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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI

FEDERICO II

DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE

Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Pubblica


Amministrazione

Corso di Giustizia costituzionale comparata


ASPETTI DEL SISTEMA DI GIUSTIZIA
COSTITUZIONALE MESSICANO

Docente: A cura di:


Prof.ssa Alfonso Della Corte
Gabriella Duranti Rita La Sala
Lorenzo Nocera
Michele Pisano

Anno accademico 2019/2020


Sommario: 1. LA STORIA COSTITUZIONALE MESSICANA, 2. LA SUPREMA CORTE DE JUSTICIA DE LA
NACIÓN, 3. IL RECURSO DE AMPARO NEGLI ORDINAMENTI DI MESSICO E SPAGNA

1. LA STORIA COSTITUZIONALE MESSICANA

La nascita dello Stato nazionale messicano si attesta attraverso la guerra di


indipendenza messicana, combattuta contro la Spagna di Giuseppe Napoleone tra il
1810 ed il 1821. Prima di questo periodo faceva parte del territorio della Nuova
Spagna (composta dagli attuali Texas, Arizona, California, Colorado, Nevada,
Nuovo Messico, Wyoming e Utah, più il Messico) che rimase sotto il controllo della
Corona spagnola per circa tre secoli.

Da allora lo Stato messicano ha subito vicissitudini politiche e sociali che hanno


fortemente destabilizzato le istituzioni del Paese, ribaltando spesso l’assetto
costituzionale e la forma di governo, con ricadute inevitabili anche nell’ambito della
giustizia costituzionale. Ciononostante oggi gli Stati Uniti del Messico godono di
buona stabilità politica e istituzionale e hanno reso concreti gran parte degli obiettivi
da raggiungere assumendo come risultato un sistema marcatamente ibrido di
controllo di legittimità delle leggi, nonché la tutela dei diritti individuali.

La storia costituzionale degli Stati Uniti del Messico inizia con la Carta di Apatzigàn
(Decreto Costituzionale per la Libertà dell’America Messicana) emanata
nell’ottobre del 1814. Questa prevedeva già un ordinamento repubblicano e liberale
nonché la divisione dei tre poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario). Un testo di
grande rilevanza poiché la dottrina ritiene che in esso sia contenuto anche il primo
cenno al giudizio de amparo, che con il passare del tempo, diventerà comune in tutta
l’America Latina e si diffonderà anche nell’Europa occidentale. Nell’ultima parte
dell’articolo 237 della Costituzione di Apatzingán si legge infatti: “Cualquier
ciudadano tendrá derecho para reclamar las infracciones que notare”; ovvero,
l’affermazione del diritto dei cittadini ad agire contro le violazioni costituzionali.

A tale Costituzione è seguita la Carta Federativa del 1824, che rappresenta il primo
ordinamento costituzionale messicano dopo l’indipendenza dalla Spagna. In tale
Costituzione si decreta l’organizzazione politica, si producono le fondamenta
giuridiche per il funzionamento del nuovo Stato e si istituisce la base del moderno
stato di diritto, di partecipazione popolare, di separazione dei poteri. Si introduce
l’esercizio di controllo sull’operato di coloro che hanno il potere e stabilisce i
principi del controllo di legittimità costituzionale e di legalità attraverso un organo
ispirato alla Corte Suprema nordamericana nata con la Costituzione del 1789. Le sue
attribuzioni e il successivo sviluppo furono tuttavia molto diversi, e ciò a causa della
tradizione giuridica spagnola, che influì in maniera decisiva negli anni susseguenti
all’indipendenza del Paese. L’articolo 137 di questa Carta attribuisce alla Corte
Suprema di giustizia federale il compito di giudicare sulle violazioni alla
Costituzione da parte delle leggi ordinarie.

