E’ la storia di un gruppo di uomini di una spedizione che
riesce a sopravvivere 48 giorni in mezzo al ghiaccio , è la storia di uomini di varie nazionalità che si impegnano a soccorrere i dispersi , è la storia di uomini che muoiono nel tentativo di salvarli. L’obiettivo è quello di porre la bandiera italiana sul Polo Nord . Il generale Umberto Nobile, ingegnere meccanico specializzato nella costruzione di dirigibili. Ha progettato il Norge, commissionato dalla Norvegia per sorvolare il Polo Nord. Roald Amundsendalla l’esploratore scopritore del Polo Sud, ed il generale partecipano alla spedizione che porterà il dirigibile , tra l’11 ed il 12 maggio 1926, a sorvolare per la prima volta il Polo Nord della terra . Il generale Nobile cerca di replicare la spedizione al Polo Nord con mezzi e personale tutto italiano, chiedendo allo stato la costruzione del suo nuovo modello di dirigibile , ma lo stato declina la richiesta perché non vuole investire in aeromobili. Solo ed esclusivamente grazie ai fondi privati di alcuni industriali . Alle 00:24 del 24 maggio , L’Italia raggiunse il Polo ma , a causa delle condizione atmosferiche, non fu possibile lasciare la squadra sul posto: fu però lanciata la croce di legno e la bandiera italiana. Alle 2:00 iniziò la fase di rientro ma venne ostacolata da un vento contrario l’avanzare del dirigibile. Poco dopo il dirigibile Italia si ritrovo in una tempesta Si decise allora di alzarsi di quota in modo da uscire dalla tempesta in cui si trovavano, la variazione di altitudine causò uno sbalzo di pressione e temperatura all’interno del dirigibile con entrata in funzione delle valvole automatiche che regolavano il flusso di idrogeno che, prima fecero fuoriuscire il gas e poi, a causa della sua diminuzione, fecero perdere quota al dirigibile a causa del freddo, le stesse valvole che avrebbero dovuto immettere nuovo gas, rimasero bloccate, costringendo l’aeronave alla discesa forzata. Dopo alcuni tentativi di alleggerire l’Italia, la discesa si trasformò in caduta. Nobile prese la guida del timone e tentò un’estrema manovra per rendere meno disastroso l’urto con il pack dando l’ordine di spegnere i motori per evitare il pericolo di incendi dopo l’urto. Il vento e la velocità residua dei motori, non permisero al dirigibile di accasciarsi sul pack: la navicella strisciò e questa si aprì, lanciando uomini e contenuto sul ghiaccio. Il dirigibile, improvvisamente alleggerito di qualche tonnellata, si risollevò e sparì tra le nuvole, portando nell’ignoto sette membri dell’equipaggio di cui non si seppe più nulla. Erano le 10:33 del 25 maggio 1928.Un soldato non fu così fortunato nell’atterraggio e morì sul colpo. Con il cibo recuperato sarebbero soppravissuti un Paio di mesi. Dopo l’impatto hanno costruito un campo base e una stazione trasmittente con l’equipaggiamento che avevano. La stazione trasmittente era attrezzata ed era funzionante, ma nessuno rispondeva agli SOS inviati. Intanto la deriva dei ghiacci portava i superstiti sempre più lontano dal luogo dove la nave appoggio supponeva fossero caduti. Avevano timore che le batterie della radio si scaricassero prima che arrivassero i soccorsi. Il 28 di maggio ebbero un incontro con un orso. All’inizio si pensava solo a difendersi ma poi venne uccise con una pistola per la carne. Il 29 maggio tre persone decisero di partire a piedi a cercare la terraferma e, nonostante le nuove razioni di viveri dovute all’orso e la notizia che la macchina dei soccorsi era in moto, furono irremovibili. La sera del 3 giugno, nell’ascolto notturno della stazione di Roma, ascoltarono che un radioamatore russo aveva raccolto il segnale di