Sei sulla pagina 1di 32

Nazismo e omosessualità

Articolo, del 29 aprile 2012, di Ben (non è meglio precisato)


Da: http://signal-it.blogspot.it/2012/04/nazismo-e-
omosessualita.html?view=mosaic . Il sottotitolo dice: «Un excursus storico per
capire meglio gli stretti legami tra nazional-socialismo e un certo tipo di omoses-
sualità».

01. Sascha Schneider, Illustrazione per un libro di Karl May

Mi chiedeva, qualche giorno addietro e con una certa sorpresa, un amico


sul perché parecchi nazisti fossero «dei gran finocchi» (parole sue) e perché certi
omosessuali diventassero nazisti e anche il contrario.

1
Su questo aveva riflettuto arrivando alla conclusione che ciò dipendesse
da vari motivi: 1) Feticismo per le uniformi (parole sue: «E le chiappe strette di
un camerata»); 2) Relazione distorta con il proprio padre, perciò ricerca di un
camerata autoritario in un'uniforme attillata; 3) Dal momento che gli è stato ne-
gato l'amore del proprio padre, questo è cercato con altri uomini. Perciò: sistemi
totalitari che offrono un sostituto paterno duro e autoritario.
Le conclusioni del mio amico offrono un buon punto di partenza per la
nostra analisi e per comprendere da come nasca e come si sviluppi quella sottile
linea che unisce nazismo e omosessualità. Per far questo bisogna andare ad ana-
lizzare ciò che significarono i movimenti maschili di inizio Novecento [cfr
http://signal-it.blogspot.it/2011/01/movimenti-maschili-mannerbund-e-
origine.html N.d.R.] e quale fu il loro apporto nella complessa discussione degli
intellettuali omosessuali di destra dell'epoca. Questi in qualche modo influenza-
rono a loro volta con le loro teorie la discussione che in quegli anni cominciava a
vertere sull'omosessualità. Gli ideali di mascolinità, il culto del condottiero, gli
ordini virili e un sistema patriarcale della società si vestirono così di omoeroti-
smo e omosessualità.
Un esempio interessante ce lo offre il pittore e disegnatore tedesco Sascha
Schneider, che interpreta bene quegli ideali di fine Ottocento e inizio Novecen-
to, soprattutto se si analizzano le illustrazioni dei libri dello scrittore Karl May.
In esse Schneider disegna uomini per gli uomini: la loro nudità è rappresentata
come un atto di liberazione contro il bigottismo della sua epoca (per vedere altre
illustrazioni di Schneider, cfr. http://signal2-it.blogspot.it/2012/05/larte-di-
sascha-schneider.html ).
Ma anche lui ben presto deve fare i conti con la realtà: il suo ex-convivente, Hel-
lmuth Jahn, inizia a ricattarlo (in Germania vigeva il famigerato paragrafo
175 che puniva l'omosessualità con il carcere) e Schneider deve fuggire in Italia.
Vive a Firenze, apprezzando i garzoni di San Frediano, fino allo scoppio della
Prima Guerra Mondiale, quando ritorna definitivamente in Germania.
In Schneider è chiaro il concetto sviluppato dalle élite culturali di destra
del periodo, per cui le teorie di nascita dello Stato sono indissolubili dal ruolo
dell'erotismo della comunità maschile. In queste teorie una parte fondamentale è
rappresentata dal ruolo educativo dell'uomo adulto verso il giovane, che impara
l'arte della guerra, a interagire con gli altri membri maschi della società e soprat-
tutto a conoscere il proprio corpo. Naturalmente nessuno sosteneva che queste
comunità educative di uomini e giovani fossero esclusivamente omosessuali, ma
si sottolineava il fatto che il rapporto maschio-maschio dovesse rappresentare
un semplice aspetto della virilità, piuttosto che una condizione speciale dell'uo-
mo, demonizzata dal cristianesimo/giudaismo. Schneider sembra collegarsi ab-
bastanza strettamente alle teorie di Blüher [cfr. http://signal-
it.blogspot.it/2011/01/movimenti-maschili-mannerbund-e-origine.html ] che,

2
insieme a Jansen, nel 1913 fonda il Jung Wandervogel, gruppo per soli uomini,
animato da acceso spirito antiborghese, che si esprime nella vita all'aria aperta e
nel cameratismo.

02. Bartolomeo Pagano nei panni di Maciste

Alla fine della Prima Guerra Mondiale Schneider fonda un istituto chia-
matoKraft-Kunst («Forza-Arte») che vuole propagandare il culturismo. Non a
caso la forza maschile, ritenuta nella società borghese qualcosa di sconveniente e
da tenere ben a bada, viene invece esaltata e il muscolo è posto come antitesi alla
rispettabilità domestica, basata sul binomio maschio-femmina. L'uomo forte
(muscoloso) rappresenta un tipo ancestrale e indistruttibile di uomo, che trova
pieno significato nella comunità guerriera, base dello Stato. Non è un caso che il
cinema dell'epoca (italiano, in questo caso) crei un personaggio forte del tutto
nuovo, svincolato dalla mitologia antica, dove la sessualità appare sfumata e
ambigua e il cui tratto caratteristico è la forza: Maciste (1914). Non è neanche un
caso che sia stato proprio Gabriele D'Annunzio a crearlo. Ancora da ricercare
sono eventuali connessioni tra D'Annunzio e Blüher.
Ciò che appare senza dubbio ancora oggi interessante e moderno desume-
re dalle illustrazioni di Schneider è quello che concerne l'educazione dell'adole-
scente. Sappiamo che un adolescente per diventare autonomo deve compiere
una quantità di operazioni, deve superare un elevato numero di prove, che ri-
guardano soprattutto il rapporto con se stesso e con gli altri, dal punto di vista
sessuale e sociale.
Nei decenni che hanno fatto seguito alla Seconda Guerra Mondiale,
l’universale attacco al principio d’autorità ha travolto la figura del padre, che di
quel principio era simbolo e custode. I profeti del tempo puntualmente annun-
3
ziarono che ci stavamo incamminando verso una società senza padre. Tutti san-
no che su tale eclissi del padre si sono versati fiumi di inchiostro; ma all’euforia
collettiva per questa riedizione dell’uccisione simbolica dell’Ur-Vater di freu-
diana memoria, è subentrato un progressivo rarefarsi del discorso, quindi il si-
lenzio. Poi, prima timidamente, poi sempre più esplicitamente, si sono moltipli-
cati gli scritti, i convegni, i dibattiti sul padre e sull’importanza della sua figura.

