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Torino
La Città più
Esoterica d'Italia

SARDEGNA
ARTISTA
Bimestrale - Anno II - N° 13

BOLOGNA - Le Vie Medievali dello Spirito


Ana Bagayan
LECCE - Tra Leggende Antiche e Barocco
SCOPRENDO LA OGLIASTRA MEGALITIICA TRADIZIONI E RITI - Gli Esorcismi in Italia
rimo numero di questo 2016 all'insegna delle belle città d'arte italiane. Infatti non solo dedichiamo lo speciale a Torino esoterica, ma co-

P nosciamo le bellezze medievali di Bologna e quelle barocche di Lecce. Ciascuna di queste con proprie caratteristiche, che rimandano ad an-
tiche leggende di fondazioni, a miti antichi sincretizzati in vicende cristiane. Il caso di Torino, è unico a livello mondiale: sappiamo che se
ne è già parlato in tante riviste e pubblicazioni, ma era impossibile non dedicare un numero a quello che viene considerato il centro magico de
esoterico per eccellenza; inoltre,la messa a fuoco del ricercatore e docente universitario Andrea Romanazzi è sempre particolare e con tagli ine-
diti che piacerannno al lettore più attento.
Si percorre la nostra penisola in lungo e in largo, dal confine con la Svizzera, nell'articolo dedicato al masso dello sciamano e al lago d'Elio, ad-
dentrandoci poi nei luoghi ancestrali di Urzulei, in Sardegna, visitando le celebre Tombe dei Giganti, mentre simboli e tradizioni italiani vengo-
no affrontati in diversi contributi: il sottoscritto vi parla dei riti esorcistici in Italia e le loro rappresentazioni artistiche, Nicoletta Travaglini del-
l'antica tradizione legata alle fave di San Nicola, in Abruzzo, Rino Barbieri del significato del tipico gesto italiano delle corna, seguendo le trac-
ce archeologiche delle civiltà nuragiche e quelle degli Etruschi, Marcuzio Isauro e Ferdy Hermes Barbon dei criptici crocifissi ritrovati in Veneto,
che mostrano lo strano cartiglio INRI con la N rovesciata e che proverebbero una connessione esoterica con il mistero di Rennes le Chateau.
Sebbene in ritardo, per il fatto di essere un bimestrale, solo ora posso augurare che il 2016 sia foriero di soddifazioni a tutti noi e a voi Lettori,
specie nel campo della conoscenza e del crescimento spirituale. Buona lettura!

P.S. Comunico ai lettori che per un problema tecnico la mia mail nicolapezzella@interfree.it non è attiva, se dovete mandate vostri contributi fa-
te riferimento a nicolapezzella@terra.com
Nicola Pezzella

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Periodico Bimestrale X Publishing srl
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Fabbraio - Marzo 2016 Anno 2 ROMA

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Sommario
03 - Editoriale
06 - News
08 - Mostre
10 - Lago d'Elio, nelle terre del Dio Belenos
18 - La perla del Barocco
24 - Ecco la Croce del Signore: fuggite, spiriti del male!
33 - Abbonamenti
SPECIALE 35 - Torino Misteriosa
52 - Pollutri e le fave di San Nicola
56 - URZULEI DOVE LA STORIA SI CONFONDE CON LA LEGGENDA
66 - Le due vie dello spirito a Bologna
72 - IИRI
78 - Il Toro e le corna: il gesto dell'immortalità

Articoli
10
24 52

72
56

72

4
News
Dai restauri del Duomo Il Fantasma del Teatro Massimo
spunta un meraviglioso affresco - Nel teatro Massimo di Palermo, aleggerebbe

P
ALERMO
la presenza di uno spettro. Occorre ricordare che, per
UASTALLA (REGGIO EMILIA) - Non finiscono costruire questo tempio della musica lirica, il comune

G di sorprendere i lavori di restauro del Duo-


mo. Dopo l’affresco scoperto in aprile nella
“sagrestia nuova” e dopo le due statue rinvenute a
di Palermo decise di abbattere la Chiesa ed il Monastero delle
Stimmate di S. Francesco, la Chiesa e Monastero delle Vergi-
ni Teatine dell’Immacolata Concezione, la Chiesa di Santa
fine 2014, nei giorni scorsi i giovani restauratori Marta e la Chiesa di Sant’Agata di Scorruggi delle Mura, che
della Tecton, da mesi attivi nella Concattedrale, occupavano un’area di circa 25.000 metri quadrati al centro
hanno scoperto un nuovo e straordinario affresco. di Palermo e che sorgevano nell’area interessata alla realiz-
Si tratta di una pittura di notevole raffinatezza, zazione dell’opera. Siamo alla fine dell’Ottocento, e sin qui è
databile intorno alla seconda metà del ‘600 e attri- storia. Quello che va verso il “diciamo” è la profanazione in-
buibile a Giovan Battista Bolognini (1612-1688). «Il volontaria nel corso delle demolizioni della tomba di una
soggetto è un Dio padre contornato da angeli. Bel- suora che, disturbata nel suo eterno riposo, volle ostacolare
lissimo. Sì, è attribuibile al Bolognini. La data? Di- l’opera dell’uomo manifestando la sua presenza ammonitrice.
rei intorno al 1670», ha spiegato l’architetto Gian- Infatti, nel “si dice” ricordiamo che l’ombra di una suora di
carlo Grassi dello studio Mauro Severi di Reggio bassa statura sarebbe apparsa diverse volte sul palcoscenico,
che segue i lavori di restauro fin dal primo giorno. tra le quinte e nei sotterranei dove erano udibili rumori mis-
Giovan Battista Bolognini, bolognese, allievo di teriosi. Il fantasma sembra che si aggiri irrequieto per il
Guido Reni, è un pittore emblematico del Seicento. teatro lanciando maledizioni. Infatti, si narra che sia stata col-
Molti dei suoi quadri sono nelle chiese di Bologna; pa del Fantasma se il teatro fu costruito in 23 anni e in altret-
ad esempio San Giovanni in Monte, San Carlo, San tanti anni rimase chiuso per restauri. Il teatro sembra tornato
Paolo. Essendo in eccellenti rapporti con i Gonzaga alla sua interessantissima attività, ma noi non possiamo far al-
(di Mantova e Guastalla), non deve sorprendere la tro che adire ai debiti scongiuri riguardo alla presenza dell'in-
sua presenza nel Duomo guastallese, consacrato da quietante fantasma.
san Carlo Borromeo nel 1575 su invito del cognato, (fonte tanogabo.com)
il principe Cesare Gonzaga. All’epoca i signori di
Mantova e della Bassa reggiana avevano straordi-
nari contatti con i più grandi maestri italiani ed eu-
ropei (Rubens compreso, Antoon van Dyck): Isabel-
la d’Este, madre di Ferrante il rifondatore di
Guastalla, frequentava il Costa, il Perugino, Giovan-
ni Bellini, il Mantegna. Tiziano l’ha ritratta due
volte. Leonardo le ha regalato uno “schizzo”
(www.primapaginareggio.it - fonte Enrico Pirondini)

Il mistero della discesa


“in salita”
RICCIA (ROMA) - Se abitate vicino Roma avrete si-

A curamente sentito parlare della famosa “salita in


discesa” ai Castelli Romani.
Sembra effettivamente un mistero: il tratto sembra in sali-
ta eppure se fate rotolare una bottiglia va esattamente in
quella direzione, come se fosse una discesa. Per cercare di
dare una spiegazione, il Cicap del Lazio ha fatto
un’indagine nel 2009, facendo delle misurazioni tecniche
(dettagli su Scienza & Paranormale n 86 del luglio/agosto

6
2009). Dai risultati è emer-
so che si tratta di un’illusio-
ne ottica: l’automobilista
proviene da una ripida sali-
ta e anche in lontananza la
strada sale. Per questo mo-
tivo il tratto di leggera
discesa sul rettilineo non
viene percepita, perché la
mancanza dell’orizzonte vi-
sibile toglie i riferimenti.
Dunque nessun mistero,
ma una semplice illusione
ottica che potete verificare
anche voi percorrendo la
Statale 218 e arrivando a
30 km a sud di Roma, tra
Rocca di Papa e Ariccia.
(fonte Federico Baglioni)

La Gioconda fu dipinta diseguali, il tracciato dell’ansa del fiume Trebbia, i


rilievi montuosi corrispondenti con la val Tidone
a Bobbio? del monte di pietra Parcellara e la zona dei calanchi.
Tutti questi elementi sono stati confrontati con mo-
(PIACENZA) - Il dipinto della Gioconda delli realizzati in 3D, con proiezioni in riflettologia e

B
OBBIO
è forse quello che si porta dietro più misteri: studi sulle trasformazioni dell’architettura del castel-
sembra però che alcuni ricercatori italiani ab- lo e del paesaggio. Questo lavoro sembra aver portato
biano trovato il luogo in cui il ritratto è stato realiz- a dei risultati certi, che comunque troveranno avval-
zato. Gli studiosi, guidati da una certa ricercatrice oramento nel tempo nel caso fossero veramente
che si firma Carla G., dopo diverse ricerche sono ar- giusti. Un mistero sta quindi per essere rivelato, men-
rivati alla conclusione che il paesaggio che si trova tre continua il mistero sull’identità della donna raf-
dietro alla Gioconda è del paese medievale di Bob- figurata. (www.piacenza.it)
bio, in provincia di Piacenza.
Oltre alle indagini sono stati
realizzati anche elaborazioni di
modelli 3D così da poter ac-
quisire velocemente dati più
dettagliati. Tutto il paesaggio
che si vede nel quadro sembra
uno scorcio visto dal pittore dal
Castello Malaspina Dal Verme,
inizialmente di proprietà dei Vi-
sconti, poi ceduto ad Isabella di
Francia, la nuora di Galeazzo
Visconti e nel ‘400 ai conti Dal
Verme. Leonardo da Vinci è
riuscito a rifinire tutti i dettagli
dello sfondo grazie alla tecnica
del vetro che gli ha permesso di
fissare il bozzetto. Diversi ele-
menti richiamano al paesaggio
di Bobbio: il ponte Gobbo, sim-
bolo della città con gli 11 archi

7
Mostre e Musei

SYMBOLA indefinibile museo a cielo aperto che, nella locuzione


più comune, viene spesso indicato come “il petrolio de-
il potere dei Simboli gli Italiani”, talvolta negletto e vituperato da bande di
scavatori di frodo che alimentano l’indotto illecito .
La maggior parte delle opere esposte è inedita, e verrà
studiata e presentata al pubblico per la prima volta.
Il percorso espositivo sarà diviso in sezioni che abbrac-
ceranno tre aspetti della società antica, con oggetti-sim-
bolo che vanno dal IX sec. a.C. al IV sec. d.C.
· società e istituzioni pubbliche;
· religione e ritualità;
· ambito funerario.

L’esposizione è allestita all’ interno della suggestiva


Area Archeologica dello Stadio di Domiziano (ingresso
da Via di Tor Sanguigna, 1/3 – Piazza Navona, 45), do-
ve le imponenti strutture antiche fanno da cornice al
percorso espositivo, che si avvale di apparati didattici e
di supporti audiovisivi, e da sostegno al visitatore nella
comprensione del linguaggio spesso criptico dei popoli
antichi dell’area Mediterranea. Il catalogo, con testi ed
immagini, edito da DiElle, ha la regia scientifica della
Sovrintendenza Capitolina per i beni culturali.

na grande mostra dedicata a opere e manufatti

U del tutto inediti, oltre 200, detenuti in regime


di giudiziale custodia nei caveaux del Gruppo
Tutela Patrimonio Archeologico della Guardia di Fi-
nanza, ideata e promossa dall’Associazione culturale
Vicus Italicus ed organizzata dallo Stadio di Do-
miziano.
Il simbolo è un elemento concreto al quale si attribui-
sce un significato che va oltre il suo aspetto o la sua
funzione primaria, in grado di evocare un valore più
ampio nell’immaginario umano. Un insieme di simbo-
li è quindi in grado di tradursi in un linguaggio che, se
codificato, può raccontare molto sui costumi, la vita ed
il pensiero di chi lo ha prodotto.
Lo scopo di tale mostra, realizzata in collaborazione il
Nucleo di Polizia Tributaria Roma della Guardia di Info Mostra:
Finanza (al cui interno ha operato fin dal 1916 un’arti-
colazione deputata alla tutela del patrimonio archeolo- INFO MOSTRA:
gico) – è quello di divulgare il mondo immaginifico FINO AD APRILE 2016
classico nei suoi diversi aspetti e ambiti di produzione e ROMA, Stadio di Domiziano
fruizione attraverso il simbolo. COSTO DEL BIGLIETTO: intero € : 8,00
Il materiale espositivo proviene da sequestri effettuati Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e domenica ore
dalle Fiamme Gialle e detenuto nei caveaux giudiziari 10.00-19.00Sabato ore 10.00-20.00La biglietteria chiude 30
del Reparto, non accessibili al pubblico e quindi non minuti prima
fruibile. La rassegna sarà dunque l’occasione per far co- TELEFONO PER INFORMAZIONI: 06 45686100 - 06 45686101
noscere alla collettività l’importante attività posta in es- E-MAIL INFO: mao@fondazionetorinomusei.it
sere dalla Guardia di Finanza a salvaguardia del patri- SITO UFFICIALE: http://www.stadiodomiziano.com
monio storico, artistico e archeologico, quell’altrimenti

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ANTONIO CANOVA
L'arte violata
nella Grande Guerra

Ebe, una delle opere più celebri e ammirate del


Canova, sia quanto rimane della replica in gesso
voluta dall’artista di quella che fu la prima versione
della scultura. Entrambi sono stati pesantemente
dilaniati dal bombardamento del 1917. Le Ebe in
marmo sono due: una è a Berlino alla
Nationalgalerie, l’altra a Forlì, nei Musei di San
Domenico, Istituzione che ha autorizzato l’utilizzo
Possagno un’interessante mostra progettata dei dati matematici per la produzione in stampa a

A dalla Provincia di Treviso e dalla Fondazione


Canova, con il determinante contribuito
dell’Assessorato alla Cultura della Regione del Veneto,
3D delle parti mancanti al gesso di Possagno e di
tutti i frammenti. (Tra l’altro va ricordato che, nel
tour della mostra, sarà Forlì la sede finale). Il
che ha scelto questo progetto tra quelli prioritari nel procedimento è già stato positivamente
proprio programma di attività ed iniziative per i sperimentato per le integrazioni su Paolina
Cent’anni della Grande Guerra. Bonaparte, nonchè per la Danzatrice con i
Tale è la forza rievocativa di piccole istantanee cembali, Il Principe Lubomirski e Le Grazie, tutte
fotografiche dell’eocam che alcune di esse sono opere di Antonio Canova. L’arte mutilata nella
diventate icona dei danni che le guerre arrecano, in Grande Guerra offre l’intero corpus di immagini
ogni tempo, al patrimonio artistico. Gli squarci sul di Stefano e Siro Serafin, a documentare lo
busto di Napoleone o Paolina decapitata hanno la forza scempio di cui sono tutt’ora testimonianza tragica
che, nelle guerre di oggi, posseggono le immagini dei le opere dilaniate del Canova, opere che escono
saccheggi e delle distruzioni di Hatra o di Nimrud, in per la prima vota dai depositi. Una di esse, la
Irak, o dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan. magnifica Ebe, ritroverà dopo un secolo la dignità
Molti dei Canova violati, meglio martirizzati, dal perduta.
cannoneggiamento del 1917, “fermati” dalle immagini
di Stefano e Siro Serafin, non sono mai più stati esposti.
In questo secolo, diverse opere sono state restaurate, Info Mostra:
laddove molte altre, le più dilaniate, sono rimaste
protette nei depositi. FINO AL: 28 febbraio 2016
Da cui usciranno per la prima volta proprio in LUOGO: Possagno, Museo Gipsoteca Canova
occasione di questa mostra, riunite in un’ampia sezione, COSTO DEL BIGLIETTO: intero € : 10,00 ridotto € : 6,00
come reliquie di una sfregiata bellezza. dal martedì alla domenica 9.30/18.00 lunedì chiuso
Per una di queste opere violate, la magnifica effigie di TELEFONO PER INFORMAZIONI: +0423544323
Ebe, coppiera degli dei, è prevista anche la restituzione. E-MAIL INFO: posta@museocanova.it
A Possagno sono conservati sia il modello originale di SITO UFFICIALE: http://www.museocanova.it

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Lago d'Elio,
nelle Terre del Dio Belenos
i Massi “dello Sciamano e dell'Ascia”
di Marco Corrias

Un piccolo bacino, tra Italia e Svizzera, è depositario di misteri insondabili e leggende an-
tichissime che a distanza di secoli increspano ancora la superficie delle sue acque

intera area collinare e “saxorum veneratio”: il magico culto

L’ montuosa che avvolge il


bacino del lago Maggiore,
comprendente Lombardia, Piemonte
delle pietre, manifestatosi migliaia di
anni prima di Cristo e praticato
perfino, come vedremo, anche in
e Canton Ticino, ha da sempre seguito.
svelato la presenza costante di La poco nota Val Veddasca, situata
fenomeni megalitici: cerchi di pietre tra la Provincia di Varese e il Canton
e massi incisi e coppellati, ossia Ticino, cinta da antichi monti alti tra
Lago d’Elio, Maccagno, scavati con fori circolari, allo scopo i 900 e 1800 metri, non è nuova a
di consacrare sacrifici a base di questi fenomeni, lasciati in eredità da
Varese, Lombardia offerte liquide (latte, sangue, tribù senza un nome né una storia
idromele o acqua) agli dei antichi scritta. Nei pochi centri isolati,
della natura. Si tratta di costruiti in pietra e legno e circondati
testimonianze remote, da fitti boschi, l’uomo moderno ha
probabilmente lasciateci dalle quasi del tutto rimosso il ricordo dei
culture celto-liguri dei Leponzi e di Sacri Monti pagani, vere e proprie vie
Golasecca; un insieme di civiltà crucis poste a precipizio sulle cime
affini, accomunate da riti e credenze dei monti circostanti (Alpone, Alpe
preistoriche, prima fra tutte la Corte e Cortetti).

10
In pagina
Uno scorcio del lago d'Elio

11
lago, quando udì una voce
provenire dalla fonte; essa le chiese,
mormorando, se fosse innamorata.
La fanciulla si guardò attorno
stupita e, non udendo altro, si
rimise a bere. La domanda si
ripeté, ed allora la giovane rispose
dolcemente che sì, era innamorata,
ma che ancora non sapeva di chi;
sapeva solo di sentirsi un po’
strana, a volte, quando si sdraiava
sui prati e il profumo dell’erba e
dei fiori l’avvolgeva, oppure
quando il sole, accarezzando il suo
giovane corpo la riempiva di uno
strano ardore che la percorreva
tutta. “Egli verrà” disse l’acqua e,
nel giorno più lungo dell’estate, egli
arrivò. Era il Sole, che l’aveva
notata tra le capre dei pascoli e
che l’aveva scelta come amante
nell’unico giorno, ogni cento anni,
in cui poteva prendere forma
umana e amare. La fanciulla vide
quell’uomo biondo dagli occhi
chiari che, sulle ali del vento, le
suggerì qualcosa. Seguendo il
consiglio, la fanciulla camminò dal
ruscello fino alla sponda del lago e
ancor più oltre, fino a che,
diventando lei stessa acqua, non
scomparve dal mondo degli
uomini per fondersi per sempre
con quello della natura e col Sole,
suo amante…”

Il lago d’Elio depositario di misteri insondabili e Vecchie favole contadine come


Chi abbia già sentito parlare del leggende antichissime che, a questa, se analizzate da esperti,
Lago D’Elio, situato ai piedi del distanza di secoli, increspano svelano informazioni sensibili: con
monte Borgna (m. 1158), ancora la superficie delle sue acque: un po’ d’immaginazione possiamo
equidistante 10 km tra la cittadina ancora udire il sussurro delle
lacustre di Maccagno e il confine “Una fanciulla stava bevendo al anguane, entità femminili fatate in
italo-svizzero, credendolo ruscello che alimentava allora il grado di prevedere il futuro, che
erroneamente un bacino artificiale
per via della sua diga, dovrà
ricredersi: la sua origine è invece
naturale, di escavazione glaciale.
Solo l’intervento umano, con la
costruzione di due dighe di
contenimento agli inizi del XX
secolo, ne modificò l’aspetto
originario. Nonostante gli affronti
subìti, il lago D’Elio resta un
gioiello incastonato tra i monti,

In pagina
Il masso dello sciamano
Sotto,
Un'altra veduta del lago d'Elio dalla parte della
chiusa

12
dimoravano presso i corsi d’acqua, non tanto ad Apollo, ma al suo In pagina
e con esse siamo perfino in grado eponimo celtico, poi romanizzato: Un masso del Parco Nazionale delle Incisioni ru-
di percepire la presenza divina di siamo nella terra dello splendente pestri di Naquane
Apollo “Helios”, portatore del carro Belenos, dio solare degli antichi Sotto
solare. celti. Disegno che mostra lo Stregone della grotta di
In molti miti alpini è Ma chi praticava i riti antichi? In Trois Freres
imprescindibile l’ideale di una valle molte culture indoeuropee, ai
che racchiude un lago fatato, giovani pastori che avevano celebrare riti propiziatori. Spesso la
circondato da pascoli. Presso i trascorso tutta l’estate ai pascoli e bipolarità tra mondo montano e
popoli indoeuropei esso è visto che avevano incamerato energia mondo della società civile fu
come passaggio per l’Aldilà, dove procreativa nutrendosi di latticini, interpretata come conflitto “puro-
gettare vittime e offerte sacrificali: durante le feste del solstizio impuro”: il mondo selvaggio e
superficie in cui il sole si specchia, autunnale, con cui si chiudeva la incontrollabile dei monti delimitava
una geografia simbolica destinata
alla natura, una dimensione “altra”
da quella circoscritta del villaggio.
La foresta era il territorio sacro per
eccellenza, dove l’agricoltura era
impraticabile, e dove d’estate
pascolavano le greggi di capre.
Proprio qui si consumavano e si
offrivano agli dei le prede e i primi
latticini dell’anno, in cerca del loro
consenso.
Nonostante l’aura di sacralità che
permea i boschi del lago D’Elio,
nessuno prima d’ora vi aveva mai
trovato incisioni: infine, dopo lunga
ricerca lo scrivente ne ha reperite
ben due.