Anche a causa di problemi di ordine interno, come la ribellione del Texas e la sua
successiva dichiarazione di indipendenza, il Messico spinto dalla nascente
oligarchia messicana modificò lo Stato federale in uno Stato unitario e centralista
attraverso la creazione del Supremo Potere Conservatore, ispirato al Senato
Conservatore della Costituzione francese del 1799 e chiamato ad assicurare la
stabilità e la conservazione dei rapporti di potere. Il sistema giuridico francese ebbe
un’influenza importante nella giustizia costituzionale messicana in questa fase, Le
cd. Sette Leggi Costituzionali approvate tra il 1835 ed il 1836 organizzavano la
Repubblica Messicana non più in Stati Federati, ma in Dipartimenti. Nonostante
questi propositi i difensori del sistema federale cominciarono un’opposizione
radicale, anche armata. Per questi motivi, in Messico si è introdotta una nuova
Costituzione, quella del 1843, denominata Bases de la Organización Política de la
República Mexicana. Tale Carta ha soppresso il Supremo Potere Conservatore del
1836 e ha istaurato la forma di stato accentrato. In materia di controlli costituzionali
e di difesa dei diritti nulla viene aggiunto anzi vengono aboliti i testi precedenti.

Con la promulgazione dell’Atto di Riforme nel 1847, il Messico è ritornato alla


Costituzione del 1824, quindi al federalismo. Tale testo costituzionale storicamente
è diventato rilevante perché, per la prima volta, in forma esplicita e concreta viene
presentato la proposta di creare, a livello nazional-federale, il giudizio di amparo per
la protezione dei diritti. L’articolo 25, stabiliva, che i Tribunali della Federazione
dovevano assicurare ad ogni cittadino della Repubblica Messicana, nell’esercizio e
nella conservazione dei diritti che gli riconosceva la Costituzione e le leggi
costituzionali, ed anche contro ogni attacco del potere legislativo ed esecutivo nei
confronti della Federazione e degli Stati.

La sconfitta nella guerra contro gli Usa con la conseguente perdita di più della metà
del territorio, e una grave crisi economica e politica ha portato alla dittatura del
Generale Antonio López de Santa Anna. Tale dittatura è durata fino al 1835, quando
la rivoluzione di Ayutla, ha portato al potere un nuovo ceto politico, il Partito
Liberale, che ha introdotto la Carta del 1857. Questa è importante per il vasto
contenuto dei diritti individuali e sociali, tanto da diventare il modello della
Costituzione del 1917, ovvero il testo costituzionale ancora oggi in vigore. Con il
suo carattere marcatamente sociale la Costituzione del 1917 consacra le garanzie
sociali come un insieme di diritti i cui titolari non sono gli individui in quanto tali,
ma in quanto appartenenti ad una classe sociale nei confronti della quale lo Stato ha
l’obbligo di migliorare ed assicurare la sua condizione sociale ed economica.
Con la Carta del 1917 si conferma la istituzionalizzazione del giudizio di amparo già
affermato dalla Costituzione messicana del 1857. In essa si conferisce a tutti i
tribunali della federazione la competenza per risolvere qualsiasi controversia che
riguarda la violazione dei diritti e delle garanzie individuali causate da leggi o da
atti di autorità, stabilendo in modo completo e dettagliato tutto il procedimento.

Nel nuovo testo, riprendendo quasi completamente quello del 1857, si statuivano
due strumenti di garanzia costituzionale: il giudizio di amparo e le c.d. controversie
costituzionali (conflitti di attribuzioni). D’altra parte, nell’articolo 133 della
Costituzione Federale del 1917 si stabilì anche un controllo diffuso liberamente
ispirato alla Costituzione Federale degli Stati Uniti.

