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15/11/2021

Il romanzo con gli occhi chiusi è stato scritto nel 1913 e poi pubblicato nel 19. È stato
definito il romanzo più innovativo di tozzi, quasi autobiografico. La vicenda ha come
protagonista Pietro rosi, un adolescente che ha dei problemi particolari, è un ragazzo
che vive un forte disagio esistenziale, indolente, svogliato che vive un po' in una
dimensione altra, al di fuori della realtà. Vive una sorta di disadattamento patologico,
quindi ha difficoltà a comunicare ed è inibito da suo padre, uomo forte autoritario,
orgoglioso di ciò che ha costruito, ma anche aggressivo, violento. Il padre,
Domenico, gestisce una trattoria nel Senese, ha una moglie che soffre di disturbi
nervosi. Dunque, è una donna fragile molto legata a Domenico che accetta anche
questo carattere di lui e anche se non ci riesce a volte vorrebbe proteggere suo figlio
dal padre che gli impedisce in qualche modo di crescere e vivere un’adolescenza
tranquilla.
Disagio esistenziale, disadattamento patologico, indolenza. Con la madre ha un
rapporto affettuoso ma è una donna fragile. In realtà, Pietro è prigioniero della
propria inettitudine e conduce un’esistenza al di sotto della realtà, non riesce a
confrontarsi con essa ed entrare a far parte del consorzio sociale. A volte trascorre
molto tempo sul letto con gli occhi chiusi appunto come se vivesse in una situazione
diversa, visionaria. Nel romanzo troveremo sempre questi due piani: il mondo in cui
vive, dall’altro il mondo di Pietro. Il narratore passa da una realtà all’altra senza però
stacchi netti e precisi. Pietro si invaghisce di Ghisola, motivo autobiografico, è la
nipote di due dipendenti del padre che lavorano in un podere di proprietà di Pietro.
Pietro porta avanti questo fidanzamento, idealizza questa ragazza e a vederla come in
realtà non è: una donna angelica con delle caratteristiche ben diversa che le
appartengono: è bella, è scaltra, lo tradisce, lo inganna. Infatti,, cercherà anche di
farsi sposare da Pietro, anche ingannandolo, perché incinta di un altro uomo maturo.
Solo alla fine però Pietro si renderà conto della realtà. Ma porta avanti questa
relazione ostinato a idealizzarla.
Nel romanzo si chiama così perché si tratta di una cecità metaforica, mito centrale del
testo. È un ragazzo che ha difficoltà ad adattarsi alla realtà e si chiuse in sé stesso e
vive un malessere nevrotico. Tozzi conosceva le teorie freudiane e anche importanti
testi di psicologia scritti da autori americani, francesi che si occupavano anche di
isteria, tema che attraversa il testo.
È alienato, inetto, svogliato, suo padre vuole che continui a svolgere la sua attività e
che acquisisca le sue competenze per portare avanti la trattoria. Non vuole che studi
anche perché Pietro non è uno studente brillante, ma vorrebbe continuare a studiare
anche perché la madre voleva. Il padre, d’altro canto non vuole perché è attaccato alla
“roba”. Un altro temo è l’incomunicabilità. I vantaggi dell’avere gli occhi chiusi sulla
verità apparante è di riuscire a portare in superficie la propria interiorità, la sfera
dell’inconscio. Dunque, in primo piano abbiamo la logica del profondo,
dell’interiorità.
Il complesso di edipo: ha un rapporto difficile con suo padre da cui scaturisce la sua
inettitudine.
In un testo di questo tempo la forma è destrutturata: non è diviso in capitoli, ma in
paragrafi di varia ampiezza da asterischi. Ci sono ellissi di episodi significativi, cioè
si omette la narrazione di eventi importanti perché il narratore non svolge il ruolo di
mediatore ma è assolutamente debole. Gli eventi quindi non sono trattati in maniera
diversa dal punto di vista narrativo, ma al lettore viene chiesto di fare delle deduzioni.