Lo sciamanesimo
Entra qui in gioco il primo masso,
non uno dei soliti blocchi incisi
(coppellati, cruciformi, alberiformi,
il lago era un portale aperto verso stagione della transumanza, era balestriformi), in cui ci s’imbatte
l’Altro Mondo, cui potevano concesso accoppiarsi con solitamente, ma una rarissima
accedere solo i più puri. qualunque donna volessero. figura antropomorfa.
La leggenda del lago D’Elio ne è un Durante le danze i
valido esempio: è per questo che “pastori fecondatori”
sulle sue sponde, le cui acque mimavano i loro armenti
simboleggiano l’unione sessuale e la nei versi, nelle movenze e
fertilità, avviene l’episodio; nelle nel travestimento,
sembianze delle figure di un dio contraddistinto da lunghe
presentato come l’Apollo classico e di corna e pellicce. Era un
una fanciulla si consuma il rituale rito antichissimo, in cui
rapporto nuziale e carnale tra Sole e umani e caprini si
Terra: un rapporto interpretabile fondevano: solo così
anche come la ripetizione liturgica l’elemento divino
di un sacrificio umano, praticato scendeva sulla terra,
occasionalmente a scopo svelandosi agli uomini.
propiziatorio da quei popoli, La presenza del divino in
mediante soffocamento e una particolare località
annegamento della vittima era solitamente segnalata
predestinata, da qualche particolarità
naturale: un lago, un
Un luogo sacro bosco di querce, ceppi
Peraltro, il mai chiarito toponimo secolari, un grande masso
del lago D’Elio, corrotto nel tempo o tracce sulla roccia
in Delio, denuncia l’antica segnalavano l’altare del
dedicazione dello specchio d’acqua dio, di fronte al quale

13
con bestie selvagge e spiriti In pagina
malvagi dell’immaginario. Un gruppo di amanite muscarie
Erano riti di passaggio, Sotto, il segno inciso chiamato “l'antropo-
necessari al fine di morfo di Bissogno”
acquisire nuove abilità e
conoscenze.
Lo “sciamano del Lago quasi rannicchiata, ricorda le
D’Elio”, danzante e munito posture dei celti, degli sciamani-
di corna, risulta di uno cacciatori dell’Africa nera e del
schematismo geometrico celeberrimo “stregone” della grotta di
tipicamente preistorico e a Trois Frères: figura umana in atto di
suo modo ricercato; nella danzare, coperta da una pelle di
Forse la pietra, situata com’è nel tensione delle sue ginocchia, piegate cervo e ornata di corna.
cuore della foresta impervia, non come molle, si sprigiona la presenza La furia dello sciamano, con la sua
dovette essere dedicata a una di una “follia divinatoria”: quel furor colorazione animale e la maschera
collettività, bensì a pochi pastori, o panico e incontrollabile, giudicato bestiale, è garanzia d’efficacia, come
cacciatori-raccoglitori. Guerriero, indispensabile per l’efficacia del rito lo è quella dell’eroe epico. Per avere
sacerdote o divinità? Confrontando di evocazione degli dei: per guarire accesso alle energie della natura, il
l’immagine con quelle camune, si un malato, fulminare un nemico o mistico deve lasciare da parte la sua
potrebbe escludere la personalità di per salvare un’intera comunità da univocità umana e prendere
un guerriero; niente spade, né asce, una catastrofe. La posa dell’antico contatto con esse anche mediante
lance o archi: il soggetto non antropomorfo idoliforme, faunesca e un comportamento che evochi, nel
esprime il proprio potere
intimidatorio attraverso le armi.
Potrebbe trattarsi di uno sciamano,
forse di un dio: magari di entrambi,
visto che il primo deve presentarsi a
immagine e somiglianza del
secondo per svolgerne le funzioni e
stabilire le sue regole tra gli uomini.
Effettivamente, la frenesia
dell’antropomorfo ricorda il furore
mistico dello stregone che corre del
masso numero 35 di Naquane. Il
termine “sciamano” deriva dal
tunguso “saman”, passato attraverso
il russo alle lingue occidentali, con
cui ha preso a indicare un “uomo di
conoscenza” appartenente a
popolazioni “pre-moderne”. L’uomo
che aveva saputo stringere un
rapporto col caos e domarlo, era un
soggetto provvisto di leadership
verso il clan: lo sciamano era il
riflesso vivente della divinità: un
demiurgo.
Lo sciamanesimo era un’attività
riservata a una ristretta categoria di
eletti, “persone scelte” e legate a
un’esperienza di “estasi” (uno stato
d’evasione dell’anima dal corpo e
dalla condizione fisica) e “instasi”
(atto del rientrare in sé). Il
sacerdote preistorico inaugurava i
riti con un copricapo cornuto sulla
testa; per raggiungere il contatto col
divino, doveva immedesimarsi nella
bestia, non prima di aver superato
prove dolorose e violente: riti
cruenti, auto-inflizioni,
flagellazioni, lotte spesso mortali

14
contesto rituale, questa animalità. A anche come fortificante nel corso In pagina
tal proposito la danza sfrenata esige dei lunghi spostamenti e della Una suggestiva veduta del lago d'Elio
la presenza di musica: la musica caccia.
sciamanica, che anima gli oggetti e Nel frattempo, le melodie adoperate
fa palpitare il corpo, soprattutto per produrre estasi ne aumentavano l’antropomorfo di Bissogno di
sotto effetto di sostanze psicotrope gli effetti. Doveva trattarsi di Beura Cardezza, situato all’opposta
e allucinatorie. Lo sciamano, per musiche dalla melodia parte del lago: si tratta di un ibrido
raggiungere quel particolare stato di semplicissima e ripetitiva, ma in antropomorfo-cruciforme, che
coscienza (o non coscienza) che si è grado di produrre riso o pianto, suscita particolare interesse perché
voluto chiamare trance o estasi, come i canti incontrollati dei racchiuso in un cerchio di micro-
assume una certa quantità di cacciatori pellirossa: “Il cuore prese coppelle, se non addirittura in un
sostanze eccitanti: bevande a battermi forte, cominciai a cromlech. L’ attribuzione
fermentate, alcool, funghi. In tremare. Un canto usciva da me cronologica di questa immagine,
Europa, soprattutto il fungo prima che lo potessi fermare. Molte dibattuta, andrebbe datata al primo
amanita Muscaria, comunemente cose mi apparvero; enormi uccelli e Medioevo, per via dell’esecuzione,
reperibile a quote sopra gli 800 altri animali che solo io vedevo e praticata per mezzo di uno
metri e perciò considerata “cibo altri no”. strumento di ferro e non di
degli dei”, costituì il più valido quarzite. Eppure, se così fosse,
“aiuto” per questi maghi, saggi e Il masso inciso l’incisore non aveva scordato i
curatori. Amanita, idromele e le leggende misteri dello sciamanesimo e le sue
inebriante (le più antiche A tal proposito, sarà inevitabile simbologie ancestrali. Il contesto
testimonianze di idromele sono scomodare anche l’inflazionato stesso dell’incisione, posta su un
state ritrovate in un coccio a Cernunnos: divinità ultraterrena masso al centro dell’abitato, di
Castelletto Ticino presso Novara) delle fiere e dei morti, preposta alla fronte ad una cappelletta, rivela un
concedevano allo sciamano il dono conservazione delle specie animali tentativo di esorcismo nei suoi
della “doppia vista”. Il fungo in e alla loro elargizione agli uomini, confronti. Per le stesse ragioni, con
questione era usato collettivamente, in un’epoca in cui la caccia non la supervisione del dott. Gaspani,
in occasione di cerimonie, oppure costituiva ancora violenza e furto noto archeostronomo, anche “Lo
impiegato solo dagli sciamani per verso la Natura, ma scambio e rito. Sciamano del lago D’Elio”, è stato
favorire la trance durante le Secondo chi scrive, il “Masso dello cronologicamente datato agli inizi
pratiche curative e divinatorie o per Lo Sciamano” del lago D’Elio trova del Medioevo. Eppure ciò non
contattare gli spiriti dei morti, ma un diretto confronto con toglie importanza alla scoperta e

15
In pagina
Mappa del lago d'Elio con le località limitrofe

cacciatore, al pastore. Fra gli esseri


soprannaturali documentati nelle
religioni dei cacciatori si
distinguono gli “spiriti guardiani”
del bosco, che proteggono sia
l’animale cacciato, sia il cacciatore.
L’incontro inatteso con l’immagine
dello sciamano, anche di quello
inciso su pietra, doveva
sicuramente incutere paura e, allo
stesso tempo, confortare il giovane
cacciatore o il futuro guaritore,
coinvolto in un rito d’iniziazione
nel cuore della foresta.
La seconda scoperta connessa, ossia
il masso dell’Ascia, testimonia come
alla sua valenza magica di agli albori dell’età cristiana era la zona non fosse mai oggetto
segnacolo simbolico. Ancora nel ancora frequentata da locali d’insediamenti umani, ma solo di
primo medioevo, Cesario di Arles e adoratori di un dio celtico legato al culti venatori: lo sciamanesimo è
papa Gregorio Magno (secolo VI) sole. I primi cristiani fecero di tutto intimamente legato a “culture di
si lamentavano di feste pagane in per distruggere o esorcizzare massi caccia”, caratterizzate dalla credenza
cui gli abitanti delle campagne come questo: leggendo il masso allo negli spiriti-animali, nella magia
usavano ancora indossare rovescio, come consigliato dal prof. identificatoria del cacciatore con le
travestimenti da cervi e altri Gaspani, ho notato che il numero 6 sue prede e da un rapporto
animali. La pantomima del discosto e sottostante ambivalente di
cervulum facere derivata dalle l’antropomorfo, rovesciato, diventa venerazione/conflittualità con
celebrazioni dei Celti, secondo il un 9: numero sacro della un’entità super-umana, come poteva
letterato Simmaco, costituiva una generazione e della reincarnazione, essere Cernunnos, “ padre” degli
festa venatoria dedicata a un esso è il risultato del 3 celtico che, animali. In una società primitiva in
Signore degli animali con corna di riadattato nella Triade Padre-Figlio- cui i raccolti erano insufficienti a
cervo sul capo, la cui immagine Spirito Santo e moltiplicato per se garantire la sopravvivenza della
inquietante, circondata da animali stesso (3 X 3), completa e specie, la caccia determinava la
selvatici, ornava pietre votive e rappresenta l’eternità. Il 9 indica divisione del lavoro: l’incessante
coppe. La sua più celebre uno stato limite, il superamento inseguimento e uccisione della
raffigurazione è quella nella creazione. Esso indica il selvaggina finirono per creare, tra il
mirabilmente sbalzata sul periodo della gestazione (nove mesi cacciatore e la vittima, uno speciale
bellissimo calderone di Gundestrup. per la nascita di una nuova vita) e rapporto di “solidarietà mistica.
ha come proprietà la permanenza. Quest’ultima svela il rapporto di
Una seconda leggenda riguardante Scolpito nella pietra, esso conserva parentela tra società umane e
il lago D’Elio narra di San ancor più il suo stato fisso e mondo animale: il sangue versato
Silvestro che, durante immutabile. era, sotto ogni punto di vista,
l’evangelizzazione della zona, salì uguale a quello dell’uomo.
fino alla cima del Monte Borgna, Significato e Abbattere l’animale cacciato
in un villaggio i cui abitanti interpretazione equivaleva a un “sacrificio”, in cui le
adoravano il Dio Elio. Il santo fu Il “masso dello Sciamano” appare vittime potevano anche essere
accusato dai bellicosi abitanti di indubbiamente come un simbolo, interscambiabili.
portare sventura e fu perseguitato. che mi piacerebbe chiamare I cacciatori primitivi vivevano nella
Una notte, mentre gli davano la “icona”: un’icona preistorica che convinzione che gli animali fossero
caccia, dal monte si staccò una perciò va rispettata, pena simili agli uomini, benchè dotati di
frana e l’acqua sommerse l’intero l’incorrere nella violazione di poteri soprannaturali: credevano
paese: punizione divina per i qualche grave tabù. che l’uomo potesse trasformarsi in
pagani. Il masso del lago D’Elio potrebbe animale e viceversa. Lo stesso
verosimilmente rappresentare Signore degli Animali non
Dal secondo racconto, otteniamo anche un segnacolo funerario o un desiderava che il cacciatore
una preziosa conferma: se non simbolico cenotafio sacro di buon uccidesse più di quanto gli fosse
proprio abitata, anche questa zona augurio indirizzato al viandante, al necessario per nutrirsi, né che il

16
Testimonianza simbolica, ricorda
che le culture dei cacciatori-
raccoglitori sopravvivevano grazie a
una regola: “uccidere per vivere”.
La rappresentazione di armi
segnalava il sacro permesso di
cacciare caprioli e camosci e chissà
quali altri animali allora. Il simbolo
dell’ascia viene anche attribuito al
dio della Folgore e degli eventi
atmosferici, Taranis.

BIBLIOGRAFIA
Atto de Convegno di Studi 2-5 ottobre 1997
Darfo Boario Terme – Archeologia e arte
rupestre, L’Europa, le Alpi, la Valcamonica.
AA.VV – Guerrieri principi ed eroi fra il
Danubio e il Po dalla Preistoria all’alto
Medioevo
M. F. Barozzi – Tracce celtiche. 2000
A. Biganzoli – Il territorio segnato, incisioni
rupestri nel Verbano
A. S. Cacopardo, Natale pagano. Feste
d’inverno nello Hindu Kush
F. Copiatti, E. Poletti, Messaggi sulla Pietra
– Censimento e studio dele incisioni
rupestri del Parco Nazionale Val Grande,
cibo fosse sciupato. Il pericoloso la quota di prede destinate ai 2014
compito di entrare in contatto col cacciatori, permettendo la A. Dalbosco, C. Brughi – Entità fatate della
dio spettava allo sciamano del clan sopravvivenza del gruppo. Padania 1993
De Giuli, Oltre l’antica soglia, 1995
che, peraltro, era anche il “mago Dall’altra parte del lago D’Elio, sulle De Giuli, Storie di pietra, 1999
della caccia”. Solo agendo nella pendici del monte Borgna, chi P. Frigerio – Storia di Luino e delle sue valli
duplice veste di divinatore e scrive ha ritrovato un masso con P. Galloni - Il dio cornuto. Alcune
metamorfosi di una divinità paleolitica
incantatore di animali, costui una rozza scure incisa, simile a M. Eliade – Storia delle Credenze e delle
poteva entrare in contatto col quelle abbondantemente ritrovate idee religiose vol. 1
Signore degli Animali per barattare nei vari ripostigli tra Como e M. Eliade – Lo sciamanismo e le tecniche
dell’estasi
Varese, dal Neolitico all’Età del A. Priuli – Incisioni Rupestri nelle Alpi
In pagina Bronzo. Il masso dell’ascia è un M. Rossi - Orco Anthropologica 1,
“Pitoti” presso il parco di Foppe di Nadro grande blocco con una rudimentale Religiosità popolare e incisioni rupestri in
età storica
punta di scure incisa sul culmine.

Bar sono aperti da marzo fino a novembre (giorno


LA SOSTA TURISTICA di chiusura martedì). Trovate il ristorante nella loca-
lità Tronzano Lago Maggiore, in Via Monti Di Bassa-
L'albergo Diana si trova a 980 metri di altezza sopra no, 21010 (Varese), tel. 0332 566102
Maccagno. Costruito dal signor Carlo Del-
lea con l'aiuto della moglie Plinia nei primi
anni settanta, è posizionato subito dopo il
bacino del lago D'Elio. L'albergo è in posi-
zione invidiabile, con una splendida vista
sul lago Maggiore; il nome Diana deriva da
quello della primogenita. I giovani portano
notevoli innovazioni al locale, soprattutto
alla buona cucina casalinga che con la
maggior parte dei piatti fatti in casa e pre-
parati al momento, riscuote un gran suc-
cesso. Ancor oggi, l'Albergo Bar Ristorante
Diana è a conduzione familiare, come
trent'anni fa. L'Albergo è aperto da Marzo
a Settembre.
E' gradita la prenotazione. Il Ristorante ed il

17
La Perla
del Barocco
di Mario Contino

A Lecce, chiese, statue e monumenti vari, scrivono, per gli occhi dell'attento visitato-
re, una storia alternativa, ricca di fascino e magia

antica città di Lecce è forse tra La chiesa di Santa Croce


L’ le più affascinanti della Puglia,
certamente la più conosciuta
per il suo splendido Barocco, caratteri-
Non citerò ogni simbolo esoterico lec-
cese, sarebbe inutile e toglierebbe il gu-
sto di una bella passeggiata nel centro
stica che le ha donato il soprannome storico, alla caccia del simbolismo na-
di: “la piccola Firenze” o ancora “la scosto. Mi soffermerò brevemente su
perla del Barocco”. uno dei monumenti principali: Santa
Poco conosciuti sono i suoi tanti segre- Croce. I lavori per la realizzazione del
ti, sotto gli occhi di tutti ma da tutti maestoso complesso, furono avviati
Lecce,Puglia non visti, e questo credo sia il mistero nel 1549 e subirono una brusca inter-
più grande. ruzione nel 1590.
La cittadina ha un’importantissima ri- Vennero ripresi solo verso il 1606 da
levanza dal punto di vista esoterico- Francesco Antonio Zimbalo, questi
massonico; simboli esoterici sono cela- non li completò, lasciando il compito
ti qua è la tra i capitelli ed i ghirigori, a Giuseppe Zimbalo, suo nipote.
tra monumenti e palazzi signorili. Questa Chiesa, conosciuta in tutta Ita-
Chiese, statue e monumenti vari, scri- lia, fu progettata da Gabriele Riccardi,
vono, per gli occhi dell’attento lettore, e leggenda vuole che quest’ultimo si
dell’iniziato in alcuni casi, una storia sia ispirato al Tempio di Gerusalem-
alternativa, ricca di fascino e magia. me. Proprio come il famoso Tempio,

18
In pagina
La magnifica facciata di Santa Croce, a Lecce

19
la Chiesa di Santa Croce conserva
proporzioni perfette, la sua lunghezza
interna è 2 volte la sua altezza e non
mancano incisioni e raffigurazioni ri-
conducibili all’antico Tempio in Terra
Santa.
Tralasciando le allegorie esoteriche e
le perfette geometrie riscontrabili sul-
la facciata, per le quali servirebbe una
pubblicazione dedicata, si possono fa-
cilmente notare squadre e compassi
nascosti qua e la, magari tenuti in
mano da un putto, oppure celati in
lettere minuziosamente modificate.
Un edificio da visitare con la dovuta
attenzione.

