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LEZIONE 11

Vitamina A o retinolo

La struttura chimica fu definita da P. Karrer nel 1931 e la sintesi venne realizzata nel 1946-7 nei laboratori della
Hoffmann-La Roche. LA CARENZA DI VITAMINA A nel bambino RIMANE LA PRIMA CAUSA DI CECITA’ NEL MONDO,
infatti la vitamina A è essenziale per la vista e per l’integrità e funzionamento della resina. Recentemente, si e’
appreso un suo ruolo importante nella profilassi di alcuni carcinomi.

LA VITAMINA A o RETINOLO E’ UN ALCOOL PRIMARIO A LUNGA CATENA INSATURA CHE TERMINA CON UN ANELLO
β-IONONICO. C’è una sequenza di doppi legami coniugati. IL trans-RETINOLO E’ LA FORMA PIU’ COMUNE, tutti i
legami hanno una configurazione trans o E. Chimicamente esistono diversi isomeri ma soltanto uno sembra avere
importanza pratica ovvero l’11-cis-retinale, non è solo un isomero ma è anche un composto che ha un terminale
aldeidico esiste sia il trans-retinale con tutti i doppi legami trans sia l’11-cis-retinale in cui uno dei legami della
struttura è in cis. Esistono parecchi derivati del retinolo quali aldeidi, acidi ed esteri. In natura, la vitamina A si trova
essenzialmente sotto forma di esteri degli acidi grassi. Il retinolo forma degli esteri con gli acidi grassi; questi esteri
vengono depositati all’interno del fegato e sono dei depositi di conservazione di vitamina A, la quale può essere
messa a disposizione attraverso un processo biochimico di idrolisi dell’estere di rilascio del retinolo.

Le PROVITAMINE A sono dei carotenoidi con un’attività’ biologica paragonabile a quella della vitamina A. I
carotenoidi sono molecole di grandi dimensioni (40 atomi di carbonio). I carotenoidi sono considerate delle
provitamine A perché, una volta ingerite con la dieta, vengono metabolizzate, scisse a metà ( da C40 si formano due
molecole C20) che danno luogo al retinolo e poi alla sua forma aldeidica, il retinale. Il più importante e’ il TRANS-β-
carotene costituito da due anelli β-iononici collegati da una lunga catena, presente fondamentalmente nelle carote.

Nella struttura del trans-(E)-retinolo abbiamo l’anello β-iononico che è il sistema


ciclico presente anche nei carotenoidi; la catena in cui sono presenti i doppi
legami coniugati; il terminale alcolico primario.

E’ una molecola isoprenica come tutte le vitamine liposolubili, formata da un


sistema di 5 atomi di carbonio che si ripete lungo tutta la struttura molecolare.
Abbiamo 4 blocchi isoprenici formati da 5 atomi di C e quindi la struttura avrà
4x5=20 atomi di carbonio.

E’ una vitamina LIPOSOLUBILE, l’unico gruppo polare è il gruppo OH, il restante


della molecola ha natura idrocarburica, quindi lipofila. Rapidamente degradata
dalla luce, dall’ossigeno e dagli acidi a causa della presenza di tanti doppi
legami, i quali possono essere alterati attraverso un processo fotochimico
(dovuto dalla luce) o possono essere ossidati dall’ossigeno o possono reagire a
un valore di pH troppo basso.

L’alimentazione apporta vitamina A sotto diverse forme: i prodotti di origine


animale contengono retinil-esteri mentre quelli di origine vegetale contengono
principalmente β-carotene.

L’acido trans-retinoico è una molecola che può essere utilizzato in terapie antitumorali.

Retinil-palmitatoEstere del retinolo con un acido grasso a lunga catena un C16, un residuo di acido palmitico, viene
conservato nel fegato come deposito e può servire a liberare molecole di vitamina a quando ce ne è necessità.

