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Cenni di

epidemiologia
nutrizionale
Epidemiologia

n Epidemiologia da epi= tra, demos= popolo,


logos= scienza.
n La scienza che studia la distribuzione delle
malattie nella popolazione, correlandola alle
differenti caratteristiche degli individui o del
loro ambiente.
Epidemiologia nutrizionale
n Epidemiologia nutrizionale si occupa delle relazioni tra
alimentazione e malattia nelle popolazioni.
n Si ricerca un’associazione causale tra CAUSA e
EFFETTO (MALATTIA).
n Persone che consumano un certo alimento C (esposti
a C) hanno maggior (o minore) incidenza di una
patologia M.
n Tuttavia, non è detto che C sia la causa di M;
n questa associazione potrebbe essere dovuta al caso;
n potrebbe essere confusa da altri fattori X,Y,Z associati sia a C
che a M (confondenti );
n potrebbe essere una relazione causale inversa, cioè la
malattia ha causato il consumo di quell’alimento C.
Associazioni epidemiologiche

a) C M associazione
causale

X
situazione di
b) C M confondimento

associazione
C M causale
inversa

C indicatore di rischio o fattore di rischio sia per a) che per b)


MALATTIA

Cause
contributive

Esempio di cause contributive per l’infarto del miocardio:


Iperlipidemia, ipertensione arteriosa, fumo, aumento
tendenza alla trombosi vascolare.
Misura della forza dell’
associazione causa-effetto

La distribuzione della malattia tra individui con una certa


caratteristica (esposti) è generalmente confrontata con
quella di altri individui che non posseggono quella
caratteristica (non esposti).
Il confronto tra le frequenze di contrarre una malattia degli
esposti e dei non esposti, si misura di solito in termini
relativi.
Rischio relativo (RR)

Se RR = 1, gli individui esposti hanno la stessa probabilità di


contrarre la malattia dei non esposti. No effetto.
Se RR < 1, gli individui esposti hanno una minore probabilità
di contrarre la malattia rispetto ai non esposti. L’esposizione
è un fattore di protezione.
Se RR > 1, gli individui esposti hanno una maggiore
probabilità di contrarre la malattia rispetto ai non esposti.
L’esposizione è un fattore di rischio.
Misura della forza dell’
associazione causa-effetto

Intervallo di confidenza: rappresenta il range all’interno


del quale la variabile si posiziona. Di solito si usa un
intervallo del 95%, che indica che c’è il 95% di probabilità
che il valore vero di RR sia all’interno di questi due valori.
Forest plot: analisi complessiva di molti studi
valore medio
dell’RR dello
studio. La
dimensione del
quadratino
Ogni riga dipende dal
corrisponde a numero di
uno studio soggetti inclusi
nello studio

la larghezza
della barra
corrisponde
all’accuratezza
il diamante è del dato
il risultato di (intervallo di
tutti i dati confidenza)
In questo caso il valore di RR potrebbe essere
0,80 pari una riduzione del rischio del 20%
Obiettivi dell’epidemiologia
nutrizionale

v Generare nuove ipotesi tra dieta e malattia, produrre


evidenze che le supportino o che rifiutino ipotesi
esistenti, misurare la forza dell’associazione dieta-
malattia;
v Monitorare la dieta, l’intake di nutrienti e lo stato
nutrizionale della popolazione;
v Contribuire alla prevenzione delle malattie e al
miglioramento della salute pubblica.
Disegni degli studi epidemiologici
Studi epidemiologici

Studi di correlazione (ecologici): confrontano la


frequenza di malattia con esposizioni dietetiche in gruppi
di popolazione (es. nazioni, regioni…).
VANTAGGI: sono studi preliminari per valutare nuove
ipotesi, poco costosi, veloci.
SVANTAGGI: i risultati non sempre sono estrapolabili per
individui.
Studi epidemiologici
Studi caso-controllo: le informazioni sull’esposizione a
variabili dietetiche sono ottenute da soggetti malati (casi) e
confrontate con quelle ottenute da soggetti sani (controlli).
Sono studi retrospettivi ovvero basati su esposizioni passate.
VANTAGGI: relativamente poco costosi e veloci. Possono
essere applicati a tutti i tipi di malattie e investigano
simultaneamente più fattori di rischio.
SVANTAGGI: richiedono di raccogliere informazioni su
passate esposizioni e sono soggetti a svariati errori di
selezione del gruppo di controllo e di ricordo delle abitudini.
Odds ratio (OR)
Rapporto tra la differenza di esposizione dei casi
rispetto all’equivalente differenza tra i controlli.

RR casi
OR=
RR controlli

Se OR < 1, gli individui esposti hanno una minore probabilità di


contrarre quella malattia rispetto ai non esposti.
Se OR > 1, gli individui esposti hanno una maggiore probabilità di
contrarre quella malattia rispetto ai non esposti.
Studi epidemiologici
Studi prospettici di coorte: i soggetti di una popolazione
studiata (coorte) vengono classificati in base a
un’esposizione all’inizio del periodo di osservazione. I
soggetti sono seguiti per un periodo (follow up) e si
registrano il verificarsi di nuovi casi.
VANTAGGI: la diagnosi di malattia non influenza
l’esposizione dietetica. Permettono di esaminare gli effetti
della dieta rispetto a varie patologie contemporaneamente.
SVANTAGGI: costosi, lunghi, necessitano di cooperazione.
EPIC
European Prospective Investigation
into
Cancer and Nutrition
23 centri in 10
paesi europei
Età: 35-
70 anni
Arruolamento:
tra 1992 e
2000, a
secondo dei
paesi.
Meta-analisi
Tecnica quantitativa nella quale i risultati di molti
studi che hanno indagato una data associazione
sono raggruppati per arrivare a una conclusione
comune.