Negli anni successivi una serie di riforme (1986, 1994) ha stabilizzato il


funzionamento e le attribuzioni del supremo organo e della giustizia costituzionale
come la conosciamo oggigiorno.
2. SUPREMA CORTE DE JUSTICIA DE LA NACIÓN

La sede della Corte Suprema Messicana è Piazza Pino Suárez n. 2, nel centro di Città
del Messico, in un Palazzo che fu costruito sui terreni della vecchia Piazza del
Volador. Per quanto riguarda le fonti del processo Costituzionale, le disposizioni
costituzionali sono integrate da leggi costituzionali, che stabiliscono le condizioni,
le forme, i termini di proponibilità dei giudizi di legittimità costituzionale, e le
garanzie d’indipendenza dei giudici costituzionali. Ed ancora, tali disposizioni sono
accompagnate da leggi ordinarie e regolamenti interni che stabiliscono le altre
norme necessarie per la costituzione e il funzionamento della Corte.

La Corte Suprema messicana è composta da 11 membri eletti dal Senato a


maggioranza di due terzi e scelti nell’ambito di una terna di candidati stilata dal
Presidente della Repubblica, entro il termine improrogabile di 30 giorni; se il Senato
non dovesse esprimersi entro tale termine, verrebbe nominato giudice un candidato
dalla terna scelta dal Presidente della Repubblica. I candidati saranno poi
eventualmente chiamati a comparire davanti alla Camera, al fine di dare più
elementi per la procedura della elezione.

I giudici durano in carica 15 anni con mandato non rinnovabile. Le personalità sono
scelte fra ristrette categorie di tecnici del diritto con un’elevata preparazione:
magistrati in servizio o a riposo, provenienti dalle supreme magistrature, professori
universitari ordinari di materie giuridiche, avvocati con una esperienza almeno
decennale di professione ed inoltre, il futuro giudice deve avere non meno di 35
anni alla data della nomina.

Requisiti necessari sono: essere cittadino per nascita e godere del pieno esercizio dei
propri diritti; godere di buona reputazione e non essere stato condannato per un
reato punito con pena detentiva superiore a un anno di reclusione. I giudici della
Corte Suprema possono essere rimossi dal loro incarico solo per gravi mancanze o
omissioni nell’esercizio delle proprie funzioni. La responsabilità si stabilisce tramite
un giudizio politico, nel ambito del quale la Camera dei Deputati formula l’accusa
e il Senato funge da alta giuria e si pronuncia sulla eventuale destituzione ed
inabilitazione allo svolgimento di altri incarichi pubblici. I membri della Corte
Suprema godono del c.d. fuero constitucional (immunità penale), ma questo non è
vitalizio né permanente, potendo venir meno con la conclusione dell’incarico o con
la c.d. declaración de procedencia (autorizzazione a procedere), votata dalla Camera
dei deputati. Inoltre l’esercizio del mandato di giudice della Corte Suprema è
incompatibile con qualsiasi altra attività, anche nei due anni successivi alla
decadenza.

Ogni giudice, entrando a far parte della Corte, si immette nel “collegio” apportando
il contributo della sua personalità e lavorando a stretto contatto con gli altri giudici.
Nel caso Messicano, la Corte è organizzata in Assemblea Plenaria (11 giudici) ed in
2 Sezioni (la prima competente in materie civili e penali, e la seconda in materie
amministrative e di lavoro, ciascuna composta da 5 giudici). Il numero minimo
richiesto nelle sedute Plenarie è di 7 giudici, per quanto riguarda le sedute delle
Sezioni è di 4. Le rispettive adunanze sono pubbliche, ad eccezione di quelle segrete,
previste per la protezione della morale o dell’interesse pubblico. Le udienze
pubbliche dell’Assemblea Plenaria vengono trasmesse in diretta TV o via streaming.

L’attività del collegio è regolata dal Presidente della Corte, che è eletto (con voto
segreto) ogni quattro anni in seduta Plenaria tra i suoi membri. Il Presidente non
potrà essere rieletto per il periodo immediatamente successivo. Tale elezione, ha
luogo nella prima adunanza dell’anno in cui sia necessario. ll Presidente della Corte
ogni anno alla fine del secondo periodo delle adunanze è tenuto a presentare
davanti ai giudici costituzionali della Corte ed ai componenti del Consiglio della
Giudicatura Federale, il relativo resoconto dei lavori compiuti in quel periodo dal
Potere Giudiziario della Federazione.

