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23/12/21, 14:58 Libertà e Natura - Malinconia.

L’ultimo Schelling e l’arte - Rosenberg & Sellier

Rosenberg
& Sellier
Libertà e Natura  | Emilio Carlo Corriero

Malinconia.
L’ultimo Schelling
e l’arte
Wolfram Hogrebe
p. 141-153
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Testo integrale
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decidere se accettarli o
1. La questione
rifiutarli

1 Nella famosa conclusione del Sistema dell’Idealismo


✓ Ok, accetta tuttodel 1800, Schelling assegna all’arte una
trascendentale
formidabile posizione nel bilancio generale del possibile
✗ Rifiuta tutti i cookie
umano. In accordo a tale posizione, in ogni sua realizzazione
l’artePersonalizza
lavora al contempo all’unica opera d’arte complessiva,
ovvero,
Politica sullasecondo la propria essenza, essa è già «una sola
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opera d’arte assoluta, la quale può bensì esistere in


diversissimi esemplari, ma è tuttavia una» (SW, I/3, p. 627).
2 In questa opera d’arte complessiva si manifesta la rinascita
della natura nel medium dello spirito, una renaissance, a cui
a modo loro la scienza e la filosofia possono semplicemente
collaborare, giacché esse, diversamente dall’arte, possono sì
realizzare la natura, ma non in modo definitivo, «così che si
può dire che l’arte [è] il modello della scienza, e dove [è]
l’arte, deve seguire la scienza» (SW, I/3, p. 623).
3 Così, secondo la sua essenza, l’arte è «organo e documento
della filosofia», poiché essa in ciascuna delle sue opere
testimonia chiaramente «quel che la filosofia non può
rappresentare esternamente, cioè l’inconscio nell’operare e
nel produrre, e la sua originaria identità col cosciente» (SW,
I/3, pp. 627 e seg.). A causa di questa unità di conscio e
inconscio, finito e infinito, che si realizza nell’opera finita
dell’arte, «per il filosofo l’arte è quanto vi ha di più alto,
perché essa gli apre quasi il santuario, dove in eterna e
originaria unione arde come in una fiamma quello che nella
natura e nella storia è separato e quello che nella vita e
nell’azione, come nel pensiero, deve fuggire sé eternamente»
(SW, I/3, p. 628).
4 Questa apoteosi dell’arte in conclusione del Sistema
dell’Idealismo trascendentale è in evidente contrasto con
quelle osservazioni successive alla conferenza accademica
Sul rapporto dell’arte figurativa rispetto alla natura del
1807 – ultima esposizione di Schelling relativa alla filosofia
dell’arte1 – così come del resto nei suoi scritti più tardi.
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5 In particolare, in quasi tutti gli scritti successivi al 1809,
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ricorre, quasi in forma stereotipata, una locuzione, come si
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vede insemodo
decidere particolarmente
accettarli o chiaro in questo passo della
rifiutarli
Grundlegung der positiven Philosophie (lezioni di Monaco
del semestre invernale 1832-1833 e del semestre estivo del
✓ Ok, accetta tutto
1833): «Si parla molto dell’effetto della natura per l’uomo,
maRifiuta
✗ l’effetto
tutti i per eccellenza, che la natura ha per gli uomini, è
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quella malinconia, che versata su di loro, sta per così dire
Personalizza
come un silenzioso rimprovero all’uomo, quella malinconia
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il cui dolce dono l’artista e poeta deve sapere suggere da


essa, se vuole suscitare interesse».
6 Nel Sistema del 1800, così come nella Filosofia dell’arte del
1802‑1803 e ancora nella conferenza del 1807 a prima vista
non si parla propriamente di questo «dolce dono della
malinconia».
7 Questo contrasto tra l’atmosfera delle prime opere di
Schelling e dei suoi scritti mediani rispetto alle sue
osservazioni sull’arte e sulla natura e la malinconia
dell’ultimo Schelling è così strano che sin dall’inizio gli studi
dedicati al filosofo hanno messo in evidenza tale contrasto e
lo hanno illustrato nei modi più diversi2. Pur prescindendo
dall’assurda accusa di irrazionalismo del tipo proposto per
esempio da Lukács nella sua Distruzione della ragione, per
provare a comprendere, attraverso una spiegazione di ordine
psicologico, perché a partire dal 1809 riecheggi nelle sue
opere la melodia malinconica, può essere utile ricordare che
il 7 settembre del 1809 Schelling perse sua moglie Caroline.
Quanto Schelling abbia patito per questa morte è tanto
comprensibile quanto noto.
8 Tuttavia, già nel 1954 Horst Fuhrmans ha mostrato con
piena ragione che l’opera nella quale per la prima volta
risuona il motivo della malinconia, ossia le Ricerche
filosofiche sull’essenza della libertà umana del 1809, era già
uscita in aprile e dunque molto prima della dolorosa perdita
e per di più era stata scritta nel 18083. In quell’opera, di
fatto, si parla di una «tristezza connessa a ogni vita finita» e
si afferma che Dio stesso è «sorgente della tristezza»: di qui
☝🍪
«il velo di mestizia che si distende sulla natura tutta quanta,
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la profonda
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e ti consente di malinconia di ogni vita» (SW, I/7,
p. 399).se accettarli o
decidere
rifiutarli
9 Presumibilmente nel tentativo di spiegare il risuonare della
melodia malinconica nel pensiero di Schelling appaiono
✓ Ok, accetta tutto
fallimentari tanto strategie ideologico-critiche quanto
psicologico-biografiche.
✗ Rifiuta tutti i cookie Vorrei perciò proporre un’altra
spiegazione, che si può riassumere nelle seguenti tesi, forse
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un po’ azzardate:
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1. ll motivo della malinconia nel pensiero di Schelling a


