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Morto Costantino nel 337, si scatena una cruenta lotta per il potere fra i suoi 3 figli→ tra Costante, Costanzo
e Costantino II si riaccende la lotta per la successione: Costantino II viene sconfitto da Costante, morì in
battaglia ed uscì di scena. Rimane Costante che di lì a poco muore in seguito ad una congiura. Rimane
Costanzo II unico sovrano dell’impero→ che decide però di associare al potere suo cugino, Giuliano (361-
363).

Giuliano si rivela un'abile condottiero, capace, un generale che riesce in pochissimo tempo a sconfiggere una
popolazione germanica bellicosa→ gli Alemanni che avevano invaso più volte l'impero.

Il fatto di aver sconfitto questa popolazione, che i romani temevano, gli dà onore e gloria, tant'è che gli stessi
soldati lo acclamano imperatore. Questa elezione non venne accettata da Costanzo II che si preparò in armi
a contrastarlo, senonché improvvisamente Costanzo II morì (361). Rimase Giuliano→ salì al potere
mantenendo il titolo conferito dalle truppe e diventò unico imperatore dell’impero romano.

Giuliano è una figura un po’ controversa, un po’ particolare perché volle in qualche modo fare delle scelte
anacronistiche non in linea coi tempi. Innanzitutto, lui era stato educato al cristianesimo e faceva parte della
dinastia di Costantino (colui che aveva inaugurato l'Impero Cristiano), ma nonostante ciò fece delle scelte
opposte, nel senso che aveva anche ricevuto un ottima e solida istruzione in campo classico per quanto
riguarda la letteratura greca e latina, amava moltissimo la filosofia, amava ciò che era stato dell'Impero
romano, quello classico, quello del periodo aureo in cui l’impero romano raggiunse il massimo livello dal
punto di vista, politico, istituzionale, culturale ed economico→ per cui voleva in qualche modo riportare in
auge quell’antico impero romano→ fece di tutto per restaurare l’antico impero e lui stesso si fece definire
così come aveva fatto Augusto “un magistrato, tra gli altri magistrati” nel principato.

Cercò anche di conferire maggior autorevolezza al Senato, non solo, fece queste scelte di restaurazione anche
dal punto di vista religioso, perché? Perché volle ripristinare il paganesimo e in questo senso rinnegò la
religione Cristiana (la sua religione). Proprio per questo motivo venne chiamato Giuliano l'Apostata (colui
che rinnega, colui che abbandona)→ rinnegò la propria religione in nome della grandezza di Roma. Fece
ripristinare templi e culti pagani e verso la chiesa Cristiana non avviò nuove persecuzioni, salvo limitare i
privilegi e le esenzioni fiscali e proibire ai dotti cristiani di insegnare la cultura classica (per arginare la
diffusione del cristianesimo nell’educazione).
Fece il contrario di ciò che aveva fatto Costantino, perché “ripulì” la classe dirigente da tutti gli elementi
cristiani→ Costantino aveva immesso i cristiani nella burocrazia, nell’ amministrazione e nell'esercito.
Giuliano fece al contrario, tolse i cristiani e mise nuovamente i pagani.

Tutta queste scelte, però verranno abolite dai successori. Lui cercò anche di riportare in auge la grandezza di
Roma, anche dal punto di vista militare, per restaurare l'antica gloria romana→ ci ricordiamo che Roma aveva
raggiunto livelli molto alti anche da un punto di vista espansionistico. Proprio da questo punto di vista
Giuliano riprese la guerra, per esempio, nei confronti dell’impero Sasanide (il secondo impero persiano), un
impero molto forte che nessun generale Romano era mai riuscito a sconfiggere e che lui affrontò invece nel
tentativo di riportare Roma al periodo aureo dal punto di vista militare. Affrontò, quindi i sassanidi e venne
sconfitto→ venne ferito e quindi morì nel 363 in seguito ad una battaglia in cui truppe romane vennero
sbaragliate.

Finisce la dinastia di Costantino, riprende vigore l'esercito e quindi le truppe incominciano a proclamare
nuovamente imperatori i propri generali→Lo fanno eleggendo imperatore un certo Gioviano, ufficiale
cristiano, che però governa per poco. Subito dopo, altre truppe acclamarono altri imperatori, due augusti:
Valente (364-378) in Oriente ed il fratello Valentiniano I (364-375) in Occidente→ morirà da lì a poco e sarà
sostituito dal figlio, Graziano.

Valente, nella parte orientale dell'impero, si trova a dover affrontare una minaccia terribile per Roma, per lo
Stato romano, ovvero la minaccia barbarica→ adesso incominciamo a parlare delle invasioni barbariche,
perché ci sono delle incursioni massicce da parte di queste popolazioni:

I visigoti (o goti dell’Ovest), agguerriti, bellicosi, avevano sfondato il limes danubiano ed erano penetrati
all'interno del territorio romano in massa perché pressati, a loro volta, dalla popolazione degli unni→ che
avevano creato un vasto impero nella zona dell'Europa orientale.

I visigoti erano penetrati in Mesia (le odierne Serbia e Bulgaria), all'interno del territorio romano e avevano
chiesto a Valente di essere accettati, di essere accolti e di potervi rimanere. Valente decise di fare questa
concessione ritenendo però di poter sfruttare i barbari. E quindi concesse loro di rimanere all'interno del
territorio romano, chiedendo solamente che loro difendessero il limes dall’interno→ temevano l’arrivo degli
unni, popolo nomade proveniente dall’Asia centrale e noti per il loro carattere decisamente bellicoso.