La leggenda dell’Idume
Un leggenda più o meno nota è quel-
la legata al famoso Idume, un fiume
sotterraneo che attraverserebbe la
città di Lecce, visibile dai sotterranei
di diversi antichi palazzi, uno spetta-
colo riservato a pochi eletti che cono-
scono i luoghi esatti nei quali il fiume
affiora in superficie, anche perché

In pagina
Dettaglio del rosone della basilica di Santa
Croce, Lecce

20
questi palazzi sono quasi tutti di pro-
prietà privata.
Tutti gli antichi pozzi di Lecce, siti in
magnifiche corti, attingono la loro ac-
qua da questo fiume, un antica leg-
genda vorrebbe che, nelle notti di Lu-
na piena, da molti di questi pozzi si
udirebbero risate o pianti di fanciulli
e fanciulle, non si sa se spiriti in pena
o esseri elementali legati all’elemento
“acqua”.
Sempre in Lecce e sempre legata al
mistero dell’Idume non posso non ci-
tare la leggenda del “Ninfeo delle Fa-
te” presso la Masseria Papaleo.
All’interno della struttura, da poco
oggetto di restauro ed interesse delle All’interno del “Ninfeo” sono presen- cornice; in uno dei quali si scorgono
istituzioni locali, è possibile visitare il ti ben 6 altorilievi raffiguranti, per due torri e un leone rampante”.
cinquecentesco Ninfeo, la cui datazio- l’appunto, stupende Ninfe, e nella par- Il riferimento alle “Ninfe”, leggenda-
ne è fatta risalire al 1585 solo per via te superiore delle nicchie sono ben vi- rie creature cui molto si narra nelle
di una data posta su un ormai poco sibili delle grandi conchiglie. Queste letterature risalenti al periodo greco-
visibile affresco rappresentante l’an- sono poste in 6 nicchie alternate in romano, sembrerebbe palese.
nunciazione. La masseria ed il suo modo da posizionare una nicchia Per giunta, il culto delle Ninfe era
giardino sorgono nei pressi delle fa- vuota in mezzo a 2 Ninfe per un tota- spesso legato all’uso dell’acqua quale
mose, almeno per i locali, “Cave di le di 12 nicchie: numero simbolica- elemento naturale di questi esseri, e
Marco Vito”, circa 300.000 metri qua- mente molto interessante e legato al- sembrerebbe che, prima della bonifi-
dri di “cave di tufo”, che rendono il l’iniziazione che permette di passare ca avvenuta precedentemente ai lavo-
paesaggio un luogo surreale, un’oasi da un piano ordinario (materiale) ad ri di scavo all’origine delle cave, quel
magica nel cuore cittadino. uno sacro (spirituale). Da questa posto fosse ricco di stagni e sorgenti
stanza si accede ad un secondo am- naturali. Questi esseri sarebbero stati
biente nel quale, probabilmente, era dotati di forma umana e personalità
presente una vasca circolare posta al varie nel periodo greco ma sarebbero
centro della stanza e circondata da noti già a civiltà più antiche.
un sedile. In un articolo del 1923 inti- Madri di vari eroi, spesso salvatrici e
tolato Il Ninfeo delle Fate in Lecce, a levatrici di fanciulli abbandonati ed
firma di F. Tummarello, l’autore de- altre volte crudeli rapitrici degli stessi,
scrive particolari noti a quei tempi ed
andati quasi completamente perduti
nei nostri giorni a causa della lunga
incuria abbattutasi sul sito.
Cito una parte del suo articolo: “Ap-
pena si mette piede nel giardino, si è ri-
chiamati da un grande bassorilievo su
l’architrave d’una porta della murata a
destra del caseggiato soprastante. Tale
bassorilievo, intagliato sulla pietra lec-
cese, e formante l’architrave, è quasi
tutto corroso, ma vi si scorgono ancora
due grandi angioli che sostengono una
targa con una logora e indecifrabile
iscrizione, la quale principia colla se-
guente parola: NIMPHIS ET.... PO-
MO... in carattere lapidario romano.
Poco al disopra, sono intagliati due
piccoli scudi colle insegne attaccati alla

In alto
Il Ninfeo delle Fate
In basso, Ninfeo delle Fate, particolare.
(Foto di Massimo Negro)

21
zioneairm.it), di cui chi scrive è Presi-
dente, mi sono recato nel sito per cer-
care prove a sostegno delle leggende
sopracitate.
Abbiamo appurato che storicamente
si verificò un incidente legato alla
morte di un bambino, il figlio di un
soldato, un ufficiale probabilmente,
che cadde in uno dei pozzi del castel-
lo. Il suo corpo non venne mai ritro-
vato.
L’indagine effettuata ha portato gran-
di soddisfazioni, essendo state regi-
strati, nei sotterranei del maniero,
due lamenti molto interessanti: la pre-
sunta voce di un bambino che sem-
brerebbe pronunciare la parola “papà”.
Che sia lo spirito dell’infante in cerca
del genitore? Un mistero tutto da sco-
prire, come del resto lo è l’intera città
di Lecce.
erano esseri rispettati e temuti nello Le “presenze” del Castello
stesso tempo. I misteri maggiori sono sempre legati
L’antroposofo ed ermetista Rudolf ad antichi manieri, anche Lecce non
Stainer attribuisce a tali esseri, nei fa eccezione, di seguito vi parlerò bre- LA SOSTA IN TEMA
suoi studi e relative pubblicazioni, il vemente della leggenda legata al Ca-
nome di Ondine (“spiriti” elementari stello di Carlo V, che si erge maestoso Il ristorante-osteria Alle Bombarde,
dell’elemento Acqua), mentre nei pri- al centro della città. Da decenni si vo- nel centro storico di Lecce, è sito nel-
mi del 1500, Paracelso (Aureolus cifera, tra la popolazione locale, di un le antiche mura, ha ampie volte a
Theophrastus Bombastus pianto straziante udibile alla mezza- stella e a botte e l’atmosfera degli an-
Hohenheim) nel suo Liber de notte in determinati giorni, purtrop- tichi palazzi del barocco.
nymphis, pigmaeus et salamandris et po non definiti. Negli ultimi anni, il I piatti sono tipici della cucina salenti-
de cateris spiritibus, li definisce Ninfe. personale addetto alla gestione del na: la pasta rigorosamente fatta a ma-
Molte sono le leggende legate al “Nin- maniero ha cominciato a confermare no dalla tria alle orecchiette, le verdu-
feo delle Fate” nella Masseria Papaleo. quelle che erano semplici leggende re ed i legumi sono delle nostre terre,
Una di esse riferisce che le ninfe fos- popolari. Il custode ha più volte di- vedi il pisello nano di Zollino o le len-
sero poste a guardia di un “Archiatu- chiarato, nel corso di diverse intervi- ticchie Soleto, la carne e il pesce va-
ra”, il leggendario tesoro nascosto di ste, di aver udito realmente il pianto riano ma le ricette sono sempre frut-
cui molto si parla in differenti leggen- di un bambino nelle ore notturne. Al- to di una ricerca di antichi piatti della
de tipiche del folklore salentino. Inte- tri sostengono di aver visto diverse fi- tradizione.
ressante è proprio la leggenda sopra gure, quasi sempre descritte come Trovate il locale in Via delle Bombar-
citata in quanto, sempre in relazione ombre nere o fumi neri e densissimi. de, n. 10, Porta Napoli 73100 Lecce
a quanto scritto da Tummarello, dalla Insieme all’Associazione Italiana Ri- (tel. 0832246735 cell. 335.5289168)
stanza ove si trovano le Ninfe vi era cercatori del Mistero (www.associa-
un apertura che conduceva in una
stanza sotterranea.Che fosse il luogo
in cui giaceva il tesoro?
Non potremo mai saperlo! Altre leg-
gende citano voci simili a quelle di
giovani fanciulle che nottetempo si
udirebbero provenire dalla Masseria.
Qualcuno si spinge oltre, citando stra-
ne sfere di luce e bagliori luminosi in-
spiegabili, intravisti all’esterno ed al-
l’interno del Ninfeo.
Fantasia? Realtà? Restereste stupiti
nel constatare quanto di vero potreb-
be celarsi in ogni leggenda.

Sopra
Vista interna delle mura del Castello di Carlo V

22
Ecco la Croce del Signore
fuggite, spiriti del male!
di Nicola Pezzella

L'agiografia, i trattati di demonologia e alcune opere d'arte visibili ci raccontano quanto


fosse comune il rito dell'esorcismo anche nella nostra Penisola

el Medioevo, la pratica esor- pratiche erano di uso quasi quotidia-

N cistica aveva un’importanza


eccezionale, poiché si pensa-
va che il manifestarsi di stati patolo-
no. L’immagine che viene fissata nel-
l’opera d’arte è sempre quella dell’e-
spulsione del maligno da parte del
gici fisici e mentali dovesse esser ri- posseduto, grazie all’azione benefica
condotto alla presenza nel corpo dell’esorcista.
umano di entità demoniache ostili. L’azione dell’esorcismo era diretta
In realtà, come già osservarono gli non solo contro i demoni in senso
studiosi Charcot e Richer in Les dè- stretto, ma anche contro le divinità
Storia religiosa d’Italia moniaques dans l’art (Parigi 1887), pagane che erano considerate forme
molte di queste possessioni demo- specifiche in cui i demoni si erano
niache erano in realtà forme isteri- incarnati: inoltre varie forze malefi-
che o epilettiche, le cui risoluzioni che, come folletti e spiriti di persone
prevedevano spesso rituali che scon- non sepolte o perite di morte violen-
finavano nella magia, con l’uso non ta, potevano impossessarsi del mal-
solo di pozioni ed unguenti, ma an- capitato. I trattati di scienza esorci-
che di un cerimoniale fatto di gesti e stica e di demonologia del Rinasci-
parole. In tutta l’arte occidentale, le mento ci illustrano tutta una serie di
scene di esorcismo si ritrovano fre- regole che vanno dal riconoscimen-
quentemente, proprio perché queste to di un indemoniato, al modo di

24
In pagina
La Cacciata dei diavoli da Arezzo, basilica superiore di Assisi, affresco attribuito a Giotto

25
nei Vangeli e negli Atti degli Padre Agostino Calmet, in (Disser-
apostoli, essa è già presente. tazione sull’apparizione degli spiriti…
Cristo stesso in alcuni episodi (1756), al cap. XXI, chiarisce la dif-
scaccia gli spiriti maligni, ma ferenza tra ossessione e possessione:
quando lo fa non vi è nessuna “Ossessione chiamiamo, quando il
magia: comanda ad essi con la demonio agisce al di fuori contro di
sua sola autorità.Possiamo ve- qualche persona: e Possessione quan-
dere alcune rappresentazioni do egli internamente opera, agita la
iconografiche ad esempio nei persona, altera i di lei umori, le fa
cicli musivi della basilica di profferire bestemmie, parlare lin-
Sant’Apollinare Nuovo a Ra- guaggi non mai da essa appresi, le
venna e in un avorio del V se- svela i secreti occulti, e la rende
colo che fungeva da rivesti- istrutta delle cose più oscure di Filo-
mento ad un evangelario della sofia, ovvero di Teologia”.
biblioteca della stessa città. San Bartolomeo che è ricordato a
Nelle rappresentazioni artisti- volte solo per il suo martirio avve-
che successive gli esorcismi nuto per scorticamento, fu uno dei
son effettuati prevalentemente primi esorcisti. Come ci racconta la
dagli apostoli o dai vari santi, Legenda Aurea di Jacopo da Varagi-
i quali operano nel nome di ne, Bartolomeo, aveva appena libe-
Cristo e per sua stessa delega rato un ossesso quando viene chia-
(Matteo, 10, 1: “Chiamati a se mato da un re la cui figlia era posse-
i dodici discepoli, diede loro il duta. L’episodio è così raccontato: “
entrare ed uscire del demonio dal potere di scacciare gli spiriti immon- Quando il re della regione, Polemio,
posseduto fino alla pratica vera e di e di guarire ogni sorta di malattie che aveva una figlia invasata, seppe
propria dell’esorcismo; essi sono e d’infermità”). ciò, fece venire alla reggia l’apostolo.
quindi preziosi per un confronto
con l’iconografia artistica. Si veda,
ad esempio, la tavola degli argo-
menti del testo dell’inquisitore frate
Buonaventura Farinerio, ovvero l’E-
sorcismo mirabile da disfare ogni
sorte de malefici e da cacciare i de-
moni, Venezia 1564, che dettaglia
bene l’assunto. Del modo qual tiene
il demonio a intrare ne’ corpi umani,
De li maleficii, De gli segni per gli
quali si conosce uno indemoniato,
Della conditione dello exorcista e del-
la sua preparatione, De gli segni qua-
li appareno quando il sacerdote co-
niura il maleficiato, Del modo che
tiene il diavolo a uscire fuora de li
corpi umani, De le malitie e inganni
quali usa il Diavolo allo Exorcista,
Del modo qual debba tenere lo exor-
cista quando vuole coniurare qual-
che persona, un vero vademecum
per gli esorcisti.

Dai Vangeli
ai santi esorcisti
Ma quando compare la figura dell’e-
sorcista nel cristianesimo? In realtà

In pagina
Un manuale di esorcismo stampato a Bergamo
nel 1651
Sotto,
un paticolare della Guarigione dell'Ossesso
di Raffaello

26
In pagina
Particolare del polittico trecentesco di Simone
da Cusighe, citato nell'articolo, con l'Esorcismo
di San Bartolomeno
Sotto
Una scena di liberazione dal demonio rappre-
sentata nel portale della Basilica di San Zeno, a
Verona

tute, servi, saltimbanchi) o dai con-


notati decisamente negativi come il
boia, i condannati, i traditori; in-
dossano vesti rigate anche coloro
che non sono cristiani (musulmani,
ebrei, eretici).
Anche San Martino, il vescovo di
Tours, si occupò frequentemente di
esorcismi. Stralciamo ancora un
breve passo dalla Legenda Aurea:
“… una volta che Martino voleva ab-
battere un pino dedicato al diavolo,
in presenza di una gran folla, disse
un pagano: “Se hai veramente fidu-
cia nel tuo Dio ordina di abbattere
questo albero e tu stai sotto a rice-
Questi trovò la fanciulla legata per- dei tessuti rigati, Genova 1993) ha verlo. Se Dio è con te ti salverai…”.
ché mordeva ferocemente chiunque dimostrato come, dal Medioevo in Lo stesso episodio è raccontato per
tentasse di avvicinarsi. Comandò ai poi, il tessuto rigato abbia indicato la vita di San Nicola, quando è im-
servi di scioglierla ma questi non varie categorie di persone conside- pegnato a liberare l’albero consacra-
osavano farlo. Disse allora Bartolo- rate ai margini della società (prosti- to ad Artemide e infestato da demo-
meo: “Ho già legato il demonio che
si trovava nella fanciulla, come pote-
te temerlo?” I servi sciolsero la figlia
del re che si trovò risanata ... ”.

Agiografia e
iconografia
Nell’arte, l’iconografia di un santo,
che si staglia davanti a un possedu-
to per ordinare al demonio di usci-
re dal corpo della vittima, ha esem-
pi che si trovano fin dall’alto Me-
dioevo: sono note le raffigurazioni
nell’arte romanica, come quella sug-
gestiva del portale bronzeo di San
Zeno a Verona.
In un polittico trecentesco eseguito
da Simone da Cusighe raffiguranti
appunto le storia di San Bartolo-
meo, il pittore raffigura l’episodio
dell’esorcismo dell’idolo “posseduto”
dal demonio, il quale ha lo stesso
aspetto di quello che possedeva la
giovane principessa, ovverosia una
figura antropomorfa nera, ma somi-
gliante molto ad un pipistrello. Par-
ticolare interessante è quello che ve-
de gli uomini intenti ad abbattere
l’idolo vestiti con una curiosa veste
rigata: Michel Pastoreau (La stoffa
del diavolo. Una storia delle righe e

27
ni. Per tutto il Medioevo cristiano e latrati da cane, grugniti da maiale, In pagina
anche oltre, si è associato il culto terrorizzava gli astanti, cercando di Particolare del telero Miracolo della Croce a
pagano con il demonio; le stesse di- dilaniarli con morsi e pugni, e, get- Rialto, di Vittore da Carpaccio, con la scena
vinità antiche erano demoni, i quali tandosi a terra, per quelli che lo tra- della liberazione dell'ossesso mediante
con la caduta del paganesimo non scinavano divenne pesante come il una reliquia (1494)
trovarono di meglio che stabilirsi marmo ... l’unico rimedio fu quello
presso templi in rovina o occupare di mettere una catena al collo dell’in- ne espulso dalla bocca sotto forma
idoli o alberi consacrati a particola- demoniato “che da tempo era stata di fiamme di fuoco o vento congela-
ri divinità. Così, Nella Vita Martini fabbricata per fugare i demoni”. In to. Nell’iconografia degli esorcismi
di Sulpicio Severo si dice che il dia- seguito si descrive bene la forma di l’uscita del demonio dalla bocca è la
volo si presentava a volte “sotto le incatenare un posseduto: “ ...man- più frequente. Credo che la spiega-
apparenze di Giove, e per lo più di dava latrati da cane, grugniti da zione stia nella sconvenienza di al-
Mercurio, spesso anche trasfigurato maiale, terrorizzava gli astanti, cer- tre modalità, come quella descritta
nell’aspetto di Venere e di Minerva”. cando di dilaniarli con morsi e pu- nei manuali di espulsione del demo-
Sempre nella Vita Martini di Sulpi- gni, e, gettandosi a terra, per quelli nio attraverso l’ano. Del resto dove-
va apparire impropria anche l’ico-
nografia che vedeva il demonio
uscire dal cranio del posseduto, co-
me evidente in esempi antichi. I de-
moni espulsi appaiono in forme di-
verse, come quelle descritte dal Fa-
rinerio, ma più frequentemente sot-
to le sembianze di diavolo, come in
questo caso, di pipistrello o di ro-
spo. Tra i santi che hanno fama di
esorcista non è da dimenticare san
Vito, martire cristiano all’epoca di
Diocleziano: ancor oggi, nella tradi-
zione popolare le forme epilettiche
che fanno “saltare” i malcapitati si
designano con il nome di “ballo di
san Vito”. Jacopo da Varagine rac-
conta che un demone si impossessò
del figlio di Diocleziano, dichiaran-
do che non lo avrebbe lasciato libe-
ro se non per opera di Vito; quindi,
il santo intervenne ponendo le ma-
ni sulla testa del giovane che subito
si trovò liberato dal demone.

Vivarini e Carpaccio
Un polittico di Antonio Vivarini,
rappresentante le Storie di san Pie-
tro Martire (1450-60), della Gemal-
degalerie di Berlino, fissa un mo-
mento particolare dell’esorcismo,
cioè quello in cui il santo, con una
specie di aspersorio, getta l’acqua
benedetta sul corpo della fanciulla.
E’ da ricordare che tutti i cristiani
cio Severo, si citano almeno due i che lo trascinavano divenne pesante sono sottoposti, almeno una volta,
casi di guarigione di posseduti, e il come il marmo... ”. La modalità del- ad un esorcismo con l’acqua santa:
più celebre, raffigurato nell’icono- l’espulsione del demonio dalla boc- si tratta, infatti, del battesimo, du-
grafia è quella dell’esorcismo dello ca è quella che viene descritta nei rante il quale il sacerdote scaccia il
schiavo: il suo padrone Tetradio manuali di esorcismo. Buonaventu- demonio presente in ogni persona
promise di convertirsi se Martino ra Farinerio, nel suo Exorcismo mi- dal momento del peccato originale.
lo avesse liberato. rabile da disfare ogni sorte di malefi- Un capitolo speciale del Rituale Ro-
Nella Vita di san Vicinio, scritta tra ci e da cacciare i demoni, spiega “del mano per gli esorcismi, il De exorci-
l’XI e il XII secolo, si ha un esempio modo che tiene il Diavolo a uscire sandis obsessis a daemonio, specifica
di come si dovesse addirittura inca- fuora de gli corpi umani”, e fra que- i modi di somministrazione dell’ac-
tenare il posseduto: “ ... mandava sti vi è il caso in cui il demonio vie- qua benedetta ai posseduti oltre che

28
elencare formule interminabili, le lizzano ampi passi delle Sacre Scrit- In pagina
quali sono accompagnate ogni tan- ture, anche se molti scongiuri devo- San Francesco di Paola libera un indemoniato,
to dal segno della croce. Un cam- no la loro virtù al potere magico del affresco del Santuario di Corigliano Calabro,
pionario notevole di queste formule nome, e all’invocazione, accompa- XVII sec.
ci viene fornito anche da Girolamo gnati dai segni di croce, di nomi di Sotto, Esorcismo di San Benedetto, affresco di
Menghi, nel Flagellum daemonum, Dio quali Adonay, Shadday, Sother, Spinello Aretino, Sagrestia di San Miniato al
seu exorcismi terribiles, potentissimi, Sabaoth, Agla, Elos, Eheye e altri Mote, Firenze, 1387 ca.
efficaces, (Bologna 1578); qui si uti- ancora.
Un’altra celebre scena di esorcismo è
quella raffigurata nel telero di Vitto-
re Carpaccio, dipinto per la Scuola
di San Giovanni Evangelista (1496
ca.) e ora nelle Gallerie dell’Accade-
mia, denominato Miracolo della reli-
quia della croce. L’episodio è raccon-
tato nell’opuscolo dal titolo Miracoli
della Croce Santissima della Scuola di
S. Giovanni Evangelista, stampato a
Venezia nel 1590. L’argomento della
vicenda è la guarigione di un inde-
moniato, ottenuta per mezzo della
reliquia della croce da parte del pa-
triarca di Grado Francesco Querini
nel suo palazzo di Rialto. Mentre l’at-
tenzione dell’osservatore è captata
dalla veduta del ponte di Rialto, con
la moltitudine di persone lungo la ri-
va del Canal Grande, la scena dell’e-
sorcismo è confinata in un angolo
del dipinto: sotto la loggia del pa-
triarca, tra chierici e religiosi che re-
cano lunghi ceri, si nota un ragazzo
vestito di nero, con la bocca spalan-
cata e il capo piegato da un lato; di lì
a poco la reliquia della croce, solleva-
ta dal patriarca, lo libererà dal demo-
nio che, caso piuttosto raro, non vie-
ne raffigurato in alcuna forma speci-
fica. La funzione taumaturgica e qua-
si “magica” delle reliquie si ritrova in
tutti i periodi della storia del cristia-
nesimo e della religiosità popolare.
Ma, in questa sede, mi sembra im-
portante citare un passo del trattato
del Farinerio, che spiega l’uso delle
reliquie proprio nelle operazioni di
esorcismo: “ ...in questo modo (il pre-
te) habbia la cotta, e la stola, e pone
una parte della stola al collo del male-
ficiato, e gli mette le reliquie de i santi
al core, overo alla bocca del stomaco,
poi incomincia l’esorcismo ...”.

