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Su questo aveva riflettuto arrivando alla conclusione che ciò dipendesse
da vari motivi: 1) Feticismo per le uniformi (parole sue: «E le chiappe strette di
un camerata»); 2) Relazione distorta con il proprio padre, perciò ricerca di un
camerata autoritario in un'uniforme attillata; 3) Dal momento che gli è stato ne-
gato l'amore del proprio padre, questo è cercato con altri uomini. Perciò: sistemi
totalitari che offrono un sostituto paterno duro e autoritario.
Le conclusioni del mio amico offrono un buon punto di partenza per la
nostra analisi e per comprendere da come nasca e come si sviluppi quella sottile
linea che unisce nazismo e omosessualità. Per far questo bisogna andare ad ana-
lizzare ciò che significarono i movimenti maschili di inizio Novecento [cfr
http://signal-it.blogspot.it/2011/01/movimenti-maschili-mannerbund-e-
origine.html N.d.R.] e quale fu il loro apporto nella complessa discussione degli
intellettuali omosessuali di destra dell'epoca. Questi in qualche modo influenza-
rono a loro volta con le loro teorie la discussione che in quegli anni cominciava a
vertere sull'omosessualità. Gli ideali di mascolinità, il culto del condottiero, gli
ordini virili e un sistema patriarcale della società si vestirono così di omoeroti-
smo e omosessualità.
Un esempio interessante ce lo offre il pittore e disegnatore tedesco Sascha
Schneider, che interpreta bene quegli ideali di fine Ottocento e inizio Novecen-
to, soprattutto se si analizzano le illustrazioni dei libri dello scrittore Karl May.
In esse Schneider disegna uomini per gli uomini: la loro nudità è rappresentata
come un atto di liberazione contro il bigottismo della sua epoca (per vedere altre
illustrazioni di Schneider, cfr. http://signal2-it.blogspot.it/2012/05/larte-di-
sascha-schneider.html ).
Ma anche lui ben presto deve fare i conti con la realtà: il suo ex-convivente, Hel-
lmuth Jahn, inizia a ricattarlo (in Germania vigeva il famigerato paragrafo
175 che puniva l'omosessualità con il carcere) e Schneider deve fuggire in Italia.
Vive a Firenze, apprezzando i garzoni di San Frediano, fino allo scoppio della
Prima Guerra Mondiale, quando ritorna definitivamente in Germania.
In Schneider è chiaro il concetto sviluppato dalle élite culturali di destra
del periodo, per cui le teorie di nascita dello Stato sono indissolubili dal ruolo
dell'erotismo della comunità maschile. In queste teorie una parte fondamentale è
rappresentata dal ruolo educativo dell'uomo adulto verso il giovane, che impara
l'arte della guerra, a interagire con gli altri membri maschi della società e soprat-
tutto a conoscere il proprio corpo. Naturalmente nessuno sosteneva che queste
comunità educative di uomini e giovani fossero esclusivamente omosessuali, ma
si sottolineava il fatto che il rapporto maschio-maschio dovesse rappresentare
un semplice aspetto della virilità, piuttosto che una condizione speciale dell'uo-
mo, demonizzata dal cristianesimo/giudaismo. Schneider sembra collegarsi ab-
bastanza strettamente alle teorie di Blüher [cfr. http://signal-
it.blogspot.it/2011/01/movimenti-maschili-mannerbund-e-origine.html ] che,
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insieme a Jansen, nel 1913 fonda il Jung Wandervogel, gruppo per soli uomini,
animato da acceso spirito antiborghese, che si esprime nella vita all'aria aperta e
nel cameratismo.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale Schneider fonda un istituto chia-
matoKraft-Kunst («Forza-Arte») che vuole propagandare il culturismo. Non a
caso la forza maschile, ritenuta nella società borghese qualcosa di sconveniente e
da tenere ben a bada, viene invece esaltata e il muscolo è posto come antitesi alla
rispettabilità domestica, basata sul binomio maschio-femmina. L'uomo forte
(muscoloso) rappresenta un tipo ancestrale e indistruttibile di uomo, che trova
pieno significato nella comunità guerriera, base dello Stato. Non è un caso che il
cinema dell'epoca (italiano, in questo caso) crei un personaggio forte del tutto
nuovo, svincolato dalla mitologia antica, dove la sessualità appare sfumata e
ambigua e il cui tratto caratteristico è la forza: Maciste (1914). Non è neanche un
caso che sia stato proprio Gabriele D'Annunzio a crearlo. Ancora da ricercare
sono eventuali connessioni tra D'Annunzio e Blüher.