Trans-beta-carotene è una molecola C40 in cui sono legati al centro due residui di retinolo attraverso questi atomi
di carbonio. se il beta carotene viene metabolizzato, questo viene scisso per ossidazione il doppio legame centrale e
si possono generare o delle molecole retinale o delle molecole di retinolo a seconda del livello di ossidazione con cui
viene generata la scissione del doppio legame. Le molecole di beta-carotene sono considerate delle provitamine,
infatti una volta ingerite, l’organismo può metabolizzarle e generare vitamina A.
ASSORBIMENTO

Nello stomaco i retinil-esteri ed i carotenoidi sono liberati dalle proteine alimentari in cui sono inglobate ,
nell’intestino l’azione congiunta di bile e degli enzimi pancreatici idrolizzano gli esteri che vengono incorporati nelle
micelle e quindi assorbiti nelle cellule intestinali. Avviene anche il metabolismo dei carotenoidi che sono scissi in
retinolo o retinale. Qui le molecole sono esterificate nuovamente ed incorporate nei chilomicroni per raggiungere la
linfa.

In seguito i retinil-esteri sono captati dalle cellule epatiche ed il retinolo e’ liberato un processo idrolitico catalizzato
da un idrolasi. Si lega quindi ad un trasportatore specifico citoplasmatico, la Retinol Binding Protein (RBPc che e’ una
proteina Zn dipendente) che lo trasporta verso la sede di deposito. Il fegato contiene il 90% di tutta la vitamina A
dell’organismo sotto forma di estere palmitato ed un meccanismo molto fine regola la sua mobilizzazione e
l’omeostasi della vitamina A. E’ una proteina piuttosto critica dal pdv della sua concentrazione non deve essere né
troppo alta né troppo bassa, se si sbilancia possono esserci dei problemi.

In circolo, il retinolo legato alla RBPc si fissa sulla prealbumina. Tale complesso e’ riconosciuto a livello di tessuti
periferici da un recettore specifico di membrana.

All’interno della cellula le proteine cellulari leganti il retinolo (CRBP) proteggono il retinolo dall’ossidazione e lo
trasferiscono ai siti d’azione intracellulari.

C’è un complesso sistema di assorbimento, di assorbimento di metaboliti, di conversione chimica, di accumulo e di


movimentazione dai depositi di accumulo epatici verso i siti periferici in cui il retinolo deve poi svolgere la propria
funzione.

Nelle cellule il retinolo (ed i suoi derivati) puo’ seguire diverse vie metaboliche:

Sintesi degli esteri della vitamina A: 

retinolo  viene convertito in retinilesteri attraverso la via sintetasi o transferasi (ad esempio l’acil-CoA-retinolo acil-
transferasi ARAT che trasferisce sul retinolo un acile proveniente dai fosfolipidi o da acil-CoA)

Sintesi dei derivati fosforilati:

retinolo  viene convertito in retinilfosfato. Questa reazione avviene in presenza di ATP, la quale trasferisce un
residuo di fosfato al retinolo formando il retinilfosfato.

Sintesi dei glucuronidi:

retinolo  viene convertito in retinilglucuronidi. Questa reazione avviene in presenza di acido UDP-glucuronico.

Ossidazione del retinolo:

retinolo  può essere ossidato in retinale, aldeide. Questa reazione reversibile e’ catalizzata dalla retinol-
deidrogenasi in presenza di NAD

Formazione di una base di Schiff:

retinale + opsina (con una sua funzione amminica) rodopsina.  Si forma una base di Schiff dalla reazione tra la
funzione aldeidica terminale del retinale con un’ammina che è un residuo di lisina della opsina, il gruppo epsilon di
una lisina dell’opsina e forma un complesso molecolare chiamato rodopsina. Ne parleremo più dettagliatamente.

Ossidazione del retinale:

retinale può essere ossidato in acido retinoico. La reazione e’ irreversibile ed e’ catalizzata da retinale
deidrogenasi o ossidasi

Trasformazione in derivati glucuronidi:


acido retinoico viene convertito in derivati glucuronidi. Alcuni di essi posso essere utilizzati per l’escrezione, poi di
questa molecola per eliminazione o inattivazione di queste molecole.

I fabbisogni giornalieri sono abbastanza modesti. Si indicano le quantità con il termine Retinolo Equivalente RE per
giorno:

 1 µg di retinolo
 6 µg di β-carotene
 3.3 UI

Più consistente la richiesta di RE negli uomini adulti e negli adolescenti e un po’ più basse nelle donne adulte. Molto
importante nell’allattamento.

