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Riassunto danno e risarcimento civile

Diritto civile (Università degli Studi di Bergamo)

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RIASSUNTO MONATERI

CAPITOLO 2:

L’art 2043 pone un problema fondamentale ipicità o aipicità dell’illecito civile produivo di resp. civile.

Sulla quesione acceso dibaito che ha portato gli studiosi a schierarsi da una parte rispeto all’altra sulla
base della natura della resp.civile.

IMPOSTAZIONE CLASSICA  IL 2043 HA NATURA MERAMENTE SANZIONATORIA, quindi non esiste un


generale obbligo di neminem ledere: si conigura resp. civile solo in corrispondenza della lesione di dirito
soggeivo o cmq in seguito alla violazione di doveri imposi dalla legge.

PX OPPOSTA è quella che vede nell’art 2043 invece una norma primaria : quindi si incorre in resp civile non
solo nel momento in cui vengono violate altre norme, ma è lo stesso art. 2043 che fonda doveri e posizioni
soggeive ( Cass. 500/99: L’ART 2043 NON è UNA NORMA SECONDARIA VOLTA A SANZIONARE UNA
CONDOTTA VIETATA DA ALTRE NORME, BENSI’ UNA NORMA PRIMARIA VOLTA AD APPRESTARE
RIPARAZIONE AL DANNO INGIUSTAMENTE SOFFERTO DA UN SOGGETTO PER EFFETTO DELL’ATTIVITA’
ALTRUI).

Gli autori hanno inito per considerare l’art 2043 quale CLAUSOLA GENERALE di responsabilità, desinata ad
intervenire dopo la valutazione della condota censurata ( colpa e causalita’) e dopo la valutazione degli
interessi antagonisi ( danno e ingiusizia).

Circa il problema relaivo all’ingiusizia del danno è necessario afrontarlo in chiave storica e comparaista
partendo dalla constatazione di ciò che viene deinito come PARADOSSO del neminem laedere: considerare
il pr. Del neminen laedere come principio pure, onnicomprensivo e assoluto conduce inevitabilmente a dei
paradossi (leggi esempi commerciani e volo per parigi a pagina 37) se dai fai enunciai negli esempi
consegue un obbligo risarcitorio ci troveremmo di fronte alla situazione paradossale per cui qualsiasi fato
della vita sociale sarebbe fonte di resp. civile con conseguente obbligo risarcitorio PERCIO’ CON LA TEORIA
DELL’INGIUSTIZIA DEL DANNO SI TENTA DI DARE UNA PORTATA PIU’ LIMITATA AL PR. DEL NEMINE
LAEDERE, LA TEORIA DELL’INGIUSTIZIA DEL DANNO HA LA FX DI RESTRINGERE L’AMBITO OPERATIVO
DELL’ILLECITO CIVILE.

LA LESIONE DEL DIRITTO ASSOLUTO NEGLI INTERPRETI DEL VECCHIO CODICE:

Il vecchio Codice del 1865 all’art 1151 riproduce il medesimo art. del codice francese: qualunque fato
dell’uomo, che arreca danno ad altri , obbliga quello per colpa del quale è avvenuto, a risarcire il danno.
( formulazione onnicomprensiva dai fai che possono dar luogo a RC).

Codice del 42’ex art 2043: qualunque fato doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga
colui che ha commesso il fato a risarcire il dannoIntroduzione dell’aggeivo ingiusto, leteralmente riferito
al danno;tutavia la formulazione dell’art non appare chiara alla dotrina ART. formulato in modo così
indeterminata da non risultare chiaro 1)ingiusto è da riferire solo al danno o è possibile estendere anche
tale atributo al fato generatore del danno (quindi danno ingiusto o anche fato generatore del danno
ingiusto?) 2) l’ingiusizia del danno è da riferire solo alle situazioni giuridiche normaivamente protete o
l’art 2043 è da intendere quale generale dovere del neminem laedere?

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 la nuova formulazione è fruta dell’inluenza della dotrina tedesca? Oppure si voleva aggiustare la
formulazione onnicomprensiva del Codice previgente? O entrambe le cose?

Il nuovo Codice maniene sì la formulazione generale, onnicomprensiva (Come il codice del 1865) ma fa
un’aggiunta  danno ingiusto: la dotrina , fra cui Giorgi ha individuato in questa aggiunta un elemento tale
da limitare la portata generale del lgs del 1865: infai il lgs del 1865 aveva omesso di dire che il fato che
arreca danno deve essere ingiusto ossia contra jus.

PX DELLA DOTTRINA: OGNI ATTO CHE RECHI OFFESA AL DIRITTO DI UNA PERSONA è UN ATTO ILLECITO.
L’ATT ILLECITO è PROPRIAMENTE UN ATTO ANTIGIURIDICO , CIOè L’ATTO CON IL QUALE SI LEFE UN
DIRITTO ASSOLUTO DELLA VITTIMA O SI INFRANGE IL COMANDO DERIVANTE DA UNA NORMA POSTA A
PROTEZIONE DI TALE VITTIMA. LA DOTTRINA SOSTIENE CHE LA FORMULAZIONE LEGISLATIVA
DELL’ARTICOLO INDICHI SOLO UNA PARTE PER IL TUTTO, PERCIò INTERVIENE PRECISANDO LA PORTATA
DELLA NORMA

LA VECCHIA GIURISPRUDENZA:

La giurisprudenza conferma l’orientamento dotrinale. Alcune massime:

1)nel nostro dirito come nell’anico la colpa extracontratuale esiste solo in quanto sussiste un fato illecito
e non vi è fato illecito senza la violazione di un dirito altrui proteto dalla legge.

2) non può esservi condanna ai danni e interessi dove non ci sia infrazione ad un obbligo o violazione di un
dirito.

È richiesta quindi : 1) la violazione di un dirito assoluto 2) la violazione di un obbligo previsto dalla legge
(farmacia aperta nonostante il divieto dell’autorità amm.va ad aprirla) 3) nex resp senza colpa

La dotrina e la giurisprudenza interpretano ed applicano la regola sancita ex 2043 diversa dalla sua
formulazione legale.

INGIUSTIZIA RICHIESTA DAL NUOVO CODICE:

Del medesimo avviso sono gli interprei del nuovo codice i quali sostengono che:

1)la formulazione correta del pr. Alterum non laedere si riferisce al divieto di danneggiare altrui ledenso un
suo dirito soggeivo, interesse legiimo o altra situazione generica proteta, e tale formula non può
riferirsi al divieto generale di non provocare in altri una qualsivoglia perdita patrimonial, o detrimento
morale.

2) l’obbligo del neminem laedere= sintesi terminologica per designare il complesso delle lesioni che,
sole,danno luogo al sorgere di RC.

Anche gli interprei del nuovo Codice ritengono che si incorra in RC 1) Violazione di un dirito soggeivo
assoluto 2) violazione di un obbligo previsto dalla legge 3) nex resp. senza colpa. Di questo avviso voci
autorevoli della dotrina quali Bei, Carraro, Santoro-Passarelli .

Sani Romano, invece, comincia a considerare come vigente un pr. Generale di neminem laedere
riconoscendo che la giurisprudenza risarcisce la viima del danno non solo nell hp di lesione di un dirito
soggeivo assoluto ma anche in altri casi  si comincia per la prima volta ad allargare la portata normaiva

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dell’at 2043. In concomitanze con l’allargamento delle ipotesi di illecito che danno origine a RC si assiste
anche all’afermazione della teoria dell’anigiuridicità della condota che ha causato il danno: OGNI DANNO
ARRECATO CON DOLO O COLPA è DI PER Sé INGIUSTO, SOLO IN PRESENZA DI UNA CAUSA DI
GIUSTIFICAZIONE VIENE MENO IL CARATTERE INGIUSTO DAL DANNO E NON SORGE ALCUN OBBLIGO DI
RISARCIMENTO.

INGIUSTIZIA E GIOCO DELLE ESIMENTI:

Schlesinger: gli elemeni cosituivi della resp.extracontratuale sono il danno, la colpa, il dolo,il nesso di
causalità, l’imputabilità. Elemento impediivo è la presenza di un esimente. Egli riiene che esista un
esplicito permesso di danneggiare e che il requisito dell’ingiuria va inteso nel senso di non iure, di assenza
quindi di un dirito del danneggiante al compimento dell’ato che ha causato il danno. In difeto di tale
permesso scata l’obbligo risarcitorio. La tesi dell’autore presuppone un’elencazione delle aività con cui è
permesso danneggiare gli altri, ma tale elenco manca, quindi si rimanda al contemperamento degli interessi
in gioco nel caso concreto. S. sosiene che il 2043 sia una norma primaria e speta all’interprete (al giudice)
qualiicare un danno come ingiusto, il giudice valuta la meritevolezza dell’interesse leso. Vige il pr.
Dell’aipicità dell’illecito è il giudice che valuta, caso per caso, se l’interesse leso sia meritevole di tutela o
meno.

INGIUSTIZIA E VARI TIPI DI ILLECITI:

Sacco muove dalle stessi idee di Schlesinger ma riiene che la formula “ colpa o dolo + danno” non sia
suiciente a far sorgere la resp. extracontratuale è necessario individuare elemeni ulteriori rispeto a
quesi al ine della risarcibilità.

INGIUSTIZIA E SITUAZIONE GIURIDICA COMUNQUE PROTETTA

Rodotà: l’elemento in più rispeto alla formula colpa o dolo+ danno è da individuare nell’esistenza di una
situazione giuridica comunque proteta dall’ordinamento. La tesi di Rodotà pone le basi per la
cosituzionalizzazione della resp. civile. L’autore individua un’ampia area del danno risarcibile: non è
risarcibile il solo danno che lede un dirito speciico, o il danno che consegue alla violazione di una nroma il
cui scopo è quello di tutelare la viima da ingerenze dannose, ma è SUFFICIENTE CHE L’INTERPRETE
RAVVISI, SULLA BASE DEL PR.SOLIDARISTICO ESPRESSO NELLA COSTITUZIONE(ART 2), RISPETTO ALLA
SITUAZIONE DELLA VITTIMA, UN QUALUNQUE INDICE DI TUTELA PREDISPOSTO DAL COMPLESSO DELLE
NORME IN VIGORE. La solidarietà è un elemento fondamentale che deve tenere insieme i consociai,
quando viene meno il giudice considera il danno ingiusto:

1) se è esente da cause di giusiicazione (indagate con indici normaivi).


2) E quando il danno va al di la della soglia di normale tollerabilità che risulta dagli indici normaivi.

COLPEVOLEZZA E LESIONE DEL DIRITTO NEL PROBLEMA DELL’ANTIGIURIDICITA’

Nel deinire l’elemento oggeivo dell’anigiuridicità ci sono state non poche confusioni:

 Alcuni hanno ridoto l’anigiuridicità ad elemento soggeivo delle colpevolezza


 Alcuni l’hanno uilizzato come sinonimo dell’insieme delle circostanza da cui deriva resp. aquiliana (
si sono rifai all’esperienza francese).
 Alcuni hanno poi deinito il caso fortuito come assenza di colpa dell’agente in ordine al prodursi
dell’evento dannoso
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 L’elemento oggeivo dell’ingiusizia e dell’anigiuridicità viene ridoto agli elemeni soggeivi


dell’illecito : anigiuridicità = circostanza di aver arrecato un danno con colpa, cioè con una
condota riprovevole.

Tute queste considerazione evitano un problema discutere dell’anigiuridicità quale elemento


autonomo dell’illecito civile, ma ne fanno sorgere un altro disinguere fra colpa che comporta l’obbligo
risarcitorio e colpa che non comporta obbligo risarcitorio, in quanto vige il pr. Non ad ogni danno arrecato
con colpa consegue l’obbligo risarcitorio tale posizione viene ricondota alla formula “NEGLIGENZA+ x”
DOVE QUESTA X E’ L’ELEMENTO CHE FA SCATTARE L’OBBLIGAZIONE RISARCITORIA.

Prima: con il Codice del 1865 : legge  sineddoche ( indica una parte per il tuto) e la dotrina e la
giurisprudenza aggiungono qualcosa ( lesione d. soggeivo assoluto …)

Dopo : Codice del 1943: la legge è ambigua ( non è chiaro cosa si debba intendere per danno ingiusto)e la
dotrina e la giurisprudenza tentano di restringere l’area del danno risarcibile ( introducendo l’elemento
dell’anigiuridicità: nel senso che non ogni fato colposo e doloso sia generatore si RC, ma solo se il fato è
non iure!)

si tenta di cercare il discrimen fra danno risarcibile e danno non risarcibile, ricondurlo semplicemente alla
violazione di un dirito soggeivo assoluto ( come vigeva per Codice del 1865) si è rivelato poco eicace e,
quindi la dotrina ricerca un quid pluris che si aggiunga all’elemento del dolo e della colpa per ideniicare
l’area dei danni risarcibili.

L’INGIUSTIZIA DEL DANNO NELLA DOTTRINA

Nell’afrontare il problema circa l’individuazione degli elemeni della faispecie dell’illecito civile si
registrano due ipi di ateggiameni:

1) Sostenitori della vigenza del pr. Neminem laedere estensione dell’area del danno risarcibile  Si
tenta di ampliare le hp di risarcimento oltre i conini della lesione del dirito soggeivo
2) Sostenitori della non suicienza degli elemeni degli elemeni colpa o dolo + danno al ine di
determinare quali siano i fai produivi di danno risarcibile si tenta di indagare quali siano gli
elemeni tali da diferenziare le hp di danno risarcibile e non risarcibile.

GIURISPRUDENZA: si registra la tendenza dei giudici ad invocare l’ampiezza della formula del pr. Del
neminem laedere quando vogliono condannare un soggeto, al contrario la lesione deve essere
giuridicamente qualiicata ( quindi restringono l’ambito operaivo art. 2043) quando intendono assolvere il
danneggiato. La dotrina ha voluto indagare tale ateggiamento delle Cori e, in tale indagine, ha
riscontrato:

1) che data la formula vagheggiante ex art. 2043, i giudici hanno chiamato in causa più volte l’art. 2
Cost al ine di fondare nuove categorie di dirii soggeivi la cui lesione dà luogo all’obligazione
risarcitoria
2) i giudici ad interpretazioni restriive dell’art 2043 fanno corrispondere interpretazioni ampie
dell’art 2 Cost; ad interpretazioni largheggiani ex 2043 fanno corrispondere interpretazione
restriive ex art. 2 cost.

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POSIZIONE DELLA DOTTRINA:

La dotrina non riduce gli elemeni da cui sorge la responsabilità extra-contratuale a “dolo o colpa +
danno”, ma tui gli studiosi accennano all’esistenza di un elemento x tale da giusiicare l’obbligazione
risarcitoria.

“Non ogni fato che rechi danno genera l’obbligo del risarcimento. Esso deve essere in contrasto con un
dovere giuridico imposto da una norma diferente e ulteriore rispeto all’art 2043.”

“Naturalmente è ben chiaro che non ogni danno dà dirito a pretendere un risarcimento … “

GALGANO: necessità di ledere un interesse giuridicamente proteto, e della non suicienza della lesione
apportata ad un interesse qualunque.

RESCIGNO: danno inteso come violazione dell’altrui sfera giuridica

TRIMARCHI: considera il 2043 come norma primaria che pone in essere un ampio dovere giuridico ad
astenersi da comportameni che creino danni ad altri salvo che questo sia giusiicato. Per valutare se un
danno è ingiusto valuta gli interessi contrapposi sulla base del criterio della pubblica uilità ( Trimarchi fa
proprio i pr. Dell’analisi economica del dirito): se c’è stata lesione del danneggiato e la lesione è avvenuta
in virtù di una raio di pubblica uilità  la pubblica uilità viene desunta dai giudici sulla base di indici
normaivi.

POSIZIONE DELLA GIURISPRUDENZA:

Cassazione 2085/1953 Caso Superga: la squadra Torino, di ritorno da una parita di coppa, rimane viima
di un incidente aereo. L’aereo in fase di aterraggio si schianta ai piedi della Basilica di Superga che domina
la collina torinese.

Società Torino: chiede in via extracontratuale al vetore aereo il risarcimento del danno economico paito a
seguito della perdita dei 10/11 dei proprio giocatori di squadra. La Società Torino sosiene la lesione di un
dirito di credito (il credito equivale alla prestazione calcisica resa dagli atlei) e quindi chiede il
risarcimento del danno.

PRONUNCIA CASSAZIONE: La Corte di Cassazione non rivede l’impostazione tradizionale per cui si ha
risarcimento solo in caso di lesione di dirito soggeivi assolui e ribadisce che “ non possono essere
considerai di dirito reale i rappori che intercorrono fra società e atlei ingaggiai: un’associazione
calcisica non può azionare un’azione ex 2043, poiché con i calciatori ha un rapporto che ha ad oggeto
dirii relaivi di credito”.

Tale orientamento è paciico ino al Caso Meroni Cassazione 174/1971

Caso: Luigi Meroni , tesserato presso la Società Torino, muore in un incidente stradale, a seguito del quale
era iniziato un procedimento penale a carico di Ailio Romero, che lo aveva travolto con la propria auto.

PRONUNCIA CASSAZIONE : La Corta dapprima riiene di dover deinire la natura giuridica del rapporto che
lega l’atleta alla Società rapporto di lavoro subordinato. Sifato rapporto è tutelabile, a favore del
creditore, di fronte ad un fato illecito del terzo che abbia inciso sulla persona del debitore. La Corte di
Cassazione sosiene che così come è ammessa la risarcibilità dei creditori e dei congiuni del defunto di
prestazioni alimentari è parimeni ammissibili il risarcimento il risarcimento per la lesione di un dirito

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credito . La Cassazione però non applica il 2043 come norma primaria ma per la risoluzione del caso applica
il pr. Di causalità giuridica. Il terzo interviene nel rapporto tra debitore e creditore e ci sono indici normaivi
che permetono applicazione art. 2043 c.c.. Quindi il terzo deve risarcire il danno, in quanto causa direta
ed immediata dell’inadempimento( NON PERCHE’ IL DANNO è INGIUSTO). La società Torino deve essere
risarcita perchè ha perso un componente indispensabile della propria squadra e per l’insosituibilità della
prestazione. Romero ha dovuto risarcire i famigliari per la lesione di un dirito assoluto e la società del
Torino per la lesione di un dirito relaivo. La lesione del credito da parte del terzo viene condizionata al
rigoroso requisito di una perdita deiniiva e irreparabile, dedoto da una duplice circostanza: che la morte
del debitore abbia cagionato l’esinzione dell’obbligazione e che la sua prestazione si dimostri insosituibile.

Tutavia nel caso di specie non vi fu alcun risarcimento in quanto la SC non ritenne sussistente alcun nesso
causale fra la condota del terzo e il danno da lucro cessante richiesto dalla società.

La Corte quindi per la prima volta ammete la RISARCIBILITA’ DI UN DIRITTO SOGGETTIVO PER SE NON
ASSOLUTO.

La posizione assunta dalla Corte è poi stata ribadita in Fieg, Sindacato nazionale rivenditori giornali e riviste
Tirelli e Comune di Roma. ( leggi caso pagine 57).

Parte della dotrina ( Trimarchi e Bianca) non fanno proprio tale orientamento giurisprudenziale. Ritengono
che dalla decisione del Caso Meroni non sia derivato il pr. Della generale tutelabilità del dirito di credito
atraverso la responsabilità ex 2043, ma al contrario deducono che soli in alcuni casi la resp. ex 2043 operi
in riferimento alla lesione di un dirito di credito ritengono che nel caso Meroni abbia operato l’art 2043
perché si tratava di lavoratore subordinato ( e vale anche per i casi in cui i lavoratori siano famigliari o
soci ); mentre negli altri casi perché si abbia la risarcibilità del dirito di credito l’illecito deve essere
compiuto con dolo.

Il 2043 come clausola generale, da usare in combinato disposto con altre normecreazione di diversi ipi di
danno ad opera delle Cori:

 Caso De Chirico: Viene riconosciuto come Danno ingiusto = la lesione della libertà a contrarre in
posiivo ( viene concluso un contrato che non si sarebbe dovuto concludere): il compratore di un
quadro chiede il risarcimento del danno subito, a seguito dell’acquisto di un quadro che riteneva
essere orginale De Chirico, ma in realtà si rivela un falso. ( De Chirico aveva apposto la irma su di
un quadro che poi disconosce). La corte riconosce che vi è stata la lesione del dr. Della viina a
determinarsi liberamente nella propria aività negoziale. Medesima lesione viene lamentata nel
caso Limoni snc vs Guerlein spa ( leggi caso pag. 58).
 Caso Malitesta vs Ruggio: riconosce come danno ingiusto la lesione del possesso , nel caso di specie
si riconosce che il soggeto che è tenuto a resituire il bene al suo legiimo proprietario è itolare
dell’azione volta a richiedere il risarcimento del danno subito da un terzo e che gli impedisce di
resituire integra la cosa. La Corte riconosce che legiimato al risarcimento non è solo il soggeto
che ha il itolo giuridico di proprietario della cosa, ma qualsiasi soggeto che ESERCITI POTERE
MATERIALE SULLA COSA. ( anche il detentore semplice, non solo quello qualiicato, è itolare del
risarcimento. Rimane escluso il detentore per ragioni di ospitalità).

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INGIUSTIZIA AL DI LA’ DELLA LESIONE DI UN DIRITTO SOGGETTIVO:

Riassunto:

DEFINZIONE DI DANNO: DANNO EVENTO (lesione non iure di un interesse proteto dall’ordinamento)
dotrina e giurisprudenza per molto tempo hanno solo considerato il danno evento e non il DANNO
CONSEGUENZA ( pregiudizi efeivamente paii dal danneggiato come conseguenza del danno evento ).

DANNO è INGIUSTO quando è CONTRA IUS(violazione di d. soggeivo della viima) E NON IURE ( esente da
cause di giusiicazione).

Risarcimento danno:

1) LESIONE DI UN DIRITTO SOGGETTIVO ASSOLUTO SIA PATRIMONIALE CHE NON ( ino agli anni 70)
2) LESIONE DI DIRITTI RELATIVI (d. credito: Busnelli in dotrina, Caso Meroni giurisprudenza).
3) LESIONE DI UN’ASPETTATIVA DI CREDITO: 1)induzione all’inadempimento (aività materiale di un
terzo determina l’inadempimento altrui)2)resp. extra contratuale da contrato ( doppia vendita,
recesso ad nutum).
4) LESIONE DI UN’ASPETTATIVA INDIPENDENTEMENTE CHE SIA DI CREDITO ( Caso Cartagirone lesione
di un’aspetaive giuridicamente tutelata).
5) LESIONE DI UNA SITUAZIONE DI FATTO (possesso).

