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CAPITOLO 2. I LUOGHI
390 a.C.: sconfitta dei Romani contro i Galli. Città data alle fiamme, si
salva solo Campidoglio. Tribuni della plebe propongono di
abbandonare Roma. FURIO CAMILLO si oppone, monologo centrato su
IDENTITA’ ROMANA e rapporto politica/religione RELIGIOSITA’
ROMANA è di tipo STANZIALE, non delocalizzabile, dipende
fortemente dal luogo perché è come se dentro la città ci fossero le
divinità stesse che sorvegliano e proteggono i cittadini. Quindi Roma
deve restare dove è sempre stata.
CITTA’ come luogo sicuro perché luogo protetto dagli dei e teatro dei
riti sacri. NATURA come primigenia, selvaggia, pericolosa e popolata
da NUMINA = divinità dei boschi, spiriti sfuggenti. Boschi generano
presenza del numen perché hanno serie di caratteristiche: ombra,
assenza dell’uomo etc.
Anche contesa tra Romolo e Remo risolta con una sorta di arbitrio
celeste: erano gemelli, quindi non si poteva scegliere in base all’età
chi dovesse fondare la città, allora vanno uno su Palatino e uno su
Aventino per prendere gli auspici degli dei coinvolgimento degli dei
prima ancora che la città fosse fondata. Ecco perché città intesa dai
romani come “casa comune” tra uomini e dei, relazioni tra questi
stabiliti da cultus deorum
Sentimento religioso dei romani non si esprime sono nei luoghi
pubblici ma anche dentro casa. Nelle mura domestiche,
CAPOFAMIGLIA era vero e proprio SACERDOTE. Religione domestica si
svolge intorno al FOCOLARE, centro nevralgico dove risiede il LAR
FAMILIARIS = divinità protettrice della casa.
CASA e PODERE non sono solo fondamentali dal pdv economico ma
anche religioso perché qui famiglia vive e celebra culti domestici.
Esistono vari tipi di Lares, es LARED DEL CROCICCHIO. CROCICCHIO
= centro di una contrada, luogo simbolico dal pdv sociale (antico rito
secondo cui spose romane, quando lasciavano casa, portava 3 monete
di cui una proprio per il crocicchio).
TEMPLUM = luogo religioso per eccellenza ma anche investimento
politico per la comunità. Templum costruito dopo pronuncia di un
votum durante una battaglia e con ausilio dei auguri che dovevano
liberare pezzo di terra su cui sarebbe nato il tempio da entitò
sovrannaturali. Da vocabolario, originariamente “templum” = luogo di
osservazione. Infatti, tempio non è solo l’edificio ma si parla anche di
TEMPLUM AB NATURA = porzione di cielo che si osservava per
scrutare segni rivelatori delle divinità. Quindi esiste distinzione tra
templum in terris (= porzione di luogo terrestre dove avviene
consultazione augurale) vs templum in aere (= porzione di cielo dove
vengono captati i segni).
Oggetto di studio degli auguri sono gli AUGURIA.
AUSPICIUM = osservazione di un segno vs AUGURIUM =
interpretazione del segno. Augurium positivo è una sorta di
benedizione divina. L’oggetto di un augurium positivo è definito
AUGUSTUS = consacrato per mezzo di un augurium. Frutto di una
cerimonia religiosa (=INAUGURATIO) fatta dagli auguri (es. Augusta
Moenia). Quindi luogo augustus è luogo che ha ricevuto investitura
divina.
Per distruggere una città era necessario exaugurarla (contrario del
processo di inauguratio, rito con cui veniva fondata città). Atto di
nascita di una città è SULCUS PRIMIGENIUS = solco circolare per
definire perimetro della città stessa, di carattere religioso e rituale.
Perimetro della città quando viene fondata non coincide con
pomerium. POMERIUM = circuito anulare che definisce l’Urbs, cioè la
città intesa come centro giuridico-religioso, quindi non comprende
ager. Non spazio preciso ma linea di confine evanescente e
impalpabile. Pomerium delimita zona più interna della città, cioè
l’Urbs, non città nel suo complesso.
Nell’Urbs, quindi intra urbem, si esercita IMPERIUM DOMI, cioè potere
civile, giuridico etc.; invece nell’extra urbem, quindi all’esterno del
pomerium, si esercita IMPERIUM MILITIAE , cioè potere militare.
Al di là dell’ager, confine con altri popoli. Confini segnati da CIPPI
TERMINALI che vanno a costituire una linea di confine sul terreno. A
differenza del pomerium (= linea simbolica, augurale), questo è vero
e proprio confine di frontiera.
Oltre a confini materiali c’erano Confini religiosi Terminus = dio dei
confini; quindi vero e proprio culto delle pietre di confine, infatti si
facevano riti su di esse.
CAPITOLO 3: CULTI
CAPITOLO 4. I SACERDOTI
CAPITOLO 5: DEI
Anche tra DEI, come tra gli uomini, esistono differenze di potere e
dignità. Ovidio immagina città celeste organizzata come città terrena: dei
più importanti abitano al centro in lussuosi palazzi sempre affollati, Giove
abita nel palazzo reale, nei quartieri popolari invece divinità minori,
“plebe divina”. Dei maggiori sono quelli che assistono e consigliano Giove
nelle sue funzioni, sono 12 (Giunone, Vesta, Minerva, Diana, Marte,
Mercurio etc). Divinità minori sono quelle domestiche e dei boschi.
Dei distinguibili anche in CERTI, INCERTI e SELECTI in base a livello di
conoscenza della divinità. Ci sono divinità più famose e altre di cui si sa a
stento il nome o il sesso. Divinità romane possono essere conosciute
attraverso MITO, IMMAGINE e CULTO.
DEI SELECTI possiedono miti, immagini e culti. DEI INCERTI: non
abbiamo informazioni su di loro, qualcuno possiede solo un’immagine.
DEI CERTI sono privi di immagini e miti ma immediatamente identificabili
tramite il NOME.
Tuttavia, tutti gli dei sono UGUALMENTE VALIDI (caratteristica del
POLITEISMO assenza di dottrina religiosa ufficiale e centralizzata
autorizza molteplicità di interpretazioni.
Cristiani, es. Sant’Agostino, ridicolizzano la folla di DII CERTI della
religione romana (divinità certificate, a cui si ricorre per un’occasione
specifica). Coniata espressione DEI DEGLI INDIGITAMENTA per indicare
nomi di semisconosciute divinità agricole trovate registrate in libri
appositi dei pontefici chiamati appunto “indigitamenta”. Per i romani
conoscenza di un dio passa principalmente attraverso conoscenza del suo
nome dei di cui si conosce nome posso essere invocati e quindi
registrati negli indigitamenta.
Dei classificati negli INDIGITAMENTA in base a AREE DI INFLUENZA,
quindi in base a loro compiti e funzioni. Teonimo, cioè nome del dio,
permetteva di risalire a suo officium, secondo principio antico per cui
nomina sunt consequentia rebus.
INDIGITAMENTA quindi sono TESTI FORMULARI, cioè carmina, usati
per EVOCARE una divinità e spingerla ad agire secondo la sua funzione.
NOME è importantissimo per evocare dio (corretta pronuncia del nome,
preciso codice rituale e linguistico).
DII CERTI come divinità iperspecializzate prive di miti, sedi culturali,
sacerdoti, sempre in gruppo… ma come sono nate? Forse per mezzo di
segmentazione di singole entità divine scomposte in azioni, funzioni
distinte e quindi trasformate in altrettante divinità tendenza dei
Romani a personificare singole azioni in una natura divina, PLURALISMO
TEOLOGICO estremo.