1. IL POTERE POLITICO
1.1 definizioni
Il diritto costituzionale si occupa del potere e dei suoi limiti. Ogniqualvolta all’interno di una comunità uno o
più soggetti riescono a far prevalere le proprie preferenze, si dice che esercitano un potere sociale, cioè la
capacità di influenzare il comportamento di altri individui.
1. Potere economico
(si avvale del possesso di certi beni necessari o percepiti come tali in una situazione di scarsità)
2. Potere ideologico
(Si avvale del possesso di certe forme di sapere, di conoscenze e dottrine filosofiche o religiose per
esercitare un’azione di influenza)
3. Potere politico
(Per imporre la propria volontà può ricorrere, sia pure come ultima risorsa, alla forza ovvero la
coercizione fisica)
Il potere politico è quella specie di potere sociale che permette a chi lo detiene di imporre la propria
volontà ricorrendo alla forza legittima.
1.2 La legittimazione
Max Weber distingue 3 tipi di potere legittimo: 1. Il potere tradizionaleCredenza nel carattere sacro delle
tradizioni valide da sempre e nella legittimità di coloro che esercitano un’autorità in attuazione di tali tradizioni;2.
Il potere carismaticoPoggia sulla dedizione straordinaria al valore esemplare o alla forza eroica o al carattere
sacro di una persona e degli ordinamenti da essa creati;3. Il potere legale-razionalePoggia sulla credenza nel
diritto di comando di coloro che ottengano la titolarità del potere sulla base di procedure legali ed esercitano il p.
con l’osservanza dei limiti stabiliti dal diritto.
È emerso a seguito delle grandi rivoluzioni liberali del XVIII secolo e trova la sua consacrazione in due documenti:I.
La Costituzione Americana del 1787 II. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (Francia) del 1789.
L’uso della forza è una risorsa estrema e ciò che realmente conta è l’astratta possibilità del suo impiego; si
obbedisce al comando del potere politico non per paura della repressione armata, ma perché si ritiene che
chi emette tale comando sia moralmente autorizzato a farlo.
Il potere, per essere legittimo, deve anche essere legittimato dal libero consenso popolare espresso
tramite elezioni e appositi strumenti (partiti, sindacati, referendum) con cui il popolo può esercitare la
propria sovranità.
Tuttavia, è necessario anche scongiurare il rischio che la legittimazione popolare possa lasciar prendere
piede a nuovi assolutismi, per questo sono stati elaborati gli istituti che caratterizzano il costituzionalismo
contemporaneo:
1. Rigidità costituzionale
2. Giustizia costituzionale
3. Diritti sociali
4. Referendum
5. Tecniche organizzative di rafforzamento del potere di governo
6. Regolamentazione dei mercati
7. Indipendenza del giudiziario
8. Indipendenza di alcune amministrazioni indipendenti
2. LO STATO
2.1 Definizione
Stato: forma storica di organizzazione del potere politico, che esercita il monopolio della forza legittima
in un determinato territorio e si avvale di un apparato amministrativo.
Nasce e si afferma in Europa tra il XV e il XVII secolo e si differenzia dalle precedenti forme di organizzazione
del p.p. per due caratteristiche:
Lo Stato moderno si sviluppa a partire dal sistema feudale, già delle incontrollabili frammentazioni dei
rapporti di potere tra signore, vassallo e vassalli inferiori e tra questi e il “principe”; la società non era
costituita da individui ma da comunità minori famigliari, economiche, religiose e politiche, le quali avevano
ognuna un proprio “sistema giuridico”. Le comunità principali (ceti, stati od ordini, in base al Paese)
operavano come custodi di leggi tradizionali fatte per lo più di accordi con il “principe” e di consuetudini, e
con tale funzione sedevano nei parlamenti medioevali, limitando il potere del principe.
I parlamenti medioevali erano quindi delle assemblee in cui i corpi della nazione e il principe dialogavano, e
il cui consenso era necessario affinché le pretese finanziarie di questo potessero essere soddisfatte.
La dispersione del potere e lo scisma religioso del 1417 portarono così alle guerre civili, ai conflitti
internazionali ed ai saccheggi che sconvolsero l’Europa fino al diciassettesimo secolo, culminando nella
nascita dello Stato moderno in risposta al bisogno di sicurezza ed ordine sociale delle popolazioni coinvolte.
2.3 La Sovranità
Lo Stato moderno è un apparato centralizzato stabile che ha il monopolio della forza legittima in un
determinato territorio. Il concetto giuridico che è servito ad inquadrare questa caratteristica dello stato è
quella di sovranità.