partire dal 1809 si comprende nella sua genesi solo in
relazione alla sua Naturphilosophie.
2. La parte di dottrina della sua Naturphilosophie, che è
da leggersi come luogo originario del motivo della
malinconia, concerne la teoria fisica della gravitazione,
così come egli per l’appunto la intese nella sua filosofia
della natura.
3. Il motivo della malinconia è perciò soltanto la chiara
accentuazione di qualcosa che è presente
autonomamente nel pensiero di Schelling sin dagli inizi.
4. Di conseguenza non v’è alcuna cesura tra la prima
filosofia dell’arte di Schelling e le tarde e occasionali
osservazioni sull’arte e la malinconia (così come, del
resto, non v’è cesura nell’opera complessiva di
Schelling), bensì piuttosto una stupefacente continuità,
che semplicemente mantiene e presenta contrasti
attraverso diversi gradi di chiarezza.

2. La genesi del motivo della malinconia


dalla teoria della gravitazione di Schelling
10 L’unità interna al pensiero di Schelling si deve certamente
anche alla condizione di indeterminatezza del suo problema
filosofico, che inizialmente si poneva in continuità con la
filosofia trascendentale di Kant e Fichte per andare poi a
finire con la sua svolta naturalfilosofica in una grande
psicologia del cosmo, ove si raccoglievano in un unico
progetto ☝🍪 i risultati di scienze tradizionalmente separate fra
loro,
Questocome
sito fa usola difisica e la metafisica, la gnoseologia e
l’ontologia,
cookies la cosmologia
e ti consente di e la mitologia: vale a dire nell’idea
decidere se accettarli o
di unrifiutarli
unico grande Weltsystem (SW, I/3, p. 257), che
avrebbe successivamente trovato parziale realizzazione nel
tentativo dei Weltalter.
✓ Ok, accetta tutto È perciò del tutto corretto affermare,
come fa Hans Michael Baumgartner, l’intima continuità del
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pensiero di Schelling attraverso l’indeterminatezza presente
nella sua opera: «Tra la filosofia trascendentale e la
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Naturphilosophie […] non v’è alcuna interruzione, poiché la
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filosofia di Schelling dal principio non fu mai in senso stretto


una filosofia trascendentale»4.
11 Schelling intendeva infatti la formula trascendental-
filosofica delle condizioni di possibilità dell’esperienza come
condizioni di possibilità degli oggetti dell’esperienza anche
sempre al contrario: le condizioni di possibilità degli oggetti
dell’esperienza sono allo stesso tempo condizioni di
possibilità dell’esperienza.
12 È curioso osservare, per quello che qui posso solo accennare,
come nel xx secolo Carl Friedrich von Weizsäcker a suo
modo abbia rinnovato tale prospettiva. Egli concepiva il suo
programma di lavoro a partire dall’idea secondo la quale «i
postulati fondamentali delle ultime teorie della fisica non
affermano niente di più che le semplici condizioni di
possibilità dell’esperienza in generale»5.
13 La filosofia della natura di Schelling va proprio in questa
direzione, poiché ammettendo che c’è un solo universo, in
qualsivoglia contesto, le forze produttive dell’universo
devono avere la medesima struttura dinamica: la
produttività della natura e la produttività dello spirito hanno
la stessa struttura profonda. Dal momento che è così, chi
studia la natura studia in ogni caso comunque anche lo
spirito. Una volta accettata questa opzione monistica, la
genesi del motivo della malinconia dalla teoria
naturfilosofica della gravitazione, ossia il passaggio dalla
gravità nella natura alla malinconia dello spirito e viceversa,
diviene quantomeno non più impossibile in linea di
principio.
☝🍪
14 Ma più precisamente, come e per quale ragione Schelling
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introduce la gravitazione nella sua Naturphilosophie?6.
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15 I processi
decidere della onatura si possono comprendere in forma
se accettarli
rifiutarli
stilizzata come modelli di formazione (Musterbildungen)
reciprocamente generantisi, evolventisi e involventisi: i
✓ Ok, accetta tutto
prodotti della natura sorgono realizzando un modello tipico,
che
✗ pertutti
Rifiuta così dire divampa sempre più chiaramente nel
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divenire, per spegnersi infine nuovamente con la morte. Tali
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modelli di formazione sono sempre il risultato di energie
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contrastanti. Qualcosa può divenire solo e soltanto se si