soccorso del dirigibile Italia ed era stato dato ordine alle stazioni russe di prestare molta attenzione. Per molti giorni furono mandate le coordinate in cui si trovavano i superstiti.Ci fu la necessità di rendere visibile il loro accampamento dall’alto, quindi dipinsero la tenda di rosso con l’anilina e poi dipinsero strisce di rosso sul Pac in modo da creare una pista di atterraggio. Durante la ricerca di reperti del disastro trovarono una piccola macchina fotografica con la quale iniziò a filmare . Sono ancora disponibili alcuni frammenti di pellicola sopravvissuti. I soccorsi arrivarono ma furono una delusione. Per più giorni gli aeroplani sorvolarono la tenda rossa senza riuscire a scorgere i dispersi. Si chiese alla stazione base di montare sull’aeroplano italiano una ricetrasmittente simile a quella che avevano i naufraghi, con la quale guidare i piloti verso la tenda rossa. Fu creato anche un codice per comunicare in bolognese stretto, per far in modo che nessuno arrivasse prima degli italiani a salvare i connazionali. Finalmente il giorno dopo, furono localizzati e, cosa ironica, anche gli svedesi riuscirono poche ore dopo, a trovarli. Per due giorni ricevettero viveri e materiali per continuare a sopravvivere fino all’arrivo dei soccorsi. Il 24 era previsto l’atterraggio sul ghiaccio dell’apparecchio svedese. Si sistemò di nuovo la pista di atterraggio compattando il più possibile ghiaccio e neve ed il giorno dopo atterrò sul pack. Il suo ordine era di riportare indietro il generale Nobile l’unico che sarebbe riuscito a rintracciare la spedizione partita a piedi per trovare i soccorsi e coloro i quali erano rimasti intrappolati nell’involucro del dirigibile. Nonostante il disapprovo del generale, tutti furono concordi nel lasciarlo partire, avendo dopotutto il maggior numero di ferite. Il fatto di essere stato tratto in salvo per primo, segnò per il resto della vita il generale in quanto, per il fascismo e per il duce, il fatto di non essere stato l’ultimo ad essere tratto in salvo, macchiò di disonore e di vigliaccheria tutti gli italiani. La seconda volta durante l’atterraggio l’aereo cappottò e si impuntò sul ghiaccio. Decisero di spostare la tenda sotto l’aereo per rendersi più visibile, le assi in legno delle ali dell’aereo furono smantellate e sistemate sotto la tenda per isolarsi dal freddo. Per un’altra quindicina di giorni scese una fitta nebbia che non permise agli aerei di vedere la tenda ed atterrare, nebbia che fece alzare la temperatura e rese ancora più pericoloso il pack. Alla fine arrivò un aereo svedese a recuperare l’aviatore ,nonostante le rassicurazioni di tornare, nessuno lo rivide più.In ogni caso, oramai, tutte le speranze dei naufraghi erano riposti nell’arrivo della rompighiacci russa Krassin.La sera, alla radio, si ricevevano tutti gli aggiornamenti sugli sforzi fatti per recuperare gli italiani, delle persone e degli apparecchi dispersi, dei tentativi falliti, della lentezza del Krassin, dello stesso Krassin che il 13 luglio aveva recuperato due dei tre italiani che si erano avventurati alla ricerca dei soccorsi e, mentre si gioiva di questa notizia, sentirono vicinissime le sirene della rompighiacci che si avvicinava. Portati a bordo, nel decidere il da farsi, si diede priorità al recupero di altre persone che erano cadute nella ricerca e che ora aspettavano a loro volta i soccorsi.
L’avventura era finita, si ritornava con calma in patria.
"Il salvataggio delle otto persone dell’equipaggio dell’Italia,
se è stato il risultato di mirabili sforzi e d’una concatenazione di miracolose circostanze, è però anzitutto un miracolo compiuto dalla radio” – Umberto Nobile