catena medianica,
che serve a creare un campo magnetico atto a favorire la trance e a richiamare le
entità.
Come avviene una seduta? Soprattutto in passato questa si faceva al buio (si
pensava che le entità fossero disturbate dalla luce diretta, soprattutto se si
verificavano fenomeni fisici), intorno a un tavolo spesso rotondo e a tre piedi, sul
quale le persone univano le mani aperte in modo da formare un cerchio, mentre oggi
si tende a incontrarsi in un ambiente illuminato, dove le persone sono semplicemente
sedute intorno al medium. Tuttavia ci si può disporre seguendo delle indicazioni:
per esempio, si possono mettere le donne alla sinistra del medium e gli uomini alla
destra. Oppure formare una catena zodiacale, in cui si dispongono in cerchio persone
appartenenti ai dodici segni dello zodiaco. La catena solare è composta di soli
uomini, quella lunare di sole donne o di un uomo e una donna alternati.
Secondo Kardec, i partecipanti dovrebbero essere sempre in numero dispari e al
massimo nove; per lui, con sette partecipanti si ottengono migliori fenomeni fisici
e con nove migliori comunicazioni con l'aldilà.
Il tipo di seduta più conosciuto, quello a cui ci si accosta quasi per gioco o per
curiosità (un atteggiamento peraltro sconsigliato) durante le serate tra amici, è
quella cosiddetta del bicchierino o del piattino ovvero della telescrittura. Su un
foglio di carta si scrivono le lettere dell’alfabeto e i numeri da 0 a 9,
inserendoli in un cerchio, e poi le parole «sì», «no», «non so». Quindi si pone sul
tavolo un bicchiere (o un piattino) rovesciato, vicino al quale i presenti mettono
il dito indice, anche senza toccarlo. Poi ci si concentra, e uno del gruppo che
guida la seduta (o ciascuno, uno per volta) pone le domande. Di
[145] ↑
solito il bicchiere si mette a girare, spesso vorticosamente (tanto da escludere, in
questi casi, che venga manovrato dai presenti), fermandosi sulle varie lettere
dell’alfabeto, fino a formare frasi di senso compiuto, nomi, date, in risposta alle
domande. Ma se non è presente un buon medium, le risposte sono da attribuire
all’inconscio dei presenti, che si manifesta tramite impulsi trasmessi dalle loro
mani.
La stessa dinamica avviene con la tiptologia: i presenti mettono le mani sul
tavolo, che si alza e incomincia a battere dei colpi, uno per ogni lettera
dell'alfabeto, rispondendo alle domande poste.
Personalmente non amo molto questi mezzi, che funzionano con un'energia
psicocinetica, quindi più «fisica», che può scatenare fenomeni collaterali. Tuttavia
questa è una posizione personale: infatti ciò che qualifica una seduta non è la
metodologia usata, ma il livello delle comunicazioni.
Per evitare incidenti di sorta, è bene comunque che il medium sia seguito da un
esperto, che lo guidi ponendo nel modo giusto le domande alle entità che si
presentano, e lo controlli in modo che non gli accada niente di inopportuno, come
perdere l’equilibrio o stancarsi eccessivamente. Per non nuocere al sistema nervoso
del sensitivo, la trance profonda non va mai interrotta bruscamente: del resto, di
solito questo compito se lo assume la guida spirituale, che ha a sua disposizione un
tempo prestabilito (curioso: là dove non c’è tempo, in alcune occasioni si sottostà
a un tempo terreno).
[146] ↑
Lo psichismo
Se la trance è profonda e le condizioni della seduta sono buone (le persone sono
armoniche, evolute e in sintonia tra loro), i messaggi in genere sono di buon
livello e soprattutto assolutamente estranei alla personalità del medium. Quando
invece la trance non è molto profonda e il medium vuole controllare ciò che avviene,
può interferire, se pur inconsapevolmente, inserendo concetti che appartengono non
alle entità ma al suo modo di pensare. Per questo occorre tener conto che qualunque
messaggio può essere inquinato dallo psichismo.
Non solo, ma può anche accadere che un medium abbia doti straordinarie soltanto
per un periodo della sua vita, e poi, per ragioni del tutto sconosciute, perda le
facoltà, come se nella sua mente scattasse un interruttore che toglie il contatto.
Ricordo una donna, buona e sensibile, che conobbi molti anni fa: avendo perso il
fidanzato durante la guerra, Maria aveva rinunciato a una vita sua e si era dedicata
agli altri. Un giorno si avvicinò al mondo del paranormale e ben presto scoprì di
saper muovere il pendolo. Dal pendolo alle comunicazioni con l’aldilà il passo fu
breve: quando si diffuse la voce che il suo spirito guida era papa Giovanni XXIII,
le si costituì attorno un gruppo. Peccato che molti dei suoi messaggi fossero
deliranti. Una volta mi telefonò per raccontarmi che le entità le avevano comunicato
che Arthur Rubinstein era morto, ma tenevano nascosta la sua salma per una specie di
congiura, non ricordo se legata a un’eredità da spartire. Il giorno dopo sul
giornale leggevo: «Domani, grande concerto di Rubinstein a Venezia». Ma lei non si
arrendeva e dopo qualche tempo mi richiamava per ridarmi la notizia, ancora una
volta infonda
[147] ↑
ta, che il pianista era defunto! Colpita poi da un grave tumore, la donna si
identificò in quella Maria che sarebbe dovuta ritornare sulla Terra secondo le
profezie di papa Giovanni, trascritte da Pier Carpi: con la sua guarigione avrebbe
dimostrato allora al Vaticano e al mondo intero la sua identità, capace di
sconfiggere il male, cioè le fatture che secondo lei le erano state lanciate
procurandole la malattia. Morì attorniata dall’affetto dei suoi «discepoli», senza
aver preso coscienza dei propri abbagli.
Del resto, la linea che separa la medianità dalla follia a volte è sottilissima.
Anzi, sono molti i malati mentali che sviluppano la sensitività, percepiscono
presenze e hanno precognizioni. Ma poi non sanno discernere tra proiezione, fantasia
e realtà sottile.
Ecco perché è importantissimo avere un atteggiamento critico nei confronti dei
messaggi. Credo che, soprattutto finché non si verifica il proprio potenziale, sia
bene non prendere mai come oro colato i contenuti dei messaggi, ma avere l’umiltà di
vagliarli, verificando quanto di essi corrisponda a realtà.
Le prime entità che si presentano di solito sono proprio i parenti e in generale
le persone che abbiamo amato, come un figlio, un amico, un nonno, oppure una forte
figura di riferimento incontrata in una vita precedente, che a volte sceglie anche
di guidare il medium, assumendosi l’incarico di aiutarlo nel suo cammino. Poi, a
mano a mano che si procede sulla strada evolutiva, lo spirito guida cambia, e
diventa sempre più elevato: ecco allora apparire entità che hanno perso le
caratteristiche terrene (ai veggenti
[148] ↑
queste non appaiono in forma umana, ma come una grande Luce, spesso di forma ovale)
e non vogliono essere prese in considerazione per ciò che sono state sulla Terra, ma
per la loro attuale funzione di messaggeri: per questo a volte non danno il loro
nome ma si definiscono con pseudonimi simbolici o con lettere dell’alfabeto (come A,
X, Z, che servono da segno di riconoscimento). E' il caso delle entità che si
manifestavano a Piancastelli, o dell'«entele» (un nome che deriva dal greco e
significa «che è nella perfezione»), un’energia mai incarnatasi sulla Terra, che
comunicava attraverso Bice Valbonesi. A volte si presentano anche intelligenze
vissute su altri pianeti, in altre parti dell'universo, o entità che dicono di
essere state spiriti già elevati sulla Terra, come i santi. In casi più rari arriva
il «raggio» di un’energia potente che sembra inchiodare letteralmente il medium e i
presenti.
[149] ↑
6. Come attivare la medianità
E se tu dormissi, e se poi nel tuo sonno sognassi
E se nel tuo sogno tu andassi in Paradiso
E lì cogliessi un fiore strano e meraviglioso,
E se al risveglio avessi ancora il fiore nella tua mano?
Ah, e allora?
SAMUEL TAYLOR COLERIDGE
In tutto il mondo vengono proposti corsi di channeling o di comunicazione con gli
Angeli (sulla quale per la verità ho alcuni dubbi). Oggi si tende a favorire la
medianità lucida, in cui il medium rimane vigile e ha una fenomenologia molto simile
a quella del veggente, anche se i fenomeni non sono da attribuire alla sua mente, ma
a un’intelligenza esterna. Però, se è vero il presupposto che la vita continua dopo
la vita e si può comunicare con le altre dimensioni, come sembrano aver fatto i
medium di cui abbiamo parlato, è anche possibile sviluppare la medianità con la
volontà e l'esercizio?
Per rispondere, potremmo porci una domanda analoga: se esiste la possibilità di
esprimere la propria anima attraverso l'arte, come hanno fatto grandi personaggi
come Dante, Michelangelo, Raffaello, Picasso, Schubert o Beethoven, tanto per citare
qualche nome, è possibile studiare per diventare come loro?
Certo, la genialità, come la grande medianità, è un dono innato, maturato
attraverso un lungo percorso iniziato in altre esistenze: tuttavia chiunque può
provare a studiare poesia, musica, pittura, scultura e iniziare a esprimersi at
[150] ↑
traverso questi mezzi. Ciascuno raggiungerà poi un risultato proporzionale al suo
livello. Una persona può anche non diventare un grande musicista, ma può imparare a
leggere la musica ed esprimersi dignitosamente con uno strumento musicale.
Lo stesso vale per qualunque arte o capacità umana, quindi anche per la medianità.
Per accostarsi a questa, occorre aprire la mente e attivare i chakra che rendono
possibile la comunicazione con l’aldilà, per iniziare poi a percepire i primi
bisbigli: e se si è predisposti, nel tempo si avranno risultati sempre più forti e
significativi.
La medianità, come abbiamo già detto, si può sviluppare anche a contatto con un
altro medium, quasi per «contagio» psichico: ecco che allora questo tipo di energia
può essere attivato mentre si frequenta un gruppo medianico. C’è anche un risvolto
legato alle leggi dell’invisibile: spesso le entità, durante le sedute, dicono di
essere loro a preparare dall’aldilà il terreno che aiuta a sviluppare la medianità,
come se immettessero nei corpi sottili un’energia particolare in sintonia con la
loro. E' quanto accade anche con qualunque apparecchio ricetrasmittente, che per
funzionare va tarato in maniera corretta.