03. Sascha Schneider

Analizzando un bellissimo disegno di Schneider si osservano un padre e


un figlio, uno accanto all'altro: il padre mostra il bicipite contratto al giovane,
esprimendo tutto un insieme di concetti che possiamo riassumere in quello di
«forza virile», che esprime autorità e fermezza. Il ragazzo lo emula e con ciò im-
para a essere uomo. Dietro al ragazzo il lembo del mantello paterno sembra pro-

4
teggerlo, almeno per un po', finché non sarà autonomamente capace di difen-
dersi. Non c'è ombra della madre: solo loro due, con lo sguardo rivolto al loro
bicipite, che rappresenta la loro forza, la forza di guardare in avanti. In questa
immagine di un padre che aiuta il figlio a rivolgere il proprio sguardo davanti a
sé, dopo averlo separato dalla madre, possiamo scorgere il senso profondo della
funzione paterna, una funzione che ha il compito di spingere il ragazzo a stacca-
re lo sguardo rivolto indietro verso la madre e ad indirizzarlo in avanti, verso la
crescita e la vita adulta che lo attendono. Si può considerare, appunto, come una
particolare funzione anti-nostalgica. La nostalgia, come sguardo rivolto verso il
passato, verso la madre, il femminino, è chiaramente visto in maniera negativa.
Ribaltando l'idea freudiana che vede nelle relazioni sessuali tra uomini
una nostalgia per la madre, l'amicizia virile, l'amicizia sessuale con altri maschi,
il legame con l'uomo adulto educatore, rappresenta non il nostalgico legame di
fedeltà alla madre, ma l'attitudine tutta maschile a guardare avanti e a scoprire il
proprio corpo. 1
I Männerbünde [ cfr. http://signal-it.blogspot.it/2011/01/movimenti-
maschili-mannerbund-e-origine.html ], gli ordini virili nati all'inizio del Nove-
cento, pur mantenendo il loro spirito antiborghese, di disprezzo per il denaro e
per la vita comoda, si differenziano via via dai Wandervögel. Questi piccoli
gruppi di uomini, uniti dal cameratismo e dal culto dell'amicizia maschile, tra-
sformano anche la primitiva idea di völkisch, che perde pian piano la romantica
idea di popolare, di entusiasmo per i valori originari della cultura popolare, per
trasformarsi in amore per la patria, per l'appartenenza al popolo. In questi

1 Facendo un breve excursus sulla situazione attuale, va notato che un padre


premuroso e tenero col proprio figlio adolescente non è detto che sia un buon
padre. Inoltre, al giorno d'oggi sono sempre più frequenti i casi di padri defilati,
non solo in seguito alla separazione e al divorzio. Ci sono molti casi in cui i pa-
dri ci sono, sono presenti, partecipano alla vita dei propri figli, condividono il
loro percorso e i loro problemi. Eppure sono mancanti di funzioni paterne. Sono
quei padri timorosi e deboli, quei padri che disertano i loro compiti e li delegano
alla madre. I padri mancanti di funzione sono quei padri che non prendono de-
cisioni, che non pongono limiti, che non sanno contenere i figli nei loro bisogni.
Sono padri che alle volte temono la loro paternità, che hanno paura di mettere
paletti alle richieste dei loro figli, che cercano un rapporto amicale piuttosto che
ritrovarsi a discutere o anche a scontrarsi. Di solito questi padri preferiscono il
consenso ed evitano accuratamente ogni forma di dissenso. In questo modo il
padre mancante di funzioni utilizza quasi unicamente il codice materno che
soddisfa i bisogni, ma trattiene. Viceversa, una delle funzioni più specifiche del
padre è proprio quella di aiutare il figlio a separarsi, ad abbandonare il legame
con la madre, con la famiglia e ad andarsene.
5
gruppi prende sempre più piede l'idea di autorità: il gruppo di guerrieri, cata-
lizzatore principale per la formazione della struttura della società e dello Stato,
ha un capo, il Männerheld, l'eroe maschile. Questo tiene insieme il gruppo, e-
sercita un'autorità carismatica: attraverso la forza della sua attrazione, che egli eserci-
ta su giovani e vecchi tra i suoi guerrieri, egli può ottenere i maggiori sacrifici, l'impe-
gno più straordinario e i successi più splendidi (Max Weber).
E’ chiaro che questi Männerbünde si trasformano in organizzazioni para-
militari. L'esperienza che molti uomini hanno vissuto durante la Prima Guerra
Mondiale risulta indelebile per molti di loro. La vita in comune in trincea, il
condividere gioie e dolori, privazioni ed azioni eroiche li unisce in maniera pro-
fonda. Durante gli anni di trincea sono sorte delle amicizie fortissime, degli a-
mori fra soldati. Quando questi uomini tornano a casa, nelle ristrette mura bor-
ghesi delle loro vecchie esistenze, si sentono a disagio. Tra questi uomini
c'è Ernst Röhm [ cfr. http://signal-it.blogspot.it/2011/04/ernst-rohm-e-le-sue-
sa.html ], un omosessuale forgiato alla vita di trincea, impulsivo e tenace, un
combattente nato, che non riesce a riabituarsi alla vecchia vita di impiegato. Per
prima cosa, Röhm organizza un corpo paramilitare legato al Partito dei Lavora-
tori Tedeschi. La vita borghese appare a lui, come a molti altri soldati che hanno
combattuto in trincea, come una condizione invivibile. E’ quello che in Italia
D'Annunzio chiama il fetor di pace. Occorreva ricreare un gruppo di uomini le-
gati dal cameratismo, come un vero ordine virile: nel 1921 Röhm crea un corpo
paramilitare che prende il nome di Sturm Abteilungen(«Reparti d'Assalto») o
semplicemente SA. All'interno di questo gruppo c'è un po' di tutto: una parte
centrale composta da ex-militari, poi dei disoccupati, una parte di proletariato e
molti omosessuali.

6
04. Un gruppo di SA,
sulla destra Karl Ernst, ex buttafuori di locali gay berlinesi

Per definire questi gruppi, potremmo usare le parole del teori-


co Weininger: «L'uomo ha impegnato la sua parte migliore per l'uomo. Il nostro spiri-
to più essenziale, superabbondante, più puro e le migliori performance di noi stessi na-
scono in un modo o nell'altro sotto la luce di un uomo superiore che li ha stimolati».
Gli uomini che entrano in questi gruppi cercano un'organizzazione gerar-
chica, cercano l'autorità, un riferimento. Tutto quello che Blüher aveva teorizza-
to come base della società: un gruppo di uomini, un ordine virile che sogna la
rinascita della patria attraverso piccole élite, legate dal culto del cameratismo e
dell'amicizia. Non è un caso che le SA nascano da un gruppo di Hermann E-
hrhardt che si chiamava Sportabteilung («Squadra Sportiva») per ricordare come
le squadre sportive e la loro gerarchia siano in fondo degli ordini virili.