La Sovranità ha due aspetti strettamente intrecciati e conseguenti l’uno all’altro:
1. Sovranità Interna:
Il supremo potere di comando in un determinato territorio
2. Sovranità Esterna:
Indipendenza dello Stato rispetto a qualsiasi altro Stato.
Dopo l’affermazione dello stato moderno si è poi reso necessario definire “chi” vi esercitasse
effettivamente il potere sovrano.
Per lungo tempo sono prevalse tre teorie:
I giuristi tedeschi (Gerber, Laband) ed italiani (Orlando, Santi Romano), fra la fine dell’Ottocento e i primi
del Novecento, configuravano lo Stato come una persona giuridica, vero e proprio soggetto di diritto
titolare della sovranità.
Questa tesi aveva due funzioni:
- Legittimare oggettivamente lo Stato, rafforzando le deboli identità nazionali appena nate (inoltre
“sovrano” era un ente astratto, slegato dalle persone fisiche che lo governavano)
- Risolvere il conflitto tra i due principi politici monarchico e popolare (per esempio l’interpretazione
prevalente dello Statuto Albertino indica che la sovranità apparteneva non al re, non al popolo, ma alla
Nazione).
È stata una delle invenzioni più importanti del costituzionalismo francese dopo la rivoluzione del 1789.
L’art. 3 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino affermava infatti che “la sovranità appartiene
alla Nazione da cui emanano tutti i poteri”.
Cessava qui l’identificazione dello stato con la persona del Re (“L’état c’est moi”, Luigi XIV) e al suo posto fu
collocata l’entità collettiva Nazione, a cui si apparteneva perché accomunati da valori, ideali, legami di
sangue e tradizioni comuni.
La sovranità nazionale aveva due funzioni: intendeva porre fine all’assolutismo regio ed anche al vecchio
ordinamento sociale di tipo comunitario/classista, a favore del singolo individuo.
La sua formulazione più nota è dovuta a Jean Jacques Rousseau (XVIII sec.), il quale faceva coincidere la
sovranità con la volontà generale, a sua volta identificata con la volontà del popolo sovrano, l’insieme dei
cittadini considerati come un unico ente collettivo. Nella visione di Rousseau, il popolo doveva esercitare
direttamente la propria sovranità senza ricorrere alla delega di potere decisionale ai suoi rappresentanti.
Tutte le teorie illustrate hanno almeno un elemento comune: l’assenza di vincoli giuridici fondamentali al
potere dello Stato capace di vincolarlo: tutte le leggi che disciplinavano l’agire dello stato erano
autoimposte e in quanto tali, rimovibili.
2.4 Nuove tendenze della sovranità
Il costituzionalismo del Novecento ed in particolare quello del secondo dopoguerra ha visto la generalizzata
affermazione del principio della sovranità popolare, seppur calmierata nel suo carattere di esercizio diretto
da tre fattori:
-La sovranità popolare è inserita in un sistema rappresentativo basato sul suffragio universale, ove il
consenso popolare diventa la condizione preminente di legittimazione dello stato;
-La diffusione di costituzioni rigide con efficacia superiore alla legge e modificabili esclusivamente
attraverso procedure complesse e l’istituzione della Corte Costituzionale a garanzia della preminenza della
costituzione;
-L’affermazione di organizzazioni internazionali.
In conclusione, il sistema di limiti ed i principi previsti dalla Costituzione che si sostanziano nella garanzia
delle minoranze e nei diritti fondamentali, devono prevalere sulla volontà di chi detiene il potere politico.
2.5 Sovranità ed organizzazione internazionale
L’affermazione di organizzazioni internazionali è appunto la terza tendenza che contribuisce alla limitazione
della sovranità. Tradizionalmente la sovranità esterna non trovava limitazioni al di fuori del diritto
internazionale, i Trattati tra Stati, ma questa idea di sovranità ha trovato il proprio culmine e fallimento con
i due conflitti mondiali. Si è quindi sviluppato un processo di limitazione giuridica della sovranità esterna
degli stati, con la finalità principale di garantire la pace e tutelare i diritti umani. Il processo è stato avviato
con il trattato istitutivo dell’ONU, approvato a San Francisco il 26 giugno 1945, e con la sua Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948), ma da questa non discendono vincoli giuridici.
La limitazione della sovranità è diventata molto più evidente con la creazione in Europa di organizzazioni
sovrannazionali, poi sfociati nella costituzione della Unione Europea.
La storia della Comunità Europea comincia nel 1951 con l’istituzione della della CECA (Comunità
europea del carbone e dell’acciaio) grazie al trattato di Parigi.