Ciò non significa, però, che tutti debbano avventurarsi su questo percorso: per
elevarsi spiritualmente c’è chi segue la strada più diretta della fede, o quella del
cuore, dell’amore incondizionato, in cui si donano il proprio tempo e le proprie
energie a chi ne ha bisogno, a chi è solo, a chi soffre. C’è chi arriva alla
conoscenza tramite lo studio e la cultura (che però deve essere sostenuta
dall’intuizione e dalla fede, altrimenti è solo fredda speculazione intellettuale) e
chi segue una scuola iniziatica.
Ma se una persona sente che questa è la sua strada, se ha già avuto dei segni che
deve aprire la propria intuizione
[151] ↑
per ascoltare la propria anima e la voce di chi ci segue dall'invisibile, allora è
bene intraprendere questo cammino. L’importante è stare sempre attenti a non
esagerare, a mantenere i piedi per terra, ricordandosi che ciò che si percepisce può
essere anche il frutto dello psichismo e non ci si deve esaltare perché si comunica
con l’aldilà.
I fenomeni spontanei
Spesso i primi fenomeni sono spontanei, quasi dei segnali precursori di un cammino
che verrà affrontato una volta presa coscienza di questa possibilità. La maggior
parte dei medium ricorda di aver avuto contatti e visioni già da bambini.
«Fin da piccola scorgevo persone invisibili agli altri, ma non mi spaventavo,
forse non mi rendevo neppure conto che fosse una cosa inusuale, né che ero in
qualche modo diversa dagli altri», mi ha raccontato Anna Rita Romano, una sensitiva
di Cesena. «A cinque anni, mentre stavo giocando mi apparve un uomo (che è poi
ritornato più volte) con indosso abiti colorati e uno stranissimo cappello
triangolare: era mio nonno, morto due mesi prima della mia nascita. Quando sono
stata più grande, mi ha detto che si era manifestato con quell'abbigliamento buffo
per non spaventarmi. Poi questo fenomeno si è bloccato, per riattivarsi solo di
recente, dopo la perdita dei miei genitori, quando ho iniziato a vedere di nuovo le
entità che si muovono intorno a noi: un dono che mi hanno fatto per superare i
momenti difficili, ma anche per aiutare le persone che soffrono.»
All’inizio si hanno, più che vere visioni, solo impressioni: si può avvertire una
vaga percezione di calore, come se ci fosse vicino una persona, o un soffio d'aria
fred
[152] ↑
da, come se qualcuno accanto a noi si fosse spostato o si fosse aperta una finestra.
Talvolta spariscono degli oggetti, che poi ricompaiono misteriosamente, oppure si
sentono colpi nel muro.
Alcuni percepiscono un profumo o un odore specifico, come quello del tabacco di
pipa o di sigaro, che ricordano la persona scomparsa (mentre il profumo di rose o di
violette spesso ci connette con entità mistiche). A volte, proprio mentre si sta
parlando di chi non c’è più, si alzano (o si abbassano) impercettibilmente le luci
di casa, come per una variazione di energia, oppure si accende (o si spegne) da solo
un apparecchio elettrico, come il televisore.
«Un giorno ero a tavola con degli amici, che stavano ricordando alcuni episodi
legati a mio marito», mi ha raccontato una signora milanese, rimasta vedova da poco.
«Improvvisamente è caduto, senza rompersi, un quadro appeso proprio dietro la sedia
dove lui si sedeva di solito. E contemporaneamente in terrazzo si è rovesciata una
grande pianta, così pesante che non si poteva spostare facilmente.»
Altri, soprattutto subito dopo un decesso, possono avere la sensazione di una
presenza quasi fisica nella stanza, anche se non vedono niente di preciso. Ricordo
una mia allieva che si svegliò da un sonnellino pomeridiano con la sensazione che la
madre, che l'aveva lasciata da poco, fosse seduta sul suo letto: spaventata, la
implorò di non farsi più sentire.
Altri credono di scorgere la sagoma o le sembianze di una persona cara, come un
fantasma che appare e svanisce improvvisamente, oppure, mentre stanno per
addormentarsi, sentono colpi nel muro o passi che si avvicinano. Ricordo un
ingegnere, che non si era mai occupato di paranormale (e forse non ci credeva
neppure), che una notte
[153] ↑
sentì aprirsi la porta della sua stanza da letto. Nel dormiveglia vide entrare un
suo amico, che dopo avergli detto di essere passato a salutarlo se ne andò com’era
venuto. Mezzo addormentato, non si chiese neppure come avesse fatto a entrare senza
suonare e che cosa l'avesse spinto lì. Il giorno dopo fu avvisato che quell’amico
era morto in un incidente proprio la sera prima.
Queste apparizioni sono frequenti la notte stessa del decesso o nei giorni
immediatamente successivi: l’anima di chi trapassa viene ad avvisarci o a salutarci
per l’ultima volta. Ma poi, se questi segnali non vengono raccolti, rimangono eventi
isolati, anche perché l’entità si stacca dal corpo eterico e non riesce più a
interferire così facilmente con il mondo materiale. A meno che la persona non attivi
i propri canali sottili aprendo la medianità.
Molti hanno i primi contatti attraverso i sogni, nei quali i loro cari o le
persone che conoscevano e con le quali avevano stabilito un rapporto affettivo o
amichevole appaiono per salutarli oppure per portare loro delle notizie o dei
consigli. In questi casi i sogni sono molto più vividi del solito e al risveglio
rimane fortissima la sensazione che si sia trattato di un evento reale e non di un
racconto onirico.
A volte le comunicazioni sono verificabili, come quando vengono fomite
informazioni di cui non si era a conoscenza, per non parlare dei numeri del lotto.
Una testimonianza singolare ce l’ha fornita una signora di Milano che, alla morte
del padrone di casa, comperò l'appartamento in cui abitava. «Per gravi problemi
finanziari, a un certo pun
[154] ↑
to non sapevo come finire di pagare il mutuo. Una notte mi apparve in sogno il
vecchio proprietario e mi disse di spostare una mattonella in un certo punto del
camino: lo feci e trovai nascosto del denaro, esattamente la somma che mi serviva.»
Incredibile il fenomeno che si verificò a una mia amica, che sognò di essere
distesa su una spiaggia tropicale a prendere il sole. Improvvisamente vide la figlia
(morta qualche mese prima) uscire dall'acqua e venirle incontro per abbracciarla.
«Era bellissima, abbronzata e sorridente. Mi disse che stava bene, che era felice e
non dovevo preoccuparmi per lei.» Al risveglio si sentì calma e serena come non
accadeva da tempo. E quando si alzò per rifare il letto, lo trovò pieno di sabbia (a
Milano!), come se fosse realmente appena tornata dalla spiaggia.
In questi casi sono le entità che riescono a manifestarsi, comunicando con la
mente delle persone addormentate. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il sogno è
uno stato modificato di coscienza, esattamente come la meditazione o la trance:
questo significa che se ci alleniamo a mantenere la consapevolezza, possiamo
incontrare le entità durante il sonno. Il modo più semplice è quello di chiedere
mentalmente a chi abbiamo amato di parlarci nei sogni e di aiutarci a ricordare. Più
difficile è quello di mantenersi vigili, senza perdere il controllo.
A questo scopo, dopo essere entrati in uno stato di rilassamento profondo
aiutandosi con il training autogeno, si dice: «Io mi sento rilassato, profondamente
rilassato. Il mio corpo dormirà profondamente, scaricando le tensioni e
ricaricandosi di energia positiva. Ma la mia mente rimarrà vigile tutta la notte». A
questo punto si può rivolgere il pensiero a una persona cara, chiedendole di
manifestarsi per farci sapere come sta, oppure di suggerirci la
[155] ↑
Per ottenere l’evoluzione, infatti, non si deve avere fretta: e non è certo
applicandosi in mille esercizi che si raggiungerà l’illuminazione e con essa la
conoscenza totale. La medianità, soprattutto quando è vista come strada spirituale,
è come un seme, che prima di dare i frutti deve entrare nella terra e marcire, per
poi mettere le prime radici, buttare i primi steli e poi i germogli. E ancora, per
crescere, deve essere curata con amore. Così l’uomo deve morire al proprio ego e
avvertire in sé la spinta verso dimensioni più elevate, che danno un significato
alla propria esistenza. Gli strumenti sono tanti, «uno per ogni uomo sulla Terra»,
come recita la Torah.
La strada può essere quella più semplice, anche se lunga, della meditazione.
Chiudendo gli occhi al mondo esterno, si modifica il proprio stato di coscienza,
passando dalla dominanza cerebrale sinistra a quella destra, una condizione
necessaria per staccare il contatto dalla razionalità ed entrare in se stessi,
scoprire il proprio universo interiore e lasciar emergere l’intuizione. Lo stato
meditativo è molto simile a quello della trance lucida: la differenza è che nel
primo caso il contatto è con noi stessi, nel secondo con entità esterne.
All’inizio meditare sarà difficile, perché sorgeranno mille difficoltà: le prime
sono quelle create dalla scomodità della posizione, dai rumori esterni e soprattutto
dal
[156] ↑
flusso dei pensieri generati dalla mente che non tace mai. Ma poi, a mano a mano che
si procede, si impara a concentrarsi solo sull’oggetto della meditazione e a
eliminare tutto ciò che non ci interessa.
Iniziate ogni volta con un esercizio di «pulizia».
Dopo esservi messi nella posizione della meditazione, con la schiena diritta e le gambe incrociate, rilassate
i muscoli e raddrizzate la spina dorsale verso l'alto, portando l’attenzione sul respiro fino a regolarizzarlo.
Ora immaginate che sopra di voi scenda una doccia di Luce, che lava via dal corpo ogni tensione, ogni
emozione, ogni pensiero. Immaginate che le persone che avete incontrato durante la giornata vi siano
rimaste addosso come maschere che cadono, una dopo l'altra, rimuovendo qualunque energia abbiate
assorbito.
La Luce entra dentro il corpo riempiendolo come un vaso vuoto e liberandolo da ogni impurità, da ogni
disarmonia. La Luce continua a scendere dandovi forza ed energia, e riattivando ogni cellula del vostro
essere.
Uno degli obiettivi più difficili per un occidentale è proprio quello di far
tacere la mente, per raggiungere il vuoto mentale: un presupposto indispensabile
quando si vuole comunicare con le entità, per non interferire con i messaggi che si
captano in uno stato di trance leggera, come avviene nella planchette o nella
scrittura automatica. Ecco un esercizio adatto a questo scopo.
Fissate l’attenzione interiore su un cerchio colorato o su uno spazio azzurro, simile al cielo... Rimanete in
questo stato per alcuni minuti, allontanando ogni pensiero. E quando questo sorge spontaneamente,
lasciate-
[157] ↑
lo passare, osservandolo senza interferire né trattenerlo - come se fosse una nuvola o un uccello che
attraversa il vostro spazio visivo e se ne va - e poi riportando l'attenzione sull'azzurro.