Gli studi inclusi dovrebbero essere simili in


termine di tipo e quantità di esposizione e di tipo
di metodi di determinazione della frequenza di
malattia.
Riduzione
del rischio di
mortalità
per CVD del
27%
Studi sperimentali

Studi sperimentali: in cui le condizioni sono


controllate e manipolate dall’investigatore.

Gli indicatori di stato di salute o di malattia


vengono confrontati tra il gruppo di intervento e
quello di controllo.
Hierarchy of Epidemiologic Study Design

Tower & Spector, 2007


Malattie legate all’alimentazione
• Salute: assenza di malattia
• Benessere: espressione incondizionata delle
potenzialità biologiche dell’individuo
• Malattia: perdita o riduzione di una o più
funzioni dell’organismo tale da comportare
una riduzione delle potenzialità biologiche
dell’individuo

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Tipi di malattie legate all’alimentazione
• Una prima definizione di malattia riguarda il motivo che la
determina (la causa).
• Il fattore che determina la malattia (l’agente causale) può
essere esterno all’individuo, ad esempio un microrganismo,
o dipendere da cause interne, ad esempio una alterazione
genetica…
• Un fattore può anche essere legato ad un aumento del
rischio di una malattia
• A volte ci si confonde un po’ usando questi termini…

• Vediamo un breve glossario


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Malattie legate all’alimentazione
• glossario

PERICOLO :
– L’oggetto che determina il danno
• Es. il treno (oggetto) che vi spiaccica (danno)

RISCHIO :
– La probabilità che si verifichi il danno
• Es. la probabilità che il treno vi investa.

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re no)
(il t
co lo
i
Per

ialla)
ag
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ssare
pa
o ltre
h i o(
c
Ris
Malattie legate all’alimentazione
• glossario

CAUSALITA’ :
– A provoca B
• Es. assenza di vitamina C provoca Scorbuto

ASSOCIAZIONE :
– A è correlato a B
• Es. maggior intake di grassi saturi è correlato ad un
maggior rischio per infarto al miocardio
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Tipi di malattie legate all’alimentazione

• Per una prima classificazione delle malattie


legate all’alimentazione, le si può dividere in
base alla loro infettività:

– Malattie trasmissibili
– Malattie non trasmissibili

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Malattie trasmissibili legate
all’alimentazione
• Le malattie trasmissibili (infezioni) legate
all’alimentazione hanno tre agenti causali
(etiologici):
– Batteri (es. salmonellosi)
– Virus (es. epatite A)
– Prioni (es. BSE)

• Va ricordato che un individuo malnutrito è


molto più sensibile alle infezioni (la carica
infettante può essere minore) perché le sue
difese sono minori…..
30
Malattie non-trasmissibili legate
all’alimentazione
• Le malattie non trasmissibili legate
all’alimentazione hanno molti, diversi, e spesso
complessi, agenti eziologici.
• Si possono sommariamente dividere in 6 classi:

– Intossicazioni alimentari
– Malattie da carenza di energia/nutrienti essenziali
– Malattie cronico-degenerative a componente nutrizionale
– Malattie su base genetica
– Allergie
– Malattie su base psichiatrica

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Malattie non-trasmissibili legate
all’alimentazione
• Le malattie non trasmissibili legate
all’alimentazione hanno molti, diversi, e spesso
complessi, agenti eziologici.
• Si possono sommariamente dividere in 6 classi:
a malnutrizione
Malattie legate

– Intossicazioni alimentari
– Malattie da carenza di energia/nutrienti essenziali
– Malattie cronico-degenerative a componente nutrizionale
– Malattie su base genetica
– Allergie
– Malattie su base psichiatrica

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Malattie legate a malnutrizione
• Si dividono in due gruppi:
Malnutrizione per difetto (carenza)
Malnutrizione per eccesso

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Malnutrizione per difetto

• Abbiamo già visto come un insufficiente apporto


di nutrienti essenziali sia legato alla comparsa di
malattie o sindromi carenziali (es. proteine,
vitamine, minerali etc.)
• La causalità è diretta
• La suscettibilità è entro certi limiti individuale
(fabbisogno)

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Malnutrizione per eccesso
• Se le malattie da carenza affliggono soprattutto i
paesi poveri del mondo, quelle da eccesso sono
le principali malattie legate all’alimentazione nei
paesi ricchi…
• Una alimentazione eccessiva contribuisce
fortemente alla diffusione delle malattie cronico
degenerative…

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Malattie cronico-degenerative
• Le malattie cronico-degenerative sono dovute
ad alterazioni delle funzioni dell’organismo che
si determinano su lunghi periodi (anni o
decenni) in modo spesso silente..
• Numerosi fattori alimentari possono accelerare
(o ritardare) i processi degenerativi coinvolti.
• Molte alterazioni sono collegate tra loro (es.
ipertensione e aterosclerosi) e possono essere
potenziate da determinati assetti genetici
(familiarità).