 Il ruolo della Suprema Corte

La Corte Suprema messicana ha il potere di pronunciarsi sulla costituzionalità delle


leggi (anche quelle elettorali), dei trattati internazionali e degli atti aventi forza di
legge, della Federazione e degli Stati Federati, sia nel settore delle c.d. azioni di
incostituzionalità sia nell’ambito dei giudizi di amparo. Ha inoltre competenza per
dirimere le c.d. controversie costituzionali (conflitti di attribuzioni) tra i poteri della
Federazione e su quelli tra gli Stati Federati, e tra gli Stati Federati. Ed ancora ha il
peculiare potere di inchiesta sulle eventuali gravi violazioni dei diritti costituzionali
dei cittadini messicani, da parte di qualsiasi autorità della Federazione o degli Stati
Federati. Nell’ordinamento messicano il controllo è successivo.

L’accesso al giudizio della Corte si concretizza:

 in via principale attraverso:


le cd. acción de inconstitucionalidad (azioni di incostituzionalità), che può
essere avviata da una percentuale definita (33%) di parlamentari, e che i
senatori, in particolare, possono proporre ricorso anche su norme di Trattati
internazionali ratificati dall'Unione.
Le cd. controversias constitucionales (le c.d. controversie costituzionali), tra i
poteri dello Stato, l’individuazione dei delle attribuzioni tra Enti,
l’individuazione delle competenze costituzionali. Requisiti per
l’accoglimento sono l’esistenza di un interesse a ricorrere, l’ammissibilità
dell’intervento di soggetti terzi.
 In giudizio de amparo in sede di revisione. Queste vengono presentate da un
giudice a quo (Tribunali Collegiali Circoscrizionali, Giudici Distrettuali,
Tribunali Monocratici Circoscrizionali) che è tenuto ad accertare il principio
di definitività, il principio dell’esistenza di un danno personale e diretto,
eventuali cause di improcedibilità (costituzionale, legale e
giurisprudenziale), vincolando il giudice a quo ad indicare in via ufficiosa
l’incostituzionalità delle norme che come tali fossero già state dichiarate dalla
Corte Suprema, anche nell’ipotesi in cui il c.d. quejoso, non le avesse indicate
nel ricorso, responsabilizzandolo nel caso di un indebito ricorso alla Corte
Suprema.

Il recurso de amparo può essere promosso in Messico da minori, anche senza


l'intervento dei loro legittimi rappresentanti quando sono assenti o disabili (in tal
caso, il giudice nominerà rappresentanti speciali per prendere parte al processo). Da
persone giuridiche private, che possono richiedere protezione tramite i loro
rappresentanti legittimi. Da persone giuridiche pubbliche, tramite i funzionari o i
rappresentanti da loro designati, quando l'atto o la legge rivendicata influisce sui
loro interessi patrimoniali. Infine dagli stranieri che visitano il Messico per turismo
o che vi risiedono.

Per quanto riguarda gli effetti, la sentenza di accoglimento in amparo si limita a