Ciò che appare senza dubbio ancora oggi interessante e moderno desume-
re dalle illustrazioni di Schneider è quello che concerne l'educazione dell'adole-
scente. Sappiamo che un adolescente per diventare autonomo deve compiere
una quantità di operazioni, deve superare un elevato numero di prove, che ri-
guardano soprattutto il rapporto con se stesso e con gli altri, dal punto di vista
sessuale e sociale.
Nei decenni che hanno fatto seguito alla Seconda Guerra Mondiale,
l’universale attacco al principio d’autorità ha travolto la figura del padre, che di
quel principio era simbolo e custode. I profeti del tempo puntualmente annun-
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ziarono che ci stavamo incamminando verso una società senza padre. Tutti san-
no che su tale eclissi del padre si sono versati fiumi di inchiostro; ma all’euforia
collettiva per questa riedizione dell’uccisione simbolica dell’Ur-Vater di freu-
diana memoria, è subentrato un progressivo rarefarsi del discorso, quindi il si-
lenzio. Poi, prima timidamente, poi sempre più esplicitamente, si sono moltipli-
cati gli scritti, i convegni, i dibattiti sul padre e sull’importanza della sua figura.
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teggerlo, almeno per un po', finché non sarà autonomamente capace di difen-
dersi. Non c'è ombra della madre: solo loro due, con lo sguardo rivolto al loro
bicipite, che rappresenta la loro forza, la forza di guardare in avanti. In questa
immagine di un padre che aiuta il figlio a rivolgere il proprio sguardo davanti a
sé, dopo averlo separato dalla madre, possiamo scorgere il senso profondo della
funzione paterna, una funzione che ha il compito di spingere il ragazzo a stacca-
re lo sguardo rivolto indietro verso la madre e ad indirizzarlo in avanti, verso la
crescita e la vita adulta che lo attendono. Si può considerare, appunto, come una
particolare funzione anti-nostalgica. La nostalgia, come sguardo rivolto verso il
passato, verso la madre, il femminino, è chiaramente visto in maniera negativa.
Ribaltando l'idea freudiana che vede nelle relazioni sessuali tra uomini
una nostalgia per la madre, l'amicizia virile, l'amicizia sessuale con altri maschi,
il legame con l'uomo adulto educatore, rappresenta non il nostalgico legame di
fedeltà alla madre, ma l'attitudine tutta maschile a guardare avanti e a scoprire il
proprio corpo. 1
I Männerbünde [ cfr. http://signal-it.blogspot.it/2011/01/movimenti-
maschili-mannerbund-e-origine.html ], gli ordini virili nati all'inizio del Nove-
cento, pur mantenendo il loro spirito antiborghese, di disprezzo per il denaro e
per la vita comoda, si differenziano via via dai Wandervögel. Questi piccoli
gruppi di uomini, uniti dal cameratismo e dal culto dell'amicizia maschile, tra-
sformano anche la primitiva idea di völkisch, che perde pian piano la romantica
idea di popolare, di entusiasmo per i valori originari della cultura popolare, per
trasformarsi in amore per la patria, per l'appartenenza al popolo. In questi
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04. Un gruppo di SA,
sulla destra Karl Ernst, ex buttafuori di locali gay berlinesi
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05. La camicia bruna delle SA
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ca tradizionale, per comunicare orgoglio nazionalistico e costruire dei valori pa-
triottici.