L’ectoplasma di Tintoretto
Una svolta in campo iconografico si
ebbe con Jacopo Tintoretto, nel di-
pinto che è conosciuto come il Ri-
trovamento del corpo di San Marco,
ma che più propriamente dovrebbe
chiamarsi San Marco libera un osses-
so, rappresenta il demonio che esce

29
In pagina
Il dipinto di Tintoretto, realizzato tra il 1552 e
il 1556, rappresenta per la prima volta il de-
monio come ectoplasma

semplici ma sono anche duttili e pos-


sono piegarsi qua e là: sono quindi ca-
paci e adatti a prendere ogni figura ...
Le nuvole formano varie figure spinte
da soffi esterni o da venti; nei demoni
accade similmente che si trasformino
secondo il loro arbitrio in qualunque
corpo vogliono, si contraggono come
nella diminuzione di un rigonfiamen-
to o si estendono in lunghezza ... il lo-
ro corpo è aereo ed è per questo che
assume colori di ogni genere come fa
l’aria ... uno qualunque di loro...pas-
sa quindi spesso da una forma all’al-
tra senza averne nessuna stabile:
non è una figura solida ma, come ac-
cade all’aria e all’acqua, se dai loro
colore o definisci una forma, subito
sfuggono via e se ne vanno... ”. Il
Menghi inoltre spiega anche che gli
indemoniati sono soliti a vomitare
delle cose, che non si sa se sono “ve-
re o fitticie”. Grillot de Givry scrive
che la sostanza invisibile si concre-
tizzi all’improvviso e si presenti in

dall’esorcizzato con una specie di fu- ze di spirito, e non di piccolo mostri-


mo o di ectoplasma. Questa, se vo- ciattolo, era non solo più logico ma
gliamo, dal punto di vista dell’orto- rispondeva anche alla teoria dei “mo-
dossia cattolica, sembra essere la più ti” dell’aria, spiegata da altri nei loro
appropriata, visto che i contempora- trattati, secondo la quale con il movi-
nei testi di demonologia, come quel- mento dell’aria i demoni possono
lo già citato del Farinerio, descrivono continuamente mutare forma e cam-
tra le possibili forme del demonio biare corpo. Un accenno a questa for-
quello di vento che, del resto, poteva ma indefinita del demonio si trova
essere raffigurato pittoricamente sola- già nell’XI secolo in un’opera di Mi-
mente in questo modo. Che il diavo- chele Psello, intitolata Le opere dei
lo fosse raffigurato sotto le sembian- demoni: “ ... corpi dei demoni sono

30
IL COLLARE DI SAN VICINIO
Durante le solennità di San Vicinio, a Sarsina, l’og-
getto più venerato è la “Catena”; si tratta di un col-
lare di ferro, che sembra sia appartenuta al Santo:
nei momenti di preghiera e meditazione, si appesan-
tiva il collo con una grande pietra, appendendovela
col collare e una catena.
Ovviamente le origini della Catena non sono certe;
tuttavia una ricerca scientifica eseguita presso l’Uni-
versità di Bologna colloca il collare in un’epoca con-
temporanea o addirittura antecedente al periodo
storico in cui visse San Vicinio.
A tutt’oggi la Catena viene usata soprattutto per be-
nedire; i credenti pensano che il suo effetto tauma-
turgico si esplichi maggiormente su chi è in preda a
possessioni diaboliche e sugli infermi. Si suol dire
che “La Catena è la mano del Santo che con la sua
potente intercessione presso Dio dona la grazia a tutti
coloro che giungono fino al suo altare in devoto pelle-
grinaggio”. Nella foto d’epoca, riguardante un esor-
cismo, si noti come la Catena venga appoggiata sul
corpo dell’ossesso per liberarlo.

maniera visibile sotto forma “di im- ro corpo, vomitano dalla loro bocca ma di ragno, di pipistrello, di vapore
mondezze, di veleni, di escrementi, porcherie, carbone, rettili, e quando o di fumo malsano ...” (Il tesoro del-
di gorgogliamenti. Per questo gli os- si somministra loro la pianta detta le scienze occulte. Il mondo della
sessi, quando il demonio esce dal lo- barath il demonio scappa sotto for- stregoneria, della magia, dell’alchi-
mia, Milano 1988).
Ancora nel periodo barocco, si con-
tinuavano a raffigurare demoni e
altri animali considerati immondi
che uscivano dalla bocca di malca-
pitati, e a celebrare culti che sconfi-
nano nella magia, se non nel paga-
nesimo. Possono sembrare argo-
menti lontanissimi ma non è cosi:
fino a pochi anni fa si celebrava an-
cora la cosiddetta “Sagra degli Os-
sessi”, ovvero una triste processione
di presunti indemoniati che si reca-
vano a chiedere la guarigione presso
l’immagine della Madonna di Cara-
vaggio, a Fanzolo, presso Treviso.
Chi assisteva alle scene può raccon-
tare quale atmosfera si respirasse e
quanto fosse ancora importante il ri-
to. Papa Giovanni Paolo II ritornò
ad insistere sull’importanza della fi-
gura dell’esorcista, ma sembrò quasi
una voce isolata in un mondo che
sta cambiando, avido di paranorma-
le, ma forse non più legato a queste
forme sconfinanti nella superstizio-
ne.

31
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Divide et Impera L’Imbroglio della Realtà e l’inganno della I Segreti Codici della Gioconda
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alla nascita degli Stati del Vicino e Medio stra realtà simulata, all’universo olo- steri racchiusi nel dipinto più famo-
Oriente con la caduta dell'Impero Otto- grafico e alle forze occulte non-umane so al mondo.Viene dimostrata l’appli-
mano, l'autore esamina quali sono i che stanno manipolando la vita umana cazione sia del Metodo Esoterico
"grandi giochi" e la rete degli interessi attraverso stirpi consanguinee di ibri- “l’ARCANUS METHODUS” che l’applica-
mondiali che si sono scontrati e conti- di che riducono la nostra società in uno zione del rettangolo aureo e la con-
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Jung e Reich Il Cerchio Ermetico Il Segreto degli Dei


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to al suo terreno fondamentale, biologi- tra Herman Hesse, Jung e Miguel Serra- tempo…appartiene allo Zep Tepi… ad
co ed energetico: l’humus da cui si svi- no, tra la fine degli anni ‘50 e l'inizio degli un’Era che non può essere relegata al
luppano tutti i fenomeni vitali, mente anni ‘60, e contiene le conversazioni e gli Mito, poiché trasuda storia… la Sto-
inclusa. Il pensiero di Jung faceva pre- scambi epistolari tra questi tre uomini ria che ha segnato – nel bene e nel
valentemente il percorso inverso, risa- straordinari su temi fondamentali quali male - l’evoluzione di questa umanità,
lendo alle vette più alte dello spirito, l'Amicizia, l'Amore e la Morte.All'interno così come la conosciamo oggi.Chi dav-
ove albergano simbologie ermetiche .. alcuni acquerelli di Hesse a colori . vero ha costruito Giza e perchè?
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Intro alla Meditazione Trascendentale Mosè e Akhenaton I Geni manipolati di Adamo


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Maharishi, il guru dei Beatles, ideò la Akhenaton è stato in grado di abolire Liberata dalla teologia, la Genesi ci
Meditazione Trascendentale e il movi- il pantheon egiziano e sostituirlo con racconta una storia in cui la presen-
mento relativo, diffuso ovunque. Con un solo dio, Aton, che non aveva im- za dell’essere umano sulla Terra po-
la Meditazione Trascendentale pos- magine. Cogliendo le somiglianze tra trebbe non ripercorrere i sentieri di
siamo dischiudere enormi risorse di la visione religiosa del faraone ereti- una divina creazione né quelli di un na-
energia, intelligenza e armonia che co e gli insegnamenti di Mosè, Freud turale processo evolutivo ma quelli di
sono dentro di noi per rispondere al- è stato il primo a sostenere che Mo- una “terza via” che collega le nostre
le nuove esigenze della vita. Questo li- sè era in realtà un egiziano. Osman, origini a ciò che oggi definiremmo un
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RA, che in sanscrito significa DISCESO roe, il racconto del percorso che l’ha definito HITLERISMO ESOTERICO, un nuovo
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un corpo fisico da parte di Dio o di uno umana e dell’origine della nostra permetterebbe a chi se ne fa seguace di
dei suoi Aspetti al fine di svolgere de- realtà, attraverso esperienze fuori del trasformarsi da essere umano in eroe
terminati compiti. Quest'opera (in corpo. Monroe accompagna il lettore semidivino. Questa dottrina trova la sua
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di vent’anni di ricerche, una vera e pro- ego. Le opere dello shaykh al-Ishraq , eff erano dei colossi nel loro campo: Reich
pria summa. Non si rivolge ai soli speciali- confluenza nella gnosi islamica di tradi- nell’ambito delle scienze naturali, Gurdjieff
sti perché, impareggiabile traduttore, fi- zioni e testimonianze mazdee, caldaiche come insegnante di antiche idee eso-
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Speciale
Torino
Alla scoperta della città più esoterica d'Italia, tra
maghi, alchimisti, fantasmi e arcane simbologie

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Speciale Torino

Torino
Misteriosa
di Andrea Romanazzi

Q uesto dossier ha lo scopo di


argomentare su quella che a
giusta ragione può essere
considerata, utilizzando le parole di
ro, deriverebbe invece da “thor” che,
nelle lingue celtiche significa “colli-
na”, e dunque “città dei monti”. Nel
29 a.C. la città divenne poi un ca-
De Chirico, “la città più profonda, la strum romano con il nome di Augu-
più enigmatica, la più inquietante sta Julia Taurinorum. In latino, tau-
non solo d’ Italia, ma di tutto il mon- rus significa toro, da qui poi l’errata
do.” Stiamo parlando della città dei traduzione.
“quattro fiumi”, il Po, la Dora, la Stu-
ra e il Sangone: Torino, da sempre Il mito di Eridano
meta di maghi, guaritori, profeti ed Esistono però miti di fondazione
alchimisti come Paracelso, Nostrada- molto più misteriosi. La tradizione
mus, Cagliostro e Gustavo Rol, solo narra infatti che nel 1529 a.C. il
per citarne alcuni. Nelle leggende principe egiziano Fetonte, per altri
metropolitane è indicata come terzo noto come Eridano, insieme al figlio
vertice di due triangoli magici, uno Ligurio, partì dall’Egitto verso l’Ita-
“bianco”, insieme alle città di Lione e lia per creare un nuovo regno. In
Praga, ed uno “oscuro” legato a San realtà questa ipotesi, per quanto pos-
Francisco e Londra. Cosa c’è di vero sa apparire improbabile, ha un fon-
in tutto questo? Tralasciando gli damento storico-bibliografico, sep-
enigmi più noti su cui sono state pure tardo, infatti nel trattato ,”Histo-
scritte migliaia di pagine, ecco un ria di Torino” del 1679, l’autore,
dossier per scovare i più curiosi mi- Emanuele Tesauro, Gesuita piemon-
Torino, Piemonte steri del capoluogo sabaudo. Inizia- tese e precettore sabaudo, narra co-
mo il nostro viaggio. La vocazione me il capoluogo piemontese sarebbe
magica torinese viene riscoperta tra stato fondato appunto da Eridano,
il 1700 e il 1800 ma è davvero molto fuggito dalla sua patria a causa di di-
antica. I primi misteri sono proprio vergenze con i sacerdoti detentori
associati al mito della fondazione. del potere. Dopo aver costeggiato il
Furono i Taurini, un gruppo celto-li- Tirreno sarebbe così sbarcato in Li-
gure a fondare, attorno al III secolo guria, terra il cui nome deriverebbe
a.C. , la città chiamata a quel tempo appunto dal figlio di Eridano, Ligu-
Thaurisia, Thauriscia o Taurasia. In rio, e da qui sarebbe giunto fino al-
realtà l’etimologia, che ricorda il to- l’attuale sito di Torino il cui fiume,

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Per gli appassionati di esoterismo anche la Mole Antonelliana ha i suoi lati oscuri: lo stesso Nietzsche vide nella Mole l’immagine di Zarathustra

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Speciale Torino

chiamato poi appunto Eridano, e


solo successivamente divenuto Po,
dal termine celtico Padus, ricordava
il più maestoso Nilo. Nasceva così il
borgo “del Toro”, ovvero dedicato al
culto del dio Api e della dea Hator
dalla forma taurina.
“…Eridano, principe egizio, avido di
gloria e di nuovi imperi costeggiò
tutta la spiaggia del mar Tirreno,
conquistando tutto il tratto de Marit-
timi Gioghi dalla Marca al Varo,
chiamollo dal nome del suo figliolo,
Liguria alpestre…sopra la sponda
del Po fondò questa colonia, fra le al-
tre singolarmente honorata. Pren-
dendo spunto dal suo Api, adorato
in Egitto per patrio nome sotto sem-
bianze del Toro, dal nome stesso le
diede le insegne e il nome…” (Della
Historia dell’Augusta città di Torino)
Il mito di Eridano non è però l’uni-
co che collega la città all’Egitto. Vari
documenti di epoca romana confer-

Sopra
Le statue di Castore e Polluce, il cuore bianco
della città
Sotto
Interno del Museo Egizio di Torino

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In alto
La chiesa di San Domenico, sede dell'Inquisizione

mano la presenza nella città di culti si, anche se ovviamente si tratta di


isidei ed osiridei. Da allora, il lega- una leggenda urbana, il punto pre-
me con l’Egitto non si sarebbe più ciso ove cadde Fetonte è sito nel
spezzato, ed infatti oggi la città parco del Valentino, proprio dove
ospita il più grande Museo egizio al oggi si trova la Fontana dei Mesi.
mondo dopo quello del Cairo “Hic situs est Phaethon, currus auri-
(Fig.1). Tornando al mito di fonda- ga paterni, quem si non tenuit, ma-
zione, un’altra leggenda vuole la gnim tamen excidit ausis” “Qui gia-
città fondata da Fetonte. Il mito di ce Fetonte, auriga del cocchio di suo
Fetonte è vago e un po’ confuso. padre; e anche se non seppe guidarlo,
Per alcuni sarebbe lo stesso Erida- egli cadde tuttavia tentando una
no, per altri studiosi, riferendosi al- grande impresa”
la mitologia greca, Fetonte sarebbe
invece figlio di Apollo, dio del Sole, Torino tra Eretici
e della ninfa Climene. Preso in giro e Streghe….
per la sua presunta discendenza, Celti o egizi dunque, e poi romani,
per dimostrare ad Epafo che Apollo senza dimenticare il passaggio di
fosse veramente suo padre, lo pregò Carlo Magno, re Lotario, nonchè
di lasciargli guidare il carro del So- Ponzio Pilato che, si dice, abbia di-
le; ma, a causa della sua inesperien- morato nelle Torri Palatine. Con si-
za, perdette il controllo del cocchio mili origini e trascorsi, Torino non
che trasportava il Sole e Zeus, per poteva non essere un luogo magico
evitare che l’intera terra bruciasse, e mistico, ma anche stregonesco ed
scagliò un fulmine contro di lui, eretico, come dimostra la costante amanti del demonio.
che così precipitò alle foci del fiu- ed abbondante presenza di Catari e Terra di streghe dunque, o meglio
me Eridano. Secondo alcuni studio- Valdesi. Chieri, ad esempio, città a come già detto di masche! Il termi-
pochi chilometri da Torino, fu un ne sarebbe per alcuni di origine
importante feudo cataro. In realtà, spagnola, ed in particolare derivan-
almeno agli inizi dell’anno Mille te da mascar, cioè masticare. Secon-
non c’era grande distinzione tra do altri studi, invece, deriverebbe
stregoneria ed eresia. Rodolfo il da “anima di morto”, e quindi lega-
Glabro scriveva, riferendosi agli ere- to alla tradizione della caccia sel-
tici, “…Essi si adunano certi notti vaggia, diffusissima su tutto il terri-
in una casa designata, ognuno con torio alpino; oppure potrebbe deri-
una lampada in mano, e cantano vare da un geograficamente lontano
sotto forma di litania i nomi del dia- termine arabo, masakha, cioè “tra-
volo, fino a che improvvisamente ve- sformare in animale”. Secondo noi
dono scendere il demonio stesso in in realtà il termine ripropone anco-
mezzo a loro sotto forma di una be- ra una volta il legame di strega-ma-
stia. Subito spengono tutti i lumi e si schera, il travestimento rituale che
abbandonano a un’orgia. Ciascuno comporta la trasumanazione nel
afferra la donna che gli capita e ne sabba, il momento in cui avveniva
abusa, senza badare se si tratta di il conciliabolo stregonesco. Volen-
sua madre, sua sorella o una religio- do elencare solo i luoghi del sabba
sa. Il figlio di questa orgia, l’ottavo più vicini a Torino, la cerimonia pa-
giorno successivo la sua nascita, vie- gana si svolgeva nella valle Anzasca,
ne bruciato su un gran fuoco e le ce- ove le streghe si radunavano sotto
neri raccolte e conservate con la stes- le sembianze di mosconi, insetto
sa devozione che i cristiani portano forse scelto per la sua assonanza fo-
al corpo di Cristo…”. Appare eviden- netica con il termine masca, o era
te come la accuse di stregoneria e tenuto presso il Roc Neir nelle valli
di eresia si interscambino immagini di Lanzo. A Carignano in passato
e credenze. La stregoneria dunque esisteva un ponticello detto “delle
si inizia a mescolare così all’eresia e masche”, come testimonia il Bona
le Masche, nome locale per indicare Gian Piero in Pic-nic col diavolo
le streghe, in realtà curandere o se- “…A Carignano, dove nacqui, vi è
guaci dell’Antica religione Pagana, una passerella di pietre in rovina che
furono trasformate in eretiche ed congiunge le sponde d’erbe putrefatte

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Speciale Torino
si saranno propizi ed abbondanti
per la città e i suoi abitanti. Ai piedi
della Torre inoltre, tra via Milano e
via Corte d’Appello, c’era una pietra
chiamata il masso dei falliti. Qui ve-
nivano portati i debitori insolventi
che, dopo un breve processo, si fa-
cevano sbattere più volte con il se-
dere nudo su questa pietra con lo
scopo di affliggergli un dolore che
avrebbe simulato il loro “crack” fi-
nanziario. Tornando ai processi, in
realtà l’Inquisizione torinese non fu
tra le più rigide. Comunque si con-
tano almeno 80 condanne capitali.
Per rimanere a Torino, troviamo, ad
esempio, nel 1388 quella di Antonio
Galosna, eretico chierese, che, sotto-
posto a torture confessò, di aver
partecipato più volte a sabba demo-
niaci. Un altro interessante processo
del Po…”; mentre a Cortevicio si tro- Chiesa divenne così sede del Tribu- fu quello svoltosi a Torino contro
va una rocca chiamata “ballo delle nale e delle carceri, mentre le pub- una strega locale nota come Bilia la
streghe”, luogo di riunione delle ma- bliche esecuzioni e i roghi erano in- Castagna, addirittura considerata
sche di Chieri. vece tenuti nell’attuale Piazza Ca- lei stessa “Erodiade”. A tutti quelli
Per tamponare la crescita esponen- stello (Fig.3). La memoria dei fuo-
ziale della stregoneria, in realtà dei chi è rimasta, anche se con scopi Sopra
moti valdesi, catari e più ingenerale molto differenti. Ogni 23 Giugno Statua della Fede, chiesa della Gran Madre di
eretici provenienti da oltralpe, a To- viene acceso nella Piazza un enor- Dio
rino e in tutto il Piemonte prese pie- me falò per festeggiare il Solstizio Sotto
de l’Inquisizione. Nel 1257 si stabili- di Estate ed ottenere pronostici. Se In Piazza Castello nel periodo dell'Inquisizio-
sce definitivamente nella Chiesa di infatti la pira consumata cade verso ne avvenivano le esecuzioni
San Domenico in via Bellezia. La Porta Nuova, i successivi dodici me-

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che volevano partecipare al sabba statue proprio con lo scopo di rica- altro per il suo famosissimo testo Le
“…offriva una bevanda, quando se- ricarsi di energie positive. Per altri, Profezie, ovvero Centuries et prophé-
dea alla mensa, era un liquido ripu- la grotta alchemica sarebbe posizio- ties (1555), le famose quartine in ri-
gnante, e se qualcuno ne bevea mol- nata nel sottosuolo tra piazza Ca- ma che, in maniera criptica, conter-
to gli veniva aria dai visceri, tanto stello e i Giardini Reali. Dal cuore rebbero le vicende del mondo. Eb-
che uno di loro ne rimase quasi mor- bianco a quello nero, ovvero Piazza bene nel 1556 Nostradamus abitò a
to…si dicea che Bilia tenesse sotto il Statuto. Ecco che il viaggiatore che Torino. Il noto mago ed astrologo
letto un grande rospo nutrito con raggiunge tale luogo viene subito francese, secondo la leggenda, ven-
carne, pane e formaggio…interroga- colpito dall’imponenza della fonta- ne convocato nella città sabauda
to su quali fossero gli ingredienti di na angelica. Come ogni costruzione per curare la sterilità della duchessa
quella bevanda rispose che sia fatta di Torino, anche questa ha il suo si- Margherita di Valois, moglie del du-
con sterco del rospo e che la donna gnificato esoterico. Le due statue, ca Emanuele Filiberto. La donna,
fu accusata perchè bruciava peli in- raffiguranti l’Inverno e l’Autunno, grazie all’utilizzo di un non meglio
guinali e capelli suoi presi dal petti- rappresenterebbero invece i guar- identificato “olio virile” di origine
ne”. Solo nel gennaio del 1799, tutti diani delle colonne d’Ercole, Boaz e islamica, riuscì a dare alla luce Car-
i tribunali dell’Inquisizione del Pie- Iachin, rappresentanti, rispettiva- lo Emanuele. Il luogo dell’abitazio-
monte vennero aboliti da un decre- mente, l’ignoranza e la conoscenza. ne, in realtà oggi abbattuta, si trove-
to sabaudo. In realtà, il vero cuore nero, per al- rebbe in via Lessona 68, indirizzo
cuni uno degli ingressi per l’Infer- di Villa Morozzo. Qui, murato, in
Nostradamus no, sarebbe posizionato sotto la sta- ricordo dell’evento, troviamo una
e altri maghi tua commemorativa per l’apertura curiosa targa che riporta la seguen-
Con il passare del tempo, Torino del Frejus, sormontato dal “genio te scrittura:
muta la sua immagine, e da città
eretica e demoniaca, diviene ben
presto una Torino “iniziatica”, visti i
numerosi maghi ed alchimisti avvi-
cendatisi tra le sue mura. Si narra
che questi fossero alla ricerca della
famosa grotta alchemica che la tra-
dizione vuole sia stata realizzata da
Carlo Emanuele I, re e alchimista,
nel sottosuolo della città. Per alcuni
sarebbe posizionata proprio sotto
l’ingresso di Palazzo Reale, ovvero
sotto le statue dei due Dioscuri, Ca-
store e Polluce (Fig.4). Secondo al-
cune leggende metropolitane, que-
sto sarebbe il cuore bianco della
città, tanto è vero che può capitare
di vedere dei turisti fermi tra le due

della scienza” che, nelle leggende l556


popolari si è trasformato in Lucife- NOSTRE DAMVS ALOGE ICI
ro. Quasi di fronte a tale scultura, si ON IL HA LE PARADIS LENFER
trova poi un piccolo giardino con al LE PVRGATOIRE IE MA PELLE
centro un obelisco da cui passereb- LA VICTOIRE QVI MHONORE
be precisamente il 45° parallelo. AVRALA GLOIRE QVI ME
Magia Bianca e Nera dunque, ma MEPRISE OVRA LA
soprattutto molti, moltissimi maghi. RVINE HNTIERE
Uno dei primi a far visita a Torino è
Nostradamus, al secolo Michel de Ovvero
Nostredame o Miquèl de Nostrada-
ma, astrologo, medico, noto più che Nostradamus alloggia qui
dov’è il Paradiso, l’Inferno, il Purga-
torio
A Lato Io mi chiamo la Vittoria
Un ritratto di Nostradamus chi mi onora avrà la gloria
Sopra chi mi disprezza avrà la completa
La lapide rovina.