tutelare il ricorrente con effetto inter partes, salvo nel caso di decisioni ricorrenti
rispetto alle precedenti sentenze attraverso un “metodo aggravato”. Gli effetti della
sentenza retroagiscono al momento in cui è stata commessa la violazione. Per le
sentenze di azioni di incostituzionalità (questioni di legittimità costituzionale), e
nelle controversie costituzionali (conflitti di attribuzione) queste hanno efficacia
diversa a seconda della maggioranza con la quale sono state adottate: se la decisione
è presa a maggioranza qualificata, la norma che ha prodotto l'incompetenza sarà
definitivamente espulsa dall'ordinamento giuridico cui appartiene; se invece la
maggioranza è inferiore, la sentenza avrà efficacia soltanto tra le parti e per il caso
specifico.
Infine, il procedimento di revisione costituzionale, prevede che la proposta sia
approvata dai due terzi dei membri del Congresso dell'Unione nonché dalla
maggioranza dei legislativi degli Stati federati. La Costituzione tace su eventuali
limiti al potere di revisione, esercitato del resto con particolare frequenza rispetto al
testo vigente. A questo proposito è stato rilevato che la maggioranza prescritta per
l'approvazione delle proposte di revisione da parte degli Stati non rappresenta un
reale ostacolo visto che risulta sufficiente l'assenso delle Assemblee legislative di 17
Stati su 32.
Se il giudice costituzionale nel momento di emettere le sentenze nei processi
costituzionali, dissente dalla maggioranza, ha la facoltà di formulare i c.d. votos
particolares (opinioni dissenzienti). Le sentenze in ogni caso producono i loro effetti
a partire della data indicata dalla Corte, e sono pubblicate insieme alle rispettive
opinioni dissenzienti (nel caso vi fossero).
3. IL RECURSO DE AMPARO NEGLI ORDINAMENTI DI MESSICO E SPAGNA

 L’amparo messicano

La scienza comparatistica associa, generalmente, il sistema di giustizia


costituzionale messicano con il juicio de amparo. Questa via d’accesso, in effetti, è una
creazione assai peculiare della cultura giuridica messicana ottocentesca, che è
riuscita ad imporsi, progressivamente, come un modello per molti altri sistemi.

Come detto il costituzionalismo americano ha influenzato in maniera decisiva


l’esperienza costituzionale messicana, con particolare riferimento al pensiero di
Toqueville, il quale teorizzava la protezione dei diritti ottenuta senza che ciò si
traducesse nella supremazia dei giudici rispetto al potere politico, tanto che fu
espressamente citato durante i dibattiti che portarono all’introduzione di una nuova
via di accesso alle corti. L’obbiettivo dichiarato era quello di garantire una
protezione (un amparo) dei diritti nei confronti delle azioni e dei provvedimenti
delle pubbliche autorità che fossero lesivi di situazioni giuridiche soggettive (e, di
conseguenza, delle corrispondenti previsioni costituzionali). Dal 1847, quando
venne introdotto per la prima volta a livello federale (dopo il suo “battesimo” nello
Yucatan 6 anni prima), il juicio de amparo è divenuto, in sostanza, uno elemento
centrale nel sistema messicano di protezione dei diritti. I molteplici sviluppi che il
diritto costituzionale ha subito nel corso della storia successiva non hanno inciso su
tale centralità, visto che l’idea che sia uno strumento per contestare, di fronte ad un
giudice, le azioni e gli atti dei pubblici poteri è rimasta inalterata dinanzi alle riforme
succedutesi.

Sin dall’inizio l’amparo è stato concepito come la sola procedura percorribile al fine
di ottenere tutela per violazioni costituzionali, così, stante il fatto che la procedura
si radica di fronte alle giurisdizioni federali, l’esistenza dell’amparo ha reso
impossibile per le corti statali il far valere la Costituzione federale per censurare atti
ed azioni del potere al fine di proteggere diritti. In quest’ottica, non è un caso che la
Corte suprema messicana definisca la procedura di amparo come l’espressione di
un sistema accentrato di giustizia costituzionale: per quanto la sua introduzione
abbia consentito, a svariate corti, di controllare atti ed azioni pubbliche, il suo
risultato è stato anche quello di accentrare al livello federale la protezione dei diritti
costituzionali. Il principio secondo cui sia un ricorso azionabile solo a livello di corti
federali vale per tutti i tipi di amparo, e si concretizza in diverse modalità:

 Un amparo indiretto può essere azionabile contro leggi, trattati


internazionali, regolamenti, decreti o più in generale contro qualunque atto
dei pubblici poteri e che, ad avviso del ricorrente, rappresentino una
violazione dei suoi diritti costituzionali.