RE/giorno

Lattanti                                        350

Bambini da 1 a 3 anni                     400

Bambini da 4 a 9 anni                    600

Bambini da 10 a 12 anni                 800

Adolescenti, uomini adulti           1.000

Adolescenti, donne adulte             800

Gravidanza                                  1.000

Allattamento                               1.300

L’ attività della vitamina A è stata per molto tempo espressa in Unità Internazionali (UI), oggi gli esperti
raccomandano di usare il retinolo equivalente (RE) 

Retinolo: modello sperimentale del ratto con deprivazione materna del 50%

Si puo’ notare la presenza di una serie di


malformazioni. E’ una sintesi di una serie di studi che
sono stati fatti sullo sviluppo embrionale del ratto,
quando è stato sottoposto ad una deprivazione materna
della vitamina del 50 %. Si sono messe in evidenza una
serie di alterazioni dello sviluppo dell’embrione: c’è
una diminuzione della massa di numerosi organi fetali
(polmoni, cuore, reni, fegato), c’è uno sviluppo
ritardato, una carenza di fibre elastiche nei polmoni, una
diminuzione espressione dell’elastina e altri danni fisiologici per lo sviluppo del fegato e dei reni e anche un
abbattimento del contenuto di retinol nel fegato. Per questi motivi è estremamente importante che ci sia una
adeguata alimentazione e un adeguato livello di vitamina A soprattutto nella donna in gravidanza.

Nella foto a sx possiamo vedere dei test istologici sulle cellule polmonari. Si
vede a sx una struttura molto regolare, ben sviluppata e con un buon volume
delle regioni sacculari del polmone. Mentre a dx abbiamo un campione
istologico di un polmone di ratto in cui ci è stato una deprivazione di
vitamina A, la struttura è critica con dei sacculi molto ridotti e piccoli e un
tessuto granuloso e danneggiato.

Modello sperimentale sul ratto madre con carenza di vit.A. Effetto sullo


sviluppo polmonare
Eccesso di Vitamina A

Bisogna fare attenzione ad un eccesso di vitamina A, la quale si accumula e un eccesso può creare dei danni,
quindi bisogna rispettare dei dosaggi. In gravidanza non vanno assunti supplementi di vitamina A se non
dietro prescrizione medica, e non deve in nessun caso superare i 6 mg/die.

Teratogenicità: nei bambini nati da donne che hanno consumato circa 7.5-12 mg di retinolo al giorno
durante il primo trimestre di gravidanza possono verificarsi anomalie congenite le malformazioni
riguardano l’apparato renale, il surrene, il SNC, gli occhi, le orecchie e lo scheletro.

Importante: le donne trattate con retinoidi sintetici (utilizzati come farmaci per il trattamento di forme
tumorali) che si accumulano nei lipidi devono praticare la contraccezione fino a che non abbiano interrotto
la terapia e il farmaco non sia stato eliminato dal corpo (2 anni o più).

LA CHIMICA DELLA VISIONE:

La luce entra nell’occhio attraverso il cristallino e sul fondo possiamo vedere stilizzata la struttura cellulare
di una sequenza di cellule gangliari, bipolari, orizzontali che terminano con i bastoncelli e coni. L’evento
fondamentale che attiva la visione e’ l’assorbimento di quanti di luce da parte della rodopsina, formata da un
complesso molecolare covalente di opsina e retinale attraverso un legame imminico tra la funzione
aldeidica e amminica di una lisina. Cio’ innesca una serie di eventi molecolari che portano all’insorgenza di
un potenziale d’azione di un neurone che poi trasmette un segnale al cervello e percepisce il fenomeno
luminoso.

La luce passa attraverso una serie di cellule prima di


raggiungere i coni e i bastoncelli che sono ricchi di
rodopsina (circa 30 milioni di molecole per ogni
bastoncello). La luce deve entrare nell’occhio dal
cristallino, attraversare tutto l’occhio, impattare con la
retina che copre la superficie posteriore dell’occhio, sulla
retina c’è il complesso sistema cellulare che termina con
bastoncelli e coni e all’interno di essi che avviene la
reazione della rodopsina, perché sono ricchi di questa
proteina.