SU Cassazione : hanno sposato la teoria della causalità adeguata sul nesso causale perciò hanno deciso di
tutelare tui gli interessi giuridicamente protei dall’ordinamento, il giudice ha il compito di rintracciare
indici normaivi che permetono di stabilire se un determinato interesse deve ritenersi tutelato a scapito
del contrapposto interesse del danneggiante a compiere una data aività. Tale passaggio ha consenito
l’individuazione di varie ipologie di danno che possono essere risarcite:

 Storno dei dipendeni ( tutela della libera concorrenza)


 Ingiusiicata turbaiva dell’aività di impresa (divulgazione di false informazioni, tutela della libera
concorrenza)
 Risarcimento dell’interesse del consumatore all’autodeterminazione (violazione del pr. Di
autodeterminazione)
 Risarcimento per erronea pubblicazione di protesi cambiari
 Risarcimento del danno soferto dal convivente more uxorio ( risarcito in termini di perdita di
chances) : la Cassazione sosiene che la convivenza non fa instaurare automaicamente in capo al
non proprietario un dirito possessorio, ma d’altro canto nega che la posizione del convivente possa
essere equiparata a quella di un ospite qualsiasi . Al convivente del partner proprietario va
riconosciuto una situazione simile alla “detenzione autonoma” fondata sulla relazione famigliare: la
convivenza nella stessa casa determina un potere di fato per il partner in vista di un interesse
prorprio quindi il parter è legiimato a chiedere il risarcimento del danno paito per la morte del
convivente (sia danno patr. che non patr. in quanto l’ingiusizia deve essere valutata sia in
riferimento alla turbaiva della serenità family, quindi avrà dei risvoli morali, sia in riferimento ad
un aspeto patr.)
Il danno va risarcito in termini di perdita di chance, perché non essendo legai da alcun vincolo
matrimoniale ( se così fosse il danno apparirebbe certo, non eventuale), il danno subitO si conigura
come eventuale ( non essendoci la stabilità del vincolo matrimoniale ma semplicemente
l’occasionalità di un rapporto di fato : la convivenza) Tale situazione di chance ( convivenza) va
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valutata tenendo conto di diversi parametri (coabitazione, presenza di igli, durata) che
legiimeranno un quantum risarcitorio diferente. ( è chiaro che in convivente del defunto riceve
un risarcimento < rispeto al coniuge del defunto).
 Prima veniva risarcito il mancato rispeto della promessa di matrimonio. Oggi è paciico,
come dice la Cassazione che : “l’obbligazione derivante dalla promesse di matrimonio non
comporta, in casi di recesso, anche senza giusto moivo, la conigurabilità di un illecito
extracontratuale e neppure giusiica l’inquadramento della faispecie nell’ambito della
resp. contratuale o precontratuale posto che la promesse di matrimonio non è un
contrato e neppure cosituisce un vincolo giuridico fra le pari”
 Lesione del legiimo aidamento che un soggeto, indota da altro con dolo e colpa, ripone
circa le informazione fornite da altro soggeto: l’induzione creata da un soggeto ainchè la
viima faccia aidamento circa le informazione fornite da un terzo è il discrimine che
consente il risarcimento di hp in cui si è generato un legiimo aidamento o quali invece
no. Es. Holding sugli appuni. Nel caso invece di una banca, che a causa di caivi controlli
tragga in inganno un soggeto, informandolo dell’esistenza falsa di fondi apparteneni ad
un’altra persona, e ciò determini il primo a concludere un certo afare con il 2 zona grigia
a metà fra contrato e extra.
 es. faccio circolare info inesate ( anche esate) sulla solvibilità di un debitore per aggravare
la sua esposizione patr  illecito civile in cui è richiesto l’elemento del dolo perché
scaturisca l’obb. Risarcitoria. Esistono alcune condote che solo se caraterizzate da dolo
danno origine all’obb. Risarcitoria ( es. doppia alienazione. Resp. del professionista, banca,
eserceni una determinata professione) i giudici italiani , intervengono nel deinite quali
condote ( siano esse intenzionali o negligeni) sono fonte di obb. Risarcitorio e quali no.

L’INGIUSTIZIA DEL DANNO TRA CORTE DI CASSAZIONE, CONSIGLIO DI STATO E CORTE COSTITUZIONALE:

SCALISI: Il problema dell’ingiusizia del danno si risolve nelle creazione di un ordine assiologico di
prevalenza tra le contrapposte posizioni soggeive dell’agente e della viima atraverso l’individuazione di
precisi poteri decisori, risolutori del conlito. Tali criteri ( DA RINVENIRE NELLE FONTI NAZIONALI,
COSTITUZIONE, FONTI UE. USI LEX MERCATORIA.. ) però non possono essere individuabili a priori, ma solo a
posteriori, e avendo riguardo

1) alla natura dei beni e servizi coinvoli


2) condizione dei soggei coinvoli
3) rango degli interessi sotesi all’intera vicenda

data la valutazione che di volta in volta si fa a posteriori , l’art 2043 è una clausola generale, la cui
concreizzazione e speciicazione si avrà solo a posteriori e verrà resa dalla decisione del giudice.

Con la sentenza 500/1999: viene deinita la natura aipica, primaria e non sanzionatoria dell’art.2043.

Tale sentenza e la px di Scalisi ( in paricolare per la ricerca dei criteri) hanno aperto un contrasto fra:

CGUE E CORTI COSTITUZIONALI: per quanto aiene al tema dell’ingiusizia del danno e il tema delle
situazioni soggeive tutelate, la GARANZIA COSTITUTZIONALE è UN OTTIMO PARAMENTRO PER
VERIFICARE SE L’ATTO LESIVO POSSA ESSERE CONSIDERATO INGIUSTO O MENO. Tutavia, non è una novità,

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che l’ordinamento comunitario si basa su valori diverse e talvolta alternaivi rispeto a quello cosituzionale
degli stai membri  da ciò possibilità di eventuali conlito circa lì individuazione dell’area di risarcibilità
del danno in ambito comunitario e in ambito interno: le due aree non coincidono e ciò può dare vita a
contrasi. (vd.es.pag 75).

L’INGIUSTIZIA: UNA TEORIA COMPLESSA

L’obbligo di risarcimento si conigura:

1)Lesione di una situazione giuridica soggeiva individuata e proteta dall’ordinamento ( in cui rientra d.
soggeivo assoluto, dirito credito, situazione di fato).

2)lesione di un interesse legiimo: se si accerta che dall’ato illegiimo sia derivato un pregiudizio ad un
bene della vita a cui l’interesse legiimo si collega nella duplice forma dell’interesse pretensivo e
opposiivo.

3) violazione di una norma proteiva della viima: in assenza di disposizioni legali, interviene la
giurisprudenza a deinire certe regole comuni all’esercizio di una data professione o aività ( es. medico),la
trasgressione delle quali è necessaria perché si abbi il risarcimento.

4) Combinazione tra elemento soggeivo e danno recato.

La teoria del danno ingiusto punta all’elaborazione di diversi fatori, oltre il dolo e la colpa, capaci di
condizionare il giudizio di anigiuridicità dell’illecito.

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CAPITOLO 3: DANNO PATRIMONIALE

Il danno patrimoniale

Per danno patrimoniale si intende un danno susceibile di valutazione economica, danno che può essere
valutato dal giudice sulla base di parametri oggeivi economici.

Non è una qualità desumibile a priori, ma la patrimonialità del danno dipende dalle conseguenze
dell’evento lesivo sui beni del danneggiato.

Lesione di interesse patrimoniale conseguenze patrimoniale e non patrimoniali.

Lesione di interesse non patrimoniale conseguenze patrimoniali e non patrimoniali.

PATRIMONILITA’ DEL DANNO NEL SENSO CHE LE CONSEGUENZE DELLA CONDOTTA ANTIGIURIDICA SONO
SUSCETTIBILI DI VALUTAZIONE ECONOMICA IN BASE A UN CRITERIO SOCIALE TIPICO.

Per decenni l’unico danno che poteva essere risarcito ex 2043 è quello patrimoniale, tutavia si è fato
strada nel tempo anche il risarcimento del danno non patrimoniale ( oggeto di studio delle CORTI , NB
SEZIONI GEMELLE 2008). Il danno patrimoniale ha dovuto fronteggiarsi con l’avvento del danno biologico e
con le sent. 2003 gemelle si ha avuto un radicale cambiamento dell’asseto risarcitorio del danno
patrimoniale.

CONTENUTO DEL DANNO PATRIMONIALE:

1) DANNO EMERGENTE: è la perdita patrimoniale apprezzabile in conseguenza dell’illecito, perdita


che può essere temporanea o permanente. Si ha anche danno emergente quando vi sia la perdita
di uilità nel godere di un bene. Esempi sono le spese mediche dovute ad un precedente incidente
automobilisico
2) LUCRO CESSANTE è la perdita della capacità di reddito

Il contenuto del danno patrimoniale è stata individuato tenendo contro delle conseguenza patr. sfavorevoli
che corrispondono ipicamente e normalmente al fato veriicatosi, dovendo escludere quelle che si
sarebbero cmq veriicate indipendentemente da quel fato.

MONATERI si rivede in tale impostazione del danno patr. e dice che lo status quo della viima
comprende tute le uilità che la viima avrebbe normalmente trato dal suo stato economico peggiorato
da colui che gli ha cagionato il danno viene tutelato sia lo stock di capitale, ma anche il lusso di reddito
che tale stock avrebbe prodoto.

È opportuno però procedura con cautela rispeto alla risarcibilità del lucro cessante: es. uccido 1 pecora,
con l’uccisione viene meno la generazione di agnelli che questa pecora può generare: devo risarcire il
prezzo per ogni agnello? Ammetendo soluzione posiiva al quesito , si ammeterebbe una soluzione
contraria alla ragione. Perciò pagherò il prezzo per la pecora che ho ammazzato cosicchè il pastore ne possa
comparare un’altra che gli arrechi le medesime uilità di quella defunta. La viima viene riportata alla
status quo ante lesione.
MONATERI risarcimento del lucro cessante: 1) la viima deve essere compensata anche se ha subito solo
una cessazione di lucro senza alcuna distruzione di stok capitale 2) compensate delle opportunità di

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guadagna efeivamente dimostrabili come atuali nel momento in cui ha subito la lesione. Esempio.
Lesione a un minore menomato permanentemente: la liquidazione del risarcimento del danno è stata dalla
giurisprudenza accordata sulla base della previsione della futura e ipoteica aività lavoraiva che il minore
sulla base degli studi compiui o in procinto di essere conclusi potrà andare a svolgere.

Esempio classico : danno da fermo del veicolo (mancato uso del mezzo nel periodo necessario alla sua
riparazione). Il risarcimento terrà conto: 1) la viima viene ricompensata delle mancate uilità che il fermo
del veicolo gli ha arrecato ( lucro cessante), 2) se la viima ha noleggiato un mezzo equipollente a quello
danneggiato, le verranno risarcite le spese di noleggio (come danno emergente).

Circa tale danno dapprima la giurisprudenza considerava che il danno subito dal proprietario di un mezzo
danneggiato fosse in re ipsa ( da non dimostrare, era suiciente che il proprietario per un certo lasso di
tempo veniva privato del mezzo , e non veniva compiuto alcuna valutazione circa l’uso efeivo cui esso era
desinato) e il danno veniva liquidato in via equitaiva .

Oggi invece la giuri è più restriiva: 1) no danno in re ipsa, il danno deve essere provato e, cosituisce un
presupposto logico per la liquidazione del danno 2) no liquidazione del danno in via equitaiva.
La valutazione equitaiva del giudice, viene invocata, non al ine (come nell’orientamento precedente)
dell’esistenza del danno, ma per il quantum risarcitorio del danno da fermo tecnico .
ONERE PROBATORIO: Vd. Esempi pagina 83:
 Non è suiciente dichiarare di svolgere una determinata aività , ma la dichiarazione deve essere
supportata da produzione documentale ( contrato di lavoro ad esempio)
 Dimostrazione del nesso di causalità fra il danno subito ( inteso sia come lucro cessante e danno
emergente) e impossibilità di uilizzazione del veicolo

CONDITIO SINE QUA NON AFFINCHE’ IL DANNO SIA RISARCIBILE è CHE IL DANNO SIA CERTO.
CERTO = il danno deve essere CONSEGUENZA IMMEDIATA E DIRETTA della condota lesiva dell’agente. Un
danni si ha per certo quando secondo una valutazione staisica e nella normalità dei casi da quella
determinata condota lesiva derivi il danno subito.

È risarcibile:

1) il DANNO DIRETTO cioè il danno inteso quale risultato creato dalla lesione operata dall’agente e il
DANNO INDIRETTO danno subito dai pareni (La disinzione tra danno direto e danno indireto è
oggi superata, ma è stata in precedenza uilizzata per allargare l’area dei danni risarcibili in
conseguenza di lesioni alla persona o ai dirii della personalità (per ovviare ai problemi inereni
all’art. 2059 c.c., risarcimento del danno alla vita di relazione, al danno esteico, al danno da perdita
di reddito conseguente alla lesione del dirito al nome, immagine, riservatezza e onore). Ora si parla
di danni pluriofensivi. E’ il caso del danno al nascituro, in cui la condota del medico non colpiva
solo il nascituro ma anche i fratelli e i genitori. La sentenza della Cass. 6464/1984 sosteneva il
dirito al risarcimento del danno in favore del marito leso indiretamente, in quanto quesi non
poteva più intratenere rappori sessuali con la moglie ferita in un incidente automobilisico. Si
tratava di una forma di danno indireto, ma come deto prima ora si parla di danno pluriofensivo,
in cui danneggiai sono il marito e la moglie. Il danno indireto è ipico della giurisprudenza
francese, ma nel drito italiano è superato tramite l’applicazione della clausola generale dell’art.

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2043 c.c. intesa come norma primaria e non secondaria). Si è arrivai così alla formulazione del
conceto di illecito pluriofensivo).
PX DI MONATERI: “non mi sembra che allo stato atuale abbia più senso disinguere tra danno
patrimoniale direto e indireto. Qualunque danno patr. causalmente ricollegabile come
conseguenza normale alle lesione perpetrata dal convenuto viene in considerazione come danno
efeivamente subito dall’atore. Solo ove manchi un tale nesso causale il danno non sussiste,
ovvero è meramente eventuale o potenziale, e quindi in caso di lesioni di interessi patr. non esiste
neanche la resp. per mancanza di uno degli elemeni della faispecie richiesi dalla legge”.
2) Dimostrato il nesso di causalità ( giudizio sull’an della responsabilità il convenuto è riconosciuto
responsabile) vi è un ulteriore disinzione sulla base della liquidazione del danno, circa l’ammonare
del quantum risarcitorio. DANNO GENERICO E DANNO SPECIFICO : danno generico: qualora il nesso
di causalità sia riferibile alla formula id quod plerumque accidit (cio che accade più spesso), il danno
si presume esistente in re ipsa (ho violato una norma di legge perciò danno), salva la prova
contraria oferta dal convenuto ( il convenuto è chiamato a dimostrare che il fato lesivo a lui
ascrivibile non poteva risultare dannoso per l’atore)es. colunnia,è ragionevole presumere che
all’atore derivi un danno perciò speterà al convenuto dimostrare che non pensava che dalla sua
condota potesse derivare nocumento all’atore. IN QUESTI CASI IL GIUDICE LIQUIDA IL DANNO IN
VIA EQUITATIVA IN BASE AL PR. DELL’ID QUOT PLERUMQUE ACCIDIT. DANNO SPECIFICO : sono i
danni concrei che l’atore può provare in giudizio , quei danni che sono stai da lui efeivamente
paii e sono causalmente riconducibili all’operato del convenuto. (inine vi è la categoria dei danni
nominali quali danni subii dall’atore per il fato stesso di aver subito un illecito civile, onde il
giudice che non ritenga fondata la prova dei danni speciici e che non si senta di concedere dei
danni generci in base al pr. Id quod plerumque accidit, concedere un risarcimento irrisorio che
servono a marcare il caratere illecito dell’azione ascrita al convenuto e il giudice liquida il danno in
via equitaiva).
3) DANNO DA PERICOLO : Es. danno subito dal deprezzamento commerciale subito da un veicolo che
ha già subito delle riparazioni, è risarcibile in quanto il pregiudizio soferto è certo ed atuale, ed
inluisce negaivamente sul bene diminuendone il valore economico. Nell’esempio citato viene
risarcita la perdita economica subita dal bene in conseguenza del maggior pericolo che, nonostante
le riparazioni, il veicolo possa più frequentemente subire avarie a causa di precedeni sinistri.

Pr. Compensaio lucri cum damno: La quaniicazione del danno risarcibile non deve cosituire fonte di lucro
per il danneggiato. Ed il risarcimento non cosituirà fonte di lucro per il danneggiato solo se il vantaggio
( che gli viene arrecato con il risarcimento) e il danno sono conseguenza direta e immediata
dell’inadempimento da cui sono stai generai i danni patrimoniali paii dalla viima dell’illecito.

DANNI FUTURI

DANNO PRESENTE = danno che al momento della pronuncia del giudice si è completamente manifestato

DANNO FUTURO = danno che si manifesta successivamente alla pronuncia del giudice es. cure costose che
possono esserci dopo la pronuncia. Tutavia al momento della pronuncia tale danno deve, però, gia avere
esternato elemeni dai quali si può ragionevolmente prevedere che si produrrà.

Entrambi sono danni CERTI, sono stai lesi interessi che rientrano nella sfera giuridica del danneggiato.

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DANNI FUTURI 

Per il danno futuro il requisito della certezza è stato spiegato dalla giurisprudenza: deve esserci la
probabilità rilevante, valutata dal giudice sulla base della comune esperienza, tabelle staisiche,
presunzioni semplici, che la diminuzione patr. subita dal bene sia la conseguenza naturale dell’illecito
subito.

Esempio: sinistro stradale. I pareni del defunto hanno l’onere di dimostrare per otenere la liquidazione del
danno futuro che il parente deceduto avrebbe verosimilmente contribuii ai bisogni della famiglia.

MORTE DI UN CONGIUNTO Devono essere considerai come danni futuri anche i cd. danni di rimbalzo
che possono avere natura patr. e non patr. I pareni possono chiedere 1) ris.danno subito come
conseguenza della lesione riportata dalla viima 2) ris. danno subito diretamente dalla viima.

DANNO PATR. RIFLESSO:

DANNO PATR. SUBITO DAI GENITORI PER MORTE FIGLIO se il iglio minorenne i genitori deve rendere la
prova del lucro cessante subito ; altrimeni l’unico danno risarcibile è quello delle spese funerarie.

DANNO PATR. RICONOSCIUTO AL FIGLIO A SEGUITI DI DECESSO DEI GENITORI: risarcimento del danno per
efeto della perdita delle somme che i genitori avrebbero impiegato per il mantenimento e educazione
della prole. Non viene riconosciuto danno patr. in capo al iglio se quesi trova, dopo la morte dei genitori,
cure, mantenimento ed educazione presso i nonni (semmai quesi potranno pretendere il ristoro delle
spese future che presumibilmente si appresteranno ad efetuare per il mantenimento e educazione dle
nipote).

RISARCIMENTO DEL DANNO DA PERDITA DELLE CURE DOMESTICHE: morte della casalinga , i congiuni
conviveni hanno dirito al risarcimento dle danno subito per la perdita delle prestazioni aineni alla cura e
assistenza da questa resi. Le aività della casalinga, sono ritenute dalla Cassazione economicamente
valutabili facendo riferimento al triplo della pensione sociale o ponendo riguardo al reddito di una
collaboratrice famigliare. Il risarcimento viene riconosciuto anche se la casalinga si avvaleva di una
domesica.

Quando il danno futuro non è ancora certo, l’atore può limitare la sua richiesta la risarcimento del danno
atualmente liquidabile in via equitaiva dal giudice. La domanda sul danno presente interrompe o meno la
preiscrizione rispeto al danno futuro al momento solo eventuale?

1) Se il danno futuro era prevedibile al momento della domanda inerente al danno presente(quindi si
conigura come danno certo, incera appare solo la sua conseguenza, allora, dal momento che la
preiscrizione decorre dal momento in cui si è veriicato il danno), la domanda sul danno futuro
doveva essere presentata nell’ambito del giudizio della domanda sul danno presente. SE DANNO
FUTURO ERA PREVEDIBILE AL MOMENTO DELLA DOMANDA PER IL DANNO PRESENTE, LA
PREISCRIZIONE DECORRE DAL MOMENTO IN CUI SI è VERIFICATO IL DANNO PRESENTE.
2) Se il danno futuro non si è ancora manifestato e pertanto si conigura come futuro vero e proprio la
preiscrizione non decorre. In questo caso il danneggiato deve dimostrare che si trata di un danno
ulteriore e non di un aggravamento di quello preesistente.

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DANNO DA DIMINUZIONE DELLA CAPACITA’ LAVORATIVA:

diminuzione dell’eicienza isica della persona intesa quale danno da limitazione della capacità lavoraiva
dapprima non veniva riconosciuto se non nei soli casi in cui il soggeto svolgeva un lavoro stabile. Il
requisito della STABILITA’ era condiio sine qua non perché la soggeto fosse riconosciuto un risarcimento
del danno che tenesse conto del guadagno lavoraivo, carriera e incremeni di guadagno. Il requisito della
stabilità viene meno quale condiio sine qua non per il risarcimento del danno, in quanto con il passere del
tempo viene ed emersione una regola di mkt del lavoro che implica la mobilità e la precarietà del lavoro.

Quindi su questo tema nel corso del tempo ci sono state molte novità, fra tante :Risarcimento anche
previsto a favore di soggei che non svolgono aività remuneraiva (studeni, minori, disoccupai,
casalinga).

La riduzione della capacità lavoraiva è connessa al conceto di produzione di reddito. La ridota capacità
lavoraiva ( sia generica, che speciica) comporta una riduzione retribuiva con conseguente limitazione
della capacità di produrre reddito. Viene risarcita “la perdita di concorrenzialità della persona nel mondo
del lavoro in relazione alla menomazione della sua integrità psicoisica” da ciò consegue: 1) diminuzione di
guadagno 2) diminuzione di guadagno futura per eventuali incremeni retribuivi dovui all’avanzamento di
carriera 3) possibilità di aspirare a cambiare lavoro perché magari meglio retribuito. Tui quesi elemeni si
traducono in una riduzione della capacità di guadagno che se provata deve essere risarcita.

