Vitamina A o retinolo
La struttura chimica fu definita da P. Karrer nel 1931 e la sintesi venne realizzata nel 1946-7 nei laboratori della
Hoffmann-La Roche. LA CARENZA DI VITAMINA A nel bambino RIMANE LA PRIMA CAUSA DI CECITA’ NEL MONDO,
infatti la vitamina A è essenziale per la vista e per l’integrità e funzionamento della resina. Recentemente, si e’
appreso un suo ruolo importante nella profilassi di alcuni carcinomi.
LA VITAMINA A o RETINOLO E’ UN ALCOOL PRIMARIO A LUNGA CATENA INSATURA CHE TERMINA CON UN ANELLO
β-IONONICO. C’è una sequenza di doppi legami coniugati. IL trans-RETINOLO E’ LA FORMA PIU’ COMUNE, tutti i
legami hanno una configurazione trans o E. Chimicamente esistono diversi isomeri ma soltanto uno sembra avere
importanza pratica ovvero l’11-cis-retinale, non è solo un isomero ma è anche un composto che ha un terminale
aldeidico esiste sia il trans-retinale con tutti i doppi legami trans sia l’11-cis-retinale in cui uno dei legami della
struttura è in cis. Esistono parecchi derivati del retinolo quali aldeidi, acidi ed esteri. In natura, la vitamina A si trova
essenzialmente sotto forma di esteri degli acidi grassi. Il retinolo forma degli esteri con gli acidi grassi; questi esteri
vengono depositati all’interno del fegato e sono dei depositi di conservazione di vitamina A, la quale può essere
messa a disposizione attraverso un processo biochimico di idrolisi dell’estere di rilascio del retinolo.
Le PROVITAMINE A sono dei carotenoidi con un’attività’ biologica paragonabile a quella della vitamina A. I
carotenoidi sono molecole di grandi dimensioni (40 atomi di carbonio). I carotenoidi sono considerate delle
provitamine A perché, una volta ingerite con la dieta, vengono metabolizzate, scisse a metà ( da C40 si formano due
molecole C20) che danno luogo al retinolo e poi alla sua forma aldeidica, il retinale. Il più importante e’ il TRANS-β-
carotene costituito da due anelli β-iononici collegati da una lunga catena, presente fondamentalmente nelle carote.
L’acido trans-retinoico è una molecola che può essere utilizzato in terapie antitumorali.
Retinil-palmitatoEstere del retinolo con un acido grasso a lunga catena un C16, un residuo di acido palmitico, viene
conservato nel fegato come deposito e può servire a liberare molecole di vitamina a quando ce ne è necessità.
Trans-beta-carotene è una molecola C40 in cui sono legati al centro due residui di retinolo attraverso questi atomi
di carbonio. se il beta carotene viene metabolizzato, questo viene scisso per ossidazione il doppio legame centrale e
si possono generare o delle molecole retinale o delle molecole di retinolo a seconda del livello di ossidazione con cui
viene generata la scissione del doppio legame. Le molecole di beta-carotene sono considerate delle provitamine,
infatti una volta ingerite, l’organismo può metabolizzarle e generare vitamina A.
ASSORBIMENTO
Nello stomaco i retinil-esteri ed i carotenoidi sono liberati dalle proteine alimentari in cui sono inglobate ,
nell’intestino l’azione congiunta di bile e degli enzimi pancreatici idrolizzano gli esteri che vengono incorporati nelle
micelle e quindi assorbiti nelle cellule intestinali. Avviene anche il metabolismo dei carotenoidi che sono scissi in
retinolo o retinale. Qui le molecole sono esterificate nuovamente ed incorporate nei chilomicroni per raggiungere la
linfa.
In seguito i retinil-esteri sono captati dalle cellule epatiche ed il retinolo e’ liberato un processo idrolitico catalizzato
da un idrolasi. Si lega quindi ad un trasportatore specifico citoplasmatico, la Retinol Binding Protein (RBPc che e’ una
proteina Zn dipendente) che lo trasporta verso la sede di deposito. Il fegato contiene il 90% di tutta la vitamina A
dell’organismo sotto forma di estere palmitato ed un meccanismo molto fine regola la sua mobilizzazione e
l’omeostasi della vitamina A. E’ una proteina piuttosto critica dal pdv della sua concentrazione non deve essere né
troppo alta né troppo bassa, se si sbilancia possono esserci dei problemi.
In circolo, il retinolo legato alla RBPc si fissa sulla prealbumina. Tale complesso e’ riconosciuto a livello di tessuti
periferici da un recettore specifico di membrana.
All’interno della cellula le proteine cellulari leganti il retinolo (CRBP) proteggono il retinolo dall’ossidazione e lo
trasferiscono ai siti d’azione intracellulari.