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Speciale Torino
Nostradamus è però il primo di una bivano i più importanti magnetizza- In pagina
lunga serie di maghi che frequenta- tori come Francesco Guidi. Molti Maschera mortuaria di falsario, nel Museo di
rono la città. Tra il 1760 e il 1769 si sarebbero i nomi da citare, in que- Antropologia Criminale Cesare Lombroso
aggirò per Torino l’alchimista Gia- sta sede ci vogliamo soffermare su A pagina destra
como Casanova che nei suoi diari un curioso personaggio, Vans Cla- L'edificio dove abitava Enrichetta Naum
scriveva “fra le città d’Italia, Torino piè, mercante di stoffe provenienti
è quella nella quale il bel sesso ha da Oriente ma che si occupava però
tutti i fascini che l’amore gli può desi- anche di magnetismo, molto in vo- prio a Vans Clapié, che, secondo
derare, ma la polizia qui è più fasti- ga, appunto, a Torino in quel perio- l’uomo, gli aveva fatto il malocchio.
diosa che altrove.” Si narra che tra le do. Vans Clapiè abitava al terzo pia- Come ogni “Cassandra” la preveg-
tante donne da lui conosciute ci fu- no in Via dei Mercati, al numero 9, genza non gli portò bene. Il 16 otto-
rono anche delle streghe, le famose in quella che oggi è conosciuta co- bre del 1875 all’angolo di via Pietro
masche di Rivara che gli rivelarono me “Casa del Romagnano”, o “Casa Micca, il mago profetizzò dell’incen-
la composizione di alcuni elisir d’a- del mago”. Si narra che nel 1854 dio di negozio. Il 28 ottobre succes-
more. Nel 1788 fu Cagliostro a Vans avesse predetto lo sbarco dei sivo, la drogheria Tortora, sita in
giungere a Torino dove svolse atti- Mille, nonché l’ora e il giorno esatto via Milano prese fuoco. La folla vo-
vità di taumaturgo e massone. Da della morte di Cavour. In realtà pre- leva linciare Vans, soprattutto dopo
Cagliostro a Mesmer il passo è bre- diceva quasi sempre eventi tragici e che la sua stessa casa andò a fuoco
ve. Massone, studioso di esoterismo sgradevoli. Annunciò ad esempio la qualche giorno dopo in seguito ad
e degli scritti di Paracelso, nonché caduta di un balcone in via Dora un esperimento di magnetizzazione.
maestro di Giuseppe Balsamo, me- Grossa (adesso via Garibaldi). Il Il mago fuggì via e scomparve nel
glio noto appunto come Cagliostro crollo avvenne davvero e per poco nulla. Verso la fine dell’Ottocento il
che nel 1785 prenderà proprio il po- un venditore ambulante non ci ri- Magnetismo animale si lega indisso-
sto di Mesmer come guaritore di mise la vita. La colpa fu data pro- lubilmente allo Spiritismo e a Kar-
corte, sosteneva che il funziona-
mento dell’organismo umano fosse
garantito da un flusso energetico e
che le malattie e disfunzioni sareb-
bero perciò dovute a blocchi o diffi-
coltà di scorrimento di questo flus-
so che secondo le sue teorie doveva
essere in armonia con quello uni-
versale. Nasce così il Magnetismo
Animale ovvero l’Arte di accumulare
e concentrare un fluido energetico
per poterlo poi trasmettere a cose o
persone al fine di arrivare ad una
guarigione del disequilibrio energeti-
co che si può in essi generare. Non è
questa la sede per approfondire il
tema del magnetismo animale, mi
interessa più che altro approfondire
la sua presenza e diffusione a Tori-
no. Il magnetismo in Italia si svilup-
pa essenzialmente in due direzioni,
l’una spettacolare, nei teatri, come il
Teatro Scribe di Torino, l’altra tera-
peutica, nei gabinetti dei singoli ma-
gnetizzatori. Non è facile in realtà
distinguere perfettamente tra le due
tipologie dato che si mischiavano e
fondevano l’una nell’altra. Magnetiz-
zatori e sonnambule erano diffusis-
simi in via Roma, in via XX Settem-
bre e in via Po, dove troviamo, ad
esempio, lo studio di Giuseppe Ber-
tinucci il cui “gabinetto” si trovava
proprio ad angolo via Rossini. Era
invece al Teatro Scribe, nella odier-
na via Verdi angolo Montebello, no-
to come Teatro di Torino che si esi-

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dec, colui che potremmo definire il dium Palladino. Si trattava di una ca della fossetta occipitale, ovvero
“codificatore” di questa nuova cor- donna napoletana dotata, a detta di un’anomalia nelle ossa craniche
rente magica. Sulla scia del succes- dei più, di un fluido energetico ca- che, secondo il criminologo, doveva
so e della fama di Kardec a Torino pace di evocare ectoplasmi e/o dia- essere alla base della devianza cri-
fu fondata, nel 1864, la prima so- logare con i defunti. Ebbene il Lom- minale, nonché i resti dello stesso
cietà spiritica italiana: la Società To- broso fu così convinto dei poteri Lombroso conservati in formalina.
rinese di Studi Spiritici che inizia a della Palladino da affermare di esse- Un’altra figura di spicco della Tori-
pubblicare anche un bollettino, “An- re “…molto vergognato e dolente di no magica è la famosa esorcista En-
nali dello Spiritismo in Italia” la cui aver combattuto con tanta tenacia richetta Naum. Unica donna esorci-
direzione viene presa, nel 1865, da la possibilità dei fatti cosiddetti spiri- sta, non ben vista ovviamente dalla
Vincenzo Scarpa, sotto lo pseudoni- tici…”. Secondo i suoi familiari ne- Chiesa, abitava al secondo piano
mo di Niceforo Filalete, segretario gli ultimi anni della sua vita l’Antro- dell’edificio numero 6 di via Cappel
del Conte di Carigliano e di Cavour. pologo si sarebbe ammalato di Verde. Moltissimi furono, a detta
esaurimento senile e/o addirittura degli assistiti e dei loro familiari, i
Lombroso sarebbe stato plagiato da Eusapia casi di esorcismo da lei guariti. Si
e lo spiritismo Palladino. Ciò che resta dei suoi narrava che pronunciasse frasi e
Tra gli avversori di tali pratiche tro- studi è stato raccolto nel curioso e formule in latino e altre lingue sco-
viamo a Torino Cesare Lombroso, un po’ macabro Museo di Antropo- nosciute di cui neanche lei diceva
Esponente del Positivismo torinese logia Criminale dedicato proprio al di conoscere il significato. I vicini
e fondatore dell’antropologia crimi- Lombroso dove sono conservate le raccontavano che dalla sua casa
nale. Il Lombroso aveva il suo stu- ossa, i calchi di cera dei briganti, i provenivano sempre forti rumori: si
dio operativo contro delinquenti, teschi sui quali effettuò le numero- narrava che lottasse ogni notte con-
sonnambule ed ipnotizzatori in via se autopsie da lui studiati alla ricer- tro il diavolo e, proprio per questo,
Legnano, 26 e successivamente in
via Po. Da vero positivista assoluta-
mente credeva nella falsità di tali fe-
nomeni, e diviene perito nel famo-
so processo a Torino contro i ma-
gnetizzatori.
Dopo essersi fortemente opposto a
tutte la pratiche magiche, verso gli
ultimi anni della sua vita si avvi-
cinòcuriosamente allo Spiritismo.
Con il libro del 1909 Ricerche sui fe-
nomeni ipnotici e spiritici, Lombro-
so abbandona una visione stretta-
mente materialista e comincia a cre-
dere al soprannaturale. La svolta sa-
rebbe avvenuta a causa di un curio-
so fenomeno che si manifestava in
una cantina sita al numero 6 di via
Bava. Molti testimoni affermavano
di udire strani rumori di piatti e
bicchieri che, da soli, si andavano a
schiantare contro i muri. Lombroso
decise, per smascherare il trucco, di
farsi chiudere dentro per una notte.
In realtà al termine della stessa egli
stesso affermò di aver visto real-
mente dei bicchieri che levitavano
prima di rompersi. I fenomeni, che
oggi chiameremmo di poltergeist,
terminarono una volta licenziato il
giovane garzone dell’osteria sita so-
pra la cantina. Lombroso iniziò a
pensare ci potesse essere qualcosa
di vero ne paranormale e si conver-
te allo Spiritismo. Successivamente,
convinto da un medico napoletano,
Ercole Chiaia, Lombroso, nel 1891,
partecipa ad una seduta con la me-

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Speciale Torino
fu costretta a trasferirsi in un edifi- Il miracolo eucaristico Sotto
cio in via Porta Palatina, oggi l’at- A Torino non mancano i miracoli. Il luogo del miracolo all'interno della Chiesa
tuale via Garibaldi. La donna scom- Nel centro storico della città è pre- del Corpus Domini
parve nel 1911, nei giorni della sente una antica chiesa nota come Pagina destra
Grande Esposizione di Torino. Enri- Corpus Domini. E’ qui che nel 1453 Il volto della Sindone, conservata nel Duomo
chetta però non era l’unica donna avvenne un curioso miracolo. Se-
dagli strani poteri che viveva a Tori- condo la tradizione, durante la
no. Mario Giorda, in un suo saggio, guerra tra il Delfinato e il Ducato di dove il punto preciso dove avvenne
narra la storia di Sina Bavastro, una Savoia, la città di Exilles venne sac- il miracolo.
erborista e cartomante vissuta a fi- cheggiata da truppe armate francesi
ne Ottocento. Anche di questa don- e tra gli oggetti trafugati, fu portato Un breve Ghost Tour
na si perdono ad un certo punto le via dalla chiesa del paese anche il Nella capitale italiana dello spiriti-
tracce proprio come nel caso di En- Santissimo. Raggiunta però la città smo non potevano mancare demo-
richetta, dopo essersi trasferita dal di Torino per rivendere la refurtiva, ni e fantasmi. Ecco dunque un bre-
vicolo di Santa Maria, sua prima il mulo che la trasportava si fermò ve gosth tour per gli amanti del
abitazione, nel quartiere di Porta ostinatamente davanti alla chiesa di “brivido”. In via XX Settembre appa-
Palazzo. Alcuni affermavano che San Silvestro. Buttatosi a terra fece rirebbero di tanto in tanto le anime
addirittura la famiglia reale si recas- rovinosamente cadere gli oggetti ru- di una coppia morta nel 1861 in se-
se da lei per acquistare la famosa bati tra cui la sacra ostia che, però, guito ad un incendio, mentre in via
“acqua di luna”, ovvero un’acqua che non toccò terra, ma si librò per lun- della Basilica apparirebbe, ogni 10
la donna esponeva, in varie tinozze go tempo nell’aria splendendo come del mese il fantasma di una donna
e bacinelle, al plenilunio insieme ad un piccolo sole. Alla notizia il Ve- che si narra essere stata una medi-
un po’ di mirra. La Sina affermava scovo Ludovico da Romagnano ac- cona locale. In via San Francesco da
che tale ritrovato poteva guarire da corse e raccolse l’ostia in un calice Paola, invece, apparirebbe il fanta-
ogni male, ed era così popolare che che inizialmente fu depositato al sma della “bella cappellaia”, una
le bottigliette andavano esaurite Duomo e successivamente nella donna ghigliottinata perché aveva
molto prima del successivo plenilu- chiesa del Corpus Domini successi- tradito ed ucciso il marito. Anche le
nio il che fece nascere anche una vamente realizzata. All’interno è an- Chiese non sono esenti da appari-
sorta di prenotazione. cora oggi possibile vedere il luogo zioni. Nella cripta del Duomo tal-

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Speciale Torino

volta apparirebbe il duca longobar- Val Pellice, la Val Chisone e la Valle esclusivamente, a Torino. 4 mosche
do Garibaldo, mentre nella Chiesa Germanasca. E’ qui che queste di velluto grigio, Il gatto a nove code,
del Monte dei Cappuccini appari- creature abitano le balme, delle pic- Profondo rosso, e, successivamente,
rebbe di tanto in tanto il fantasma cole cavità create nella roccia utiliz- dopo la parentesi horror, i più re-
di Filippo San Martino d’Agliè, con- zate dai pastori come ripari naturali. centi Non ho sonno, La Terza Ma-
sigliere di Madama. Sarebbe invece Può poi capitare di incontrare il dre, Ti piace Hitchcock e Giallo. Si-
Sant’Orsola a guidare dal Monviso a Guenillon di Loo, un piccolo folletto curamente la location più famosa
Superga 11.000 vergini fantasma mandriano, vestito normalmente di della città è Villa Scott, in Corso
che subirono il martirio. La leggen- rosso, che accompagna le mucche Lanza 57, costruita nei primi anni
da vuole infatti che Orsola, figlia di al pascolo, oppure il Barbaricciu, del 1900 e realizzata in stile liberty,
un re bretone, fosse stata concessa una sorta di folletto dalla barba ca- molto apprezzato dal regista. In
in sposa ad un re pagano di nome prina il cui unico scopo e spaventa- realtà la Torino “argentiana” è mol-
Aetherius, con la promessa che si re i bambini. to altro. Gli amanti del macabro-
sarebbe convertito alla fede cristia- scaramantico, possono così recarsi
na. Partita così con undici nobili Una Torino al binario 17 della Stazione di Porta
fanciulle (che diventeranno succes- color Argento Nuova, progettata da Alessandro
sivamente undicimila vergini per Una città “magica” come Torino Mazzucchetti, dove viene assassina-
un errore di trascrizione dell’iscri- non poteva non essere protagonista to, spinto sotto il treno, il dottor Ca-
zione di cui sopra) durante il suo nei film del regista thriller-horror labresi nel film il gatto a nove code
cammino incontrò l’orda degli Unni più famoso d’Italia: Dario Argento. o recarsi alla casa dell’assassino di 4
di Attila che le violentarono ed ucci- Il Maestro del Brivido afferma che mosche di velluto grigio, sito ad an-
sero. Se invece dei fantasmi voglia- per i suoi film Torino è “una città golo tra Via Collegno e Via Duches-
mo incontrare gli esseri fatati, defi- cinematograficamente perfetta”. Co- sa Jolanda, detto l’”angolo liberty”.
niti spesso “piccolo popolo”, non c’è me potrebbe essere altrimenti. Do- Portici e piazze diventano la corni-
che l’imbarazzo della scelta. La po il primo film, L’uccello dalle piu-
maggior parte di loro la tradizione me di cristallo, girato a Roma, ecco Sopra
vuole essere presenti nelle tre valli che i successivi tre capolavori del Eusapia Palladino (al centro) sembra far levita-
valdesi in provincia di Torino: la Maestro sono girati, anche se non re un tavolo durante una seduta spiritica

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ce ideale per strane disquisizioni do Rosso. Appaiono lì infatti i lavori in nome di un aristocratico distacco
nei film di Argento. Ecco così che di Enrico Colombotto Rosso, arti- di una pittura dell’anima nella quale,
sotto i portici di piazza Castello, nel sta surrealista torinese. Sgarbi, in come spiegava Bataile, c’è spazio an-
bar Mulassano, avviene la conversa- “Surrealismo Padano” lo definisce che per il male, per gli abissi dove
zione tra Tobias e il detective priva- “…Il più visionario, il più turbinoso, l’uomo rischia di perdersi senza pos-
to Arrosio nel film 4 mosche di vel- disperatamente solitario, luciferi- sibilità di riscatto…”. Enrico Colom-
luto grigio. Non può mancare una no….puro spiritualista estraneo a botto Rosso nasce a Torino (con il
visita alla Piazza CLN, accanto alla ogni contaminazione con la realtà, fratello gemello Edoardo) il 7 di-
statua del Po avvengono infatti mol-
ti dialoghi tra Marc e Carlo, prota-
gonisti del cult Profondo Rosso ed è
su tale piazza che si affacciano le
abitazioni dello stesso Marc e della
sensitiva Helga Ullmam, il cui por-
tone d’ingresso è in realtà un in-
gresso laterale della chiesa di San
Carlo. Nel film non possono man-
care cenni alla parapsicologia e ai
poteri occulti. Quale migliore sede
dunque per un Convegno sui sensi-
tivi se non il Teatro Carignano!
Una parentesi nella parentesi argen-
tiana merita l’autore dei quadri pre-
senti nel corridoio della casa della
sensitiva Ulmam del film di Profon-

Sopra
Piazza CLN di Torino in un fotogramma tratto
dal film Profondo Rosso di Dario Argento
Sotto
Villa Scott, altra location prediletta
da Dario Argento

47
Speciale Torino

cembre 1925 da madre toscana e gnoto. Numerose sue opere si trova- le di Pontestura dove ha lasciato più
padre ligure. Diventa subito uno dei no esposte a Villa Vidua di Conza- di 150 opere storiche che formano
protagonisti di spicco dell’ambiente no, nella sala consigliare del comu- una collezione museale unica.
pittorico torinese proponendo un’ar- ne di Camino e al Deposito Musea-
te complessa, oscura, i cui soggetti,
espressioni di morte e deformità,
sono fortemente influenzata dagli
ambienti tristi e plumbei della Tori-
no del primo Novecento e dalla sua
passione per il macabro. Le sue ope-
re diventano una esposizione di
drammi e terrore, di un mondo or-
rori fico e surreale che ha colpito
numerosi critici incuriositi dal mi-
stero che si cela dietro la sua opera:
un realismo visionario che sprofon-
da l’osservatore in un tuffo verso l’i-

In alto
Un'altra suggestiva veduta di Villa Scott-
Sotto
In questa e nelle pagine successive gli interni
di casa Enrico Colombotto Rosso, artista sur-
realista torinese, nella località di Camino

48
49
Speciale Torino

INFORMAZIONI PER IL TURISTA della riserva di caccia di Stupinigi, a soli Stupinigi, 104, nel comune di Orbassa-
11 km dal centro di Torino, in un perfet- no. Per contatti e prenotazioni.tel. 011
Molti sono i ristoranti storici o ospitati in to connubio di sapori, natura e raffina- 900 2581
luoghi di rilevanza artistica nel centro tezza. Trovate il ristorante nella Strada
storico di Torino. Tra questi segnaliamo
Il Ristorante La Badessa situato nello sto-
rico Palazzo Coardi di Carpeneto, nella
centralissima Piazza Carlo Emanuele II,
detta Carlina dai torinesi, si ispira al per-
sonaggio di una nobile badessa divenu-
ta famosa nell’800 per la sua bravura in
cucina. Una speciale carta è dedicata al
baccalà e allo stoccafisso, vero vanto del
locale, con piatti antichissimi ed introva-
bili. Si possono gustare anche vini, olio,
conserve e liquori tutti rigorosamente
prodotti in convento. Nella bella stagio-
ne un ampio spazio per desinare all’a-
perto si affaccia sulla bella piazza domi-
nata dal monumento di Cavour. Per
contatti e prenotazioni, tel 011 835940
Se volete uscire dal centro, una soluzio-
ne suggestiva è rappresentata dal Risto-
rante Le Cascine Immerso nella quiete

50
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per una più veloce evasione dell’ordine
Pollutri
e le Fave di San Nicola
di Nicoletta Travaglini

La leggenda vuole che a Pollutri, il santo, durante una forte carestia, disponendo
solo di poche fave, le moltiplicò, riuscendo a sfamare la popolazione

l culto di San Nicola è arrivato fine dei D’Avalos. Come abbiamo

I in Abruzzo attraverso il tratturo


L’Aquila – Foggia. Egli è patro-
no di Pollutri, graziosa cittadina
detto, la venerazione di San Nicola
giunge a Pollutri attraverso il trattu-
ro Magno o del Re, grazie anche a
abruzzese situata poco lontano da una reliquia consistente in una rap-
Vasto. Il suo territorio è attraversato presentazione del braccio del Vene-
dai fiumi Sinello e Osento, ed è am- rabile.
mantato da magnifici vigneti, uliveti La leggenda vuole che, a Pollutri,
e una volta anche da uno sterminato San Nicola, durante una forte care-
bosco, che parte viene riportata an- stia che aveva investito questo paese,
che dalle mappe catastali risalenti al- disponendo solo di poche fave, le
l’Unità d’Italia. Di esso oggi rimane moltiplicò all’infinito, riuscendo a
solo un piccolo pezzetto chiamato sfamare tutti!!
“Bosco di don Venanzio” e la “Quer- In ricordo di questo miracolo, la pri-
cia di San Nicola”, albero sacro dedi- ma domenica di maggio e il 6 di-
cato al Santo Patrono di Pollutri. cembre si celebrano delle cerimonie
Si racconta che un principe longo- che commemorano questo fatto pro-
Pollutri, Chieti, Abruzzo bardo voleva fondare una città nel digioso.
luogo dove avrebbe ritrovato il suo Le donne e quelli del comitato delle
adorato puledro perduto e, a quanto feste, dopo la raccolta, attraverso la
pare, lo ritrovò nel posto in cui oggi questua, del frumento con il quale si
sorge Pollutri, da qui forse l’etimo impasterà il pane di San Nicola, por-
del nome. Secondo altri, il suo nome teranno le piccole pagnotte al forno
deriva da un tempio dedicato a Pol- su lunghe tavole in equilibrio sulla
luce, altre fonti parlano di nome di loro testa.
derivazione greca che significa “ Il 6 dicembre, dopo la funzione reli-
molta acqua”. Esso fu un possedi- giosa, c’è la processione con il busto
mento dei Caldora, dei Capua ed in- del santo; nel pomeriggio, il rintoc-

