INTRODUZIONE
La storia dell’insegnamento e apprendimento delle lingue moderne considera la
traduzione come una delle tecniche didattiche più adottate ma allo stesso tempo più
controverse. E’ dall'inizi degli anni '70, (1972) con i translation studies e le idee di
James Holmes, che possiamo datare la nascita della traduttologia come disciplina. La
traduzione viene considerata importante sia per l'insegnamento delle lingue
straniere moderne, sia per la formazione professionale dei futuri traduttori.
TRADUZIONE DIDATTICA: L’USO DELLE PRATICHE TRADUTTIVE
NELL’INSEGNAMENTO DELLE LINGUE STRANIERE
1.1 LA TRADUZIONE NEL METODO GRAMMATICALE-TRADUTTIVO
La pratica traduttiva, un processo testuale, interlinguistico, intersemiotico e
interculturale viene considerata fondamentale nella prassi didattica. Nel periodo
rinascimentale, le modalità di traduzione impiegate nell’insegnamento della lingua
Latina erano la “versione interlineare” ed il “testo a fronte”, assumendo la duplice
funzione sia di supporto per la comprensione del testo originale che di analisi
contrastiva dei due codici. Questo esercizio del buon tradurre caratterizza fino al
700 la didattica delle lingue classiche.
Parallelamente si assiste alla fase del non tradurre, dovuta alla diffusione di un
metodo naturale in cui l'apprendimento procede mediante diretta esposizione alla
lingua, possibilmente insegnata da docenti native speaker. Senza il ricorso alla
riflessione grammaticale e senza le pratiche di traduzione, questa fase anticipa
alcune metodologie dei Direct Methods di fine 800.
Successivamente, all'inizio del 19esimo secolo incontriamo la fase del mal tradurre,
ovvero l'impiego delle Pratiche traduttive dettato da finalità docimologiche o di
fissazione dei contenuti morfosintattici e lessicali.
Fintanto che il latino conserva la funzione di lingua Franca per la
comunicazione quotidiana, nel progressivo passaggio a lingua morta si avverte
l'esigenza didattica di fissarne le strutture grammaticali e lessicali, procedendo
dunque alla redazione di manuali con tabelle per le declinazioni dei sostantivi
e per i paradigmi verbali.
Tra la fine del 700 e gli inizi dell’800 si ha l'esigenza di apprendere
rapidamente le lingue moderne, insegnate con un metodo simile a quello
adottato per le lingue classiche.
L'insegnamento delle lingue straniere, viene fondato su una metodologia che
prevede l'applicazione di regole grammaticali dedotte dall'allievo, l'acquisizione di
uno stile colto e lo studio degli aspetti formali della lingua, da cui il binomio
formalistico-deduttivo, altrimenti nota come metodo grammatica-traduzione.
Arnauld e Lancelot in Francia nella fine del 600 individuano un rapporto causa-
effetto tra ragionamento e lingua.
1.1.1 I METODIFORMALISTICI: BAD GRAMMAR AND BAD TRANSLATION
Traduzione: ruolo importante
I manuali Dell'Ottocento, vengono redatti in base al principio per cui conoscere una
lingua straniera equivale a possederne il lessico e la grammatica, obiettivo che si può
raggiungere attraverso l'uso della traduzione di frasi semplici e decontestualizzate e
soltanto in una fase più avanzata, gli allievi vengono iniziati alla lettura di interi testi
letterali.
Questo percorso di apprendimento fa leva ad un processo deduttivo, ovvero alla
spiegazione in una lingua madre di ogni regola grammaticale segue la sua ripetuta
applicazione nello svolgimento degli esercizi traduttivi e la memorizzazione dei
vocaboli avviene tramite liste di parole prive di riferimenti contestuali.
Il modo di lavorare che caratterizza il metodo grammatica-traduzione avrà
ripercussioni sull’insegnamento delle lingue moderne, in quanto non richiede un
particolare coinvolgimento delle conoscenze linguistico-comunicative del docente, il
quale può affidarsi al libro di testo. I volumi ispirati dal metodo grammaticale-
traduttivo attuano il principio della gradualità degli elementi morfosintattici
introdotti in brevi lezioni, che contengono la spiegazione in L1 di una singola regola
grammaticale da applicare agli esempi di traduzione, cui fa seguito una lista di
vocaboli da memorizzare.