7
05. La camicia bruna delle SA

Gli uomini di questi gruppi si vogliono riconoscere e sentirsi partecipi di


una stessa idea, grazie a una divisa. All'inizio, come era capitato ai Legionari
Fiumani [ cfr. http://signal-it.blogspot.it/2011/02/guido-keller-fiume-e-
lavventura-dei.html ], di D' Annunzio, ogni appartenente ai Reparti d'Assal-
to era vestito con quello che trovava: vecchie uniformi della Prima Guerra Mon-
diale, di diversi corpi e nazioni, mescolate fra loro e spesso arricchite a piacere.
In rete si trovano spesso fantasiosi e colorati racconti sulla nascita della divisa
delle SA. Tuttavia, l'unica fonte primaria certa è il libro di memorie scritto
da Gerhard Rossbach e pubblicato nel 1950, «Mein Weg durch die Zeit» («La
mia via attraverso il tempo», Weilburg-Lahn), dove lo stesso Rossbach ci raccon-
ta della nascita della famosa uniforme delle «camicie brune».
Rossbach è un altro degli omosessuali della prima ora, praticamente co-
fondatore del Partito nazional-socialista, combattente nato e comandante di al-
cuni Freikorps attivi nelle Guerre Baltiche del 1919. E’ lui stesso, nelle sue me-
morie, che racconta di aver traviato sessualmente Röhm (che pure non disde-
gnò). Rossbach fonda un'organizzazione giovanile, la Schilljugend, dove vuole
insegnare ai giovani idee nazionaliste, socialiste, l'idea di autorità e il militari-
smo. Sempre in linea con le idee degli ordini virili, Rossbach organizza dei Fe-
stival di Musica dove cerca di combinare elementi classici con elementi di musi-

8
ca tradizionale, per comunicare orgoglio nazionalistico e costruire dei valori pa-
triottici.
Rossbach racconta nelle sue memorie d’una conversazione avuta a Ba-
yreuth con la nuora di Wagner, la sperpera Winifred Wagner, a cui era presente
anche Adolf Hitler, già cancelliere del Reich. Durante questo incontro, la signora
Wagner fa presente a Rossbach che si era tanto spesa a suo favore per una riap-
pacificazione con Hitler (i due erano entrati in conflitto, perché Rossbach non
voleva lasciare la sua organizzazione giovanile ed entrare ufficialmente nel par-
tito), perché tanto di ciò che adesso il Cancelliere trovava di buono e giusto era
partito da lui, a volte addirittura contro il volere di Hitler, ad esempio la camicia
bruna.

06. Rossbach (al centro) insieme ad alcuni suoi soldati

Racconta sempre Rossbach che dopo questo intervento della signora Wa-
gner, che in pratica più o meno asseriva che il Cancelliere aveva rubato diverse
idee a Rossbach, dovette fuggire a gambe levate, perché Hitler era così furioso
che neppure il Santo Sepolcro avrebbe offerto protezione contro le sue ire. Poi
continua nelle sue memorie raccontando che la sua famosa camicia bruna (il cor-
rispettivo tedesco della italica «camicia nera») non corrisponde assolutamente
né nel colore né nel taglio alla camicia usata in seguito da Hitler. In questa di-
sputa tra sartine, Rossbach racconta che nel 1921 aveva organizzato un giro in
bicicletta con la sua associazione nella Prussia Orientale (famosa per il suo pae-
saggio di laghetti, patria di Kant e oggi Russia). Per essere tutti vestiti allo stesso
modo, Rossbach comprò una rimanenza di camicie che erano state confezionate
per gli ufficiali delle truppe tedesche nell'Africa Orientale (la Tanzania era una
9
colonia tedesca, chiamata allora Tanganika). Alla fine della Prima Guerra Mon-
diale l'Inghilterra si era accaparrata le ex-colonie tedesche (faccio notare che una
decina di anni dopo, quando l'Italia conquistò l'Etiopia, l'Inghilterra le scatenò
contro un putiferio). Rimasto senza colonie, l'esercito tedesco vendette volentieri
le vecchie camicie coloniali a Rossbach, che le consegnò ai partecipanti al suo gi-
ro ciclistico. Le camicie erano beige-brune, racconta Rossbach, molto più chiare
di quelle usate in seguito da Hitler, ed arricchite di bottoni bianchi di madreper-
la. Dovettero essergli piaciute, se in seguito le adottò come divisa delle sue or-
ganizzazioni e nel 1924 come uniforme ufficiale dell'organizzazione giovanile
fondata a Salisburgo, la Schilljugend.

07. Il «bell’Edmondo». Dietro, Röhm e Ernst

Ma fu un altro omosessuale nazionalsocialista, Edmund Heines, che le in-


trodusse nelle SA facendole diventare la divisa ufficiale della più grande asso-
ciazione paramilitare tedesca. Il «bell'Edmondo», come veniva chiamato
nell'ambiente, amante di Röhm, era stato ufficiale dell'esercito durante la Prima
Guerra Mondiale. In seguito, aveva fatto parte come volontario di molti Frei-
korps, tra cui quello di Rossbach (e questo la dice lunga sul grande numero di
omosessuali che faceva parte di queste entità paramilitari). E’ probabile che ab-
bia visto la famosa camicia bruna in questi gruppi e l'abbia usata poi per le SA.
10
Rossbach racconta che dopo essere stata adottata dalle SA, la sua camicia dive-
niva più scura di mese in mese. Fino a passare da beige a marrone.
Per noi è ovviamente interessante come, in fondo, siano stati proprio i
(molti) omosessuali del neonato partito nazionalsocialista, o simpatizzanti ag-
gregati, a dare forma a quelle uniformi che poi sono rimaste nell'immaginario
collettivo come simbolo, a vario titolo, di potere e comando.
In generale, sappiamo che le uniformi indossate dai militari offrono
un'immagine fortemente virile di autorità, che ha un forte appeal sessuale per gli
uomini omosessuali. L'essenza di mascolinità non è fatta soltanto da uno sguar-
do, da un gesto di comando, dal modo di parlare e di muoversi. E’ anche sem-
plicemente un bel petto muscoloso, braccia forti, gambe solide. Certi abiti enfa-
tizzano l'immagine di mascolinità di un corpo, divenendo essi stessi immagine
erotica. Una bella camicia attillata fa risaltare il petto, il cappello con la visiera
che copre le sopracciglia crea uno sguardo duro, mentre gli stivali danno l'idea
di caviglie forti ed enfatizzano le cosce, che sembrano più robuste. Notiamo co-
me dall'inizio degli anni Venti la divisa delle SA diventa, non solo più scura, ma
tende ad aumentare sempre più l'immagine di virilità che essa emana. Sembra
importante, per quei nazionalsocialisti omosessuali, dare una forte immagine di
virilità.
Per capire questo bisogna comprendere a fondo l'acceso dibattito della cul-
tura omosessuale tedesca del periodo.
Torno, naturalmente, a sottolineare che il movimento moderno per i diritti
degli omosessuali non nasce negli Stati Uniti negli anni '50, come molti pensano,
ma in Germania a metà dell'Ottocento.
Il fondatore del movimento è un avvocato della Bassa Sassonia, profondo
conoscitore della lingua latina, Karl Heinrich Ulrichs.
Ulrichs pare sia stato molestato, all'età di 14 anni, dal suo istruttore di e-
quitazione. Ma lui stesso non attribuì mai la sua omosessualità a questa espe-
rienza. Negli anni '60 dell'Ottocento, sviluppò quella che viene conosciuta come
la «teoria del terzo sesso». Il concetto di Ulrichs, in pratica, è che gli uomini o-
mosessuali hanno un animo femminile intrappolato in un corpo maschile e il
contrario per quanto riguarda le lesbiche. Dal momento che, sempre secondo
Ulrichs, l'omosessualità è innata, questa deve essere decriminalizzata.