52
Il bellissimo reliquiario in argento di San Nicola

53
In pagina
Una veduta dall'alto del borgo di Polllutri
e la piazza principale del paese
Sotto, una delle manifestazioni legate alla
leggenda di San Nicola

durante le cerimonie funebri, in


quanto esse contenevano l’anima
dei trapassati.
Le fave appartengono a quei sortile-
gi definiti “protettori”, in quanto
rappresentano la morte e la vita, in-
tesa come prosperità. Durante i riti
della Primavera, dedicati alla Ma-
gna Mater, esse sono il primo dono
di questa divinità, nonché, la prima
offerta dei morti ai vivi, oltre che il
segno della loro rinascita attraverso
la reincarnazione.
In molti riti orfici e pitagorici, si
evitava di mangiare fave perché
equivaleva a nutrirsi della testa dei
propri avi. Mangiare i defunti sotto
forma di fave, era come entrare a
far parte del ciclo delle reincarna-
zioni, nonché sottomettersi agli
enormi poteri della materia.
Durante i riti della Primavera, attra-
verso di esse che ci si metteva in
contatto con il mondo invisibile,
imperscrutabile, dell’oltretomba.
Presso i greci, questi legumi veniva-
no sia mangiati che usati come pal-
line per votare i magistrati.
Nelle società rurali abruzzesi, le fa-
ve, erano molto diffuse, in quanto,
rappresentavano il primo e deside-
co della campana della chiesa prin- spirituale e culturale, e per questo rato raccolto della nuova annata
cipale dedicata proprio al santo, il era chiamato anche Signore del agricola, opportuno per superare l’e-
cui suono scongiura le tempeste, si Grande Sapere. Il suo calderone, se- saurimento delle derrate alimentari
accenderanno le pire sotto sette, o condo alcune leggende, fu, poi,
nove , grossi calderoni contenenti le smembrato in 7 coppe più piccole.
fave e il paiolo che bollirà per pri- Le fave simboleggiano, in alchimia,
mo farà vincere il suo proprietario. il sale minerale ed evocano lo zolfo
Una volta cotte le fave verranno di- rinchiuso negli elementi.
stribuite insieme ai pani che porta- Questo legume è usato presso alcu-
no l’effige del santo e che verranno ni popoli come dolce tipico dell’Epi-
consumati per devozione e tradizio- fania, sostituito, a volte, da un pic-
ne, insieme al vino. colo pesce, simbolo del divino pres-
Questo rito potrebbe essere un anti- so le prime comunità cristiane.
co retaggio delle feste celebrate in Esse sono il pasto per eccellenza
onore del divinità celtica della ferti- della tradizione contadina, molto
lità Dagda. Secondo alcune leggen- consumato durante i lavori nei cam-
de, egli era il marito di Brigid o di pi e come buon auspicio per i ma-
una dea con tre nomi: Menzogna, trimoni, in quanto rappresentano la
Astuzia e Disgrazia. Egli possedeva prole maschile che verrà. In Italia,
un calderone prodigioso con il qua- infatti, simboleggiano l’organo ses-
le nutriva tutta la Terra, non solo in suale maschile.
senso materiale ma anche in quello Gli antichi, usavano questo legume

54
In alto
Una foto storica che mostra la cottura delle fave

dell’anno precedente e nell’attesa di aree rurali di montagna. mettendogli come Morfeo, divinità
quelle nuove che non erano ancora San Nicola è, inoltre, invocato a del mondo antico protettore dei so-
pronte. Questo periodo era chiama- Pollutri, per far addormentare i gni, che appariva sotto forma di
to la “Costa di Maggio” o di “Giu- bambini affinché, con il suo tocco persona conosciuta al dormiente,
gno”, particolarmente sentito nelle lieve abbassi loro le palpebre per- un dolce e tranquillo riposo!!

INFORMAZIONI TURISTICHE dachi e dei sotterranei si trovano dei materiali tra cui arenaria,
ciottoli di fiume, laterizi e tecniche costruttive simili alle tecni-
Il borgo di San Salvatore è sito nella parte più alta dell’abita- che costruttive del centro storico di Monteodorisio. Presso Pa-
to, ed è il fulcro del borgo fortificato del paese. Due porte lazzo Mucci è stato demolito un palazzo di cui, le pareti super-
erano ubicate verso la chiesa di San Rocco, la cosiddetta Por- stiti mostrano dei resti di muri antichi, delle nicchie alla cap-
ta da Piedi ed un’altra verso la chiesa della Madonna del Pia- puccina e due archetti a sesto acuto in mattoni
no, la cosiddetta Porta da Capo. Pollutri può vantare la presenza, nel
Finora non è stato possibile trova- suo territorio, del bosco di Don Ve-
re traccia di mura urbane, per via nanzio: un delicato e prezioso, oltre
delle costruzioni addossate alla che raro, esempio di bosco planiziare,
cerchia urbana a Nord. Tuttavia il verso il quale hanno rivolto la propria
borgo è costituito da passaggi, attenzione scienziati ed ecologisti, in-
sotto-portici, scalinate, vicoli cie- fatti il Bosco di Don Venanzio è uno
chi che possono essere delle solu- degli ultimi lembi di bosco planiziare
zioni viari anziché, piuttosto, del- della costa adriatica. Purtroppo quel-
le uscite di servizio. Le facciate lo che possiamo vedere oggi non è
delle case sono state ammoderna- altro che quello che resta di un bosco
te per tutto il XVII-XIX secolo, tut- molto più ampio ed esteso presso il
tavia, negli interni di cantine, fon- fiume Sinello.

55
URZULEI
Dove la Storia si
Confonde con la Leggenda
di Martina Lorrai

Scopriamo un territorio della Sardegna ricco di tradizioni e monumenti archeologici,


tra cui le celebri Tombe dei Giganti

rzulei è il paese più setten- termine andrebbe tradotto con “Dei

U trionale dell’Ogliastra. Conta


poco più di mille anime ed è
incastonato in un’amena vallata, co-
tempi di Ur”. V’è anche chi rapporta
la radice Ur all’Etrusco o al Nuragi-
co, mentre un’altra ipotesi è incen-
stantemente protetto dalla severa trata sulla forte rassomiglianza esi-
mole del Monte Gruttas, così chia- stente tra la lingua sarda e quella
mato per via delle numerose grotte parlata dal popolo dei Baschi (l’Eu-
che si aprono sulle sue pareti, simili skadi), ove UR-TZU-LE’ significa
a fauci spalancate o a dei portali che “luogo di acqua fredda” (informazio-
conducano ad altri mondi. ne tratta dal libro Gli Antichi Sardi
dei Bronzetti Nuragici di F. Bruno
Le origini Vacca).
A prima vista sembra che il paese, L’unico dato certo è che il toponimo
ad eccezione delle sue antiche chie- Orkulè o Orcqullé era presente su
se, non abbia molto da offrire, ma in una campana del 1556 che si trovava
realtà tra le sue vie immerse nel si- nella chiesetta di Sant’Antonio, fino
Urzulei, Ogliastra, Sardegna lenzio, e soprattutto tra le montagne a quando non venne rifusa nel 1954,
che forgiano il Supramonte, si cela- inoltre il nome Ursule compare già
no segreti millenari di cui solo in nel 1117 nell’opera Leggenda Sanctis-
pochi sono a conoscenza. simi praesuli Georgii suellensis.
La stessa origine del toponimo è in- Il Supramonte di Urzulei è frequen-
certa, dato che al riguardo vi sono tato dall’uomo fin da epoche remote:
diverse scuole di pensiero; secondo il compianto archeologo Giovanni
alcuni studiosi il nome Urzulei deri- Lilliu elencava 29 siti archeologici,
verebbe dal greco Urthula (la salsa- ventisette dei quali risalirebbero al-
pariglia), altri invece propendono l’età nuragica e uno all’epoca roma-
per un’origine sumera e in tal caso il na, inoltre nella Grotta Morroccu,

56
Tomba dei Giganti S'Arena Fennau

57
che si affaccia sulla Codula Ilune, è di orchi, il cui membro più anziano Voragine che non deve essere confu-
stato rinvenuto un vaso datato al era cieco, ma anche una fanciulla di sa con quella che si apre a Campu
2600 a. C. circa, ora conservato al nome Mariedda, accolta da quelle Oddeu, sul Monte Gruttas, ove se-
Museo Archeologico Nazionale di creature perché sola e orfana. Un condo la tradizione San Giorgio, ve-
Nuoro. La scoperta che ha reso fa- brutto anno, una carestia costrinse scovo di Suelli, scagliò un drago che
moso il paese agli appassionati di gli orchi a lasciare la propria dimora infestava la zona. Alcuni studiosi du-
archeologia è tuttavia quella del per andare in cerca di cibo, così nel- bitano che il santo sia realmente esi-
bronzetto noto come “La Madre la caverna rimasero solo Mariedda e stito, e ipotizzano che la sua lotta
dell’Ucciso”. Erroneamente, poiché il vecchio cieco. Questi decise di con il drago non rappresenti altro
recenti studi tendono a considerare mangiare la fanciulla, ma ella lo uc- che la vittoria del Cristianesimo sul
l’opera non una madre col figlio cise e fuggì via, certa che gli altri or- Paganesimo, ma il suo culto è forte-
morto in grembo, bensì una rappre- chi le avrebbero dato la caccia. mente attestato in Sardegna fin da
sentazione della Dèa Madre che ri- Durante la fuga incontrò un concia- epoche remote e a Urzulei circolano
corda la celebre Pietà di Michelange- tore di pelli di nome Brinzi, che le molte storie sulla sua visita. Si narra,
lo. Il bronzetto è esposto al Museo avvolse delle pellicce di coniglio at- ad esempio, che San Giorgio, che del
Archeologico di Cagliari, ma venne torno ai piedi per celare il suo odore. paese è il patrono, ridonò la vista a
rinvenuto in una caverna che si apre La giovane ringraziò e riprese la cor- un cieco e che col suo bastone colpì
sulla parete del Monte Gruttas, pro- sa, ma quando uno degli orchi, sapu- per tre volte una roccia, dalla quale
prio sopra il paese, una vera e pro- to quel che aveva fatto Mariedda, tosto scaturì una sorgente, ove gli
pria grotta santuario chiamata “Rut- giunse davanti alla dimora di Brinzi abitanti della zona si recano tutt’oggi.
ta ‘e S’Orcu”, “Grotta dell’Orco”. e lo interrogò, questi gli indicò la di-
rezione opposta. Una volta carpito
La leggenda dell’orco l’inganno, il bestione afferrò lo sven- In pagina
Narra la leggenda che, secoli addie- turato e lo scagliò in una voragine, Panorama di Urzulei
tro, nella grotta vivesse una famiglia “Sa Nurra ‘e Brinzi”, visibile tutt’ora.

58
In alto
Tomba dei Giganti Sa Carcara
In basso
Pischina Urthaddala

to in comune con quelli caratteriz-


zanti la celtica festa di Imbolc. Al-
tro retaggio pagano cristianizzato
ancora ben vivo a Urzulei è l’accen-
sione dei fuochi in onore di San
Giovanni Battista la sera del 24 Giu-
gno nei vari rioni del paese, che de-
rivano dai falò accesi dagli antichi
in occasione del Solstizio d’Estate, e
la questua in onore delle anime dei
defunti portata avanti dai bambini
il mattino del Primo Novembre: es-
si girano di casa in casa al grido di
Culto e fuochi sacri zioso dipinto risalente al 1633 raffi- “As Animas”, ricevendo in cambio
A San Giorgio è dedicata una delle gurante Sant’Antonio insieme a tre dolciumi e se si è fortunati anche
tre chiese del paese, risalente al angeli e Gesù Bambino. Nel sagrato qualche moneta. Proprio come nei
XIV°-XV° sec., alla quale una volta del tempio, ogni anno la sera del 16 Paesi Anglosassoni accade durante
era annesso il cimitero di cui ora Gennaio i fedeli accendono il falò la notte di Halloween, a sua volta
non resta più niente, se non il ricor- (che a Urzulei viene chiamato Su erede della celtica Samhain…
do ancora ben vivo negli anziani. Mullone) in onore di Sant’Antonio Inoltre, la maschera carnevalesca di
Le altre due chiese sono dedicate a Abate, in verità perpetuazione di ri- Urzulei, recentemente scoperta do-
San Giovanni Battista (XV°-XVI° tuali ben più antichi di evidente po un oblio che perdurava fin dal
sec.), ora chiusa in attesa di restau- matrice pagana, tesi a invocare il ri- 1921, è chiamata Su Maimone. Trat-
ro, e a Sant’Antonio da Padova torno della primavera dopo i rigori tasi di un fantoccio seduto su un
(XV° sec.), ove è conservato un pre- dell’inverno, rituali che hanno mol- asino che viene condotto in giro

59
per il paese chiedendo vino, scim- Tradizioni ancestrali In pagina
miottando l’esattore delle tasse. Tut- Dopo il Carnevale a Urzulei, come Tasso tra i più antichi d'Europa
tavia quella di Su Maimone è una in tutta l’isola, fervono i preparativi In basso, Concio trapezoidale a dentelli da-
figura ancora più antica e presente per la Pasqua. All’inizio della Qua- vanti alla Tomba dei Giganti S'Arena 1
un po’ in tutta la Sardegna: si ipo- resima, le donne preparano Su Nen-
tizza che rappresentasse una divi- niri (dal termine mediorientale Santo, Su Nenniri viene portato in
nità fluviale che dopo una processio- Nenneru, la Luna), un piatto o un chiesa, e sistemato accanto alla rico-
ne veniva lasciata sul letto di un fiu- vaso che viene riempito di terra e struzione del Sepolcro di Gesù Cri-
me per invocare la pioggia. Altri stu- semi di grano, orzo o lino, poi siste- sto: i germogli rappresentano la ri-
di riconoscono in questa figura il re- mato in un luogo buio e asciutto e nascita dall’oscurità della terra.
taggio di misteriosi rituali dionisiaci. innaffiato regolarmente. Il Giovedì Quest’affascinante rituale però pre-
cede di gran lunga l’arrivo del Cri-
stianesimo: i seguaci di Adone, dio
della vegetazione, erano soliti pre-
parare “i Giardini di Adone” in oc-
casione dell’Equinozio di Primave-
ra, per celebrare il risveglio della
Natura dopo il lungo letargo inver-
nale. La stessa cerimonia di “S’In-
contru” (l’incontro tra Gesù e sua
madre Maria), la mattina di Pasqua,
ricorda un rituale dell’antico Egitto,
ove si festeggiava l’incontro tra Isi-
de e suo marito Osiride dopo la
morte di quest’ultimo ad opera di
Seth, come spiegato nel libro Shar-
dana-I Calcolatori del Tempo: a Ur-
zulei la statua della Madonna vesti-
ta a lutto viene condotta in proces-
sione dalle donne; contemporanea-
mente parte anche una seconda

60
processione cui prendono parte so- gli anziani, ben consapevoli di Qualche studioso considera l’ucci-
lamente gli uomini e che attraversa quanto stava accadendo, accettasse- sione dei vecchi solo un mito o il re-
vie differenti: i due cortei si incon- ro il loro destino talvolta col sorriso taggio di antichi sacrifici pagani ri-
trano infine nella piazza principale sulle labbra, quest’ultimo forse do- salenti a epoche remote, ma ogni
del paese, dove alla Madonna viene vuto a un effetto collaterale causato leggenda ha sempre un fondo di ve-
fatto indossare il velo bianco, per dall’ingestione di particolari erbe rità, così il drago sconfitto da San
poi proseguire tutti insieme fino in tossiche atte a rendere meno trau- Giorgio potrebbe essere stato un
chiesa. matico il trapasso; questa crudeltà grosso rettile che anticamente infe-
Altre tradizioni sono invece andate ebbe termine quando un genitore stava la zona, o gli orchi il ricordo
perdute, come quella di prelevare fece capire al figlio che dopo molti del popolo dei giganti che secondo
dodici teschi dall’ossario nei periodi anni gli sarebbe capitata la stessa co- alcuni studiosi indipendenti avreb-
di siccità per affogarli nel fiume, fi- sa; così il giovane lo ricondusse in bero popolato la Sardegna in epoca
no a quando non fosse arrivata la casa, dove il vecchio poté continua- prediluviana…
pioggia; o come quella di gettare gli re a dispensare i suoi saggi consigli
anziani da una rupe nei pressi del forgiati da anni e anni di esperien- S’Arena Fennau
paese chiamata Muccidorgiu. Si di- za. Pare che Muccidorgiu si trovasse e i nuraghi
ceva infatti che, quando un uomo nei pressi del rione Mideri, e non Lasciando il centro abitato di Urzu-
diventava troppo vecchio, veniva lontano doveva trovarsi anche il lei, una strada stretta e tutta curve
considerato un peso per la famiglia, luogo dove i condannati a morte ve- ci permetterà di raggiungere Cam-
e perciò il figlio maggiore se lo cari- nivano giustiziati tramite impicca- pu Oddeu, e da lì dirigerci verso Te-
cava sulle spalle per condurlo alla gione, donde il nome di Cuccuru ‘e levai, in cui sono stati rinvenuti i re-
rupe gettandolo nel vuoto. Pare che Furcas. sti di un avamposto romano, supe-
rato il quale si arriverà alla piana di
S’Arena Fennau, dove si trova uno
dei siti archeologici più affascinanti
del Supramonte. Qui sorgono due
Tombe dei Giganti risalenti alla fine
del Bronzo Medio ma in uso fino al
900 a.C, entrambe restaurate dopo
esser state fatte oggetto dell’attenzio-
ne dei tombaroli ed entrambe con
la caratteristica forma di protome
taurina o chiglia di nave rovesciata
(recenti studi rassomigliano questi
monumenti anche agli organi ripro-
duttivi femminili) con l’esedra a
mezzaluna. Davanti alla prima tom-
ba, si trova un blocco trapezoidale
con tre solchi paralleli tra loro inci-
si sulla sommità: secondo alcuni ar-
cheologi, inizialmente doveva esse-
re sistemato sopra l’architrave, ma
la funzione delle scanalature è anco-
ra ignota, benchè qualcuno abbia
azzardato che potessero servire a
contenere le offerte o a sostenere
dei betilini. Il corridoio tombale mi-
sura 15,50 m. ed è rivolto ad Est. La
seconda tomba, sita pochi metri più
a Sud è leggermente più piccola: al-
le loro spalle svetta imponente e so-
litaria la mole di Monte Novo San
Giovanni, in territorio di Orgosolo,
preceduta dal Nuraghe Perdeballa,

Sopra
Dipinto del 1633 conservato nella chiesa
di Sant'Antonio
Sotto
Chiesetta di San Basilio, località Mannorri

