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RELIGIONE A ROMA – De Sanctis

 MONOTEISMO/POLITEISMO si possono applicare a religione greca e


romana? Sono CATEGORIE MODERNE, non è giusto applicarle a cultura
diversa. Bisogna adottare atteggiamento emico, cioè sistema concettuale
della cultura studiata.
 RELIGIONE = In culture indoeuropee religione non esiste come concetto
a sé stante (no istituzione con confini precisi) ma è sorta di atmosfera
che pervade vita sociale. Parola usata nelle lingue romanze
 RELIGIO = deriva “relegere” (= raccogliere, riunire), indica culto della
natura divina, attenzione degli uomini al divino. Cicerone ne ha accezione
positiva, Servio accezione negativa perché sfocia in superstizione. Indica
anche paura nei confronti del divino.
 Caratteristica della religione romana: PERVASIVITA’. Religione occupa
ogni ambito della vita, anche politica ed economia. A Roma no differenza
tra sacerdoti e magistrati. Ogni manifestazione politica vincolata da
premessa religiosa, es. Senato può riunirsi solo in luogo consacrato,
preghiera prima di qualsiasi decisione, guerra determinata da
consultazione delle divinità tramite il pullarius = sacerdote che interpreta
volontà divina tramite osservazione dei polli.  DIRITTO e RELIGIONE
come UNICUM indistinto. Anche economia: coltivazione della terra è atto
religioso perché terra concepita come dono degli dei + vita privata =
credenze di ogni tipo legate alla vita dei singoli, es. serie di presagi
negativi prima della morte di Tiberio Gracco, infatti poi fu assassinato.
Quindi Romani erano superstiziosi ma erano fieri di esserlo, per loro
punto di forza. Loro sentimento religioso ne determina la grandezza.
 Religione romana è RELIGIONE POLITICA = profondamente radicata
nella vita della Polis e dello Stato romano. Fatta di partecipazione,
comportamenti collettivi  religione come FATTO SOCIALE, affermazione
di una COLLETTIVITA’. No partecipazione intima, emotiva per partecipare
a culti ma comportarsi secondo alcune norme. FEDE del mondo romano
diversa da quella del Cristianesimo. RITI sono il nocciolo della religione
ma non esiste vero e proprio obbligo di partecipazione.
 Per interpretare volontà degli dei esistono una serie di strumenti.
Specialisti di questo sapere sono gli AUGURI = ministri dell’arte divina.
Arti divinatorie si basano su OSSERVAZIONE e INTERPRETAZIONE dei
SEGNI. SEGNI sono di 2 tipi: PRESAGI e PRODIGI.
PRESAGI = informazioni sul futuro ; PRODIGI = manifestazioni di
denuncia da parte degli dei sulla comunità.
Diversi tipi di PRESAGI (potevano venire dal cielo, dall’osservazione degli
animali, essere incidentali, es. inciampare etc.)
In ambito militare, AUSPICIA EX TRIPUDIIS = comandante romano,
prima di attaccare battaglia, chiama il PULLARIUS e si interpretava
comportamento dei polli. Polli inappetenti = meglio non fare battaglia;
polli beccano avidamente mangime = buon auspicio.
Ma anche diversi tipi di PRODIGI (terremoti, statue degli dei che
sanguinano, epidemie, pestilenze). Per decodificare prodigio quasi vero e
proprio processo con testimoni, consoli, etc.