L'obiettivo didattico è lo sviluppo delle abilità linguistiche della scrittura e della
lettura, trascurando quelle dell’oralità. L'interazione in classe avviene
esclusivamente nella lingua madre dell’allievo. Ai discenti non viene mostrata una
visione d’insieme del codice linguistico, ma una percezione distorta della lingua,
Ricevendo solo una classificazione in categorie grammaticali, come se nelle
comunicazioni parlate o scritte si usasse ad esempio un unico tempo verbale.
La disposizione di regole grammaticali astratte e schematiche, tipica del metodo
grammaticale-traduttivo non porta lo studente ad una riflessione autonoma sulla
lingua.
Il processo traduttivo si riduce dunque ad una creazione di frasi isolate, all'impiego
di liste di vocaboli staccati dal contesto, che comporta una traduzione meccanica e
decontestualizzata.
L’allievo, non essendo introdotto ad una riflessione metalinguistica è dunque
portato ad illudersi sull’esistenza di perfette corrispondenze tra le lingue sul piano
semantico e strutturale.
Le ragioni per il quale questa pratica di traduzione viene ancora utilizzata sono ad
esempio il fatto che la traduzione può essere controllata con sicurezza anche da
docenti che non possiedono un'adeguata padronanza della lingua straniera, per
classi molto numerose e ragioni economiche.
1.1.2. LA MESSA AL BANDO NEI DIRECT METHODS
Motto: Teach the language not about the language
Nella seconda metà dell'Ottocento il metodo formalistico-deduttivo viene messo in
discussione dal movimento di riforma dell'insegnamento delle lingue straniere, nato
in Germania, Inghilterra e nei paesi scandinavi, per poi diffondersi nel resto d'Europa
e nel Nord America, dando origine ai metodi diretti.
Perchè non viene usata la traduzione: L’insegnate parla soltanto nella lingua
d’apprendere ed è un native speaker della lingua da apprendere, quindi traducendo
bisogna usare per forza la L1 , per questa la traduzione non viene utilizzata.
Nel 1882 Wihelm Vietor, docente di inglese e tedesco, afferma la necessità di
insegnare la lingua parlata nelle reali situazioni d'uso, mediante la conversazione
con l'insegnante che può fornire all’alunno un modello di lingua viva. Egli si oppone
ad una didattica incentrata sulla traduzione meccanica di parole o frasi isolate. Le
tesi di Vietor vengono accolte nei congressi internazionali di Vienna e di Lipsia,
dando vita ad un insegnamento che fa leva ad un processo induttivo della
grammatica, dando la precedenza all’esposizione linguistica diretta. Attraverso la
conversazione attiva, l'allievo apprende per imitazione della lingua viva e non più
mediante lo studio analitico della grammatica.
Berlitz fu un insegnante e glottodidatta, fondatore delle Berlitz Schools, nate negli
Stati Uniti d'America con lo scopo di insegnare l'inglese ad immigrati di diversa
provenienza, per persone con un basso livello di istruzione. Il docente utilizza solo la
lingua da apprendere, anche perché ci sono diverse lingue madri.
L'obiettivo è quello del di potenziare le abilità linguistiche relative alla
comunicazione orale, dunque in queste scuole vengono messi in pratica i metodi
diretti. Attraverso questi metodi si lavora le abilità orali ritenute più importanti
rispetto a quelli della scrittura. Le strutture grammaticali vengono intuite
implicitamente e le abilità della lettura e della scrittura vengono esercitate solo
dopo l'acquisizione delle capacità di conversare.
1.1.3. LA TRADUZIONE NELL’ECLETTISMO METODOLOGICO DI SWEET
HYMES
Negli approcci comunicativi la traduzione ha recuperato un ruolo fondamentale
nell'apprendimento delle lingue straniere e delle lingue seconde, non viene più vista
come un esercizio strutturale o di verifica, ma viene vista come un processo
cognitivo finalizzato a potenziare la competenza comunicativa del discente.
Il concetto di competenza comunicativa si deve al sociolinguista Hymes e
rappresenta uno dei principali obiettivi dell’approccio e dell'insegnamento delle
lingue.