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realizza in una qualche forma. Queste forme (o modelli) si


devono a un’energia strutturante, che non fa nascere nulla
che non si conformi a un modello. All’energia si contrappone
il fatto che qualcosa vuole divenire sempre soltanto se stessa,
ossia un individuo che non vuole dividere se stesso con
null’altro. Perciò questa energia cieca e priva di distinzione,
che mira al semplice autopotenziamento non vuole
conformarsi ad alcun modello, poiché ogni modello
costringe il puro sé a sacrificare una parte di se stesso per
divenire così capace di conformarsi al generale: energie
autoontiche ed eteroontiche confliggono dunque fra loro.
16 Entrambe queste energie, quella strutturante e quella
autopotenziante, cancellano la grande contraddizione che
caratterizza ogni rapporto dinamico. Questo antagonismo si
presenta in un modello realizzato, in una forma compiuta,
per così dire cristallizzata, tuttavia soltanto in modo
temporaneo. Quelle energie, che possono originare una
forma di vita, sono le stesse che la spazzano via nuovamente.
Abbiamo dunque innanzitutto tre aspetti da distinguere: le
due energie contrapposte e le condizioni di relazione e
accordo fra di esse, che sono come detto realizzabili solo
temporaneamente. La questione è ora chiarire come queste
condizioni di relazione e accordo, seppur soltanto
temporaneamente, possano di fatto venir soddisfatte. Si
potrebbe anche pensare che le energie contrapposte
dell’autopotenziamento e della strutturazione
semplicemente si elidano sempre reciprocamente: i modelli
non accettano alcuna individuazione (nessun Selbst) e
☝🍪
nessun Sé accetta un modello. Le condizioni di relazione e
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accordo fanno in ogni caso pensare che le energie
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contrapposte
decidere vengano
se accettarli o frenate nella loro reciproca furia
rifiutarli
distruttiva da un qualche comune riferimento a un’unità
insita nel profondo. Ciò riesce se, tramite il comune
✓ Ok, accetta tutto
riferimento all’unità transfinita, la forza distruttiva si
indebolisce
✗ Rifiuta tutti i un po’, così che si possa mostrare una relazione,
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un accordo, anche se fragile e di fatto meramente
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temporaneo. Le energie da contraddittorie che erano, con
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tale riferimento a quella unità transfinita, divengono


semplicemente contrarie.
17 Questa forza frenante, che esercita tra le energie antagoniste
la comune relazione all’unità (che qui è il quarto), così che in
un certo senso i passi dei contendenti divengono più veloci e
più lenti, è descritta da Schelling come la gravità presente in
natura. In essa le energie contrapposte passano in un vincolo
temporaneamente stabilito, che noi conosciamo come il
modello transitorio della natura. In questo vincolo consiste il
Band, il legame, che come gravità, ossia come relazione a
un’unità transfinita (vale a dire inconcepibile in modo
finito), e in quanto legante di ogni fenomeno della natura, è
propriamente la sua condizione di unificazione. Nello scritto
della sua prima filosofia della natura Sull’anima del mondo
del 1798, si legge nel saggio introduttivo Sul rapporto del
reale e dell’ideale nella natura, o sullo sviluppo dei principi
primi della Naturphilosophie dai principi della gravità e
della luce7: «Questo legame, che lega tutte le cose e
costituisce l’unità nella totalità, centro ovunque presente e
mai circoscritto è nella natura la gravità» (SW, I/2, p. 364).
18 Questo gravitare della natura verso un centro d’unità
transfinito chiarisce come possano compiersi le condizioni di
accordo e relazione delle forze antagoniste e come queste
siano in generale capaci di modelli di formazione
temporanei. Nella loro reciproca lotta, le energie
eternamente contrapposte vengono ritardate (ossia limitate
nello spazio e nel tempo), dal loro gravitare verso quella
unità transfinita. Il tempo delle cose è il loro essere per
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l’unità. Perciò anche il presupposto è creato appositamente
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perché la velocità di evoluzione viene ridotta a un livello
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strutturale,
decidere così che
se accettarli o infine, come dice Schelling, «la natura
rifiutarli
in generale si evolve con velocità finita» (SW, I/3, p. 102).
Con ciò l’intimo propulsore dell’Universo, per così dire la
✓ Ok, accetta tutto
dinamo dell’evoluzione universale, è stabilito come
Gravitationssystem
✗ Rifiuta tutti i cookie (SW, I/3, p. 120), in cui è legata assieme
ogni formazione strutturale, dai processi inorganici fino a
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quelli organici e mentali. Tanto più lontani tali processi sono
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dal sulla
centro riservatezza
di unità, tanto meno efficace risulta la