CAPITOLO 2. I LUOGHI

 390 a.C.: sconfitta dei Romani contro i Galli. Città data alle fiamme, si
salva solo Campidoglio. Tribuni della plebe propongono di
abbandonare Roma. FURIO CAMILLO si oppone, monologo centrato su
IDENTITA’ ROMANA e rapporto politica/religione  RELIGIOSITA’
ROMANA è di tipo STANZIALE, non delocalizzabile, dipende
fortemente dal luogo perché è come se dentro la città ci fossero le
divinità stesse che sorvegliano e proteggono i cittadini. Quindi Roma
deve restare dove è sempre stata.
 CITTA’ come luogo sicuro perché luogo protetto dagli dei e teatro dei
riti sacri. NATURA come primigenia, selvaggia, pericolosa e popolata
da NUMINA = divinità dei boschi, spiriti sfuggenti. Boschi generano
presenza del numen perché hanno serie di caratteristiche: ombra,
assenza dell’uomo etc.
Anche contesa tra Romolo e Remo risolta con una sorta di arbitrio
celeste: erano gemelli, quindi non si poteva scegliere in base all’età
chi dovesse fondare la città, allora vanno uno su Palatino e uno su
Aventino per prendere gli auspici degli dei  coinvolgimento degli dei
prima ancora che la città fosse fondata. Ecco perché città intesa dai
romani come “casa comune” tra uomini e dei, relazioni tra questi
stabiliti da cultus deorum
 Sentimento religioso dei romani non si esprime sono nei luoghi
pubblici ma anche dentro casa. Nelle mura domestiche,
CAPOFAMIGLIA era vero e proprio SACERDOTE. Religione domestica si
svolge intorno al FOCOLARE, centro nevralgico dove risiede il LAR
FAMILIARIS = divinità protettrice della casa.
CASA e PODERE non sono solo fondamentali dal pdv economico ma
anche religioso perché qui famiglia vive e celebra culti domestici.
Esistono vari tipi di Lares, es LARED DEL CROCICCHIO. CROCICCHIO
= centro di una contrada, luogo simbolico dal pdv sociale (antico rito
secondo cui spose romane, quando lasciavano casa, portava 3 monete
di cui una proprio per il crocicchio).
 TEMPLUM = luogo religioso per eccellenza ma anche investimento
politico per la comunità. Templum costruito dopo pronuncia di un
votum durante una battaglia e con ausilio dei auguri che dovevano
liberare pezzo di terra su cui sarebbe nato il tempio da entitò
sovrannaturali. Da vocabolario, originariamente “templum” = luogo di
osservazione. Infatti, tempio non è solo l’edificio ma si parla anche di
TEMPLUM AB NATURA = porzione di cielo che si osservava per
scrutare segni rivelatori delle divinità. Quindi esiste distinzione tra
templum in terris (= porzione di luogo terrestre dove avviene
consultazione augurale) vs templum in aere (= porzione di cielo dove
vengono captati i segni).
 Oggetto di studio degli auguri sono gli AUGURIA.
AUSPICIUM = osservazione di un segno vs AUGURIUM =
interpretazione del segno. Augurium positivo è una sorta di
benedizione divina. L’oggetto di un augurium positivo è definito
AUGUSTUS = consacrato per mezzo di un augurium. Frutto di una
cerimonia religiosa (=INAUGURATIO) fatta dagli auguri (es. Augusta
Moenia). Quindi luogo augustus è luogo che ha ricevuto investitura
divina.
 Per distruggere una città era necessario exaugurarla (contrario del
processo di inauguratio, rito con cui veniva fondata città). Atto di
nascita di una città è SULCUS PRIMIGENIUS = solco circolare per
definire perimetro della città stessa, di carattere religioso e rituale.
Perimetro della città quando viene fondata non coincide con
pomerium. POMERIUM = circuito anulare che definisce l’Urbs, cioè la
città intesa come centro giuridico-religioso, quindi non comprende
ager. Non spazio preciso ma linea di confine evanescente e
impalpabile. Pomerium delimita zona più interna della città, cioè
l’Urbs, non città nel suo complesso.
Nell’Urbs, quindi intra urbem, si esercita IMPERIUM DOMI, cioè potere
civile, giuridico etc.; invece nell’extra urbem, quindi all’esterno del
pomerium, si esercita IMPERIUM MILITIAE , cioè potere militare.
 Al di là dell’ager, confine con altri popoli. Confini segnati da CIPPI
TERMINALI che vanno a costituire una linea di confine sul terreno. A
differenza del pomerium (= linea simbolica, augurale), questo è vero
e proprio confine di frontiera.
Oltre a confini materiali c’erano Confini religiosi  Terminus = dio dei
confini; quindi vero e proprio culto delle pietre di confine, infatti si
facevano riti su di esse.
CAPITOLO 3: CULTI