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Malattie cronico-degenerative
• Le principali malattie cronico-degenerative legate
all’alimentazione sono:

• Diabete tipo II (NIDDM)


• Ipertensione
• Malattie cardiocircolatorie (infarto, ictus)
• Malattie renali (nefropatie, calcolosi)
• Neoplasie
• Malattie intestinali (stipsi, diverticolosi)
• Malattie epatiche (cirrosi, calcolosi)
• Osteoporosi
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Malattie cronico-degenerative
• Spesso queste malattie sono multifattoriali sia nella
loro espressione (una costituisce rischio per un’altra,
es. obesità àrischio per ipertensione e infarto) sia
nei fattori alimentari che le determinano (carenze o
eccessi di nutrienti, es. eccesso di grassi saturi +
carenza di antiossidanti àrischio per l’infarto).

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Take home:
• I comportamenti e le scelte alimentari sono fortemente
associati allo stato di salute dell’individuo e delle
popolazioni

• La causalità diretta è generalmente limitata ad uno


stretto numero di malattie

• Tuttavia, una nutrizione squilibrata costituisce uno dei


più importanti fattori di rischio per le principali malattie
cronico-degenerative che minano la salute delle
popolazioni
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Prevalence of obesity age standardized
1.3 billion
obese or
overweight
12.5 million
children + 7 Mln di
20 Mln death diabetics
from da CVD every year: 1
in 2015; every 5
seconds
QUALCHE NUMERO…

• L’OMS prevede che, entro il 2015,


circa 2.3 miliardi di adulti nel mondo
saranno sovrappeso, e oltre 700 milioni
saranno classificati come OBESI

• Sovrappeso e obesità rappresentano


la quinta causa di morte e sono responsabili
di numerose condizioni patologiche

• I costi totali che obesità e sue complicanze


impattano sulla salute pubblica potranno
raggiungere i 900 miliardi di $ entro il 2030
Fumo e obesità e aspettativa di vita

Healthy living: 20
anni, non fumatori,
normopeso.
Smoking: 20 anni,
fumatori,
normopeso.
Obese: 20 anni,
non fumatori,
BMI>30.

Population Health Metrics 2006, 4:14


Andamento sovrappeso bambino
italiano
INDICE DI MASSA CORPOREA
(BODY MASS INDEX – BMI)
IMC = kg/h2
OBESITÀ

DIABETE

CONDIZIONI SOCIOECONOMICHE
PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI

ABITUDINI ALIMENTARI
APNEA NOTTURNA OSTRUTTIVA

SEDENTARIETÀ
PROBLEMI PSICOSOCIALI

FATTORI GENETICI
CONDIZIONI SOCIOECONOMICHE

OVAIO POLICISTICO
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CLASSIFICAZIONE
Localizzazione del tessuto adiposo:

OBESITÀ ANDROIDE OBESITÀ GINOIDE


11 maggio 2011
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CLASSIFICAZIONE
Sulla base della tipologia cellulare coinvolta:

Ipertrofica

Iperplastica

Aumento del volume degli adipociti Aumento del numero di adipociti


A PROPOSITO DI CALORIE…

Barrette: 200 kcal


Chips: 200 kcal

Hamburgher: 300 kcal

Pop Corn:
400 kcal/100g

Biscotti:
500 kcal/100g

Patatine fritte:
350 kcal Bevande gassate: 180
kcal/lattina
Diversa capacità saziante: effetto
struttura

330 mL di bevanda tipo cola


forniscono 128 kcal da circa 35 g
di zuccheri

128 kcal = ~ 280 g


(11 g di zuccheri)
JUNK FOOD E OBESITÀ
(dati USA)

300.000 americani muoiono ogni anno


per malattie direttamente legate
all’obesità o stile di vita non sano

Solo il 19% della popolazione


pratica attivita’ sportive

L’80% delle persone mangia 20.2%


ogni giorno JUNK FOOD 15.5%
8.3% % Bimbi che vanno a piedi
1980 2000 2015

CALORIE GIORNALIERE PER ADULTO NEL MONDO, 1 BAMBINO OGNI 5 È OBESO

1800 2300 3000


1980 2000 2015
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L’alterata espressione e secrezione di queste citochine, che si verifica


nell’obesità, determina alterazioni circolatorie e metaboliche, che sono
alla base della genesi delle malattie cardiovascolari e della sindrome
metabolica.
Rischio Cardio-vascolare Diabete di tipo 2
Riduzione
Aspettativa di
Vita Sindrome
metabolica
Alterazioni nel
Sistema Endocrino Complicanze
Alterazioni della
funzionalità
Alterazioni
respiratorie
Apparato
riproduttivo
Disordini Neoplasie
Psicologici/Sociali

11 maggio 2011
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Il Tessuto adiposo

• Forma Sferica • Forma Poligonale


• 90% del volume • Minori dimensioni
singola goccia • Numerosi
lipidica mitocondri
• Deposito energetico • Termogenesi

Tessuto adiposo Tessuto adiposo


Bianco (WAT) Bruno (BAT)

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Tessuto adiposo: Funzioni

Funzione energetico-metabolica:
immagazzinamento e rilascio dell’energia
accumulata

Funzione meccanica: rivestimento di strutture


“vitali” quali cuore, vasi arteriosi,fegato e strutture
muscolo-scheletriche, attuando una protezione
meccanica

Funzione termoisolante: contrasta la dispersione del


calore corporeo

11 maggio 2011
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Tessuto adiposo: organo endocrino

