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Nell’art. 20 TFUE, si prende questi conetti e si aggiunge che c’è una dimensione soggezione
alla sovranità dei tratti, quindi i cittadini non acquisiscono solo diritti ma diventano titolari
anche di alcuni doveri, ovviamente minori rispetto a quelli che si hanno in rispetto agli
ordinamenti degli stati di appartenenza, ma che acquisiscono una determinata importanza,
come ad esempio, i doveri tributari, che non spettano solo allo stato, anche all'Unione, nella
misura in cui si è tenuti a concorrere nella gestione di questa dimensione sovrastatale.
- isonomia1
- la corrispodenza obbligatoria con la cittadinanza nazioanle
- carattere addizionale e non sostitutivo o alternativo
1
L'eguaglianza di fronte alla legge: principio fondamentale della democrazia fino dalle esperienze
politiche degli antichi Greci.
- godimento di una tutela diplomatica e consolare
La prima dimensione da esaminare nei diritti del cittadino, è quella politica, perché ha già
preso corpo prima ancora di essere ufficializzata nei trattati di Maastricht e Amsterdam,
poiché già nel 1979, i cittadini avevano partecipato all’elezione diretta del PE (art. 14.2
TUE). Questa elezione è funzione di un diritto di rappresentanza, all'interno del Parlamento,
che nizialamete era delle popolazioni ora è dei cittadini degli stati. Inoltre, introduce la
possibilità di elettorato attivo e passivo: ogin cittadini, fatte salve eventuali limitazioni, è
titolare della duplice condizione di elettore ed eleggibile.
I diritti elettorali
I diritti elettorali prevedono una doppia strada, molto simili tra loro, ma una a livello più
alto e l’altra a livello più basso dell’organizzazione politica in seno all’Unione. Il più alto
appartiene al PE e quello più basso, ovvero più vicino ai cittadini, alle elezioni comunali, ma
troviamo la stessa condizione isonomica (attivo e passivo).
Nel concreto, questo diritto attivo e passivo, vuol dire che un cittadino dell’Unione, ovunque
si trovi, ma sempre in Europa, ha il diritto di esercitare il voto, e anche di essere candidato
nelle liste elettorali di quel paese; al contempo, ci si può candidare al Parlamento europeo ed
eletto all’interno di quel paese.
Come si struttura l'esercizio del diritto ca livello comunale?
Un cittadino legalmente residente nel comune, può esercitare il diritto comunale come i
cittadini che provengono da quel comune, e candidarsi in quanto sindaco o consigliere pur
non avendo la cittadinanza di quello stato.
Da questa doncidizione isonmica (rinocosicmonweto egualitario di diritti) rimane esclusa
una fascia di livello istituzionale degli stati e delle regioni: non vi è risarcimento di diritto
elettorale per persone che non hanno la cittadinanza di dato paese.
Un'altra forma di coinvolgimento dei cittadini europei è connotata dal diritto di petizione, al
possibilità di presentare istanze al Parlamento europeo, così come di fare ricorso al
mediatore europeo a tutela dei propri diriti nei confronti dell'amministrazione dei
proorpiodiritit, al contempo, il cittadino può comunicare direttamente con le istituzioni
dell'Unione, anche con l’uso della propria lingua purché riconosciuta dai trattati istitutivi
dell'Unione europea.
Nel quadro dei diritti politici rientra la facolta di carattere fortemente innovativo voluto in
occasione del Trattato di Lisbona del 2007, accogliendo una sollecitazione del PE che ha
sempre ritenuto una dinamica partecipativa dei cittadini, un qualcosa di fondamentale per
l’integrazione europea, ha portato alla possibilità dei cittadini di far attivare alcuni organi
dell’Unione mediante sollecitazione di almeno un milione di persone, che abbiano la
cittadinanza di un numero significativo di Stati membri (ad oggi, almeno ¼ degli Stati,
affinché l'iniziativa non assuma valore unilaterale), possono prendere iniziativa di invitare
la Commissione europea, nell’ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta
appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico
dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati. L’iniziativa dei cittadini è regolamentata
sulla base giuridica dell’art. 11.4 TUe, art. 24.1 TFUE, i regolamenti UE n. 211/2011 e
2019/788, gli artt. 229 e 230 del regolamento del PE.
Si è obbligatoriamente nello spettro delle competenze dell’Unione, quid regolamentata dai
trattati, all’interno dei quali si tratta di attivare una azione politica o politico legislativa da
parte delle Commissione europea. Si può sollecitarla, ma non è obbligo della Commissione
farlo, tuttavia la si mette con le spalle al muro e la si obbliga, quantomeno ad approfondire la
questione, a pronunciarsi su come vuole o perché non voglia attivarsi sulle determinate
questioni.