 SISTEMI RELIGIOSI composti da: FORME DI RAPPRESENTAZIONE


(miti, simboli), PRATICHE (riti, sacrifici) e di ORGANIZZAZIONE
(gruppi religiosi)  singoli fattori vanno colti in prospettiva dinamica
di interrelazione: chi celebra, dove celebra, quando (fonte: Varrone,
testo perduto). Vero e proprio codice della liturgia (come sistema di
Jakobson), ossia insieme di regole e istruzioni per ottenere
comunicazione con gli dei.
Nella religione romana RITI sono importanti in quanto FORMA coincide
con SOSTANZA.
 Al centro del sistema religioso romano, i SACRA = cerimonie religiose.
Distinzione tra SACRA PUBBICI e PRIVATI.
Per quanto riguarda i sacra privati, Paterfamilias deve comunicare con
2 entità soprannaturali: MORTI e DIVINITA’ DOMESTICHE.
1) MORTI: MANES (= chiamati così per ingraziarseli e mitigare loro
natura violenta), LEMURIA (= morti anzitempo, spiriti crudeli, no
comunicazione), FERALIA (= morti che mantengono contatto con la
famiglia attraverso sacrificio-banchetto).
2) DIVINITA’ DOMESTICHE: LARI, PENATI, GENIO  GENIO =
SPIRITO CUSTODE che accompagna individuo da nascita a morte;
doppio divino dell’essere umano. Ogni uomo ha suo genius
personale.
 Al centro dei sacra sono i SACRIFICI = momento più solenne della
cerimonia in cui uomo si avvicina agli dei. Diversi scopi: onorare
divinità, ringraziare di un sacrificio, ottenere qualcosa etc.
RAPPORTO UOMO-DIO, Scheid dice: NO DO-UT-DES, bensì Romani
spesso danno dopo aver ottenuto. Per questo, forse Romani
credevano che dei si nutrissero delle loro offerte sacrificali. Verbo
MACTARE indica uccisione vittima sull’altare; simile a aggettivo
MACTUS che indica ingrandimento/essere ingrandito  offrire vittime
sacrificali vuol dire far ingrassare e quindi ingrandire.
 Tutti i sacrifici hanno elementi costanti in comune: comincia con
PROCESSIONE, poi sacerdoti raggiungono l’altare e anche vittima
deve raggiungere docilmente l’altare (non fuggire), sacerdote
cosparge testa dell’animale con unguento e pronuncia formula sacra.
Importante PRECISIONE DI GESTI e ESATTEZZA DI PAROLE, rispetto
massimo del codice della liturgia. Una volta ucciso, si apre il ventre e
si controlla se organi da consacrare siano in ottimo stato. Parte
migliore viene destinata agli dei, altre parti a sacerdoti e magistrati e
infine ai cittadini.
 DISTINZIONE HOSTIA//VICTIMA probabilmente in base alla
FUNZIONE e al TEMPO del sacrificio.
HOSTIAE = offerte sacrificali fatte prima di combattere contro nemici
VICTIMAE = offerte fatte dopo la vittoria per ringraziare gli dei
Radice del termine “hostia” rimanda a idea della PARITA’ = vittima
sacrificale offerta per pareggiare, per raggiungere accordo tra pari.
Es. quando si faceva patto con altri popoli per sancire accordo si
sacrificava un maiale.
Radice del termine “victima” esprime idea del RICAMBIO,
SOSTITUZIONE, cioè offerta che ricambia meglio di ogni altra e
pareggia definitivamente i conti.
 NATURA CONTRATTUALE della RELIGIONE ROMANA emerge ancora di
più in due casi: EVOCATIO e DEVOTIO, riti dell’attività guerriera.
EVOCATIO = serve per conquistare città nemica

Romani credevano in stretta relazione luoghi-dei  GENIUS LOCI =


divinità stanziale, radicata in un certo luogo, che lo abita e protegge.
Se assedio di una città nemica troppo lungo e non si riusciva a
sconfiggerla, Romani cercavano di corrompere Genius Loci di quella
città e quel popolo. Tuttavia, sappiamo che quando città viene
conquistata gli dei sono i primi a fuggire (Virgilio).

