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ELABORATO terza media Gabriele Barengo 3°C

E’ la storia di un gruppo di uomini di una spedizione che


riesce a sopravvivere 48 giorni in mezzo al ghiaccio , è la
storia di uomini di varie nazionalità che si impegnano a
soccorrere i dispersi , è la storia di uomini che muoiono nel
tentativo di salvarli.
L’obiettivo è quello di porre la bandiera italiana sul Polo
Nord .
Il generale Umberto Nobile, ingegnere meccanico
specializzato nella costruzione di dirigibili. Ha progettato il
Norge, commissionato dalla Norvegia per sorvolare il Polo
Nord.
Roald Amundsendalla l’esploratore scopritore del Polo Sud,
ed il generale partecipano alla spedizione che porterà il
dirigibile , tra l’11 ed il 12 maggio 1926, a sorvolare per la
prima volta il Polo Nord della terra . Il generale Nobile cerca
di replicare la spedizione al Polo Nord con mezzi e
personale tutto italiano, chiedendo allo stato la costruzione
del suo nuovo modello di dirigibile , ma lo stato declina la
richiesta perché non vuole investire in aeromobili. Solo ed
esclusivamente grazie ai fondi privati di alcuni industriali .
Alle 00:24 del 24 maggio , L’Italia raggiunse il Polo ma , a
causa delle condizione atmosferiche, non fu possibile
lasciare la squadra sul posto: fu però lanciata la croce di
legno e la bandiera italiana. Alle 2:00 iniziò la fase di rientro
ma venne ostacolata da un vento contrario l’avanzare del
dirigibile. Poco dopo il dirigibile Italia si ritrovo in una
tempesta
Si decise allora di alzarsi di quota in modo da uscire dalla
tempesta in cui si trovavano, la variazione di altitudine
causò uno sbalzo di pressione e temperatura all’interno del
dirigibile con entrata in funzione delle valvole automatiche
che regolavano il flusso di idrogeno che, prima fecero
fuoriuscire il gas e poi, a causa della sua diminuzione,
fecero perdere quota al dirigibile a causa del freddo, le
stesse valvole che avrebbero dovuto immettere nuovo gas,
rimasero bloccate, costringendo l’aeronave alla discesa
forzata. Dopo alcuni tentativi di alleggerire l’Italia, la discesa
si trasformò in caduta. Nobile prese la guida del timone e
tentò un’estrema manovra per rendere meno disastroso
l’urto con il pack dando l’ordine di spegnere i motori per
evitare il pericolo di incendi dopo l’urto. Il vento e la velocità
residua dei motori, non permisero al dirigibile di accasciarsi
sul pack: la navicella strisciò e questa si aprì, lanciando
uomini e contenuto sul ghiaccio. Il dirigibile,
improvvisamente alleggerito di qualche tonnellata, si
risollevò e sparì tra le nuvole, portando nell’ignoto sette
membri dell’equipaggio di cui non si seppe più nulla. Erano
le 10:33 del 25 maggio 1928.Un soldato non fu così
fortunato nell’atterraggio e morì sul colpo. Con il cibo
recuperato sarebbero soppravissuti un Paio di mesi. Dopo
l’impatto hanno costruito un campo base e una stazione
trasmittente con l’equipaggiamento che avevano.
La stazione trasmittente era attrezzata ed era funzionante,
ma nessuno rispondeva agli SOS inviati. Intanto la deriva
dei ghiacci portava i superstiti sempre più lontano dal luogo
dove la nave appoggio supponeva fossero caduti. Avevano
timore che le batterie della radio si scaricassero prima che
arrivassero i soccorsi.
Il 28 di maggio ebbero un incontro con un orso. All’inizio si
pensava solo a difendersi ma poi venne uccise con una
pistola per la carne.
Il 29 maggio tre persone decisero di partire a piedi a cercare
la terraferma e, nonostante le nuove razioni di viveri dovute
all’orso e la notizia che la macchina dei soccorsi era in
moto, furono irremovibili.
La sera del 3 giugno, nell’ascolto notturno della stazione di
Roma, ascoltarono che un radioamatore russo aveva