Spesso le varie vicende sono giustapposte, cioè poste l’una accanto all’altro senza un
nesso dal punto di vista logico. Dunque alcuni comportamenti restano oscuri perché
non abbiamo gli strumenti per interpretare. Ci sono episodi non particolari a cui il
narratore dedica pagine intere e viceversa. Non c’è una gerarchia delle vicende narrati
e una distinzione tra i fatti importanti e non. Quindi viene infratta la regola del
romanzo ottocentesco: al fatto importante veniva riservato uno spazio considerevole.
Il rapporto di causa-effetto non viene indicato in maniera esplicita dal
narratore(giustapposte). Dunque la struttura è paratattica.

Incipit
Siamo già in medias res: siamo già nella trattoria di Domenico. La moglie lavora con
lui. È un linguaggio colloquiale, molto semplice. La prima parte rappresenta la vita
quotidiana poi andando avanti comincerà ad introdurre l’altra dimensione: prima
quella oggettiva e poi in quella visionaria grazie allo sguardo di Pietro. La famiglia
era segnata da una serie di lutti e Pietro era l’unico superstite. Anna era una donna
remissiva, ferita ed umiliata dal marito che dopo tanti anni di matrimonio, la tradisce.
È una donna mite che non riesce ad imporsi in famiglia e opporsi ad un marito così
invadente, esuberante e così autoritario.
Pietro idealizza Ghisola come una creatura angelica, ma lei non è così. In questi passi
emerge già la dimensione del profondo: è fragile, vive un complesso edipico. Non
riesce a crescere e a reagire per la presenza del padre. Com’è Il comportamento
alogico di Pietro allo stesso modo lo è il tessuto del romanzo: perché abbiamo delle
descrizioni particolari che potrebbero sembrare insignificante a cui il narratore dedica
molto spazio. Pietro sentiva vicino a Ghisola le sue prime sensazioni. Iniziamo ad
entrare nella dimensione visionaria di Pietro e il narratore non ci avvisa: si parla dei
primi approcci di Pietro nei confronti di Ghisola e in questo rapporto c’è anche una
componente sado-masochista. Le immagini del mondo esteriore lo invadono e il
podere diventa un luogo di evasione. Il padre lo porta con sé perché lo vuole
coinvolgere ma sembra che Pietro non voglia interagire con gli altri; e dunque vive
sempre una sorta di sogno angoscioso.
C’è un sadismo contro Ghisola che all’inizio si manifestano con degli atti di violenza
nei confronti di una bambola. Pietro diventa crudele perché ha dei problemi
esistenziali che lo condizionano. Il sadismo è un altro tema. Si traccia
l’incomunicabilità tra i due, atti di violenza nei confronti della ragazza; descrizioni
dettagliate che distolgono l’attenzione del lettore sulla vicenda.

LEZIONE 19/11/2021
Pietro si distacca completamente dal padre e fa proprie le idee del riscatto del
proletariato, fa parte del partito socialista, percorre strade che gli consentono di
allontanarsi dal padre, una figura che lo traumatizza. C’è anche il valore simbolico di
alcuni dettagli e tutto ciò colloca questo autore tra la narrativa dei primi del 900, dato
che c’è l’inquietudine. Pietro farà le sue scelte. I naturalisti scrivono e raccontano,
intenzionati a spiegare le motivazioni dei fenomeni della vita mediante un metodo
scientifico, Tozzi invece non spiega tutto questo, la sua visione è sempre soggettiva,
mai oggettiva. Non c’è un narratore pronto ad illuminare il lettore e farci
comprendere ciò che succede tra un episodio e un altro. Lo sguardo è
prevalentemente verso la dimensione oscura dell’inconscio.