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gravitazione e tanto più liberi divengono quindi i modelli di


formazione, tanto più leggere dunque sono le strutture.
«L’oscuro legame della gravità è dissolto nelle ramificazioni
del regno delle piante e si chiude alla luce. La gemma della
luce si schiude nel regno animale». Ma infine è solo
nell’uomo che «il legame rompe completamente il concreto e
ritorna in sé nella sua eterna libertà» (SW, I/2, p. 375).
19 La gravità nelle relazioni della natura certo la rende soltanto
in grado di evolvere, tuttavia ogni modello, che l’evoluzione
produce, è un semplice documento di quell’unità transfinita
verso cui tutto gravita ma per l’appunto semplicemente un
documento finito e transitorio: «La natura sensibile,
coinvolta nelle relazioni, ha realizzato ciò che desiderava,
ovvero un’immagine vacillante creata da ciò che vive
eternamente, ed è la natura stessa a riassumerla così come
essa l’aveva suscitata» (SW, I/7, p. 168).
20 Il plastico splendore dei prodotti della natura non può
nascondere il fatto che esso è allo stesso tempo sospiro della
creatura afflitta, la quale, semplicemente per il fatto di
esistere, può essere documento dell’unità al doloroso prezzo
della finitezza. «Con la nascita, la vita e la morte ogni essere
porta via verso l’ordine divino ciò che è […] colpevole per la
mera finitezza» (SW, I/7, p. 166). Ogni formazione della
natura deve così essere un sospirare, semplicemente
un’immagine finita e transitoria di quell’unità, che essa ha
fuori di sé. «Nella gravità, l’essenza è il principio del non-
esser-per-sé delle cose; il dio sotterraneo, Giove Stigio» (SW,
I/7, p. 236).
☝🍪
21 La gravità della natura è il suo dolore; essa fa sì che le
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strutture luminose dell’esistente brillino sempre soltanto su
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di uno se
decidere sfondo di ooscurità: «La gravità precede la luce come
accettarli
rifiutarli
suo eternamente oscuro fondamento» (SW, I/7, p. 358).
Questa gravità si mostra nell’uomo, che è esso stesso parte
✓ Ok, accetta tutto
della natura, come malinconia: alla gravitazione della natura
corrisponde
✗ una malinconica gravitazione dello spirito.
Rifiuta tutti i cookie
Questa corrispondenza è sempre presente in Schelling a
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partire dalla Freiheitsschrift e viene esplicitamente chiarita
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nelle sulla riservatezza
Lezioni private di Stoccarda del 1810: «Ciò che vi è di

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più oscuro e quindi di più profondo nella natura umana è la


nostalgia (Sehnsucht), che è, per così dire, la forza di gravità
interiore dell’animo, e che perciò nella sua manifestazione
più profonda è malinconia (Schwermut). È in particolare per
mezzo di essa che viene mediata la simpatia dell’uomo con la
natura. Anche ciò che vi è di più profondo nella natura è
malinconia; […] ogni vita è accompagnata da
un’indistruttibile malinconia, perché ha sotto di sé qualcosa
di indipendente da sé (ciò che sta sopra innalza, ciò che sta
sotto attira verso il basso)» (SW, I/7, pp. 465-466).
22 Nell’edizione delle Lezioni di Stoccarda cura da Miklos Vetö
in corrispondenza di questo passo si legge: «nostalgia, o
l’interiore gravità dello spirito: perciò la malinconia è
punizione…».
23 Con ciò è dimostrata la genesi del motivo della malinconia
dalla teoria della gravitazione esposta da Schelling nella sua
Naturphilosophie, ma dobbiamo ancora chiarire che posto
occupi l’arte in questo contesto.

3. Arte e malinconia
24 Innanzitutto occorre mettere in risalto il fatto che la
relazione che intercorre fra il motivo della malinconia e le
riflessioni filosofiche di Schelling sull’arte è caratterizzata
dalla stessa continuità che tale motivo presenta con le tesi
della sua filosofia della natura. Ossia, laddove nei primi
scritti di Naturphilosophie si parla di gravità il discorso verte
sull’arte e, laddove nella filosofia di Schelling si parla di arte
☝ 🍪già comparire la gravità. Questo è anche evidente
là vediamo
per il fatto che la gravitazione è una condizione necessaria
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perchée tileconsente
cookies forze diantagoniste della natura possano essere
decidere se accettarli o
plasticamente
rifiutarli produttive e capaci di dare forma alle cose,
così come accade con l’artista nell’ambito spirituale. Questa
relazione
✓ Ok, accetta è tutto
perciò già chiaramente comprensibile nello
scritto Von der Weltseele del 1798. Nel luogo corrispondente
✗ Rifiuta tutti i cookie
Schelling riassume ancora una volta: «Quindi in generale la
gravità è quella che rende finite le cose, in quanto pone nel
Personalizza
concreto l’unità, o intima identità di tutte le cose» (SW, I/2,
Politica sulla riservatezza
p. 366). L’energia priva di forma e oscura del puro
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autopotenziamento viene sopraffatta e ammansita dal