raccolto il segnale di soccorso del dirigibile Italia ed era
stato dato ordine alle stazioni russe di prestare molta
attenzione. Per molti giorni furono mandate le coordinate in
cui si trovavano i superstiti.Ci fu la necessità di rendere
visibile il loro accampamento dall’alto, quindi dipinsero la
tenda di rosso con l’anilina e poi dipinsero strisce di rosso
sul Pac in modo da creare una pista di atterraggio. Durante
la ricerca di reperti del disastro trovarono una piccola
macchina fotografica con la quale iniziò a filmare . Sono
ancora disponibili alcuni frammenti di pellicola sopravvissuti.
I soccorsi arrivarono ma furono una delusione. Per più giorni
gli aeroplani sorvolarono la tenda rossa senza riuscire a
scorgere i dispersi. Si chiese alla stazione base di montare
sull’aeroplano italiano una ricetrasmittente simile a quella
che avevano i naufraghi, con la quale guidare i piloti verso
la tenda rossa. Fu creato anche un codice per comunicare
in bolognese stretto, per far in modo che nessuno arrivasse
prima degli italiani a salvare i connazionali. Finalmente il
giorno dopo, furono localizzati e, cosa ironica, anche gli
svedesi riuscirono poche ore dopo, a trovarli. Per due giorni
ricevettero viveri e materiali per continuare a sopravvivere
fino all’arrivo dei soccorsi.
Il 24 era previsto l’atterraggio sul ghiaccio dell’apparecchio
svedese. Si sistemò di nuovo la pista di atterraggio
compattando il più possibile ghiaccio e neve ed il giorno
dopo atterrò sul pack.
Il suo ordine era di riportare indietro il generale Nobile
l’unico che sarebbe riuscito a rintracciare la spedizione
partita a piedi per trovare i soccorsi e coloro i quali erano
rimasti intrappolati nell’involucro del dirigibile.
Nonostante il disapprovo del generale, tutti furono concordi
nel lasciarlo partire, avendo dopotutto il maggior numero di
ferite.
Il fatto di essere stato tratto in salvo per primo, segnò per il
resto della vita il generale in quanto, per il fascismo e per il
duce, il fatto di non essere stato l’ultimo ad essere tratto in
salvo, macchiò di disonore e di vigliaccheria tutti gli italiani.
La seconda volta durante l’atterraggio l’aereo cappottò e si
impuntò sul ghiaccio. Decisero di spostare la tenda sotto
l’aereo per rendersi più visibile, le assi in legno delle ali
dell’aereo furono smantellate e sistemate sotto la tenda per
isolarsi dal freddo.
Per un’altra quindicina di giorni scese una fitta nebbia che
non permise agli aerei di vedere la tenda ed atterrare,
nebbia che fece alzare la temperatura e rese ancora più
pericoloso il pack. Alla fine arrivò un aereo svedese a
recuperare l’aviatore ,nonostante le rassicurazioni di
tornare, nessuno lo rivide più.In ogni caso, oramai, tutte le
speranze dei naufraghi erano riposti nell’arrivo della
rompighiacci russa Krassin.La sera, alla radio, si ricevevano
tutti gli aggiornamenti sugli sforzi fatti per recuperare gli
italiani, delle persone e degli apparecchi dispersi, dei
tentativi falliti, della lentezza del Krassin, dello stesso
Krassin che il 13 luglio aveva recuperato due dei tre italiani
che si erano avventurati alla ricerca dei soccorsi e, mentre
si gioiva di questa notizia, sentirono vicinissime le sirene
della rompighiacci che si avvicinava.
Portati a bordo, nel decidere il da farsi, si diede priorità al
recupero di altre persone che erano cadute nella ricerca e
che ora aspettavano a loro volta i soccorsi.

L’avventura era finita, si ritornava con calma in patria.

"Il salvataggio delle otto persone dell’equipaggio dell’Italia,


se è stato il risultato di mirabili sforzi e d’una
concatenazione di miracolose circostanze, è però anzitutto
un miracolo compiuto dalla radio” – Umberto Nobile

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