Naturalisti scrivono intenzionati anche a spiegare le motivazioni, Tozzi invece non
spiega tutto questo, visione sempre soggettiva e mai oggettiva. Non c’è un narratore
pronto ad illuminare il lettore, a far comprendere il nesso tra un episodio e l’altro. Ad
eventi di scarso rilievo dedica un ampio spazio narrativo, che non accade con eventi
rilevanti. Spesso presenta descrizioni di dettagli di aspetti minimi insignificanti che
distolgono l’attenzione del lettore dalla vicenda principale. Episodi che si svolgono
nella realtà oggettiva non trattati in maniera diversa di quelli che accadono nella
dimensione soggettiva, come quella onirica, diversa, al di fuori della realtà apparente.
Vari blocchi narrativi giustapposti, continui ma lo sguardo è sempre rivolto
prevalentemente alla dimensione interiore, all’inconscio. Testo strutturato in modo
alogico, senza nessi, collegamenti.
“Pietro era diventando” (pag 17 pdf) madre può fare ben poco rispetto ad un padre
autoritario.
Sguardi eloquenti, attenzione focalizzata sugli occhi, sullo sguardo. Avventori dicono
che Pietro è fragile: umiliante, lo mette in difficoltà non lo farà crescere sereno:
sentimenti di esclusione, di disperazione a tratti. Domina nel testo il malessere della
condizione umana.
Linguaggio: domina la paratassi, periodi brevi, domina i toscanismi.
Parte del testo in cui è presente il conflitto tra padre e figlio: narratore racconta la
morte di Anna, dopo la quale i rapporti tra padre e figlio peggiorano. Figlio continua
a non comunicare con il padre, disagio della realtà che lo circonda aumenta, anche
condizionato dalla “ tirannia” del padre.
Adolescente che avrebbe avuto bisogno di un supporto, ma il padre mette sempre in
evidenza la sua incapacità di inserirsi nel flusso naturale della vita.
Reazioni alla morte di Anna:
Domenico disperato, dimostra in maniera clamorosa il suo dolore.
Pietro all’inizio sembra incredulo, immerso in una sorta di indifferenza, non sa cosa
fare. Non si dimena come suo padre. SI sente anche in colpa per tutto ciò che ha
fatto , per la violenza contro questa donna.
“aveva già perduto” pag 28 pdf: “Ma era destino che non potesse in alcun modo fargli
del bene.” Madre ad un certo punto morirà e non potrà aiutare più suo figlio.
Madre si prepara per accompagnare Pietro dal parroco, per aiutarlo ancora una volta
ma viene trovata morta. Sembra quasi che chiede scusa per essere venuta meno.
La reazione di Domenico è violenta, eclatante come sempre nella vita. Si sente più
fragile più debole ora che non c’è più la moglie. Anche in un momento coì
drammatico, padre e figlio non comunicano. Pietro prova un’inquietudine vaga, non
sa come affrontare ciò che sta accadendo.( dolore del padre è “antipatico” preferisce
non assistere a questa scena drammatica) Narratore insiste ossessivamente sugli occhi
“ si abbassano” si chiudono “ non osano guardare” ,evitano lo sguardo diretto, il
confronto. Gli occhi di Domenico spesso giudicano i suoi atteggiamenti, mettendo a
disagio il figlio.
Pietro non nasconde la propria inettitudine, si mostra triste, incapace, abbattuto. Lo fa
per vendicarsi del padre e per fargli scontare una sorta idi inibizione a cui lo ha
sottoposto. Offre uno spettacolo che irrita il padre, che lo vorrebbe vedere diverso.
Alcuni temi del romanzo: Rapporto tra padre e figlio, madre e figlio, marito e moglie,
inettitudine.
Curiosità, la folla che lo assale gli da molto fastidio.
Rebecca figura positiva, che sente di dover fare qualcosa per Pietro. Domenico
attacca questo figlio che non vuole obbedire. Pietro bloccato ad instaurare anche un
rapporto con le donne, anche fisico come con la stessa Gisola(?),schiacciato dal
rapporto paterno che ha sulla sua crescita un effetto devastante.
Sempre punto di vista soggettivo, la realtà è data attraverso gli occhi di Pietro.
Rapporti con i coetanei ( pag 21” i compaesani di Domenico”): descrizione di un
disagio esistenziale forte.

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