11
08. Karl Heinrich Ulrichs

Fu un discepolo di Ulrichs che coniò il termine omosessuale, in una lettera


del 1869 indirizzata al Ministro della Giustizia prussiano.
Anche Ulrichs, come molti omosessuali della sua epoca, fuggì in Italia, ot-
tenendo una laurea honoris causa all'Università di Napoli, nel 1895. Morì a L'A-
quila, dove risiedeva da tempo, ospite del marchese Persichetti, e dov’è tutt'ora
sepolto.
Ulrichs, con le sue teorie, ebbe un notevole successo e il movimento per i
diritti omosessuali fece enormi passi avanti, se alla fine dell'Ottocento Frederich
Engels scrisse in una lettera a Karl Marx che «i pederasti iniziano a contarsi e a sco-
prire che sono un gruppo potente nel nostro stato. La sola cosa che manca è un'organiz-
zazione, ma sembra che esista già, ma è nascosta».
Alla morte di Ulrichs, il movimento tedesco subisce una profonda frattura,
molto importante per la nostra ricerca. Una fazione segue il successore di Ul-
richs, Magnus Hirschfeld, che fonda nel 1897 il Comitato Scientifico Umanita-
rio e, in seguito, apre a Berlino l'Istituto per la Ricerca Sessuale. Hirschfeld non
solo riprende l'idea strampalata di Ulrichs sul terzo sesso, ma inizia a paragona-
re gli omosessuali a degli storpi che la società deve tollerare. Ma – ciò che è peg-
gio – Hirschfeld sostiene che gli omosessuali maschi siano, per loro natura, ef-
feminati. Tutto questo ha avuto delle conseguenze nefaste per il movimento
12
omosessuale europeo degli anni Settanta del Novecento, visto che i movimenti
di liberazione sessuale europei del secondo dopoguerra si rifanno alle teorie di
Magnus Hirschfeld (non è inusuale trovare in Germania sezioni di gruppi omo-
sessuali a lui dedicate).

09. Un numero di «Der Eigene»

In ogni caso, queste affermazioni provocarono, anche in quell'epoca, delle


aspre contestazioni. Il gruppo che contestava le teorie di Hirschfeld si organizzò
attorno ad Adolf Brand, che, tra l'altro, pubblicò la prima rivista omosessua-
le, «Der Eigene», («Lo Speciale»). Brand, Friedlaender e Jansen fondarono nel
1902 la Comunità degli Speciali.
Ciò che divideva in maniera sostanziale questo gruppo dagli altri ricerca-
tori era il concetto di virilità.
Ulrichs e, in seguito, Hirschfeld consideravano un omosessuale maschio
una donna intrappolata in un corpo maschile. Brand e i suoi successori erano

13
profondamente offesi da queste teorie: non solo loro si percepivano come com-
pletamente maschili, ma si vedevano come una razza di uomini superiori in
quanto a qualità virili, anche agli stessi eterosessuali.
La Comunità degli Speciali asseriva che l'omosessualità maschile è il fon-
damento di tutte le nazioni e che gli omosessuali rappresentano l'élite della so-
cietà umana. Questo gruppo si vedeva come la moderna incarnazione degli anti-
chi guerrieri greci e si rifaceva agli eroi di Sparta, di Tebe e di Creta. I membri
della Comunità degli Speciali erano iper-virili, tendevano cioè a portare all'esa-
sperazione tutte le qualità proprie dell'uomo. Pubblicizzavano la superiorità
maschile e nel sesso si rifacevano alla Grecia Antica con un erastes che ama
un eromenos, lo educa e lo prepara alla vita adulta. Brand stesso scrive nella sua
rivista che voleva uomini «assetati di un revival dei tempi della Grecia e degli star-
dard ellenici di bellezza, dopo secoli di barbarie cristiane».
Se mettiamo insieme tutti i fattori fin qui descritti, gli ordini virili, le co-
munità guerriere, la comunità nazionale, possiamo cominciare a intuire perché il
movimento nazional-socialista degli albori fosse talmente pieno di omosessuali
che ne delinearono le linee guida, compreso l'odio per la parte avversaria, quella
che si rifaceva alle dottrine di Hirschfeld e all'omosessuale effeminato. Non è da
escludere che una parte delle successive razzie in locali frequentati da un certo
genere di omosessuali sia stata motivata da quest’odio, che divideva gli omoses-
suali tedeschi. In ogni caso è proprio la Comunità degli Speciali che ha creato e
plasmato il tipo del nazional-socialista.
Senza ombra di dubbio, questi uomini hanno conformato la Germania
dell'epoca. I gruppi giovanili, nati come espressione di rivolta contro il mondo
degli adulti, sono stati largamente influenzati dalle idee della Comunità degli
Speciali. Lo stesso Jansen finanzia economicamente una di queste organizzazioni
che vuole rivivere le idee dell'Antica Grecia, anche quelle che riguardano più
propriamente il sesso. Nel 1912 Hans Blüher scrive il saggio: «Il movimento tede-
sco dei Wandervögel come fenomeno erotico», che ci descrive come l'organizzazione
volesse educare i giovani all'omosessualità. Contemporaneamente viene loro
insegnato il paganesimo greco e una repulsa per gli pseudo valori cristiani dei
loro genitori (cattolici o luterani che fossero).
Il credo di un’élite omosessuale prende forma all'interno del movimento
dei Wandervögel nel concetto di guida, di Führer. A questo proposito Hartshor-
ne ci riporta i ricordi di un ex-membro del Wandervögel: «Non avevamo idea di
quale potere avessimo nelle nostre mani. Giocavamo con il fuoco che ha bruciato il mon-
do e ciò infiammava i nostri cuori. E’ stato tra le nostre fila che la parola Führer ha avuto
origine, con il significato di cieca obbedienza e devozione. E non dimenticherò mai come
in quei primi giorni abbiamo pronunciato la parola Gemeinschaft, comunità, con una
tremante nota gutturale di eccitazione, come se vi si nascondesse un segreto profon-
do» (Hartshorne, p.12).