La Cassazione precisa che per quanto riguarda l’onere probatorio il soggeto deve dimostrare:

1) Deve dimostrare di svolgere un’aività lavoraiva produiva di reddito


2) Prova della mancanza di persistenza di capacità generica dopo l’infortunio di atendere altri lavori
e altrimeni idonei alla produzione di altre foni di reddito in luogo di quelle perse o ridote. La
prova può anche essere provata tramite presunzioni purchè emerga chiaramente la riduzione della
capacità di guadagno.
3) Inoltre il soggeto è tenuto anche a dimostrare la maggiore usura, faica, diicoltà incontrate nello
svolgimento di un’aività lavoraiva, qualora, questa si traduca in una diminuzione di reddito per
via dell’impossibilità di svolgere tuta una serie di mansioni, che gli avrebbero consenito di
otenere maggiori guadagni o avanzameni di carriera questo proili però si sposta verso il danno
da perdita di chances.

CASALINGA:

La Cassazione dapprima ribadisce la natura patr (e non biologico) del danno soferto dalla casalinga, così
deinendolo la Corte ha ribadita che l’aività della casalinga è susceibile di valutazione economica, anche
se si trata di aività non retribuita indici normaivi del dirito al risarcimento del danno inerente al
lavoro della casalinga sono: art 4 Cosituzione: tutela qualsiasi forma di lavoro; art 37 Cost,1: la donna
lavoratrice deve avere spazi di libertà per l’adempimento della sua essenziale fx famigliare ( anche se non
percepisce reddito in soldi, la casalinga svolge un’aività susceibile di valutazione economica e tale
aività non si esaurisce con l’espletamento delle faccende domesiche, ma si estende al coordinamento
della vita family.

CASALINGA PART TIME ( oltre alla casalinga svolge occupazione retribuita): il danno subito dalla casalinga
concorre con il danno alla capacità speciica lavoraiva.

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Se la casalinga ricorre all’aiuto di una colf, a seguito dell’impossibilità a seguito della lesione di provvedere
alla casa e alla prole, questa può chiedere il ristoro dei cosi sostenui per reperire altrove ausilio, provando
i rappori intercorreni con le colf e gli esborsi paii.

LIQUIDAZIONE DEL DANNO: Parametri di riferimento: 1) reddito di una collaboratrice domesica ( viene
atribuii valore in moneta al lavoro che svolge ed ha già svolto dalla casalinga 2) liquidazione tabellare
(reddito iguraivo annuo della lesionata) 3) al triplo della pensione sociale.

Lg 493/1999 completa il quadro delle foni del dirito sulle quali poggia il risarcimento del danno soferto
dalla caslainga: ex art. 6 viene equiparato il lavoro della domesica alle altre forme di lavoro extrafamily e
ne aferma il valore sociale derivante dai vantaggi che la colleività ne trae.

DANNO SOFFERTO DAL MINORE:

Diminuzione di reddito non è un danno presente, ma futuro perché generalmente il minore non lavora. Si
trata quindi di una diminuzione futura in previsione del futuro ingresso del minore nel mondo del lavoro.

PROVA: anche per presunzioni semplici che tenga contro del presumibile lavoro che il minore sarebbe
andato a svolgere se non fosse stato menomato. Tale valutazione iene conto degli studi efetuai, delle
sue capacità e aitudini nonché della situazione di mkt del lavoro.

QUANTUM: commisurato allo sipendio o alla remunerazione (presunta) che il minore avrebbe percepito al
suo ingresso nel mondo del lavoro, facendo eventualmente riferimento anche agli indici tabellari del danno
da incapacità speciica.

DISOCCUPATO:

Danno futuro collegato ad una invalidità permanente che ha inciso negaivamente sulla sua capacità di
guadagno ( se non danneggiato avrebbe conseguito ad un lavoro retribuito).

Il disoccupato non può chiedere il risarcimento di una danno che gli ha arrecato un’invalidità temporanea
perché al momento che si è veriicato il danno non lavorava, ma ha dirito al risarcimento del danno che gli
rechi un’invalidità permanente, la quale gli impedirà in futuro di inserirsi nel mondo del lavoro.

DANNO DA PERDITA DI CHANCES

Risarcimento di un danno derivante da una perdita atuale di un miglioramento patr. futuro e possibile.

LEADING CASE nel 1985

Caso: soggeto partecipe ad un concorso presso un determinato ente. Passa la prova scrita e, in atesa
della prova orale, sosiene un concorso presso il medesimo ente. Il secondo concorso si deinisce più
rapidamente del primo e il candidato lo vince. L’ente proibisce al soggeto di presentarsi alla prova orale del
concorso precedente in quanto il contrato colleivo della mansione per la quale si è proposto impedisce a
chi sia altrove dipendente di partecipare al concorso. Il soggeto preferiva vincere il primo concorso perché
gli conferiva una maggior qualiica.

La Cassazione nella decisione del caso sancisce il pr. Generale per cui la lesione della possibilità atuale di
una vantaggio futuro cosituisce un autonoma posta di danno risarcibile, purchè ne venga provata la
sussistenza il superamento della prova scrita dle primo concorso è ritenuta una prova valida al ine della

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sussistenza dell’efeiva possibilità di vincere il concorso ( nel caso il soggeto non ha colpe per la
deinizione più veloce del secondo concorso e non poteva essergli negato di provare anche il secondo
concorso).

Deinizione di perdita di chances: perdita di una concreta e efeiva occasione favorevole di conseguire un
determinato bene. Non si trata di una mera aspetaiva di fato, ma di un’enità patr. a sé stante,
giuridicamente ed economicamente susceibile di valutazione economica.

PROVA: La perdita di chances, può essere provata anche tramite presunzioni. Per la prova di tale danno è
necessario che vi siano elemeni oggeivi e ceri dai quali desumere in termini di CERTEZZA ed ELEVATA
PROBABILITA’ ( e non mera potenzialità CHE NON DA LUOGO A RISARCIMENTO), l’esistenza di un
pregiudizio economicamente valutabile. È necessario provare che la mera possibilità di conseguire un
vantaggio assuma un connotato di concretezza tale al ine di essere valutata come vera e propria chances,
così da essere tutelata dall’ordinamento.

La chance si conigura come bene giuridico autonomo e indipendente rispeto al vantaggio che si vuole
conseguire ( per questo moivo è degna di autonomo risarcimento del danno in capo al soggeto leso, si
trata di un bene facente parte del suo patrimonio).

Si trata di un danno futuro oppure no?

Fin dalle origini della sua creazione la perdita di chances è vista quale rimedio al ine di colmare la lacuna
risarcitoria relaiva a DANNI per cui vi era un’altra probabilità del veriicarsi del danno, ma difeto della
dimostrazione di nesso causale fra condota e danno futuro, rischiavano di rimanere senza risarcimento.

La giuri all’inizio: la perdita di chances  danno futuro risarcibile a condizione che il danneggiato provasse (
anche con presunzioni) la sussistenza di un nesso eziologico tra illecito (inadempimento) e ragionevole
probabilità di veriicazione futura del danno. La dotrina precisa che tale prova deve dimostrare la certa
acquisizione al patrimonio del soggeto dle bene non conseguito a causa dell’illecito.

CHANCE = enità patr. giuridicamente ed economicamente valutabile, la cui perdita da insorgere un danno
atuale che deve essere risarcito nel momento in cui vi sia la ragionevole probabilità che tale perdita
impedisca al soggeto di conseguire un risultato a lui uile. Deve esserci un elemento causale valido tra il
fato e la ragionevole probabilità di veriicazione futura del danno. Il pregiudizio subito si conigura in
termini di danno emergente ( perdita di possibilità atuale e non di futuro risultato)  tale ragionamento
vale se si considera la chance come perdita della possibilità di conseguire un risultato favorevole.

Il contenuto della prova varia da faispecie a faispecie (vd.esempi pag.101/104).

RAPPORTO TRA LA PERDITA DI CHANCE E L APREVEDIBILITA’ DEL DANNO

FX proporzionale: il risarcimento deve essere proporzionale alla normale uilità della prestazione non
conseguita. Il creditore deve dimostrare che il debitore era a conoscenza, o cmq avrebbe potuto prevedere,
quei fai che hanno inciso sulla produzione del danno.

Limii per il risarcimento della perdita di chance sono : 1) la prevedibilità che deve essere provata dal
creditore 2) pr. 1227,2

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Ancora sulla prova …

Ammessa la possibilità di presunzioni probatorie. In mancanza della prova circa l’esistenza della chance, la
liquidazione in via equitaiva non è ammessa ( questa è ammessa solo laddove si dimostri l’impossibilità di
determinate l’ammontare preciso del danno).

Il danno viene liquidato in termini percentuali rispeto alla probabilità di otenere il vantaggio auspicato
( cioè viene liquidato proporzionalmente al gradi di probabilità di conseguire quel vantaggio).

INTERESSI COMPENSATIVI

L’obbligazione avente ad oggeto il risarcimento del danno da fato illecito debito di valore.

Ainchè il danneggiato venga riportato nello status quo ante è necessario che il giudice, nel liquidare il
risarcimento, deve tenere conto della svalutazione monetaria che si veriica ino al momento in cui rende la
decisione.

il quantum risarcitorio comprende anche gli interessi compensaivi. Tali interessi rappresentano una
frazione del danno risarcibile e si trata di interessi adotai dalla giurisprudenza con la inalità di

1) Risarcire il danneggiato per le mancate uilità che avrebbe potuta trarre dal bene nel periodo che
va dalla consumazione dell’illecito e la liquidazione inale del risarcimento
2) Risarcire il danneggiato per il fato di non poter conseguire tempesivamente tale risarcimento, ma
dopo un lasso di tempo.
 GLI INTERESSI COMPARATIVI RISARCISCONO IL MANCATO GUADAGNO DA TEMPESTIVO
GODIMENTO DELL’EQUIVALENTE PECUNIARIO DEL BENE LESO.
 Tali interessi in virtù della loro funzione sono dovui sulla base del capitale originario e il
giudice per la loro determinazione non iene conto della svalutazione monetaria,altrimeni
il danneggiato potrebbe risultare arricchito se, a seguito della rivalutazione (fata tenendo
conto della svalutazione) il valore nominale di tali interessi fosse > rispeto al momento in
cui si è veriicato l’illecito.

Il danno subito dalla mancata corresponsione tempesiva del risarcimento deve essere allegato e provato
dall’atore (anche mediante presunzioni).

MONATERI sosiene che tali interessi facciano parte integrante del risarcimento globale e come tali non
possono essere risarcii come autonoma posta di danno e non sono produivi di interessi moratori. Inoltre
sosiene che nella domanda di risarcimento del danno per fato illecito sia implicitamente inclusa la
richiesta di riconoscimento degli interessi compensaivi ( dal momento che il fato generatore è il
medesimo)  qui risiede la diferenza fra interessi moratori ( che hanno fondamento autonomo rispeto
alla domanda principale e devono essere richiesi espressamente e separatamente richiesi dal creditore,
altrimeni il debitore non li paga); e interessi compensaivi ( cosituiscono parte integrante del danno
risarcibile e possono essere atribuii dal giudice al danneggiato anche in difeto di speciica richiesta).

I termini di decorrenza degli interessi compensaivi variano da caso in caso. La regola generale è che quesi
siano dovui, con saggio = a quello legale, dalla data dell’evento dannoso a quello della pronuncia del
giudice. Ma cosa si intende per data dell’evento dannoso?

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Danno da invalidità e mancato guadagno susseguente: la decorrenza degli interessi compensaivi viene
issata dal momento in cui il danno si è veriicato (per invalidità permanente tale momento è il momento il
cui cessano l’invalidità temporanea e si consolidano i postumi a caratere permanente con le relaive
conseguenze). Secondo Monateri il pr. Più adato da adotare per la decorrenza è decorrono dal
momento in cui al danneggiato comincia a mancare l’equivalente pecuniario della lesione subita. (per i
danni futuri decorrenza dal momento in cui il soggeto danneggiato ha iniziato o inizierà, secondo un
calcolo di probabile svolgersi degli eveni, a subire il pregiudizio consistente nella riduzione della capacità
lavoraiva.

Inine data la loro funzione compensaiva/reintegraiva quesi interessi non sono dovui se la mancanza del
tempesivo godimento dell’equivalente pecuniario è ascrivibile alla viima e non al danneggiante.

CAPITOLO 4: IL DANNO NON PATRIMONIALE

Codice del 42’ DICOTOMIA : danno patrimoniale 2043 e danno non patrimoniale 2059: che prevede la
risarcibilità del danno non patr. solo nei casi previsi ex lege.

TESI RESTRITTIVA:Ex 2059 DANNO NON PATRIMONIALE  il danno non patr. poteva essere risarcito solo
se derivasse da un’ipotesi di reato. ( combinato disposto fra 185 cp e 2059 cc).

TESI MENO RESTRITTIVA: tanto la dotrina, quanto la giurisprudenza hanno adotato una concezione meno
restriiva sia in riferimento :

1) Faispecie in corrispondenza della quali si risarcisce il danno non patr. : lg 117/1988 responsabilità,
per dolo o colpa grave, del magistrato per ai e/o provvedimeni posi in essere nell’esercizio delle
funzioni; danni che scaturiscono da comportameni discriminani dal punto di vista razziale per
moivi di ipo etnico o religiosi; lg. 89/2001 Mancato rispeto del ragionevole termine di durata del
processo ( anche per le persone giuridiche): d.lgs 169/2993 tratamento illecito dei dai personali.
Inoltre la letura cosituzionalmente orientata dell’art 2059 ha portato al riconoscimento della
tutela del dirito non patr. del dirito alla salute, intangibilità della sfera degli afei reciproci, dirito
all’onere e alla reputazione, dirito al pieno rispeto delle potenzialità interrazionali del rapporto
genitori/igli. ( su questo ulimo aspeto di recente la Cassazione ha sostenuto che sussiste la
lesione di tale dirito anche per i soggei che non appartengono al nucleo family in senso streto
( nonni, generi … ), ma è necessario che fra essi sussista una situazione di convivenza come
connotato minimo atraverso cui si esteriorizza l’inimità delle relazioni di parentela contraddisinte
da reciproci legami afeivi, paraica della solidarietà e sostegno economico; solo così assume
rilevanza giuridica il collegamento tra danneggiato primario e secondario, nonché la famiglia intesa
come luogo in cui si esplica la personalità di ciascuno ex art 2 Cost. ).
2) Le igure di danno che compongono questa categoria ( prima vi era solo il danno morale facente
parte del danno non patr.)

EVOLUZIONE DEL DANNO NON PATRIMONIALE

Con l’introduzione dell’art 2059 nel Codice 42’ il danno non patr. era considerato in senso restriivo  ERA
RISARCIBILE SOLO IN DANNO NON PATRIMONIALE DERIVANTE DA REATO. Inoltre il danno non patr. era
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inteso come danno morale = turbamento dello stato d’animo, patema d’animo che gli deriva dall’ofesa
ricevuta.

A parire dagli anni 70’ in caso di lesioni alla persona si risarciva : 1) danno patr. da lesione isica = la
persona perdeva capacità di guadagno 2) danno indireto inteso come danno alla vita di relazione ( la
persona perdeva la realizzazione della sua vita). Il danno era vista secondo una duplice accezione : come
reddito e come cause quaniicabili dal danno stesso(es.spese mediche e mancato guadagno conseguente
al reato), si risarciscono solo i danni quaniicabili.+ Tutavia circa tale posizione si manifestano diversi dubbi
di cosituzionalità in relazione all’art 32 della Cosituzione: poiché non si dà rilievo ad un dirito cost.
garanito (salute); art 24: si esclude tutela giurisdizionale a un dirito atribuii dalla Cosituzione; art 3
poichè risarcendo, nel caso di danno alla persona, la perdita della capacità redituale e il danno indireto
patrimoniale si crea una disparità di tratamento fra i danneggiai.

Una prima soluzione al problema viene data dalla Corte Cosituzionale 26 luglio 1979 n.88, la Consulta era
stata invesita del compito di pronunciarsi sull’incost ex art 2059 cc.

La Corte giunge a deinire l’onnicomprensività ex art 2059 dandone una letura cost. orientata: “gli art
2059 e 185 cp, nel loro combinato disposto, espressamente stabiliscono che, ove un reato sia commesso, il
colpevole è tenuto anche al risarcimento dei danni non patr. l’espressione danno non patr., adotata dal lgs,
è ampia e generale e tale da riferirsi a qualsiasi pregiudizio che si contrapponga, in via negaiva, a quello
patr., caraterizzato dalla economicità dell’interesse leso. Il che porta a ritenere che l’ambito di applicazione
dei sopra richiamai art. 2059 e 185 SI ESTENDE FINO A RICOMPRENDERE OGNI DANNO NON susceibile
diretamente di valutazione economica, compreso quello alla salute”.

La Corte Cost. quindi vede il dirito alla salute come dirito autonomo, a sé stante dà un correto signiicato
alla disposizione in esame in quando considera il dirito alla salute o integrità isica a prescindere dalla
capacità redituale che viene lesa in corrispondenza di un danno alla persona.

Ulteriore evoluzione (vd. Punto 2 sopra citato ) si è avuta nel momento in cui la giuri accanto al danno
morale ideniica il danno biologico (espressione che viene ripresa dalla medicina legale). Inizialmente tale
danno viene visto come terium genus di danno ( diverso sia dal danno patr. che non patr.)in caso di lesione
psico isica del bene salute ( tale orientamento risulta dalle sentenza del Trib. Genova del 1974/5 vd.
Appuni). Il tribunale di Genova denuncia l’inadeguatezza del sistema risarcitorio in caso di danno alla
persona poiché limita il risarcimento ai soli proili patr. ( spese mediche e mancato guadagno) e indica che il
danno biologico deve essere liquidato in modo uguale per tui i citadini indipendentemente dalla loro
capacità di produrre reddito. ( la rotura di un dito è uguale sia per il soggeto che fa il pianista sia per il
contadino). I tribunali di Genova individuano questo terium genus di danno da liquidare in modo uniforme
per tui poiché si riferisce al valore uomo.

La Cassazione 3675/81 dà una nuova interpretazione del danno biologico: Il danno al dirito alla salute
integra un danno ingiusto ( ex 2043 cc) da considerarsi come danno patr. indireto, risarcibile ex 2043 e
indipendentemente dalla capacità del soggeto leso di produrre reddito.

La Cassazione uilizza un escamotage cioè : il danno non patr. = danno morale e il danno alla salute =
danno patr. indireto risarcibile mediante l’applicazione dell’art 2043 al ine di sotrarre la risarcibilità di tale
danno al limite risarcitorio imposto ex 2059 ( casi stabilii dalla legge). Secondo tale orientamento l’unico
danno risarcibile ex 2059 e il danno morale soggeivo.

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Conseguenza dell’orientamento della Cassazione è lo svuotamento di contenuto dell’art 2059 poiché se il


danno biologico era diverso dal danno morale ed era risarcibile autonomamente ex 2043, in quanto lesivo
di in dirito cost. garanito  qualsiasi altro pregiudizio non patr. consistente nella lesione di interessi della
persona cost. garanii poteva sotrarsi dall’ambii applicaivo del 2059. ( anche la Corte Cost n.88/79
ribadisce tale posizione : nella nozione di danno non patr. rientra solo il danno morale soggeivo).

Sintesi : DANNO MORALE (patema d’animo) = DANNO NON PATR. , ASSIMILAZIONE FUNZIONALE A
SOTTRARRE IL RISARCIMENTO DEI DANNI NON PATR. AI LIMITI RISARCITORI EX 2059.

ANNI 90’: ridisegnazione dello statuto del danno non patr. : CHE SIA REATO O NON SIA REATO, LA LESIONE
DELLA SALUTE è SEMPRE RISARCIBILE poiché INCIDE SU UN BENE DELLA PERSONA GARANTITO EX 32 COST.
ED INOLTRE IL DANNO NON PATR. NON PUO’ ESSERE RICONDOTTO SOLO AL DANNO MORALE.

Dapprima l’ideniicazione del danno morale con il solo pregiudizio psichico venne abbandonata per le
persone giuridiche (a queste non era riferibile alcune soferenza psichica) .

La Corte di Cassazione poi, con sentenza 7642/91 sancisce un pr. Generale per cui viene meno
l’ideniicazione del danno non patr. ex 2059 con il solo danno morale ma dice che : il danno non patr. è
comprensivo di qualsiasi conseguenza pregiudizievole di un illecito che, non prestandosi ad una valutazione
monetaria basata su criteri di mkt, non possa essere oggeto di tecnico risarcimento, sebbene di riparazione
 il DANNO BIOLOGICO (o alla salute) SI COLLOCA NEL 2059 INSIEME AL DANNO MORALE.

Successivamente la Corte Cost riconosce il danno biologico come danno non patr. svincolato dalla capacità
del soggeto leso a produrre reddito, da risarcire in modo uguale per tui i danneggiai.

Svolta decisiva: SENTENZE GEMELLE 2003 8827;8828 31 MAGGIO 2003  Letura cosituzionalmente
orientata dell’art. 2059.

1) Sentenza che abbandonano l’interpretazione restriiva ex 2059, dandone una letura in


collegamento con l’art. 2 Cost. : L’art 2 riconosce i dirii inviolabili dell’uomo e il danno non patr.
deve essere inteso come categoria ampia, comprensiva di ogni ipotesi in cui sia leso un valore
inerente alla persona.
2) Il danno non patr. è inteso come danno da lesioni di valori inereni alla persona (non indica solo il
danno morale soggeivo) , la Cassazione individua tre categorie di danno: DANNO MORALE
SOGGETTIVO (patema d’animo e turbamento psichico); DANNO BIOLOGICO ( danno alla salute
psico isica); DANNO A QUALSIASI ALTRO INTERESSE COST. GARANTITO.

L’architetura del danno biologico viene anche raiica dalla Corte Cost la quale riconosce apertamente
l’esistenza di un DANNO ESISTENZIALE inteso quale danno lesivo di interessi cost. garanii inereni la
persona, assieme al DANNO MORALE SOGGETTIVO E IL DANNO BIOLOGICO IN SENSO STRETTO .

