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STORIA

L'origine delle costruzioni a trullo del nucleo di Alberobello è oggetto di


ricerche e dibattiti.
Per quanto non si possa escludere un'origine autoctona, la maggior parte
degli studiosi concorda che l'architettura del trullo sia giunta dal Vicino
Oriente e importata dalle colonizzazioni dei popoli pelasgici, anche se non si
hanno testimonianze di trulli millenari (iscrizioni, epigrafi o contrassegni) e gli
esemplari più antichi possono essere datati alla fine del XVII secolo. Il terreno
locale forniva facilmente il materiale da costruzione, grazie al sottosuolo
calcareo; i trulli infatti sono rari dove la geologia del terreno non è costituita
da calcare stratificato.
Gli insediamenti di queste popolazioni si svilupparono fino a formare le attuali
zone di Aia Piccola e Monti. Verso la metà del XVI secolo il quartiere Monti
era occupato da una quarantina di trulli, ma fu solo nel XVII secolo che
l’insediamento avviò la sua espansione. Dopo tale periodo, l’edificazione di
nuovi trulli cadde in declino. Inizialmente i trulli erano utilizzati come ricovero
temporaneo o come deposito per gli attrezzi agricoli, per poi diventare più
elaborati nella loro struttura fino a costituire anche vere e proprie abitazioni
stabili.
Tra il 1909 e il 1936, alcune parti di Alberobello furono designate come
monumenti protetti del patrimonio culturale per poi essere proclamati
patrimonio dell’UNESCO nel 1996.

Più recentemente, ai trulli è stato dedicato anche un cartone animato.

Iscrizioni:

L’alone di leggenda che circonda i trulli di Alberobello è dovuto alle misteriose


iscrizioni bianche che, ancora oggi, è possibile osservare sui caratteristici tetti
conici dei trulli di Alberobello. Si tratta di simboli magici e propiziatori, sul cui
significato il dibattito è ancora aperto.
La maggior parte dei simboli sui tetti dei trulli di Alberobello sono di origine
religiosa, come la croce e il sole, che rappresenta la natura divina del Cristo.
Altri, invece, sono riconducibili al mondo pagano, come il bue che indica lo
scongiuro.
Tra le tante iscrizioni presenti sulle cupole dei trulli ci sono, poi, anche
i simboli primitivi (come gli intrecci di linee), i simboli magici come i segni
zodiacali e i simboli “grotteschi” (cioè quelli scelti secondo la fantasia dal
proprietario del trullo, come le iniziali del nome e cognome o le
rappresentazioni del mondo agricolo).
Non è tutto: sulla sommità dei tetti dei trulli di Alberobello sono presenti,
poi, dei pinnacoli decorativi che, secondo molti, avevano lo scopo di
scacciare le influenze maligne e la sfortuna.
.[1] Le diverse località in cui si ritrovano tipi costruttivi analoghi sono
accomunate dalla stessa disposizione tettonica e stratigrafica del terreno, che
rende disponibile il particolare tipo di pietra necessario alla costruzione di
queste strutture a secco.[1] I popoli pelasgici (Elleni del I millennio a.C.),
messapici, fenici (1200 a.C.) nel corso della preistoria sbarcarono numerosi
anche in Puglia, attraversandola od occupandola, costruendo sia strutture
megalitiche (come dolmen e menhir) sia microlitiche, come le specchie e i
trulli.

I primitivi trulli pugliesi vennero edificati da contadini e pastori con le pietre


raccolte sul posto, nei poderi stessi. Costituiti di un solo vano, erano utilizzati
come ricovero temporaneo o come deposito per gli attrezzi agricoli. Nel corso
del tempo la forma subì una lenta evoluzione, arrivando ad abitazioni di più
ambienti, costituite da un vano principale, più altri vani minori perimetrali
come alcove.[3]

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