Questa proposta appropriata può avere uno sviluppo di carattere legislativo (proposta di
direttiva, regolamento) o semplicemente di orientamento e posizione politica assumibile
attraverso una decisione.
A. Comitato dei cittadini: minimo di 7 persone che deve risiedere in almeno 7 Stati
diverse, che compongono il comitato, e devono avere almeno 18 anni (età per votare al PE,
25 per voto passivo) e presentano un documento con titolo, la materia e breve descrizione
dell’iniziativa e indicando, sempre, la base giuridica proposta per il provvedimento
normativo che viene suggerito e viene integrato, se del caso, con una serie di indicazione
circa le fonti di finanziamento (principio di trasparenza) e di eventuale integrazione del
materiale necessario.
C. Raccolta delle dichiarazioni di sostegno (raccolta delle firme nel nostro ordinamento,
50.000) (entro 12 mesi, un milione di dichiarazioni di sostegno) la sottoscrizione della
condivisione da parte del singolo cittadino europeo. La raccolta di un milione di firma è
molto complessa, di fatto vengono dati 12 mesi per mettere insieme in formato cartaceo o
elettronico l’insieme di firme. Negli anni si è sviluppato una raccolta di firme online,
certificato delle autorità competenti nazionali e poi confluite in una raccolta complessiva
europea. Le sottoscrizioni in una fase successiva vengono verificate dagli stati nazionali.
E’ utile avere un'idea delle iniziative esperite ed in corso dalla cittadinanza europa. I quattro
principali argomenti che hanno raggiunto il numero di firme:
Ogni cittadino al di fuori di un territorio al di fuori dell’Unione, grazie a quanto previsto dal
Trattato di Maastricht, gode di una tutela particolare da parte anche della autorità
diplomatiche e consolari degli altri stati membri (se un italiano si trova in un paese non
UE in cui non ci sono nè ambasciata e consolati italiani, può ricorrere alle corrispondenti
autorità di altri paesi dell’Unione: solida cooperazione degli stati, che permette un aiuto
maggiore ai cittadini).
Nel caso della protezione diplomatica, lo Stato UE surroga il paese d'origine nel protegge i
cittadini perché son stati oggetto della violazione del diritto internazionale, e.g. azioni
illegittime o criminali che hanno gravemente leso un cittadino nell’esercizio di azioni
riconosciute dal diritto internazionale.
Mentre, nella protezione consolare, lo Stato UE surroga il paese di origine nel sostenere il
cittadino nel far valere i propri diritti (diritti sociali, sanitaria, educativa etc) in base
all’ordinamento giuridico del Paese ospitante. Ad esempio, se intendo poter far valere
questi diritti nella ricerca di un lavoro, o nell’avvio di un'attività economica, se non ho al mio
fianco un consolati del mio paese, posso fare ricorso ad un altro consolato di un paese
dell’Unione, che giova a paesi piccoli che non hanno una sufficiente rappresentanza nel
mondo.
Tra le conquiste più rilevanti, vi è il diritto di circolare e soggiorno all’interno degli altri
stati membri dell’Unione: ci sono, ovviamente, delle limitazioni stabilite in questo senso, ma
la base giuridica è molto forte (art. 21 TFUE, art 3.2 TUE, art 45 CDFUE) e siamo ad una
espansione della condizione di libera circolazione originariamente prevista dal trattato
della Comunità europea, che disponeva solo per i lavoratori dipendenti e prestatori di servizi
(quindi solo in relazione all'attività lavorativa). Con Maastricht si è esteso tutto ai cittadini e
anche ai loro familiari.
La circolazione delle persone, distinta dal momento lavorativo: lo spazio di integrazione,
Schengen, sappiamo che è nata in forza di impegni di cooperazione intergovernativa, che
ha avuto nel tempo, un'espansione fino a quasi coincidere con il territorio interno
dell’Unione. 22 Stati membri ne fanno parte, oltre a 4 partner, che hanno voluto
consentire la mobilità facilitata all'interno dei territorio anche fuori dai confini extra unione
europea (Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein) per un totale di 26 membri a pieno
titolo.
Le conquiste dell’accordo di Schengen hanno fatto un aquis generalizzato che tiene fuori solo
i paesi che hanno avuto prima del Trattato di Lisbona la facoltà di opting out, di rimanere
fuori dall’applicazione di questa disposizione. I paesi di futuro ingresso nell'UE saranno
automaticamente integrati, è quindi un principio integrativo dell'Unione a tutti gli effetti.
Questa libertà si è fortemente avvalsa del lavoro della CGE che ha sancito la connaturalità di
questo diritto, alla vocazione stessa dell’Unione. In tempi più ravvicinati, le regole sono state
regolate in maniera regolare: direttiva 38 del 2004, compiuta per incoraggiare la mobilità
riducendo al minimo e indispensabile le procedure burocratiche, e vessazioni
amministrative che impedivano il libero insediamento all'interno del territorio dell’Unione.
