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Unità IV – Capitolo 1

L’età di Pericle e l’egemonia ateniese

1. Le conseguenze delle guerre persiane


• Quali furono a Sparta e ad Atene le conseguenze politiche della vittoria contro la Persia?
Al termine delle guerre persiane ad Atene si fronteggiarono due fazioni politiche: quella democratica e quella aristo-
cratica. Il partito aristocratico, che aveva trovato in Cimone, figlio di Milziade, il suo leader, era sostenuto dai proprie-
tari terrieri che, stanchi di tanti anni di guerra (di cui avevano subito le maggiori conseguenze economiche, con la di-
struzione dei raccolti e l’imposizione di nuove tasse), premevano per una politica antipersiana e un accordo diploma-
tico con Sparta. Il partito democratico, il cui esponente più importante era Temistocle, era invece sostenuto da com-
mercianti, artigiani e marinai, accomunati dall’interesse per l’espansione marittima e commerciale della città. Proprio
in vista di tale sviluppo Temistocle fece fortificare e potenziare il Pireo e, cercando di sfruttare l’egemonia che Atene
aveva esercitato durante il conflitto, propose la costituzione di una federazione di città dell’Egeo, la Lega di Delo (477
a.C.), in funzione anti-persiana.
Sparta invece, dopo la conclusione delle guerre persiane, si chiuse nuovamente nell’orgogliosa difesa della sua identi-
tà politica, consolidando le proprie istituzioni oligarchiche. Gli Spartani si impegnarono inoltre a ristabilire la loro
egemonia nel Peloponneso, indebolita dalle guerre e dal predominio ateniese nel mar Egeo, che aveva indotto nume-
rose città alleate ad abbandonare la Lega del Peloponneso e a darsi costituzioni democratiche.

2. L’ascesa di Pericle
• Quali eventi condussero Pericle al potere?
Nel 461 a.C. ad Atene fu eletto stratego Efialte, un capo democratico deciso a realizzare un’ulteriore riforma delle isti-
tuzioni ateniesi. Il ruolo dell’areopago fu ulteriormente ridimensionato, in virtù di una norma che prevedeva l’estra-
zione a sorte degli arconti. Il potere di controllo e la custodia delle leggi furono trasferiti alla bulè e all'ecclesìa, mentre
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le funzioni giudiziarie furono assegnate all’eliea, composta da cittadini estratti a sorte. La riforma generò l’immediata
reazione aristocratica, che portò all’assassinio di Efialte, pochi mesi dopo la sua elezione, aprendo la strada a Pericle,
un giovane avvocato pupillo di Efialte stesso.

3. Il sistema democratico
• Quali furono le novità positive della riforma di Pericle?
Per dare ulteriore forza alla riforma di Efialte, Pericle istituì un’indennità giornaliera per i giudici popolari ed estese la
retribuzione per i pubblici uffici ad arconti, buléuti e pritani. In tal modo egli rese possibile l’effettiva partecipazione
al governo della città anche ai meno abbienti, cui consentì l’accesso a tutte le cariche; ciò ebbe come effetto l’incre-
mento del numero di cittadini che partecipavano all’attività politica, il che comportò la crescita del senso di apparte-
nenza e di responsabilità verso la città. Questo sentimento democratico si concretizzò nel ruolo centrale ricoperto
dalle assemblee popolari nel governo della città. Il godimento della cittadinanza comportò per gli Ateniesi anche con-
creti vantaggi economici (il possesso di terre e di case, lo sfruttamento delle miniere, la già citata indennità quotidia-
na e il theorikòn, un contributo per l’ingresso agli spettacoli teatrali) e indubbi servizi di assistenza (un’indennità per i
malati poveri, l’educazione a carico dello Stato per gli orfani di guerra, la distribuzione gratuita o a prezzo agevolato
del grano in caso di carestia).
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Unità IV – Capitolo 1 L’età di Pericle e l’egemonia ateniese

• Quali invece i punti di debolezza?