legame della gravità al costo della finitezza e perciò resa
capace dell’unità così che il riflesso (Gegenschein) di questa
energia, l’energia del generale, dando forma, può simulare
l’unità transfinita nei modelli finiti: «Proprio per questo
dominio o sopraffazione da parte del legame il concreto
diviene capace di riflettere e adombrare l’essenziale» – e qui
Schelling procede in un confronto con la produzione artistica
–, «nello stesso modo che la materia informe può dar corpo
all’idea dell’artista nella misura che per così dire svanisce
sotto il dominio di colui che la plasma» (SW, I/2, pp. 366-
367).
25 Nel processo figurativo l’idea dell’artista fa sparire la materia
(Stoff) priva di forma sotto le sue mani nella sua formazione
così come nel processo della natura la materia (Materie) per
così dire svanisce nel modello genetico: «Ogni realizzazione
della natura si fonda proprio su di una tale negazione» (SW,
I/2, p. 367). Nelle sue produzioni l’arte è la renaissance del
dolore della natura nello spirito8.
26 Per lo Schelling della Filosofia dell’arte del 1802-1803
paradigma per la forma dolorosa dell’arte è la scultura greca
della Niobe. Egli la definisce difatti come «l’archetipo della
scultura», poiché essa rivela il segreto dell’arte, ossia quello
di essere la rappresentazione morente dell’unità transfinita.
Una tale rappresentazione dell’infinito nella figura finita
riesce là dove nella statua della Niobe è raffigurato l’attimo
del passaggio dalla vita alla morte. In questa realizzazione,
l’opera non è semplicemente simbolica, bensì è
☝🍪
riflessivamente simbolica. Nella statua della Niobe si riflette
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propriamente l’essenza dell’arte: «L’arte è dunque qui
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doppiamente
decidere simbolica;
se accettarli o vale a dire essa diviene nuovamente
rifiutarli
interprete di se stessa, così che qui è espressa nella Niobe ciò
che ogni arte vuole»9.
✓ Ok, accetta tutto
27 In seguito le famose riflessioni di filosofia della natura sulla
gravitazione
✗ non sparirono di certo, nemmeno nella
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conferenza accademica del 1807. Difatti quelle riflessioni
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essenziali erano quasi letteralmente intessute nel testo.
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Anchesullase riservatezza
si deve dire che Schelling evita in questo discorso

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di soffermarsi sulla malinconia, di fatto essa è assolutamente


presente come un qualcosa di transitorio. Il modello
fondamentale della gravità della natura viene così descritto:
«La natura, che nella sua completezza appare come la
suprema mitezza, la vediamo agire in ogni singolo (Einzeln)
in vista della determinatezza, anzi prima di tutto in vista
della stabilità, della fine della vita»10.
28 Proprio perciò così spiega Schelling, in pieno accordo con la
successiva classica formulazione, «l’artista deve innanzitutto
negare se stesso e profondarsi nel singolo, non avendo
timore dell’isolamento, né del dolore, ma della pena della
forma»11. Nello stesso contesto, Schelling ricorre anche alla
Entbindung della libertà concepita in termini naturfilosofici
nel passaggio attraverso le forme inorganiche, organiche e
infine spirituali, citando il legame della gravità descritto
nella Naturphilosophie, il quale starebbe anche alla base
della tragicità del mondo: «laddove anche l’anima viene
piegata al dolore, attraverso il legame, che la lega
all’esistenza sensibile […]. È questo il caso di ogni condizione
veramente tragica in senso sublime, quale ci è rappresentata
nei drammi dell’antichità»12.
29 L’anima vorrebbe solo allontanare da sé questo dolore,
«rinunciando al suo legame con l’esistenza sensibile», vale a
dire mediante la morte. «Questa», dice Schelling citando la
sua filosofia dell’arte, «è l’espressione dell’anima che ha
raffigurato lo scultore della Niobe»13.
30 Quest’idea di una nascita dell’arte dallo spirito della tragedia
è presente in tutta l’opera di Schelling sin dai primi lavori.
☝🍪
«Questo pensiero», così si legge nella formulazione classica
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offerta nella filosofia della rivelazione, «chiarisce quella
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malinconia,
decidere che ocome un dolce dono percorre le opere
se accettarli
rifiutarli
eccellenti dei Greci, in particolare quelle dell’arte
figurativa»14.
✓ Ok, accetta tutto
31 Da allora nella Naturphilosophie del primo Schelling si
gettano
✗ le basi
Rifiuta tutti per un’ontologia, che intende ogni esistente
i cookie
come una struttura dinamica che avvampa e si spegne, e che
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caratterizza inconfondibilmente il pensiero di Schelling
Politica
comesulla
benriservatezza
sintetizza l’espressione dei Weltalter: «ogni dolore

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viene solo dall’essere». Tutto ciò che è, è solo un fragile