Continuate per una decina di minuti, aumentando il tempo di qualche minuto ogni volta, fino a imparare
ad allontanare spontaneamente i pensieri senza esserne più disturbati.
Oppure, proprio per diventare consapevoli dei vostri processi mentali, lasciateli scorrere senza alcun
timore. Dopo qualche minuto, fermate la mente e ritornate indietro osservando tutti i pensieri dall'ultimo
al primo, rifacendo il percorso al contrario.
Questo è un allenamento che aiuta a non cadere nell’automatismo e a restare sempre
vigili.
Un altro esercizio significativo è quello di chiedersi: «Chi sono io?» Provate a
valutare tutte le risposte che vi vengono in mente, scartandole fino a quando
sentite che avete trovato il nucleo del vostro essere. Simile è l’esercizio tibetano
dell'«io non sono», da fare più volte:
Portate l'attenzione sul corpo e rilassate ogni sua parte, ripetendo lentamente: «Il mio corpo è del tutto
rilassato. Ma io non sono il mio corpo: non sono i miei piedi, né le gambe, né il tronco, né le braccia né la
testa. Io non sono il mio corpo».
Portate ora l'attenzione sul respiro, che è calmo e regolare, entrando in uno stato di tranquillità. Potete
anche immaginare lo specchio d'acqua di un lago o del mare che si placa, diventando liscio come l’olio, e
ripetete: «Le mie emozioni si sono placate e io sono calmo e tranquillo. Ma io non sono le mie emozioni».
[158] ↑
Allontanate ogni pensiero dalla mente: «La mia mente si svuota da ogni pensiero, è tranquilla e serena. Ma
io non sono neppure la mia mente né i miei pensieri, e neppure i miei difetti e le mie virtù. Io non sono le
mie abitudini, la mia cultura, il mio carattere».
Lasciate passare qualche secondo e ripetete: «Io sono l'essere in sé, sono puro spirito, io sono Luce, io
sono la scintilla divina che anima il mio essere».
Rimanete in questo stato per alcuni minuti e, quando lo desiderate, dite: «Ora riprendo contatto con la
mente, con i pensieri, con le emozioni, con il corpo». Portate l'attenzione sul respiro e, quando vi sentite
pronti, respirate profondamente e aprite gli occhi.
Nessuno è il proprio corpo, che è solo un vestito. Nessuno è il proprio carattere,
che è passeggero, condizionato da una serie di elementi come l’educazione, le
pulsioni, le emozioni, i modelli che ci sono stati inculcati dalla famiglia e
dalla società. Nessuno è il proprio ruolo sociale e professionale. E allora, chi
siamo? Quando si impara a tacitare le emozioni e i pensieri, a rendersi conto che
l'io non è che una parte del nostro essere quella condizionata dall’educazione,
dalla cultura, dalle abitudini, dalle convenzioni ecco che il contatto non sarà
più con la mente «che mente», come diceva Osho (o, se vogliamo, con la mente
inferiore), ma con la coscienza (legata al corpo causale e intuitivo), che
incomincerà ad aprirsi, come un fiore che sboccia, per metterci in contatto con la
nostra Luce interiore. E' a questo punto che possono sorgere immagini, soluzioni,
intuizioni, dapprima relative alla quotidianità e che poi, via via, riguarderanno
anche ambiti esistenziali, filosofici e religiosi.
[159] ↑
I chakra sono centri o schemi energetici collegati sia con il corpo fisico sia con
i corpi sottili, che presiedono alla salute psicofisica e allo sviluppo delle nostre
potenzialità. In genere si attivano da soli a mano a mano che armonizziamo le nostre
energie e ci evolviamo.
I primi tre, connessi con la vitalità, la sessualità e la mente pratica, in genere
sono aperti in tutte le persone: la loro armonizzazione si ottiene quando si
raggiunge un buon equilibrio tra corpo, emozioni e pensieri. Il quarto, o chakra del
cuore, è attivato in quasi tutti coloro che intraprendono un cammino di ricerca
spirituale e che hanno imparato ad andare verso gli altri con una buona disposizione
d’animo; il quinto, legato alla comunicazione e alle emozioni trattenute, è il più
disarmonico e andrebbe «pulito»: per farlo si può cantare, recitare i mantra,
visualizzare la luce di un laser che vi entra, togliendovi ogni incrostazione,
finché lo si vede chiaro, pulito, di una bella luce blu.
Invece, per sviluppare veggenza e medianità, che sono in qualche modo collegate
tra loro, occorre attivare il sesto e il settimo chakra, che ci permettono di vedere
e di comunicare con il mondo dell’invisibile. Tuttavia non si deve mai forzare
l'apertura di un chakra, ma occorre lavorare in modo dolce, con la visualizzazione e
la meditazione.
Uno degli esercizi più idonei per attivare il sesto chakra è quello di
concentrarsi sul terzo occhio, connesso sul piano fisico con la ghiandola pineale,
sede dell'intelletto e dell’intuizione.
Ecco alcuni esercizi.
Seduti a occhi chiusi, si porta semplicemente l’attenzione tra le due sopracciglia, in mezzo alla fronte, ri-
[160] ↑
manendo in silenzio (si può incominciare con tre o quattro minuti per poi arrivare anche a venti o trenta) e
allontanando ogni pensiero. All’inizio si può avvertire una leggera pulsazione, oppure si può vedere un
punto luminoso o ancora un occhio scuro, al centro della fronte. Si può allora immaginare di andare oltre,
per vedere che cosa c'è al di là di questa barriera, simile a uno stargate.
Quando il terzo occhio inizia ad attivarsi, si possono avere delle immagini, come
figure geometriche, triangoli o piramidi che si ripetono all’infinito, oppure facce
sconosciute. Le prime volte può capitare di vedere volti deformi e un po’ mostruosi:
questa è la percezione dell’astrale basso, il primo livello con cui si viene a
contatto quando si varcano le soglie dell'invisibile. Non bisogna spaventarsi,
perché non ci può capitare niente di male: è come se, dopo aver vissuto barricati in
casa a lungo, si aprisse la porta sul buio, scoprendo che al di là esistono altre
persone non sempre piacevoli, o come se si accendesse un televisore a caso, su un
canale che non ci piace, ma che possiamo cambiare.
L'attivazione del terzo occhio porta anche la chiaraudienza, cioè la percezione di
una voce interiore, quella della coscienza o quella delle nostre guide spirituali.
Ecco che allora, quando si fa meditazione, si possono anche porre delle domande e
ascoltare le risposte, tenendo sempre presente che finché non attiviamo una buona
sensitività la voce appartiene a noi stessi, al nostro inconscio.
Concentratevi ora sulla sommità del capo e immaginate che da questo punto si apra un fior di loto dai
mille petali che sboccia, emanando tutto intorno una luce
[161] ↑
bianca. Oppure potete visualizzare una fontana di luce multicolore che zampilla, facendo ricadere su di voi
mille raggi colorati che vi avvolgono, finendo nel primo chakra (Muladhara), da cui risalgono lungo la
colonna per fuoriuscire nuovamente dalla testa.
Spesso, mentre si medita, il chakra della corona appare agli occhi interni come
una pigna o un uovo luminescente che fuoriesce lentamente dalla testa come un
periscopio, simile a quella protuberanza che si vede in alcune statue del Buddha.
Provate ora a immaginare che dal centro della testa si innalzi verso il cielo una colonna di luce: senza voler
vedere qualcosa di preciso, portate l'attenzione fuori dal corpo, sopra la testa, e ascoltate o osservate ciò
che perviene alla vostra coscienza: un’immagine, una luce, un’intuizione.
Il Maestro viene quando il discepolo è pronto, ci insegnano i saggi orientali:
questo significa che non possiamo attirarlo a noi prima del tempo. Tuttavia possiamo
prepararci all’evento con le tecniche di meditazione, visualiz
[162] ↑
zando l'incontro con un saggio. Per chi è ancora su un piano psichico, questo è solo
un esercizio immaginativo (che si può eseguire sdraiati o seduti in posizione yoga,
magari registrando i comandi in una cassetta, in modo da abbandonarsi completamente
a questa esperienza), ma per chi sta aprendo i sensi sottili, può essere veramente
un colloquio che avviene su altri piani e che ci aiuta a entrare in contatto con il
nostro Sé o con il nostro Maestro.
Immaginate di salire una scala che vi porta ai piedi di una montagna altissima. Imboccate un sentiero e
mentre lo percorrete cercate di osservare la natura intorno a voi, usando tutti i vostri sensi: guardate sin
nei minimi particolari i fiori, gli alberi e il cielo, ascoltate i suoni, sentite i profumi dei fiori e della resina e
avvertite il calore del sole sulla pelle, immaginando di respirare anche un’aria fresca e frizzante, che vi
scende nei polmoni, rigenerandovi. Attraversate il bosco, finché questo si dirada: ora la vegetazione è
cambiata, ci sono pochi alberi, piccoli cespugli, molti sassi tra l’erba bassa e pochi fiori. Iniziate a salire
lungo un ghiaione verso una parete rocciosa, nella quale si aprono molte fenditure che rivelano delle
caverne. All’imbocco di una di queste vi aspetta un Saggio, un Maestro: osservate da lontano il suo
aspetto, il suo atteggiamento, chiedetevi se è un occidentale o un orientale, e avvicinatevi a lui con
rispetto. Chiedetegli il permesso di entrare nella caverna e sedetevi accanto a lui in silenzio, percependo
la sua energia. Potete poi rivolgergli delle domande, legate ai vostri problemi ma soprattutto alla vostra
crescita, perché vi aiuti a veder chiaro nel vostro cammino. Potete farvi regalare anche un talismano, una
pietra, un oggetto che vi ricordi questo incontro. Quando decidete di
[163] ↑
Certo, questa è solo una visualizzazione, che ci mette in contatto con un
archetipo potente, il Saggio, la parte più evoluta del nostro essere. Ma poiché la
frattura che divide il piano psichico da quello più reale dell'astrale e del causale
è sottilissima, a volte questo collegamento avviene realmente. E questo diventa
allora l'incontro con la propria guida, che ci segue dall’invisibile e alla quale
possiamo rivolgerci quando ne abbiamo bisogno.
Le volte successive potete abbreviare l’esercizio.
Seduti in meditazione, immaginate di arrivare in una radura dove c’è un cerchio sacro, fatto di pietre.
Entrate e sedetevi di fronte a un Saggio, che osservate attentamente, cercando di percepire la sua
energia. Poi sentite ciò che vi deve dire o ponetegli delle domande, ascoltando le sue risposte.