Per evitare che l’assemblea popolare si trasformasse in un organo troppo ampio, nel 451 a.C. Pericle limitò il diritto di
cittadinanza ai soli figli di genitori ateniesi e liberi. Escludendo i bambini, le donne e gli schiavi, gli abitanti che gode-
vano pienamente dei diritti politici si riducevano a circa 40.000. Se si considera poi che molti di questi erano dissemi-
nati sul territorio rurale circostante, si intuisce come tale numero si riducesse ulteriormente. Di conseguenza l’ugua-
glianza dei diritti e la libertà di parola, garantite per legge, erano in realtà appannaggio di una ristretta minoranza.

4. la politica estera
• Quali furono le principali iniziative di Pericle in politica estera?
Sul piano militare Pericle proseguì la politica di Temistocle, cercando di approfittare dei momenti di difficoltà dei
principali avversari: Sparta e la Persia. Nel 465 a.C., quando l’Egitto tentò di svincolarsi dal dominio persiano, Atene
inviò in soccorso una flotta che però, sorpresa in prossimità delle coste egiziane da quella persiana, subì una cocente
sconfitta (459 a.C.), peggiorata dalla successiva disfatta dell’esercito a Tanagra (457 a.C.).
Nello stesso anno Atene subì una nuova disfatta quando tentò di sottrarre al controllo dei Persiani l’isola di Cipro, stra-
tegica per i commerci nel Mediterraneo. Questi rovesci militari spinsero Pericle ad inviare un ambasciatore alla cor-
te del Gran Re per stipulare la pace di Callia (449 a.C.), che prevedeva da parte ateniese il riconoscimento del posses-
so persiano dell’Egitto e di Cipro, e da parte persiana l’impegno a rinunciare definitivamente al dominio sulle città gre-
che della Ionia e a ritirare la flotta che incrociava nel mar Egeo.
Con la pace di Callia veniva meno dunque la finalità per cui era stata costituita la lega di Delo, ma Atene non poteva
rinunciare ai contributi che le città federate pagavano per mantenere in efficienza la flotta e retribuire i marinai. Al-
lora Pericle convinse le città alleate della necessità di dare un nuovo obiettivo alla Lega, puntando il dito contro la pi-
rateria che metteva a rischio i traffici marittimi.
Sul fronte interno, Pericle si scontrò con Sparta, che tentava di estendere la propria area di influenza sulla Beozia e si
era alleata con Tebe (457 a.C.), affacciandosi nell’Attica, naturale zona di influenza ateniese. La presenza spartana in
Attica provocò un conflitto (459 - 446 a.C.) che si concluse con la sconfitta ateniese a Coronea. Con la successiva pa-
ce trentennale imposta da Sparta, Atene rinunciava al controllo della penisola ellenica in cambio del rafforzamento
del suo impero marittimo.