14
10. Röhm a cavallo, a un raduno delle SA

Già varie volte ho descritto di chi fosse in verità il «potere dietro al trono»
nel neonato partito nazionalsocialista.
Durante la Prima Guerra Mondiale Hitler era stato un semplice caporale,
Röhm un capitano dell'esercito del Kaiser. Alla fine della guerra Röhm era molto
inserito nel clandestino movimento nazionalista tedesco che complottava per
rovesciare il governo di Weimar. Röhm osservò Hitler, durante la riunione di un
gruppo chiamato il Pugno di Ferro, e vide in lui il demagogo di cui aveva bisogno
per mobilitare il sostegno di massa per il suo esercito, strutturato come un ordi-
ne virile e pieno di omosessuali.
Non starò a ripetere la storia di Röhm, di cui ho ampiamente parlato in un
precedente post ma giova ricordare che, grazie al suo appoggio, Hitler divenne
primo presidente del partito, nel 1921, di cui cambiò il nome in Partito Naziona-
le Socialista dei Lavoratori Tedeschi. Poco dopo, Rossbach diventò il suo braccio
armato.
Non si devono immaginare i primi nazisti omosessuali come persone che
vivevano di nascosto la loro omosessualità. Persino i capi maggiori erano fre-
quentatori assidui di locali e saune. Tutti sapevano che Röhm era omosessuale,
15
per un periodo era stato persino militante: si conoscevano i suoi amanti, i suoi
giochi. Il grande capo virile delle SA frequentava i bar gay e i bagni turchi e non
ne faceva segreto. Se talvolta c'erano dei brontolii all'interno del partito per tutti
quei finocchi nelle SA e in generale nel movimento nazionalsocialista, gli omo-
sessuali nazisti si sentivano, bene o male, protetti. Dopo tutto, il grande capo era
uno di loro.

11. Raduno di SA bavaresi in lederhosen

Senza dubbio, le radici ideologiche di Röhm sono in quella parte del mo-
vimento omosessuale tedesco che si rifaceva a Brand e cvedeva nell'omosessua-
lità la base d’una nuova società. Il capo delle SA progettava un ordine sociale in
cui l'omosessualità sarebbe dovuta essere considerata come un modello di com-
portamento umano, oltre a essere universalmente riconosciuta. Röhm ostentava
la sua omosessualità in pubblico e insisteva che i suoi compagni facessero lo
stesso. Quello di cui c'era bisogno, osservava, era un tipo fiero ed arrogante, che
può cazzottarsi, gozzovigliare, spaccare finestre ed uccidere per il gusto di farlo.
Gli eterosessuali, ai suoi occhi, non erano adatti per queste cose, come invece lo
erano gli omosessuali.

16
Punto di incontro preferito delle SA era un bar gay a Monaco chiama-
to Bratwurstglöckl (che io sappia, esiste ancora, con lo stesso genere di frequen-
tazioni). Qui Röhm aveva un tavolo riservato e qui si erano tenuti i primi incon-
tri del neonato partito nazionalsocialista. Alla Bratwurstglöckl, Röhm e i suoi
più stretti collaboratori, Edmund Heines, Karl Ernst, il fidanzato di questo capi-
tano Röhrbein, il capitano Petersdorf, il conte Ernst Helldorf e il resto, si incon-
travano per stendere piani e strategie. In fondo erano questi gli uomini che or-
chestrarono ciò che in seguito passò per la campagna di terrore e intimidazione.
La principale funzione di questo gruppo paramilitare era quella di spianare la
strada, anche con la violenza, al partito. Alcuni storici (Fuchs, ad esempio) riten-
gono che lo stesso Hitler pensasse che questo lavoro potesse essere svolto al me-
glio dagli omosessuali.
Certo, era l'omosessualità e non altro, che permetteva a molti uomini di
scalare velocemente i vertici delle SA. Heinrich Himmler in seguito lo fece pre-
sente. Lui stesso non era certo omofobo, ma criticava il fatto che delle persone
non qualificate potessero raggiungere posizioni di comando. Il più volte citato
Obergruppenführer Karl Ernst, da portiere d'albergo passò, a 35 anni, a coman-
dare 250.000 uomini.

12. Röhm e Himmler ad un raduno di SA


con camicia bruna, stivali e il tipico kapi

Questa strana forma di nepotismo omosessuale era la caratteristica più


forte delle SA.
Nel 1933, l'organizzazione aveva più uomini dello stesso esercito, ma il
corpo degli ufficiali rimaneva quasi esclusivamente omosessuale. Röhm, alla te-
sta di 2 milioni e mezzo di squadristi, si era circondato di omosessuali, tutti

17
Gruppenführer o Obergruppenführer, che comandavano a loro volta diverse
centinaia di migliaia di squadristi. Se non eri omosessuale e volevi fare carriera
come ufficiale nelle SA, non avevi molte chance, osserva Knickerbocker. In prati-
ca, nelle SA si era concretizzato ciò che era stato pensato nella Comunità degli
Speciali: l'ideale ellenico della supremazia maschile omosessuale e del militari-
smo si era alfine concretizzato.
Lo storico Alfred Rowse scrive: «Il loro era un tipo di omosessualità molto viri-
le. Essi vivevano in un mondo maschile, senza donne, un mondo fatto di marce e di cam-
pi, corse e sport. Avevano i loro propri svaghi e la SA di Monaco divenne famosa grazie
a questo». La similitudine con il sogno di revival ellenico di Brand e di Friedla-
ender non è casuale, visti i trascorsi di Röhm nel movimento di liberazione omo-
sessuale. Certo, gli svaghi, di cui parla Rowse, sono perlopiù attività sessuali tra
membri delle SA. Röhm era orientato sessualmente più per giovani e le critiche
rivoltegli che spesso si leggono sono indirizzate in questa direzione. Ma se fosse
successo ad un uomo di potere eterosessuale, di certo non si sarebbero versati
fiumi d'inchiostro sul tema. Peter Granninger, un altro ex di Röhm, era stato as-
sunto nella intelligence delle SA. Per 400 Reichsmark Granninger teneva confe-
renze negli Istituti Superiori di Monaco per cercare nuove reclute: tra queste ben
11 passarono prima al suo setaccio per poi finire nel letto di Röhm.