In una seconda fase, potete cercare di entrare nel suo essere e di identificarvi con lui, sentendo il suo
corpo, le sue percezioni, i suoi pensieri: a questo punto, dopo avere formulato una domanda, rispondete
immaginando che sia lui a parlare.
Ci sono delle frasi che si possono utilizzare nella meditazione per attivare i
livelli più alti della coscienza, come «la mia anima è piena di luce e di gioia»,
«il Divino è in me», «una forza superiore guida i miei pensieri e le mie azioni».
Queste espressioni aiutano a cambiare le proprie vibrazioni e il livello di
coscienza, in modo da diventare più consapevoli della nostra natura divina: tuttavia
occor
[164] ↑
La telescrittura
Lo scopo della meditazione è quello di aprire la mente e l’anima, per entrare in
contatto con i livelli più profondi dell’essere: è come arare il terreno, per
renderlo pronto ad accogliere i semi che vi verranno gettati.
Per aprire la medianità, occorre partire dalle tecniche più semplici, come
l'ascolto di ciò che ci suggerisce l’intuizione, la telescrittura (la scrittura
attraverso il tabellone), la scrittura automatica o la registrazione delle voci,
mentre non si può certo imparare a cadere in trance profonda: per questo motivo non
affronterò nel presente capitolo le sedute medianiche di tipo classico, con trance
per incorporazione o con fenomeni fisici.
Per prima cosa, occorre scegliere il giorno della settimana e l'ora in cui volete
operare: in quella giornata dovete poi prepararvi mentalmente, cercando di tenere
l’animo sgombro da pensieri inutili e possibilmente anche lo stomaco leggero.
Scegliete un angolo tranquillo della casa, accendete un bastoncino di incenso o una
candela e, dopo una breve preghiera o una meditazione, accingetevi all’opera. Potete
lavorare da soli oppure chiedere a qualche amico interessato a queste manifestazioni
di stare con voi, per darvi energia.
Se volete esercitarvi con la telescrittura (idonea solo a chi ha energia
psicocinetica), dovete prima preparare o comperare un tabellone per la
comunicazione, con le lettere dell’alfabeto, i numeri e alcune tra le parole che si
ripetono più frequentemente: «sì», «no», «forse», «ripetere».
[165] ↑
Di solito questo mezzo si usa in gruppo: in tal caso si pone al centro del
tabellone un bicchiere o un piattino rovesciato, su cui le persone raccolte intorno
a un tavolo appoggiano le dita, senza fare pressione, sfiorandolo appena. Dopo una
breve concentrazione fatta in silenzio, si chiede all'entità di manifestarsi: se c’è
realmente una presenza, il bicchiere incomincia a spostarsi da una lettera
all’altra, dapprima lentamente e poi in modo sempre più veloce, acquistando quasi
una sua autonomia. In questo caso è bene che ci sia una persona che, stando fuori
dalla catena, pone le domande e legge le lettere, scrivendo il messaggio, che spesso
arriva per via telepatica, prima che le parole siano state compitate del tutto.
In passato si comunicava anche con l'ouija, una tavoletta triangolare di legno,
fornita di rotelline, che scorre sul tabellone, indicando le lettere con uno dei
vertici, o con la planchette, una tavoletta con un foro nel quale era fissata una
penna che, muovendosi, scriveva i messaggi.
Se invece volete lavorare da soli, usate una moneta o una matita, posta al centro
del tabellone. La dinamica è identica. Dopo aver posto la mano sulla moneta,
svuotate la mente da ogni pensiero e chiedete alla vostra guida di manifestarsi. In
genere la mano inizia a spostarsi lentamente da una lettera all’altra, compitando
parole o brevi frasi, che si percepiscono contemporaneamente anche a livello
mentale. Lo stesso metodo si può ripetere usando il pendolo radiestesico, che
oscillerà dal centro verso la lettera prescelta, fino a formare delle parole.
Non tormentatevi chiedendovi continuamente se a scrivere siete voi o un'entità
esterna: è probabile che all’inizio la vostra energia mentale si sommi a quella
dello spirito che si presenta, modificando parzialmente il messaggio. Poi, a mano a
mano che proseguite nel cammino, l'e
[166] ↑
nergia che scende pulirà il «canale», fino a manifestarsi in modo corretto.
Personalmente non amo molto la telescrittura (anche se ogni mezzo è valido a
seconda di chi lo usa): intanto, spesso le comunicazioni non avvengono con le
entità, ma con l’inconscio dei presenti, o con l’inconscio collettivo, con idee che
permangono nell’universo. Poi, attraverso questo mezzo, molte volte si manifestano i
cosiddetti spiriti burloni, che si prendono gioco dei presenti. Inoltre, poiché per
muovere il bicchierino occorre usare un’energia psicocinetica, è facile che si
scatenino fenomeni fisici, come oggetti che si spostano o spariscono, lampade che si
fulminano, colpi nel muro o nei mobili e così via.
La scrittura medianica
Più semplice e meno soggetta a fenomeni collaterali è la scrittura automatica, che
non ha controindicazioni, se non il rischio dello psichismo. E se mai dovesse
accadere che si manifesti un’entità malevola, basta staccare la penna e sospendere,
chiedendo allo spirito guida di proteggerci da ogni interferenza.
Fate il vuoto mentale e appoggiate la penna o la matita (lo strumento è
indifferente) su un foglio di carta, chiedendo alla vostra guida o a una persona
cara trapassata di manifestarsi. Se non è possibile comunicare con l’entità che
chiamiamo, si può chiedere allo spirito presente di manifestarsi, nel nome della
Luce o di Dio: la preghiera iniziale ha lo scopo di armonizzare le energie e di
allontanare eventuali spiriti burloni. Se non sentite subito la risposta, dovete
avere molta pazienza e allenarvi a lungo,
[167] ↑
oppure farvi assistere da un medium scrivente più esperto, che vi starà accanto o
porrà la sua mano sulla vostra per aiutarvi a incanalare l'energia in modo corretto.
Talvolta qualcuno incomincia a scrivere senza neppure accorgersene, come se
scattasse un automatismo spontaneo: così è successo, per esempio, a Vassoula Ryden,
che ha ricevuto il suo primo messaggio mentre stava compilando la lista della spesa.
In seguito ha continuato a scrivere ricevendo interessanti comunicazioni a livello
mistico, sia con la «locuzione interiore», sia con la visione.
Ma queste sono eccezioni. In genere, prima di avere buoni risultati, occorre
esercitarsi con pazienza. Lasciate scorrere la penna, senza bloccarla e senza porvi
domande inutili, finché vi sembrerà che il braccio si muova da solo, come se fosse
indipendente da voi. All’inizio è probabile che facciate solo scarabocchi, oppure
che tracciate spirali, fiori, lettere o, ancora, linee simili a quelle
dell’elettroencefalogramma: credo che questi movimenti non siano del tutto
accidentali, ma abbiano la funzione di sintonizzare la nostra energia con l’aldilà,
riproducendo l'attività elettrica del sistema nervoso.
A un certo punto subentra un suggerimento mentale, come se la mente vi proponesse
un pensiero (talvolta si sente una voce che parla interiormente): lasciate che la
mano lo riproduca per iscritto, senza porvi mille domande per capire se queste
parole vengono da voi o dall'esterno. La razionalità è il nemico più forte della
medianità, perché blocca l'intuizione: il lavoro di analisi va fatto alla fine,
quando, rileggendo il messaggio, si cerca di capire quanto è frutto della propria
mente e quanto di un’intelligenza esterna. Il primo passo è imparare a lasciar
andare la mano, finché questa non sarà più bloccata e inizierà a muoversi non appena
vi concentrate per farlo.
[168] ↑
I primi scritti saranno sicuramente alterati dallo psichismo, ma a mano a mano che
si procede, il canale tra la Terra e il Cielo si purifica per lasciar passare
messaggi sempre più autentici.
Un altro tranello da evitare è quello di scrivere tutti i giorni, finendo preda di
un’ossessione che potrebbe diventare pericolosa.
L’allocuzione verbale
Un'altra modalità della comunicazione è quello di imprestare la propria voce alle
entità: con il channeling questo può avvenire anche in trance leggera, mantenendo la
consapevolezza vigile. Quando si è raggiunta la capacità di percepire delle
presenze, si può provare ad ascoltare ciò che vogliono comunicarci dall’aldilà,
tenendo sempre presente che il messaggio potrebbe provenire dall'inconscio e
soprattutto che la medianità non è un gioco, ma va attivata solo da chi è pronto, da
chi ha dei segnali forti che questa è la sua strada. Perché è anche facile cadere
preda dell’illusione, avere allucinazioni visive o auditive che possono anche minare
l’equilibrio psichico di una personalità fragile (questo è uno dei motivi per cui la
Chiesa richiede una grande cautela a chi partecipa alle sedute medianiche).
A occhi chiusi, concentratevi sull’entità che percepite e cercate di
visualizzarla, di sentire la sua energia che piano piano si sovrappone alla vostra
e, magari con qualcuno vicino che vi guidi o che ponga delle domande (chi lavora con
un gruppo è aiutato anche a livello energetico), iniziate a parlare ascoltando la
vostra voce come se fosse la sua, senza intervenire con la razionalità, che agisce
da freno.
[169] ↑
Cercate di lasciarvi andare, di seguire il flusso delle parole come se esistessero
già da un’altra parte e uscissero spontaneamente da voi in modo autonomo, senza
alcuna interferenza. Il meccanismo è identico a quello della scrittura: solo che in
questo caso è la mano che si muove come se fosse indipendente dal resto del corpo e
soprattutto dalla vostra volontà, dalla vostra mente, mentre nell’allocuzione si usa
come strumento la voce.
Recentemente, in uno dei gruppi che ho tenuto sullo sviluppo delle potenzialità
psichiche, ho provato a far parlare una donna non più giovane che, pur avendo una
certa sensibilità, l’ha sempre chiusa per paura dell’ignoto. La sua prima reazione è
stata: «Non sono capace, non posso». Stimolata da me e dal gruppo, si è lasciata
andare e ha iniziato a percepire il marito, scomparso da molti anni. «Ma è un
desiderio, una suggestione», si è subito difesa. «Mi dice che mi è sempre accanto,
che mi segue e mi aiuta.» Poi, essendo cadute suo malgrado le difese, ha avvertito
la presenza di altre persone a lei care: «Sono in tre, c’è anche il bambino che ho
perso. Mi dicono che non devo avere paura, che mi sono vicini». L’emozione è stata
così forte che ha chiesto di smettere.
Innanzitutto procuratevi un registratore: una volta si preferiva quello a bobina,
con la possibilità di riascoltare il nastro accelerando o rallentando la velocità.