Leptina Adiponectina Resistina TNF-α

11 maggio 2011
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Tessuto adiposo: organo endocrino

Leptina Adiponectina Resistina TNF-α


E’ un ormone la cui secrezione/ concentrazione nel
plasma deriva dalla quantità di tessuto adiposo.
Assunzione di cibo e spesa energetica
Aumenta la fagocitosi da parte di
monociti/macrofagi, la secrezione di mediatori pro-
infiammatori e l’espressione di molecole di adesione
Regola l’attività tiroidea
Controllo del senso di sazietà e controllo del
metabolismo energetico
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Tessuto adiposo: organo endocrino

Leptina Adiponectina Resistina TNF-α

Riduce la produzione e l’attività di TNF-α


Ha azione anti-infiammatoria: Inibisce la
produzione di IL-6, Induce la prod. IL-8 (anti-
infiammatoria)
Ridotti livelli di adiponectina si associano a
vari fattori di rischio cardiovascolare, quali
l’adiposità viscerale , l’ipertrigiceridemia,ecc
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Tessuto adiposo: organo endocrino

Leptina Adiponectina Resistina TNF-α

Nome deriva dalla capacità di indurre


insulino-resistenza
Rilascio è stimolato dall’infiammazione,
da IL-6, dall’iperglicemia
In vitro è in grado di indurre
l’espressione di molecole di adesione e
di citochine infiammatorie
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Tessuto adiposo: organo endocrino

Leptina Adiponectina Resistina TNF-α


favorisce reclutamento dei neutrofili e dei monociti nei
focolai di infezione
attiva le funzioni microbiche dei macrofagi e dei
neutrofili
stimola la produzione di IL1 e IL6 e delle chemochine
Aumenta la sintesi delle proteine della fase acuta da
parte degli epatociti
Fosforilazione dell’IRS-1
Sintesi aumentata nei soggetti obesi
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Interleuchina 1
•inibisce il differenziamento degli adipociti,
•inibisce l’espressione ed attività della lipoproteina lipasi,
•stimola la lipolisi,
•inibisce la lipogenesi

Interleuchina 6
La concentrazione di IL-6 aumenta nei soggetti obesi, circa il 30% del livelli circolanti di IL-6 deriva
dal tessuto adiposo di tipo bianco e i valori sono correlati positivamente con la percentuale di
tessuto adiposo. Le concentrazioni plasmatiche di IL-6 risultano ridotte dopo calo ponderale. Le sue
funzioni sono strettamente correlate a Il-1 e TNF-α, ed determina l’aumento delle proteine della
fase acuta

Interleuchina 8
l’IL-8 viene prodotta dal tessuto adiposo unitamente al fatto che i livelli circolanti sono
significativamente più elevati nei pazienti obesi (soprattutto se obesità addominale ) rispetto a
soggetti normopeso e si riducono in caso di calo ponderale.
11 maggio 2011
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Obesità e Infiammazione
Obesità Sono caratterizzate da una risposta
(Diabete di tipo 2, infiammatoria cronica di basso grado. il
ipertensione,
tessuto adiposo sembra responsabile,
dislipidemie,
almeno in parte,
aterosclerosi)
della flogosi cronica del soggetto
obeso:

Nel tessuto adiposo è presente:

•Un infiltrato di macrofagi direttamente proporzionale al grado di obesità

•Un’aumentata produzione di citochine coinvolte nelle vie dell’infiammazione (TNFα,


IL-6, Leptina, Resistina, Adiponectina)
Alcune di queste citochine sono prodotte dagli adipociti mentre altre sono prodotte dalle cellule
infiammatorie che infiltrano il tessuto.

11 maggio 2011
THE “PLAGUE “OF OBESITY
Sindrome metabolica: un collegamento tra obesità,
diabete e malattie cardiovascolari
La presenza di obesità viscerale crea condizioni di resistenza all’insulina,
iperlipidemia, ipertensione che insieme determinano aumento del rischio di
diabete che insieme agli altri fattori determinano incremento del rischio
vascolare.

La sindrome metabolica è una combinazione di disturbi metabolici.


Viene definita dalla presenza di almeno 3 dei seguenti criteri:

Ø obesità viscerale (>88 cm donne; >102 cm uomini)


Ø ipertensione arteriosa (>130/85 mmHg)
Ø riduzione del colesterolo HDL (<40 mg/dL uomini, <50 mg/dL donne)
Ø alterata glicemia a digiuno (>100 mg/dL)
Ø trigliceridi (>150 mg/dL)
FATTORI DI RISCHIO

La sindrome metabolica aumenta il rischio cardiovascolare in


maniera proporzionale al numero di fattori di rischio presenti e con
modalità additive all’impatto dei singoli fattori.
Le cause sono da ricercare in una combinazione di scorrette
abitudini (dieta e scarsa attività fisica) e predisposizione familiare
(genetica).
Queste cause portano all’accumulo di grasso addominale, che a sua
volta ha un ruolo determinante nel favorire la combinazione dei
diversi fattori di rischio.
Tra questi, la resistenza all’insulina è fondamentale nell’insorgenza
non solo di iperglicemia e diabete, ma anche della dislipidemia e
dell’ipertensione.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI

• Infarto Miocardico
• Aneurismi aortici
• Angina Pectoris
• Ictus
• Demenza
• Arteriopatie Arti inferiori
• Piede diabetico
• Ostruzioni carotidee
• Disfunzione erettile
• Insufficienza Renale
• Etc etc
In Italia le M.C.V. à 250.000 morti/anno (54% Donne)

1 Italiano su 4 è affetto da Malattie Cardio Vascolari

1.000.000 à il N° di persone sopravvissuto ad un Infarto

Frequenza anno di eventi coronarici età 35 à 69 anni


• Donne 1.7/ 1000 abitanti
• Uomini 5.7 /100 abitanti

Dopo i 65 anni la frequenza di eventi coronarici /anno


è maggiore nelle donne rispetto agli uomini
… la morte cardiaca improvvisa…

Stima Numero Casi x Anno

• Stati Uniti ® 300.000


• Europa ® 500.000
• Germania ® 80.000
• Italia ® 57.000
Quali sono i Fattori di rischio?