La rodopsina e’ una proteina integrale di 40 kDa con 7


alpha-eliche transmembrana, strutturata attraverso la
membrana lipidica delle cellule. Il segmento ammino terminale che giace all’interno dei dischi contiene due
siti di glicosilazione, mentre il segmento C terminale che si affaccia verso il citoplasma contiene siti di
fosforilazione multipla (Ser-Thr) che ne determinano la regolazione. Il retinale e’ legato alla rodopsina nel
suo core ed e’ legato ad essa tramite la Lys296 della settima elica transmembrana. Il cis-retinale assume
configurazione 11-cis-retinale, il doppio legame in posizione 11 isomerizza da trans a cis quando si
accomoda
all’interno di
questa proteina.
Gli esteri del retinolo vengono idrolizzati da specifiche idrolasi, si libera il retinolo in trans, il retinolo
deidrogenasi ossida la funzione alcolica primaria ad aldeide in un processo NAD dipendente
(NAD+NADH, forma ossidata e forma ridotta),ossidazione si forma il all-trans-retinale. Poi c’è la retinale
isomerasi che isomerizza il doppio legame da trans a cis (11-cis-retinale), il quale si lega alla opsina
attraverso la lisina 296 (il gruppo amminico terminale) formando la base di Schiff ovvero la rodopsina.

In breve…. Allorche’ la rodopsina e’ esposta alla luce di debole intensita’, il cis-retinale acquista energia e
attraverso essa avviene un processo fotochimico con cui viene isomerizzato in trans-retinale. Ovviamente su
andrà cambiare l’ingombro molecolare del retinale, prima era leggermente ripiegato ma nel momento in cui
diventa trans la molecola si distende e va ad occupare degli spazi diversi. Cio’ provoca una cascata di
reazioni che modificano la struttura della proteina dando luogo a diversi stati sequenziali chiamati
batorodopsina, lumirodopsina, metarodopsina I e II. L’effetto finale e’ la decomposizione della rodopsina (la
rodopsina si scinde nuovamente in opsina e libera il trans-retinale) e la produzione di un impulso nervoso.
Tale impulso nervoso proviene da una IPERPOLARIZZAZIONE della membrana cellulare dovuta alla
attivazione di una cascata di fosforilazione indotta dalla metarodopsina II che termina con la chiusura dei
canali del sodio, mediato da un bilanciamento di mediatori chimici presenti nel tessuto e nel sistema
cellulare. Questa variazione di concentrazione di mediatori chimici, che influenzano l’apertura e chiusura
dei canali del sodio.

I canali del sodio costituiscono una sorta di interruttore, si aprono e si chiudono off-on. La chiusura di questi
canali del sodio genera una variazione di concentrazione degli ioni Na+ e quindi una iperpolarizzazione
della membrana, che induce un impulso nervoso, percepito dal cervello come segnale luminoso. Questo
processo è soggetto ad un fenomeno di amplificazione notevole, in quanto ciascuna molecola di rodopsina
che assorbe un fotone provoca la chiusura di 250 canali del sodio che polarizzano la cellula per la durata di
circa un secondo, questo consente all’occhio di avere un’elevata sensibilità nei confronti dei segnali
luminosi.

Il retinolo viene ossidato da un retinolo deidrogenasi a trans-retinale e quindi convertito in cis-retinale da


una retinale isomerasi. Mediante una reazione di addizione al carbonile si forma una base di Shiff con una
lisina della proteina opsina e cio’ dà origine alla rodopsina.

Qui si vedono tutti i passaggi che intervengono nella trasformazione a partire dalla rodopsina per arrivare
alla metarodopsina II. Gli stadi intermedi ovvero batorodopsina, lumirodopsina, metarodopsina I e II  sono
stati studiati congelando il sistema in azoto liquido e aumentando lentamente la temperatura così da
consentire al sistema di evolvere con una cinetica compatibile con le tecniche di indagine. Il massimo di
assorbimento della luce (λmax) si sposta passando da uno stato ad un altro. In ognuna delle seguenti
trasformazioni cambia quella che è la lunghezza d’onda dei vari intermedi. Sono studi complessi dal pdv
delle modalità sperimentali. Non solo perché bisogna lavorare a livelli di concentrazione relativamente bassi
ma anche perché bisogna cercare di riprodurre condizioni il più simile possibile a quelle fisiologiche. Inoltre
queste trasformazioni sono estremamente rapide, quindi occorre lavorare al buio o a luce molto bassa,
abbassando enormemente la temperatura dei sistemi sperimentali, incrementandola molto lentamente in
modo da rallentare le reazioni per poter effettuare esperimenti di riconoscimento.