 Un amparo diretto può essere azionato in merito alla costituzionalità o meno


di una regola generale oppure quando si tratti di chiarire l’interpretazione
da dare ad una previsione costituzionale o alla formulazione di un diritto
umano riconosciuto in un trattato internazionale.

L’amparo indiretto e l’amparo diretto differiscono anche con riferimento


all’impugnazione della decisione di prime cure. Per l’amparo indiretto, le decisioni
rese dal giudice distrettuale o dal giudice monocratico di circuito sono soggette ad
impugnazione di fronte ad un giudice collegiale di circuito (amparo indirecto en
revisión). L’impugnazione è però presentata direttamente alla Suprema Corte de
Justicia de la Nación, d’ufficio o su istanza di parte, quando, in un caso che attiene
alla costituzionalità di una legge federale o di un trattato internazionale, non si
hanno precedenti.

Con riguardo all’amparo diretto, invece, la decisione del giudice collegiale di


circuito può essere impugnata di fronte alla Corte suprema di giustizia (amparo
directo en revisión), ma solo nel caso in cui si debba decidere in ordine ad una
questione inerente alla costituzionalità o meno di una regola generale oppure
quando si tratti di chiarire l’interpretazione da dare ad una previsione
costituzionale.

In taluni casi eccezionali, la Corte suprema di giustizia, per l’amparo diretto, può
esercitare la giurisdizione in unico grado, avocando a sé la questione (amparo directo
trascendental): ciò si verifica quando la questione è così importante che si impone
una decisione della più alta corte del Paese.

Come si vede, l’amparo è circoscritto all’interno della giurisdizione federale, e di


conseguenza il numero dei giudici legittimati ad esercitare il sindacato di
costituzionalità è lungi dall’essere esiguo. A questo proposito, proprio come in un
sistema diffuso, la certezza del diritto rappresenta un problema con cui fare i conti,
tanto più che l’ordinamento messicano, non essendo avendo un sistema di common
law, non può avvalersi degli strumenti offerti dalla dottrina del precedente
vincolante (stare decisis) per assicurare la coerenza tra le pronunce giurisdizionali.
La questione della certezza del diritto non è del tutto estranea ad un’altra, vale a
dire a quella del possibile sovraccarico, poiché la Corte suprema messicana, che è
chiamata a svolgere un ruolo di chiusura per tutta la giurisdizione federale, che non
ha un reale potere di selezione dei casi, ed è dunque costretta a fronteggiare un
carico di lavoro che potrebbe rivelarsi sovradimensionato. La strada che, al
riguardo, si è percorsa in Messico per dare efficienza al sistema è certamente
originale, poiché innesta alcune soluzioni ispirate al common law all’interno di una
struttura di civil law. Due aspetti del sistema meritano una particolare attenzione.

Per ovviare alle dette incertezze si è intaccato quello che è il principio della efficacia
meramente inter partes delle pronunce, molto presto assoggettata ad un
ripensamento, alla luce del riconoscimento di effetti vincolanti alla c.d.
jurisprudencia (Ley de Amparo del 1882). Vale a dire all’orientamento
giurisprudenziale che si sostanzia nella ripetizione della stessa ratio in pronunce
rese da corti superiori, e cioè dalla Corte suprema di giustizia o da giudici collegiali
di circuito. Più precisamente, la Corte suprema stabilisce una jurisprudencia quando
conferma la stessa ratio in cinque successive decisioni rese in diverse sessioni. Per
attribuire efficacia vincolante ad una ratio ripetuta, le pronunce debbono essere
adottate dal plenum con una maggioranza di almeno otto voti su undici oppure da
una sezione della Corte con una maggioranza di almeno quattro voti su cinque. Per
quanto attiene ai giudici collegiali di circuito, le pronunce richiedono l’unanimità
del collegio di tre giudici. Questa evoluzione potrebbe suggerire l’esistenza di un
percorso verso il recepimento del modello europeo di giustizia costituzionale, in cui
il controllo concreto di costituzionalità è associato ad una possibile dichiarazione
con effetti erga omnes dell’incompatibilità delle disposizioni scrutinate con la
Costituzione.