Maggiori Condizionanti Predisponenti

Fumo ● ­ trigliceridi Obesità


Ipertensione ● ­ LDL Piccole/dense ● Obesità addominale

● ­ colesterolo-LDL ● Infiammazione/PCR Sedentarietà


● ¯ colesterolo-HDL ● ­ lipoproteina(a) ● Familiarità per MCV

● Diabete ● ­ omocisteina ● Caratteristiche etniche

● Età avanzata ● Fattori protrombotici Fattori psico-sociali


I fattori di rischio,
spiegano” oltre il 90% degli infarti miocardici”
•“

• L’associazione di più fattori di rischio moltiplica la probabilità


di infarto

Chi presenta tutti i nove fattori di rischio ha una probabilità

Avere un infarto che è più di 330 volte


superiore a quella di chi non ne ha nessuno
COSTI Malattie C. V.

Europa 192 Mliardi

ITALIA 22 Mliardi
14 Ml Costi Sanitari Diretti
4 Ml Costi sanitari Indiretti
4 Ml Perdità di produttività

http://www.ehnheart.org/files/statistics%202008%20web-161229A.pdf http://www.epicentro.iss.it/focus/cardiovascolare/StatisticheEuropa.asp
Costi :
StimaAmerican Heart Association AHA
Costi sanitari diretti ed indiretti x MCV
2010 sono stati pari a $450 bilioni
2030 saranno pari a $ 1 trilione

Politiche sanitarie che modifichino lo stile di vita sono efficaci in


termini di riduzione di spesa e di eventi evitati

Circulation 2011; 124 (8): 967-90 Lancet 2011; 378 (9793): 752-3.
Normal vessel

Stressors: ROS, Cyt, Fat, Sug, Phys Inact


Lack of Adaptive response
Differential gene expression
Dysfunction of endothelial
cell homeostasis
Oxidative and inflammatory stress
Fat accumulation

Sclerotic vessel
Ross R. N Eng J Med 1999; 340: 115-126
https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2018/10/2018_NumeriCancro-operatori.pdf
DEFINIZIONE

«Una neoplasia è un'anormale massa di


tessuto, la cui crescita è eccessiva e scoordinata
rispetto a quella del tessuto normale, e persiste
con le stesse modalità anche dopo la cessazione
dello stimolo che ha provocato il
cambiamento».

[Rupert Alan Willis, patologo, 1935]


TERMINOLOGIA

q Cellule tumorali à cellule che hanno perso il controllo


della crescita ed hanno acquisito la capacità di
moltiplicarsi senza limiti

q Tumore benigno à NON ha la capacità di invadere altri


tessuti e di dare metastasi

q Tumore maligno o cancro à ha proprietà invasive (e


metastatizzanti). Le cellule cancerose conservano parte
delle caratteristiche funzionali del tessuto da cui
derivano
I TUMORI

I TUMORI o NEOPLASIE rappresentano l ’ insieme di una popolazione di cellule


somatiche dell ’ organismo avente quasi sempre origine monoclonale, con capacità
replicativa illimitata e indipendente.

POPOLAZIONE
CELLULA MODIFICAZIONI CELLULARE
GENETICHE
TRASFORMATA
1. iniziazione (provoca la mutazione)
2. promozione (favorisce la replicazione cell.)
3. progressione

TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA

esempio:
1° evento 2° evento
EPITELIO ADENOMA CARCINOMA
COLON mutaz. oncog. Perdita funz.
Src antionc. p53
TERMINOLOGIA

TUMORE: significa tumefazione. Massa rilevata


sul sito anatomico di origine.

NEOPLASIA: formazione di cellule nuove, proliferazione.

CANCRO: “cancer”: granchio, aspetto a forma di chele di


tumori che infiltrano i tessuti circostanti.
Ciascuna cellula può essere interessata:
DIVERSI TIPI DI TUMORE
DIVERSA LOCALIZZAZIONE
DIVERSO ASPETTO MORFOLOGICO
DIVERSO COMPORTAMENTO BIOLOGICO

MINIMO COMUNE DENOMINATORE:

CAPACITA’ DI PROLIFERAZIONE AUTONOMA E ILLIMITATA


(numero cicli )

PERDITA MECCANISMI DI CONTROLLO MOLTIPLICAZIONE

ACCRESCIMENTO IRREVERSIBILE

DIVERSO DALL’ ADATTAMENTO di tipo:

IPERPLASTICO ritorno alla normalità quando lo


DISTRETTUALITA’
stimolo cessa, es. utero,
IPERTROFICO REVERSIBILITA’ muscolo scheletrico
ACCRESCIMENTO INVASIVITA’ LOCALE
NEOPLASTICO NON NO DISTRETTUALITA’
LIMITATO TUMORI MALIGNI METASTASI
(DIFFUSIONE nell’organismo)