DEVOTIO = serve per rovesciare sorti di una battaglia. Descritta da


Livio, che racconta di generale Decio Mure che sacrifica sua vita in
battaglia per far vincere suo esercito. Morte dell’eroe garantisce
vittoria. Dei conquistati da questo atto (+ carmen recitato) non
possono sottrarsi dal soddisfare richiesta. Decio diventa vittima,
CAPRO ESPIATORIO che si immola per causa per espiare colpe della
collettività = idea di base che colpa o male della collettività possa
essere trasferito materialmente su un singolo individuo
(personificazione della colpa)
 SACRIFI UMANI. Secondo Plinio, solo dopo il 97 a.C. è vietato fare
sacrifici umani (quindi prima si faceva). Livio invece dice: solo in
momenti particolari della storia.
Culti si trasformano nel corso del tempo. Es. Saturnalia, feste in onore
di Saturno. Forse inizialmente prevedevano sacrifici umani. Poi Eracle
avrebbe suggerito di sostituire uomini con pupazzi di fattezze umane
 CASO DEGLI ARGEI. ARGEI = 27 manichini di giungo che venivano
buttati giù nel Tevere. Secondo alcuni prima di Eracle venivano gettati
giù i vecchi ammalati dai giovani per poter votare. Ma potrebbe essere
solo un proverbio che alluderebbe solo al ponte su cui si saliva per
votare e al fatto che i vecchi, pur non potendo più votare per età,
provavano a farlo lo stesso. Sacrifici possono essere letti su 3 livelli di
interpretazione:
1) sacrifici umani effettivamente praticati a Roma in epoca molto
antica.
2) sacrificio umano compare solo eccezionale
3) Con Augusto, logica imperiale: primo livello mai esistito, cioè mai
effettuati sacrifici umani a Roma, forse per ingentilire mos
maiorum della città.

CAPITOLO 4. I SACERDOTI

 “SACERDOS” = termine che indica colui che compie l’atto sacro.


