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FEDERICO II
La storia costituzionale degli Stati Uniti del Messico inizia con la Carta di Apatzigàn
(Decreto Costituzionale per la Libertà dell’America Messicana) emanata
nell’ottobre del 1814. Questa prevedeva già un ordinamento repubblicano e liberale
nonché la divisione dei tre poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario). Un testo di
grande rilevanza poiché la dottrina ritiene che in esso sia contenuto anche il primo
cenno al giudizio de amparo, che con il passare del tempo, diventerà comune in tutta
l’America Latina e si diffonderà anche nell’Europa occidentale. Nell’ultima parte
dell’articolo 237 della Costituzione di Apatzingán si legge infatti: “Cualquier
ciudadano tendrá derecho para reclamar las infracciones que notare”; ovvero,
l’affermazione del diritto dei cittadini ad agire contro le violazioni costituzionali.
A tale Costituzione è seguita la Carta Federativa del 1824, che rappresenta il primo
ordinamento costituzionale messicano dopo l’indipendenza dalla Spagna. In tale
Costituzione si decreta l’organizzazione politica, si producono le fondamenta
giuridiche per il funzionamento del nuovo Stato e si istituisce la base del moderno
stato di diritto, di partecipazione popolare, di separazione dei poteri. Si introduce
l’esercizio di controllo sull’operato di coloro che hanno il potere e stabilisce i
principi del controllo di legittimità costituzionale e di legalità attraverso un organo
ispirato alla Corte Suprema nordamericana nata con la Costituzione del 1789. Le sue
attribuzioni e il successivo sviluppo furono tuttavia molto diversi, e ciò a causa della
tradizione giuridica spagnola, che influì in maniera decisiva negli anni susseguenti
all’indipendenza del Paese. L’articolo 137 di questa Carta attribuisce alla Corte
Suprema di giustizia federale il compito di giudicare sulle violazioni alla
Costituzione da parte delle leggi ordinarie.
Anche a causa di problemi di ordine interno, come la ribellione del Texas e la sua
successiva dichiarazione di indipendenza, il Messico spinto dalla nascente
oligarchia messicana modificò lo Stato federale in uno Stato unitario e centralista
attraverso la creazione del Supremo Potere Conservatore, ispirato al Senato
Conservatore della Costituzione francese del 1799 e chiamato ad assicurare la
stabilità e la conservazione dei rapporti di potere. Il sistema giuridico francese ebbe
un’influenza importante nella giustizia costituzionale messicana in questa fase, Le
cd. Sette Leggi Costituzionali approvate tra il 1835 ed il 1836 organizzavano la
Repubblica Messicana non più in Stati Federati, ma in Dipartimenti. Nonostante
questi propositi i difensori del sistema federale cominciarono un’opposizione
radicale, anche armata. Per questi motivi, in Messico si è introdotta una nuova
Costituzione, quella del 1843, denominata Bases de la Organización Política de la
República Mexicana. Tale Carta ha soppresso il Supremo Potere Conservatore del
1836 e ha istaurato la forma di stato accentrato. In materia di controlli costituzionali
e di difesa dei diritti nulla viene aggiunto anzi vengono aboliti i testi precedenti.
La sconfitta nella guerra contro gli Usa con la conseguente perdita di più della metà
del territorio, e una grave crisi economica e politica ha portato alla dittatura del
Generale Antonio López de Santa Anna. Tale dittatura è durata fino al 1835, quando
la rivoluzione di Ayutla, ha portato al potere un nuovo ceto politico, il Partito
Liberale, che ha introdotto la Carta del 1857. Questa è importante per il vasto
contenuto dei diritti individuali e sociali, tanto da diventare il modello della
Costituzione del 1917, ovvero il testo costituzionale ancora oggi in vigore. Con il
suo carattere marcatamente sociale la Costituzione del 1917 consacra le garanzie
sociali come un insieme di diritti i cui titolari non sono gli individui in quanto tali,
ma in quanto appartenenti ad una classe sociale nei confronti della quale lo Stato ha
l’obbligo di migliorare ed assicurare la sua condizione sociale ed economica.
Con la Carta del 1917 si conferma la istituzionalizzazione del giudizio di amparo già
affermato dalla Costituzione messicana del 1857. In essa si conferisce a tutti i
tribunali della federazione la competenza per risolvere qualsiasi controversia che
riguarda la violazione dei diritti e delle garanzie individuali causate da leggi o da
atti di autorità, stabilendo in modo completo e dettagliato tutto il procedimento.
Nel nuovo testo, riprendendo quasi completamente quello del 1857, si statuivano
due strumenti di garanzia costituzionale: il giudizio di amparo e le c.d. controversie
costituzionali (conflitti di attribuzioni). D’altra parte, nell’articolo 133 della
Costituzione Federale del 1917 si stabilì anche un controllo diffuso liberamente
ispirato alla Costituzione Federale degli Stati Uniti.