La dotrina non interpreta in modo univoca tale orientamento, pertanto la 3 Sezione Cassazione 
ordinanza di rimessione alle SU sollecitandole ad un intervento nomoilaico in materia e sotoponendole
diversi quesii.

Cassazione risponde all’ordinanza con 4 sentenze 26972,3,4,5,/2008 tenendo conto , circa l’evoluzione del
danno esistenziale alle due correni preseni nella giuri italiana: ani/esistenzialisi.

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1) Nozione ampia di danno non patr. e onnicomprensiva = qualsiasi pregiudizio alla persona non
susceibile di valutazione economica, risarcibile nei casi previsi ex lege, nei casi di lesione grave di
un dirito inviolabile della persona, dalla quale sia derivato un grave pregiudizio.
2) Tipicità dei danni non patr. risarcibile : a tale ine viene richiamata la categorie dei dirii inviolabili
dell’uomo ( solo in corrispondenza della lesione di quesi  risarcimento del danno non patr.)
3) Limii per risarcimento :
 Ingiusizia qualiicata ( vd. Pt. 2 deve tratarsi della lesione di un dirito inviolabile
dell’uomo, o caso tassaivamente previsto ex lege)
 Gravità lesione (deve eccedere una certa soglia di ofensività, rendendo il pregiudizio
talmente serio da essere meritevole di tutela)
 Serietà del danno ( no danno bagatellare, fuile, irrisorio.. )
4) Liquidazione unica del danno non patr. ( comprensiva di tute e 3 le componeni) senza duplicazioni
5) PROVA: il danno va debitamente allegato e provato da chi ne invoca il risarcimento (utlizzabili
anche presunzioni e la comune esperienza).
6) Tute le componeni del danno hanno pari rango e sono categorie descriive ( descrivono un
determinato ipo di pregiudizio) dell’UNICO DANNO NON PATR.

DANNO MORALE:

Ideniica quale pregiudizio = soferenza soggeiva e cagionata dal reato in sé considerata. Turbamento
d’animo, dolore inimo che non degenerano in patologie perché, in tal caso si rientra nel danno biologico.
Viene anche riconosciuto alla persone isiche perciò la nozione è abbastanza ampia.

L’intensità della soferenza e la sua durata rilevano solo per il QUANTUM RISARCITORIO.

Nel caso di danno non patr. la prima cosa da individuare è quale interesse meritevole di tutela e proteto da
una norma viene leso.

Indici normaivi che prevedono la risarcibilità del danno non patr. :

1) In caso di reato : art 185 cp : generalizza la risarcibilità del danno non patr. in sede civile.
2) Lesione di interessi /dirii della personalità : ART 7,10 CC  Sembrano conigurare l’esistenza di
una clausola generale ata a legiimare in ogni caso la risarcibilità dei danni non patr. consegueni a
lesioni di dirii della personalità.

Nel cosa di lesione di dirii della personalità: ciò che rileva non è il rango dell’interesse proteto, ma è
risarcibile la lesione di un dirito della personalità che sia meritevole di tutela secondo l’ordinamento (ex
criterio ingiusizia ex 2043), deve tratarsi di un’ingiusizia cost. qualiicata. La ipicità del danno non patr.
non si qualiica sulla base del rango dell’interesse proteto ma sulla base di una scelta lgs ( meritevole di
tutela).

PROVA : deve essere fornita dall’atore, non deve dimostrare alterazioni della psiche  danno biologico. Il
danno morale = disvalore sociale dell’azione del convenuto.

1) Che cosa deve provare l’atore per afermare l’esistenza del danno morale?

2) Quali sono i parametri che il giudice deve considerare per il quantum risarcitorio?7

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Alcuni sostengono che la generica domanda di risarcimento del danno non patr. includa anche la richiesta
di ristoro del danno morale. Secondo altri deve speciicamente essere richiesta. Oggi prevale la prima
impostazione, la generica richiesta di danno non patr. include la richiesta di risarcimento del danno non
patr.

Il danno morale, aferma la Cassazione, va risarcito come danno non patr., nell’ampia accezione ricostruita
dalle SU. Il risarcimento deve avvenire secondo equità tenuto conto delle circostanze del caso concreto,
considerando che anche per il danno non patr. il risarcimento deve essere integrale e, tanto più elevato
quanto maggiore è la lesione. Per ragioni di tecnica liquidatoria il danno morale viene commisurato al
danno biologico ( il danno morale viene liquidato in una quota % del danno biologico ). Il danno morale si
conigura, quindi come voce autonoma all’interno del danno non patr.

L’atore deve dimostrare adeguatamente l’esistenza del danno morale. anche se viene acclarata la Rpenale
l’atore non è esonerato dalla dimostrazione della prova del danno subito ad eccezione di gai notori.
Alcuni sostengono invece che acclarata la Rpenale il danno è in re ipsa, non da dimostrare.

 Monateri dice che la soluzione a tale contrasto non può prescindere dal tenere in considerazione l’art
2697 integrato con le considerazioni di equità ex 1226 e 2056 e pr. Id quot plerumque accidit cui deve fare
riferimento l’operato del giudice nella valutazione dei fai addoi dall’atore a sostegno della sua pretesa.

Dimostrate un’alterazione d’animo non è un’operazione agevole è opportuna rifarsi alla casisica così da
fornire al giudice delle risposte variegate:

1) Lesione alla persona e personalità: esistenza del danno morale è in re ipsa. L’atore deve solo
provare i fai cositueni la lesione della personalità da lui subita. Il quantum dipende
dall’allegazioni atore e indicazioni convenuto.

2) Lesioni di rimbalzo: opera una presunzione di soferenza a favore della viima che può essere vinta
solo dalla prova contraria. Incidono sul giudizio : circostanza che i coniugi sono separai, coninui
liigi, il coniuge coabitava con un altro soggeto.

3) Lesione di interessi patr. che hanno ripercussioni sulla sfera morale della viima : l’atore prova di
tale danno .

DANNO ESISTENZIALE:

La igura del danno esistenziale è stata proposta al ine di supplire ad un vuoto di tutela. Per danno
esistenziale si intende la compromissione di un’aività realizzatrice della persona , la viima dell’illecito si
trova a subire un peggioramento della propria esistenza quoidiana.

Cassazione: il danno esistenziale consiste nel pregiudizio oggeivamente accertabile, che l’illecito abbia
cagionato sul fare a –reddituale del soggeto, alterandone abitudini di vita e assei relazionali che a lui
erano propri, sconvolgendone la vita quoidiana e privandolo di occasioni per l’espressione e la realizzazione
della sua personalità nel mondo esterno.

La igura del danno esistenziale prende le mosse iniziali dal caso Santarelli ( nome del medico autore
dell’illecito): per la prima volta viene riconosciuto al marito della viima di un caso di malpraice medica, il

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risarcimento per la compromissione del proprio dirito alla sessualità, l’uomo infai a causa delle condizioni
isiche cui era stata ridota la moglie, non poteva più intratenere con lei rappori sessuali.

La giurisprudenza con il passare del tempo ha riconosciuto vari esempi di danno esistenziale: danno alla
serenità famigliare ( danno esistenziale riferito al complesso delle relazioni personali faceni capo alla
famiglia).

Per la quaniicazione del danno si fa riferimento al criterio equitaivo ( il giudice valuta come era la vita
relazionale del soggeto prima e come si concreizza dopo la lesione) ed inoltre il danno esistenziale è
sotoposto alle regole tout court della resp.aquiliana.

Perché si coniguri il danno esistenziale occorre che:

1) Ingiusizia del danno ex 2043

2) Nesso di causalità tra comportamento lesivo e danno che deve tradursi in un giudizio di
proporzionalità o adeguatezza tra il fato illecito e le conseguenze dannose

3) Consecuività temporale tra comportamento lesivo e danno.

Titolare dell’azione risarcitoria è chiunque sia pregiudicato, nell’esplicazione delle normali aività
domesiche o lavoraive dal comportamento illecito altrui. la tutela cosituzionale del danno esistenziale
risiede nell’art 2 Cost che tutela i dirii inviolabili dell’uomo, sia come singolo che nelle formazioni sociali
ove si svolge la sua personalità.

Il giudice nella quaniicazione del risarcimento parte da una catalogazione delle aività realizzatrici della
persona : 1) aività di caratere biologico e sussistenziale 2) relazioni afeive e familiari 3) relazioni sociali
e aività di caratere culturale, scieniico, associaivo e religioso 4) aività sporive, di svago e
diverimento. Per ciascun ambito si trata di deinire un elenco delle possibili aività in esse comprese e di
stabilire, per ciascuna voce, il relaivo valore monetario.

In una situazione di lesione ingiusta della salute possono concorrere sia il danno biologico, che quello
esistenziale, che quello morale. La Cassazione ha infai precisato che le varie categorie descriive del
danno non patr. cosituiscono un’unica voce di danno  da ciò deriva quello che viene chiamato efeto
concerina del risarcimento : muovendosi all’interno del giudizio equitaivo può capitare che il giudice
determini un risarcimento che non sia equo rispeto al caso di specie. L’atore, al ine di otenere il
risarcimento del danno non patr, non deve speciicare le singole voci di danno, ma è suiciente che
manifesi la volontà di otenere il risarcimeni di tui i danni non patr. ( nelle argomentazioni difensive e nel
corso del giudizio, i peculiari aspei che tali danni abbiano concretamente assunto nel suo paricolare
caso).

Cassazione: i pregiudizi esistenziali sono risarcibili quando derivino, anche al di fuori dei casi espressamente
previsi ex lege, dalla violazione di un dirito cost. garanito. Tali pregiudizi non formano una categoria a sé
stante ma cosituiscono una categoria descriiva, e devono essere presi in considerazione quale sotovoce
della categoria codicisica dei danni non patr., ossia risarcibili al di fuori dei casi di reato.

La prova di tale danno può essere oferta mediante presunzioni e, con tui i mezzi oferi dall’ordinamento.

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Cassazione: si è pronunciata sulla quesione : in corrispondenza di quali faispecie danno esistenziale?

“ in assenza di reato, e al di fuori dei casi determinai dalla legge, pregiudizi di ipo esistenziale sono
risarcibili poiché siano conseguenza della lesione di un dirito inviolabile della persona”. Nel caso dello
sconvolgimento della vita family provocato dalla perdita di un congiunto ( danno da perdita del rapporto
parentale), poiché il pregiudizio di ipo esistenziale consegue alla lesione dei dirii inviolabili della famiglia:
2,29,30 sarà senz’altro risarcibile il pregiudizio esistenziale. Vengono presi in considerazione pregiudizi che
atengono all’esistenza della persona e che, per comodità di sintesi, possono essere descrii e deinii come
esistenziali.

I pregiudizi di ipo esistenziale: 1) rientrano nel danno biologico o 2) conseguono alla lesione di un dirito
inviolabile della persona diverso da dr. All’integrità psicoisica “ il pregiudizio di ipo esistenziale è quindi
risarcibile entro il limite segnato dall’ingiusizia cosituzionalmente qualiicata dell’evento di danno”.

Le SU DEFINZIONE DI DANNO ESISTENZIALE : danno provocato al fare a-reddituale del soggeto, che alteri
le sue abitudini di vita e gli assei relazionali che gli erano propri, inducendolo a scelte di vita diverse
quanto alla espressione e realizzazione della sua personalità nel mondo esterno.

ONERE DELLA PROVA:

1) DANNO ESISTENZIALE COMPRESO NEL DANNO BIOLOGICO: per tui i pregiudizi derivani dal danno
biologico occorre una prova medico legale.

2) DANNO ESISTENZIALE: prova tesimoniale, documentale e presuniva (il pregiudizio esistenziale


aiene ad un bene immateriale perciò il ricorso alla prova presuniva è desinato ad assumere
paricolare rilievo e, può anche cosituire l’unica fonte per la formazione del convincimento del
giudice.

 I pregiudizi esistenziali rientrano nella categorie dei general damages che normalmente
conseguono alla lesione, e che perciò si possono presumere, salvo la prova contraria.

I danni esistenziali devono essere richiesi ed allegai (sconvolgimento della vita family il peggioramento
post lesione si rifà al pr. Id quot plerumque accidit). Se non vengono allegai non potranno venir consessi,
non sono danni in re ipsa , ne danni evento.

Sono danni conseguenza, danni che,allegai possono venir provai per presunzione salva la prova contraria.
L’atore si avvale dell’id quod plerumque accidi (prova con presunzioni) salvo a dimostrare che nella specie
ci furono danni maggiori e più consisteni.

Titolo giuridico sui cui poggia l’azione di risarcimento è l’art 2059. L’atore ha l’onere di indicare i fai e gli
art. di legge che suppone violai e il giudice non è vincolato alla qualiicazione giuridica scelta dall’atore.

Assodato che le varie voci di danno ( esistenziale, morale e biologico) sono categorie descriive del danno
non patr. Monateri si chiede : le altre categorie che nel codice non trovano riscontro, ad esempio quella del
negozio giuridico è una categoria descriiva? Si trata di una categoria dogmaica. Per dogma si intende un
complesso di elemeni e efei di una determinata faispecie o complesso di rappori giuridici quindi i
dogmi sono delle categorie descriive.

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Il negozio come categorie dogmaica designa l’insieme delle faispecie caraterizzate da promessa, oferta
in pura perdita, dichiarazione di rinuncia alla preiscrizione … quindi le categorie dogmaiche altro non sono
che categorie descriive.

DANNO BIOLOGICO

La nozione di danno biologico è stata per la prima volta accolta dal nostro ordinamento con l’art 5 lg 5
marzo 2001 n.57 “ risarcimento dei danni alla persona di lieve enità, derivani da sinistri consegueni alla
circolazione dei veicoli a motore e dei natani”.

Per danno biologico si intende: lesione all’integrità psicoisica della persona, susceibile di accertamento
medico legale. Il danno biologico quindi è un danno non patrimoniale, risarcibile indipendentemente dalla
sua incidenza sulla capacità reddituale del soggeto.

L’art 5 è stato abrogato dall’entrata in vigore del Codice delle Assicurazioni che all’art 139 riprende l’art 5 e
meglio lo precisa  danno biologico = lesione temporanea o permanente all’integrità psico isica della
persona susceibile di accertamento medico legale che esplica un’incidenza negaiva sulle aività
quoidiane e sugli aspei dinamico relazionali della vita del danneggiato, indipendentemente da eventuali
ripercussioni sulla sua capacità di produrre reddito. Le lesioni di lieve enità che non siano susceibili di
accertamento medico legale non danno luogo a risarcimento per danno biologico permanente.

La categoria del danno biologico è stata oggeto di diverse pronunce giurisprudenziali:

1) Inizialmente l’ordinamento prevedeva il risarcimento del danno patr. il solo danno risarcibile era
quello che scaturiva dall’applicazione della regola del calzolaio, veniva risarcito il cd. danno
emergente ( inteso solo dal punto di vista economico) e il lucro cessante (perdita di possibilità di
guadagno).

2) Tutavia vengono ad emersioni casi in cui tale regola non può essere applicata e quindi si inizia a
valutare il danno come incidente sull’integrità isica del soggeto.

3) Metà anni 70  revirement la giuri inizia a risarcite il danno alla salute ex se a prescindere, quindi,
dalle riverberazioni che il danno ha sulla capacità reddituale del soggeto.

4) Corte cost. 88/79 l’art 32 tutela il dirito alla salute non solo come interesse colleivo, ma anche e
sopratuto come dirito fondamentale dell’individuo, per dedurne che, anche in presenza di fai
lesivi, il risarcimento del danno non può essere limitato alle conseguenze della violazione incideni
sull’aitudine a produrre reddito, ma deve comprendere anche gli efei della lesione al dirito,
considerato come posizione soggeiva autonoma”  danno alla salute risarcibile
indipendentemente dalle conseguenze di caratere patr.

5) Corte cost. 184/86: riconosce l’applicazione dell’art 2043 anche alle lesioni di interessi non
patrimoniali, ma susceibili di valutazione economica  danno biologico inteso come lesione

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all’integrità psico isica del soggeto che conigura una danno di per sé risarcibile senza le
limitazione ex 2059.

DANNO PSICHICO

L’atenzione su tale danno già con Corte Cost. del 1986 e nei suoi precedeni  la soferenza psichica
viene vista come lesione del dirito alla salute.

L’evoluzione giuri su tale danno è accompagnata anche dal progresso degli studi scieniici ( nevrosi,
atacchi di panico… ). L’apporto della scienza, in paricolare della psicopatologia è essenziale in questo
setore.

Il danno psichico riguarda il funzionamento della psiche e le alterazione dei processi mentali, rispeto
alla situazione pre danno. La menomazione psichica consiste nella riduzione di uno o più funzioni della
psiche. Alterazione dell’integrità psichica, modiicazione qualitaiva e quanitaiva delle primarie
componeni psichiche come le fx mentali primarie, afeività, meccanismi difensivi, tono dell’umore e
le pulsioni.

La giuri ha più volte tentato di fare una disinzione fra danno psichico e danno morale. Tutavia la
disinzione operata facendo leva sul diferente grado di intensità e del danno sono risultai fallimentari.
La disinzione si fonda sul danno morale quale danno conseguenza e, danno psichico come danno
evento. Quindi ainchè si possa parlare di danno psichico è necessario che insorga una malaia della
psiche.

E’ NECESSARIO L’ACCERTAMENTO DI UN VERO E PROPRIO STATO PATOLOGICO CHE INCIDA


PERMANENTEMENTE SULL’INTEGRITA’ PSICHICA DEL SOGGETTO LESO, CLINICAMENTE ACCERTABILE.

I danni psichici possono essere generai tanto da fori traumi isici ma anche emoivi.

IL DANNO RIFLESSO NON PATRIMONIALE

Danni di rimbalzo, così deinii perché indirei rispeto all’evento lesivo e consequenziali al danno
biologico paito dal soggeto passivo dell’illecito aquiliano. Perché tale danno sussista è necessario che
ci sia una relazione qualiicata fra danneggiato e i soggei che lamentano tale danno ( sia essa afeiva
che economica), tutavia è poi necessario che ci sia un nesso di causalità tra illecito e danno risarcibile
ex 1223.

Devono ritenersi risarcibili tui quei danni che secondo il criterio dell’id quot plerumque accidit sono
conseguenza ragionevole e prevedibile dell’illecito e che non ne cosituiscano conseguenze eccezionali
e abnormi. Tali danni possono conigurarsi sia come danni patr. ( il soggeto leso indiretamente è
pregiudicato per la riduzione del contributo economico apportato dal soggeto diretamente leso) o
danni non patr. ( morali se il soggeto legato al direto danneggiato subisce conseguenze di caratere
psicologico transeunte o stabile; bilogico compromissione indireta della integrità psico isica).

Caso classico sono i congiuni della viima dell’illecito, che possono venire lesi sia circa le loro
aspetaive patr.( assegni di mantenimento che venivano corrisposi, lesione delle aspetaive
ereditarie) sia non patr. altro caso e il danno patr e non lamentato per la perdita del iglio.

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Lesioni pre- natali a carico del nascituro:

nel 1990 la giuri riiene sussistente il dirito al risarcimento del danno biologico, oltre ai danni morali e
patr., del concepito che sia stata leso nella sua legiima aspetaiva a nascere sano. Tale dirito però
viene riconosciuto al nascituro solo dal momento in cui acquista la capacità giuridica ( quando nasce
non prima).

In un altro caso la giuri riconosce che prima della nascita il soggeto leso non poteva sipulare nessun
contrato, perciò il caso di specie non poteva che essere regolato dalla resp. extra. I genitori però
sostenevano che la partoriente ha concluso con le struture ospedaliere un contrato a favore di terzi
( il terzo è il nascituro nel momento in cui viene in vita). La cassazione riconosce che il soggeto
menomato ha dirito ad azione di inadempimento contrat. E in resp. extra vero la strutra ospedaliera
responsabile. Il nascituro, nel momento in cui viene alla luce ( nascita) acquista la capacità giuridica e,
gli viene riconosciuto il dirito a nascere sano ( dirito a che nessuno gli procuri con comportamento
omissivo o commissivo o doloso o colposo lesioni e malaie. ( su questo punto appuni molto più
chiari).

Il nascituro quindi acquista la capacità giuridica con la nascita (quindi è itolare del dirito a nascere
sano), ma è sempre itolare di tale dirito in quanto dotato di soggeività giuridica ( perciò nel caso in
cui il medico non informi la partoriente dei rischi che possono essere arrecai al nascituro, tramite la
somministrazione di un farmaco, l’obbligazione risarcitoria scata anche per il nascituro).

In tui quesi casi si rinviene una resp. da contato sociale; rileva l’oggeiva inesatezza
dell’adempimento da parte del debitore medico da compararsi al soggeivo criterio di valutazione del
suo operato sulla base dei criteri di diligenza di cui 1776,1 e 2.

Onere della prova  13533/2001.

Bimbo che nasce malato per malformazioni congenite: non si può pretendere alcun risarcimento dal
medico che abbia omesso di informare la gestante di tali malformazioni. La pretesa risarcitoria che i
genitori possono avanzare potrà eventualmente tenere conto della mancata esplicazione del loro
dirito a interrompere la gravidanza.

DANNO TANATOLOGICO

Danno che viene soferto in tui i casi in cui l’evento morte giunge dopo “un apprezzabile lasso di
tempo” dal sinistro, e magari anche per cause da esso difereni, portando la viima a paire delle
soferenze altrimeni evitabili  danno da agonia.

Acceso dibaito per dare adeguata disinzione al dirito alla vita e dirito alla salute. La corte cost ha
censurato l’idea che esistesse un danno biologico da morte ( tale danno poteva anche essere esercito
iure successionis dai congiuni) ed ha ribadito che

1) il dirito alla vita e il dirito alla salute sono ontologicamente difereni in quanto

2) il dirito alla vita è il necessario presupposto di quello alla salute e di tui i dirii della personalità

3) e ha un contenuto più ampio.

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Le SU 2008 hanno ribadito come tale danno sia risarcibile come danno morale e che tale danno debba
intendersi nella sua accezione più ampia come “soferenza della viima che lentamente assiste allo
spegnesi della propria vita”.

2 orientameni:

1) De cuius matura il dirito al risarcimento prima di morire durante l’agonia. Una volta otenuta la
sentenza di condanna con relaiva liquidazione del danno,il dirito al risarcimento viene trasmeto
nell’asse patr. degli eredi secondo le regole del dr. Successorio ate a trasformare le sue aspetaive
in dirito.

