Né più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
Del greco mar, da cui vergine nacque
PARAFRASI
Analisi testuale
Titolo
Il titolo della poesia è chiaramente una dedica: A Zacinto identifica subito il fatto
che il poeta scrive una poesia dedicata a Zacinto, appunto. Zacinto, detta anche
Zante, è un'isola greca del Mar Ionio, vicina al Peloponneso.
Oltre a essere l'isola in cui Ugo Foscolo nacque nel 1778, è importante a livello
letterario perché è stata citata da Omero sia nell'Iliade che nell'Odissea e la
tradizione dice che fu conquistata da Ulisse, re di Itaca: tutti elementi ripresi
nella poesia.
Metrica
La poesia è composta da 2 quartine + 2 terzine, (cioè da 2 strofe di 4 versi + 2
strofe di 3 versi) di endecasillabi, il verso classico per eccellenza: questo
schema strofico è quello del sonetto. Lo schema metrico delle rime è ABAB,
ABAB, CDE, CED, quindi di tipo alternato.
A livello sintattico è interessante notare che la poesia si compone di due
periodi soltanto:
Campi semantici
Le isole: tutta la poesia gira intorno al concetto di "isola": innanzitutto,
chiaramente, Zacinto, cui è dedicata la poesia. Poi si parla di Itaca, cioè
l'isola dov'è nato Ulisse e dove tornerà dopo le sue innumerevoli
avventure vissute in mare e raccontate da Omero; inoltre, di sacre
sponde e isole feconde. Da notare che entrambe le isole sono greche.
La natura: gli elementi naturali sono numerosi in questa poesia, ma ciò
che è particolare è che ognuno è "rivestito" dal poeta da un aggettivo che
lo contraddistingue, come se il poeta volesse caratterizzare ognuno di loro
con un giudizio autorevole. Troviamo così le sponde sacre, il mare greco,
le isole feconde, le nubi limpide, Itaca petrosa, e infine, la terra materna.
La contrapposizione morte/vita: da un lato abbiamo il poeta che, col
suo corpo che fanciulletto giacque, dà l'idea di un corpo molle e
abbandonato, privo di vita: un elemento che introduce quello finale
della sepoltura, che richiama ancora più forte l'idea della morte cui sembra
destinato il poeta. Ai versi 8-9 troviamo le acque fatali. D'altro canto,
abbiamo anche tutta una serie di elementi che richiamano la vita:
la vergine che nacque, le isole feconde, le fronde (che richiamano la vita
vegetale), l'idea della terra materna.
La contrapposizione io/Ulisse: i riferimenti classici in questa poesia
sono importanti e si evidenziano sia nelle scelte formali che in quelle di
significato. In particolare, tutta la poesia si costruisce su una
contrapposizione tra
[Itaca-Ulisse-Omero] VS [Zacinto-io-Foscolo]
L'idea parte dal fatto che sia Foscolo che Ulisse nascono in un'isola
greca dalla quale vengono allontanati e desiderano ritornare, ma mentre
Ulisse, seppure dopo molte avventure, raggiunge nuovamente Itaca,
Foscolo si rammarica di non poter più tornare a Zacinto. Inoltre i posteri si
ricordano di Ulisse perché le sue gesta sono cantate da Omero, mentre il
poeta teme che dopo la sua morte nessuno si ricorderà di lui.
Figure retoriche
Allitterazioni: le S: sacre sponde, il suono dura della K: corpo ...
giacque, la O: isole feconde ... onde non tacque, fronde, di nuovo il
suono K: altro che il canto, il suono dolce delle labiali M e
N: materna mia terra.
Rime interne: abbiamo un caso di rima interna ai vv. 5 e 6 tra isole
feconde e onde, che aiuta ad ampliare l'effetto lungo, esteso, del primo
periodo.
Personificazione: all'isola di Zacinto vengono attribuite caratteristiche
tipiche dell'essere umano: il poeta le parla come fosse un essere vivente,
poi dice che l'isola si specchia nel mare, come fosse una donna, infine la
assimila ad una madre di cui è figlio.
Osservazioni conclusive
In questa poesia sono evidentissimi gli elementi della poesia neoclassica, che
fanno del Foscolo uno dei principali esponenti italiani del neoclassicismo in
voga tra la fine de Settecento e i primi dell'Ottocento: il richiamo agli antichi
(Omero, Ulisse), alle divinità greche (Venere), alla Grecia (Zacinto). Anche l'uso
di una metrica classica nel sistema metrico italiano, il sonetto, risponde
all'esigenza di rientrare nella tradizione poetica affermata da secoli.
Come detto prima, il poeta costruisce tutta la poesia sulla contrapposizione tra
il destino di Ulisse e il suo:
Ulisse:
- Le sue gesta furono cantate da Omero
- Fu bello (pieno) di fama e sventura
- Ritornò nella sua isola natale
VS
L'Io poeta (Foscolo):
- Non verrà cantato (celebrato) da nessuno
- Non sarà ricordato da nessuno (illacrimata sepoltura)
- Non ritornerà mai a Zacinto
Questa contrapposizione è molto importante perché permette al poeta di
collegare direttamente la propria vita a quell'ideale classico da lui inseguito, e a
presentarsi in qualche modo al lettore come l'ultimo erede di una lunga
tradizione poetica che risale fino agli antichi greci. Ulisse è l'eroe greco per
eccellenza, il viaggiatore sfortunato dall'esilio lunghissimo, che però alla fine si
riscatta per perché riesce a ritornare a Itaca e le sue gesta furono cantate dal
sommo poeta Omero. Foscolo invece, nonostante la vita agitata e passionale,
ricca di viaggi e fughe, non potrà mai ritornare alla sua terra natale (metafora
della sua infanzia), né sarà ricordato da nessuno dopo la morte.
Questo tema ci introduce al pessimismo foscoliano, e quindi ai primi elementi
romantici che in essa si possono già trovare: il tema dell'inquietudine,
dell'esilio dalla propria Patria, e quelli, importantissimi, della morte e
della memoria. Per Foscolo infatti la vita è degna di essere vissuta appieno, con
grande vitalità e impegno civile e politico, ma risulta svuotata di senso se non c'è
nessuno che, a posteriori, possa ricordare quello che è stato fatto dai grandi
uomini. In questo senso la sepoltura ha il grande valore di essere un
monumento importante, non tanto per i morti ai quali non serve, ma per
il ricordo degli uomini e gli eventi del passato che suscita nei vivi. Allo stesso
modo la letteratura può portare alla memoria dei posteri le gesta dei grandi
uomini, proprio come Omero ha fatto con Ulisse.