La sede della Corte Suprema Messicana è Piazza Pino Suárez n. 2, nel centro di Città
del Messico, in un Palazzo che fu costruito sui terreni della vecchia Piazza del
Volador. Per quanto riguarda le fonti del processo Costituzionale, le disposizioni
costituzionali sono integrate da leggi costituzionali, che stabiliscono le condizioni,
le forme, i termini di proponibilità dei giudizi di legittimità costituzionale, e le
garanzie d’indipendenza dei giudici costituzionali. Ed ancora, tali disposizioni sono
accompagnate da leggi ordinarie e regolamenti interni che stabiliscono le altre
norme necessarie per la costituzione e il funzionamento della Corte.
I giudici durano in carica 15 anni con mandato non rinnovabile. Le personalità sono
scelte fra ristrette categorie di tecnici del diritto con un’elevata preparazione:
magistrati in servizio o a riposo, provenienti dalle supreme magistrature, professori
universitari ordinari di materie giuridiche, avvocati con una esperienza almeno
decennale di professione ed inoltre, il futuro giudice deve avere non meno di 35
anni alla data della nomina.
Requisiti necessari sono: essere cittadino per nascita e godere del pieno esercizio dei
propri diritti; godere di buona reputazione e non essere stato condannato per un
reato punito con pena detentiva superiore a un anno di reclusione. I giudici della
Corte Suprema possono essere rimossi dal loro incarico solo per gravi mancanze o
omissioni nell’esercizio delle proprie funzioni. La responsabilità si stabilisce tramite
un giudizio politico, nel ambito del quale la Camera dei Deputati formula l’accusa
e il Senato funge da alta giuria e si pronuncia sulla eventuale destituzione ed
inabilitazione allo svolgimento di altri incarichi pubblici. I membri della Corte
Suprema godono del c.d. fuero constitucional (immunità penale), ma questo non è
vitalizio né permanente, potendo venir meno con la conclusione dell’incarico o con
la c.d. declaración de procedencia (autorizzazione a procedere), votata dalla Camera
dei deputati. Inoltre l’esercizio del mandato di giudice della Corte Suprema è
incompatibile con qualsiasi altra attività, anche nei due anni successivi alla
decadenza.
Ogni giudice, entrando a far parte della Corte, si immette nel “collegio” apportando
il contributo della sua personalità e lavorando a stretto contatto con gli altri giudici.
Nel caso Messicano, la Corte è organizzata in Assemblea Plenaria (11 giudici) ed in
2 Sezioni (la prima competente in materie civili e penali, e la seconda in materie
amministrative e di lavoro, ciascuna composta da 5 giudici). Il numero minimo
richiesto nelle sedute Plenarie è di 7 giudici, per quanto riguarda le sedute delle
Sezioni è di 4. Le rispettive adunanze sono pubbliche, ad eccezione di quelle segrete,
previste per la protezione della morale o dell’interesse pubblico. Le udienze
pubbliche dell’Assemblea Plenaria vengono trasmesse in diretta TV o via streaming.
L’attività del collegio è regolata dal Presidente della Corte, che è eletto (con voto
segreto) ogni quattro anni in seduta Plenaria tra i suoi membri. Il Presidente non
potrà essere rieletto per il periodo immediatamente successivo. Tale elezione, ha
luogo nella prima adunanza dell’anno in cui sia necessario. ll Presidente della Corte
ogni anno alla fine del secondo periodo delle adunanze è tenuto a presentare
davanti ai giudici costituzionali della Corte ed ai componenti del Consiglio della
Giudicatura Federale, il relativo resoconto dei lavori compiuti in quel periodo dal
Potere Giudiziario della Federazione.
L’amparo messicano
Sin dall’inizio l’amparo è stato concepito come la sola procedura percorribile al fine
di ottenere tutela per violazioni costituzionali, così, stante il fatto che la procedura
si radica di fronte alle giurisdizioni federali, l’esistenza dell’amparo ha reso
impossibile per le corti statali il far valere la Costituzione federale per censurare atti
ed azioni del potere al fine di proteggere diritti. In quest’ottica, non è un caso che la
Corte suprema messicana definisca la procedura di amparo come l’espressione di
un sistema accentrato di giustizia costituzionale: per quanto la sua introduzione
abbia consentito, a svariate corti, di controllare atti ed azioni pubbliche, il suo
risultato è stato anche quello di accentrare al livello federale la protezione dei diritti
costituzionali. Il principio secondo cui sia un ricorso azionabile solo a livello di corti
federali vale per tutti i tipi di amparo, e si concretizza in diverse modalità:
In taluni casi eccezionali, la Corte suprema di giustizia, per l’amparo diretto, può
esercitare la giurisdizione in unico grado, avocando a sé la questione (amparo directo
trascendental): ciò si verifica quando la questione è così importante che si impone
una decisione della più alta corte del Paese.