Rossbach racconta nelle sue memorie d’una conversazione avuta a Ba-
yreuth con la nuora di Wagner, la sperpera Winifred Wagner, a cui era presente
anche Adolf Hitler, già cancelliere del Reich. Durante questo incontro, la signora
Wagner fa presente a Rossbach che si era tanto spesa a suo favore per una riap-
pacificazione con Hitler (i due erano entrati in conflitto, perché Rossbach non
voleva lasciare la sua organizzazione giovanile ed entrare ufficialmente nel par-
tito), perché tanto di ciò che adesso il Cancelliere trovava di buono e giusto era
partito da lui, a volte addirittura contro il volere di Hitler, ad esempio la camicia
bruna.
Racconta sempre Rossbach che dopo questo intervento della signora Wa-
gner, che in pratica più o meno asseriva che il Cancelliere aveva rubato diverse
idee a Rossbach, dovette fuggire a gambe levate, perché Hitler era così furioso
che neppure il Santo Sepolcro avrebbe offerto protezione contro le sue ire. Poi
continua nelle sue memorie raccontando che la sua famosa camicia bruna (il cor-
rispettivo tedesco della italica «camicia nera») non corrisponde assolutamente
né nel colore né nel taglio alla camicia usata in seguito da Hitler. In questa di-
sputa tra sartine, Rossbach racconta che nel 1921 aveva organizzato un giro in
bicicletta con la sua associazione nella Prussia Orientale (famosa per il suo pae-
saggio di laghetti, patria di Kant e oggi Russia). Per essere tutti vestiti allo stesso
modo, Rossbach comprò una rimanenza di camicie che erano state confezionate
per gli ufficiali delle truppe tedesche nell'Africa Orientale (la Tanzania era una
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colonia tedesca, chiamata allora Tanganika). Alla fine della Prima Guerra Mon-
diale l'Inghilterra si era accaparrata le ex-colonie tedesche (faccio notare che una
decina di anni dopo, quando l'Italia conquistò l'Etiopia, l'Inghilterra le scatenò
contro un putiferio). Rimasto senza colonie, l'esercito tedesco vendette volentieri
le vecchie camicie coloniali a Rossbach, che le consegnò ai partecipanti al suo gi-
ro ciclistico. Le camicie erano beige-brune, racconta Rossbach, molto più chiare
di quelle usate in seguito da Hitler, ed arricchite di bottoni bianchi di madreper-
la. Dovettero essergli piaciute, se in seguito le adottò come divisa delle sue or-
ganizzazioni e nel 1924 come uniforme ufficiale dell'organizzazione giovanile
fondata a Salisburgo, la Schilljugend.
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08. Karl Heinrich Ulrichs
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profondamente offesi da queste teorie: non solo loro si percepivano come com-
pletamente maschili, ma si vedevano come una razza di uomini superiori in
quanto a qualità virili, anche agli stessi eterosessuali.
La Comunità degli Speciali asseriva che l'omosessualità maschile è il fon-
damento di tutte le nazioni e che gli omosessuali rappresentano l'élite della so-
cietà umana. Questo gruppo si vedeva come la moderna incarnazione degli anti-
chi guerrieri greci e si rifaceva agli eroi di Sparta, di Tebe e di Creta. I membri
della Comunità degli Speciali erano iper-virili, tendevano cioè a portare all'esa-
sperazione tutte le qualità proprie dell'uomo. Pubblicizzavano la superiorità
maschile e nel sesso si rifacevano alla Grecia Antica con un erastes che ama
un eromenos, lo educa e lo prepara alla vita adulta. Brand stesso scrive nella sua
rivista che voleva uomini «assetati di un revival dei tempi della Grecia e degli star-
dard ellenici di bellezza, dopo secoli di barbarie cristiane».
Se mettiamo insieme tutti i fattori fin qui descritti, gli ordini virili, le co-
munità guerriere, la comunità nazionale, possiamo cominciare a intuire perché il
movimento nazional-socialista degli albori fosse talmente pieno di omosessuali
che ne delinearono le linee guida, compreso l'odio per la parte avversaria, quella
che si rifaceva alle dottrine di Hirschfeld e all'omosessuale effeminato. Non è da
escludere che una parte delle successive razzie in locali frequentati da un certo
genere di omosessuali sia stata motivata da quest’odio, che divideva gli omoses-
suali tedeschi. In ogni caso è proprio la Comunità degli Speciali che ha creato e
plasmato il tipo del nazional-socialista.
