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libertà contrattuale, della parità contrattuale, non è un principio così assoluto, non lo è più neanche
nel diritto civile (pensate a quella branca del diritto civile che è il diritto dei consumatori che implica
il riconoscimento di un contraente, il consumatore, che ha un grado di debolezza contrattuale
conosciuto e accertato attraverso tutte le disposizioni legislative che impongono meccanismi di
protezione di questo contraente che è il consumatore e che non è dotato della stessa forza
contrattuale dei soggetti con i quali entra in contatto).
Il lavoratore come individuo è un soggetto debole dal punto di vista contrattuale, disposto ad
accettare le condizioni contrattuali che gli sono offerte dal datore di lavoro perché non è in grado di
opporsi a queste condizioni offerte dal datore di lavoro, pena la perdita del lavoro o l’impossibilità
di stipulare il contratto di lavoro. Ci sono delle eccezioni nel diritto del lavoro a questo generale
tratto del lavoratore come ”lavoratore debole contrattualmente”; per esempio pensate ai lavoratori
che operano nel campo delle nuove tecnologie, un lavoratore esperto di architetture web è un
lavoratore che ha un’elevata professionalità e che quindi può, nello stipulare il contratto di lavoro
chiedere al suo datore di lavoro, salari superiori e condizioni di lavoro migliori perché è un lavoratore
forte dal punto di vista contrattuale. Egli ha la possibilità di trovare un’altra occupazione presso un
altro datore di lavoro e quindi questo lo pone in una posizione di maggiore sicurezza nel chiedere al
datore di lavoro condizioni migliorative. Queste erano eccezioni, ma in generale possiamo dire che
ancora il ritratto tipico del lavoratore subordinato è la sua condizione di debolezza contrattuale,
all’interno del contratto. Ma questa debolezza all’intero del contratto di lavoro è un derivato, è la
giuridificazione , proviene dal mercato del lavoro, il lavoratore è debole all’interno del contratto di
lavoro perché è debole anche nel mercato del lavoro, perché ha difficoltà a trovare occupazione, se
viene licenziato può essere difficile trovare un’altra occupazione in tempi brevi, perché non ha la
formazione adeguata per trovare un’occupazione migliore: tutte queste son debolezze che il
lavoratore ha all’interno del mercato del lavoro. Questa debolezza contrattuale come la si può
superare? Fondamentalmente attraverso due tecniche:
dal fatto che occorresse adottare misure a tutela della salute pubblica, ad esempio l’istituto
del lavoro agile, il cd. smart working è stato modificato a causa della pandemia, durante
questa si son derogati alcuni principi cardine dell’ordinamento giuslavoristico come il
principio del consenso del lavoratore allo svolgimento del lavoro agile, come sapete i datori
di lavoro hanno potuto imporlo ai lavoratori e di prescindere quindi dal loro consenso,
perché si intendeva tutelare un bene quanto meno pari ordinato rispetto a quello del lavoro,
il bene della salute pubblica. (Vi sto fornendo un esempio di possibile conflitto tra beni e
diritti fondamentali, il lavoro, la salute ma anche l’ambiente). La vicenda dell’ILVA che tutti
conoscete, vicenda drammatica, però è una vicenda che ci fa riflettere su come possa essere
difficile ma come sia anche necessario effettuare un bilanciamento tra il diritto
fondamentale all’occupazione, art.4 Cost. , e il diritto alla salute art.32 Cost. e all’ambiente.
In questo caso, il caso dell’Ilva, vi è un’impresa altamente inquinante che mette in pericolo
il diritto alla salute dei cittadini; allo stesso tempo occorre bilanciare questo diritto alla salute
con il diritto all’occupazione che può essere gravemente compromesso dalla chiusura totale
di quel sito. Quindi sono questioni estremamente rilevanti e complesse, non ci sono risposte
chiare e definitive se non appunto un bilanciamento come unica tecnica possibile quando ci
sono diritti fondamentali in gioco. (SI BLOCCA…) In sostanza il proprio assetto interno.
Domani cominceremo a vedere in che modo le diverse fonti interagiscono tra di loro, perché
appunto la modifica dell’assetto e delle funzioni del diritto del lavoro, dipende dall’utilizzo
di diverse categorie di fonti di regolazione del rapporto di lavoro. Capirete quanto sia
importante rispondere alle sfide di cui abbiamo parlato, alcune risposte possono essere date
soltanto a livello internazionale, altre ad un livello più prossimo a quello degli Stati cioè a
livello della Unione Europea, altre ancora a livello nazionale, questo se noi parliamo di fonti
di natura legale. Ma come abbiamo detto, la regolazione del rapporto di lavoro non è
soltanto data da fonti di natura legale, anzi in alcuni ordinamenti (il nostro non appartiene a
questa categoria) la legge ha uno spazio regolativo residuale e la regolazione dei rapporti di
lavoro è fondamentalmente dettata da contratti collettivi (l’esempio tipico è quello dei paesi
nordici Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia). Nel nostro ordinamento, come in altri
ordinamenti giuridici, lo spazio regolativo della legge è molto importante però ci sono
continui rinvii alla contrattazione collettiva, la legge definisce gli aspetti più importanti anche
di dettaglio non necessariamente i principi generali però ci sono sempre di più rinvii alla
contrattazione collettiva, normalmente firmato da soggetti sindacali che abbiano una certa
rappresentatività. Questo fa rinvio all’analisi dei sistemi di relazione industriali che sono
molto diversi tra di loro e vedremo che sistemi di relazione industriali (dove non sono
definite delle regole in modo chiaro? Non è pulito l’audio) specialmente a livello legislativo
possono avere dei momenti di sofferenza. Vi consiglio di leggere, mentre seguite il corso di
diritto di lavoro, tutte le notizie che hanno a che fare con il mondo del lavoro e della attività
sindacale, questa è una cosa che completa la vostra formazione, vi rende giuristi del lavoro
migliore. In questi giorni, ad esempio, c’è stata una grande discussione in ordine ad un
contratto collettivo che è stato firmato per tutelare i lavoratori che effettuano delle
consegne. Ecco questo è un contratto collettivo che di per sé potrebbe sembrare una cosa
buona, ma in realtà nel nostro sistema di relazioni industriali che non ha delle regole dettate
da una legge sulla rappresentatività sindacale, è diventato un aspetto molto problematico,
contestato e fonte di grandi conflitti. A volte una legge sulle relazioni industriali e sulla
rappresentatività sindacale risolve i problemi, ma ci sono ordinamenti in cui le leggi in queste
materie non sono ben accette. Si tratta di fenomeni di una certa complessità e che sono
5/10/2020
legati anche un po' alla storia di ciascun ordinamento giuridico, alle vicende storiche che
hanno segnato la nascita dei sindacati, la nascita delle prime leggi del diritto del lavoro.
Questo in sostanza per farvi capire come il diritto del lavoro non sia affatto una branca del
diritto asettica o che possa essere studiata solo con gli occhi e con la mente del giurista
ortodosso; per capire il diritto del lavoro bisogna guardare i fenomeni con altri occhi, quelli
del sociologo, dell’economista, del comparatista. Perché questo fenomeno possa essere
compreso in tutta la sua complessità.