Per ovviare alle dette incertezze si è intaccato quello che è il principio della efficacia
meramente inter partes delle pronunce, molto presto assoggettata ad un
ripensamento, alla luce del riconoscimento di effetti vincolanti alla c.d.
jurisprudencia (Ley de Amparo del 1882). Vale a dire all’orientamento
giurisprudenziale che si sostanzia nella ripetizione della stessa ratio in pronunce
rese da corti superiori, e cioè dalla Corte suprema di giustizia o da giudici collegiali
di circuito. Più precisamente, la Corte suprema stabilisce una jurisprudencia quando
conferma la stessa ratio in cinque successive decisioni rese in diverse sessioni. Per
attribuire efficacia vincolante ad una ratio ripetuta, le pronunce debbono essere
adottate dal plenum con una maggioranza di almeno otto voti su undici oppure da
una sezione della Corte con una maggioranza di almeno quattro voti su cinque. Per
quanto attiene ai giudici collegiali di circuito, le pronunce richiedono l’unanimità
del collegio di tre giudici. Questa evoluzione potrebbe suggerire l’esistenza di un
percorso verso il recepimento del modello europeo di giustizia costituzionale, in cui
il controllo concreto di costituzionalità è associato ad una possibile dichiarazione
con effetti erga omnes dell’incompatibilità delle disposizioni scrutinate con la
Costituzione.
L’amparo spagnolo
L’istituto dell’amparo, come noto, è stato mutuato dalla Costituzione messicana del
1917. Nella Costituzione spagnola del 1931 era già previsto come ricorso di ultima
istanza al Tribunal de Garancias Constitucionales, organo che tuttavia non entrò
mai in funzione per la mancata approvazione della legge che avrebbe dovuto
istituirli.
Ed infatti, con la LOTC (Ley orgànica del Tribunal Costitucional) del 3 ottobre del 1979
è stato specificato e concretizzato il disposto costituzionale che riguarda il recurso,
ribadendo e precisando i soggetti legittimati ad esercitare l’amparo (chiunque abbia
subito una lesione di un diritto fondamentale, il Difensore del Popolo e il Pubblico
Ministero); limitando il ricorso con riguardo all’oggetto (leggi, ma non anche degli
atti giurisdizionali, di quelli del potere esecutivo e di quelli del potere legislativo
privi di forza di legge) e al carattere (sussidiario, per il fatto che il ricorrente deve
aver esaurito tutti i rimedi esperibili nell’ambito della tutela giurisdizionale
ordinaria, in quanto l’amparo non deve essere considerato come un ulteriore grado
di giudizio, ma come mezzo per far valere esclusivamente la lesione dei diritti
fondamentali), e specificando i termini entro i quali il ricorso stesso deve essere
presentato.
A questa situazione si è cercato di porre rimedio con la riforma organica del 2007
che ha introdotto una complessiva riforma della Ley Orgánica del Tribunal
Constitucional. Infatti, per rispondere al problema del sempre crescente numero di
ricorsi e delle conseguenze ad esso legate, nonché per assicurare al Tribunal di poter
compiere la sua funzione costituzionale il legislatore organico è intervenuto in
diversi ambiti che si possono così suddividere:
a) in primo luogo, si è intervenuto sull’ammissione del recurso di amparo: la riforma
introduce un sistema nel quale sul ricorrente grava l’obbligo di addurre e
dimostrare che il contenuto del ricorso giustifica una decisione nel merito da parte
del Tribunal, in ragione della sua especial trascendencia constitucional (speciale
rilevanza costituzionale). Ne consegue che s’inverte il giudizio di ammissibilità, in
quanto si passa dalla verifica dell’inesistenza delle cause di inammissibilità alla
verifica dell’esistenza di una speciale rilevanza costituzionale nel recurso de amparo
formulato.
Avviando l’analisi dal 2007, cioè dall’anno di entrata in vigore della riforma, i dati
riportati nelle Memorias evidenziano il permanere di numeri eccessivi di recursos,
che aggravano oltre misura il normale lavoro che si richiede ad un Tribunale
costituzionale: 9.840 nel 2007, 10.279 nel 2008; ben 10.792 durante il 2009; 8.948 nel
2010; 7.098 nel 2011; 7.205 nel 2012; 7.376 nel 2013 fino a 7.663 durante il 2014. Si
conferma, un netto sbilanciamento a favore dei recursos de amparo a detrimento
dell’utilizzo degli altri giudizi. L’analisi, però, non può non sottolineare che
l’elevatissimo numero di recursos presentati (almeno) nel 2011 ha conosciuto una
riduzione, seppur lieve, rispetto agli anni precedenti, continuando il trend già
iniziato nel 2010.
Sitografia:
www.scjn.gob.mx