Rodopsina batorodopsina (λ 543nm)


lumirodopsina (λ 497nm)

metarodopsina I (λ 478 nm)

metarodopsina II (λ 380 nm)

Nell’ultimo stato della metarodopsina la base di Schiff e’ deprotonata, il trans-retinale si dissocia dalla
proteina (metarodopsina), si isomerizza a cis-retinale e si rigenera la rodopsina. Questo innesca un altro
processo, detto processo oscuro, di rigenerazione. Una volta percepita la luce, il complesso subisce
scissione, si rigenera l’opsina, il trans retinale viene riconvertito in cis retinale e poi si deve rigenerare la
rodopsina iniziale perché possa un nuovo processo visivo. Dopo che è avvenuto il ciclo, quindi, tutto viene
eliminato e si torna allo stato di partenza, altrimenti basterebbe un flash di luce solare per renderci ciechi e
non potremmo far partire un nuovo processo visivo. Tutto deve essere riciclato, anche con una certa
velocità, in modo da andare incontro a quelle che sono le necessità fisiologiche della visione.

Vediamo in questa figura una schematizzazione di questo


processo. Il trans retinale, viene dagli esteri retinilici che
liberano retinolo, il quale viene ossidato in un processo
NAD dipendente e forma il trans retinale. Questo
composto viene isomerizzato dalla retinal isomerasi in 11-
cis-retinale. Detto processo oscuro, non dipendente dalla
luce. Il cis retinale all’interno delle cellule dei bastoncelli
(rod cells) interagisce con l’opsina, si lega al residuo di
lisina 2,9,6, si forma la base di Shiff e la rodopsina. A
questo punto parte il ciclo luminoso. La luce impatta sulla
retina sulla rodopsina che viene attivata dal flash luminoso
e isomerizza da cis a trans (retinale). Questa rodopsina
segue tutte le sue trasformazioni intermedie fino ad
arrivare alla batorodopsina. La batorodopsina induce una
cascata di fosforilazioni, di trasformazioni, che genera
l’impulso nervoso, si trasforma in metarodopsina. La
metarodopsina si scinde, libera di nuovo l’opsina e libera
il trans retinale che poi viene riciclato e il ciclo riparte.
Questa è la porzione in cui avviene la trasduzione del segnale che genera poi l’iperpolarizzazione nella
membrana cellulare e l’impulso nervoso, dovuto alla chiusura dei canali del sodio.

La metarodopsina II (R*) e’ uno stato particolare della rodopsina con i domini citoplasmatici esposti che
consentono la sua interazione con altre proteine (variazione conformazionale). Cio’ avvia una serie di
reazioni che portano ad una variazione della permeabilita’ della membrana (chiusura canali del sodio,
iperpolarizzazione, impulso nervoso.) al passaggio di cationi e cio’ innesca un impulso nervoso. A riposo
(ovvero al buio), i bastoncelli hanno una concentrazione costante di Na + e K+ grazie alla pompa Na/K
ATPasi. La stimolazione della luce determina una rapida chiusura dei canali per il Na + che smette di entrare
nella cellula e fa divenire il potenziale
elettrico dei bastoncelli piu’ negativo
ovvero determina uno stato di
iperpolarizzazione. Come conseguenza di
questo processo nella fessura sinaptica
vengono rilasciati dei neurotrasmettitori
che innescano un impulso nervoso diretto
al cervello.

L’11 cis retinale si lega all’opsina e si genera la rodopsina, quest’ultima viene bombardata dall’energia
luminosa e il cis retinale diventa trans. Si forma così
la forma attiva, chiamata Rodopsina*, con diversa
conformazione. Questa modifica conformazionale della rodopsina stimola uno scambio GTP-GDP da parte
della trasducina, costituita da 3 subunità (Tα, Tβ e Tγ). È una proteina G che a sua volta è in grado di
stimolare una fosfodiesterasi (PDE) che a sua volta idrolizza cGMP a GMP. Quando la concentrazione di
cGMP diminuisce si chiudono i canali del Na+.