13. Un gruppo affiatato di SA

18
E’ abbastanza facile intuire, come questi gruppi di omosessuali iper-
virilizzati si siano lanciati contro i locali (e ce n’erano tanti in Germania, soprat-
tutto a Berlino) bazzicati da uomini effeminati. Ma è arrivato anche il momento
di analizzare come mai si scatenò contro gli omosessuali del partito nazionalso-
cialista una vera e propria purga.

14. Rudolf Hess, detto «Fräulein Hess»

Per cercare di capire questo, bisogna andare a spulciare nel passato di Hit-
ler. Sia Himmler che Hitler erano di certo, almeno all'inizio, simpatizzanti e baz-
zicavano volentieri ambienti frequentati da omosessuali.
Diversi storici parlano di un confuso passato omosessuale di Hitler. Se-
ward riporta una nota degli archivi della polizia di Vienna dove il futuro Führer
è catalogato come omosessuale. Qualcuno addirittura si avventura raccontando
di un passato da prostituto del giovane Adolf, a Vienna tra il 1907 e il 1912,
quando era uno scadente e squattrinato studente di Arte, e a Monaco tra il 1912
e il 1914. Ma non ci sono prove certe e tutto ciò va preso con le pinze. Il fatto che
Hitler vivesse in quel periodo in appartamenti in comune con omosessuali di-
chiarati, non può essere assunto come prova, visto l'ambiente che frequentava di
giovani accademici. Più sicuro è che da giovane era spesso chiamato il «bell'A-
dolf» (e sappiamo in che circostanze venisse usato tale aggettivo), quando fre-
quentava il giro di ricche amicizie omosessuali di Röhm.

19
Di certo c'è la relazione molto particolare con un altro grande omosessuale
del partito nazionalsocialista, Rudolf Hess. Hitler dava del tu solo a Röhm e a
Hess. Dopo la loro comune prigionia nel carcere di Landsberg, in conseguenza
del fallito putsch, il loro rapporto divenne molto stretto. Una volta usciti, Hitler
lo chiamava mio Rudi, o anche mio Hesserl («Hessolino mio»). Quando il Führer
riceveva un regalo o era particolarmente contento di uno schizzo di architettura
o quant'altro, correva da Hess, come un ragazzino contento corre dalla madre; e
l'effeminatezza di Hess forse ha avuto il suo ruolo in questa relazione.
Di certo, comunque, Hitler non fu esclusivamente omosessuale: conoscia-
mo almeno quattro storie con donne. Ma che rapporti contorti avesse Hitler con
le donne ce lo possiamo immaginare, se tutte e quattro tentarono il suicidio e
due ci riuscirono.

15. Magnus Hirschfeld, noto come «Zia Magnesia»

Certo, qualcosa di torbido nel suo passato c'era.


Dopo essersi circondato quasi al 100% di omosessuali, qualcosa nel suo
cervello scattò e dal '33-'34 iniziò a nascere un sentimento di rivalsa. Iniziarono i
20
proclami veri e propri, la distruzione dell'Istituto di Ricerca Sessuale di Berlino,
incarcerazioni, fino alla notte dei lunghi coltelli in cui morirono tutti i capi delle
SA, in larghissima parte omosessuali, Röhm e tutti i suoi collaboratori. Iniziaro-
no vere e proprie deportazioni in campi di lavoro.
Certo, molti storici fanno presente che non su tutti si abbatté l'ira di Hitler:
il suo Rudi non venne toccato, Brand non venne arrestato, il famoso atto-
re Gustav Gründgens, i cui amori omosessuali erano noti, venne nominato da
Goering stesso direttore del Teatro di Stato. Attori, ballerini e altri arti-
sti vennero messi sotto la protezione speciale di Himmler. Molti storici rimarca-
no il fatto che Hitler abbia eliminato, con la scusa dell'omosessualità, pericolosi
avversari politici, persone che avrebbero potuto nuocergli per arrivare a quel
potere assoluto a cui anelava. Molti non omosessuali vennero accusati e incarce-
rati con questa scusa. Alcuni storici riportano che la Gestapo usava il paragrafo
145 contro quelle persone verso cui non sapeva cos'altro usare. Era difficile po-
tersi difendere ed era una buona giustificazione davanti al popolino.
L'attacco all'Istituto di Magnus Hirschfeld, del 6 maggio 1933, è facilmente
capibile: il centro era il quartier generale di quegli omosessuali effeminati che si
rifacevano alle teorie di Hirschfeld. Tutti gli omosessuali iper-virili delle SA o-
diavano profondamente il pensiero sull'animo femminile e sul terzo sesso : occu-
pavano le sale di lettura del centro e disturbavano i suoi incontri, finché Hir-
schfeld non fu più in grado di assicurare l'incolumità dei suoi ospiti e dovette
chiudere. Si narra che diversi omosessuali dell'altra fazione gioirono per la chiu-
sura del centro. Ma altri storici sottolineano il fatto che la distruzione dell'archi-
vio fu fatta anche (o soprattutto) per coprire l'omosessualità di coloro di cui non
si voleva pubblicizzare.

16. In rogo del materiale dell’istituto di Hirschfeld

21
Ma ancora tutto questo non basta. A un certo punto, Hitler ordina l'assas-
sinio di Reinhold Hanisch (che però muore in un carcere austriaco per un attac-
co cardiaco). Hanisch aveva condiviso i giorni poveri in cui Hitler dormiva in un
ostello per senza tetto. Era stato suo socio d'affari (Hitler dipingeva acquarelli e
Hanisch li vendeva) e sicuramente era a conoscenza di cose che Hitler non vole-
va rendere pubbliche. Sembra che il Führer volesse a tutti i costi cancellare il suo
passato e nascondere per sempre alcuni scheletri nell'armadio. Impiega una gran
quantità di mezzi per riuscire nel suo intento di adombrare il suo passato. Spari-
scono gli archivi dell'Istituto per la Ricerca Sessuale di Hirschfeld e così molti
nazionalsocialisti tirano un sospiro di sollievo. Secondo i dati dell'Istituto, solo il
10% degli uomini che dirigevano il Partito, che nel 1933 aveva preso il potere in
Germania, era, per i canoni dell'epoca, sessualmente normale. Si conoscevano di-
rettamente, attraverso i consultori, o indirettamente, tramite i racconti di altri
camerati, oppure tramite 40.000 lettere biografiche o confessioni che costituivano
un archivio enorme, tutti i segreti intimi dei membri del Partito Nazionalsociali-
sta. Lettere, fotografie, resoconti, confessioni: tutto venne bruciato in un grande
rogo il 10 di maggio.