2) Il dirito al risarcimento del danno da morte si è già consolidato nel patrimonio della viima ;
dall’evento morte nasce il dirito che si colloca diretamente nell’asse patr. degli eredi i quali, prima
della morte possiedono solamente delle aspetaive di fato che non sono tutelabili giuridicamente
 i congiuni a seguii della morte violente della viima chiedono iure ereditario il danno biologico
soferto dal de cuius e iure proprio il danno da morte.

DANNI PUNITIVI

Figura di danno degli ordinameni di common law (in paricolare USA)  in casi di Resp extracontat. Al
danneggiato è riconosciuto un risarcimento ulteriore rispeto a quello necessario per compensare il
danno subito, solo se però ricorre l’elemento soggeivo del dolo o della colpa grave.

Alla funzione risarcitoria ipica dell’illecito civile si sovrappone una fx puniiva ipica dell’illecito penale.
Riconoscere una tale fx alla resp è inalizzata a :1) punire l’autore dell’illecito 2) fungere da eicace
deterrente nei confroni di altri potenziali trasgressori ( e dello stesso autore dell’illecito che potrebbe
reiterarlo) 3) premiare la viima per l’impegno profuso nell’afermare il suo dirito poiché in questo
modo ha contribuito anche al raforzamento dell’ordine legale 4)ristorare la viima per il pregiudizio
subito.

La Cassazione nega l’esistenza di tale danno all’interno del nostro ordinamento perché riconoscere un
danno sifato sarebbe contrario all’ordine pubblico. Tutavia nel nostro ordinamento davani a
condote cosi riprovevoli, tali da aggravare il senso dell’ingiusizia subita dal danneggiato , il
risarcimento del danno si diferenzia a seconda della paricolare gravità della condota al ine di evitare:

1) La violazione ex art 2 e art 3 cost: azioni e omissioni tra loro diverse quanto ad evitabilità e
prevedibilità siano poste sullo stesso piano

2) Rendere possibile all’interno del sistema risarcitorio italiani segnale ai consociai il paricolare
disvalore sociale di determinate condote

3) La violazione dell’art 3 Cost poiché vengono comminate le medesime sanzioni di fronte a condote
di gravità diverse. La condanna risarcitoria cosituisce una sanzione correta e proporzionata al
livello di anigiuridicità della condota.

In tale prospeiva si sono proilate due ulteriori fx della rc:

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1) Funzione sociale/esemplare : rappresentare ai consociai il paricolare disvalore sociale di


determinate condote  conseguenza: perché si realizzi tale scopo le liquidazioni dei risarcimeni
devono essere esemplari, in quanto la condanna risarcitoria è inalizzata a cosituire una reazione
dell’ordinamento giuridico correta e proporzionata al livello di anigiuridicità e gravità delle
condota.

2) Funzione deterrente e di prevenzione: disincenivare gli altri consociai dall’assumere condote di


analoga valenza negaiva.

Fx danno puniivo: promuovere gli opportuni incenivi alla prevenzione degli eveni dannosi così gravi e
contrario al rispeto dei basilari dirii dell’uomo.

IL DANNO NON PATRIMONIALE A ENTI E PERSONE GIURIDICHE

Dibaito circa la possibilità di riconoscere un danno non patr. alle persone giuridiche, da sempre sia la giuri
che la dotrina l’hanno riconosciuto come prerogaiva esclusiva delle persone isiche.

Nel corso del tempo però la nozione di danno non patr. si è ampliata  danno alla sfera giuridica
dell’individuo e in questo modo è estendibile anche alle persone giuridiche.

Il danno non patr. a un soggeto colleivo si veriica tute le volte che un comportamento esterno sia in
grado di incidere sulla reputazione e sull’immagine dello stesso ed inoltre in tui i casi in cui tale
comportamento generi efei lesivi che prescindono dalla personalità del danneggiato.

A tali soggei è assicurata la tutela dei dirii alla persona garanii dalla Cost e dalla CEDU ( danno non
patr. che deriva dal mancato rispeto della ragionevole durata processo). Anche alla persone giuridiche è
riconosciuto quindi il danno non patr.

DANNO ALL’IMMAGINE: Nozione ampia, che va otre a quella che emerge dal CC “Abuso dell’immagine
altrui” e dalla “Legge sul dirito d’autore”. La nozione che risulta dal CC si riduce solo a ciò che la persona
appare all’esterno da un punto di vista materiale, ma invece il conceto di immagine non deve solo riferirsi
alla persona da un punto di vista materiale ma anche a tuto quell’insieme di caraterisiche oggeive e
soggeive connesse al modo di essere di un soggeto ( si collega quindi a beni giuridici quali l’onere,
decoro ,riservatezza … ).

Una volta che i concei di onore e immagine sono stai sganciai dalla dimensione della personalità, a
parire dagli anni 70 si iniziano ad estendere le tutele previste per le persone isiche anche alle persone
giuridiche. Negli anni 80 estensione dei delii di ingiuria e di difamazione alle persone giuridiche le quali
potevano essere considerai soggei passivi dei delito contro l’onore.

Sentenza 12929/2007: riconosce il danno non patr. per le persone giuridiche, ad eccezione di quello
biologico per difeto del requisii della isicità. L’indice normaivo che permete tale estensione è l’art 2
Cost( il richiamo alle formazioni sociali consente di ricondurre nel novero dei soggei tutelabili anche le
persone giuridiche,quindi itolai di dirii fondamentali quali l’esistenza, immagine e reputazione).

Nella lesione dei dirito all’immagine si disinguono2 proili:

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1) Conseguenze negaive prodote dalla consapevolezza in capo agli organi delle persone giuridiche di
dover superare nei loro rappori con i terzi gli svantaggi derivani dall’evento dannoso.

2) Diminuzione della reputazione della persona giuridica fra i consociai.

La giuri per quanto aiene alla natura giuridica del danno in esame e all’onere probatoria lo ricollega al
danno conseguenza.

Danneggiato: prova speciica del pregiudizio subito ( può avvalersi anche delle presunzioni e il giudice può
ricorrere a massime di esperienza).

CAPITOLO 6 L’AZIONE RISARCITORIA

L’art 18 e 19 cpc foro generale delle persone isiche e delle persone giuridiche per una domanda di
risarcimento danni.

L’art 20  individua il foro facoltaivo nel forum obligaionis che è il foro del luogo in cui si produce
l’evento dannoso, anche se non coincide con il luogo laddove l’illecito si è consumato.

Cassazione: L’obbligazione risarcitoria extracontratuale sorge nel luogo e nel tempo in cui si è veriicato il
danno ingiusto, ossia si realizza l’ulimo elemento della faispecie, ossia il danno. Tale luogo determina la
competenza interna.

La Cassazione non iene conto del fato che il luogo in cui si realizza un danno ingiusto (nel senso della
lesione dell’interesse proteto della viima), può essere diverso da quello in cui si realizza il danno
pregiudizio . il doppio ossia della cassazione, secondo Monateri, dà adito ad una interpretazione univoca:

1) Per la lesione di interessi patr. : l’obbligazione sorge nel luogo ( e nel tempo) in cui si manifesta il
danno come conseguenza ( in questo caso l’assenza di un danno ulteriore si èpone come
assolutamente preclusiva per l’azione civile)

2) Lesione di interessi non patr. : l’obbligazione sorge nel luogo e nel tempo in cui si manifesta la
lesione per sé dannosa agli interressi protei della viima (la lesione stessa cosituisce il danno
subito dalla viima).

La disinzione appena tracciata si allinea anche con la disinzione fra danno- evento e danno –
conseguenza che la Corte Cosituzionale ha tracciato con sent. 184/1986.

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Lesione della reputazione a mezzo stampa o a mezzo televisivo: competente è il giudice del luogo
laddove il quoidiano viene stampato, sia quello del luogo ove il danneggiante ha la residenza o il
domicilio.

Difamazione via internet:competente il giudice del luogo del domicilia della persona ofesa.

Protezione dei dai personali: competente è il giudice del luogo di residenza del itolare dei medesimi.

Amministrazioni dello Stato: la competenza territoriale speta al giudice del luogo in cui ha sede il
tesoriere che secondo le norme della contabilità pubblica dovrà provvedere al relaivo pagamento del
risarcimento.

Giurisdizione internazionale : materia innovata dalla legge 218/1995. Art 62 ( resp. per danno da
prodoi)  la resp. per fato illecito è regolata dalla legge del luogo in cui si è veriicato l’evento, ma il
danneggiato ha la facoltà di scegliere la legge dello Stato in cui si è veriicato il fato che ha cagionato il
danno. Il locus commissi delici e l’ubiquità  entrambi sono criteri idonei a determinare la legge
competente e, tale scelta è rimessa all’atore.

Legge applicabile alle obbligazioni extracontratuali per le controversie che devono essere risolte da un
giudice UE: Reg. n.864/2007 la legge applicabile è quella del paese in cui il danno si veriica, a
prescindere da dove il fato sia avvenuto o da dove si veriichino le conseguenze indirete.

Illecito commesso all’estero da uno straniero nei confroni di un italiano: il responsabile può essere
convenuto davani al giudice italiano solo se, all’epoca del fato, sussisteva una convenzione
internazionale tra l’Italia e il Paese di appartenenza del danneggiante che consenta l’esercizio della
giurisdizione nei confroni di quest’ulimo.

Competenza per valore: segue il regime ordinario  il valore della controversia si determina a parire
dalla domanda introduiva, comprensiva di capitale, rivalutazione e interessi compensaivi. L’art 7,2
cpc prevede la competenza del GdP per le controversie di risarcimento danni da circolazione di
autoveicoli e natani ino a 20000 euro e, l’art 9 cpc stabilisce che il Tribunale è competente per tute le
altre cause che non appartengono ad altro giudice.

Legiimazione aiva: speta a chiunque possa lamentare un danno ingiusto subito dal convenuto. La
legiimazione dipende quindi dal signiicato del termine ingiusizia. Sia il soggeto che è itolare di un
dirito soggeivo, sia il soggeto che si trovi ad esercitare un potere materiale sulla cosa può agire in
resp. contro il suo autore.

Legiimazione passiva: corrisponde alla cerchia di persone nei cui confroni la sentenza può essere
uiliter data, quindi, tute le persone che hanno contribuito alla realizzazione dell’illecito (semmai la
legiimazione trasmigra verso eredi). Anche lo Stato e gli eni pubblici sono riconosciui come possibili
legiimai passivi.

CONDANNA GENERICA. GIUDIZIO SUL QUANTUM E CORRESPONSIONE DELL’EQUIVALENTE

L’azione di resp. civile si può svolgere in 2 giudizi: 1) giudizio che mira alla condanna generica 2) giudizio
che mira al quantum risarcitorio.

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1)La condanna generica al risarcimento del danno richiede l’accertamento di un fato potenzialmente
dannoso.

2)La prova dell’esistenza del danno e della sua reale enità è riservata alla successiva fase di
liquidazione.

1) Il giudizio circa la declaratoria di responsabilità’ del convenuto : l’accertamento relaivo alla


potenzialità dannosa di un determinato illecito è suiciente per conseguire la condanna generica del
suo autore al risarcimento del danno. L’aività cogniiva del giudice e l’onere probatoria dell’atore , in
questo giudizio si esaurisce a questo efeto ( sussistenza della potenzialità dannosa evento perché si
abbia resp.convenuto).

Se l’atore non richiede, nella domanda con cui l’accertamento della resp del convenuto, istrutorie
inalizzate all’accertamento del quantum e la condanna al pagamento del risarcimento il giudice
comunque non può disatendere la domanda per la mancanza di una prova del danno efeivo.

Quindi nel giudizio sull’an debeatur ( se sia dovuto) : 1) non è necessaria la prova di un danno efeivo
2) l’esistenza di una causa concorrente nella produzione dell’evento dannoso è un problema che
aiene al quantum ( e quindi irrilevante poiché inluisce sulla misura del risarcimento) 3) parimeni
irrilevante è l’esistenza di una causa esclusiva . 2) e 3) sono irrilevani in quanto operano sul piano della
valutazione giuridica del nesso causale tra le cause concorreni e l’evento di danno 

I PROBLEMI DI CAUSALITA’ GIURIDICA atengono al giudizio sulla quaniicazione del danno.

Quali sono allora,oggi, le posizioni assunte dalle cori?

 APPLICAZIONE DELL’ART 287,1 se il soggeto ha chiesto la condanna ad una prestazione


determinato o, da determinarsi in corso di causa il giudice può disporre la separazione dei giudizi
sull’an e sul quantum ( tale separazione può essere disposta sia in corso di procedimento, sia in
sede di precisazione delle conclusioni). Circa la separazione dei giudizi disposta dal giudice non è
necessario che vi sia l’assenso delle pari quando

1) la liquidazione del danno è da determinarsi in una successiva fase del giudizio

2) quando l’atore riduca la domanda originaria al semplice accertamento dell’an debeatur ; tale
riduzione della domanda atorea può anche essere richiesta per la prima volta in appello. ( al
contrario l’atore non può per la prima volta in appello ampliare il contenuto della domanda
originaria , che si limitava all’an debeatur, chiedendo al giudice la liquidazione del danno).

3) È si vero che l’assenso alla separazione dei giudizi non è necessario, ma le SU hanno precisato
che il convenuto è tenuto a fare OPPOSIZIONE, alla riduzione della originaria domanda atorea,
nel momento in cui sia interessato ad otenere un accertamento in negaivo circa la sussistenza
del danno. Fata opposizione dal convenuto, l’atore al ine di vedere accolta la propria
domanda deve dare la dimostrazione della sussistenza del danno, e non solo della sua mera
probabilità. L’opposizione del convenuto non può essere fata per la prima volta in sede di
legiimità.

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4) La sentenza di condanna generica si trata di una pronuncia con la quale viene accertata la
potenzialità lesiva di un determinato fato. Si trata di una declaraio iuris dalla quale esula ogni
accertamento relaivo alla misura e all’esistenza in concreto di una danno risarcibile.

5) La condanna generica non può essere pronunciata se, in giudizio , risulta che il fato non ha
provocato dei danni. Tale situazione di impronunciabilità si veriica nel momento in cui siano
necessarie indagini e valutazioni ulteriori, rispeto a quelle già acquisite nel procedimento,
circa la natura dell’illecito e sulla sua potenzialità dannosa.

6) La separazione dei giudizio non può mai avvenire ex oicio.

7) Il giudizio fato dal giudice circa la suicienza, l’idoneità dei mezzi probatori e della superluità
di nuova istrutoria nel giudizio sull’an debeatur non è sindacabile in Cassazione.

8) Ex 489 cpc può anche essere concessa una provvisionale, la quale prescinde non solo dalla
prova del danno, ma anche dalla specie di danno cagionato.

Tale impostazione in realtà non è di recente afermazione, ma la giuri l’aveva già elaborata a parire dagli
anni 30’. La Cassazione aveva elaborato tanto l’idea di prova generica quanto quella dei danni in re ipsa.

Cassazione 16 gennaio 1933 n.147 ( prova generica): è necessaria almeno la prova generica del danno, a
meno che tale prova non sia in re ipsa. Ai ini della declaratoria del dirito al risarcimento del danno non
occorre la prova concreta e speciica dei danni stessi, ma basta una prova generica.

Cassazione 18 giugno 1932 n.2324 ( danni in re ipsa): ai ini della dichiarazione di responsabilità la prova
generica dei danni non è necessaria quando i danni sono in re ipsa.

Cassazione 30 marzo 1932 n.1097 (danni in re ipsa) : Quando il danno sia per sé inerente al fato stesso che
si lamenta non è necessaria, per otenere la condanna generica ai danni, una preveniva dimostrazione
della efeiva diminuzione patr. risenita.

Lo schema così illustrato ( fruto dell’operato della Cassazione) è chiaro che si discosi da un modello di
economia processuale in quanto al termine dei due giudizi sul merito, si può infai pervenire ad un risultato
completamento nullo in ordine al risarcimento demandato dall’atore per insussistenza o del danno o del
nesso causale. La diseconomia processuale che risulta da un modello così conigurato è inalizzata a
sotolineare le diferenze fra faispecie in cui la prova del danno è necessaria al ine di otenere
l’accoglimento della domanda dell’atore ( la lesione non è suiciente a dimostrare che c’è stato un danno),
e faispecie in cui la lesione si pone essa stessa come dannosa e, perciò suiciente all’accoglimento della
domanda atorea.

Se il giudice liquida il danno per equivalente ( con riferimento al valore del bene perduto dal danneggiato
all’epoca del fato illecito) e, tale valore iene conto della svalutazione monetaria intervenuta ino alla data
della decisione deiniiva, al danneggiato sarà dovuto anche il risarcimento per il mancato guadagno, che
quesi prova di aver subito dal ritardato pagamento della suddeta somma. Tale prova deve essere oferta
dal danneggiato anche mediante presunzioni e criteri equitaivi. Tale danno inoltre deve essere allegato e
provato.

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La domanda dell’atore per otenere il risarcimento del danno subito è comprensiva di tute le possibili voci
di danno originate dalla condota in quesione. Tale domanda non può essere integrata con le voci di danno
che l’atore ha espressamente deciso di escludere e non troverà applicazione il pr. Di separazione del
giudizio.

Applicazione art. 345 cpc: tale art. stabilisce che non può essere mutata la domanda di risarcimento danni
in qualche sua caraterisica essenziale in grado di appello ( la Cassazione ha deinito che per domanda
nuova debba intendersi una domanda che altera i presupposi della domanda iniziale: peitum e causa
petendi).

LA CONSULENZA TECNICA

Il giudizio che verte sulla resp. del convenuto spesso si impernia sull’aività di consuleni d’uicio o di
parte. Il CTU è un ausiliario del giudice.

CTU: consulente del giudice che gli fornisce una relazione non vincolante quale esperto tecnico di quelle
materie che il giudice non è tenuto a conoscere.

La consulenza non è un mezzo di prova.

Limii al potere del giudice e facoltà atorea di ricorrere alla CT:

1) Non può sopperire all’inerzia delle pari nell’adempiere ai propri oneri probatori.

2) Non può accertare fai che siano oggeto di prova tesimoniale

3) Non si richiede la CT in relazione a fai che possono essere provai sulla base delle comuni regole di
esperienza e che la legge presume che non possano esulare dalla cognizione del giudice.

4) Non è ammissibile la CT su quesioni giuridiche

Il giudice può anche rigetare la richieste di CT, tutavia la Cassazione esercita un controllo su quesi giudici
esperi ( giudici che ritengono non sia necessaria la CT) e richiedono che tale riiuto sia moivato.

AZIONE CIVILE E PROCESSO PENALE

L’impostazione tradizionale dei rappori fra azione civile e processo penale è stata oggeto di diversi
interveni della Corte Cost, tali interveni sono stai tui inalizzai a diminuire la forza vincolante del
giudicato penale in paricolare verso i soggei che non avevano partecipato al processo penale onde poter
far valere le loro ragioni in ambito civilisico.

Le innovazioni più importani si sono veriicate nell’ambito dei danni alla persona, dove si ammise che il
giudice civile potesse conoscere autonomamente dei fai astratamente conigurabili come reato, onde
procedere autonomamente alla liquidazione del danno morale e del danno biologico come categorie civili
di danno risarcibile.

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Art 75, 651 e 652 sono il quadro normaivo di riferimento per i rappori fra azione civile e processo penale.
Il pr. Dominante in materia è quello dell’indipendenza delle azioni. Tale pr. Deve poi coordinarsi con le
problemaiche sotese ai rappori fra processo penale e giudizio civile : autorità della sentenza penale,
necessità di sospensione dei procedimeni e rilevanza delle prove acquisite nei vari processi.

Rispeto a quesi problemi, il pr. Di indipendenza si sostanzia in termini di “FAVOR SEPARATIONIS”:

1) L’accertamento penale non ha alcuna prevalenza su quello civile ed eccezione dei casi previsi negli
art. 651-654 cpp.

2) I casi di sospensione sono espressamente previsi ex art. 75,3 cpp. Nei casi ove non venga disposta
la sospensione, la sentenza penale avrà eicacia solo quando il giudicato si sia formato in tempo
per essere fato valere in sede civile.

3) L’eicacia del giudicato penale, in sede civile, rileva per le sentenze dibaimentali di merito, con
esclusione delle hp non regolate ( decreto penale, sentenza di non doversi procedere per perdono
giudiziale).

Tuto ciò vale per il giudizio sull’an. Se in sede penale vi è stato l’esercizio dell’azione civile con sentenza
sull’an debeatur, in sede civile dovrà solo accertarsi il quantum risarcitorio (il danneggiato in questo vaso
potrà valersi dell’eicacia della sentenza). La sentenza penale può essere fata valere nei confroni
dell’imputato, mentre nei confroni del resp.civile solo se quesi è stato citato o intervenuto nel giudizio
( non rileva la sua mancata cosituzione). In caso contrario ( no citazione no intervento , o nel caso in cui il
resp civile otenga l’esclusione dal processo penale) la sentenza non gli è opponibile.

Art 651: estensione oggeiva del giudicato penale : il giudicato ricade sull’accertamento della sussistenza
del fato, illiceità penale e afermazione che l’imputato l’ha commesso.

Nella nozione di fato rientrano la condota colpevole, l’evento e il nesso di causalità materiale che li lega : il
giudice civile è vincolato all’accertamento dei fai materiali oggeto della contestazione operata in sede
civile, ma potrà dare ai fai materiali una qualiicazione giuridica diversa ( egli è vincolato solo alla natura
dolosa, colposa e criminale dell’illecito).

Concorso di colpa:

 non può essere opponibile al soggeto rimasto estraneo al processo penale

 se la sentenza penale non si è interrogata sul senso di colpa il giudice civile sarà libero di
esaminarlo

 se la sentenza penale ha accertato la colpa esclusiva di un imputato , l’eventuale concorso di altre


colpe non potrà cosituire oggeto di accertamento

 se la sentenza penale ha accertato il concorso di colpe, ma non le ha graduate, allora il giudice civile
sarà libero di graduarle.

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 Se la sentenza penale ha graduato le colpe concorreni  problema: il giudice civile può discostarsi
da tale valutazione? La soluzione più condivisibile, ad avviso di Monateri, è che il giudice civile non
si possa discostare.

PROVE RACCOLTE:

Al di fuori dei casi di sospensione e di valenza del giudicato, gli elemeni raccoli nel giudizio civile e in
quello penale dovrebbero essere uilizzai nell’altro giudizio solo se raccoli con il rispeto delle garanzie
difensive poste a tutela del soggeto contro cui vogliono farsi valere.