La trasducina si scinde influenzando la fosfodiesterasi perché un frammento GTP-Talfa, si lega alla PDE,
che viene attivata e converte il GMP ciclico in 5’GMP e nel far questo chiude i canali del sodio.

Dall’altra parte la Trasducina-GTP viene defosforilata, si trasforma in T alfa-GDP che poi si riconnette con
il frammento che aveva perso Tbeta, torna allo stato iniziale ed è pronta per un altro ciclo. Nella parte sulla
sx, invece, la rodopsina trans viene fosforilata nella catena esterna, verso il citoplasma, si lega ad un’altra
molecola che stimola il rilascio di trans-retinale, dopo di che viene riconvertito nell’opsina iniziale, mentre il
trans retinale viene riconvertito in cis retinale e il processo riparte. Questa è la parte scura della reazione.

Qualche dettaglio in più…

La trasducina e’ una proteina periferica di membrana


eterodimerica che pesa circa 80 kDa ed e’ formata da
due subunita’ α, β e γ, rispettivamente di 39, 37 e 9
kDa. La subunita’ α contiene un sito di legame per un
nucleotide guanosinico. (Ci resta legato durante tutto il
processo di trasduzine del segnale luminoso)

Al buio ovvero nello stato di riposo, il GDP e’ legato a


Tα che rimane strettamente aggregata alle altre due
subunita’ (β e γ) e alla membrana del disco all’interno
dei coni. In seguito allo stimolo luminoso, la rodopsina
attivata trans, nello stato R*, lega la subunita’ α che
rilascia GDP per associarsi al GTP. In seguito a tale trasferimento cambia la conformazione di Tα che si
dissocia sia da R* che da Tβ e Tγ. La sola subunità Tα, legata a GTP, si lega alla fosfodiesterasi
citoplasmatica, attivandola, e avvia l’idrolisi del cGMP in 5’-GMP.

Ciascuna molecola di R* attiva centinaia di molecole di trasducina e pertanto il segnale risulta enormemente
amplificato. Ciascuna molecola di R*, difatti, può diffondere liberamente sul doppio strato lipidico e cio’
consente l’interazione di questa molecola circa 500 molecole di trasducina prima di essere riciclate e
riconvertite nel ciclo oscuro.

FOSFODIESTERASI (PDE)

Anche la fosfodiesterasi (PDE) è un complesso multiproteico del tipo αβγ 2 in cui le subunita’ α e β sono
entrambe catalitiche mentre le 2 subunita’ γ, sono regolatorie, perché controllano l’attivazione della PDE. Se
sono presenti inibiscono, se, invece, sono assenti consentono l’attivazione di PDE. Quindi la forma αβγ 2 è
inattiva. La Tα attiva PDE legandosi alla sua subunita’ γ e dissociandola dal complesso αβγ 2.  La rimozione
di una sola subunita’ γ conferisce alla PDE un’attività’ semi-massimale (ne basta rimuovere anche solo una
per attivarla) che continua finché Tα rimane legata alla subunita’ γ.

Tuttavia la Tα ha una parziale attività GTPasica e pertanto idrolizza il GTP a GDP. Cio’ induce delle
variazioni conformazionali che determinano il distacco della subunita’ γ che si ri-associa alla PDE
inibendola/disattivandola. 

GTP si lega alla PDE, attivandola, si chiudono i canali del sodio, ma questo non rimanere sempre così,
quindi dopo un certo arco temporale, il GTP viene parzialmente defosforilato e diventa GDP, GDP-T alfa si
stacca dalla PDE che diventa inattiva interrompendo l’idrolisi di cGMP. GDP-Talfa si riassocia con le altre
due subunità della trasducina che diventa pronta per riprendere il ciclo.
Nel periodo in cui la PDE è legata alla GTP-Talfa e’ attiva ed è in grado di idrolizzare circa 100000
molecole di cGMP per ogni molecola di R*. Un’ulteriore amplicifcazione: Quattro molecole di cGMP, in
condizioni basali ovvero al buio, consentono l’apertura di un canale ionico sulla membrana dei bastoncelli e
garantiscono il flusso di Na+ e Ca2+. Quando cGMp viene idrolizzato, i canali si chiudono producendo una
iperpolarizzazione della membrana.