documento dell’unità, così come essa può apparire nel
tempo: «l’essenza di ogni creatura è vacillare, oscillare tra
una a e un b, tra l’essere e il non-essere»15.
32 Esistenza come effetto dell’oscillazione: io non credo che ci
fosse mai stata una tesi ontologica più ardita. Tuttavia essa
va chiarita soltanto a partire dall’intenzione di Schelling di
contrapporre alla stabilità dell’ontologia tradizionale, che era
l’ontologia di ciò che è immobile, un’ontologia del divenire,
senza la quale non è possibile raggiungere un’adeguata
comprensione filosofica della natura. In questo sforzo
Schelling fu più moderno dei pensatori atomistici e
meccanicistici del xix e del xx secolo. Per lui non c’è nulla
che si sottragga alle erosioni di una profonda dinamica del
divenire, nessuna cosa, nessun dio. L’unica vera materia
originaria (Urstoff) sono «le semplici azioni» (SW I/3, p.
34); esse sono «l’ultimo in natura […], ciò che è produttivo,
senza essere prodotto» (SW I/3, p. 142). Ciò che qui
Schelling aveva già pensato in modo concettualmente chiaro,
diviene famoso solo nel xx secolo grazie a Whitehead con
l’espressione “entità attuale”16.
33 Tuttavia, poiché Schelling è un pensatore del divenire di
gran lunga più coerente, egli si confronta costantemente con
il fenomeno della transitorietà, così nella sua ontologia
risuona il lamento della natura, il De planctu naturae di
Alano di Lilla, una ontologia che proprio per questo divenne
un’ontologia della malinconia.
34 Si deve pur sempre sottolineare ancora una volta che questo
☝🍪
pensatore, malgrado i toni oscuri certamente presenti nella
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sua filosofia, non fu in alcun modo un antesignano di una
cookies e ti consente di
qualchese accettarli
decidere forma odi irrazionalismo. Chi si preoccupa di
rifiutarli
(ri)formulare le condizioni della ragione, non è per questo
contro la ragione. Che Schelling stesso si pensasse come un
✓ Ok, accetta tutto
profondo illuminista, lo si può vedere facilmente nei suoi
tentativi
✗ Rifiuta tuttie iper esempio nel passo che segue, dove egli fa
cookie
esplicito ricorso a un autore dell’illuminismo francese:
Personalizza
«Circa cinquant’anni fa in Francia si è riso dell’espressione
Politica
di unsulla riservatezza
filosofo, il d’Alambert, che parlò del malheur de

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l’existence, espressione a cui forse era connesso realmente


un profondo sentimento. Accennerò appena ad analoghe
rappresentazioni indiane circa l’infelicità di ogni essere […].
Da un altro punto di vista questo destino della finitezza […]
può apparire di nuovo come l’oggetto di un lutto più
profondo ma anche più nobile, di quella malinconia che
l’arte ha nobilitata nelle alte testimonianze della sua
creazione» (SW, I/10, p. 265)17.
35 Il malheur d’être di d’Alambert, o, come lo definiscono
Fontenelle, Condorcet e Coteau, la difficulté d’être fu un
tema che in filosofia fu approfondito più ancora che da
Schopenhauer, proprio da Schelling, con il risultato che lo
stesso fondamento del dolore è infine anche fondamento
della beatitudine, il fondamento del bene è lo stesso
fondamento del male18, e il fondamento del brutto è anche
fondamento del bello. Dopo Schelling nessun filosofo si è più
posto questo pensiero seriamente. Se non in tutti i campi,
almeno a questo riguardo abbiamo ancora sempre Schelling
davanti a noi.

4. Gravitazione e linguaggio
36 Altrove ho mostrato come il grande progetto sistematico di
Schelling, che egli tentò di realizzare con i tentativi dei
Weltalter, sia nella sua essenza una filosofia del linguaggio19.
Dobbiamo ancora mostrare che anche la sua filosofia
dell’arte, come immediata conseguenza della sua teoria
naturfilosofica della gravità, sfocia infine in una filosofia del
☝🍪
linguaggio.
37 Poiché per Schelling il mondo mentale è tanto naturale,
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quantoe tiquello
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di mentale, non può destare meraviglia
decidere se accettarli o
che anche il linguaggio derivi dall’universo quanto l’universo
rifiutarli
dal linguaggio. Perciò le moderne teorie sull’origine del
linguaggio
✓ Ok, accetta sbagliano
tutto sin dal loro approccio. Il linguaggio non
si deve concepire, secondo Schelling, a partire «da una
✗ Rifiuta tutti i cookie
natura umana psicologicamente isolata, poiché essa si
comprende
Personalizza solo dall’universo intero»20. Le forze
dell’universo che autonomamente si evolvono sono da
Politica sulla riservatezza
intendersi a limine come energie volte all’espressione e al
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farsi esprimibile. Nei modelli divenienti e transeunti