Tuttavia può fornire ottime registrazioni anche quello a cassetta.
Il metodo più semplice per ottenere delle voci paranormali al registratore è
quello di metterlo in moto di notte (qualcuno ritiene che siano migliori quelle di
luna piena),
[170] ↑
anche mentre si dorme, dopo aver inserito una cassetta che deve sempre essere
vergine (altrimenti potrebbero esserci delle rimanenze), in un ambiente immerso nel
più assoluto silenzio. O, meglio, dove c’è solo un rumore di sottofondo (magari si
può lasciare la finestra aperta, in modo da registrare il rumore della strada),
affinché le entità possano manipolare i suoni esistenti trasformandoli in parole. La
mattina si ascolterà poi il nastro, meglio con una cuffia e a velocità ridotta,
risentendo più volte le parti in cui si avvertono dei suoni articolati: all’inizio
sembrerà di non sentire nulla, ma poi, quando l’orecchio si sarà allenato, si
inizierà a percepire delle voci sempre più chiare e distinte. Probabilmente anche
nell’aldilà devono imparare a usare questo mezzo: ci sono registrazioni che
riportano solo bisbigli quasi incomprensibili e altre dove le voci o i canti sono
forti, chiari e perfettamente riconoscibili.
Questo lavoro si può fare da soli o in gruppo (che anche qui ha la funzione di
produrre energia): in questo caso ci si mette intorno al registratore, mentre uno
pone le domande, registrando e riascoltando anche subito la risposta. Per ottenere
il rumore di fondo c’è chi fa scorrere dell’acqua dal rubinetto, chi riempie una
ciotola d’acqua, immergendo e sollevando la mano per produrre il suono dello
sciacquio, chi passa una penna sulla cassa del registratore, chi collega
l’apparecchio a una radio sintonizzata su un canale «bianco», in cui si sente solo
un fruscio, o su un programma in una lingua sconosciuta.
Un metodo più complesso, che esclude ogni interferenza, è quello del nastro
rovesciato. Si incidono entrambe le facciate della cassetta, poi svitando le viti si
apre la cassetta e si rovescia il nastro, quindi si richiude la cassetta. A questo
punto si inserisce la cassetta nel registratore e, mentre questo è fermo, si pone la
domanda; quindi si re
[171] ↑
gistra in assoluto silenzio per qualche minuto e poi si ascolta la comunicazione.
Quindi si blocca di nuovo tutto, si pone una nuova domanda e si prosegue con questo
procedimento. Quando la sperimentazione riesce, invece di sentire i rumori delle
registrazioni precedenti, si ascoltano dialoghi di senso compiuto, coerenti con le
domande poste dai presenti.
Anche la psicofonia può essere attribuita tanto alla mente umana quanto alle
entità: l’importante è che le voci siano chiare, comprensibili a tutti (può accadere
che il medium senta quello che gli trasmette la sua mente e non quello che è inciso
sul nastro), e che i dati siano reali e verificabili.
Conclusioni
Anche se è impossibile «fabbricare» un medium, queste tecniche hanno la funzione
di sensibilizzare la coscienza all’esistenza di un mondo sovrasensibile e di
attivare le capacità medianiche, se già esistono almeno potenzialmente. Quello che
ho voluto sottolineare è che più che i fenomeni conta il percorso spirituale che la
medianità può favorire, facendoci prendere coscienza prima di tutto che i valori
terreni sono effimeri e poco importanti, anche se vanno vissuti, che la morte non
esiste e che la vita prosegue dopo la vita in dimensioni parallele alla nostra.
Avere una guida spirituale ci aiuta ad affrontare e a bruciare le esperienze del
karma, a prendere atto delle leggi universali che regolano l'esistenza umana e
quella nell'aldilà, e soprattutto a diventare partecipi della presenza del Divino. E
concludo come ho iniziato: così come gli stu
[172] ↑
[173] ↑
7. Angeli e alieni
Dopo le cose anzidette, io, Maometto, andai oltre, e proseguendo
vidi un angelo così immenso che il suo capo giungeva al cielo e i
suoi piedi sprofondavano nell'abisso.
Il libro della Scala di Maometto
Questo è un capitolo che non volevo scrivere, sia perché non è connesso con la
medianità in senso lato (quando si parla di contatti medianici si pensa soprattutto
ai trapassati o alle entità guida), sia perché volevo raccogliere esperienze
personali più numerose prima di divulgare un campo poco verificabile. Però mi è
stato suggerito dalla mia guida e io obbedisco.
In realtà, se il mondo dell'invisibile è popolato di infiniti mondi e di infinite
forme di vita, chi apre i canali percettivi può entrare in collegamento con
qualunque entità intelligente, anche quella di un animale, di un fiore o di un
essere di un altro pianeta. Ecco che è quindi possibile stabilire un contatto sia
con entità evolutivamente inferiori all’uomo (come gli Elementali dell’astrale
basso), sia con esseri che vivono su altri mondi, con le anime di coloro che
definiamo santi e con le entità di Luce mai incarnate sulla Terra, come gli
Arcangeli.
Quando si apre la veggenza o la medianità, non c'è nessuna differenza nel modo di
percepire gli uni o gli altri: dipende solo dal piano con il quale ci si mette in
contatto. Tuttavia, mentre ci sono fenomeni oggettivabili, in cui è
[174] ↑
più facile verificare i messaggi, se andiamo sui piani più alti questo diventa più
difficile se non impossibile. Però, come dice la Chiesa nel caso dei fenomeni
mistici, i risultati si vedono dai frutti. Non conta cioè vedere o dialogare con i
morti, con le entità, con le guide e neppure con Gesù, la Madonna o gli Angeli,
mentre è importante la conversione, il cambiamento, la trasformazione interiore che
subentra in seguito a queste esperienze. I contatti mistici devono aprirci ai valori
spirituali, farci prendere atto che siamo parte dei Divino e che l'io non è che un
frammento del nostro vero essere, e spingerci a vivere in modo diverso, più
consapevole.
Essere veggenti o medium non è una patente di santità: ci sono persone che
sviluppano poteri straordinari e poi li usano negativamente, per fare del male,
assoggettando gli altri. C’è persino chi proclama di avere apparizioni mistiche e
poi ne approfitta per ricavarne denaro o fama o per nutrire il proprio ego. Non è
questa la strada. Non credendo che l'illuminazione debba essere raggiunta
necessariamente con il dolore e il sacrificio di sé, come si insegnava nel Medioevo,
sono invece convinta che si possa essere felici e anche illuminati. Ma certo si
devono rispettare l’etica, la disciplina, il distacco dai valori materiali, la
rinuncia all’ego. Occorre aprire il cuore, desiderare il bene altrui prima che il
proprio e perseguire degli obiettivi spirituali. E anche attuare il discernimento,
imparando a distinguere il reale dalle fantasie o dalle proiezioni mentali.
Queste entità meno evolute non posseggono un’individualità né una forma precisa,
anche se la mente umana at
[175] ↑
tribuisce loro un aspetto antropomorfico. Per questo, il più delle volte, appaiono
all’occhio del veggente come masse energetiche scure, simili a Macchia nera, un
vecchio personaggio di Disney. Di solito non si vedono di fronte, ma con la coda
dell’occhio e, dato che si muovono molto velocemente, si colgono a malapena, come un
guizzo improvviso nella stanza, quasi ci fossero degli animali che si spostano
mentre non li guardiamo. A volte si legano anche agli oggetti, che si caricano della
polarità acquisita, positiva o negativa a seconda dell'intenzione di chi li comanda.
Una mia amica sensitiva mi ha raccontato due episodi che sembrano confermare la
loro esistenza. «La prima volta che ho intravisto un elementale è stato molto
divertente. Stavo facendo la doccia, con la gatta accucciata sul tappeto vicino alla
vasca. Improvvisamente ho avuto la sensazione di percepire nel bagno una grossa
massa scura. Per essere certa che non si trattasse di una suggestione, ho comandato
a questa entità di manifestarsi alla gatta. Quello che è successo sembrava una scena
dei cartoni animati, tipo Tom e Jerry: la micia si è svegliata di colpo e,
spaventata, è balzata su, correndo fuori dalla porta come inseguita da qualcosa di
terribile. Ha fatto due o tre giri a una velocità incredibile e poi è tornata in
bagno, si è accucciata sul tappeto e si è messa a dormire di nuovo, come se non
fosse successo niente.
«La seconda volta che ho percepito questa energia è stato tremendo. Ho avuto un
incidente con il fuoco, rischiando la vita: e nel momento stesso in cui mi sono
scottata, ho visto un’ombra nera che si gettava su di me. Ho avuto la sensazione che
questo infortunio fosse stato provocato volontariamente, su commissione. Anche se ho
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rischiato molto, per fortuna sono guarita dalle scottature e ho anche imparato a
difendermi dalle negatività.»
In realtà, queste entità non sono di per sé negative: ma non essendo evolute e non
avendo un'intelligenza propria, obbediscono a chi è in grado di gestirle e di
comandarle, nel bene e nel male.
Poiché si trovano sul piano eterico, si possono vedere anche con gli occhi fisici:
basta imparare a essere più attenti a ciò che accade nello spazio che ci circonda.
Quando poi vi accorgete di percepirle, potete fare un esperimento, anche se sarà
difficile controllare il risultato: concentratevi e comandate loro di eseguire
piccoli compiti, come curare le piante, oppure tenere lontano dalla vostra casa
persone ed esperienze negative.
I Deva di Findhorn
Più interessanti sono gli spiriti di Natura, che noi chiamiamo fate, gnomi, elfi e
simili: questi esseri corrispondono ai Deva degli indiani e sono preposti alla
creazione e al mantenimento del mondo minerale e vegetale. Essi trasmutano l’energia
(particelle e onde vibratorie) per fame strutture fisiche. A contatto con gli umani
possono assumere caratteristiche antropomorfe: esistono persino delle foto, famose
nella storia dello spiritismo, scattate da Arthur Conan Doyle e apparentemente
autentiche, che ritraggono alcune fate tra i fiori. Ma di solito si percepiscono
come frammenti di luce, scintille luminose alate che si muovono intorno a fiori e
piante.
Anche queste energie, legate al piano eterico, si dovrebbero vedere a occhio nudo.
Il problema è imparare a guardare: l'attenzione, insieme alla memoria, è la prima
fa
[177] ↑
coltà «paranormale» che, se ben allenata, ci permette di attivare i sensi sottili.