Hymes afferma che esistono delle regole senza le quali le regole grammaticali non
avrebbe senso, per cui bisogna essere in grado non solo di realizzare delle frase
corretta dal punto di vista grammaticale ma bisogna essere in grado anche di
realizzare delle fasi che sono adeguate alle condizioni del contesto situazionale. Il
concetto di competenza comunicativa di fa riferimento alla conoscenza delle
capacità che l’individuo ha di conoscere tutti i fattori della comunicazione linguistica
ed extralinguistica.
Questa competenza comunicativa presenta quattro sotto competenze tra cui la
competenza linguistica di Chomsky:
-paralinguistica, intonazione;
-prossemica, posizione nello spazio;
-cinesica, gesti;
-socioculturale + competenza linguistica(Chomsky).
Hymesparla inoltre dell’evento comunicativo ed individua otto fattori dell’evento
comunicativo che se messi in verticale uno dopo l'altro formano l’acrostico speaking:
Setting
Participants
Ends
Acts
Key
Instrumentalities
Norms
Genres
Dunque è grazie alle novità in ambito teorico introdotte dagli approcci comunicativi
che la traduzione ha recuperato un ruolo decisivo nell’insegnamento delle lingue
straniere e seconde.
La traduzione non viene più intesa come un esercizio strutturale o di verifica, ma
come un procedimento di tipo cognitivo finalizzato ad accrescere la competenza
comunicativa degli alunni con il confronto tra situazioni comunicative e l'indagine a
livello semantico, sintattico e pragmatico delle due lingue-culture.
1.3.2 TUTTO IL DRAMMA STA QUI: SIGNIFICATO E CONTESTO
Nel primo caso il docente si serve della L1 degli allievi per dinamiche connesse alla
gestione della classe ad esempio per instaurare delle relazioni. Nel secondo caso si
fa riferimento alle varie pratiche di supporto all'apprendimento linguistico, come la
presentazione dei vocaboli con il loro corrispondente nella lingua madre discenti.
2.1.1 IL BILINGUAL METHOD
Alla fine degli anni 60 ci fu un uso esclusivo della LS persino dei primi livelli di
conoscenza linguistica. Il glottodidatta Dodson, fu uno dei primi ad
opporsi al monolingual teaching, progettando nel 1967 un bilingual method per
l'insegnamento delle lingue straniere e seconde. Nel volume language teaching and
the bilingual method, Dodson sostiene la necessità di un drastico ripensamento per
i metodi d’insegnamento della lingua. Egli afferma che il discente non è in grado di
attribuire alcun significato ai suoni espressi in una lingua straniera senza far
riferimento ai concetti pensati nei termini della lingua madre.
Diversamente da quanto avveniva nel grammar translation method, alla traduzione
nella L1 non si assegnano funzioni esplicative per le
strutture morfosintattiche. L’ambito d'uso che interessa unità testuali complete,
tradotte nel più naturale possibile dal docente, il quale non ricorre alle classiche
forme di traduzione parola per parola. Dodson consiglia di non focalizzarsi sulle
singole traduzioni, ma sulla comprensione dell’input linguistico in lingua straniera in
modo tale da ottimizzare i tempi della lezione, la qualità e la velocità
dell’apprendimento. Dodson propone un bilingual method strutturato in brevi cicli
di lezioni impostate secondo lo schema tradizionale del presentation-practices-
production.
La LS i sostituisce progressivamente alla L1 , per poi arrivare ad un
uso esclusivo nell'ultima parte del ciclo di lezioni.
2.1.2 VERSO UN MONOLINGUISMO ILLUMINATO
Negli anni 70 il linguista Butzkamm, elabora il monolinguismo illuminato, un modello
che concorda con le teorie di Dodson. Butzkamm afferma che la lingua madre
dell'alunno rappresenta il punto di partenza dell’apprendimento linguistico e
contribuisce alla comprensione delle grammatiche di tutte le lingue straniere
apprese dall'età scolare in poi, per cui risulta utile l'impiego di tecniche bilingui.
4) Gli esercizi di traduzione non sono una tecnica economica in termini di tempo
e sarebbe più opportuno dedicarsi al potenziamento delle altre abilità
linguistiche.