61
purtroppo in cattivo stato di conser- trepidi che vogliano esplorare la In pagina
vazione, che sovrasta fiero la selvag- Gola di Gorroppu, il canyon più Su Mullone per Sant'Antonio Abate
gia Codula de Sa Mela. profondo d’Europa, o la misteriosa
Il nuraghe è raggiungibile con una Pischina Urthaddala, vera e propria
breve camminata, e sorge a 1057 m. piscina naturale celata all’interno di che sorgono nei pressi dell’albero di
d’altezza; ai suoi piedi si trovano i un’alta caverna con ripide pareti, il tasso tra i più antichi d’Europa. Pro-
resti delle capanne di pietra del vil- soffitto coperto di stalattiti tra le babilmente, anche la pianta, sopran-
laggio. La costruzione è formata da quali si annidano i pipistrelli, silen- nominata “Albero della Morte” per
grossi, candidi blocchi di calcare ed ziosi guardiani di questo magico la velenosità delle sue foglie, dei ra-
è di tipo misto, in quanto composta luogo che, secondo la leggenda, sa- mi e del fusto (gli antichi Sardi con
sia da ambienti a corridoio sia da rebbe infestato dal fantasma di una alcune parti del tasso preparavano
ambienti a tholos, ovvero a falsa vol- donna, tale Maria Merriola, che ave- infusi per provocare aborti), era sa-
ta. Vestigia del remoto passato va un ovile proprio da quelle parti. cra già per gli antichi frequentatori
(Tombe dei Giganti, capanne, etc.) La donna vendeva il latte delle sue del luogo. Non distante si trova an-
sono sparse un po’ su tutta la piana pecore agli abitanti di Urzulei, ma che una grotticella funeraria scavata
e la vallata, perlopiù distrutte dai prima era solita recarsi a Urthadda- nella roccia.
tombaroli a caccia di tesori: Urzulei, la per annacquarlo all’insaputa dei Tracce di una remota presenza del-
così come la Sardegna intera, è uno clienti. Un giorno però il servo di l’uomo si trovano anche nella cele-
scrigno di meraviglie che purtrop- Maria scoprì l’inganno, e corse a ri- bre Gola di Gorroppu: vicino al la-
po non vengono valorizzate e tutela- ferirlo ai pastori che, accecati dall’i- ghetto (il primo dei tanti di quel
te a dovere e che troppo spesso so- ra, afferrarono la donna e l’affogaro- grandioso anfiteatro di pietra chiaz-
zato in primavera dal rosa degli
oleandri in fiore) noto come “Sa
Giuntura” è stata scoperta una fuci-
na ove venivano fusi i bronzetti, ma
resti di nuraghi e capanne sorgono
un po’ in ogni dove, spesso ben na-
scosti nei boschi o mimetizzati tra
le pietre forgiate dalle mani di Ma-
dre Natura e che d’inverno vengono
modellate dalla furia delle acque del
Flumineddu, il fiume che scava la
gola e che d’estate scompare quasi
del tutto.
Su Gorroppu circolano diverse leg-
gende; secondo una di queste la go-
la venne creata da un fulmine sca-
gliato da Dio in persona, che ha vo-
luto così salvaguardare gli abitanti
di Urzulei dalle scorribande dei vi-
cini Orgolesi. Si diceva inoltre che
nel canyon fosse possibile incontra-
no alla mercé di individui avidi di- no nella pozza. Il suo fantasma si re Su Diaulu (il Diavolo) per ven-
sposti a tutto pur di arricchirsi, sen- troverebbe a Urthaddala ancora og- dergli l’anima, dato che in un posto
za mostrare alcun rispetto nei con- gi, sempre intento ad annacquare il così sperduto e selvaggio trovereb-
fronti di un passato grandioso e latte. bero rifugio fantasmi, spiriti malva-
millenario. E quando non ci sono i Altra tradizione vuole che nei pressi gi e demoniaci e delle creature di-
tombaroli, ci pensano gli incivili ad della marmitta sorgesse anticamen- spettose chiamate Sos Drullios, sor-
insozzare il Supramonte coi loro ri- te un santuario legato al culto delle ta di trolls (anche il nome ricorda
fiuti. Nella voragine di Campu Od- acque (in tal caso Maria non po- molto i mostriciattoli scandinavi)
deu, ho potuto osservare addirittu- trebbe essere stata in realtà una sua che si divertirebbero a rapire il be-
ra la rete di un materasso incastrata sacerdotessa o la personificazione stiame ai pastori della zona, e a gio-
in profondità nella roccia, insieme a della divinità demonizzata con l’ar- car loro ogni sorta di brutto tiro.
spazzatura di ogni tipo… rivo del Cristianesimo?), ma se ciò Anche in questo caso, i Sos Drullios
corrisponda o meno a verità non è potrebbero rappresentare il retaggio
La Gola di Gorroppu dato saperlo, in quanto non sono di antiche divinità pagane demoniz-
e la Pischina Urthaddala mai stati fatti scavi atti a svelare l’ar- zate dai primi cristiani.
Da Campu Oddeu è possibile rag- cano. L’unica cosa certa è che, lungo V’è in Ogliastra un’altra località fa-
giungere anche sos cuiles (le tipiche il sentiero per Pischina Urthaddala, mosa perché teatro di scambi di
capanne dei pastori) di Sedda Ar sono visibili i resti di una Tomba anime tra ingenui mortali e il Dia-
Baccas, base di partenza per gli in- dei Giganti (località “Sa Carcara”), volo: si tratta del tacco solitario di

62
Perda Liana, in territorio di Gairo; Genna Silana, dalla località Ghenna ti scoperti i pochi ruderi del mona-
secondo i racconti nelle notti di lu- ‘e Petta è possibile raggiungere il vil- stero di Sant’Aronau, fondato dai
na crescente le streghe, i demoni e laggio di Or Murales, che domina monaci benedettini di San Cassino.
gli spettri si riunivano ai piedi del dall’alto il canyon scavato dal fiume V’erano inoltre i villaggi di Muros,
monte per celebrare i sabba, e chi Codula Ilune: da lassù, la vista spa- Eltili e Arrali. Pare che quest’ultimo
voleva vendere la propria anima in zia fino al mare lontano, mentre i fosse infestato dagli spiriti, e che
cambio di ricchezze materiali non blocchi calcarei di cui sono formate scomparve nel Medioevo in seguito
doveva far altro che recarsi lì dopo le capanne si confondono col verde a una maledizione scagliata da una
il tramonto: anche in questo caso, dei lecci e dei ginepri del bosco cir- jana (fata), dopo che un giovane del
c’è una recente demonizzazione di costante. Secondo gli archeologi, il luogo le aveva rubato un pezzo del
rituali più antichi, poiché secondo villaggio risalirebbe al periodo nu- suo telaio d’oro.
molti studiosi proprio qui si riuniva ragico, datazione che però viene Il villaggio più famoso è di certo
la tribù nuragica degli Iliensi. messa in dubbio da molti loro colle- Mannorri, che sorgeva tra Urzulei e
Tornando a Gorroppu, gli anziani ghi, che tendono ad associare Or Talana; secondo quanto narrano gli
di Urzulei narrano che in inverno, Murales all’Età del Ferro, dato che anziani di Urzulei, Mannorri scom-
da un punto della gola sia possibile le capanne non si sviluppano attor- parve tra il 1755 e il 1780 in seguito
ammirare le stelle persino in pieno no a un nuraghe centrale più gran- a una sanguinosa faida provocata
giorno: ciò probabilmente è dovuto de. dall’amore non corrisposto di un
a un gioco di luci dovuto ai raggi Il Supramonte abbonda di località giovane, Giuanni Ndentiu (si dice-
del sole, capaci di penetrare in fon- in cui una volta sorgevano villaggi, va che fosse nato con tutti i denti o
do al canyon, ove si riflettono sui a dimostrazione che quelli che i Ro- che li perdesse ogni tre mesi) nei ri-
laghetti e da lì sulle altissime, ripide mani chiamavano Montes Insanes guardi della fanciulla più bella del
pareti. (Monti Pazzi) non erano così ino- paese, Dominiga Cicilloi: l’innamo-
spitali e inadatti alla vita: fino al rato osò baciare Dominiga mentre
Villaggi antichi 1700 in località Siddie si trovava un usciva di chiesa in un giorno di fe-
Ma Gorroppu non è l’unica porta villaggio in cui nel Medioevo si di- sta, di conseguenza i parenti di lei,
da varcare per cercare di carpire i sputava una corsa di cavalli simile decisi a vendicare l’onta subìta, mi-
segreti del Supramonte. Percorren- alla celebre Ardia di Sedilo. A Tele- sero mano alle armi dando inizio
do la S.S. 125, superato il valico di tottes, nel cuore della Codula di Lu- alla guerra: Giuanni fu il primo a
na, sorgeva invece il borgo di Olefa- morire (secondo una versione del-
In basso ni, scomparso nel Medioevo; e re- la storia venne trovato impiccato),
Ovile Gurthaddala, località Sedda ar Baccas centemente, nei pressi dell’antica mentre la ragazza morì di dolore
strada Orientalis Romana, sono sta- tra le braccia della madre o si gettò

63
Mediterraneo. A Urzulei sono stati
scoperti ben sei bronzetti, e non so-
no rari i ritrovamenti di cocci e va-
sellame nelle numerose gole che
punteggiano le montagne. Un’anti-
chità che ancora scorre nelle vene
dei suoi fieri abitanti, dato che in
paese perdurano tradizioni le quali
origini, perlopiù di matrice pagana,
si perdono nella notte dei tempi:
dai Fuochi di Sant’Antonio a quelli
di San Giovanni, dai riti della Setti-
mana Santa alle Attitadoras, che co-
me le prefiche dell’antico Egitto in
caso di lutto si recano nell’abitazio-
ne del defunto per piangerlo e can-
tarne le lodi.
E ancora, i rituali matrimoniali che
persistevano fino a pochi decenni
l’unica ad essere stata ricostruita in addietro, tutti improntati ad assicu-
In alto tempi recenti: ogni anno, a giugno, rare fertilità alla coppia, le pietanze
Processione verso l'antica chiesa di San Giorgio in occasione della festa di San Basi- e il pane tipico che viene chiamato
lio gli abitanti di Urzulei portano la su piggiolu, forse risalenti addirittu-
statua del santo (caricata su un car- ra ai tempi dei Nuragici. Infine, i
da una rupe, mentre i pochi super- ro a buoi) dal paese alla chiesa di gioielli che riprendono simbologie
stiti fuggirono dal paese, recandosi Mannorri con una suggestiva pro- apotropaiche e fertilistiche, i costu-
a Talana e soprattutto Urzulei, dove cessione, per il resto del borgo è ri- mi tradizionali, l’artigianato, il can-
è ancora vivo il detto: “In sa idda ‘e masto ben poco, anche se delle to a tenore, sa murra… Urzulei è
Mannorri falat su sambene che a er- campagne di scavo potrebbero ri- un piccolo scrigno di ricchezze ge-
riu”, ovvero “Nel paese di Mannorri servare molte sorprese, proprio co- losamente custodite dalle sue mon-
scorre il sangue come un fiume”. me nel resto del territorio, che non tagne severe e dalla fitta vegetazio-
era così sconosciuto agli antichi co- ne, e che tuttavia attendono solo
Chiese e rituali me potrebbe sembrare, dato che d’essere riportate alla luce, studiate
A Mannorri sorgevano tre chiese: molti riti sono straordinariamente e valorizzate come meritano, in mo-
quella di San Tommaso, quella del- simili a quelli ancora vivi tra le po- do che ciò che ancora oggi potreb-
l’Angelo (cui una volta era annesso polazioni celtiche e nel Nord Euro- bero insegnarci non vada perduto
il cimitero) e quella di San Basilio, pa, come anche nei Paesi a Est del per sempre.

SOGGIORNARE A URZULEI

Immerso in un contesto naturalistico aspro e selvaggio, vivacizzato in primavera dalla fioritura della peonia e addolcito dagli
intensi profumi del rosmarino e del timo: l’Hotel Gorropu, 3 stelle di nuova costruzione che, data la sua altitudine di oltre
1000 metri slm, costituisce una vera e propria finestra dalla quale è possibile ammirare i Cinque Supramonti: quelli di Urzu-
lei, Baunei,Orgosolo, Dorgali e Oliena. La posizione strategica ne determina la sua unicità, costituendo una meta ambita per
gli amanti del trekking naturalistico e una ideale base di partenza per le escursioni e le spedizioni speleologiche nelle bellissi-
me grotte presenti nel Supramonte. Dall’ampia sala ristorante si domina uno sconfinato scenario di montagne calcaree e fitti
boschi, che offrono lo spettacolo più esaltante nella famosa Gola di Gorropu, (il canyon più profondo d’Europa con pareti di
oltre 450 metri) e nella Codula di Luna (ac-
cesso paesaggisticamente privilegiato per la
famosa Cala Luna). Nel ristorante, aperto an-
che al pubblico e non solo agli ospiti dell’al-
bergo, si possono gustare i piatti tipici della
gastronomia locale, realizzati seguendo la ge-
nuinità delle antiche ricette tradizionali. L’Ho-
tel Gorropu dispone di 36 camere dotate di
tutti i comforts e arredate in maniera semplice
e tradizionale secondo lo stile stile sardo. L’Ho-
tel si trova nel Comune di Urzulei, in località
Ghenn’e Silana, al Km.183 della S.S.125. Tel.
347 1398399; 340 2278332

64
Le Due Vie dello Spirito
a Bologna
di Gerardo Lonardoni

Nel cuore del centro storico, sorgono le cosiddette “sette sorelle”, meravigliose chiese
medievali, tra le quali, quella del Santo Sepolcro ne è il fulcro simbolico

a millenni si parla e si scrive Le sette chiese


D delle due vie dello spirito:
quella exoterica, riservata alla
massa dei non-iniziati, e quella eso-
Nel pieno centro della città, in piaz-
za Santo Stefano, sorge un notevole
complesso di chiese medievali – lo-
terica, riservata ai discepoli, a “colo- calmente sono chiamate “le sette
ro che imparano”. Benché come sap- chiese” – architettonicamente e sim-
piamo la Chiesa attuale non ammet- bolicamente collegate fra loro. L’ele-
ta l’esistenza di questa bipartizione, mento centrale di queste “sette chie-
vi sono diversi brani nei Vangeli in se” è la chiesa del Santo Sepolcro, la
cui si legge chiaramente che Cristo più interessante e la più antica. Sorge
parlava in parabole al pubblico, “per- direttamente su un antico “iseo” –
Bologna,Emilia Romagna ché vedendo non vedano e udendo tempio di Iside – di cui si conserva
non odano” (Mt 13,13; Lc 8,10); la lapide dedicatoria Dominae Isidi
mentre in privato insegnava ai suoi victrici, “alla Signora Iside vincitrice”.
discepoli a chiare lettere. Una grata sul pavimento all’interno
La differenza fra le due vie nell’ambi- della chiesa mostra ancor oggi dove
to del cattolicesimo “ortodosso” è scorre l’antica sorgente consacrata al
mostrata per simboli, ma in modo culto isiaco.
chiaro, in uno straordinario monu- Il simbolismo numerologico si affac-
mento medievale collocato all’inter- cia alla nostra vista fin dal primo
no della chiesa del Santo Sepolcro a sguardo all’edificio. Esternamente la
Bologna. chiesa si presenta nella forma dell’ot-

66
In pagina
L'impressionante pulpito all'interno della basilica del Santo Sepolcro, a Bologna

67
tagono, caratteristica di tutti i batti- bi-Amr Allah “il Pazzo” nel 1009
steri cristiani; la presenza della fon- d.C.; il tempio felsineo è una costru- In pagina
te isiaca agevolava tale funzione del- zione a cupola, fatta di anelli con- Piazza Santo Stefano a Bologna dopo il tra-
l’edificio. Ma all’interno notiamo un centrici di mattoni, al cui centro monto
anello circolare composto da dodici sorge la grandiosa edicola in cui fi-
colonne, sette delle quali sono abbi- no all’anno 2000 furono sepolte le
nate: a una colonna in marmo di spoglie di San Petronio, patrono mella al centro mostra l’Angelo se-
epoca romana è affiancata una in della città. Ed è proprio questa edi- duto sul sarcofago aperto, che fa
mattoni di età medievale. Altre cin- cola-mausoleo che costituisce l’og- cenno come per dire: “Colui che
que, più grosse, sono singole. getto del presente studio. cercate non è più qui”; l’ultima a de-
Vediamo quindi il simbolismo del Il monumento è di dimensioni im- stra mostra i soldati romani addor-
numero sette – numero dei pianeti ponenti e di forma irregolare; sorge mentati accanto al sepolcro.
dell’antichità – affiancarsi all’inter- al centro della chiesa ma spostato Al vertice del monumento svetta
no del tempio a quello del dodici, ad ovest. Si presenta con una faccia- una grande croce, posta in asse con
numero dei discepoli di Cristo non ta lineare a chi osserva l’ingresso il centro della cupola sovrastante. Si
meno che dei segni zodiacali. Il nu- della tomba di San Petronio, men- accede alla sommità dell’edicola at-
mero otto è invece collegato alla tre la parte posteriore è una sorta di traverso una scalinata fiancheggiata
morte e alla resurrezione: perfetta- poligono a cinque lati. da una balaustra con colonne ben
mente consono ad un ambiente in Sulla facciata si vede in basso l’in- lavorate; ed è proprio tale scalinata
cui si battezzava – rito della nascita gresso al sacello di San Petronio, a costituire l’elemento centrale del
– ma dedicato alla morte e resurre- mentre sul lato sinistro per chi os- simbolismo della due Vie, come su-
zione di Cristo. serva c’è un piccolo portico su cui bito illustreremo.
insiste un balcone, sui fianchi del
La chiesa quale sono scolpiti i simboli dei Il mausoleo
del Santo Sepolcro quattro evangelisti. Sopra l’ingresso e la balaustra
La chiesa del Santo Sepolcro bolo- al sacello si trovano tre formelle Per salire alla balaustra superiore,
gnese fu costruita a imitazione del- scolpite, le cui immagini rappresen- che domina l’intero monumento e
l’Anastasis, il sepolcro di Cristo in tano episodi del Vangelo collegati su cui svetta la croce, bisogna per-
Terra Santa, edificato dall’imperato- alla sepoltura di Cristo: la prima a correre una scalinata laterale. Ma il
re Costantino e raso purtroppo al sinistra raffigura “le pie donne” da- punto interessante è che, dalla base
suolo dal califfo fatimide Al-Hakim vanti al sepolcro di Cristo; la for- del monumento, sono due le scali-

68
nate che partono verso l’alto; ma
una sola vi giunge.
Una prima balaustra infatti inizia
dalla parte posteriore del lato sini-
stro del monumento ed è sovrastata
da un porticato: si sale agevolmente
all’ombra del portico, ma non si
giunge alla sommità del mausoleo.
Dopo un breve tratto infatti l’ascesa
si interrompe sul balcone che si ve-
de sul lato sinistro della facciata del
monumento e che sovrasta un pic-
colo portico su cui campeggiano i
simboli scolpiti dei quattro evange-
listi.
Una seconda balaustra nasce invece
dalla parte posteriore del lato de-
stro del mausoleo; a fianco del ter-
zo scalino, dove inizia il corrimano, Per chi vuole un cammino agevole studiato: sotto il balcone c’è un pic-
sulla colonnina è posta la superba e verso le verità offerte dalla religione colo portico aperto al pubblico de-
minacciosa immagine scolpita di tradizionale, l’accesso è a sinistra gli uditori. Se deciderà di prendere
un leone con le fauci spalancate. La sotto il porticato. La strada è facile gli ordini o di incamminarsi lungo
salita è ripida e lunga, e termina e breve, e sfocia sul balcone-pulpito la via del sacerdozio sarà un prete
soltanto alla sommità superiore del con i simboli dei quattro evangeli- molto ascoltato nei suoi sermoni,
monumento, all’ombra della croce e sti: è la sapienza offerta dai dogmi e
in corrispondenza del punto centra- dalle Scritture, come il libro per ec- In pagina
le della volta a cupola. cellenza, la Bibbia. Chi apprende ta- La chiesa di San Vitale e Agricola
Il simbolismo delle due vie, rac- le sapienza potrà poi predicare ad e la Basilica diSanto Stefano
chiuso nella doppia balaustra, è tra- altri quanto ha capito e ospitarli al- In basso, la cupola della Basilica
sparente. l’ombra delle Sacre Scritture che ha del Santo Sepolcro

69
fronto col Guardiano e nella succes-
siva lunga ascesa potrà giungere al
centro stesso di sé e dell’universo,
“transumanando” lungo l’asse verti-
cale rappresentato dalla Croce. L’ini-
ziato ha concluso il percorso di
morte e rinascita nello Spirito e la
palingenesi è compiuta; il simbolo
che lo rappresenta nei Tarocchi è il
Mondo.
Non a caso, il mausoleo è posto al
centro della chiesa del Santo Sepol-
cro: nella Passione di Cristo infatti
la religione cattolica custodisce il
mistero della morte e resurrezione.
L’arduo cammino dell’uomo-dio,
unico e irripetibile per il cristianesi-
mo exoterico, per il cristianesimo
esoterico è invece la via che deve
percorrere ogni vero ricercatore del-
lo spirito. Come gli antichi Gnostici
un frate carismatico e solenne op- croce gli indica la via verso la Tra- infatti, deve morire al mondo este-
pure un arguto teologo. Ma il suo sfigurazione: qui il ricercatore che riore e alla vita profana, per rinasce-
sapere non andrà mai oltre il dog- avrà purificato se stesso nel con- re nello Spirito al centro di se stesso.
ma esteriore: il simbolo che lo rap-
presenta è l’Eremita dei Tarocchi.
Tutt’altra via dovrà invece percorre- LA SOSTA IN TEMA
re chi non si accontenta del sapere
dogmatico, ma vuole giungere alla Il mercato dell’antiquariato di piazza santo Stefano raccoglie un centinaio di
vera Conoscenza: la salita rappre- espositori da tutta la regione e non solo. È ormai un’istituzione per i bolognesi e
sentata dalla balaustra sul lato de- per quanti vengono a Bologna appositamente dal circondario. Il mercato è mol-
stro, lunga e impervia. Fin dai pri- to raffinato e offre una grande varietà di oggetti ed elementi di arredo per tutte
mi scalini si troverà davanti il leone le tasche. È un’occasione di grande interesse per trovare qualcosa di speciale e
dalle fauci spalancate, monito solen- insolito con cui adornare la casa, ma ricordate che si effettua solo la seconda do-
ne a chi vorrebbe salire al vertice: il menica e il sabato precedente di ogni mese
Guardiano della Soglia di tutti gli Proprio in questa atmosfera medievale, a due passi dalle sette chiese, potrete de-
antichi Misteri, pronto a divorare gustare i piatti tipici dell’antica tradizione gastronomica bolognese nel Ristoran-
chi s’avventura verso la scoperta di te La Cesarina. Si tratta di un locale storico bolognese, dove sono stati inventati
sé senza esserne degno. Non ci sarà i tortellini alla panna. L’ambiente elegante, cordiale ed accogliente, offre inoltre
un porticato a proteggerlo nella dif- un ampia scelta di vini, spumanti e dessert. Il locale è dotato di aria condizionata
ficile ascesa e a ripararlo dalle in- e veranda estiva. Il posto ideale per trascorrere splendide serate, pranzi d’affari e
temperie, né un libro sacro a indi- cene romantiche. Lo potete trovare in Via Santo Stefano 19/B, tel. 051 232037. I
cargli il cammino: i simboli dei giorni di chiusura sono Lunedì e Martedì a Pranzo.
quattro evangelisti sono soltanto
sull’altra via. Nessun sapere precon-
fezionato gli illuminerà la via, e
ogni scalino dovrà esser conquista-
to con fatica dopo avere appreso la
lezione che esso rappresenta; non
potrà fermare il passo finché non
sarà giunto all’ultimo gradino, per-
ché non c’è alcun luogo di sosta. Ma
giunto alla sommità, vedrà ben al-
tro di ciò che può scorgere il predi-
catore sulla balaustra inferiore.
Dalla cima del mausoleo infatti la