dell’universo si gira attorno alla parola, che per così dire
prende forma sulle labbra: «il mondo reale […] è la parola
pronunciata-formata»21.
38 Proprio perché il linguaggio è «immediata espressione di un
ideale […] in un reale»22, «in questo alto significato del
linguaggio»23 ogni modello naturale è tanto un’espressione
linguistica quanto un prodotto artistico. Così il linguaggio da
parte sua è tanto «un’opera d’arte naturale, quanto lo è, più
o meno, tutto ciò che la natura produce»24. In questa
dissolvenza di filosofia della natura e filosofia del linguaggio
si rispecchia anche la filosofia dell’arte di Schelling. Anche le
opere d’arte sono parole, come tutti i prodotti della natura,
parole che infine muoiono. «Così l’arte figurativa è solo la
parola morta, tuttavia proprio anche la parola, il linguaggio,
quanto più perfettamente muore – fin su al grido pietrificato
sulle labbra di Niobe – tanto più risulta alta l’arte figurativa
nella sua espressione»25.
39 Se i rapporti stanno così, deve essere allora anche possibile
provare l’esistenza delle forze della natura tanto nel
linguaggio quanto nell’opera d’arte. Di fatto, Schelling vi è
riuscito con qualche conseguenza. Poiché la gravità è la legge
che regola ogni rapporto con l’Uno transfinito ed è dunque
ciò che tiene assieme il tutto (e pertanto in quanto tale è il
legame che rende l’universo temporaneamente strutturato),
in una tale prospettiva, la gravità è lo stesso linguaggio
dell’universo, che tramite tale linguaggio si separa, si
articola, si mostra.
☝🍪
40 «Questo legame», si legge nelle Lezioni di Stoccarda, «si
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chiama molto espressivamente la parola (il Verbo) perché a)
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è in essa
decidere e cono essa che ha inizio ogni possibilità di
se accettarli
rifiutarli
distinzione; b) perché è in essa che si trovano per la prima
volta organicamente congiunti l’esser-sé col non-esser-sé»
✓ Ok, accetta tutto
(SW, I/7, pp. 442 e seg.). In un’espressione che ricorre
sempre
✗ Schelling
Rifiuta tutti i cookieillustra la gravità del linguaggio mostrando
come le energie naturali dell’autopotenziamento e della
Personalizza
formazione si rispecchiano nel linguaggio mediante la
Politica sulla riservatezza
connessione delle vocali e delle consonanti. «Questo è il

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grande segreto dell’articolazione, ossia della voce umana.


L’oscuro e incomprensibile in ogni essere si basa per noi sul
fatto che questo mero essere è per sé mera consonante, che
viene espressa solo assieme a una vocale; da qui origina
l’esigenza di quell’essere che può essere percepito, la
parola»26. «La parola espressa (reale) tuttavia è solo
nell’unità della luce e dell’oscurità (vocale e consonante)»
(SW, I/7, p. 363).
41 Nel Primo abbozzo di un sistema della filosofia della natura
del 1799 Schelling definiva la gravità come ciò «che lega
l’individuo a un determinato sistema di cose e gli assegna un
suo posto nell’universo» (SW, I/3, p. 269). Esattamente
questo è ciò che accade con il linguaggio, la cui funzione
identificante e classificante assegna a ogni individuo il suo
posto nello universe of discourse. La gravità o la
gravitazione e il linguaggio sono perciò solo diverse
espressioni dello stesso legame che Schelling chiama anche
“la copula infinita”, tramite cui a costo della finitezza tutto
diviene trasparente per l’Uno. Nel linguaggio sta ciò che si
spegne, per il quale il dolore dell’essere diviene percepibile.
È spaventoso che noi possiamo confidare soltanto in
proposizioni finite. Questo accade per ogni proposizione,
tanto per i prodotti della natura quanto per i prodotti
dell’arte, nei quali anche la stessa filosofia è inghiottita:
«infatti, come nel poema di Dante, anche nella filosofia la via
verso il cielo si apre soltanto verso l’abisso» (SW, I/6, p. 43).

Note
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1. F.W.J. Schelling, Über das Verhältnis der bildenden Künste zu der
Questoasito
Natur, fa di
cura usoL.diSziborsky, Hamburg, Meiner, 1983, introduzione, p.
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xxxviii: se
decidere «con la conferenza
accettarli o di Monaco termina la filosofia dell’arte di
Schelling».
rifiutarli

2. Sul tema si veda E. Staiger, Schellings Schwermut in Die Kunst der


✓ Ok, accetta tutto
Interpretation, Zürich, Atlantis, 1967, pp. 180-204. Il testo purtroppo
non offre molto sul piano filosofico.
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3. H. Fuhrmans, Schellings Philosophie der Weltalter, Düsseldorf,
Schwann, 1954, p. 79, n. 3, Fuhrmans continua: «per il percorso di
Personalizza
Schelling la morte di Caroline fu senza dubbio molto importante… la
Politica
morte sulla
dellariservatezza
moglie ha però reso in qualche modo definitivo l’interesse di

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Schelling per la teosofia, vale a dire che lo ha rafforzato, ma non l’ha