Aiuta a fornire anche una migliore definizione dello status di “familiare” (poiché è possibile
coniugarsi o avere comunque membri familiari di diversa nazionalità europea) e limitare le
possibilità di rifiuto dell’ingresso o di estinzione del diritto di soggiorno.
Il concetto di familiare, è un concetto non sempre uniforme e coerente a un ordinamento
giuridico all’altro: la stessa nozione di matrimonio è oggetto di regole diverse, così come il
problema che riguarda i matrimoni LGBT, e per questo è stata utile la posizione presa dalla
BCE con la sentenza Coman C-673/16, per cui si è stabilito che i matrimoni omosessuali
fossero possibili, in termini del diritto dell’unione europea.
Il partner, anche se non coniugato legalmente, deve avere una registrazione ufficiale, e
questo limita la libera circolazione dei questo partner al seguito, perché deve essere
equiparata dalla legislazione dello stato ospitante, in seno all’Unione.
Il problema dei discendenti viene risolta in maniera estesa: i discendenti diritti hanno
possibilità di muoversi finché hanno 21 anni, o sono a carico, così come quelli del coniuge o
partner registrato; gli ascendenti diretti a carico e di quelli del coniuge o partner registrato. Il
diritto è allargato inglobando anche la dimensione più vasta del suo rapporto familiare.
Diritti e obblighi:
- oltre 5 anni: diritto di soggiorno permanente legale, dopo cinque anni di ininterrotta
residenza legale. Scatta, quindi, il diritto di mantenere la condizione anche per il
periodo successivo.
“Le s ocietà c ostituite conformemente alla legislazione di uno Stato membro e aventi la sede
sociale, l'amministrazione centrale o il centro di attività principale all'interno dell'Unione,
sono equiparate, ai fini dell'applicazione delle disposizioni del presente capo (= Diritto di
stabilimento), alle persone fisiche aventi la cittadinanza degli Stati membri …” (art. 54
TFUE). ⇒ le società (persona giuridica, contenente persone fisiche) possono operare qualora
ci sia un trasferimento di attività da uno stato all’altro.
Il fenomeno migratorio
Per analogia dei fatti, si analizza ora il fenomeno dell’immigrazione, che risulta essere un
fenomeno recente per il complesso dell’Unione: molti paesi hanno fatto oggetto di
migrazione, in seguito alla colonizzazione, per effetto di vicinanza territoriale, ma l’impatto
su scala continentale e in riferimento all'Unione, inizia nel 2013, che vede come soggetti,
sia rifugiati, sia migranti (diversi quadri giuridici). Il fenomeno è diventato estremamente
acuto nel corso del 2015: circa un milione di persone, di cui maggior parte dalla zona bellica
siriana.
Che cosa dicono i tratti, che hanno subito una serie di modifiche legate al fenomeno: è
inquadrato tra gli obiettivi di una politica precisa. Si cera una politc acumene
dell’immigrazione, non è stata trasferita la competenza di flussi migratori, ma dare una
risposta comune alla grande emergenza. L’idea di fondo, consacrati negli artt. 79 e 80
TFUE, puntano ad instaurare un approccio equilibrato, per trattare la migrazione legale e
per contrastare l'immigrazione illegale.
Per approccio equilibrato si intende una vasta gamma di equilibri da raggiungere,
specialmente nei territori che sono più o meno sollecitati dal flusso, sia nel senso
dell’accoglimento, sia nel senso della redistribuzione, e d equilibrio delle misure adottate per
evitare che ci siano delle tendenze troppo marcate ad incidere su alcuni paesi piuttosto che su
altri, Inoltre l’UE ha stabilito che si ounto ad avere un trattamento equo dei paesi: no
vantaggio id popolazioni a detrimento di altri, senza discriminazioni di professione religiosa,
è non a vantaggio o svantaggio di determinate categoria come genere e età. Si deve operare
con una visione globale ed equilibrata.
Il contrasto all'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, devono essere
oggetto di confronto e di condivisione affinché si limitino se non annichilire. Inoltre, l'UE si
propone di diventare interlocutore con tutti i paesi nei confronti dei quali, si deve relazionare
affinché il fenomeno sia gestito e contenuto, di cui deve trattare e cooperare per questioni di
problemi connessi, come ad esempio, una cooperazione economica per prevenire, se
adeguatamente risolti, le generazioni di queste migrazioni, i problemi di sicurezza nel
trasporto, forme di cooperazione per l’integrazione delle persone.