Inoltre, poiché la mente è selettiva, noi percepiamo solo ciò che corrisponde a un
modello mentale preordinato. Uno dei motivi per i quali nessuno vede Elementali o
fantasmi è che, in qualunque ambiente, si guardano solo le cose solide come persone,
mobili o oggetti, mentre non si osserva lo spazio vuoto, che potrebbe trasmettere
numerose informazioni legate alla densità, al calore, all’energia positiva o
negativa oltre a rivelare delle presenze, che oggi, secondo alcune ricerche, si
potrebbero individuare anche con le speciali lenti usate dall'esercito per vedere di
notte.
I Deva sono facilmente percepibili in luoghi ancora incontaminati dall'uomo, dove
la natura cresce selvaggia o dove comunque è amata e rispettata dall’uomo. Uno di
questi posti è Findhorn, una comunità spirituale che si trova nel Nord della Scozia.
Io ci andai nel 1975, per fare un servizio giornalistico, attirata dalla notizia che
in questo luogo c’era un'energia particolare che faceva crescere verdure di
proporzioni enormi e d'inverno faceva fiorire le rose sotto la neve, il tutto su un
terreno sabbioso e concimato solo con l’energia dell’amore. Là conobbi Eileen Caddy,
una donna dolcissima, che aveva fondato la comunità spirituale insieme al marito e a
Dorothy Maclean su indicazione delle loro guide spirituali. Non vidi elfi o fate (né
cercai di vederli, non ero ancora entrata in questo mondo): tuttavia fui colpita sia
dalla pace profonda che regnava in quell’angolo di Paradiso, dove tutti cercavano di
vivere in armonia, sia dall’alone di Luce che circondava le aiuole, come se mille
scintille danzassero intorno ai fiori, dai colori molto vividi. Inoltre a Findhorn
sperimentai numerosi e incredibili fenomeni di telepatia. Anche se allora il mio
inglese si limitava a poche parole, feci tutte
[178] ↑
le interviste in quella lingua e mi sembrò di capire perfettamente le risposte: ma
quando, ritornata a Milano, riascoltai i nastri, non riuscii a comprendere neppure
le mie domande!
Anni dopo rincontrai a Milano Dorothy Maclean, che mi raccontò la sua esperienza.
«Nata in Canada, ho vissuto per un certo periodo in Inghilterra, dove ho seguito un
gruppo spirituale», mi disse. «Grazie a questo cammino, ho imparato a dialogare con
una voce profonda che sentivo dentro di me e che rispondeva alle mie domande,
facendomi diventare partecipe di tutto l’universo. Dopo essere stata addestrata
dalla voce per dieci anni, ho creato un gruppo di lavoro, al quale partecipava anche
Eileen Caddy, e alla fine abbiamo fondato Findhorn. Là ci è stato dato il primo
compito: armonizzarci con l’essenza della Natura. Ogni cosa nella Natura, diceva la
voce, ha un’anima intelligente, che si tratti di un fiore, di una nuvola o di una
pietra. Per me era un’assurdità. Tuttavia, avendo verificato spesso la veridicità
dei messaggi, accettammo anche questo. Mentre cercavo di comunicare con il Deva
legato al mio vegetale preferito, mettendomi in contatto come mi veniva suggerito
con la sua essenza, i suoi colori, il suo profumo, improvvisamente si inserì nella
mia mente un pensiero esterno, come se un’intelligenza stesse comunicando con me.
«Così sono iniziati questi colloqui con i Deva, che ci hanno aiutato nelle
coltivazioni fatte dalla comunità, che allora sorgeva su una distesa di sabbia,
facendola diventare in poco tempo un giardino fiorito. L’energia di Findhorn ha
attratto subito persone da tutto il mondo, che là subivano una trasformazione
interiore, maturando spiritualmente e sviluppando la propria intuizione e la
capacità di entrare in contatto con le essenze angeliche.
[179] ↑
In quegli anni ho imparato molte cose, tra cui l’importanza dell’amore, che è più
che un sentimento, è un’energia potente, capace di trasformare la materia e le
persone.
«Ritornata in America, ho continuato a comunicare con i Deva della Natura ma anche
con le energie angeliche che governano i gruppi, le città, le nazioni. Tutti possono
avere queste esperienze: per comunicare con il Divino è sufficiente mettersi in
ascolto.»
A Findhorn è stata «attivata» in un certo senso anche Isabella Popani, che da
alcuni anni porta gruppi di italiani in Scozia: «Nella mia vita avevo sempre negato
un rapporto con la Natura. Invece lì ho imparato a comunicare con le piante, i fiori
e soprattutto con gli Elementali, che in questo luogo si avvertono in modo più
intenso».
Forse per vedere i Deva occorre mantenere un’energia pura, non inquinata dalla
materialità. Forse bisognerebbe rimanere in qualche modo bambini, un po' naif, non
contagiati dalle sovrastrutture della razionalità, della cultura: è un po’ il caso
di «Hlelay», che fin da piccola ha sempre visto elfi e fate intorno a lei. «Da
bambina abitavo nella zona delle risaie di Moncucco, vicino a Pavia, e mi sembrava
normale giocare con le lucciole, i grilli, le formiche e anche con questi esserini
alti venti centimetri che mi svolazzavano intorno, fatine con abiti coloratissimi
fatti di petali, di fili d’erba e di foglie. Quando le vedevo entravo in una
dimensione ovattata che mi isolava dal mondo. Più tardi ho imparato a non parlarne
con nessuno, dato che a scuola mi consideravano un po’ strana. Però continuavo a
vedere entità di Luce, Angeli ed Elementali, che a volte disegnavo, spinta da mia
madre, che aveva forti capacità medianiche spontanee. Mi capitava anche di attirare
libellule e farfalle, che si lasciavano prendere e portare in casa.
[180] ↑
Con l'adolescenza ho chiuso con questo mondo, cercando di vivere in modo normale.
Mi sono sposata, ho avuto dei figli, mi sono dedicata alla casa e alla famiglia.
Verso i cinquant'anni, dopo un forte cammino di fede in cui ho frequentato i
carismatici, mi si è riaperta la medianità e ho ripreso a percepire l’energia dei
luoghi e delle cose, ricominciando a vedere questi esseri che spesso riempiono la
mia casa sotto forma di scintille o di spirali luminose.»
C’è chi sente un fruscio d’ali, chi una musica sottile, una vibrazione dell'anima,
chi addirittura li vede o riceve messaggi: oggi gli Angeli sembrano essere ritornati
tra noi, sia nell'immaginario collettivo sia, forse, in una realtà invisibile, che
qualcuno incomincia a percepire. E anche se forse se ne è parlato troppo, fino a
creare una vera e propria moda che ha contagiato artisti, stilisti, mercanti di ogni
tipo, il fenomeno non accenna a diminuire, anzi, è in aumento.
Sempre più persone raccontano di sentire presenze angeliche accanto a loro:
tuttavia credo che in questo avvicinarsi al sovrasensibile si faccia molta
confusione tra le anime dei trapassati e gli Angeli, che sono esseri celesti mai
incarnati sulla Terra e senza una forma umana, come invece vengono descritti. Del
resto, è comprensibile che chi si avvicina per la prima volta o senza una guida a
questo mondo non abbia idea dei differenti livelli di realtà e di come discernere
tra le varie entità che si manifestano. Tuttavia, pur essendo molto critica
sull’argomento, devo dire che io stessa ho vissuto delle sintomatiche coinciden
[181] ↑
ze (meglio sarebbe chiamarle sincronicità): tutte le volte che mi sono occupata di
Angeli mi sono accadute cose liete: ho avuto incontri piacevoli, regali, nuove
opportunità di lavoro, abbinati a uno stato di allegria e di giocosità.
Una volta sono andata a Verona a intervistare la pittrice Monica Erbesato,
specializzata in affreschi di Angeli: mentre stavamo parlando nel suo studio delle
nostre esperienze angeliche, una piuma è caduta dall’alto in mezzo a noi. Una
piccola piuma bianca, che è ricomparsa altre volte, sempre quando stavo preparando
un’intervista o una conferenza sugli Angeli. Come un segnale celeste di
approvazione, di presenza.
«In questo campo ci sono molte fantasie», ci ha detto durante una seduta il
Maestro. «Quelli che voi credete Angeli, in realtà sono entità. Infatti con la
vostra medianità, la vostra visione terrena, gli Angeli non sono percepibili perché
sono un’energia troppo sottile. Ciò che avvertite possono essere individualità nate
dal pensiero di Dio per aiutarvi a superare un problema. Invece sulla Terra potete
vedere gli Arcangeli, Michele, Gabriele e gli altri: loro si fanno vedere.»
Tuttavia riporto senza commenti le testimonianze che ho raccolto durante
un'inchiesta e che ritengo autentiche, almeno per quanto riguarda il vissuto.
«La prima volta che avvertii la presenza degli Angeli fu proprio a Findhorn, nel
1989», racconta Isabella Popani, che dopo una grave malattia ha incominciato a fare
incontri molto particolari, prima con medium e sensitivi e poi, dopo aver conosciuto
Dorothy Maclean, anche con entità che lei definisce angeliche. «Una notte, mentre
ero in stato di dormiveglia, una voce forte mi disse che quello era il mio posto,
non l'avevo ancora capito? Dorothy Maclean mi disse che per entrare in comunicazione
con gli Angeli
[182] ↑
bisogna mettersi in contatto con la propria bellezza interiore, che per effetto di
risonanza richiama la bellezza angelica. Allora cercai di approfondire, attraverso
la meditazione: in questo stato percepii un essere di Luce dalle dimensioni molto
ampie, che mi comunicò che cosa voleva da me, e cioè sviluppare la capacità di dare
amore incondizionato. Da allora il rapporto con gli Angeli è andato rafforzandosi e
ho incominciato a sentirli parlare, anche in coro: avverto una voce non terrena, con
una vibrazione più sottile di quella dei defunti. Mi portano messaggi per la mia
crescita spirituale, suggerimenti per affrontare le situazioni o aiutare le persone:
a questo proposito m’invitano sempre a vedere la parte migliore degli altri,
l'essere divino che c’è in ciascuno, tralasciando i difetti.»
Ed ecco un’altra testimonianza. «Sette anni fa, dopo che mi sono separata,
rimanendo sola con una bimba di nove mesi e senza l'appoggio della famiglia, il
mondo mi è crollato addosso», racconta Paola Santini, trentotto anni, di Milano. «In
un momento di disperazione, ho alzato gli occhi al cielo e ho chiesto aiuto. Poco
dopo ho telefonato alla mia migliore amica per sfogarmi e ho incominciato a
piangere. Ma ha risposto una sconosciuta, che mi ha detto seccamente: "Non posso
risolvere i suoi guai". Stavo attaccando, quando ha aggiunto: "Conosce gli Angeli?