certo determinato».
4. H.M. Baumgartner, Das Unbedingte im Wissen: Ich-Identität-
Freiheit, in Schelling, a cura di H.M. Baumgartner, Freiburg-München,
Alber, 1975, p. 55.
5. C.F. von Weizsäcker, Die Einheit der Natur, München, Hauser, 1971,
p. 218.
6. Schelling si discosta dal significato meramente fisico del termine
Schwere, infatti mentre questo è meramente meccanico, il concetto
nuturfilosofico è da intendersi come dinamico. Cfr. SW, I/7, p. 168.
7. Il saggio è in realtà del 1806 [N. d. C.].
8. Per l’uso del termine renaissance in questo contesto, si veda quanto
scrive Schelling nella Vorrede zu den Jahrbücher der Medicin als
Wissenschaft (1806): «Il sacro legame, che unisce le cose della natura
senza eliminarle, è possibile anche fra le cose spirituali, ed è possibile
nella misura in cui l’intuizione della natura e dell’universo rinasce in
esse» (SW, I/7, p. 133).
9. F.W.J. Schelling, Philosophie der Kunst, Darmstadt,
Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1980, p. 269.
10. Id., Über das Verhältnis der bildenden Künste zu der Natur cit., p.
17.
11. Ibidem.
12. Id., Über das Verhältnis der bildenden Künste zu der Natur cit., p.
26.
13. Ivi, p. 27.
14. Id., Philosophie der Offenbarung, 1841-1842, a cura di M. Frank,
Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1993, p. 246: «Il tratto tragico, la
malinconia, che attraversa l’arte figurativa; la massima gioia di vivere
assieme a un tratto di intimo dolore dà forma gradualmente alla bellezza
☝ 🍪greca». Cfr. inoltre F.W.J. Schelling, Initia Philosophiae
della forma
Universae. Erlanger Vorlesungen WS 1820-1821, a cura di H.
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Fuhrmans, Bonn, Bouvier Verlag, 1969, p. 22: «I capolavori dei Greci lo
cookies e ti consente di
provano se
decidere e accettarli
portano otutti l’impronta del dolore per la libertà andata
perduta,rifiutarli
e una malinconia si spande per l’intera natura».
15. F.W.J. Schelling, System der Weltalter, a cura di S. Peetz, Frankfurt
a.✓M.,
Ok,Klostermann,
accetta tutto 1990, p. 169.

16.Rifiuta
✗ A.N. tutti
Whitehead,
i cookie Process and Reality. An Essay in Cosmology,
Gifford Lectures, 1927-1928.
17. IlPersonalizza
testo continua così: «Infatti questa è la ragione e il vero senso di
quella sulla
Politica sublime tristezza che innalza sopra il destino dei mortali le più
riservatezza
nobili rappresentazioni dell’arte figurativa antica […], in quanto esse

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vengono presentate sia come riguardanti l’essere che come prospettate


verso il non-essere. L’arte antica non è così assolutamente serena e lieta
come l’hanno dipinta nei nostri tempi alcuni romantici male informati.
Solo che il dolore che vi si trova è più profondo di quelle lacrime che un
triviale sentimentalismo ha il potere di strappare. Perciò anche nell’arte
figurativa in particolare si può dire ciò che Aristotele dice della tragedia:
che essa ci libera dal comune terrore e anche dal comune dolore. Lo
stesso si può dire anche della filosofia: perché chi potrà ancora
rattristarsi per le comuni e abituali disgrazie di una vita transeunte
quando abbia compreso il dolore dell’esistenza universale e il grande fato
che incombe sul tutto?» (SW, I/10, pp. 265 e seg.). Cfr. anche il System
der Weltalter cit., p. 111; qui Schelling usa l’espressione malheur d’être.
18. Nelle Ricerche filosofiche si legge: «Quello stesso che, mediante la
volontà della creatura, diventa cattivo (se si distacca totalmente, volendo
avere un essere separato), è in sé il bene, finché rimane nel fondamento e
intrecciato al bene». E poi: «chi non ha in sé l’elemento e le forze per il
male [è] anche incapace del male» (SW, I/7, p. 400).
19. W. Hogrebe, Prädikation und Genesis, Frankfurt a. M., Suhrkamp,
1989; trad. it., Predicazione e Genesi, a cura di S. Maestrone, Torino,
Rosenberg & Sellier, 2012.
20. Ivi, p. 130.
21. Ivi, p. 128.
22. Ivi, p. 126.
23. Ivi, p. 127.
24. Ivi, p. 126.
25. Ivi, p. 128.
26. F.W.J. Schelling, System der Weltalter cit., p. 171.

Autore
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Philosophie. Ha scritto
l’importante Prädikation und
Genesis. Metaphysik als
Fundamentalheuristik im
Ausgang von Schellings “Die
Weltalter”, Frankfurt am Main,
1989 (ed. it. Torino, 2012); tra gli
altri suoi libri ricordiamo Kant
und das Problem einer
transzendentalen Semantik,
Freiburg, 1974; Metaphysik und
Mantik. Frankfurt am Main 1992;
Wirklichkeit des Denkens,
Heidelberg, 2007; Der implizite
Mensch, Berlin, 2013
© Rosenberg & Sellier, 2017

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☝bibliografica
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HOGREBE,
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e Natura: Prospettive di schellinghiane [online]. Torino: Rosenberg &
decidere se accettarli o
Sellier, rifiutarli
2017 (creato il 23 décembre 2021). Disponibile su Internet:
<http://books.openedition.org/res/1121>. ISBN: 9788878856028. DOI:
https://doi.org/10.4000/books.res.1121.
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Notizia
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CORRIERO, Emilio Carlo (dir.). Libertà e Natura: Prospettive
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schellinghiane. Nouva edizione [online]. Torino: Rosenberg & Sellier,
2017 sulla
Politica (creato il 23 décembre 2021). Disponibile su Internet:
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