PROVA RACCOLTE IN AMBITO CIVILE E USATE IN AMBITO PENALE: sono uilizzabili solo se su di esse si sia
formato il giudicato civile e l’ato assunto in tale sede sia irripeibile o vi sia il consenso delle pari. Le prove
possono essere uilizzate dal giudice penale a prescindere dalla valutazione che ne ha fato il giudice civile.
La sentenza civile irrevocabile potrà venire acquisita ai ini della prova del fato, ma la valutazione di quanto
in essa accertato è rimessa al giudice penale.

PROVE RACCOLTE IN AMBITO PENALE E USATE IN AMBITO CIVILE: non possono essere uilizzai gli ai delle
indagini preliminari ( non valgono nemmeno come prove in sede penale), si può usare la risultanza
dell’incidente probatorio, la prova assunta in contradditorio. Non sono uilizzabili gli elemeni posi alla
base del giudizio abbreviato ( hanno limitata eicacia probatoria detata da tale rito). Gli accertameni
penali non sono opponibili nei confroni del resp. civile che nono sia intervento o citato nel processo
penale.

ACCERTAMENTO DELLE CONSEGUENZE DANNOSE DELLA LESIONE

L’eicacia della sentenza penale riguarda il reato come contestato e accertato dal giudice penale, e non si
estende alle conseguenze dannose, estranee alla nozione di quel reato, perciò il giudice civile non è
impedito dal giudicato penale quando valuta conseguenze dannose irrilevani in sede penale.

L’accertamento civile circa le conseguenze dannose non contemplate ed escluse dal giudicato penale non è
precluso. Inoltre il giudice civile può liberamente valutare le conseguenze dannose sorte successivamente
alla formazione del giudicato penale.

La sentenza di pateggiamento non ha alcuna eicacia in quanto non coniene alcun accertamento circa la
sussistenza del fato.

La sentenza dibaimentale successiva al rito abbreviato, non può essere fata valere nei confroni del
responsabile civile che non è stato citato, intervenuto, ma avrà piena eicacia nei confroni dell’imputato.

Conigurazione autonoma gode la sentenza irrevocabile di assoluzione regolata ex 652,1. Tale norma
esclude ogni eicacia sul giudizio civile, quando l’azione civile è esercitata ab iniio in sede propria, con
citazione anteriore alla sentenza penale di merito di 1 grado.

Al contrario, se l’azione civile è stata esercitata in sede penale, o è iniziata dopo l’intervenuta decisione di
prime cure, allora la sentenza dibaimentale che assolve l’imputato potrà essere fata valere anche da chi
sia chiamato a rispondere a norma delle lg. Civili, ed anche in caso di suo non intervento, o mancata
citazione nel processo penale.

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Gli accertameni contenui nella sentenza penale che possono essere fai valere in sede civile
( dall’imputato e non solo ) riguardano:

1) Accertamento che il fato non sussiste

2) Accertamento che l’imputato non ha commesso il fato

3) Accertamento che l’imputato ha commesso il fato in presenza di una causa di giusiicazione

4) Se il fato sussiste come reato, il giudice è libero di valutarlo ai ino del risarcimento del danno
morale.

Non hanno eicacia :

1) Gli accertameni relaivi al fato che non cosituisce reato o non è previsto dalla legge come reat

UNA QUESTIONE DI GIURISDIZIONE

Oggi: l’azione risarcitoria di condanna è propria sia nel giudizio avani al giudice ordinario sia avani al
giudice amm.vo.

Tale afermazione è stata fruto però di un’evoluzione giurisprudenziale e normaiva.

d.lgs. n.80/1998 e lg 205/2005 : atribuivano al giudice amm.vo, nelle controversie devolute alla sua
giurisdizione esclusiva, la cognizione piena del risarcimento del danno ingiusto, anche atraverso la
reintegrazione in forma speciica, e anche i concerneni dirii patr. consequenziali, abrogando qualsiasi
altra disposizione che prevedeva la devoluzione al giudice ordinario delle controversie sul risarcimento del
danno conseguente all’annullamento dei provvedimeni amm.vi .

la sent. 500/1999  cerca di delineare ed ampliare l’ambito di giuri esclusiva del giudice amm.vo : il giudice
amm.vo diventa l’unico giudice per gli illecii dalla PA da cui scaturissero obblighi risarcitori nei confroni dei
terzi .

Al giudice amm.vo competeva sia la resp.comportamentale della PA ( e questo non era ben visto ) sia la
resp. provvedimentale della PA.

Sent. 204/2004 Corte Cost  dichiara l’illegiimità cosituzionale degli art. di tali ai normaivi. La corte di
Cassazione dichiara la sussistenza della giurisdizione del giudice ordinario rispeto alla domanda rivolta a
denunciare lesione dei dirii per meri comportameni posi in essere dalla PA. Mentre la giurisdizione
relaiva all’impugnazione di ai e provvedimeni della PA rimaneva al G. AMM.VO.

Le due giurisdizioni hanno cominciato, però, ad interferire l’una con l’altra.

Consiglio di Stato: riteneva che le richieste risarcitorie, in tema di responsabilità provvedi mentale, non
erano proponibili se:

1) A seguito del giudizio di impugnazione dell’ato amm.vo questo era risultato legiimo.

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2) Prima non si era aivato il giudizio di impugnazione del provvedimento avani al GA, il quale ha
dichiarato l’ato illegiimo e l’abbia annullato.

Conclusioni del Cds: L’espansione della giurisdizione eslcusiva, operata dal d.lgs n.80/1998 e dalla lg
205/2005 ha efeto non solo sul piano sostanziale ma anche su quello processuale  la domanda
risarcitoria per lesione degli interessi legiimi poteva essere proposta solo se fosse stato impugnato
tempesivamente il provvedimento lesivo e poteva essere accolta solo se tale provvedimento fosse stato
annullato. Le decisione del CdS sono soggete a ricorso in Cassazione solo per moivi di giurisdizione e non
per violazione di legge. Nei casi devolui alla giurisdizione esclusiva del GA, questo può ideniicare dirii
soggeivi e interessi legiimi secondo criteri diversi dalla Cassazione  NB estraneità della giusizia
amm.va alla nomoilachia della Cassazione comporta un potenziale sorgere di un dirito della RC che sia
fondato su nozioni diverse, di colpa, di ingiusizia, di nesso causale diverse da quelle elaborate dalla
Cassazione.

Cassazione: la giurisdizione del giudice amm.vo così come disciplinata dalla Corte Cost. 204/2004 è da
intendersi come mera estensione dell’ambito di giurisdizione già spetante alle controversie sui dirii patr.
consequenziali, con l’atribuzione al privato di un ulteriore aumento di tutela nei suoi rappori con la PA 
quindi il GA non ha alcuna giurisdizione circa i meri comportameni della PA e il ricorrente è libero di
esercitare in un unico contesto entrambe le azioni (avani il GO) ; oppure di riservarsi l’esercizio dell’azione
risarcitoria dopo aver otenuto l’annullamento dell’ato dal GA , proponendo l’azione di risarcimento avani
al GO.

Al giudice ordinario resta comunque la cognizione incidentale sull’ato amm.vo e il potere di disapplicare
l’ato amm.vo illegiimo nei casi in cui, questo venga in rilievo come mero antecedente della lesione dei
dirito, sicchè la quesione della sua legiimità viene a conigurarsi come pregiudiziale in senso tecnico.

È proprio il proilo della cognizione incidentale del GO che ha scatenato ampie conseguenze.

Conclusioni Cassazione:

la giurisdizione sulla tutela dell’interesse legiimo non può che spetare al GA, sia per l’annullamento, sia
nelle tecniche della tutela risarcitoria, in forma speciica e per equivalente.

Ma non è da condividere la px per cui è previsto un nesso inscindibile fra tutela di annullamento e tutela
risarcitoria( prima giudizio di impugnazione con cui otengo annullamento dell’ato illegiimo e poi azione
risarcitoria) . tale posizione porterebbe alla situazione in cui il GA in difeto del prevenivo annullamento
dell’ato amm.vo deve denegare giusizia ad un domanda risarcitoria autonoma ( autonoma perché no
prevenivo giudizio di impugnazione) nei casi in cui un pvt chieda in via autonoma, rispeto alla
declaratoria di illegiimità, il risarcimento del danno, la domanda di risarcimento danno verrà rigetata
dalla GA. Per ovviare a tale situazione la Cassazione imputa il GA di denegata giusizia.

Al privato, quindi, non resta che ricorrere in Cassazione in regolamento di giurisdizione; a questo punto la
Cassazione riconoscerebbe la sussistenza della giurisdizione ordinaria per salvaguardare l’esame del merito
della domanda autonoma di risarcimento del danno.

SOLUZIONE DEL CONTRASTO GIURISPRUDENZIALE viene data con l’introduzione del nuovo CpA  La
letura in combinato disposto degli art. 7 e 30 Cpa ribadisce ( come afermavano le SU della Cassazione) il
pr. Di autonomia dell’azione risarcitoria rispeto a quella demolitoria. Il lgs nazionale ha previsto la
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possibilità di azionare la pretesa risarcitoria anche a prescindere dall’impugnaiva dell’ato ritenuto


illegiimo e fonte del danno ingiusto e, dalla conseguente pronuncia di annullamento. Tale previsione è
stata accompagnata però da una serie di ulteriore cautele: termine di prescrizione per far valere il danno
derivante da un ato della PA è di 120 gg che decorrono dal giorni in cui il fato si è veriicato o dal giorni di
conoscenza del provvedimento e dalla possibilità per il GA di valutare il mancato esperimento dell’azione di
annullamento soto il proilo della determinazione del quantum risarcibile ( il GA nella determinazione del
quantum deve escludere la risarcibilità dei danni che avrebbe potuto evitare tramite la tempesiva
proposizione dell’azione demolitoria). A tale conclusione si sono adeguai tanto la Cassazione quanto il CdS.

LA PREISCRIZIONE BREVE DA FATTO ILLECITO

L’art 2947 ( art. innovaivo rispeto al Codice del 1865 in cui vi era una previsione del termine di
preiscrizione del dirito al risarcimento del danno) prevede che il termine di preiscrizione breve al
risarcimento del danno. Raio del termine breve: prova per tesimoni circa i fai cosituivi dell’illecito, il lgs
prevede un termine breve perché ha paura che i tesimoni si dimenichino i fai.

L’art. 2947 prevede tre ipotesi disinte:

1) Risarcimento del danno derivante da fato illecito in generale

2) Risarcimento del danno prodoto da circolazione di veicoli

3) Risarcimento del danno da reato

Nell’ambito dell’art 2947 :

 Per danno derivante dal fato illecito si intende il fato contra ius generatore del danno (diverso da
un inadempimento contratuale): vi rientrano le hp di resp.extracontratuale in senso streto, ma
anche le azioni di danno derivani da una lesione del possesso, dalla turbaiva al godimeni di una
servitù …

 Si applica esclusivamente alle azioni volte ad otenere risarcimento del danno ( rimangono escluse
tute le altre azioni che possono insorgere da un fato illecito).

 Rientrano sia il dirito alla resituzione o al risarcimento in forma speciica ex 2058, ma anche il
dirito all’indennità che speta a chi abbia compiuto il danno in stato di necessità ex 2054 purchè la
pretesa risarcitoria sorga comunque da un fato illecito anche se parzialmente giusiicato
dall’ordinamento.

 Rientra anche l’azione di regresso verso i condebitori solidali ex 2055, azione di accertamento del
rapporto di solidarietà.

 Si applica anche ai casi di culpa in contraendo (essendo questa un genus della resp. extracontrat.).

 Rientra anche il dirito al risarcimento del danno derivante dalla doppia vendita immobiliare, dirito
al risarcimento del danno soferto da concorrenza sleale, all’azione conseguente all’impedimento o
alla turbaiva dell’esercizio di una servitù, nullità di un ato notarile conseguente a falso del notaio,
pretese risarcitorie vero PA, nel caso del protrarsi di un’occupazione di un immobile oltre i termini

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previsi nel decreto autorizzaivo; occupazione abusiva di un fondo, per irreversibile desinazione
del fondo occupato ad opera pubblica con conseguente esinzione del dr. Dominicale del privato ed
inine l’azione di surroga fata valere dall’assicuratore verso il 3 responsabile.

Da quando decorre la preiscrizione?

Pr. Generale espresso dall’art 2935: il termine di preiscrizione inizia a decorrere dal giorno in cui il
dirito può essere fato valere.

Art 2947 precisa che il dirito si prescrive in 5 anni dal giorno in cui il FATTO si è veriicato.

Le Su negli anni 70’ hanno precisato che la preiscrizione decorre dal momento in cui il danno si è
concretamente prodoto o si è manifestato e, non dal momento in cui è stato posto in essere l’ato
illecito. Una volta che il danno si è manifestato in tute le sue componeni speta alla viima aivarsi al
ine di accertare l’illiceità della condota da cui è scaturito il danno stesso e individuare l’autore
dell’illecito. ( il tempo decorre contro la viima).

La posizione della Corte di Cassazione si presta a molte criiche:

 Il codice ha voluto limitare l’arco temporale in cui l’azione di risarcimento poteva essere
intentata per ragioni processuali e di atendibilità della prova ; le SU ampliano tale arco
temporale. Quindi la decisione della SU contrasta con la RATIO del lgs del Codice. Tale
previsione delle SU inoltre comporta un rischio: il manifestarsi del danno può dipendere da
una congerie di fatori sui cui peraltro le pari non hanno inluenza. (VD. ESEMPIO PAG.197
SULL’AMMINISTRATORE DELLA SOCIETA’).

 La decisione delle SU contrasta non solo con la RATIO ma anche con la LETTERA dell’art. il lgs ha
previsto ex 2947 che il termine di preiscrizione decorre dal giorno in cui si è manifestato,
veriicato il fato ( inteso quale ato illecito,azione dell’uomo che cagiona il danno ingiusto) . La
disinzione fra fato ( inteso come azione dell’uomo che cagiona il danno ingiusto) e danno EX
2947 è la medesima che risulta ex 2043.

1) Ex 2043 : disinzione neta fra fato ( fato colposo o doloso che cagiona … ) e danno
ingiusto funzionale alla determinazione dell’obbligo risarcitorio che incombe sul soggeto
che ha posto in essere il fato che ha cagionato il danno.

2) Ex 2947 : disinzione neta fato e danno funzionale alla determinazione del dirito ad
otenere il risarcimento del danno derivante da un fato.

Dal testo di legge, l’obbligo risarcitorio dell’autore e il dirito ad otenere il risarcimento per la viima sono
legai non al danno ma al fato. Quindi l’interpretazione leterale della norma non fa altro che avvalorare la
tesi per cui la prescrizione decorre dal momento del perfezionarsi dell’azione o omissione che ha generato
il danno e, non dal momento in cui il danno si manifesta in capo alla viima.

L’art 2947 inoltre si pone come norma speciale rispeto a quella generale prevista dall’art 2935 e 2946 cce,
come tale deroga alla norma generale, per cui è ammissibile che il lgs abbia ancorato il termine di

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decorrenza della preiscrizione al compimento degli elemeni della faispecie da cui deriva il danno, ma non
al manifestarsi del danno.

Per quanto aiene alla decorrenza del termine di prescrizione è necessario valutare caso per case le singole
ipotesi di resp. extracontratuale:

1) Ex 2048 e 2049: essi fanno riferimento al fato illecito compiuto dai minori, dai commessi e dai
dipendeni, in quesi casi la preiscrizione ( rifacendosi al dato leterale degli art.) decorre dalla
realizzazione di tali fai.

2) Ex 2050, 2051,2052 e 2053 ogni riferimento al fato scompare, il lgs non aggancia l’obbligo
risarcitorio alla menzione del fato, ma indica immediatamente il danno. In quesi casi quindi è
ragionevole ancorare la decorrenza del termina al manifestarsi del danno in capo alla viima.
( nelle hp di resp. oggeiva, infai, l’atore non deve necessariamente muovere uno speciico
rimprovero alle azioni o omissione del convenuto, ma invece deve dimostrare il nesso causale fra
l’aività del convenuto e il danno subito e ciò anche in riferimento alla decorrenza del termine di
preiscrizione).

CONOSCIBILITA’ DELL’EVENTO LESIVO

Cassazione 24 marzo 1979 n.1716  la faispecie ex 2043 è una faispecie complessa, la quale si
perfezione quando sono stai realizzai tui i fai che la compongono “ tra cui la conoscibilità del danno
ingiusto”. Pertanto se il danno si veriica al momento t1, ma si esteriorizza in un momento successivo t2 è,
da quest’ulimo momento che decorre il termine di preiscrizione. ( decisione emessa a seguito di un caso in
cui per errore diagnosica, vengono praicate irradiazioni che generano incapacità di procreare).

Il pr. Di conoscibilità del danno è stata fato proprio anche dalla Corte Cosituzionale e, la Corte di
Cassazione con sentenza n.124/1990 ha sostenuto che :

1) Il danno si manifesta all’esterno quando diviene oggeivamente percepibile e riconoscibile, anche


in relazione alla sua rilevanza giuridica

2) Per il dies a quo della preiscrizione del dirito al risarcimento rileva non solo il momento in cui il
pregiudizio si è manifestato, ma anche la conoscibilità secondo l’ordinaria diligenza della causa del
danno e della sua addebitabilità ad un terzo.

Casi paricolari:

 Viima di un incidente stradale azione contro gli eredi del danneggiante, defunto nello scontro 
preiscrizione decorre dalla data della sua morte

 Pr. Di conoscibilità dell’evento per eni pubblici fato proprio dalla Corte dei Coni  vale il pr.
Generale per cui il termine decorre dalla data in cui il dirito può essere fato valere: il Procuratore
Generale può esercitare l’azione di resp. per risarcimento del danno dal momento in cui la PA
danneggiato ha conosciuto del danno.

 Se l’evento dannoso è stato dolosamente occultato rileva il momento dell’avvenuta scoperta del
danno.

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 Danno all’ambiente : decorrenza dal momento in cui si è veriicato l’evento dannoso.

LA CASISITCA GIURISPRUDENZIALE : LA TEORIA DEL LIMITE MOBILE

La giurisprudenza ha adotato, in tema di decorrenza del termine di preiscrizione, un’impostazione


anicodicisica  teoria del limite mobile di decorrenza della preiscrizione.

 Danni alla persona: abbiamo un fato da cui scaturisce un danno e ulteriori conseguenze
pregiudizievoli che non sono da considerarsi come mero aggravamento o sviluppo del primo danno,
ma come lesioni nuove ed autonome. Si è ritenuto che il primo danno debba essere conglobato con
gli altri sicchè la preiscrizione viene fata decorrere dal veriicarsi di queste ulteriori conseguenza
( così da evitare che la preiscrizione dell’azione relaiva al 1 danno potesse pregiudicare quelle
concerneni gli eveni posteriori).

 Danno alla persona manifestatosi in occasione del rapporto di lavoro: secondo la letura che le
nostri Cori hanno dato dell’art 2087, tale aricolo impone al datore di lavoro di adotare le misure
necessarie a tutelare l’integrità isica del dipendente ed, introduce così un dovere che trova fonte
immediata nel rapporto di lavoro  fonte di tale dovere è il contrato di lavoro. Quindi la viima
godrà di un termine di preiscrizione 10 anni non 5 anni poiché si trata della violazione di un
contrato.

La Corte di Cassazione sancisce che il termine di preiscrizione inizia a decorrere dal giorno in cui si è
manifestata l’ulima componente del danno e, la preiscrizione decorre anche se la viima non conosce
l’idenità dell’autore dell’illecito. ( raio : incenivare la viima nel darsi da fare per reperire l’autore
dell’illecito).

Fato lesivo permanente  il comportamento lesivo dell’agente non si esaurisce nel 1 ato posto in essere
dall’agente stesso, ma il comportamento lesivo perdura sinchè permane la situazione illegiima che
consiste nella violazione ininterrota dell’altrui dirito. (es. proprietario di un fondo atraversato da un
acquedoto comunale installato sine itulo). Finchè il danneggiato rimane soggeto passivo dell’illecito
permanente non decorre alcun termine. Il dirito al risarcimento si rinnova di momento in momento, con la
conseguenza che da ogni momento decorre la prescrizione dell’azione di risarcimento .

Esempio: PA occupa abusivamente un immobile e realizza un’opera pubblica rendendo irreversibile la


perdita del proprietario. Bisogna disinguere 1) danno prodoto dalla perdita : preiscrizione decorre dal
momento in cui la perdita è divenuta deiniiva 2) danno derivante dalla perdita per mancata percezione
dei frui: preiscrizione decorre momento per momento dalla maturazione.

INCIDENTI DOVUTI A CIRCOLAZIONE STRADALE

ART 2947 prevede un termine di decorrenza paricolare per il risarcimento del danno in caso di incidente
stradale  termine di preiscrizione biennale “in ragione della paricolare natura dei fai dannosi”. La
previsione di un termine di decorrenza della preiscrizione ad hoc si fonda sul caratere puramente oggeivo
della presenza nella vicenda di un autoveicolo  nessuna azione è possibile spirato il termine di
preiscrizione biennale.

Tale disciplina del termine breve

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 si applica indisintamente a tui i soggei responsabili di un sinistro stradale, anche se il fato


produivo di danno integri una faispecie di reato

 si applica anche nel caso di danneggiamento alle sole cose

 si applica in hp di danno prodoi alla persona danneggiata che circola con il veicolo,
indipendentemente dalla situazione giuridica di trasportato o di terzo.

 qualsiasi accadimento connesso alla circolazione dei veicoli di ogni specie ( es. aeromobile che
arreca un danno in manovra a terra, velocipedi, veicoli trainai da animali, tratrici, macchine
scavatrici, rulli compressori).

 Sci, funivia, veicoli desinai all’uso dei bambini o di invalidi  termine di preiscrizione di 5 anni,
non di 2.

 Circolazione ex 2972,2 = qualsiasi forma di uilizzazione del veicolo, tanto in movimento che in
sosta, purchè avviato nei luoghi di libera circolazione stradale. La norma quindi non si applica ai
veicoli nei garage, atrii o canieri. Quando si parla di circolazione, le Cori intendono dire che è
suiciente un nesso di derivazione necessaria tra circolazione e evento dannoso ed è necessario un
nesso di dipendenza per il quale l’evento si colleghi alla circolazione medesima.