Si ha, anche, sviluppato un livello uniforme di diritti e doveri per gli immigrati legali, al
fine di creare delle condizioni omogenee per il loro ingresso e soggiorno nel territorio
dell’Unione.
- definire le condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi che entrano
e soggiornano legalmente in uno degli Stati membri, anche a fini di ricongiungimento
familiare. Requisiti che devono essere presenti affinché le persone, lavoratori o
meno, possano legittimamente entrare e soggiornare all’interno degli stati membri, sia
per cercare o esercitare un lavoro, o per migrazione di ricongiungimento familiare.
Nel caso della migrazione che si è sviluppata dal 2013 (migrazione di emergenza) non
facilmente arginabile, il numero di persone mosse in assenza di precise condizioni
lavorative, in quanto persone assorbibili dal mercato del lavoro dell’Unione, è
aumentato sensibilmente ( → tanti “parassiti” o obbligati a scappare).
- definizione dei diritti dei cittadini di paesi terzi regolarmente soggiornanti in uno
Stato membro, comprese le condizioni che disciplinano la libertà di circolazione e di
soggiorno negli altri Stati membri. Si parla di diritti fondamentali per quanto riguarda
l’esercizio e definizione degli ulteriori diritti riconoscibili, e.g. di circolazione e si
sgonfiano non solo all’interno del paese di arrivo (regolato dall'ordinamento del
paese stesso), ma anche la possibilità di esercitare la mobilità pari a quella dei
cittadini dell’UE, dopo essersi insediati legalmente. → isonomia: non ci sono migranti
di serie A o B. Questo è il mandato dell’Unione che assolve in procedura legislativa
ordinaria: dopo il trattato di Lisbona, il PE è stato chiamato a cooperare con il
Consiglio per definire questi due aspetti (soggiorno e diritti). Vas subito detto, (art.
79.5) che gli stati membri non hanno demandato all’Unione il compito di stabilire i
volumi di ammissione per le persone provenienti da paesi terzi in cerca di lavoro
(manodopera, o intellettuale): rimane appannaggio la quota di immigrazione agli Stati
membri. L’UE può fornire strumenti e concorrere, ma è il singolo stato membro a
rimanere libero alla loro definizione.
Sui temi particolarmente delicati, quali sulla concezione di asilo politico, protezione
sussidiaria e protezione temporanea, l’UE non è detentrice di una competenza normativa
vera e propria, bensì, sviluppa solo una politica comune.
Si vuole che ci sia uno status appropriato per i cittadini di paesi terzi che affluiscono nel
territorio UE, e che necessitano di una particolare forma di tutela, ma no si è stabilito che si
disciplinata direttamente dell’Unione.
Vi sono, però, sullo sfondo dei trattati internazionali, che intervengono in maniera
significativa, quali la convenzione di Ginevra del 1951, e il protocollo del 1967 sullo status
dei rifugiati e altri trattati pertinenti. sullo status
Protezione sussidiaria: collegata alla situazione per cui, un soggetto che non ha una
condizione di persecuzione analoga a richiedente d'asilo (quindi non dimostra una
persecuzione personale ai sensi dell’art. 1 della Convenzione di Ginevra) ma si trova
comunque in una situazione rischiosa, e.g condanna a morte o di essere sottoposto a minacce
gravi. E’ comunque una protezione ampia che permette l’accesso, anche se in maniera più
limitata rispetto al detentore di asilo politico, a certe opportunità.
Protezione temporanea: fenomeno che ha avuto una forte crescita negli ultimi anni. Non è
una protezione individuale, bensì collettiva che ha come presupposto un afflusso molto
massiccio di persone da paesi terzi, che si registra quando questi cittadini o apolidi, abbiano
dovuto abbandonare il loro Paese o regione d'origine o che siano stati evacuati, fuggiti da
zone di conflitto armato o di violenza endemica, o soggetti a rischio grave di violazioni
sistematiche o generalizzate dei diritti umani, o già vittime di siffatte violazioni.
Bisogna ricordarsi che ci sono fattori estremamente importanti, come i rifugiati economici
che non hanno risorse per vivere,e ultimamente anche rifugiati climatici.
Lo strumento complessivo con il quale è stato affrontato il tema delle procedure per le tutele
nei confronti delle migrazioni irregolari, è stato stabilito dal Regolamento di Dublino, del
2013 che ha stabilito i criteri e meccanismi per la determinazione dello stato membro
competente ad esaminare la domanda di protezione presentata ad un qualsiasi degli Stati
membri. E’ stato oggetto di forti critiche perché addossa una grossa parte di responsabilità
sugli stati facilmente da approdare dalle tratte, come Italia, Malta Grecia, che non è stato
reputato equo. L’UE deve dare delle risposte omogenee a questa grande emergenza.