5. La politica culturale
• Quali sono le caratteristiche della produzione artistica greca del V secolo a.C.?
Il V secolo a.C. segnò, oltre alla supremazia ateniese in campo politico ed economico, anche la crescita del suo prestigio
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in ambito culturale ed artistico. Affluirono ad Atene i migliori architetti, artisti e intellettuali, provenienti da ogni parte del
mondo greco. Pericle avviò un ampio programma di costruzione di opere pubbliche, per dare lustro alla città.
Tra il 447 e il 432 a.C. gli architetti Ictino e Callicrate costruirono sull'acropoli il Partenone, il tempio dedicato alla pa-
trona della città, Atena. Nel 438 a.C. Mnesicle iniziò la costruzione dei Propilèi, i monumentali corridoi di accesso al-
l'Acropoli; sempre qui vennero eretti, tra il 448 e il 432, il tempietto dedicato ad Atena Nike, e l’Eretteo, un tempio dop-
pio dedicato a Atena e a Poseidone, dove a sostegno della copertura vennero usate statue femminili (le Cariatidi); più
in basso, sulla collina fu edificato il Theséion (il tempio di Efesto).
Sulle pendici dell’acropoli si trovavano il teatro di Dioniso e l’Odéion, teatro coperto destinato a rappresentazioni
minori, di canto e recitazione. Fuori del centro urbano, sul promontorio di Capo Sunio, fu costruito il tempio in ono-
re di Poseidone, dio del mare.
Con le sculture in marmo del Partenone, eseguite da Fidia, con quelle di Policléto per Olimpia, Argo, Efeso, e quelle
realizzate da Mirone, l’arte greca, in particolare la scultura, raggiunse il vertice di quel carattere che l’aveva contrasse-
gnata fin dalle origini: la piena adesione alla realtà naturale, mitigata e controllata dalla ricerca di ordine ed equilibrio.
L’essenza dell’arte greca è la centralità delle capacità umane, l’uomo esaltato come misura del mondo e di tutte le cose.
L’equilibrio compositivo fu ricercato anche dai ceramisti e nella pittura vera e propria, in particolare da Polignoto.
Anche le strutture architettoniche divennero un mezzo attraverso cui l’uomo celebrava se stesso in funzione della città.
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Unità III – Capitolo 5 L’età di Pericle e l’egemonia ateniese

• Quale sviluppo ci fu sempre in questo periodo in campo filosofico?


La particolare evoluzione politica di Atene provocò un ulteriore sviluppo del sapere. Nell’attività pubblica infatti il cit-
tadino doveva distinguersi con i suoi interventi nelle discussioni dell’assemblea e doveva essere in grado di esporre in
modo efficace le proprie opinioni, il che richiedeva capacità intellettuali e doti oratorie. I cittadini benestanti comin-
ciarono dunque a desiderare per i loro figli un’educazione più adeguata al nuovo stile di vita della pólis.
Nel V secolo a.C. si passò pertanto dall’insegnamento della poesia epica a quello della retorica e della filosofia.
Nel contempo la fiorente economia ateniese aveva attirato in città i maggiori pensatori dell’epoca, che vi fondarono
le proprie scuole, spesso in concorrenza tra loro. Furono i sofisti ad interpretare le nuove esigenze di affermazione in-
dividuale: essi insegnavano, a pagamento, la retorica, cioè la tecnica per costruire discorsi efficaci e persuasivi.
Questi filosofi interpretavano anche la legge in modo nuovo: non più come frutto di norme trascendenti e immuta-
bili, ma come risultato di precise scelte degli uomini e, perciò, passibile di cambiamenti a seconda delle circostanze e
dei luoghi.

6. La funzione civile del teatro


• Come era organizzata ad Atene la messa in scena di uno spettacolo teatrale?
Il teatro era un edificio a cielo aperto, con ampie gradinate su cui trovavano posto migliaia di persone. Le rappresen-
tazioni si susseguivano una dopo l’altra, alla luce del giorno e per 3 o 4 giornate di fila, concentrate in alcuni periodi
dell’anno, in occasione degli agoni drammatici, gare dedicate agli dei. Ad Atene l’evento principale erano le Grandi
Dionisie. Il biglietto costava 2 oboli (la paga giornaliera di un operaio) ma a tutti venivano distribuiti vino e dolci. Era-
no gli Ateniesi più ricchi a finanziare questi costosissimi eventi, anche per acquisire prestigio sociale. A ogni “festival”
erano ammessi 3 tragediografi (ognuno gareggiava con 3 tragedie e un dramma satiresco, i cui argomenti osceni e più
leggeri garantivano un po’ di relax dopo le tragedie) e 5 commediografi (con una commedia ciascuno). La selezione
delle opere ammesse in gara era fatta dall’arconte e dai suoi funzionari: così la politica esercitava il suo controllo sul
teatro, tanto popolare da incidere sulle coscienze quanto oggi la televisione. Dopo la rappresentazione il verdetto era
affidato al voto segreto espresso da una giuria estratta a sorte.
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