Ladmiral-> riflette sul ruolo delle version (traduzione scritta dalla LS alla L1). Lui
riconosce il vantaggio di accrescere potenzialità stilistico-espressive della LS.
Grellet-> lui appoggia la traduzione che vede come un obbiettivo nell’insegnamento.
Vuole sensibilizzare gli studenti all’analisi contrastiva dei codici ed elabora delle
indicazioni:
Comparare diverse versioni dello stesso testo.
Individuare il testo originale tra due testi in lingua diversa.
Traduzione a catena verso la L2.
Lui ha una visione più complessa del processo traduttivo. Viene riconosciuto il valore
ai fattori extralinguistici e a elementi paralinguistici come: gesti, espressioni,
cinesica, prossemica. Avviene anche il superamento della pratica traduttiva quale
semplice sostituzione parola per parola:
Descrizione elementi del co-testo e del con-testo.
Prima traduzione parola per parola tramite parole-etichetta per la
comprensione del testo.
Traduzione libera; per espressioni intraducibili si aggiunge una nota.
No a traduzioni di parole/frasi prive di co-testo e con-testo
Si a traduzioni di enunciati nella loro interezza.
Wills dice che la traducibilità dei testi può essere garantita dall’esistenza di
categorie sintattiche, semantiche e logico-esperienziali comuni a tutte le lingue.
A livello superficiale è impossibile stabilire equivalenza tra due lingue mentre a
livello profondo è possibile.
Atto traduttivo-> processo di riformulazione linguistica
Tradurre ovvero creare equivalenti sintattici, semantici ed efficaci dal punto di vista
della ricezione.
Referenziale: contesto
Espressiva: emittente
Conativa: destinatario
Ad ognuna di esse per ReiB corrispondono
Importante è la finalità, “Skopos”, che il testo tradotto persegue nella lingua- cultura
di arrivo; il traduttore, a seconda dello scopo, opterà una determinata scelta
traduttiva.
Text sorte sono un gruppo di testi determinato da strutture, convenzioni e regole di
comportamenti comuni.
Newmark si ispira a Bulher ma prevede che i testi possano realizzare tutte e tre le
macro funzioni e considera anche 3 funzioni di Jakobson: poetica, fatica e
metalinguistica.
L’analisi testuale mira a identificare la funzione dominante nel testo e studia anche
gli aspetti pragmalinguistici.
Pym, translation competence:
Essere in grado di generare più testi d’arrivo accettabili per lo stesso testo di
partenza
Essere in grado di scegliere solo una di queste varianti
ROMAN JAKOBSON
Secondo Russell nessuno può capire il senso della parola "formaggio" se non ne
ha fatto esperienza non linguistica diretta. Questo non sempre è vero perché noi
abbiamo un'esperienza solo linguistica delle parole Ambrosia e Nettare degli dei,
eppure ne comprendiamo il senso. Il senso delle parole è un fatto linguistico, o
semiotico.
Se alcuni processi grammaticali mancano nella lingua in cui si traduce, ciò non
rende impossibile la trasposizione letterale dell'informazione concettuale
dell'originale.
Es. per tradurre correttamente la frase inglese "I hired a worker" il russo
necessita di informazioni supplementari: l'azione è stata compiuta o no?,
l'operaio era maschio o femmina? ecc.. Poiché l'info richiesta dai sistemi
grammaticali del russo e dell'inglese è diversa, ci troviamo di fronte a complessi
di scelte binarie totalmente diverse.
Le lingue differiscono essenzialmente per ciò che devono esprimere, non per ciò
che possono esprimere. In una lingua data ogni verbo implica necessariamente
un complesso di scelte binarie specifiche.
Anche una categoria come quella del genere grammaticale, che è stata giudicata
puramente formale, assume una grande importanza negli atteggiamenti
mitologici di una comunità linguistica.
Es. nell'Istituto Psicologico di Mosca nel 1915 un test dimostrò che i russi, portati
a personificare i giorni della settimana, rappresentavano il lunedì, il martedì e il
mercoledì come essere maschili, e il giovedì, il venerdì e il sabato come femminili,
senza rendersi conto che questa distribuzione era dovuta al genere maschile dei
primi tre nomi, in opposizione a quello femminile degli altri.