Sopra
Particolare del sacello di San Petronio

70
IИRI
ll Titulus Crucis e il segreto della N rovesciata.
Nel Veneto la chiave del mistero?

di Marcuzio Isauro e Ferdy Hermes Barbon

Nel 1395 giunse eco del ritrovamento delle ossa dell'apostolo Giacomo nel colle di
Grigliano, presso Verona. Si pensò allora di costruire una basilica a 5 navate e fare
concorrenza al santuario di Compostella

a quando abbiamo iniziato ad sciata, come similmente si può osser-

D interessarci all’Affaire Rennes


Le Chateau, la nostra attenzio-
ne è stata colpita dal fatto che spesso,
vare nel prototipo originale rappre-
sentato dal Titulus Crucis, conservato
presso la chiesa di S. Croce in Gerusa-
in questa vicenda, compaiono raffigu- lemme di Roma.
razioni di crocifissi recanti nel Titulus Nella nostra ricerca di questo raro
Crucis l’INRI con la N rovesciata.Pos- motivo iconografico, poniamo atten-
siamo citare, come esempi, la croce zione a tutti i tipi di crocifisso, sia di-
sepolcrale di Bérenger Saunière, il cu- pinto che scolpito, che riusciamo a os-
rato francese che ha innescato tutto servare. Statisticamente ci siamo im-
questo intrigo, o l’IИRI posto sulla battuti in un numero tale di esempla-
croce di calvario del paesetto di Antu- ri da poter identificare, nel rapporto
gnac, del quale lo stesso parroco di di circa uno a cinquanta, la N rove-
Rennes curò, per un periodo, le atti- sciata.
vità pastorali.
Non dobbiamo poi dimenticare l’IИ- Esempi in terra veneta
RI della crocifissione del pittore Si- Il più antico esempio di immagine da
gnol, conservato nella chiesa S. Sulpi- noi ritrovata, sembra essere la bella
zio di Parigi, così vicina alla nostra incisione della deposizione di Cristo
misteriosa vicenda. È doveroso rileva- dalla croce, del Missale Romanum,
Veneto re il fatto che, dopo un certo periodo, stampato a Venezia dall’editore Ber-
il Signol amava firmarsi rovesciando nardinus Stagninus nell’anno 1511.
la N del proprio cognome. Sarà una La peculiarità di tale raffigurazione è
coincidenza, ma quest’ultima inver- data dal fatto che le altre N del testo
sione, ci permette di leggere Signol al scritto siano state volutamente dispo-
contrario come Longis: il mitico no- ste correttamente, in modo da avvalo-
me del legionario romano che trafisse rare il concetto d’inversione della N
il costato di Cristo. del Titulus Crucis.
Per correttezza dobbiamo precisare Questa xilografia presenta una serie di
che il cartiglio del dipinto di Signol altri motivi simbolici inusuali tali da
porta la scritta completamente rove- renderla praticamente un’ unicum nel

72
Giovanbattista Pittoni, Maddalena con Cristo, chiesa parrocchiale di Gorgo al Monticano (TV)

panorama delle incisioni da libro illustrato del 500. Questo pittore nacque a Venezia nel 1687 e ivi morì
Dobbiamo segnalare il fatto che la Madonna, Mater nel 1767 non prima di aver fondato, assieme al Tie-
Dolorosa, presenta l’emicostato trafitto da una spada polo e al Morlaiter, l’Accademia delle Belle Arti ve-
(infatti il personaggio posto in piedi sulla sinistra se- neziana dove a lungo insegnò.
gnala l’evento dicendo: “Gladius pertransivit animam Altra opera del 700 degna di nota è il crocifisso li-
tuam”). In lontananza possiamo osservare la città di gneo conservato nella chiesa di S. Ambrogio di Fie-
Gerusalemme , la cui porta d’ingresso dotata di due ra a Treviso, che fu dei Cavalieri di Malta e che è
colonne, appare murata da una serie di mattoni, istoriata al suo esterno da una serie di simboli strani.
mentre una croce patriarcale o di Lorena fa bella Il cartiglio, oltre a evidenziare il rovesciamento della
mostra sopra l’archivolto. Sulla destra dell’incisione, N, segnala la presenza di tre puntini d’intersezione
è possibile anche identificare un’ enigmatica pavi- posti ai lati e nel mezzo della sigla (.IИ.RI.). In un’al-
mentazione a scacchiera, la quale circonda quella che tra chiesa dell’Ordine di Malta, antecedentemente
pare essere una moschea: forse la Cupola della Roc- appartenuta ai Templari, nella Sagrestia della parroc-
cia. Lasciamo ai lettori ogni interpretazione! chia di Breda di Piave, si conserva un crocifisso con
Uno stupendo esempio di crocifissione è il quadro il medesimo motivo di cui stiamo parlando. Sempli-
del pittore Giovanbattista Pittoni dipinto agli inizi ci coincidenze o qualcosa di più?
del 700, e ora conservato dietro l’altare della chiesa
di Gorgo al Monticano in provincia di Treviso. La Via Crucis di Santa Lucia di Piave
La tavola raffigura una dolente Maddalena ai piedi L’ esempio iconografico da noi ritenuto più interes-
del crocifisso intenta a cogliere l’ultimo anelito di vi- sante, risulta però essere quello che compare nella
ta del Cristo, mentre le tenebre stanno improvvisa- XII stazione della Via Crucis della misteriosa chiesa
mente calando nel contesto della scena. di S. Lucia di Piave in provincia di Treviso. L’anda-
Il cartiglio sopra la croce mostra un ben dettagliato mento delle varie stazioni di preghiera si dipana,
ed inequivocabile rovesciamento della lettera N. contrariamente alla prassi, da sinistra a destra, come

73
Gesù Cristo sul Golgota mentre sta
per essere spogliato della sua tunica
rossa: la drammatica scena viene
osservata, quasi ne fosse avulso dal
contesto, da un giovane che reca
con le mani un cartiglio che verrà
poi posto in cima alla croce. Il ra-
gazzo con il convenzionale INRI
scritto correttamente, osserva nel
contempo la strana combinazione
dei chiodi della crocifissione che di-
segnano, buttati per terra, una N ro-
vesciata.
Curiosamente poi, nella XII stazio-
ne, raffigurante la morte di Cristo
sulla croce, compare l’IИRI modifi-
cato dal rovesciamento della N. È
da rilevare, inoltre, che nella deposi-
zione di Cristo della XIII stazione
la N appare nuovamente raddrizza-
ta: cosa voleva intendere con tale
similmente avviene nella chiesa di
Rennes Le Chateau, dopo l’ inter-
vento di sistemazione degli arredi
sacri ad opera di Bérenger Saunière.
Molte sono le incongruenze simbo-
liche raffigurate nella Via Crucis di
Santa Lucia di Piave, ma per la no-
stra disamina prenderemo in consi-
derazione unicamente la X e la XII
stazione. Nella X stazione è visibile

In alto
Croce sepolcrale di Bérenger Saunière
In basso, incisione tratta dal Missale Roma-
num, Venezia 1511
A lato, Luigi da Rios, X stazione della Via
Crucis, chiesa di Santa Lucia di Piave (TV)

74
sequenza il pittore Luigi Da Rios? Accademia delle Belle Arti di Vene- possibile commettere lo sbaglio di
È assolutamente da escludere un zia, così come lo furono lo scultore eseguire a rovescio la lineetta diago-
qualsiasi errore ortografico da parte Antonio Canova e l’architetto Do- nale della lettera N, specialmente se
di un’artista che esegue con una menico Rupolo che qui a lungo in- si scrive velocemente.
particolare attenzione le sue opere. segnò. Ma è impossibile pensare ad un er-
A conferma della unicità iconogra- Il Rupolo portò a termine l’edifica- rore, qualora un pittore o uno scul-
fica di questa Via Crucis, dobbiamo zione e la decorazione del tempio tore pongano estrema attenzione
rilevare come, nel vicino paese di S. di S. Lucia di Piave, e fu maestro di nell’esecuzione della loro opera.
Maria di Piave, ne esista un’altra, co- scultura di Riccardo Granzotto au- Tutto ciò a maggior ragione quan-
piata da essa ad opera di un pittore tore della sorprendente acquasantie- do compaiono , nello stesso conte-
di minor talento. ra del diavolo conservata nella stes- sto, altre parole recanti la lettera N
Or bene questo artista, non conscio sa chiesa. scritta correttamente.
dei messaggi celati nelle pitture ori- In conclusione, tutti questi personag- Conseguentemente, rovesciare la N
ginali, sistemò la sequenza delle sta- gi furono accomunati dal motivo di può avere un preciso significato per
zioni secondo un andamento che aver fatto parte, in periodi diversi, chi la esegue coscientemente.
va da destra a sinistra e raddrizzan- dell’Accademia delle Belle Arti di Ve- Alcuni autori francesi hanno recente-
do, in modo pedissequo, la N rove- nezia. mente avanzato l’ipotesi che il rove-
sciata della XII stazione. sciamento della N stia a significare il
Prima di lavorare a questa Via Cru- I possibili significati rovesciamento dell’odio, ciò in virtù
cis intorno al 1890, il Da Rios di- della N rovesciata della simile pronuncia in lingua fran-
venne accademico di merito della Nella scrittura rozza e semicolta è cese della lettera N e della parola
HAINE (odio). Il contrario dell’odio
è quindi l’amore, soprattutto in riferi-
mento alla persona di Gesù Cristo.
Secondo questi studiosi, apporre la
N rovesciata in una croce di sepoltu-
ra, sta a significare che il defunto sia
stato in vita un eletto, un iniziato.
Ma tutto questo ragionamento deca-
de qualora prendiamo in esame la
presenza di tali simbologie in paesi
non francofoni. Se invece vogliamo
prendere in considerazione gli inse-
gnamenti di René Guenon, dobbia-
mo convenire che l’operazione di in-
versione del simbolo è prerogativa
di un movimento controiniziatico:
rovesciare per affermare il contra-
rio di un concetto ormai codificato.
Infatti, secondo alcuni autori chi
scrive IИRI, vuole far intendere che
Gesù di Nazareth non sia salito
realmente sulla croce, o che sia so-
pravvissuto al martirio, o che sia so-
pravvissuta la sua Sacra Stirpe. Que-
ste ultime sono naturalmente solo
ipotesi, peraltro molto opinabili.
Noi propendiamo per il parere che
il rovesciamento della N stia a si-
gnificare la parola Nazareno intesa
come Nazireo non già come di Na-
zareth, cambiando così una opinio-
ne radicalmente codificata tra gli
storici della Chiesa.
Gesù, quindi, come facente parte del
gruppo dei Nazirei che avevano l’ob-
bligo di non tagliarsi i capelli come

In basso
Luigi da Rios, XII stazione della Via Crucis,
chiesa di Santa Lucia di Piave (TV)

75
Sansone e Giovanni Battista. poteri taumaturgici. È da notare co- la misteriosa camera?”. Di conseguen-
Al Nazireato potevano accedere, con me molte di tali peculiarità siano sta- za secondo questo autore, la frase Ge-
voto speciale di consacrazione a Dio, te ascritte anche ai Merovingi, presun- sù Nazareno Re dei Giudei divente-
sia gli uomini che le donne; a loro era ti discendenti della Stirpe Regale di rebbe: “Io so dov’è la camera miste-
vietata qualsiasi bevanda alcolica e Gesù Cristo il Nazireo. Vogliamo con- riosa del Re dei Giudei”.
dovevano rifuggire ogni contatto im- cludere citando brevemente l’ipotesi
puro, specialmente quello con i cada- formulata dal catalano Prudency Tor- in pagina
veri. Il Nazireo era considerato perso- res: egli identifica con la N rovesciata Crocifisso ligneo della chiesa di San Ambrogio
na sacra, alla pari del sommo sacer- la parola Nazareth letta al contrario di Fiera (TV)
dote, e s’impegnava di condurre una (hterazan). A destra, crocifisso ligneo della chiesa di
vita morale e religiosa più elevata de- Questa frammentata in HA TE Roveredo in Piano (PN)
gli altri, al fine di ottenere particolari RATZ AN significa in ebraico: “Dov’è

INFORMAZIONI PER IL TURISTA

Molte delle zone citate sono in un fazzoletto di terra nei pressi del fiume Piave. Se vi trovate da
queste parti, una sosta obbligata è quella al Ristorante Gambrinus, uno dei locali storici del Ve-
neto: oltre 150 anni di attività sotto questa insegna, senza contare i precedenti come locanda e
ostello per pellegrini nel Medioevo. Il luogo è unico, una residenza d’epoca, sullo sfondo di un
parco con una risorgiva che alimenta ruscelli e laghetti. L’attuale patron, Adriano Zanotto, è ri-
conosciuto come uno dei rinnovatori della cucina trevigiana, fautore tra l’altro di quel matrimo-
nio fra gastronomia e cultura che amplifica il piacere della buona tavola. Trovate il locale a San
Polo di Piave, perfettamente segnalato da dovunque veniate (Tel. 0422.855043)

76
Il Toro e le Corna
il Gesto dell'Immortalità
di Rino Barbieri

Dagli Etruschi alle civiltà nuragiche della Sardegna, cercando i luoghi e i simboli
della Rinascita Spirituale e della Vita Eterna

l gesto delle corna, che si vede rap- sentava la forza della vita. La sua car-

I presentato nel Sarcofago Etrusco


del Museo Guarnacci a Volterra,
nel sarcofago di Chiusi (che è accom-
ne buona e saporita era essa stessa ri-
vitalizzante.
Il toro è un animale totemico che, da-
pagnato dalla patera con l’uovo), ed in ta la sua mole, non si poteva uccidere
altre numerose urne etrusche del Mu- tutti i giorni e quindi sacro già dalla
seo Archeologico di Firenze, è stato fi- preistoria. Quando l’uomo diventa
no ad ora preso come rappresentazio- poi agricoltore, al suo simile castra-
ne di un gesto scaramantico. Vediamo to, il bue, l’uomo ricorre per deporre
quale sia invece il suo vero valore. il seme nel campo con meno fatica
aggiogandolo. Al suo femminile, e
Il simbolismo del toro cioè alla vacca, l’uomo ricorre per ri-
Il Toro è un bovino non castrato, per- cavarne il latte per l’alimentazione.
ciò adatto alla riproduzione. Esso rap- Animale perciò oltremodo utile e sa-
Simboli e tradizioni italiane presenta da sempre, nella sua bruta cro per molteplici aspetti. Nel mon-
istintività, la forza vitale dell’animale do neolitico, il bucranio ossia la te-
portatore della massima capacità ri- sta del toro, viene ad assumere un
produttiva. Alle origini della civiltà potente significato generativo. La
dei cacciatori, in una funzione magi- Grande archeologa Marija Gimbu-
co propiziatoria, il toro viene raffi- tas, nel suo libro Il linguaggio della
gurato spesse volte in grotte, associa- Dea, suggerisce una verosimile con-
to al culto della Grande Madre. Le nessione fra il Toro e la Dea Madre
sue grandi corna rappresentano la che è da rintracciarsi nella straordina-
potenza rigenerante della natura. Il ria somiglianza tra gli organi ripro-
suo sangue, rosso e copioso, rappre- duttori femminili (utero e trombe di

78
Urna degli sposi, I sec. a.C., Museo Guarnacci, Volterra: si noti il segno della corna, nella mano del defunto

79
In alto
Il Toro di luce del Nuraghe S. Barbara di Villa-
nova Truschedu (OR)

nas” (Casa delle Fate), che sono


tombe collettive preistoriche , viene
rappresentata la testa del toro con
corna anche sovrapposte, e spesso
accompagnate da spirali e circoli
concentrici (i cosiddetti segni del-
l’acqua: mi fermo qui sul valore di
questi simboli, ove per spiegarli ci
vorrebbe un apposito capitolo). So-
no i simboli della rigenerazione:
con sole, acqua e teste di toro è più
facile la rinascita del defunto, o al-
meno si spera che si ripeti anche
per l’uomo il fenomeno del seme
Falloppio) con la testa e le corna del Dio Marte che era sì il dio della deposto nella terra che si distrugge
toro. Dal neolitico in poi la figura del guerra ma anche il dio del tuono, ma si rigenera.
toro, o bucranio, è presente spesso su della pioggia e della fertilità.
vasi e statuine a simboleggiare la ri- Come non ricordare poi l’antica re- Risposte dai sarcofagi
generazione. Anche nell’antico Egit- ligione di Mitra, il Mitraismo che etruschi
to,il Di (Neter) Apis, era venerato dal I secolo a.C. si diffuse a Roma, In definitiva il toro, la testa del toro,
sotto le spoglie di un toro. Nella ci- ed aveva come particolarità la raffi- o bucranio, già dalla preistoria è
viltà minoica, teste e corna sono gurazione del Dio Mitra che uccide simbolo per l’uomo di RINASCITA.
utilizzate come simboli nel palazzo il toro sacro? Un episodio mitologi- Mentre oggi è ricorrente un gesto
di Cnosso. Affreschi e ceramiche lo co, certo, ma che come tutti i miti si molto conosciuto, volgare ed offen-
rappresentano nel sacro rituale dei fonda su storie vere. sivo, che è quello che si fa quando
giovani di entrambi i sessi, che lo Anche il mondo degli Etruschi non le due dita della mano, indice e mi-
dovevano saltare afferrandolo per le poteva non evidenziare il valore di gnolo, puntano al cielo e che ha il
corna. Una forma moderna di tau- forza e di vita che il toro emana, e significato tacito di attribuire il ter-
romachia (o battaglia con il toro) è lo ha espresso al meglio nella famo- mine “cornuto” (del quale ne è il
la Corrida, con protagonisti il toro sa “Tomba dei Tori”, scoperta nel simbolo visivo) a persona che ha su-
ed il torero, ma molti altri tipi di 1892 a Tarquinia dove sono eviden- bito infedeltà. Oppure ha il valore
combattimento o gioco con i bovini ti le scene erotiche che esprimono scaramantico, di scongiuro, quando
sono praticati in diversi paesi sia bene il legame fra il toro e la sessua- la mano si chiude a pugno tenendo
dell’Europa che dell’America. lità. l’indice ed il mignolo stesi verso ter-
Nel mondo dell’antica Grecia, il mi- In Sardegna, nelle “Domus de Ja- ra. Cioè quando il gesto delle corna,
to del Minotauro (l’essere metà uo-
mo e metà toro) ci dice quanto il to-
ro fosse per loro sacro. Idoli a for-
ma di vitello vengono ricordati in
molti passi delle scritture ebraiche
(Antico Testamento) a dimostrare il
suo culto radicato. Per essere un
animale sacrificale il Cristianesimo
stesso lo assunse a simbolo di Cri-
sto, che si è immolato sulla croce.

Il mito a Roma
e in Sardegna
Anche nel mondo dell’antica Roma
il toro è l’animale sacrificale per ec-
cellenza, in specie a primavera
quando veniva ucciso ed il suo san-
gue sparso nei campi. Dove il san-
gue del toro era cosparso l’erba cre-
sceva più verde e più alta, e anche
questo era visto come un motivo di Altorilievo di protomi taurine all'interno della Domus de Janas,
sacralità. In specie, era sacrificato al nella Necropoli di Su Crucifissu, Sardegna

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In alto
Tipica maschera del boe di Ottana
In basso, il menhir a uovo di Villa Panicale, Lunigiana

affermare, con un molto probabile


margine di sicurezza, che il gesto
delle corna scolpito nei sarcofagi e
urne funerarie etrusche non è affat-
to un simbolo scaramantico. Posi-
zionare la mano chiusa a pugno,
ma con le dita esterne ritte, non era
altro che la raffigurazione della te-
sta del toro: la mano era il muso, e
le dita le corna. Quella rappresenta-
zione non è altro che un gesto di
speranza: la speranza della rinascita
nel segno della grande forza rigene-
rativa del toro.
Il defunto, rappresentato sui sarco-
fagi e urne funerarie etrusche, imi-
tava con le mani la testa taurina se-
condo una simbologia del tutto po-
sitiva. Solo quando tale gesto viene
compiuto dai vivi, allora si parla di
gesto scaramantico, perché legato al
mondo dei trapassati, che nessun
vivente ha in animo di raggiungere.
Chiudo questa mia interpretazione
portando a testimonianza l’altra im-
magine del sarcofago etrusco trova-
to a Chiusi , in cui è rappresentato
il gesto delle corna, ma rafforzato
dalla presenza del piatto con al cen-
tro l’Uovo, da sempre simbolo evi-
dente ed indiscutibile di rinascita.
Ancor oggi, sulla scia di tradizioni
ancestrali, a primavera in occasione
della Pasqua (quando c’è la rinasci-
ta della vita vegetale e animale e gli
uccelli depongono le uova nei nuo-
vi nidi), è uso regalarsi le uova co-
me simbolo beneaugurante. E sono
proprio gli Etruschi che usano l’uo-
vo nelle tombe come simbologia di
rinascita, anche se non soltanto lo-
ro: ho potuto riscontrare che era ti-
pico pure delle popolazioni Liguri-
Apuane.
anche ripetuto, viene indirizzato di una scultura in cui le caratteristi-
verso il basso. che somatiche dei volti e le pieghe
Ebbene quale è la novità? Perché dei muscoli facciali ne fanno quasi
tutto questo preambolo? La novità una immagine fotografica. Niente
è la mia intuizione, nel lungo per- viene messo a caso, neanche il gesto
corso dei segni che ci arrivano dalla delle corna.
preistoria. Mi è sovvenuta guardan- Al Museo Archeologico di Firenze
do l’immagine del sarcofago etru- il gesto è ripetuto in diverse urne
sco del Museo Guarnacci di Volter- funerarie. Chiedo al personale di
ra: la figura ritratta del defunto fa il guardia del Museo Fiorentino il va-
famoso gesto delle corna. Ma non lore di tale gesto e tutti quelli da me
si può dire che il gesto sia rivolto in interpellati mi rispondono sicuri: “
basso piuttosto che verso l’alto: è il è un gesto scaramantico”. Ebbene al-
gesto delle corna, e basta. Parliamo la luce delle mie conoscenze posso

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