Provi a leggere Joeliah". In quelle pagine ho ritrovato la mia forza. Ho
incominciato a pregare gli Angeli con insistenza e dopo qualche tempo si sono
manifestati: quando arrivano percepisco un’ondata di energia e una grande pace. A
volte vedo anche immagini di Luce, forme longilinee senza volto: all'inizio mi sono
chiesta se ero matta, poi hanno incominciato a spiegarmi come riconoscerli e a
dettarmi i loro messaggi, che sono sempre parole d’amore, di conforto e di
consolazione. Loro si definiscono i custodi dell'anima:
[183] ↑
ci aiutano a realizzarci e ad aumentare la nostra capacità di amare, pur rispettando
il nostro libero arbitrio.
«Dopo aver coltivato questi contatti solo per me, sono stata spinta a parlarne con
gli altri. Quando una persona si rivolge a me, arriva il mio Angelo personale (o,
per i problemi più gravi, un Arcangelo), che dà messaggi a carattere universale e,
in caso di problemi, anche consigli personali. Ma tutti hanno un Angelo custode, a
cui siamo affidati prima di nascere: quindi tutti possono imparare a comunicare con
loro.»
Tra le testimonianze sugli Angeli ci sono anche quelle dei salvataggi: persone
depresse, disperate, che si sono trovate in pericolo talvolta mortale e che per
miracolo sono state salvate da persone apparse all'improvviso e poi misteriosamente
sparite, o da presenze invisibili, percepite come esseri trasparenti e luminosi o
comunque come una grande Luce. Eccone alcune.
«A diciotto anni un giorno mi tuffai in piscina dopo aver mangiato e mi sentii
male», racconta Maria Teresa Salati. «Mentre mi sentivo mancare, due braccia forti
mi afferrarono e mi aiutarono a uscire dall’acqua. Ma i miei amici giurarono che
avevo fatto tutto da sola. Anni dopo, una notte venni letteralmente scaraventata giù
dal letto da una forza invisibile: questo mi permise di sentire i lamenti di mio
figlio Goffredo, di cinque mesi. Portato subito in ospedale, venne salvato appena in
tempo da una dissenteria acuta. Anche lui, da adulto, è stato salvato un paio di
volte: mentre faceva la guardia a un ministro in Sicilia, durante il servizio
militare, vide due loschi individui che
[184] ↑
si stavano avvicinando e si sentì in pericolo. Ma improvvisamente percepì un lampo
di Luce e gli apparve l'immagine di un Angelo con i capelli biondi, bellissimo, che
lo rassicurò. E i due individui fuggirono impauriti, come se avessero visto qualcosa
di tremendo. Un’altra volta, mentre si trovava sulle cime di Lavaredo con la
compagnia di alpini, si staccò una valanga travolgendo alcuni compagni, tra cui il
suo istruttore, di cui era molto amico. E ancora gli apparve questo bellissimo
giovane, luminosissimo, che lo rassicurò, dicendogli che il suo amico era già di là,
tra loro.»
«Anche se è difficile credere nel mondo di oggi alle presenze sovrannaturali, ci
sono eventi che non si possono ignorare», mi ha raccontato lo scrittore e poeta
Giampiero Bona, da sempre vicino alle tematiche del mistero. «Un giorno mi trovavo
con alcuni amici su un nevaio in montagna, a 4000 metri, quando fummo colti da una
tormenta. Mentre procedevamo con difficoltà, in una situazione di pericolo, ci
apparve un grosso gatto scuro che, camminando senza toccar terra, ci accompagnò
finché non fummo in salvo. Non solo lo abbiamo visto tutti e tre (quindi non poteva
essere un’allucinazione), ma in paese nessuno si stupì del nostro racconto, perché
era già capitato ad altri. Anzi, le guide alpine lo identificavano con lo spirito
della montagna, che salvava gli alpinisti in difficoltà.
«Qualche tempo dopo, percepii anche un segno della presenza di un Angelo in casa
mia. Una sera, prima di uscire, mi raccomandai mentalmente all’Angelo della casa di
proteggerla. Mentre stavo chiudendo la porta, provai l’impulso di voltarmi: e
davanti alla soglia della cucina vidi una sagoma ben distinta, seduta.»
Un Angelo o un’entità? Certo, per la nostra cultura, la
[185] ↑
presenza degli Angeli è molto più rassicurante di quella degli spiriti.
Racconta la giornalista torinese Giuditta Dembech, una delle maggiori esperte
laiche di Angeli, sui quali ha scritto numerosi libri: «Il mio primo vero incontro è
avvenuto a ventitré anni, dopo essere stata in coma per tre giorni in seguito a un
intervento chirurgico. Quando mi sono svegliata, non riuscivo a muovermi né a
comunicare e mi ha assalito il terrore di essere sepolta viva. Ho invocato l'Angelo
custode perché avvisasse i miei. Di colpo ho avvertito accanto a me una presenza
luminosa, che mi ha rassicurato: "Non temere, ci sono qui io".
«Nel 1980 ho incominciato ad affrontare, per radio, il tema degli spiriti di
Natura e degli Angeli e ogni notte prima della trasmissione sognavo di dire cose
bellissime, come se qualcuno me le suggerisse. Poi, una sera, mentre stavo prendendo
appunti, la mente si è come svuotata e ho percepito una leggera corrente
attraversare il mio corpo; mi sembrava di essere isolata da tutto, avvolta dalla
presenza di una forza incredibile che mi dava gioia. A un tratto ho avvertito una
polvere d'oro che mi avvolgeva. E ho capito che il mio compito era quello di
rinnovare la fede negli Angeli, di renderli comprensibili. In quest’epoca si sono
riavvicinati a noi perché è giunto il momento che accadesse: devono pilotare
l'evoluzione sul pianeta. Però non sono affatto come ce li raffiguriamo: non hanno
forma, non hanno mai posseduto un corpo umano e non hanno bisogno di ali, né di
vesti, né di altri orpelli. Sono energia, puro spirito, creati direttamente dalla
divinità.»
Ed ecco il racconto di Giulietta Bandiera, salvata più di una volta da persone o
forse Angeli. «Una sera del 1983, mentre tornavo a casa tardi, con una pioggia
fortissima, andai a sbattere con la macchina contro un albero caduto
[186] ↑
in mezzo alla strada. Ero bloccata: non potevo aprire la portiera e, per di più, se
fosse sopraggiunta un’auto mi avrebbe sicuramente investita. Mi misi a piangere e a
pregare. Improvvisamente vidi dei fari nello specchietto retrovisore. Un uomo con un
cappotto scuro dal bavero alzato scese dalla sua macchina, liberò la mia legandola
alla sua per portarmi a casa, mi consegnò ai miei e sparì, senza lasciare il nome.
«Anni dopo, poco prima di sposarmi, ebbi un altro incidente. Un attimo prima di
essere investita dal lato della guida, vidi la figura imponente di un ragazzo
giovane, biondo, altissimo e con un’espressione molto severa, che stendeva la spada
tra me e l'altra auto. Provai la strana sensazione che il tempo si fosse fermato.
Allora ero agnostica, e non pensai affatto a un Angelo. Qualche tempo dopo andai a
Parigi per fare delle ricerche iconografiche e giornalistiche. Mentre raccoglievo
delle testimonianze sui salvataggi angelici, mi resi improvvisamente conto che anche
la mia esperienza poteva essere attribuita ai messaggeri celesti. Da quel momento
essi hanno fatto irruzione nella mia vita, spingendomi a occuparmi di tematiche
collegate alla vita spirituale.»
«Agli Angeli ho sempre creduto, fin da bambina», racconta Imperia Rossi, di Roma.
«Durante la guerra non avevo mai paura, perché li sentivo accanto e sapevo che non
poteva succedermi niente. Un giorno, mentre ero al terzo mese di gravidanza, si sono
rotti i freni della Lambretta guidata da mio marito e, mentre cadevo all'indietro
come al rallentatore, ho sentito due braccia che mi hanno sostenuta impedendomi di
farmi male. In seguito ho rischiato più di una volta di morire per infarto e sono
andata anche in coma: mi sono vista fuori dal corpo, aleggiavo sul soffitto e
sentivo i discorsi di chi si disperava vicino al
[187] ↑
mio letto. Ma sono sempre tornata più lucida di prima, aiutata dai miei Angeli. Di
solito, quando sono accanto a me, avverto il profumo intenso del gelsomino, che
segnala la presenza dell'Arcangelo Raffaele.»
La prima volta che Imperia ha parlato di Angeli è stato ai suoi allievi di una
scuola «pasoliniana», dove i ragazzi, figli di prostitute e delinquenti, dormivano
per la strada ed entravano in classe armati di coltelli a serramanico. «Per
aiutarli, ho incominciato a parlare degli Angeli, invitandoli a rivolgersi a loro
quando si sentivano soli, infelici, pieni di paura. Anni dopo ho ritrovato alcuni
alunni che avevano continuato gli studi, superando i pericoli della droga e della
criminalità proprio rivolgendosi al loro Angelo custode.»
Fare l’angelo
mi sentii quasi rapita in una sorta di piccola estasi. Mentre mi congratulavo con la
creatura che usciva dalle mie mani, sentii venire alla mente pensieri veloci, come:
Siamo qua per voi. Mi ritrovai a porre mentalmente delle domande e a sentire, quasi
sovrapposte, delle risposte. L'indomani questo modo di pensare ritornò mentre
dipingevo, procurandomi un forte senso di benessere. In seguito, mentre intervistavo
alla radio un’esperta di Angeli, capii che avevo imparato a comunicare con loro, in
modo spontaneo, naturale. In seguito ho cominciato a "fare l'angelo" con amici o
conoscenti: chiudo gli occhi tenendoci sopra il palmo delle mani e in quel buio mi
scollego dal mondo circostante e faccio domande, ascoltando dentro di me le
risposte. Credo che chiunque possa entrare in contatto con gli Angeli, basta non
avere la presunzione di ragionare. Occorre sentire la replica veloce, immediata e
avere il coraggio di dirla ad alta voce. La cosa più difficile è non interferire,
non voler dedurre, considerare, cedere al ragionamento. Bisogna essere liberi e
ascoltare i pensieri: allora è come se subentrasse il ricordo di qualcosa che si
conosce. Il rapporto con l'Angelo esclude la razionalità, toglie i parametri e le
misure, il tempo e la logica. Un materialista ostinato può anche pensare che si
tratti di telepatia o di un contatto con una dimensione dove spazio e tempo non sono
presenti, dove tutto è percepibile. Io credo si tratti di Angeli: un contatto
perduto che tutti possono recuperare.»
Personalmente credo che tutte le testimonianze raccolte siano autentiche, nel
senso che queste persone hanno realmente visto o percepito delle presenze luminose,
che sono intervenute dall'invisibile per salvarle da un pericolo o per aiutarle a
trovare il loro percorso.