Nelle cellule il retinolo (ed i suoi derivati) puo’ seguire diverse vie metaboliche:
retinolo viene convertito in retinilesteri attraverso la via sintetasi o transferasi (ad esempio l’acil-CoA-retinolo acil-
transferasi ARAT che trasferisce sul retinolo un acile proveniente dai fosfolipidi o da acil-CoA)
retinolo viene convertito in retinilfosfato. Questa reazione avviene in presenza di ATP, la quale trasferisce un
residuo di fosfato al retinolo formando il retinilfosfato.
retinolo viene convertito in retinilglucuronidi. Questa reazione avviene in presenza di acido UDP-glucuronico.
retinolo può essere ossidato in retinale, aldeide. Questa reazione reversibile e’ catalizzata dalla retinol-
deidrogenasi in presenza di NAD
retinale + opsina (con una sua funzione amminica) rodopsina. Si forma una base di Schiff dalla reazione tra la
funzione aldeidica terminale del retinale con un’ammina che è un residuo di lisina della opsina, il gruppo epsilon di
una lisina dell’opsina e forma un complesso molecolare chiamato rodopsina. Ne parleremo più dettagliatamente.
retinale può essere ossidato in acido retinoico. La reazione e’ irreversibile ed e’ catalizzata da retinale
deidrogenasi o ossidasi
I fabbisogni giornalieri sono abbastanza modesti. Si indicano le quantità con il termine Retinolo Equivalente RE per
giorno:
1 µg di retinolo
6 µg di β-carotene
3.3 UI
Più consistente la richiesta di RE negli uomini adulti e negli adolescenti e un po’ più basse nelle donne adulte. Molto
importante nell’allattamento.
RE/giorno
Lattanti 350
Gravidanza 1.000
Allattamento 1.300
L’ attività della vitamina A è stata per molto tempo espressa in Unità Internazionali (UI), oggi gli esperti
raccomandano di usare il retinolo equivalente (RE)
Retinolo: modello sperimentale del ratto con deprivazione materna del 50%
Nella foto a sx possiamo vedere dei test istologici sulle cellule polmonari. Si
vede a sx una struttura molto regolare, ben sviluppata e con un buon volume
delle regioni sacculari del polmone. Mentre a dx abbiamo un campione
istologico di un polmone di ratto in cui ci è stato una deprivazione di
vitamina A, la struttura è critica con dei sacculi molto ridotti e piccoli e un
tessuto granuloso e danneggiato.
Bisogna fare attenzione ad un eccesso di vitamina A, la quale si accumula e un eccesso può creare dei danni,
quindi bisogna rispettare dei dosaggi. In gravidanza non vanno assunti supplementi di vitamina A se non
dietro prescrizione medica, e non deve in nessun caso superare i 6 mg/die.
Teratogenicità: nei bambini nati da donne che hanno consumato circa 7.5-12 mg di retinolo al giorno
durante il primo trimestre di gravidanza possono verificarsi anomalie congenite le malformazioni
riguardano l’apparato renale, il surrene, il SNC, gli occhi, le orecchie e lo scheletro.
Importante: le donne trattate con retinoidi sintetici (utilizzati come farmaci per il trattamento di forme
tumorali) che si accumulano nei lipidi devono praticare la contraccezione fino a che non abbiano interrotto
la terapia e il farmaco non sia stato eliminato dal corpo (2 anni o più).
La luce entra nell’occhio attraverso il cristallino e sul fondo possiamo vedere stilizzata la struttura cellulare
di una sequenza di cellule gangliari, bipolari, orizzontali che terminano con i bastoncelli e coni. L’evento
fondamentale che attiva la visione e’ l’assorbimento di quanti di luce da parte della rodopsina, formata da un
complesso molecolare covalente di opsina e retinale attraverso un legame imminico tra la funzione
aldeidica e amminica di una lisina. Cio’ innesca una serie di eventi molecolari che portano all’insorgenza di
un potenziale d’azione di un neurone che poi trasmette un segnale al cervello e percepisce il fenomeno
luminoso.
In breve…. Allorche’ la rodopsina e’ esposta alla luce di debole intensita’, il cis-retinale acquista energia e
attraverso essa avviene un processo fotochimico con cui viene isomerizzato in trans-retinale. Ovviamente su
andrà cambiare l’ingombro molecolare del retinale, prima era leggermente ripiegato ma nel momento in cui
diventa trans la molecola si distende e va ad occupare degli spazi diversi. Cio’ provoca una cascata di
reazioni che modificano la struttura della proteina dando luogo a diversi stati sequenziali chiamati
batorodopsina, lumirodopsina, metarodopsina I e II. L’effetto finale e’ la decomposizione della rodopsina (la
rodopsina si scinde nuovamente in opsina e libera il trans-retinale) e la produzione di un impulso nervoso.