Qualunque magistrato investito di autorità sacrale che gestisce il cultus
deorum celebrano sacrifici o prendendo auspici è anche sacerdote.
Distinzione magistratura//sacerdozio subentra in età repubblicana.
Prima, era il re a gestire anche potere religioso. Nella Repubblica, invece,
PONTEFICE MASSIMO assume gestione dei sacra  dopo che Romani
cacciarono il re nasce figura del RE SACRORUM = re dei sacrifici che non
può occupare carina pubblica nella vita politica.
Compito principale del Re Sacrorum: alle calende (primo giorno del
mese), insieme al pontefice convocare i comitia calata (= antica
assemblea romana che serviva a decidere le festività del mese)
 FLAMINES principale sono 3: DIALIS, MARTIALIS, QUIRINALIS. Ma in
totale sono 15 = sacerdoti specializzati nel culto di UNA specifica divinità.
Stretto legame tra flamen e il suo dio.
Dumezil dice: GIOVE, MARTE e QUIRINO sono più antica triade capitolina
e costuiscono INCARNAZIONE TEOLOGICA del TRIFUNZIONALISMO della
società indoeuropea: GIOVE  funzione sovrana e religiosa; MARTE 
funzione guerriera, militare; QUIRINO  presiedere ad attività connesse
a sussistenza alimentare dei cittadini in quanto dio dei Quirites, cittadini
romani, quindi patrono di prosperità e fecondità.
FLAMEN DIALIS quello di cui abbiamo più notizie: specie di simulacro
vivente del dio sulla terra, incarnazione della divinità in corpo umano,
tenuto a rispettare molti obblighi religiosi e molte interdizioni.
 2 ETIMOLOGIE della parola PONTEFICE: 1) da POSSE e FACERE = capaci
di fare gli atti sacri; 2) da PONS e FACERE = che sa fare i ponti perché si
narra che furono i pontefices a far costruire il ponte Sublicio, primo ponte
di Rome dove si svolgevano cerimonie sacre. Inoltre, anche in senso
figurato inteso come colui che apre la strada in senso religioso.
Numa Pompilio inventa il pontificato. Pontefices sanno tutto ciò che si
deve sapere in fatto di sacra: quali vittime utilizzare, dove svolgere
sacrifici, etc. Inoltre, avevano incarico di registrare anno per anno eventi
importanti per la comunità (guerre, prodigi, pestilenze, carestie).
 CALENDARIO ROMANO = calendario lunisolare (come il nostro). Durata
dell’anno coincide con rotazione della Terra intorno al Sole. Romani però
non dividevano mese in 30 giorni ma in base a 3 punti di riferimento
fondamentali: CALENDE, NONE e IDI.
Primo calendario attribuito a Romolo, di soli 10 mesi. Numa crea anno di
12 mesi ma nel 46 a.C. si scopre che calendario risultava indietro di tre
mesi rispetto al ciclo stagionale per errori di calcolo  anno di Cesare =
anno della confusione.
Ritrovato calendario integro durante gli scavi della villa di Nerone ad Anzi
 questo ci mostra che giorni della settimana sono 8 e non hanno nomi
propri. Ogni 8 giorni a Roma si teneva un mercato = le NUNDINAE,
chiamato così perché appunto al nono giorno, dove partecipavano tutti i
cittadini. Quindi 8 giorni di lavoro nei campi e poi al nono si andava a
Roma a partecipare al mercato e prendere visione delle leggi.
 Per ogni mese, bisognava stabilire i DIES FASTI (= giorni di festa) e
DIES PROFESTI (= giorni prima dei giorni di festa, quindi giorni feriali in
cui svolgere attività normalmente). Ferie per eccellenza sono le FERIE
PUBLICAE = sospensione attività lavorative per tutti.
 DIES FASTI sono inutilizzabili per attività economiche, giudiziarie etc (in
quel senso, sarebbero nefasti). Oltre a questi esistevano DIES
RELIGIOSI, in cui per superstizione era sconsigliato/proibito lavorare e
DIES ATRI = giorni neri, in cui è vietato compiere sacrifici e sconsigliato
fare attività.
 Anche corpo delle VESTALI istituito da Numa Pompilio ma forse esisteva
già (tradizione secondo cui Rea Silvia, madre di Romolo e Remo, era
vestale di Albalonga). Sacerdotesse della dea Vesta. Scelte tra fanciulle
delle famiglie nobili romane. Soggette a una serie di interdizioni di
carattere religioso, la più importante: conservare verginità.
Compito principale: custodire sacro fuoco di Vesta che bruciava
ininterrottamente nel tempio della dea. Molte rinunce, ma anche libertà
inimmaginabili per le altre donne: uscire dalla patria potestas molto
giovani, poter fare testamento, avere vettura personale per spostarsi.
Se venivano meno a voto di castità, castigo terribile inflitto su decisione
del pontefice massimo (solitamente la colpevole veniva seppellita viva in
una cella). Punizione simbolica: vestale scompare dagli occhi della
comunità che stava per macchiare con sua colpa, è come se fosse già
morta per i suoi concittadini, sua discesa lungo la scala è discesa nel
mondo dei morti.
 Altre figure sacerdotali, oltre ai pontefici, raggruppate in confraternite,
es. quella dei FEZIALI = sacerdoti della guerra, compito di mettere fine
alle controversie con la parola, con la diplomazia. Loro approvazione
fondamentale per poter prendere le armi. C’era vera e propria
procedura: feziale incaricato dal re di stipulare un PATTO con
comandante di un altro popolo. Patto suggellato dal sacrificio di un
maiale, colpito con una pietra  analogia tra sorte del maiale ucciso e
quella dello spergiuro, cioè del popolo qualora dovesse venire meno ai
patti. In quel caso, si chiedono riparazioni e, se richieste non vengono
soddisfatte, si procede con dichiarazione di guerra. Se dichiarazione di
guerra viene approvata dal Senato, feziale scaglia asta di ferro indurita
nel fuoco su terreno nemico e così si apre guerra. Guerra giusta per i
Romani non è guerra condivisibile dal pdv etico ma guerra dichiarata
secondo le regole, formalmente ineccepibile.