DIFFERENZIAZIONE:generalmente si associa alla perdita della capacità proliferativa

CELLULE POCO DIFFERENZIATE: tumore a crescita rapida à pericolo


maggiore
CELLULE PIU’ DIFFERENZIATE: tumore a crescita più lenta à pericolo minore
Sono malattie dovute ad ALTERAZIONI GENETICHE

50-70% dei tumori è dovuto a cause ambientali

Non rispondono a fattori che normalmente controllano la


PROLIFERAZIONE CELLULARE

ACCRESCIMENTO ESPONENZIALE Nt = N cellule in un dato momento


N0 = N cellule iniziali

Nt= N0 . ekt
e= costante dei logaritmi

k= tempo di duplicazione cellule

t= tempo di accrescimento del tumore

TIPI DI TESSUTO, IN BASE ALLE CAPACITA’ PROLIFERATIVE:

LABILI
STABILI
PERENNI
I tumori sono processi multifasici, si parla di PROGRESSIONE NEOPLASTICA
serie successiva di mutazioni che si accumulano nella ecco perché l’incidenza è
progenie di una o poche cellule legata all’età

Incidenza

I= c x t n
I = incidenza
c = costante
t = tempo
n = dipende dall’età

10 20 30 40 età
Carcinogenic “hit” Normal tissue
(colon)

tumour
• Adaptive response and repair
• Differential gene expression
• Dysfunction of intracellular signalling
and cell cycle
• Changes in cell number (inhibition of
apoptosis/increase of cell proliferation)
Benign Normal cells
Tumor Formation
Figure 18-6
Page 637
Tumor
Carcinogen Initiation Promotion formation

Noncancerous (benign) tumor

Malignant Normal cells


Normal cells Initiators begin the Promoters enhance
process of changing the development of
the DNA in some of abnormal cells.
the cells.

Cancerous (malignant) tumor


releases cells into the
bloodstream (metastasis)
CRESCITA NEOPLASTICA ESPONENZIALE
carcinoma in situ

AUMENTO DELLE DIMENSIONI (tumori solidi)

AUMENTO NECESSITA’ DI OSSIGENO


NO MAGGIOR APPORTO NUTRIENTI

RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA PER ASSENZA DI VASCOLARIZZAZIONE

SELEZIONE DI NUOVE VARIANTI

ACCENSIONE “NUOVI MINORE NECESSITA’ CAPACITA’


CAPACITA’ DI MINORE NECESSITA’
GENI” SFUGGIRE AL NUTRIENTI OSSIGENO METASTATICA
SISTEMA
es. fattori IMMUNITARIO (es.
angiogenetici MHC)

NEOVASCOLARIZZAZIONE
LA POPOLAZIONE NEOPLASTICA SI MOLTIPLICA E
MUTA CONTINUAMENTE

PROGRESSIONE NEOPLASTICA
il tumore è una entità dinamica in continua evoluzione
CLASSIFICAZIONE TUMORI
2 criteri:
• ISTOGENETICO (tessuto di origine)
• COMPORTAMENTO BIOLOGICO (maligni, benigni)
Ab MONOCLONALI à identificazione Ag. sup., marcatori (es. Ag. fetali; virali ad es. di virus
trasformanti)

CAUSE TUMORI

STESSO AGENTE ONCOGENO à induce a volte tumori di tipo diverso


STESSO TIPO DI TUMORE à a volte causato da agenti molto diversi

- Alcuni tumori vengono identificati dal nome derivato dall’organo e non dal tessuto, es.
epatoma, timoma, …

- A volte da aspetti funzionali es. immunoblastoma

- Nome studioso che l’ha identificato es. sarcoma di Ewing, morbo di Hodgkin,
tumore di Wilms
suffisso –oma (sia tumori benigni, sia tumori maligni):

epitelio ghiandolare à carcinoma (maligno)


connettivo fibroso à fibroma (benigno)
epitelio ghiandolare à adenoma (benigno)
epitelio à epitelioma (maligno)
connettivo à sarcoma (maligno, aspetto carnoso, sarcos = carne)

tumori benigni epitelio di rivestimento à generalmente protuberanza:

costituiti da parte stromale centrale che forma uno


POLIPI “scheletro” connettivale in cui sono contenuti vasi sanguigni,
linfatici, nervi.

peduncolo vascolo-connettivale, si ramifica in diverse


PAPILLOMA direzioni (papilloma laringeo à origine virale (Papova virus).
Verruca nell’epitelio di rivestimento cutaneo.
ASPETTI MORFOLOGICI DELLA CELLULA NEOPLASTICA

Il tumore differisce dal tessuto di origine per :

morfologia generale
caratteristiche delle singole cellule

organizzazione cellulare e come le cellule sono tenute insieme


dallo stroma connettivale
irrorazione sanguigna
delimitazione rispetto ai tessuti circostanti

ANAPLASIA MORFOLOGICA
insieme di queste differenze ed alterazioni

“ANAPLASIA MORFOLOGICA”
In genere il grado di anaplasia correla positivamente con il grado di malignità del tumore
Caratteristiche della Cellula Tumorale

FORMA Può essere profondamente alterata, variabile ed irregolare polimorfismo


cellulare per architettura citoscheletro alterata
VOLUME Grande variabilità nelle dimensioni. Spesso cellule tumorali più piccole delle
cellule normali; a volte giganti, plurinucleate per endomitosi (non si divide il
citoplasma).