Senza ombra di dubbio, questi uomini hanno conformato la Germania
dell'epoca. I gruppi giovanili, nati come espressione di rivolta contro il mondo
degli adulti, sono stati largamente influenzati dalle idee della Comunità degli
Speciali. Lo stesso Jansen finanzia economicamente una di queste organizzazioni
che vuole rivivere le idee dell'Antica Grecia, anche quelle che riguardano più
propriamente il sesso. Nel 1912 Hans Blüher scrive il saggio: «Il movimento tede-
sco dei Wandervögel come fenomeno erotico», che ci descrive come l'organizzazione
volesse educare i giovani all'omosessualità. Contemporaneamente viene loro
insegnato il paganesimo greco e una repulsa per gli pseudo valori cristiani dei
loro genitori (cattolici o luterani che fossero).
Il credo di un’élite omosessuale prende forma all'interno del movimento
dei Wandervögel nel concetto di guida, di Führer. A questo proposito Hartshor-
ne ci riporta i ricordi di un ex-membro del Wandervögel: «Non avevamo idea di
quale potere avessimo nelle nostre mani. Giocavamo con il fuoco che ha bruciato il mon-
do e ciò infiammava i nostri cuori. E’ stato tra le nostre fila che la parola Führer ha avuto
origine, con il significato di cieca obbedienza e devozione. E non dimenticherò mai come
in quei primi giorni abbiamo pronunciato la parola Gemeinschaft, comunità, con una
tremante nota gutturale di eccitazione, come se vi si nascondesse un segreto profon-
do» (Hartshorne, p.12).
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10. Röhm a cavallo, a un raduno delle SA
Già varie volte ho descritto di chi fosse in verità il «potere dietro al trono»
nel neonato partito nazionalsocialista.
Durante la Prima Guerra Mondiale Hitler era stato un semplice caporale,
Röhm un capitano dell'esercito del Kaiser. Alla fine della guerra Röhm era molto
inserito nel clandestino movimento nazionalista tedesco che complottava per
rovesciare il governo di Weimar. Röhm osservò Hitler, durante la riunione di un
gruppo chiamato il Pugno di Ferro, e vide in lui il demagogo di cui aveva bisogno
per mobilitare il sostegno di massa per il suo esercito, strutturato come un ordi-
ne virile e pieno di omosessuali.
Non starò a ripetere la storia di Röhm, di cui ho ampiamente parlato in un
precedente post ma giova ricordare che, grazie al suo appoggio, Hitler divenne
primo presidente del partito, nel 1921, di cui cambiò il nome in Partito Naziona-
le Socialista dei Lavoratori Tedeschi. Poco dopo, Rossbach diventò il suo braccio
armato.
Non si devono immaginare i primi nazisti omosessuali come persone che
vivevano di nascosto la loro omosessualità. Persino i capi maggiori erano fre-
quentatori assidui di locali e saune. Tutti sapevano che Röhm era omosessuale,
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per un periodo era stato persino militante: si conoscevano i suoi amanti, i suoi
giochi. Il grande capo virile delle SA frequentava i bar gay e i bagni turchi e non
ne faceva segreto. Se talvolta c'erano dei brontolii all'interno del partito per tutti
quei finocchi nelle SA e in generale nel movimento nazionalsocialista, gli omo-
sessuali nazisti si sentivano, bene o male, protetti. Dopo tutto, il grande capo era
uno di loro.