CAPITOLO 5: DEI

 Assman  riflessioni su MONOTEISMO e POLITEISMO. Differenze tra i


due:
1) ATTEGGIAMENTO verso gli altri culti.
POLITEISMO  apertura verso l’altro, capacità di interfacciarsi con
altri sistemi di divinità.
MONOTEISMO  religioni rivelate, quindi pretendono di essere le
uniche vere. Esiste un solo dio e gli altri sono falsi.
2) FONTE della religione.
POLITEISMO  fonte è la tradizione, a volte dubbia, irriducibile a
una verità unica.
MONOTEISMO  fonte è la divinità stessa che si rivela al suo
popolo.
3) SCOPO dell’attività religiosa.
POLITEISMO  preoccupazioni di tipo pragmatico: pratica religiosa
ha come scopo il benessere, SALVEZZA MATERIALE, gloria, vittoria
in battaglia
MONOTEISMO  preoccupazioni di tipo teologico-spirituale:
rapporto con Dio, fedeltà ai suoi precetti
Da qui ASPETTO CONTRATTUALISTICO della religione romana:
offerte, voti etc. per ottenere qualcosa in cambio. Dei romani
manifestano loro collera non per punire azioni moralmente scorrette
ma vendicarsi di un torto subìto.

 Anche tra DEI, come tra gli uomini, esistono differenze di potere e
dignità. Ovidio immagina città celeste organizzata come città terrena: dei
più importanti abitano al centro in lussuosi palazzi sempre affollati, Giove
abita nel palazzo reale, nei quartieri popolari invece divinità minori,
“plebe divina”. Dei maggiori sono quelli che assistono e consigliano Giove
nelle sue funzioni, sono 12 (Giunone, Vesta, Minerva, Diana, Marte,
Mercurio etc). Divinità minori sono quelle domestiche e dei boschi.
Dei distinguibili anche in CERTI, INCERTI e SELECTI in base a livello di
conoscenza della divinità. Ci sono divinità più famose e altre di cui si sa a
stento il nome o il sesso. Divinità romane possono essere conosciute
attraverso MITO, IMMAGINE e CULTO.
  DEI SELECTI possiedono miti, immagini e culti. DEI INCERTI: non
abbiamo informazioni su di loro, qualcuno possiede solo un’immagine.
DEI CERTI sono privi di immagini e miti ma immediatamente identificabili
tramite il NOME.
 Tuttavia, tutti gli dei sono UGUALMENTE VALIDI (caratteristica del
POLITEISMO  assenza di dottrina religiosa ufficiale e centralizzata
autorizza molteplicità di interpretazioni.
 Cristiani, es. Sant’Agostino, ridicolizzano la folla di DII CERTI della
religione romana (divinità certificate, a cui si ricorre per un’occasione
specifica). Coniata espressione DEI DEGLI INDIGITAMENTA per indicare
nomi di semisconosciute divinità agricole trovate registrate in libri
appositi dei pontefici chiamati appunto “indigitamenta”. Per i romani
conoscenza di un dio passa principalmente attraverso conoscenza del suo
nome  dei di cui si conosce nome posso essere invocati e quindi
registrati negli indigitamenta.
 Dei classificati negli INDIGITAMENTA in base a AREE DI INFLUENZA,
quindi in base a loro compiti e funzioni. Teonimo, cioè nome del dio,
permetteva di risalire a suo officium, secondo principio antico per cui
nomina sunt consequentia rebus.
 INDIGITAMENTA quindi sono TESTI FORMULARI, cioè carmina, usati
per EVOCARE una divinità e spingerla ad agire secondo la sua funzione.
NOME è importantissimo per evocare dio (corretta pronuncia del nome,
preciso codice rituale e linguistico).
 DII CERTI come divinità iperspecializzate prive di miti, sedi culturali,
sacerdoti, sempre in gruppo… ma come sono nate? Forse per mezzo di
segmentazione di singole entità divine scomposte in azioni, funzioni
distinte e quindi trasformate in altrettante divinità  tendenza dei
Romani a personificare singole azioni in una natura divina, PLURALISMO
TEOLOGICO estremo.

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