Il Verismo è un movimento letterario che si diffonde solo in Italia tra l'Ottocento e i primi anni del Novecento. Il termine deriva dal bisogno dello scrittore verista di riprodurre la realtà in modo oggettivo. Il Verismo affonda le sue radici nel Naturalismo, una corrente letteraria francese, del quale il maggior autore fu Émile Zola: lui ritiene che il romanzo deve essere un documento oggettivo in cui viene affrontato un problema al quale si cerca di trovare una soluzione. Nelle opere veriste, invece, non solo non si raggiungerà mai una totale oggettività nel narrare i fatti, ma ci sarà anche un pensiero di rassegnazione. Perciò il romanziere naturalista e verista deve rappresentare tutti gli aspetti della realtà, anche i più penosi e sgradevoli, nella maniera più fedele possibile; per far provare al lettore una sensazione di profonda ingiustizia alla quale i protagonisti si sono abbandonati. I caratteri principali del Verismo sono: Il regionalismo: i veristi analizzano le realtà sociali tipiche di una regione; Il pessimismo perché esprime una visione negativa della vita del popolo; L'impersonalità, perché rappresentano la realtà in modo quasi del tutto oggettivo; Il linguaggio: gli scrittori veristi adottano la lingua nazionale della gente semplice, senza però far ricorso al dialetto. Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Già a diciassette anni scrisse il suo primo romanzo. Frequenta la facoltà di giurisprudenza, senza laurearsi per poi partecipare alle vicende della seconda guerra di indipendenza del 1859, arruolandosi durante la spedizione dei Mille. Nel 1869 si reca a Firenze e poi a Milano. Fondamentale per la sua formazione di verista è il suo incontro a Parigi con Émile Zola. Durante il suo soggiorno a Milano, Verga scrive le sue opere più importanti. Muore a Catania nel 1922. Verga, nelle sue opere rappresenta la realtà sociale della Sicilia negli ultimi decenni dell'Ottocento: i protagonisti delle sue opere sono i "vinti", cioè coloro che sono destinati ad essere sconfitti nella lotta per l'esistenza. Egli usa uno stile impersonale, evita, quindi di esprimere il suo personale giudizio mentre narra i fatti. Nonostante il principio dell'impersonalità, tutte le opere di Verga sono pervase da una atmosfera di intensa commozione e di pietà per i protagonisti, vittime di un destino crudele. Nei romanzi e nelle novelle egli mette in scena la sua concezione pessimistica della vita: per tutti vivere significa lottare duramente per la vita e solo i più forti sopravvivono. Tra le opere più importanti ricordiamo: "Una peccatrice" e "Storia di una capinera", romanzi scritti in giovane età; "Nedda", il primo racconto verista di Verga che narra della tragica vicenda di una donna che vede morire lentamente nella miseria a uno a uno tutti suoi cari; "Vita dei campi" e "Novelle Rusticane", raccolte di novelle narranti la vita di operai; "I Malavoglia" che narra le vicende di una famiglia di pescatori che finiranno in miseria; "Mastro Don Gesualdo" in cui si narra la storia di un modesto collaboratore che riesce ad arricchirsi diventando padrone di molte terre e che attraverso il matrimonio realizza il suo sogno di entrare nel mondo dei nobili, ma alla fine muore solo e abbandonato. Il protagonista del brano che ho scelto di portare viene chiamato da tutti Malpelo perchè ha i capelli rossi e secondo una antica credenza popolare, i capelli rossi erano un segnale esterno di animo cattivo. Malpelo era maltrattato da tutti nella miniera in cui lavorava: veniva preso a sassate e, a pranzo, si recava in un angolo per mangiare da solo. Il padre era morto lavorando in quella stessa miniera schiacciato sotto un pilastro e, dopo quel tragico evento, pareva che il ragazzo fosse diventato ancora più cattivo. Egli fece amicizia con un ragazzo chiamato da tutti "Ranocchio”, ma a volte lo picchiava molto forte dicendogli di imparare a difendersi. Malpelo raccontava a Ranocchio come veniva trattato nella miniera: veniva accusato ingiustamente e picchiato più volte senza che nessuno gli prestasse fiducia. In miniera, Malpelo raccontò a Ranocchio della morte del padre e lo portò a vedere il triste luogo. Quando un giorno Ranocchio si ammalò, fu portato fuori dalla miniera su un asino; Malpelo provò a caricarlo sulle sue spalle, del sangue uscì dalla bocca: era un segno di tubercolosi. Ranocchio stette sempre più male sino a quando morì. A Malpelo non rimase più nessun amico, rimase solo. La madre si era risposata e si era trasferita con la sorella. Un giorno, nella miniera, si doveva esplorare un passaggio pericoloso, che nessuno voleva percorrere. Fu mandato Malpelo e non fu più ritrovato. Il tema della novella è il lavoro nelle miniere, e l'argomento la storia di Rosso Malpelo. Lui è il protagonista principale, poi in ruoli secondari troviamo Ranocchio, il padre, i minatori. Trovo quest'opera rappresentativa del periodo verista per le descrizioni accurate dei personaggi e per l'impersonalità utilizzata. Si riesce a capire cosa significa per l'autore la perdita di un caro, momento che ha vissuto anche lui da piccolo. Queste correnti letterarie si tradurranno in arte nella corrente impressionista come desiderio di voler rappresentare la realtà.