 L’amparo spagnolo

L’istituto dell’amparo, come noto, è stato mutuato dalla Costituzione messicana del
1917. Nella Costituzione spagnola del 1931 era già previsto come ricorso di ultima
istanza al Tribunal de Garancias Constitucionales, organo che tuttavia non entrò
mai in funzione per la mancata approvazione della legge che avrebbe dovuto
istituirli.

Il ricorso di amparo costituzionale trova la sua espressa previsione nella


Costruzione del 1978, attualmente vigente. Questa predispone il recurso de amparo
constitucional a garanzia di alcune libertà e diritti fondamentali (c.d. diritti
amparabili) espressamente indicati della stessa Carta costituzionale. Queste
disposizioni costituzionali predispongono un sistema di tutela dei diritti
fondamentali distinto rispetto al ricorso di amparo giudiziale o ordinario – da qui la
diversa aggettivazione, rimandando al legislatore organico la materia della
configurazione dell’istituto.

Ed infatti, con la LOTC (Ley orgànica del Tribunal Costitucional) del 3 ottobre del 1979
è stato specificato e concretizzato il disposto costituzionale che riguarda il recurso,
ribadendo e precisando i soggetti legittimati ad esercitare l’amparo (chiunque abbia
subito una lesione di un diritto fondamentale, il Difensore del Popolo e il Pubblico
Ministero); limitando il ricorso con riguardo all’oggetto (leggi, ma non anche degli
atti giurisdizionali, di quelli del potere esecutivo e di quelli del potere legislativo
privi di forza di legge) e al carattere (sussidiario, per il fatto che il ricorrente deve
aver esaurito tutti i rimedi esperibili nell’ambito della tutela giurisdizionale
ordinaria, in quanto l’amparo non deve essere considerato come un ulteriore grado
di giudizio, ma come mezzo per far valere esclusivamente la lesione dei diritti
fondamentali), e specificando i termini entro i quali il ricorso stesso deve essere
presentato.

Tuttavia il tempo ha palesato che i soggetti legittimati al ricorso hanno pensato a


tale strumento di tutela non come ad un rimedio eccezionale, quanto piuttosto come
ad un ‘naturale’ quarto grado di giudizio al quale il soggetto leso può ricorrere
sempre ed ogni qualvolta non trovi ragione nella giustizia ordinaria. Il ricorso di
amparo constitucional è stato sempre più snaturato con la conseguenza che il Tribunal
Constitucional si è trovato nell’impossibilità di lavorare, perché bloccato in una grave
crisi funzionale. Il Tribunal, già da diversi anni, non era più in grado di svolgere
adeguatamente le proprie funzioni e di ricoprire il ruolo cui è chiamato dalla stessa
Costituzione, soprattutto, per il motivo che presso la cancelleria pervenivano ogni
anno migliaia di questioni, di cui solo poche decine inerenti ricorsi e questioni di
incostituzionalità e conflitti di attribuzione, mentre la parte rimanente era costituita
da recursos de amparo. Diretta conseguenza di questo enorme carico di lavoro ero lo
svolgimento rallentato delle altre funzioni assegnate ad esso come a qualsiasi altra
Corte costituzionale, ovvero di quelle relative al controllo della legittimità
costituzionale della legge e alla risoluzione dei conflitti di attribuzione: il Tribunal
Constitucional si è trasformato così, sempre più, in un “Tribunal de amparos”,
comportando, de facto, una sorta di immunità del legislatore.