Tale impulso nervoso proviene da una IPERPOLARIZZAZIONE della membrana cellulare dovuta alla
attivazione di una cascata di fosforilazione indotta dalla metarodopsina II che termina con la chiusura dei
canali del sodio, mediato da un bilanciamento di mediatori chimici presenti nel tessuto e nel sistema
cellulare. Questa variazione di concentrazione di mediatori chimici, che influenzano l’apertura e chiusura
dei canali del sodio.
I canali del sodio costituiscono una sorta di interruttore, si aprono e si chiudono off-on. La chiusura di questi
canali del sodio genera una variazione di concentrazione degli ioni Na+ e quindi una iperpolarizzazione
della membrana, che induce un impulso nervoso, percepito dal cervello come segnale luminoso. Questo
processo è soggetto ad un fenomeno di amplificazione notevole, in quanto ciascuna molecola di rodopsina
che assorbe un fotone provoca la chiusura di 250 canali del sodio che polarizzano la cellula per la durata di
circa un secondo, questo consente all’occhio di avere un’elevata sensibilità nei confronti dei segnali
luminosi.
Qui si vedono tutti i passaggi che intervengono nella trasformazione a partire dalla rodopsina per arrivare
alla metarodopsina II. Gli stadi intermedi ovvero batorodopsina, lumirodopsina, metarodopsina I e II sono
stati studiati congelando il sistema in azoto liquido e aumentando lentamente la temperatura così da
consentire al sistema di evolvere con una cinetica compatibile con le tecniche di indagine. Il massimo di
assorbimento della luce (λmax) si sposta passando da uno stato ad un altro. In ognuna delle seguenti
trasformazioni cambia quella che è la lunghezza d’onda dei vari intermedi. Sono studi complessi dal pdv
delle modalità sperimentali. Non solo perché bisogna lavorare a livelli di concentrazione relativamente bassi
ma anche perché bisogna cercare di riprodurre condizioni il più simile possibile a quelle fisiologiche. Inoltre
queste trasformazioni sono estremamente rapide, quindi occorre lavorare al buio o a luce molto bassa,
abbassando enormemente la temperatura dei sistemi sperimentali, incrementandola molto lentamente in
modo da rallentare le reazioni per poter effettuare esperimenti di riconoscimento.
Nell’ultimo stato della metarodopsina la base di Schiff e’ deprotonata, il trans-retinale si dissocia dalla
proteina (metarodopsina), si isomerizza a cis-retinale e si rigenera la rodopsina. Questo innesca un altro
processo, detto processo oscuro, di rigenerazione. Una volta percepita la luce, il complesso subisce
scissione, si rigenera l’opsina, il trans retinale viene riconvertito in cis retinale e poi si deve rigenerare la
rodopsina iniziale perché possa un nuovo processo visivo. Dopo che è avvenuto il ciclo, quindi, tutto viene
eliminato e si torna allo stato di partenza, altrimenti basterebbe un flash di luce solare per renderci ciechi e
non potremmo far partire un nuovo processo visivo. Tutto deve essere riciclato, anche con una certa
velocità, in modo da andare incontro a quelle che sono le necessità fisiologiche della visione.
La metarodopsina II (R*) e’ uno stato particolare della rodopsina con i domini citoplasmatici esposti che
consentono la sua interazione con altre proteine (variazione conformazionale). Cio’ avvia una serie di
reazioni che portano ad una variazione della permeabilita’ della membrana (chiusura canali del sodio,
iperpolarizzazione, impulso nervoso.) al passaggio di cationi e cio’ innesca un impulso nervoso. A riposo
(ovvero al buio), i bastoncelli hanno una concentrazione costante di Na + e K+ grazie alla pompa Na/K
ATPasi. La stimolazione della luce determina una rapida chiusura dei canali per il Na + che smette di entrare
nella cellula e fa divenire il potenziale
elettrico dei bastoncelli piu’ negativo
ovvero determina uno stato di
iperpolarizzazione. Come conseguenza di
questo processo nella fessura sinaptica
vengono rilasciati dei neurotrasmettitori
che innescano un impulso nervoso diretto
al cervello.
L’11 cis retinale si lega all’opsina e si genera la rodopsina, quest’ultima viene bombardata dall’energia
luminosa e il cis retinale diventa trans. Si forma così
la forma attiva, chiamata Rodopsina*, con diversa
conformazione. Questa modifica conformazionale della rodopsina stimola uno scambio GTP-GDP da parte
della trasducina, costituita da 3 subunità (Tα, Tβ e Tγ). È una proteina G che a sua volta è in grado di
stimolare una fosfodiesterasi (PDE) che a sua volta idrolizza cGMP a GMP. Quando la concentrazione di
cGMP diminuisce si chiudono i canali del Na+.