 Preiscrizione biennale anche in caso di omissione di soccorso del conducente del veicolo
invesitore.

 Il termine di preiscrizione breve diventa 10 anni quando passa in giudicato la sentenza ( anche se
solo acceri la condanna generica), il termine decorre dalla data in cui la sentenza penale diviene
irrevocabile.

 I coobbligai, all’interno di un sx stradale : l’azione di regresso esperita nei loro confroni sia
prescrive in 10 anni se la loro resp. risulta già giudizialmente accertata, se a tale accertamento
ancora non si è provveduto l’azione si prescrive in 2 anni.

 Se il fato produivo di danno integra una faispecie di reato e il termine di preiscrizione del reato
è più lungo di quello civile, il termine più lungo si sosituisce al più breve. A tal ine è suiciente che
il giudice acceri, incidenter tantum, che ricorrano gli estremi oggeivi e soggeivi perché si
coniguri un reato.

 Se dalla collisione fra veicoli derivano contemporaneamente danni alla persona e alle cose di un
medesimo soggeto, si applica il termine più lungo all’intera pretesa risarcitoria dell’atore poiché
si ha la compromissione della medesima sfera giuridica.

DANNI DA REATO

FATTI CHE INTEGRANO SIA UN ILLECITO CIVILE SIA REATO:

1) SE PER IL REATO E PREVISTO UN TERMINE DI PREISCRIZIONE > RISPETTO A QUELLO DELL’AZIONE


CIVILE: il termine di preiscrizione penale più lungo si applica anche in ambito civile

2) SE PER IL REATO E’ PREVISTO UN TERMINE PIU BREVE si applica il termine di preiscrizione civile.
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CONCORSO DI FATTI ILLECITI (DA UNO STESSO FATTO DERIVANO PIU EVENTI UNO DEI QUALI E UN ILLECITO
PENALE E L’ALTRO CIVILE):

In questo caso ciascun evento ha una propria autonomia ontologica ed il termine di preiscrizione rimane
quello detato dalla speciica disciplina dell’illecito.

Se nel corso del giudizio il giudice varia il itolo del reato, e in relazione alla minor gravità del reato il
termine di preiscrizione risuli più breve o il giudice dichiara esinto il reato per preiscrizione avvenuta, la
conversione non impedisce al danneggiato di azionare la sua pretesa risarcitoria. Solo dal momento della
conversione il danneggiato è tenuto al rispeto del nuovo termine di preiscrizione.

Nel caso in cui l’azione civile sia legata a quella penale, il termine di preiscrizione decorre dal momento in
cui la sentenza penale è divenuta irrevocabile ( per sentenza irrevocabile si intende quella pronunciata
all’esito del dibaimento e quella di proscioglimento al termine dell’istrutoria).

Nel caso di mancanza di querela il termine di decorrenza della preiscrizione è dal giorno in cui il giudice
abbia dichiarato di non doversi procedere contro l’imputato in difeto di querela per lesioni personali
colpose.

Per l’azione di risarcimento contro gli eredi del danneggiante defunto il termine di prescrizione decorre
dalla data delle morte, poiché da tale momento si veriica ipso iure l’esinzione del reato. La decorrenza di
tale termine prescinde dalla conoscenza che ne abbia il danneggiato.

In caso di amnisia:il decorso della preiscrizione si calcola dalla data di emanazione del provvedimento di
clemenza e non dalla data della sua concreta applicazione tramite pronuncia del giudice ( che ha fx solo
dichiaraiva).

Se l’illecito cosituisce reato, il termine di preiscrizione per la tutela risarcitoria decorre dal passaggio in
giudicato della sentenza penale. Ciò vale per tui i coobligai al risarcimento civile, anche se quesi non
hanno preso parte al procedimento penale. L’art 2947, quando fa coincidere il termine di prescrizione
dell’azione civile con quella penale, si riferisce a tui i possibili soggei passivi di pretesa risarcitoria,senza
alcuna disinzione (si applica quindi all’imputato e anche ai soggei tenui al risarcimento a itolo di resp.
indireta rimasi estranei al procedimento penale).

Nel caso in cui il reato si esingua, per causa diversa dall’avvenuta preiscrizione, il termine per la tutela
risarcitoria decorre dalla data di esinzione del reato rispeto a tui i soggei che abbiano concorso nel
fato di reato o debbano cmq rispondere delle conseguenze civili.

Se l’esinzione è dovuto per la morte di uno dei coobligai imputai, la preiscrizione decorre dalla data in cui
diviene irrevocabile la sentenza penale.

Concorsi di condote colpose indipendeni: omesse vigilanza di un minore da parte della madre e mancata
custodia del fucile da parte del padre  corresponsabilità dei genitori per il fato commesso dal minorei
termini di preiscrizione possono essere diversi nei confroni dei diversi soggei.

Ai interruivi della preiscrizione( nel giudizio penale) esercitai nei confroni di alcuni convenui si
estendono a tui i condebitori solidali.

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CAPITOLO 7 : LA LIQUIDAZIONE DEL DANNO

Il dirito al risarcimento del danno è dominato:

art 1226: se il danno non può essere provato nel suo preciso ammontare, è liquidato dal giudice con
valutazione equitaiva.

Art 2056: il risarcimento è dovuto al danneggiato si deve determinare secondo le disposizioni degli art.
1223, 1226,1227. Il lucro cessante è valutato dal giudice con equo apprezzamento delle circostanze del
caso.

Indici normaivi relaivi alla quaniicazione del danno, la quale viene efetuata prendendo in
considerazione fatori non stretamente aineni all’enità del danno efeivamente provato in giudizio, ma
che discendono dall’equo apprezzamento di tute le circostanze del caso di cui all’art 2056 : gravità
dell’illecito, il grado di colpevolezza del responsabile, la sua condizione patr., e sopratuto l’arricchimento
da lui realizzato mediante il fato ingiusto.

L’art 2056 richiama 3 art. uili ai ini della regolamentazione del risarcimento del danno extracontratuale:

1) Art. 1223: il risarcimento del danno per l’inadempimento o per il ritardo deve comprendere così la
perdita subita dal creditore, come il mancato guadagno, in quanto ne siano conseguenza
immediata e direta.

2) Art. 1226: se il danno non può essere provato nel suo preciso ammontare, è liquidato dal giudice
con valutazione equitaiva. ( criterio che iene in considerazione l’enità del danno nel senso non
solo della diicoltà di prova in giudizio dell’enità del danno, ma anche dell’enità del danno che
ontologicamente non è susceibile di prova, e che risiede nella gravità stessa della lesione
anigiuridica subita dalla viima)  la Cassazione ha precisato che ex 1226 si presuppone non solo
la diicoltà della prova, ma anche l’inesistenza di elemeni di prova, o che la dimostrazione del
danno sia impossibile in relazione non solo alle condizioni soggeive del danneggiato, ma anche
alla peculiarità del fato dannoso. Tale impossibilità non deve essere assoluta, nel senso che la
notevole diicoltà sulla prova del quantum può essere ritenuta suiciente a dare ingresso alla
valutazione equitaiva.
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3) Art. 1227: se il fato colposo del creditore ha concorso a cagionare il danno, il risarcimento è
diminuito secondo la gravità della colpa e l’enità delle conseguenze che ne sono derivate. Il
risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando l’ordinaria
diligenza.

Tali art. devono poi coordinarsi con i pr. Dell’onere probatorio ex 2697 : chi vuol far valere un dirito in
giudizio deve provare i fai che ne cosituiscono fondamento. Chi eccepisce l’ineicacia di tali fai ovvero
eccepisce che il dirito si è modiicato o esinto deve provare i fai su cui l’eccezione si fonda.  il giudice
non può escludere il ricorso a deto criterio senza aver prima esaminato gli elemeni acquisii, e senza aver
prima indicato le ragioni ( anche se sommariamente) che lo inducono a ritenere impossibile e molto
diicoltosa la prova dell’enità del danno e, conseguentemente, a ravvisare nella mancata oferta gli
elemeni indicaivi dell’enità stessa  ex 2056 e 1226 non importa che il danneggiato non abbia assolto a
pieno l’onere probatorio circa i dai di fato che orientano il giudice nella valutazione equitaiva ed, inoltre,
il giudice può anche tenere in contro di quei dai pur non esaurieni che l’istrutoria della causa gli abbia
fornito.

NB: è inammissibile la valutazione equitaiva del danno, allorchè l’ammontare di questo avrebbe potuto
essere precisamente provato mediante CONSULENZA TECNICA, e questa è stata ingiusiicatamente negata
dal giudice di merito : il giudice di merito puo adotare legiimamente il cr. Equitaivo solo nel caso in cui
l’impossibilità o la diicoltà di una precisa prova del danno risuli obieivamente.

Ci sono poi determinate materie, come quella ambientale in cui la giuri riiene che la prova completa e
minuziosa del danno è oggeivamente impossibile, perché alcuni efei pregiudizievoli, pur essendo ceri,
si manifestano solo con il tempo e sono diicili da dimostrare  tali danni saranno rimessi all’equo
apprezzamento del giudice. Il medesimo discorso vale per i danni futuri.

La funzione degli art. 2056 e 1226 rientra nell’ambito dei poteri conferii al giudice ex 115 cpc : il danno
immanente alla lesione deve essere valutato dal giudice, come esercizio dei suoi poteri, e il giudice lo deve
liquidare con valutazione equitaiva, la quale implica un apprezzamento di tute le circostanze del
caso( 2056).

È ammissibile nel nostro ordinamento la pena privata? Le sanzioni civili o risarcimeni puniivi con
riferimento alla resp extracontratuale? No, in quanto, nel nostro ordinamento l’introduzione delle sanzioni
civili non ha funzione puniiva, ma la sua funzione risulta dal combinato disposto 1223,1226 e 2056 :
previsione minima del contenuto del risarcimento e uilizzo dei poteri equitaivi del giudice in relazione alle
circostanze del caso.

Quali sono i limii del risarcimento equitaivo?

1) Il giudizio sulla misura del danno liquidato in via equitaiva cosituisce apprezzamento di fato
incensurabile in Cassazione se la moivazione è congruente.

2) La liquidazione equitaiva del danno è informai ai pr. Del prudente apprezzamento e, in quanto
consegue all’impossibilità o diicoltà di una precisa quaniicazione sulla base di elemeni di sicura
eicacia, questa può essere efetuata stabilendo un importo globale, che ricomprenda l’intero
ammontare del risarcimento con svalutazione ed interessi, non potendo gli elemeni uilizzai
speciicamente esprimere un’incidenza numerica sulla misura del danno.

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3) Comparazione con i casi simili: le sentenze rese nei casi simili rappresentano l’evidente orizzonte
d’atesa delle somme liquidabili a ristoro del danno.

RISARCIMENTO TABELLARE

Sistema atuale di liquidazione del danno biologico. I sistemi di liquidazione presentano notevoli diferenze
e, tali diferenze dipendono essenzialmente da 2 fatori: 1) il ipo di sistema di calcolo prescelto dalle
singole cori di merito 2) il valore monetario atribuito dalle medesime ad ogni punto di invalidità.

In Italia, nel corso del tempo, si sono susseguii 4 diversi metodi di liquidazione del danno:

1) LIQUIDAZIONE IN VIA PURAMENTE EQUITATIVA

EX ART. 1226: è lasciato al giudice il potere di determinare in via puramente equitaiva l’ammontare del
danno alla salute.

Tale metodo non pone preclusioni al giudice circa gli apprezzameni che egli è chiamato a compiere sia sugli
aspei dinamici del danno alla salute ovvero i rilessi negaivi sull’aività della viima , ma tutavia collide
con l’esigenza di uniformità mostrate dalla dotrina e dalla giurisprudenza nella liquidazione del danno
biologico.

2) LIQUIDAZIONE SECONDO IL METODO GENOVESE

Uilizza il criterio che si riferisce alla menomazione della capacità reddituale ( pregiudizio patr.)e al triplo
della pensione sociale  detato dall’art 4 lg. 26 febbraio 1977 n.39 : pensione sociale annua x 3 / 365 =
ammontare del risarcimento per ciascun giorno di invalidità. Questo risultato va moliplicato x il valore
corrispondente all’età della viima x la % di invalidità permanente nel caso concreto.

Tale metodo non iene in considerazione gli aspei dinamici del danno alla salute.

Cassazione con sent. 357/1993 e sent. 2009/1993 ha stabilito l’inuilizzabilità di tale criterio in quanto il
ricorso al triplo della pensione sociale sarebbe previsto solo per il risarcimento del danno patr. derivante
dalla lesione dell’integrità psico –isica.

La Cassazione ha ritenuto che sia necessario procedere ad una personalizzazione quanitaiva del danno ed,
i parametri di riferimento devono essere uniformi per tute le persone isiche e devono tenere contro
“dell’equivalente patr. del valore umano perduto”  il miglior criterio che garanisca ciò è il criterio
equitaivo e il criterio del valore per puni di invalidità.

Tutavia ci sono ancora alcune cori di merito, che per garanire una sorta di uniformità, uilizzano gli indici
derivani dal metodo genovese come puni di partenza.

3) LIQUIDAZIONE SECONDO IL METODO PISANO

Tiene in considerazione entrambi gli aspei del DB :

 Aspeto staico  mera diminuzione dell’integrità psico isica

 Aspeto dinamico  conseguenze sulle aività sia lavoraive che extralavoraive.

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Valore iniziale = punto % di invalidità ( che risulta dalla media staisica delle somme liquidate in precedeni
giurisprudenziali riguardani microinvalidità , adeguata all’indice ISTAT), tale valore susceibili di un
aumento del 50 % nei casi di lesioni più gravi.

Il pr. Equitaivo interviene per individuare la % di invalidità permanente da applicare al caso concreto.

Metodo che include la possibilità di una liquidazione personalizzata.

L’invalidità temporanea viene liquidata contestualmente al danno permanente o con un’indennità


giornaliera.

4) LIQUIDAZIONE SECONDO IL METEODO DEL PUNTO TABELLARE

Fenomeno di autoregolamentazione delle Cori.

Tale metodo ha il vantaggio di garanire uniformità nelle decisioni, maggior grado di certezza per gli
operatori nello stesso tempo e non trascura il bagaglio dei precedeni giurisprudenziali.

Criiche: provincializzazione delle tabelle : ciascun Tribunale adota la sua tabella e non sempre segue una
linea comune; l’applicazione delle tabelle non può e non deve privare l’organo giudicante del potere-
dovere di liquidare liberamente il danno con un paricolare riguardo alle circostanze del caso speciico.

Le Cori hanno adotato tabelle a punto per la liquidazione del danno biologico : valore monetario della %
di invalidità ( calcolata tenendo contro dei precedeni giurisprudenziali) che varia a seconda della % di
invalidità ( che varia dall’1 al 100%) ed in relazione all’età del danneggiato.

Il danno biologico temporaneo viene liquidato separatamente dal danno alla salute permanente.

TABELLA UNICA NAZIONALE

Si è cercato di trovare una via per razionalizzare a livello nazionale il sistema di liquidazione del DB, tenendo
in considerazione due necessità: 1) evitare disparità tra le decisioni 2) importanza di lasciare spazio ai
giudici per dare il giusto rilievo alle peculiarità delle singole faispecie concrete.

A tale ine si iene in considerazione il lavoro svolto dal Gruppo di Ricerca C.N.R. sul danno alla Salute. Il
gruppo è parito nella sua ricerca, da un’atenta analisi dei precedeni giuri ed è giunto a formulare una
tabella indicaiva nazionale.

Parametri: 1) prassi liquidaiva della giuri, calcolo a punto ( i valori normaivizzai variano a seconda dell’età
della viima e sulla base del grado di invalidità).

È una tabella indicaiva:da un’indicazione orientaiva al giudice e i valori indicai, pertanto, sono soggei a
modiicazioni equitaive ad opera del giudice, che deve tenere conto anche delle peculiarità che variano
caso per caso. Viene adotato un modello che garanisce 1) uniformità dei tratameni risarcitori, ma che
non cristallizzi la praica risarcitoria 2) non preclude al giudice una valutazione equitaiva.

L’adozione di tali tabelle richiama, da un punto di vista comparaisico, le GUIDELINES FOR THE ASSESMENT
OF DAMAGES IN PERSONAL INIURY CASES : l’adozione di queste tabelle nel Regno Unito è avvenuta senza

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l’intervento del lgs, ma sono stata adotata grazie alla loro difusione ed al consenso che si è venuto a
creare atorno ad esse all’interno dei giudici.

Cassazione: “ i valori di riferimento per la liquidazione del danno alla persona adotai dal Tribunale di
Milano cosituiranno d’ora innanzi, per la giurisprudenza di questa Corte, il valore da ritenersi equo e cioè
quello in grado di garanire la parità di tratamento e da applicare in tui i casi in cui la faispecie concreta
non preseni circostanze idonee a aumentare o ridurne l’enità”.  le tabelle di Milano del 20110 sono
state rivisitate alla luce dell’orientamento giuri espresso dalle Sent. Gemelle 2008  liquidazione unitaria
del danno non patr. e di ogni altro danno non patr. derivante dalla lesione dell’integrità psico- isica,
susceibili di accertamento medico- legale.

Precedentemente , sulla base della triparizione del danno non patr. espressa nelle sentenze del 2003, il
danno biologico standard e il danno non morale ( pregiudizio in termine di soferenza e dolore) venivano
liquidai separatamente.

Oggi invece abbiano una liquidazione congiunta del danno non patr. conseguente alla lesione permanente
dell’integrità psico isica. Le tabelle del 2011, facendo proprio l’orientamento delle Sent. 2008, hanno
individuato il nuovo punto di calcolo  tale punto di calcolo iene in considerazione il danno biologico
permanente aumentato di una % = danno morale, prevedendo inoltre la possibilità di risistemazioni da
parte del giudice al ine di personalizzare il danno.

Liquidazione congiunto anche del danno biologico e morale temporaneo, non solo permanente.

Danni cd. micro- permaneni  in atesa di una tabella unica nazionale per il risarcimento di quesi, essi
sono risarcii ex art 139 , d.lgs 209/2005 solo se consegueni a sx stradali. In tui gli altri casi devono essere
risarcii secondo le Tabelle di Milano.

INFORTUNI SUL LAVORO, DANNO BIOLOGICO ED INAIL

Problema: il danno biologico è da ricomprendere nelle indennità corrisposte dall’INAIL? L’INAIL può
avvalersi dell’azione di surroga o dell’azione di regresso sull’intera area del risarcimento, quindi anche sul
danno biologico ?

SOLUZIONE: Corte Cost. n. 485/1991: la Consulta sancisce l’intangibilità del danno biologico puro e
comprensivo di tui i suoi componeni , ad eccezione della capacità lavoraiva generica.

Il danno biologico va risarcito in modo integrale e non limitabile  dichiara incost. L’art 10 ,d.p.r. 1124/
1965 in quanto prevedeva che il lavoratore, o i suoi aveni causa, avevano dirito al risarcimento del danno
biologico solo se questo era > all’indennità ( indennità che viene corrisposta in relazione alla capacità
lavoraiva generica, iene conto di questa sola componente) che gli veniva corrisposta dall’INAIL. L’INAIL
non può esercitare azione di regresso o si surroga sulle somme che il resp. civile deve all’infortunato a itolo
di risarcimento, ad eccezione di quelle liquidate in riferimento alla riduzione della capacità lavoraiva
generica. ( infortunio ad un lavoratore che non ha subito alcuna diminuzione di reddito, ha = posto di lavoro
e nutre le medesime aspetaive di carriere pre lesione  l’inail in questo caso eroga un indennizzo = ad un
parte del DB corrispondente alla capacità lavoraiva generica e, su questa somma l’ente può esercitare
azione di surroga e regresso).

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RATIO DI TALE SISTEMA : 1) > TUTELA PER IL LAVORATORE INFORTUNATO, in quanto il lavoratore non è
tenuto a rimborsare all’INAIL quanto ricevuto dal resp. civile a itolo di risarcimento del DB 2) evitare una
doppia liquidazione, a favore dell’infortunato, del danno biologico ( riconoscendo all’inail l’azione di
regresso sul risarcimento esborsato dal resp civile a itolo di danno biologico capacità lavoraiva generica,
tale risarcimento è già compreso nell’indennità che l’INAIL corrisponde al lavoratore).

Le tabelle uilizzate dall’INAIL sono diverse da quelle uilizzate in sede di resp. civile.

Ulteriori 2 interveni della Corte Cost che hanno escluso che nell’azione di surroga e regresso riconosciuta
all’Inail ( circa le somme esborsate dal resp. civile a itolo di risarcimento danno della capacità generica
lavoraiva) si debbano comprendere anche le somme liquidate a itolo di danno morale.

REINTEGRAZIONE IN FORMA SPECIFICA

Risarcimento tout court  prestazione dell’equivalente pecuniario

Risarcimento in natura  l’atore non si accontenta di un risarcimento pecuniario, ma vuole la piena


atuazione concreizzazione dell’interesse che gli è stato leso.

Abbiamo 2 ipi di tutela in questo senso: 1) Reintegrazione in forma speciica 2) azione inibitoria

Circa i rappori fra risarcimento e reintegrazione abbiamo 2 orientameni:

1) Risarcimento come rimedio naturale per l’inadempimento delle obbligazione e, la reintegrazione


come rimedio eccezionale per alcune obbligazioni  secondo questa teoria la reintegrazione in
forma speciica è una modalità di risarcimento. (SCOGNAMIGLIO, BIANCA, CASTRONOVO)

2) Il risarcimento è funzionale al riprisino della situazione precedente perciò: la reintegrazione si


pone come un prius ed il risarcimento si conigura come un posterius, cui vi si ricorre quando non è
possibile la reintegrazione  secondo questa teoria esiste una categoria generale di riparazione del
danno, al cui interno si collocano sia il risarcimento per equivalente, sia la reintegrazione in forma
speciica, con fx alternaiva al primo. (DECUPIS, GIORDANO).

Art. 2058: il danneggiato può chiedere la reintegrazione in forma speciica, qualora sia in tuto o in parte
possibile.

Tutavia il giudice può disporre che il risarcimento avvenga solo per equivalente, se la reintegrazione in
forma speciica risulta eccessivamente onerosa per il debitore.

Dal punto di vista leterale si trata di una facoltà che viene riconosciuta al danneggiato, si atua quindi ad
istanza di parte e che può venire paralizzata dal giudice per considerazione che atengono alla salvaguardia
del danneggiante.