A questa situazione si è cercato di porre rimedio con la riforma organica del 2007
che ha introdotto una complessiva riforma della Ley Orgánica del Tribunal
Constitucional. Infatti, per rispondere al problema del sempre crescente numero di
ricorsi e delle conseguenze ad esso legate, nonché per assicurare al Tribunal di poter
compiere la sua funzione costituzionale il legislatore organico è intervenuto in
diversi ambiti che si possono così suddividere:
a) in primo luogo, si è intervenuto sull’ammissione del recurso di amparo: la riforma
introduce un sistema nel quale sul ricorrente grava l’obbligo di addurre e
dimostrare che il contenuto del ricorso giustifica una decisione nel merito da parte
del Tribunal, in ragione della sua especial trascendencia constitucional (speciale
rilevanza costituzionale). Ne consegue che s’inverte il giudizio di ammissibilità, in
quanto si passa dalla verifica dell’inesistenza delle cause di inammissibilità alla
verifica dell’esistenza di una speciale rilevanza costituzionale nel recurso de amparo
formulato.

b) in secondo luogo, si è attribuita direttamente alle Sezioni del Tribunal la


possibilità di decidere sia per l’ammissibilità, sia sui ricorsi (in presenza di
giurisprudenza consolidata).

c) in terzo luogo, si è operato un potenziamento dei Tribunali ordinari. Con la


riforma dell’art. 241.1 della Ley Orgánica del Poder Judicial, la n. 6/1985, è stata
introdotta una più ampia configurazione dell’incidente di nullità. Questo, ora può
essere attivato anche in luogo di una qualsiasi violazione di uno dei diritti
fondamentali e non solo con riguardo ai soli vizi processuali come previsto prima
della riforma.

d) infine, si è introdotta una nuova regolazione della cuestión interna de


constitucionalidad (autoquestione di costituzionalità o questione interna di
costituzionalità): nel caso in cui, a seguito del ricorso, si presume che la violazione
del diritto discenda dalla legge, vi è l’obbligo che la Sala, o nel caso la Sezione,
sollevi questione di legittimità costituzionale della legge al Pleno con sospensione
del termine per pronunciare la sentenza, confermando, altresì, il recurso de
amparo come strumento di tutela dei diritti fondamentali.

Avviando l’analisi dal 2007, cioè dall’anno di entrata in vigore della riforma, i dati
riportati nelle Memorias evidenziano il permanere di numeri eccessivi di recursos,
che aggravano oltre misura il normale lavoro che si richiede ad un Tribunale
costituzionale: 9.840 nel 2007, 10.279 nel 2008; ben 10.792 durante il 2009; 8.948 nel
2010; 7.098 nel 2011; 7.205 nel 2012; 7.376 nel 2013 fino a 7.663 durante il 2014. Si
conferma, un netto sbilanciamento a favore dei recursos de amparo a detrimento
dell’utilizzo degli altri giudizi. L’analisi, però, non può non sottolineare che
l’elevatissimo numero di recursos presentati (almeno) nel 2011 ha conosciuto una
riduzione, seppur lieve, rispetto agli anni precedenti, continuando il trend già
iniziato nel 2010.
Sitografia:

 Senato della Repubblica, servizio studi, Le costituzioni federali di civil law


dell'America Latina (Prima parte): gli Stati Uniti Messicani Roma, in Senato.it,
2000.

 Ugo Adamo, L’amparo costitucional in Spagna: passato, presente e futuro del


ricorso diretto al giudice costituzionale tra natura soggettiva e oggettiva del
controllo, in giurcost.it, settembre 2015.

 Enrique Uribe Arzate, Prospettive in merito alle trasformazioni della giustizia


costituzionale, nello stato federale messicano, in federalismi.it, giugno 2018

 Paolo Passaglia, Da Tocqueville a Marshall passando per Kelsen: il sincretismo del


sistema messicano di giustizia costituzionale, in Cuestiones Costitucionales, n.41
2019

 www.scjn.gob.mx

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