La trasducina si scinde influenzando la fosfodiesterasi perché un frammento GTP-Talfa, si lega alla PDE,
che viene attivata e converte il GMP ciclico in 5’GMP e nel far questo chiude i canali del sodio.
Dall’altra parte la Trasducina-GTP viene defosforilata, si trasforma in T alfa-GDP che poi si riconnette con
il frammento che aveva perso Tbeta, torna allo stato iniziale ed è pronta per un altro ciclo. Nella parte sulla
sx, invece, la rodopsina trans viene fosforilata nella catena esterna, verso il citoplasma, si lega ad un’altra
molecola che stimola il rilascio di trans-retinale, dopo di che viene riconvertito nell’opsina iniziale, mentre il
trans retinale viene riconvertito in cis retinale e il processo riparte. Questa è la parte scura della reazione.
Ciascuna molecola di R* attiva centinaia di molecole di trasducina e pertanto il segnale risulta enormemente
amplificato. Ciascuna molecola di R*, difatti, può diffondere liberamente sul doppio strato lipidico e cio’
consente l’interazione di questa molecola circa 500 molecole di trasducina prima di essere riciclate e
riconvertite nel ciclo oscuro.
FOSFODIESTERASI (PDE)
Anche la fosfodiesterasi (PDE) è un complesso multiproteico del tipo αβγ 2 in cui le subunita’ α e β sono
entrambe catalitiche mentre le 2 subunita’ γ, sono regolatorie, perché controllano l’attivazione della PDE. Se
sono presenti inibiscono, se, invece, sono assenti consentono l’attivazione di PDE. Quindi la forma αβγ 2 è
inattiva. La Tα attiva PDE legandosi alla sua subunita’ γ e dissociandola dal complesso αβγ 2. La rimozione
di una sola subunita’ γ conferisce alla PDE un’attività’ semi-massimale (ne basta rimuovere anche solo una
per attivarla) che continua finché Tα rimane legata alla subunita’ γ.
Tuttavia la Tα ha una parziale attività GTPasica e pertanto idrolizza il GTP a GDP. Cio’ induce delle
variazioni conformazionali che determinano il distacco della subunita’ γ che si ri-associa alla PDE
inibendola/disattivandola.
GTP si lega alla PDE, attivandola, si chiudono i canali del sodio, ma questo non rimanere sempre così,
quindi dopo un certo arco temporale, il GTP viene parzialmente defosforilato e diventa GDP, GDP-T alfa si
stacca dalla PDE che diventa inattiva interrompendo l’idrolisi di cGMP. GDP-Talfa si riassocia con le altre
due subunità della trasducina che diventa pronta per riprendere il ciclo.
Nel periodo in cui la PDE è legata alla GTP-Talfa e’ attiva ed è in grado di idrolizzare circa 100000
molecole di cGMP per ogni molecola di R*. Un’ulteriore amplicifcazione: Quattro molecole di cGMP, in
condizioni basali ovvero al buio, consentono l’apertura di un canale ionico sulla membrana dei bastoncelli e
garantiscono il flusso di Na+ e Ca2+. Quando cGMp viene idrolizzato, i canali si chiudono producendo una
iperpolarizzazione della membrana.
RIASSUMENDO:
Una sostanziale differenza tra queste due strutture risiede nel numero. Infatti il numero dei bastoncelli è
molto elevato rispetto a quello dei coni. I bastoncelli sono distribuiti su tutta la retina, mentre i coni sono
molto meno numerosi e sono localizzati in una posizione specifica della retina chiamata foclea. I coni sno
suddivisi in 3 diverse strutture cellulari e sono sensibili a diverse frequenze luminose e quindi sono quelli
che riconoscono la colorazione, perché individuano la pigmentazione dei corpi e quindi la frequenza
luminosa percepita dall’occhio. Quindi i bastoncelli sono responsabili della sensibilità, in quanto sono così
numerosi da amplificare il segnale, ma non ne individuano la variazione di frequenza e dunque la
colorazione. I coni, invece, sono meno numerosi e meno sensibili, anche se hanno un elevato numero di
molecole di opsina sulla superficie, ma sono in grado di riconoscere le varie frequenze luminose e
trasmettere poi il segnale che porta al riconoscimento dei colori.
Affinchè il processo di trasduzione della visione avvenga efficacemente, è necessario che ci sia un ciclo di
rigenerazione, quindi i bastoncelli devono essere disattivati nuovamente con la stessa rapidità con cui
vengono attivati. Ciò accade sia:
Tutti abbiamo ben presente quella sensazione che ci capita quando andiamo da una zona estremamente
luminosa ad una oscura, momento in cui è necessario qualche istante perché si riprenda la percezione visiva
delle zone oscure. Deve distaccarsi la trasducina dalla PDE e rigenerata la rodopsina iniziale perché possa
ricominciare il processo.