Dibaito dotrinale e giurisprudenziale circa i rappori che intercorrono fra risarcimento e reintegrazione in
forma speciica:

1) Alcuni dando una letura ante literam all’art 2058 considerano la reintegrazione come rimedio
principale e il risarcimento per equivalente come rimedio sussidiario.

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2) Altri sostengono che la reintegrazione sia il rimedio più qualiicante ( nel senso che rappreseni il
trionfo della giusizia in quanto l’atore è pienamente soddisfato) e il risarcimento è il rimedio più
praico e che va per la maggiore

3) Lsg al 2 comma pare afermare che il risarcimento per equivalente sia un minus rispeto alla
reintegrazione.

4) Secondo alcuni invece la reintegrazione è da considerarsi come parametro valutaivo del


risarcimento del danno, anche se poi questo può avvenire concretamente per equivalente ; l’art
2058 ipoizzando l’eccessiva onerosità sarebbe contradditorio in quanto il costo della
reintegrazione è = al risarcimento del danno.

5) Altri sostengono che la reintegrazione operi come rimedio sussidiario.

6) GIURISPRUDENZA: alcune sent. riconoscono la sussidiarietà del risarcimento per equivalente


rispeto alla reintegrazione in forma speciica, tale rimedio è esperibile solo nel caso in cui il
secondo non sia possibile. Dal punto di vista processuale il risarcimento per equivalente è
considerato un minus rispeto alla reintegrazione, onde il giudice non viola il pr. Del chiesto e
pronunciato se in presenza di una domanda di reintegrazione speciica corrisponde il risarcimento
per equivalente, ma non può fare il contrario.

Monateri : i problemi interpretaivi ex 2058 appaiono superai con l’adozione di una prospeiva che
corrisponda con la griglia di Calabresi e Melamed. In sostanza è necessario tenere disinte le due forme di
tutela:

1) Tutela reale e inibitoria  reintegrazione speciica art. 2058

2) Tutela risarcitorio  risarcimento per equivalente regole resp. civile.

Con le regole della resp. civile si permete l’aività illecito, ma questa viene poi resa costosa. Con la regola
ex 2058 e la reintegrazione in forma speciica ( che mira alla protezione assoluto della situazione di cui è
itolare il soggeto leso) avviene il contrario cioè si inibiscono tute quelle azioni contrarie alla volontà e
all’interesse del itolare. Questa diversità di fx, ad avviso di Monateri porta a considerare la reintegrazione
in forma speciica come rimedio eccezionale rispeto al generale risarcimento per equivalente.

La Cassazione ha riconosciuto:

 che nel nostro ordinamento esiste un’azione generale di reintegrazione in forma speciica ex 2058,
che si disingue dalla tutela risarcitoria ex 2043.

 Il 2 comma ex 2058 non si applica ai casi di tutela di un dirito reale la cui tutela esige la rimozione
del fato lesivo. il caratere assoluto di tali dirii si concilia solo con la reintegrazione in forma
speciica e non risarcimento per equivalente (es. soggeto che chiede la demolizione di opere che
eccedono i limii massimi di supericie contrat. Previsi a favore del fondo vicino).

 Tale tutela è stata estesa anche al possesso. L’azione di reintegrazione è sotrata al limite della
itolarità di un dirito reale del danneggiato, ma speta anche a chi abbia subito lo spoglio senza
essere itolare di un dirito reale sulla cosa.

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 Tutela estesa anche ai dirii della personalità e al dirito alla salute, il caratere assoluto di tali
dirii esige la tutela speciica con il solo limite della possibilità.

 Applicazione di tale rimedio anche alla compromissione del bene ambiente

 Inine applicazione anche in ambito contratuale.

L’azione di reintegrazione in forma speciica ha quale inalità l’accertamento del dirito e viene esperita
per far fronte ad un bisogno di tutela speciico ( chiedo la tutela piena del dirito di cui sono itolare).

1,2 comma art 2058 azioni risarcitorio extracontratuali

1 comma  obbligazione contratuali

2 comma  non è applicabile per la tutela di dirii assolui, reali e possesso.

L’art 2058 fonda 2 azioni disinte a cui si applica una diversa disciplina legale:

1) Risarcitoria  ex 2043 , il risarcimento è un prius e il danneggiata può chiedere la reintegrazione in


forma speciica che il giudice può negare per ragioni che atengono alla sfera del convenuto.
Termine di preiscrizione è quello previsto ex 2947,1.

2) Reintegrazione in forma speciica 2058 la reintegrazione è un prius e, in caso di impossibilità


materiale o giuridica, la reintegrazione si converte automaicamente in una pretesa risarcitoria
conseguente alla lesione non reintegrabile. Per il termine di preiscrizione ci sono delle dispute:

 Data la diferente disciplina che si applica ai 2 ipi di azione , alla reintegrazione non si
applica il termine di preiscrizione di 5 anni.

 Chi vede invece la reintegrazione come modalità di risarcimento applica il temine di 5 anni.

ART. 2058 COME FACOLTA’ INERENTE ALL’AZIONE RISARCITORIA

Il 2058 viene visto come facoltà inerente all’azione risarcitoria e all’interno della tutela aquiliana la scelta
del ipo di risarcimento è rimessa alla volontà del danneggiato.

in caso di mancato adempimento della condanna alla reintegrazione, l’atore può chiedere il risarcimento
per equivalente.

La domanda atorea atribuisce al giudice un potere discrezionale:

1) Se l’atore non chiede la reintegrazione in forma speciica, il giudice condanna il danneggiante al


risarcimento per equivalente.

2) Se l’atore chiede la reintegrazione in forma speciica, il giudice può alternaivamente condannare


al risarcimento per equivalente o alla reintegrazione in forma speciica. ( in tal caso non vi è la
violazione del pr. Della corrispondenza fra chiesto e pronunciato).

La domanda di reintegrazione inerisce all’azione risarcitoria e, i due rimedi concorrono l’uno con l’altro.

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La domanda di reintegrazione in forma speciica:

1) Richiesta della resituzione dello stesso bene o di un bene uguale

2) Richiesta dell’esecuzione a spese del danneggiante delle opere necessarie a ricondurre la cosa nello
stato primiivo

3) Richiesta della riparazione materiale delle avarie cagionate dal convenuto.

Il danneggiato non può arricchirsi in seguito alla riparazione in forma speciica : se ad esempio le spese di
riparazione del bene superino l’efeivo valore del medesimo, il giudice, in applicazione del 2058,2 può
disporre che il risarcimento avvenga per equivalente.

Si possono delineare diverse situazioni:

1) IL DANNEGGIANTE CON UNA SPESA < O = RISPETTO AL VALORE EFFETTIVO LO REINTREGRI


PERFETTAMENTE  REINTEGRAZIONE IN FORMA SPECIFICA

2) IL DANNEGGIANTE CON UNA SPESA > REINTEGRI IL VALORE EFFETTIVO DEL BENE ( in questo caso
la maggior spese sono dovute per far si che il danneggiato venga riportato nella situazione quo
ante)  RENITEGRAZIONE IN FORMA SPECIFICA

3) IL DANNEGGIANTE CON LA SPESA AUMENTA IL VALORE DEL BENE  qui il giudice dispone il
risarcimento per equivalente , perché secondo le regole della rc il danneggiato non può arricchirsi

LIMITI DELLA REINTEGRAZIONE IN FORMA SPECIFICA

L’art 2058 prevede 2 limii circa l’operaività della reintegrazione in forma speciica:

1) Impossibilità della reintegrazione  l’impossibilità può essere

 Materiale perimento del bene danneggiato, distruzione di un unico bene (es.salute).

Per i beni perfetamente fungibili è sempre possibile procurare al soggeto leso un bene sosituivo.

Il danno prodotosi medio tempore, cioè il danno derivante dal mancato uilizzo della cosa sotrata o
usurpata è risarcibile solo per equivalente.

In caso di impossibilità parziaria, la parte non reintegrabile è risarcibile per equivalente.

RIPARAZIONE DEL DANNO NON PATR  tale pregiudizio ha origine per sua natura dalla distruzione di un
bene infungibile e insosituibile. La reintegrazione in forma speciica del danno non patr. va intesa in senso
“pickwivkiano” cioè come riparazione diversa dal risarcimento per equivalente pecuniario ( la distruzione di

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un bene non patr. non ha equivaleni pecuniari, e quindi non potendo reintegrare, e non potendo pagare, il
danneggiante non dovrebbe nulla).

 Giuridica  si trata dell’impossibilità derivante da un divieto imposto ex lege circa la


prestazione dovuta. (es. la società non può essere condannata, ex 2058, all’adempimento
di un’obbligazione di fare in forma speciica, se l’obbligazione abbia fonte in una situazione
giuridica anteriore alla liquidazione).

2) Eccessiva onerosità della reintegrazione:

L’eccessiva onerosità va valutata tenendo contro delle obbieive diicoltà che il debitore incontra
nell’eseguire la prestazione. tali diicoltà possono riguardare l’esecuzione della prestazione, ma non le
condizioni economiche del debitore responsabile. La dotrina ha poi speciicato che il parametro di
riferimento per valutare l’eccessiva onerosità  è quello del normale debitore: viene valutata come
eccessiva la prestazione che solo una debitore speciale e dotato di mezzi speciali può condurre a termine.
Ancora può essere considerata eccessiva la prestazione che prevede un eccessivo sacriicio economico del
debitore rispeto all’interesse del danneggiato.

L’eccessiva onerosità va valutata facendo una comparazione fra il danno da riprisinare e i cosi di riprisino
normali, salvo in alcuni prendere in considerazione hp paricolari che riguardano il debitore nell’esecuzione
della prestazione. Non si tengono mai in considerazione le condizioni eco del debitore.

Il 2 comma ex 2058 non viene applicato nel caso di comportamento doloso del danneggiante: il
danneggiante ha invesito posiivamente nella produzione del danno e quindi egli viene cmq condannato
alla reintegrazione in forma speciica anche se i suoi cosi sono superiori.

REINTEGRAZIONE IN FORMA SPECIFICA E PA:

L’art 30 del d.lgs. 104/2010 : “ può essere richiesta la condanna al risarcimento del danno ingiusto derivante
dall’illegiimo esercizio dell’aività amm.va o dal mancato esercizio di quella obbligatoria. nei casi di
giurisdizione esclusiva può altresì essere richiesto il risarcimento del danno da lesione di dirii soggeivi.
Sussistendo i presupposi previsi dall’art 2058 del codice civile , può essere richiesto il risarcimento del
danno in forma speciica” .

 Necessaria pregiudizialità dell’azione di annullamento del provvedimento amm.vo


illegiimo rispeto all’azione risarcitoria per lesione di un interesse legiimo. L’azione
risarcitoria può essere proposta solo se il provvedimento amm.vo è stata tempesivamente
impugnato e, solo se il provvedimento è stato annullato.

 Termine di preiscrizione per l’azione risarcitoria decorre dalla data di deposito della
sentenza di annullamento del giudice.

 L’art 2058 è stato uilizzato anche nel processo amm.vo ( es. in materia di espropriazione
illegiima derivante da occupazione cd. usurpaiva, se il citadino non solo chiede la
resituzione del bene, ma anche il riprisino dello status quo ante).

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 Il risarcimento in forma speciica viene negato quando il costo del riprisino supera il valore
di mercato del bene, perciò non rimane che il risarcimento per equivalente.

 Si applica anche ai contrai pubblici.

IL DANNO EVITABILE

ART 1227,2 : “il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando
l’ordinario diligenza”.

Esempio classico di auto responsabilità privata  cmq si fa riferimento ad un danno CAUSALMENTE


RICONDUCIBILE all’illecito del convenuto e l’aività della viima non conforme all’ordinaria diligenza,
interrompe il nesso di causalità, fra danno e condota convenuto.

L’art 1227 postula che il fato addebitabile al convenuto è di per sé idoneo a produrre un danno, ed è
l’unica causa eiciente di tale danno ma, se la viima avesse uilizzato l’ordinaria diligenza avrebbe potuto
evitare il danno.

Alcuni ritengono che il fondamento di tale norma risieda nel pr.di corretezza e di buona fede  quindi
appare come dovere di atenzione della viima del danno nei confroni del danneggiante stesso per non
aggravarne la posizione.

Monateri  fondamento della norma è il pr. Di eicienza  lo scopo della RC è la minimizzazione del costo
sociale degli incideni, quindi è necessario incenivare la viima a contenere le conseguenze dannose della
lesione subita. Tutavia la norma impone al danneggiato un obbligo che va ben oltre dall’avere un
comportamento inerte o, che si traduca nella mera astensione ad arrecare un pregiudizio al danneggiato,
ma la norma richiede che il danneggiato abbia un condota posiiva, sulla base delle circostanze. L’art 2058
impone un facere cui il danneggiato sarà tenuto, sulla base dell’id quod plerumque accidit, gli impone
quindi di agire come agirebbe un qualsiasi danneggiato nelle stesse circostanze. Il giudice deve prendere in
considerazione non ogni comportamento idoneo ad aggravare il danno, ma solo quello che eccede
l’ordinaria diligenza.

Cure mediche:

Soggeto che riiuta le cure  La viima ,che riiuta le cure mediche, non può richiedere a itolo di
risarcimento verso il medico l’eventuale aggravamento della malaia causalmente riconducibile a tale
riiuto.

Monateri sosiene però che La diligenza che viene richiesta al danneggiato non può spingersi ino al punto
di sotoporsi a interveni rischiosi e costosi, non può comportare un rilevante sacriicio economico e/o
spese straordinarie per conservare il patr.

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Tutavia la giuri cmq coninua a ritenere che la viima , che riiui le cure mediche, non possa far valere nei
confroni del medico convenuto a itolo di risarcimento l’eventuale aggravamento di tale malaia
causalmente riconducibile a tale riiuto.

Prova del difeto di diligenza:

 il convenuto deve proporre l’eccezione di difeto di diligenza per la diminuzione del risarcimento e,

 provare i fai cosituivi del difeto di diligenza, il nesso causale tra la mancata diligenza del
danneggiato e le conseguenze dannose.

 Tale eccezione deve essere proposto nel giudizio di merito e non può assere accertata in sede di
legiimità.

CAPITOLO 8: BENEFICI COLLATERALI

LA DOTTRINA DELLA COMPENSATIO LUCRI CUM DAMNO

Il problema dei beneici collaterali, in Italia, viene afrontato in base alla dotrina della compensaio lucri
cum damno.

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Il compito della RC è quella di internalizzare i cosi dall’ato illecito, se tale illecito però crea anche delle
esternalità posiive, allora l’autore deve pagare sia i cosi indoi dalla sua azione, sia deve anche essere
compensato per i vantaggi arrecai alla viima  I BENEFICI SONO SOTTOSPOSTI ALLA MEDESIME REGOLE
STABILITE PER GLI SVANTAGGI.

Tale dotrina è applicata dalle nostri Cori tenendo contro del pr. Per cui si può avere compensaio SE E
SOLO SE VI è UNIVOCITA’ DEL TITOLO E DEL NESSO EZIOLOGICO.

In Cassazione n.5287/1987: la Corte ha escluso che si potesse applicare la compensaio. Caso: fondo
colivato con agrumi subisce un sanno dalle immissioni di polvere che provengono da un cemeniicio. Il
cemeniicio aveva però chiesto di valutare il vantaggio che da questo derivava al fondo  il fondo grazie
alla presenza del cemeniicio era divenuto ediicabile.

La cassazione nel caso di specie non ha disposto la compensaio a favore del cemeniicio in quanto non vi è
alcun nesso eziologico fra l’ediicabilità del fondo (vantaggio) e la presenza del cemeniicio, il quanto
l’ediicabilità dipende da un provvedimento amm.vo e non dal fato illecito delle immissioni.

Accade molto spesso, nella prassi giurisprudenziale che si è più portai a considerare gli svantaggi derivani
da una determinata condota rispeto ai vantaggi derivani dalla stessa (vs.es. pag 251 jhon doe), per
questo moivo la compensaio è di diicile afermazione nel nostro ordinamento.

IMMEDIATEZZA DEL NESSO CAUSALE ED UNICITA’ DEL TITOLO

1) IMMEDIATEZZA DEL NESSO CAUSALE :Perché sia riconosciuta la compensaio è necessario che : lo
svantaggio e il vantaggio discendano entrambi con rapporto direto e immediato dal medesimo
fato illecito generatore, in modo da elidersi reciprocamente come efei contrapposi del
medesimo evento.

2) UNICITA’ DEL TITOLO: il danno e il vantaggio da esso detraibile devono, necessariamente,


provenire dal medesimo fato illecito.

La compensaio si veriica quando

 il vantaggio e il danno siano entrambi conseguenza immediata e direta dell’inadempimento e del


fato illecito

 il vantaggio e il danno siano entrambi efei contrapposi dell’inadempimento o del fato illecito

 il vantaggio e il danno abbiano origine dal medesimo fato generatore che ha arrecato un
pregiudizio e un vantaggio al creditore.

Se il vantaggio ,otenuto dalla viima, ha origine da un fato diverso da quello che ha originato lo
svantaggio per la viima  l’efeto vantaggioso non può essere computato in detrazione perché i vantaggi
otenui non trovano itolo, bensì solo occasione, nel fato illecito o nell’inadempimento.

CASISTICA

Nella prassi giurisprudenziale sono molteplici i casi in cui la compensaio viene esclusa.

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Pochi i casi in cui viene riconosciuta:

es. fu ammessa compensaio , in un caso di danno ad un’auto, in riferimento al maggior valore che all’auto
deriverebbe dall’innesto di nuovi pezzi. “poiché la sosituzione delle pari danneggiate produce una
rivalutazione dell’auto, tale rivalutazione deve essere sotrata al costo addebitato”.

Es. tribunale superiori delle acque pubbliche: calcolo dell’indennità dovuta a seguito dell’esecuzione di
un’opera pubblica ai sensi dell’art 46, lg 25 giugno 1965, n.2359. La viima del danno possedeva terreni sia
sulla sponda destra sia sulla sponda sinistra “formani un unico fondo”. Poiché la sponda destra risultava
danneggiata, mentre la sx era stata avvantaggiata dall’esecuzione dell’opera pubblica, il tribunale ha
disposto la compensaio: il danno subito dalla parte dx viene compensato con quello ricavato dalla parte sx.

COMPENSATIO E IL DANNO ALLA PERSONA

Danno alla persona del lavoratore dipendente:

prima che il danno biologico fosse risarcibile come autonoma voce di danno ex 2043 la giuri: negava di
disporre la compensaio a favore del lavoratore che coninuasse a percepire la propria retribuzione, poiché
tale lucro ( retribuzione) non era determinato dal medesimo fato generatore dell’illecito del danneggiante.

Il diniego della compensaio da parte delle Cori ( dal momento che ancora non era riconosciuta la
risarcibilità del danno biologico ex 2043 come autonoma voce di danno), era volto cmq a riconoscere un
risarcimento al lavoratore derivante dalle lesione riportate anche se in presenza di un non mancato
guadagno  cioè le cori ammetevano come risarcimento patr. quello che in realtà doveva essere risarcito
come danno non patr.

Con l’afermarsi della risarcibilità ex se del bene salute, è venuta meno la necessità di celare tale
risarcimento atraverso l’uso distorto della compensaio.

DANNI E VANTAGGI: LA RATIO DELLE REGOLE ELABORATE DALLA GIURISPRUDENZA

Il problema della compensaio è quello che normalmente un soggeto che produce esternalità posiive non
viene compensato per esse. (per es. nel caso del fondo di agrumi che diviene terreno ediicabile , tale
beneicio non viene ricompensato al cemeniicio). I beneici conferii possono essere recuperai solo se
formano oggeto di un dirii di proprietà , ed in quesi casi vengono resituii sulla base delle regole del
contrato o del pagamento di indebito (rimedio per otenere la resituzione di quanto apparteneva a colui
che ha efetuato una soluio(adempimento ) che non era tenuto ad efetuare.

L’unica teoria che prevede che i beneici esterni siano protei da un rimedio è quella che si è sviluppata nel
campo dell’ingiusiicato arricchimento ( teoria che ha una funzione esatamente opposta alla regole della
RC dove non si parla di arricchimento). (vd.es.258).

CONCLUSIONI

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Cosa è che in sostanza discrimina il caso del fondo con due rive, in cui giustamente si è ammessa la
compensaio, dagli altri casi , in cui la stessa compensaio altretanto giustamente è stata negata?

I casi in cui la compensaio può essere riconosciuta sono :

1) il danno e il vantaggio devono essere atuali ( nel caso del fondo con due rive , dal medesimo fato,
immissioni da parte del cemeniicio e nello stesso tempo, deriva uno svantaggio per una riva e un
vantaggio per l’altra).

2) Il vantaggio e lo svantaggio vanno a incidere su beni facilmente confrontabili ( 2 rive del iume , non
sono confrontabili il danno all’immagine e il vantaggio di maggior pubblicità, fama).

3) Il vantaggio e lo svantaggio si manifestano in una situazione che rispeta la scelta allocaiva della
viima del danno:la viima, in corrispondenza di un danno, decide volontariamente di non fare
nulla e,di beneiciare allo stesso tempo del danno e del vantaggio . La viima del danno in questo
modo consegue un’utlilità (nel senso che è libera di realizzare le sue preferenze)senza dover
compiere una scelta alternaiva che sia detata dall’illecito altrui. es. il proprietario del fondo
nonostante le immissioni decide comunque di mantenere la proprietà del fondo ( quindi di
mantenere nello stesso tempo il beneicio del terreno ediicabile e lo svantaggio delle immissioni),
invece nel caso del marinaio, che a seguito della perdita di un dito a causa di un illecito altrui,
decide di fare il bidello, il lucro ( il vantaggio= maggior retribuzione) dipende da una riallocazione
delle proprie capacità sul mkt del lavoro e,tale scelta è detata dal danno che ha subito, non è stata
una scelta uile, l’ex marinaio non ha potuto realizzare le sue preferenze.

LA DOTTRINA DELLA COMPENSATIO ALLORA SI APPLICA NEI CASI IN CUI VANTAGGI E SVANTAGGI PER LA
VTTIMA DERIVANO DIRETTAMENTE DALL’AZIONE DEL DANNEGGIANTE, SENZA CHE LA VITTIMA DI TALE
DANNO POSTULI UNA NUOVA DECISIONE ALLOCATIVA NECESSITATA DALL’AZIONE DEL DANNEGGIANTE.

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