Senza dubbio, le radici ideologiche di Röhm sono in quella parte del mo-
vimento omosessuale tedesco che si rifaceva a Brand e cvedeva nell'omosessua-
lità la base d’una nuova società. Il capo delle SA progettava un ordine sociale in
cui l'omosessualità sarebbe dovuta essere considerata come un modello di com-
portamento umano, oltre a essere universalmente riconosciuta. Röhm ostentava
la sua omosessualità in pubblico e insisteva che i suoi compagni facessero lo
stesso. Quello di cui c'era bisogno, osservava, era un tipo fiero ed arrogante, che
può cazzottarsi, gozzovigliare, spaccare finestre ed uccidere per il gusto di farlo.
Gli eterosessuali, ai suoi occhi, non erano adatti per queste cose, come invece lo
erano gli omosessuali.
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Punto di incontro preferito delle SA era un bar gay a Monaco chiama-
to Bratwurstglöckl (che io sappia, esiste ancora, con lo stesso genere di frequen-
tazioni). Qui Röhm aveva un tavolo riservato e qui si erano tenuti i primi incon-
tri del neonato partito nazionalsocialista. Alla Bratwurstglöckl, Röhm e i suoi
più stretti collaboratori, Edmund Heines, Karl Ernst, il fidanzato di questo capi-
tano Röhrbein, il capitano Petersdorf, il conte Ernst Helldorf e il resto, si incon-
travano per stendere piani e strategie. In fondo erano questi gli uomini che or-
chestrarono ciò che in seguito passò per la campagna di terrore e intimidazione.
La principale funzione di questo gruppo paramilitare era quella di spianare la
strada, anche con la violenza, al partito. Alcuni storici (Fuchs, ad esempio) riten-
gono che lo stesso Hitler pensasse che questo lavoro potesse essere svolto al me-
glio dagli omosessuali.
Certo, era l'omosessualità e non altro, che permetteva a molti uomini di
scalare velocemente i vertici delle SA. Heinrich Himmler in seguito lo fece pre-
sente. Lui stesso non era certo omofobo, ma criticava il fatto che delle persone
non qualificate potessero raggiungere posizioni di comando. Il più volte citato
Obergruppenführer Karl Ernst, da portiere d'albergo passò, a 35 anni, a coman-
dare 250.000 uomini.
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Gruppenführer o Obergruppenführer, che comandavano a loro volta diverse
centinaia di migliaia di squadristi. Se non eri omosessuale e volevi fare carriera
come ufficiale nelle SA, non avevi molte chance, osserva Knickerbocker. In prati-
ca, nelle SA si era concretizzato ciò che era stato pensato nella Comunità degli
Speciali: l'ideale ellenico della supremazia maschile omosessuale e del militari-
smo si era alfine concretizzato.
Lo storico Alfred Rowse scrive: «Il loro era un tipo di omosessualità molto viri-
le. Essi vivevano in un mondo maschile, senza donne, un mondo fatto di marce e di cam-
pi, corse e sport. Avevano i loro propri svaghi e la SA di Monaco divenne famosa grazie
a questo». La similitudine con il sogno di revival ellenico di Brand e di Friedla-
ender non è casuale, visti i trascorsi di Röhm nel movimento di liberazione omo-
sessuale. Certo, gli svaghi, di cui parla Rowse, sono perlopiù attività sessuali tra
membri delle SA. Röhm era orientato sessualmente più per giovani e le critiche
rivoltegli che spesso si leggono sono indirizzate in questa direzione. Ma se fosse
successo ad un uomo di potere eterosessuale, di certo non si sarebbero versati
fiumi d'inchiostro sul tema. Peter Granninger, un altro ex di Röhm, era stato as-
sunto nella intelligence delle SA. Per 400 Reichsmark Granninger teneva confe-
renze negli Istituti Superiori di Monaco per cercare nuove reclute: tra queste ben
11 passarono prima al suo setaccio per poi finire nel letto di Röhm.
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E’ abbastanza facile intuire, come questi gruppi di omosessuali iper-
virilizzati si siano lanciati contro i locali (e ce n’erano tanti in Germania, soprat-
tutto a Berlino) bazzicati da uomini effeminati. Ma è arrivato anche il momento
di analizzare come mai si scatenò contro gli omosessuali del partito nazionalso-
cialista una vera e propria purga.