RIASSUMENDO:

In questa figura rivediamo alcuni aspetti strutturali di questo


processo.

La rodopsina con il cis retinale legato, colpita da luce, subisce


isomerizzazione, abbiamo l’effetto delle rodopsina attivata sulla
trasducina che si scinde. La Talfa-GTP si lega alla GDE che si
attiva. Idrolizza il cGMP, si chiudono i canali del sodio e si ha il
segnale neuronale che arriva al cervello.

In questa immagine, invece, vediamo le cellule dei coni e dei


bastoncelli.

Nei bastoncelli ci sono strutture cellulari che


costituiscono i dischi e sulle superfici di membra di
questi dischi sono disposte transmembrana le molecole
di rodopsina. Nella parte più interna, invece, ci sono i
nuclei, i mitocondri e l’estremità sinaptica.

I coni sono appunto a forma di cono, presentano


anch’essi delle strutture cellulari membranari su c’è la
formazione di questa opsina che si lega al retinale e poi
altri corpi cellulari con le sinapsi in basso.

Una sostanziale differenza tra queste due strutture risiede nel numero. Infatti il numero dei bastoncelli è
molto elevato rispetto a quello dei coni. I bastoncelli sono distribuiti su tutta la retina, mentre i coni sono
molto meno numerosi e sono localizzati in una posizione specifica della retina chiamata foclea. I coni sno
suddivisi in 3 diverse strutture cellulari e sono sensibili a diverse frequenze luminose e quindi sono quelli
che riconoscono la colorazione, perché individuano la pigmentazione dei corpi e quindi la frequenza
luminosa percepita dall’occhio. Quindi i bastoncelli sono responsabili della sensibilità, in quanto sono così
numerosi da amplificare il segnale, ma non ne individuano la variazione di frequenza e dunque la
colorazione. I coni, invece, sono meno numerosi e meno sensibili, anche se hanno un elevato numero di
molecole di opsina sulla superficie, ma sono in grado di riconoscere le varie frequenze luminose e
trasmettere poi il segnale che porta al riconoscimento dei colori.

Affinchè il processo di trasduzione della visione avvenga efficacemente, è necessario che ci sia un ciclo di
rigenerazione, quindi i bastoncelli devono essere disattivati nuovamente con la stessa rapidità con cui
vengono attivati. Ciò accade sia:

1. Grazie all’attività’ GTPasica della Tα (vedi sopra il processo)


2. Grazie allo spegnimento di R* allo stato di riposo R.
 Quando R e’ attivata a R*, gli stessi cambiamenti conformazionali che espongono siti per la
trasducina, determinano l’attivazione di una rodopsina chinasi che fosforila R* sulla sua estremità
citoplasmatica carbossilica.
 R* fosforilata si lega all’arrestina che e’ una proteina che inibisce l’interazione con la trasducina e
ostacola un ulteriore attivazione di PDE.
 I bastoncelli pero’ generalmente contengono piu’ trasducina che rodopsina chinasi e pertanto il
legame di R* con la trasducina e’ favorito, è molto rapida la risposta al segnale luminoso. Tuttavia la
fosforilazione di R* e’ un processo irreversibile che alla fine prende il sopravvento concludendo le
reazioni a cascata del fenomeno visivo.

Tutti abbiamo ben presente quella sensazione che ci capita quando andiamo da una zona estremamente
luminosa ad una oscura, momento in cui è necessario qualche istante perché si riprenda la percezione visiva
delle zone oscure. Deve distaccarsi la trasducina dalla PDE e rigenerata la rodopsina iniziale perché possa
ricominciare il processo.

Stiamo parlando del lato sx dell’immagine (dal


basso verso l’alto).

La rodopsina attivata viene fosforilata sulla catena C-


terminale citoplasmatica, si lega all’arrestina, si
libera trans retinale e si rigenera l’opsina mentre il
trans retinale si riconverte nel cis retinale grazie
all’isomerasi. In questo modo riusciamo a vedere
anche nella stanza in penombra e con ridotta
luminosità.

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