I Trattati di Roma entrati in vigore il 1 Gennaio 1958 istituivano la CEE (Comunità Economica
Europea) e l’Euratom (Comunità Europea per l’Energia Atomica).
Il Trattato di Brussels del 1965 fuse gli organi esecutivi delle 3 organizzazioni (Consiglio e
Commissione).
Nel 1976 venne decisa l’elezione diretta a suffragio universale del Parlamento Europeo.
Nel 1987 entrò in vigore l’Atto Unico Europeo, che espandeva le competenze formalmente
attribuite alla comunità Europea (politica sociale, ambiente, coesione economica e sociale etc.).
Con il Trattato di Lisbona (o Trattato di Riforma) dal 1° dicembre 2009 l’Unione Europea ha
definitivamente sostituito la Comunità Europea.
Il nucleo originario della Comunità includeva 6 paesi: Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda,
Lussemburgo.
Gli stati membri dell’UE hanno trasferito alle organizzazioni che ne fanno parte poteri rilevanti attribuendo
loro sia la competenza a produrre, in determinati ambiti, norme giuridiche (efficaci e vincolanti per gli Stati
e in linea di massima prevalgono sul loro ordinamento interno) e di adottare decisioni prima riservate agli
stati in campi come la politica monetaria o agricola. Va però ricordato che queste organizzazioni non si
sostituiscono interamente allo Stato, come stabilito nel 1993 dalla Corte Costituzionale tedesca, la quale
ricorda che una legittimazione democratica dell’UE è possibile solo riconoscendo preminenza ai Parlamenti
nazionali.
La Corte costituzionale italiana invece ha messo un limite all’azione delle istituzioni comunitarie con
l’istituzione di “controlimiti” rappresentati dai principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale.
L’UE è nata con l’obiettivo di assicurare ai paesi membri una pace duratura e integrare le economie dei
paesi fondatori: per questo motivo il trattato di Roma mirava perlopiù all’instaurazione di un mercato
comune. Il passaggio dell’UE dall’Europa dei mercati all’Europa dei diritti iniziò con il trattato di Maastricht,
art. 6.2 : “L'Unione rispetta i diritti fondamentali quali sono garantiti dalla Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, e quali
risultano dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, in quanto principi generali del diritto
comunitario.”
Allo scopo di fornire fondamento all’integrazione di diritti di origine giurisprudenziale in un documento
costituzionale, si arrivò nel dicembre 2000 alla proclamazione della Carta dei diritti dell’Unione Europea.
Questa è articolata in sei capi, ciascuno riconducibile ad un valore o principio fondamentale: dignità umana,
libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia, più un capo sulle disposizioni generali.
2.6 Territorio
La sovranità è esercitata dallo Stato su un determinato territorio. La precisa delimitazione del territorio è la
condizione essenziale per garantire allo Stato l’esercizio della sovranità e per assicurare agli altri stati la
propria indipendenza.
1. Terraferma
2. Acque entro i confini territoriali
3. Mare territoriale
4. Piattaforma continentale
5. Spazio atmosferico sovrastante
6. Navi e aeromobili battenti bandiera quando si trovano in spazi non soggetti alla sovranità di alcuno Stato
7. Sedi di rappresentanze diplomatiche all’estero.
1) Terraferma
Porzione di territorio delimitata da confini naturali o artificiali. Di regola sono delimitati da Trattati
internazionali.
2) Mare Territoriale
Fascia di mare costiero interamente sottoposta alla sovranità dello stato.
Tradizionalmente si estendeva fino al punto in cui lo stato poteva esercitare materialmente la propria forza.
Per lungo tempo fu stabilita in 3 miglia, la gittata massima dei cannoni.
Oggi quasi tutti gli stati fissano in 12 miglia marine il limite del mare territoriale, adeguandosi all’ultima
convenzione internazione in materia (Montego Bay, Giamaica, 10/12/82). Questo è il medesimo limite
adottato dall’Italia. Alcuni stati rivendicano però un’estensione maggiore.
3) Piattaforma Continentale
Costituita dallo zoccolo continentale, quella parte di fondo marino di profondità costante che circonda le
terre merse prima che la costa sprofondi negli abissi marini. Gli stati possono riservare a sé l’utilizzazione
esclusiva delle risorse naturali purché le acque siano libere.