Per cercare di capire questo, bisogna andare a spulciare nel passato di Hit-
ler. Sia Himmler che Hitler erano di certo, almeno all'inizio, simpatizzanti e baz-
zicavano volentieri ambienti frequentati da omosessuali.
Diversi storici parlano di un confuso passato omosessuale di Hitler. Se-
ward riporta una nota degli archivi della polizia di Vienna dove il futuro Führer
è catalogato come omosessuale. Qualcuno addirittura si avventura raccontando
di un passato da prostituto del giovane Adolf, a Vienna tra il 1907 e il 1912,
quando era uno scadente e squattrinato studente di Arte, e a Monaco tra il 1912
e il 1914. Ma non ci sono prove certe e tutto ciò va preso con le pinze. Il fatto che
Hitler vivesse in quel periodo in appartamenti in comune con omosessuali di-
chiarati, non può essere assunto come prova, visto l'ambiente che frequentava di
giovani accademici. Più sicuro è che da giovane era spesso chiamato il «bell'A-
dolf» (e sappiamo in che circostanze venisse usato tale aggettivo), quando fre-
quentava il giro di ricche amicizie omosessuali di Röhm.
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Di certo c'è la relazione molto particolare con un altro grande omosessuale
del partito nazionalsocialista, Rudolf Hess. Hitler dava del tu solo a Röhm e a
Hess. Dopo la loro comune prigionia nel carcere di Landsberg, in conseguenza
del fallito putsch, il loro rapporto divenne molto stretto. Una volta usciti, Hitler
lo chiamava mio Rudi, o anche mio Hesserl («Hessolino mio»). Quando il Führer
riceveva un regalo o era particolarmente contento di uno schizzo di architettura
o quant'altro, correva da Hess, come un ragazzino contento corre dalla madre; e
l'effeminatezza di Hess forse ha avuto il suo ruolo in questa relazione.
Di certo, comunque, Hitler non fu esclusivamente omosessuale: conoscia-
mo almeno quattro storie con donne. Ma che rapporti contorti avesse Hitler con
le donne ce lo possiamo immaginare, se tutte e quattro tentarono il suicidio e
due ci riuscirono.
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Ma ancora tutto questo non basta. A un certo punto, Hitler ordina l'assas-
sinio di Reinhold Hanisch (che però muore in un carcere austriaco per un attac-
co cardiaco). Hanisch aveva condiviso i giorni poveri in cui Hitler dormiva in un
ostello per senza tetto. Era stato suo socio d'affari (Hitler dipingeva acquarelli e
Hanisch li vendeva) e sicuramente era a conoscenza di cose che Hitler non vole-
va rendere pubbliche. Sembra che il Führer volesse a tutti i costi cancellare il suo
passato e nascondere per sempre alcuni scheletri nell'armadio. Impiega una gran
quantità di mezzi per riuscire nel suo intento di adombrare il suo passato. Spari-
scono gli archivi dell'Istituto per la Ricerca Sessuale di Hirschfeld e così molti
nazionalsocialisti tirano un sospiro di sollievo. Secondo i dati dell'Istituto, solo il
10% degli uomini che dirigevano il Partito, che nel 1933 aveva preso il potere in
Germania, era, per i canoni dell'epoca, sessualmente normale. Si conoscevano di-
rettamente, attraverso i consultori, o indirettamente, tramite i racconti di altri
camerati, oppure tramite 40.000 lettere biografiche o confessioni che costituivano
un archivio enorme, tutti i segreti intimi dei membri del Partito Nazionalsociali-
sta. Lettere, fotografie, resoconti, confessioni: tutto venne bruciato in un grande
rogo il 10 di maggio.
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17-18. Video di una parata militare, con l’obbiettivo puntato sugli stivali –
E riemerge anche l’antica Grecia, cfr. immagini 19-21
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Nel film Die grosse Liebe con la star frociarola Zarah Leander [ cfr.
http://signal-it.blogspot.it/2011/03/zarah-leander.html ] un gruppo di soldati
va a fare il bagno in mare. 2 Sulla riva, in bella vista, varie file di scarponi e stiva-
li vengono ripresi per la gioia degli spettatori (e i feticisti, dicono gli esperti, so-
no quasi sempre uomini). Gli elmetti stessi prendono una forma che fa risaltare
lo sguardo fiero e virile del soldato tedesco.