22
17-18. Video di una parata militare, con l’obbiettivo puntato sugli stivali –
E riemerge anche l’antica Grecia, cfr. immagini 19-21

La situazione a questo punto diventa abbastanza paradossale.


Da una parte il Partito continua a pubblicizzare i suoi gruppi paramilitari
con un tipo di propaganda che attinge a piene mani nell'immaginario erotico
creato dal circolo omosessuale delle SA. Così si vedono sguardi maschi e fieri,
dati dalle sopracciglia coperte dall'ombra del cappello, e tipi duri animati da un
infinito affetto per i propri camerati. Si vedono in continuazione stivali di pelle,
in tutte le salse: uomini che marciano ripresi dal basso, dal davanti, dal dietro, in
immagini altamente erotizzate. E poi: cinture, fibbie, pantaloni stretti fino al gi-
nocchio o a sbuffo, per enfatizzare il quadricipite della coscia.

23
24
25
Nel film Die grosse Liebe con la star frociarola Zarah Leander [ cfr.
http://signal-it.blogspot.it/2011/03/zarah-leander.html ] un gruppo di soldati
va a fare il bagno in mare. 2 Sulla riva, in bella vista, varie file di scarponi e stiva-
li vengono ripresi per la gioia degli spettatori (e i feticisti, dicono gli esperti, so-
no quasi sempre uomini). Gli elmetti stessi prendono una forma che fa risaltare
lo sguardo fiero e virile del soldato tedesco.
In cinegiornali e corrispondenze le uniformi monopolizzano lo spazio. Il
corpo maschile viene presentato nudo in tutta la sua bellezza. Giovani soldati si
lanciano atleticamente dalla riva per fare il bagno in qualche laghetto della
Germania orientale; atleti si allenano marzialmente per poi fare tutti assieme
una bella sauna, battendosi a vicenda con rami di betulla. Atleti e soldati sem-
brano sempre più mischiarsi per unirsi nel mito di Olimpia e del soldato/atleta
greco. Riemerge la Grecia classica e la Germania si riempie di statue di uomini
nudi in atteggiamento virile o atletico. 3
Ma qualcuno sembra accorgersi della pericolosità di queste teorie. In un di-
scorso segreto alle SS, nel 1937, Himmler avrebbe addirittura citato espressa-
mente le idee di Hans Blüher (che peraltro fu lasciato vivere indisturbato per
tutto il periodo nazista), fra quelle che rischiavano di minare il nazismo: «[Ai

2Si vedano le immagini 19 e 20, tratte dal film «Il grande amore» con Zarah Le-
ander e Viktor Staal.
3 Si vedano le immagini tratte da «Olimpia» di Leni Riefenstahl, un film visto da
decine di milioni di spettatori: 21 e 22 «Uomini che fanno insieme la sauna», 23-
25 «Ci si prende cura del corpo di un camerata», 26-27 «Si fa il bagno tutti in-
sieme nudi in un laghetto». Si vedano anche le immagini 28-30 sul «Riemerge
l’antica Grecia».
26
giovani diciamo che] esistono soltanto le amicizie tra ragazzi. “Sono gli uomini che deci-
dono, sulla Terra", diciamo loro. La tappa seguente è l'omosessualità. Sono le idee del si-
gnor Blüher».
Ma è il 1934 l'anno che sancisce la definitiva disillusione degli omosessuali
tedeschi di destra e dei suoi esponenti di spicco: Blüher, lo stravagante pitto-
re Elisar von Kuppfer e il medico Karl Günter Heimsoth. Essi avevano simpa-
tizzato apertamente per il Partito Nazionalsocialista: vedevano nella figura di
Röhm la riprova che quel partito non era ostile agli omosessuali. La notte dei lun-
ghi coltelli, dove erano stati brutalmente eliminati tutti i capi delle SA, Röhm,
Heinsoth e von Speti compresi, rappresentava un brusco risveglio per tutti loro.
Iniziarono le deportazioni, in massima parte di omosessuali effeminati: col
duro lavoro e il poco cibo si voleva renderli più virili. Si calcola che circa 10.000
omosessuali siano stati deportati (anche se in questa cifra risultano mischiati av-
versari del regime catalogati come omosessuali). Non si vuole sterminarli, ma
rieducarli. Ma è inutile osservare che molti perirono a causa delle disumane
condizioni. Alcuni morirono in seguito a feroci bastonature, in parte effettuate
da altri deportati, altri in seguito a massicce dosi di testosterone. Chi sopravvis-
se, durante la Seconda Guerra Mondiale venne spedito nell'esercito e mandato al
fronte.
Il divorzio fra Hitler e Himmler, da una parte, e le teorie di Blüher, dall'al-
tra, non poté essere più drammatico; il tutto condito da sentimenti di rivincita e
di odio che forse provenivano dagli anni bohémien di Hitler e dalle gelosie di
Himmler covate nei confronti della cricca delle SA. Improvvisamente gli omo-
sessuali iper-virili degli anni precedenti vennero visti come nemici, come uomini
che mettevano in pericolo il tasso di natalità e danneggiavano il carattere virile
della nazione.
[L’ultima parte dell’articolo, non più storica ma con considerazioni di attualità, è
stata qui tralasciata]

Bibliografia per approfondimenti:


Bleuel, Hans Peter. Sex and Society in Nazi Germany. New York, J.B. Lippincott
Company, 1973.
Burleigh, Michael, and Wipperman, Wolfgang. The Racial State: Germany 1933-
1945. New York, Cambridge University Press, 1993.
Calic, Edouard. Reinhard Heydrich: The Chilling Story of the Man Who Master-
minded the Nazi Death Camps. Military Heritage Press, William Morrow and
Company, 1982.
Cavendish, Richard. Man, Myth & Magic: An Illustrated Encyclopedia of the Super-
natural. New York, Marshall Cavendish Corporation, 1970.
27
Crompton, Louis. "Gay Genocide: from Leviticus to Hitler." The Gay Academic.
Palm Springs, California, ETC Publications, 1978.
Dynes, Wayne. The Encyclopedia of Homosexuality. New York, Garland Publish-
ing, 1990.
Fest, Joachim C. Hitler. New York, Vintage Books, 1975.
Friedlander, Benedict. "Memoirs for the Friends and Contributors of the Scien-
tific Humanitarian Committee in the Name of the Succession of the Scientific
Humanitarian Committee." Journal of Homosexuality, January-February 1991.
Fuchs, Thomas. The Hitler Fact Book. New York, Fountain Books, 1990.
Gallo, Max. The Night of the Long Knives. New York, Warner Books, 1973.
Garde, Noel I. Jonathan to Gide: The Homosexual in History. New York, Vantage
Press, 1969.
Goodrick-Clarke, Nicholas. The Occult Roots of Nazism: Secret Aryan Cults and
their Influence on Nazi Ideology. New York, New York University Press, 1992.
Graber, G.S. The History of the SS: A Chilling Look at the Most Terrifying Arm of the
Nazi War Machine. New York, Charter Books, 1978.
Greenburg, David F. The Construction of Homosexuality. Chicago, University of
Chicago Press, 1988.
Grunberger, Richard. The 12-Year Reich: A Social History of Nazi Germany 1933-
1945. New York, Ballantine Books, 1971.
Haeberle, Irwin J. "Swastika, Pink Triangle, and Yellow Star: The Destruction of
Sexology and the Persecution of Homosexuals in Nazi Germany." Hidden From
History: Reclaiming the Gay andLesbian Past. Duberman, Martin, Vicinus, Martha,
and Chauncey, George Jr. (Eds.). United States, Meridian, 1989.
Hartshorne, E.Y. German Youth and the Nazi Dream of Victory. New York, Farrar
and Reinhart, Inc, 1941.
Heiden, Konrad. Der Führer: Hitler's Rise to Power. Boston, Houghton Mifflin
Company, 1944.
Hohne, Heinz. The Order of the Death's Head: The Story of Hitler's SS. New York,
Ballantine Books, 1971.
Howard, Michael. The Occult Conspiracy. Rochester, Vermont, Destiny Books,
1989.
Johansson, Warren, "Pink Triangles." In Dynes, Wayne (Ed.). Encyclopedia of Ho-
mosexuality. New York: Garland Publishing, 1990.

28
Johansson, Warren, and Percy, William A.. "Homosexuals in Nazi Germany." In
Henry Friedlander (Ed.). Simon Wiesenthal Center Annual: Volume 7. New York,
Allied Books, Ltd., 1990.
Johansson, Warren, and Percy, William A. Outing: Shattering the Conspiracy of Si-
lence. New York, Harrington Park Press, 1994.
Jones, J. Sydney. Hitler in Vienna 1907-1913. New York, Stein and Day, 1983.
Jones, Nigel H. Hitler's Heralds: The Story of the Freikorps 1918- 1923. London,
John Murray, 1987.
Kennedy, Hubert. "Man/Boy Love in the Writings of Karl Heinrich Ulrichs." In
Pascal, Mark (Ed.). Varieties of Man/Boy Love. New York, Wallace Hamilton
Press, 1992.
Knickerbocker, H.R. Is Tomorrow Hitler's? New York, Reynal and Hitchcock,
1941.
Koehl, Robert Lewis. The Black Corps: The Structure and Power Struggles of the Nazi
SS. Madison Wisconsin, University of Wisconsin Press, 1983.
Langer, Walter C. The Mind of Adolf Hitler. New York, Signet Books, 1972.
Lauritsen, John, and Thorstad, David. The Early Homosexual Rights Move-
ment:1864-1935. New York, Times Change Press, 1974.
Linsert, Richard. Kabale und Liebe: Uber Politik und Geschlechtsleben. Berlin, Man,
1931.
Lombardi, Michael A.. "Research on Homosexuality in Nineteenth Century
Germany" (Parts I and II). Los Angeles, Urania Manuscripts, 1977.
MacDonald, Callum. The Killing of SS Obergruppenfuhrer Reinhard Heydrich. New
York, The Free Press, 1989.
Macintyre, Ben. Forgotten Fatherland: The Search for Elisabeth Nietzsche. New York,
Farrar Straus Giroux, 1992.
Miles, David H. "Stefan, George." Grolier Electronic Publishing, Inc., 1992.
Miller, Neil. Out of the Past: Gay and Lesbian History from 1869 to the Present. New
York, Vintage Books, 1995.
Mills, Richard. "The German Youth Movement." In Leyland, Winston (Ed.). Gay
Roots: Twenty Yearsof
Mosse, George L. Nationalism and Sexuality: Respectability and Abnormal Sexuality
in Modern Europe. New York, Howard Fertig, 1985.
Oosterhuis, Harry, and Kennedy, Hubert (Eds.). Homosexuality and Male Bonding
in Pre-Nazi Germany: the youth movement, the gay movement and male bonding before
Hitler's rise: original transcripts from Der Eigene, the first gay journal in the world.
New York, Harrington Park Press, 1991.
29
Peters, H.F. Zarathustra's Sister: The Case of Elisabeth and Frederich Nietzsche.
Crown Publishers, New York, 1977.
Plant, Richard. The Pink Triangle: The Nazi War Against Homosexuals. New York,
Henry Holt and Company, 1986.
Rector, Frank. The Nazi Extermination of Homosexuals. New York, Stein and Day,
1981.
Rossman, Parker. Sexual Experience Between Men and Boys. New York, Associa-
tion Press, 1976.
Rowse, A.L. Homosexuals in History: Ambivalence in Society, Literature and the Arts.
New York,Macmillan Publishing Company, 1977.
Schwarzwaller, Wulf. The Unknown Hitler: His Private Life and Fortune. National
Press, Inc., and Star Agency, 1989.
Seward, Desmond. Napolean and Hitler: A Comparative Biography. New York,
Simon & Schuster.
Sklar, D. The Nazis and the Occult. New York, Dorset Press, 1989.
Snyder, Dr. Louis L. Encyclopedia of the Third Reich. New York, Paragon House,
1989.
Steakley, James D. The Homosexual Emancipation Movement in Germany. New
York, Arno Press, 1975.
Strasser, Otto. Hitler and I. Boston, Houghton Mifflin Company, 1940.
Strasser, Otto, and Stern, Michael. Flight From Terror. New York, Robert M.
McBride & Company, 1943.
Taylor, Fred. The Goebbels Diaries: 1939-1941. New York, G.P. Putmans' Sons,
1983.
Ulrichs, Karl Heinrich. Forschugen über das Rätsel der Mannmänlichen Liebe. Leip-
zig, Max Spohr Verlag, 1989.
Waite, Robert G.L. Vanguard of Nazism: The Free Corps Movement in Postwar Ger-
many 1918-1923. New York, W.W. Norton and Company, 1969.
Waite, Robert G.L. The Psychopathic God Adolf Hitler. New York, Signet Books,
1977.
Wistrich, Robert. Who's Who in Nazi Germany. New York: Bonanza Books, 1984.

30
31
***

32

Potrebbero piacerti anche