RAPPORTO Nelle cellule normali è largamente a favore del citoplasma,


NUCLEO/CITOPL. nelle cellule tumorali si sposta a favore del nucleo.

N ° NUCLEOLI Aumentato (anche fino a dieci volte).


FORMA DIM. NU. Nuclei polimorfici, giganti e micronuclei, aumento o diminuzione quantità di
DNA (iperploide, ipoploide, cromatina addensata a zolle).

COLORABILITA’ Ipercromasia e ipocromasia. Nuclei (ematossilina/eosina) più colorati di quelli


delle cellule normali.

ALTERAZIONI DEL CARIOTIPO E DEI SINGOLI CROMOSOMI

MEMBRANA NUCLEARE E Alterazioni numero e distribuzione pori


PORI NUCLEARI
I Fattori di rischio del cancro
possono essere:

q NON MODIFICABILI
ü ETÁ
ü GENETICA
ü GENERE (♂ o ♀)

q MODIFICABILI
ü DIETA
ü STILI DI VITA (Fumo, Att. Fisica,
Dieta…)
ü AMBIENTALI (Radiazioni, PM, …)
Fattori di rischio del cancro
NON MODIFICABILI

Il cancro può essere considerato una malattia


dell’invecchiamento: la probabilità di contrarre il
cancro aumenta in maniera esponenziale con l’età.
Fattori di rischio del cancro MODIFICABILI

% PAF: Population-attributable fraction


Fattori di rischio del cancro

Studi condotti negli ultimi 20 anni hanno evidenziato che i fattori


ambientali svolgono un ruolo importante nello sviluppo del cancro ed è
stato ipotizzato che possa essere attribuito ad essi l’80% dei casi.

Principali fattori ambientali:


• dieta, ritenuta responsabile in media del 35% delle morti per cancro
(range tra il 20 e il 50% nei differenti tipi di cancro);
• fumo, causa di circa il 30% delle morti per cancro (range tra 25 e 40%)
(principali polmone e vescica);
• inquinamento atmosferico, scarichi industriali, fattori geofisici (gas
radon prodotto dal decadimento dell’uranio).
Fattori di rischio del cancro: ruolo
della dieta

Gli alimenti possono essere una fonte di mutageni1, carcinogeni2


preformati e di precursori di carcinogeni.

Alcuni nutrienti e composti negli alimenti possono:


• incidere sulla formazione, trasporto, inattivazione o escrezione di
carcinogeni;
• influenzare le difese immunitarie dell’organismo alle sostanze
carcinogene.
1mutageno: sostanza tossica che interferisce con le funzioni del DNA e RNA.
2carcinogeno: fattore sia chimico che fisico in grado di indurre una proliferazione tumorale
in un tessuto. Alcune sostanze sono direttamente cancerogene, altre lo diventano dopo
aver subito modificazioni metaboliche, altre posso essere inattivate nell’organismo.
Fattori promotori del cancro

Sovrappeso e obesità: predispone al tumore soprattutto della


mammella, prostata e colon-retto.
Grassi: sia la quantità che la qualità hanno influenza sul cancro
della mammella, colon, prostata e endometrio.
L’esposizione degli oli alle alte temperature porta alla
formazione di prodotti di perossidazione (carcinogeni) e di
sostanze volatili (potenzialmente mutagene).
Fattori promotori del cancro

Proteine animali e carne: predispongono al cancro del colon,


mammella, pancreas e rene probabilmente per la presenza del
gruppo EME e la forte associazione con l’assunzione di grassi
saturi.
Malattie generate da
malnutrizione per eccesso
• Multifattorialità: diverse cause
patologiche, ma anche fattori ambientali,
genetici, psicologici e socio-economici;
• Periodo di latenza molto lungo;
• Carattere cronico-degenerativo;
• Difficoltà di regressione;
• Possibilità di attuare
un’efficace prevenzione.
Biomarker intermedi
BIOMARKER: è una caratteristica o una variabile oggettivamente
misurabile che viene utilizzata come indicatore di un normale processo
biologico, di uno stato di malattia o dell’effetto di un trattamento.

BIOMARKER INTERMEDIO: è un biomarker NON-FINALE che può


essere associato con lo stato di malattia o di progressione verso una
determinata malattia.

Biomarkers intermedi sono usati per poter studiare eventuali


associazioni causa-effetto quando lo sviluppo di una malattia è un
processo lungo che richiede anni.

Qualche esempio:
• colesterolo ematico
• pressione sanguigna
• trigliceridi plasmatici
• ecc…
DIABETE
Areteo di Cappadocia (II sec a.C.)
DIABETE: deriva dal greco diabaiuw, che
significa «passare oltre».

Il suffisso MELLITO deriva dal latino mellitum


che significa mieloso, dolce. Il termine è stato
introdotto dal medico inglese Thomas Willis nel
1675, quando si accorse che le urine dei
soggetti diabetici avevano un sapore dolciastro.