In cinegiornali e corrispondenze le uniformi monopolizzano lo spazio. Il
corpo maschile viene presentato nudo in tutta la sua bellezza. Giovani soldati si
lanciano atleticamente dalla riva per fare il bagno in qualche laghetto della
Germania orientale; atleti si allenano marzialmente per poi fare tutti assieme
una bella sauna, battendosi a vicenda con rami di betulla. Atleti e soldati sem-
brano sempre più mischiarsi per unirsi nel mito di Olimpia e del soldato/atleta
greco. Riemerge la Grecia classica e la Germania si riempie di statue di uomini
nudi in atteggiamento virile o atletico. 3
Ma qualcuno sembra accorgersi della pericolosità di queste teorie. In un di-
scorso segreto alle SS, nel 1937, Himmler avrebbe addirittura citato espressa-
mente le idee di Hans Blüher (che peraltro fu lasciato vivere indisturbato per
tutto il periodo nazista), fra quelle che rischiavano di minare il nazismo: «[Ai
2Si vedano le immagini 19 e 20, tratte dal film «Il grande amore» con Zarah Le-
ander e Viktor Staal.
3 Si vedano le immagini tratte da «Olimpia» di Leni Riefenstahl, un film visto da
decine di milioni di spettatori: 21 e 22 «Uomini che fanno insieme la sauna», 23-
25 «Ci si prende cura del corpo di un camerata», 26-27 «Si fa il bagno tutti in-
sieme nudi in un laghetto». Si vedano anche le immagini 28-30 sul «Riemerge
l’antica Grecia».
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giovani diciamo che] esistono soltanto le amicizie tra ragazzi. “Sono gli uomini che deci-
dono, sulla Terra", diciamo loro. La tappa seguente è l'omosessualità. Sono le idee del si-
gnor Blüher».
Ma è il 1934 l'anno che sancisce la definitiva disillusione degli omosessuali
tedeschi di destra e dei suoi esponenti di spicco: Blüher, lo stravagante pitto-
re Elisar von Kuppfer e il medico Karl Günter Heimsoth. Essi avevano simpa-
tizzato apertamente per il Partito Nazionalsocialista: vedevano nella figura di
Röhm la riprova che quel partito non era ostile agli omosessuali. La notte dei lun-
ghi coltelli, dove erano stati brutalmente eliminati tutti i capi delle SA, Röhm,
Heinsoth e von Speti compresi, rappresentava un brusco risveglio per tutti loro.
Iniziarono le deportazioni, in massima parte di omosessuali effeminati: col
duro lavoro e il poco cibo si voleva renderli più virili. Si calcola che circa 10.000
omosessuali siano stati deportati (anche se in questa cifra risultano mischiati av-
versari del regime catalogati come omosessuali). Non si vuole sterminarli, ma
rieducarli. Ma è inutile osservare che molti perirono a causa delle disumane
condizioni. Alcuni morirono in seguito a feroci bastonature, in parte effettuate
da altri deportati, altri in seguito a massicce dosi di testosterone. Chi sopravvis-
se, durante la Seconda Guerra Mondiale venne spedito nell'esercito e mandato al
fronte.
Il divorzio fra Hitler e Himmler, da una parte, e le teorie di Blüher, dall'al-
tra, non poté essere più drammatico; il tutto condito da sentimenti di rivincita e
di odio che forse provenivano dagli anni bohémien di Hitler e dalle gelosie di
Himmler covate nei confronti della cricca delle SA. Improvvisamente gli omo-
sessuali iper-virili degli anni precedenti vennero visti come nemici, come uomini
che mettevano in pericolo il tasso di natalità e danneggiavano il carattere virile
della nazione.
[L’ultima parte dell’articolo, non più storica ma con considerazioni di attualità, è
stata qui tralasciata]
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