Più difficile è stabilire se si tratti realmente di Angeli o
[189] ↑
Parallelamente ai contatti medianici e angelici, c’è anche chi parla di alieni.
Gli incredibili racconti dei «contattisti» di questi tempi si stanno moltiplicando,
forse per un bisogno collettivo di incontrare esseri superiori che ci proteggano, o
forse perché gli extraterrestri esistono davvero e hanno trovato i canali per
raggiungere la mente dell’uomo. D’altronde, le testimonianze raccolte in tutto il
mondo, anche in ambienti scientifici o militari, fanno pensare che davvero non siamo
soli nell'universo (ma questo è un altro libro...).
C'è chi comunica attraverso la scrittura automatica con entità extraterrestri che
portano messaggi spirituali. Qualcuno viene curato sul piano astrale da scienziati
alieni.
E c’è chi, come Eugenio Siragusa e il suo discepolo Giorgio Bongiovanni, insieme a
Giorgio Dibitonto (autore di Angeli in astronave), identificano una razza di
extraterrestri biondi e con gli occhi azzurri con gli Arcangeli.
Così li ha visti la cantante lirica Flavia Vallegra, a cui
[190] ↑
appaiono in sogno «strane creature, con le mani e gli occhi lunghi e i capelli
biondi», o il pittore Antonio Barrella i cui quadri s’ispirano ad altri mondi e
altri esseri che sull’Etna ha visto alcuni dischi volanti. «C’era anche
un’astronave grandissima, lontana circa sette chilometri: era un oggetto concreto,
bianco argenteo, che mandava bagliori, con impulsi luminosi. Dapprima mi sono
spaventato, temendo di essere rapito, poi ho provato una grande sensazione d’amore e
di protezione, come se in qualche modo questi esseri fossero entrati in contatto
mentale con me per calmarmi. La notte mi sono apparsi in sogno: alti circa due
metri, con gli occhi allungati, i capelli lunghi e la fronte ampia. Indossavano una
tuta argentea e in mano tenevano un oggetto lungo, probabilmente un misuratore di
energia. Questi contatti sono poi continuati in sogno, tanto che ora mi sento
guidato da loro, soprattutto nella consapevolezza che siamo esseri
pluridimensionali: anche l’uomo appartiene a dimensioni che non conosce e di cui
potrà prendere coscienza quando si risveglia l'io superiore, o per un percorso
individuale o aiutato da loro. Ho visto ancora dei dischi volanti, ma più spesso ho
delle immagini mentali e un continuo dialogo interno, in cui mi dicono
telepaticamente che cosa fare, chi devo incontrare, fornendomi anche messaggi per
lavorare sull’amore universale e la coscienza cosmica».
Un’esperienza altrettanto singolare è quella di una casalinga milanese. «Tutto è
incominciato la mattina del 4 febbraio 1977», racconta Evelina Poli, una donna
semplice e simpatica, coinvolta in un’avventura più grande di lei. «Mi ero svegliata
presto per terminare un ricamo, quando ho sentito una voce: "Prendi una matita e
disegna". Mi sono voltata, ma non c’era nessuno. E poi, io non sapevo disegnare,
facevo sgorbi peggiori di quelli dei bambini delle
[191] ↑
elementari. Ma la voce ha ripetuto il comando. Allora ho ubbidito, disegnando alberi
e casette, poi una faccia con la barba. La voce mi ha spinto a fare la barba anche
dalla parte della testa ed è venuta fuori una strana figura, una specie di disco
volante. Poi ho fatto dei fiorellini, accorgendomi invece che erano omini con il
casco. Ho pensato di essermi semplicemente divertita, anche se in modo strano.
Quella notte ho però sognato una bellissima nave spaziale che passava lentamente
davanti alla mia finestra. Ho pensato che sarebbe stato facile disegnarla. Il
mattino dopo la voce mi ha detto di disegnare e io mi sono ribellata: "Non ho
tempo". Ma la macchina da cucire si è bloccata. Non appena ho eseguito il disegno di
un essere con una tuta spaziale, la macchina ha ripreso a funzionare. Un po'
allarmata, ho telefonato a mio figlio, per raccontargli che cosa mi stava accadendo.
Lui mi ha suggerito di tenere i disegni (ora ne ho qualche centinaio). La voce mi ha
poi avvisato che se non ero in grado di spiegare, l'avrebbe fatto mio figlio.»
«Io non mi ero mai occupato di UFO», interviene il figlio Claudio. «Ne avevo solo
sentito parlare in TV: eppure mi sentii spinto ad accettare quelle comunicazioni,
come se in qualche modo, a livello inconscio, fossi già preparato a questa
esperienza. Così ho contattato Eugenio Siragusa, il fondatore di Fratellanza
Cosmica, che mi ha fornito la chiave per i disegni. Rappresentano dei messaggi, a
volte personali, a volte filosofici (alcuni simboli li abbiamo ritrovati nei testi
sacri, occidentali e orientali) o profetici, che spesso si riallacciano
all’esperienza dello stesso Siragusa, secondo il quale gli Angeli della nostra
tradizione religiosa sono extraterrestri, che scendono per portarci la scienza dello
spirito. Ne esistono due classi: quella direttiva, di cui fanno parte Artemis
[192] ↑
e Ramistis (gli esseri che comunicano con mia madre), e quella esecutiva, meno
evoluta, che appartiene a dimensioni inferiori.»
Questi alieni, secondo Claudio, sono quelli che spaventano gli uomini,
presentandosi all'improvviso, talvolta con sembianze mostruose, e prelevando le
persone con la forza.
«Nel 1977 fui costretta a stare a letto a causa di un malessere, anche se la voce
mi aveva detto di non preoccuparmi, che non avevo niente di grave, cosa poi
confermata dal medico», continua Evelina. «Una notte nella mia stanza è apparso un
essere molto alto, scuro di pelle, che mi ha fatto cenno di seguirlo. In un angolo
della terrazza ho visto Artemis, in tuta azzurroargentata. Ci siamo abbracciati
come vecchi amici. "Non hai niente", mi ha detto, "ti abbiamo aperto il plesso
solare per permetterti una maggiore ricezione". Già precedentemente mi aveva dato il
suo simbolo, quello dell’idrogeno, che mette come firma in ogni disegno. Mi ha detto
di abitare nel Sole ("Siamo geni solari, ubbidienti alle espressioni divine") e che
mi avrebbe trasmesso prima l’immagine nella mente, per poi guidare la mia mano. In
effetti mi sveglia tutte le notti alle tre, per darmi i suoi messaggi.»
«Nel giugno del 1978, la mamma ha disegnato un globo luminoso sotto il quale ha
scritto: "Il 22 luglio verrà Ycatul e un globo luminoso"», riprende Claudio. «In
luglio eravamo in vacanza in Liguria, a Diano Marina. La notte del 22, guardando la
terrazza, ho visto un globo di Luce arancione che si muoveva verso l’alto, poi si
bloccava di colpo, per riprendere la sua corsa. Subito dopo dalle montagne è sorto
un secondo globo (visto anche da altre persone), che si è messo a fare evoluzioni,
con segnali luminosi: con il telescopio ho visto anche i finestrini, simili a
[193] ↑
oblò. Un’esperienza simile si è ripetuta nel 1984: attraverso un disegno, ci avevano
detto che sarebbero apparsi dal mare vicino all’isola di Gallinara, nei pressi di
Alassio, dove c’è un famoso santuario. La sera prestabilita siamo saliti al
santuario, dove poco dopo è apparso un globo luminoso, che si è prima ingrandito e
poi rimpicciolito, fino a spegnersi completamente.»
«Subito ho ricevuto un messaggio telepatico: "Sì, siamo noi in missione. Però
adesso ritornate immediatamente indietro"», racconta Evelina. «Non appena siamo
entrati in casa, si è scatenato un vento tremendo: se non avessimo obbedito, su
quella montagna scoscesa avremmo sicuramente rischiato la vita. In seguito ci sono
stati altri segni. Questi fenomeni all'inizio avevano lo scopo di convincerci, di
farci credere. Ma il loro significato è più ampio. Messaggi, apparizioni e fenomeni
fanno parte di un programma più esteso: portare a conoscenza degli uomini che questi
esseri di Luce esistono veramente e si manifestano per preparare le persone. Essi ci
portano molti messaggi che riguardano la crisi planetaria in cui siamo tutti
coinvolti: con l'inquinamento e gli esperimenti atomici stiamo rischiando di
distruggere la Terra, che è un essere vivente, provocando terremoti e disastri
naturali. Ma loro non possono fermarci né interferire nella nostra vita, per una
legge cosmica che rispetta il libero arbitrio.»
Tuttavia, esattamente come accade sulla Terra o nelle dimensioni dell'invisibile,
tra gli alieni ci sono i buoni e i cattivi. Comunque non voglio approfondire
l’argomento in questa sede: lo farò in un altro libro, quando avrò raccolto più
materiale (e, forse, più esperienze personali).
[194] ↑
E per finire
[195] ↑
Collana «Esperienze»
1. Rosemary Altea, Una lunga scala fino al cielo
9. Betty J. Eadie, Risveglio nella luce
10. Rosemary Altea, Spirito libero
14. Rosemary Altea, I colori dell’anima (con audiocassetta)
18. Rosemary Altea, Il dono dell'esperienza (con audiocassetta)
19. Neale Donald Walsch, Conversazioni con Dio Libro primo
21. Manuela Pompas, L’aldilà esiste?
23. Chérie CarterScott, Se la vita è gioco, ecco le regole
24. Rosemary Altea, La forza che è in te
25. Lorenzo Ostuni, L'amore guarisce la vita
26. Chérie CarterScott, Se l’amore è gioco, ecco le regole
27. Susan Chernak McElroy, Gli animali ci fanno del bene
28. Shirley MacLaine, Il Cammino
30. Neale Donald Walsch, Conversazioni con Dio Libro secondo
31. Rosemary Altea, Sono accanto a voi (con videocassetta)
32. Chérie CarterScott, Se il successo è gioco, ecco le regole
33. Linda Richman, Il coraggio di ridere ti cambierà la vita
34. Carlo Biagi e Manuela Pompas, I sogni dell’anima
35. Neale Donald Walsch, Conversazioni con Dio Libro terzo
36. Neale Donald Walsch, Amicizia con Dio
37. Julia Ingram e G. W. Hardin, Conversazioni con gli angeli
38. Kent M. Keith, Se la vita è un paradosso...
39. Manuela Pompas, Medianità Una strada verso il futuro
Finito di stampare nel giugno 2002
presso la Mondadori Printing S.p.A.
Stabilimento N.S.M. di Cles (TN)
Printed in Italy