Nel 1776 Matthew Dobson confermò le


«intuizioni» di Willis, dimostrando un eccesso di
glucosio nelle urine di pazienti diabetici.
Diabete mellito: disordine metabolico
caratterizzato da alti livelli di glucosio plasmatico,
dovuto a insufficiente produzione di insulina.

tipo I autoimmune

• insulina resistenza
diabete tipo II • ridotta secrezione
di insulina

gestazionale

Classificazione dei tipi di diabete secondo WHO (modificato)


Glicemia
• DEFINIZIONE: dal greco glukùs "dolce" àima "sangue",
quindi indica il valore della concentrazione di glucosio nel
sangue.

• La concentrazione del glucosio nel sangue è una variabile


omeostatica: l’organismo tende a mantenere le oscillazioni
della glicemia entro valori stretti
Il pancreas endocrino produce gli ormoni insulina e glucagone che
hanno un ruolo fondamentale nel regolare l’omeostasi delle
sostanze nutritive sia nel periodo di alimentazione che di digiuno

• L’insulina è secreta
principalmente in risposta ad
un aumento del livello
ematico di glucosio

•Il glucagone è secreto in


risposta ad un calo del livello
ematico di glucosio
La secrezione di insulina dalle cellule b del pancreas
avviene in seguito a aumento della concentrazione
ematica di glucosio

Quando la concentrazione ematica


di glucosio diminuisce viene inibita la
secrezione di insulina dalle cellule b
e viene stimolata la secrezione di
glucagone dalle cellule a
Andamento della secrezione di
Controllo dell’omeostasi Insulina in seguito ad ingestione
del glucosio di carboidrati

La secrezione si attiva quando il rapporto ATP/ADP


aumenta promuovendo la chiusura dei canali per il K e
l’apertura dei canali per il Ca.
Il Ca stimola la prima breve fase di sintesi. La seconda
fase richiede l’aumento della [acil-CoA] e altri segnali
Diabete mellito di tipo II

Rappresenta tra l’85 e il 90% di tutte le cause di


diabete.
È dovuto a graduale perdita di funzionalità delle b-
cellule del pancreas che causa graduale declino
della produzione di insulina.
Inoltre, i tessuti che normalmente rispondono
all’insulina internalizzando glucosio diventano meno
sensibili a questo ormone (INSULINO-
RESISTENZA).
Diabete: non solo iperglicemia….

Insulino trombofilia
Stress
resistenza ossidativo
infiammazione Dislipidemia
& steatosi
Ipertensione & epatica
disfunzione endoteliale
iperglicemia

Obesità &
disregolazione adiposa
Insulino-resistenza
(o ridotta sensibilità all’insulina)

Alterata e ridotta abilità dell’organismo di


rispondere all’insulina.
Questo determina una minore internalizzazione e
utilizzo di glucosio da parte delle cellule.

Questa condizione è fondamentale nello sviluppo


del diabete di tipo II ed è stimato che il 25% della
popolazione mondiale manifesti un certo grado di
insulino-resistenza.
PRINCIPALI PARAMETRI BIOCHIMICI DI
DIABETE
SINTOMI FISICI
Il manifestarsi del diabete può richiedere anni
dall’inizio della resistenza all’insulina e al
danneggiamento delle b-cellule.
I primi sintomi sono dovuti a iperglicemia e
mancato utilizzo di glucosio da parte dell’organismo
che determina:
• aumentata produzione di urine;
• aumento della sensazione di sete;
• stanchezza;
• perdita di peso;
• alterata visione;
• infezioni genitali.
Poiché il pancreas non secerne l’insulina, le cellule sono
costrette a utilizzare come fonte alternativa di energia le
riserve di lipidi, non essendo in grado di assimilare il
glucosio.

Dalla degradazione dei grassi


derivano però anche molecole
tossiche dette chetoni, che solo
in parte possono venire escrete
con l'urina; il progressivo
aumento della loro concentrazione
nel sangue può causare la
chetoacidosi, condizione
patologica che conduce al coma e
alla morte.
Curva glicemica: test di tolleranza a carico orale di glucosio
(OGTT Oral Glucose Tolerance Test)

n Somministrazione di 75 grammi di glucosio in 250-300


mL di acqua, entro un arco di tempo che va dai 30
secondi ai 5 minuti;
n Prelievi ematici prima e due ore dopo l'assunzione,
oppure prima e dopo 30', 60', 90' e 120';
n Nei tre giorni che precedono l'esame il paziente deve
assumere almeno 150 grammi di carboidrati al giorno e
sospendere l'assunzione di farmaci che possono
intervenire con il metabolismo glucidico.
n Al momento dell'esame, che viene generalmente
eseguito al mattino, il paziente dev'essere a digiuno da
8-14 ore (l'acqua è consentita, ma non gli alcolici o le
bevande zuccherate); non si procede se il valore di
glicemia a digiuno è > 126 mg/dl.
Curva glicemica: test di tolleranza a carico orale di glucosio
(OGTT Oral Glucose Tolerance Test)
Fattori che prevengono lo sviluppo di diabete:

n Carboidrati: la qualità dei carboidrati ha influenza


sulla glicemia e il rischio di sviluppo di diabete.

n Diete a basso rilascio di glucosio svolgono un ruolo


protettivo, determinando una minore secrezione di
insulina e migliorando il controllo glicemico1.

n Soprattutto fibre da cereali si sono dimostrate


protettive nei confronti del diabete, riducendo il
rischio del 22%2.
1 Diabetes Care 2003; 26: 2261–2267; 2Am J Clin Nutr 2000; 71: 921–930.
Prevalenza del diabete nel 2030

IDF diabetes atlas, 4th edition, 2009

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