I fattori alla base della globalizzazione dell’economia sono i seguenti:
- Il progresso tecnologico;
- La Smaterializzazione delle ricchezze tradizionali;
- L’accresciuta importanza di altri beni immateriali come conoscenza ed informazione;
- Lo sviluppo dell’informatica e la creazione di reti telematiche che consentono lo spostamento
rapidissimo di informazioni e capitali in tutto il globo;
- Lo sviluppo di sistemi produttivi flessibili che consentono alle imprese di spostarsi rapidamente da
un luogo all’altro o di allocare le diverse fasi del ciclo di produzione in aree territoriali diverse.
A causa della globalizzazione e della sua conseguente creazione di un mercato mondiale, il controllo che lo
Stato esercita sul proprio territorio si è notevolmente affievolito. Ciò è particolarmente evidente nel
mercato unico europeo, dove persone, merci e capitali sono liberi di spostarsi entro i confini della UE.
L’art.3 del TUE garantisce ai cittadini dell’unione uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere
interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto
concerne i controlli alle frontiere esterne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta
contro quest’ultima. Non solo le merci, ma anche le persone possono spostarsi liberamente e risiedere
all’interno di uno stato membro (art. 12 TFUE). I controlli sulle persone alle frontiere interne sono stati
aboliti del tutto con riguardo agli Stati che aderiscono alla zona Schengen (22 Stati membri, 4 non membri
ma aderenti alla zona Schengen: Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein).
Di contro, l’Unione deve assicurare il controllo delle frontiere esterne e lo stato di primo ingresso deve
quindi esercitare un controllo adeguato a garantire le esigenze di sicurezza sue e di tutti gli altri stati
membri.
2.7 Cittadinanza
La cittadinanza è uno status cui la Costituzione riconnette una serie di diritti e di doveri. Essa è condizione per
l’esercizio di diritti connessi alla titolarità della sovranità da parte del popolo, tra cui in particolare i diritti politici
come l’elettorato attivo e passivo.
L’art. 22 della Costituzione italiana stabilisce che nessuno può essere privato della cittadinanza per motivi politici
(oltre a vietare di provare una persona, per motivi politici, della capacità giuridica e del nome).
I modi in cuila cittadinanza può essere acquistata, persa o riottenuta sono disciplinati salla legge 91/1992 ed il
relativo regolamento di esecuzione adottato con d.P.R. 572/1993, modificati in senso restrittivo dalla legge
94/2009.
1) Con la nascita, per ius sanguinis o ius soli (nati in Italia da genitori ignoti o apolidi, o che
nato in Italia da stranieri non ottenga la cittadinanza dei genitori sulla base delle leggi cui
appartengono).
2) Dallo straniero nato in Italia che, avendovi risieduto legalmente senza interruzioni fino al
raggiungimento della Maggiore età, richieda di ottenere la cittadinanza al compimento dei 18
anni.
3) Su istanza dell’interessato, gravata dal pagamento di euro 200, rivolta al sindaco della
città di residenza o all’autorità consolare:
-- Coniuge straniero o apolide di Cittadino italiano (dopo che il matrimonio risieda in Italia da
almeno 2 anni; al decorrere di 3 anni dalla data del matrimonio e in costanza del medesimo; I
termini si dimezzano in presenza di figli);
-- Straniero che possa vantare un genitore o ascendente in linea retta di secondo grad oche sia
italiano per nascita;
-- Straniero maggiorenne, adottato da Cittadino italiano e residente dal almeno 5 anni
successive all’adozione su territorio nazionale;
-- Straniero che abbia prestato Servizio alle dipendenze dello Stato per almeno 5 anni
-- Cittadino UE dopo almeno 4 anni di residenza;
-- Apolide, dopo 5 anni di residenza;
-- Straniero dopo 10 anni di residenza regolare.
1) Per rinunzia qualora il Cittadino stabilisca la residenza all’estero oppure essendo figlio di una
persona che abbia acquistato o riacquistato la cittadinanza, raggiunta la Maggiore età e sia in
possesso di altra cittadinanza;
2) Per assunzione di pubblico impiego o carica pubblica presso uno Stato estero o un ente
internazionale cui non partecipi l’Italia, se non si ottemperi all’intimazione che il Governo
rivolge di abbandonare l’impiego o la carica;
3) Per prestazione di Servizio militare per uno stato estero se non si ottemperi all’intimazione
che il Governo rivolge di abbandonare il Servizio militare;
4) Al coniuge del cittadino italiano che l’abbia richiesta al compimento della Maggiore età o
per naturalizzazione, in caso di condanna definitiva per:
-- Delitti con finalità di terrorismo;
-- Protezione a membri di associazioni terroristiche;
-- Sottrazione di beni o capitali per finanziare attività terroristiche.