Accettati all'interno dell'impero la coabitazione con le popolazioni locali non fu sempre facile, anzi i visigoti,
sbandati e affamati iniziarono a compiere razzie e violenze, che si trasformarono in un’aperta ribellione
contro i funzionari imperiali che si erano recati presso di loro per l'ennesima, ma anche regolare, riscossione
dei tributi→ essendo i visigoti all’interno del territorio romano dovevano giustamente pagare i tributi, ma si
opposero. A quel punto cominciarono a saccheggiare e a distruggere molte città della penisola balcanica.

Nel 378, quando parve che minacciassero Costantinopoli, Valente fu costretto ad intervenire e quindi li
affrontò in armi, dichiarò guerra e con il suo esercito affrontò i visigoti→ i visigoti erano in inferiorità
numerica rispetto ai romani, ma erano molto agguerriti. Sta di fatto che, nella famosa battaglia di
Adrianopoli (in Tracia), i Visigoti riuscirono a sbaragliare l'esercito romano e a sconfiggerlo clamorosamente,
questa fu una cocente sconfitta per i romani che venne ricordata a lungo da tutti gli storici, perché fu un
disastro alla pari del disastro Canne (vittoria cartaginese). Lo stesso Valente trovò la morte in questa battaglia.

Alla morte di Valente, Graziano decise di attribuire nel 379 il titolo di Imperatore della parte orientale
dell’impero ad un certo Teodosio→ energetico generale di origine spagnola che prese il potere e dovette in
qualche modo chiudere la partita con i visigoti, ma seguì le orme del suo predecessore, come Valente scese
a patti con i visigoti perché aveva paura, aveva timore ed era ancora vivo il ricordo della sconfitta di
Adrianopoli. Quindi optò per una politica di compromesso e pensò bene di scendere a patti, di fare degli
accordi con il Trattato del 382→ Teodosio riconobbe lo status di alleati ai visigoti, i quali si impegnarono a
restare all'interno del limes, nel territorio romano, a difendere i confini e sarebbero stati accettati e si avrebbe
avuto un occhio di riguardo anche relativamente alla riscossione dei tributi. Tutto ciò per favorire
l'integrazione tra visigoti e le popolazioni locali.

Teodosio viene ricordato anche per altri motivi, non solo per questioni di carattere militare e per i suoi
rapporti con i visigoti, ma lo si ricorda anche per la politica interna che fu incentrata al riconoscimento
dell'importanza del cristianesimo. I Cristiani adesso, come sappiamo, sono liberi di professare la propria
religione, ma dobbiamo dire anche che la Chiesa stava assumendo una notevole influenza sociale e politica,
perché ormai, ad esempio, i vescovi erano in grado di dettare la linea politica dell'imperatore→ l’imperatore
spesso si informava delle scelte che venivano fatte dai maggiori rappresentanti del clero, in primis i vescovi.

Era molto importante ed influente il vescovo, Ambrogio→ vescovo di Milano (all’epoca una delle capitali
dell’impero) dal 374 al 397 e appartenente ad una famiglia romana di alti funzionali, capace ed intelligente
con elevate capacità in ambito amministrativo e politico, dava spesso dei suggerimenti. Consapevole
dell'importanza che ormai aveva il clero, Teodosio decise di promulgare un editto molto importante che
passa la storia come l'editto di Tessalonica del 380, secondo cui la religione cristiana ormai era la religione
di stato→ ciò significava che la religione cristiana era l'unica ammessa all'interno dell'impero e tutte le altre,
considerate eretiche (=contrarie alla dottrina ufficiale della chiesa), dovevano essere bandite. Veniva messo
fuori legge anche il manicheismo→ dottrina filosofico-religiosa che interpretava il mondo come campo di
una lotta fra Luce e Tenebre, Bene e Male e riservava la salvezza eterna a pochi “eletti” che conducevano
una vita lontana dalle passioni. Da questo momento in poi, si rovescia completamente la situazione, così
come noi l'abbiamo precedentemente, ovvero non sono più i cristiani ad essere perseguitati, ma gli altri: i
pagani, gli ebrei, tutti coloro che non sono cristiani→ l'esatto contrario di quanto avveniva precedentemente.
In questo senso, abbiamo difronte un imperatore che subisce l’influsso da parte del clero, addirittura talvolta
sembra subordinato al clero. E pare che questa scelta sia stata fatta proprio perché sollecitata in qualche
modo della Chiesa cattolica.

Ci sono tanti esempi, anche tanti aneddoti che rendono l’idea di questa sua subordinazione al clero, per
esempio, nel 390 il vescovo Ambrogio scomunicò (espulse dalla chiesa) Teodosio colpevole di aver
massacrato migliaia di abitanti di Tessalonica in seguito ad una insurrezione→ in questo caso il vescovo
Ambrogio aveva chiesto all'imperatore di pentirsi e di chiedere scusa pubblicamente per essere riammesso
in chiesa. Tutto ciò mostra come sta cambiando il rapporto di forza tra potere politico imperiale e chiesa e
questo è molto importante perché è un altro gradino verso l'ascesa della Chiesa, del potere politico della
Chiesa→ andiamo quindi verso il medioevo e sappiamo che la Chiesa costituirà il vero centro del potere
politico del Medioevo, ciò si attuerà nel tempo a piccoli passi.

Nel 392 Teodosio assunse il comando dell’Occidente e per l’ultima volta nella sua storia l’impero romano
ebbe un unico imperatore, egli stesso infatti, prima di morire nel 395, decise di lasciare l’impero ai suoi figli:
l’Occidente a Onorio e l’Oriente a Arcadio→ col tempo divisione divenne definitiva e le due parti dell’impero
avranno destini diversi

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