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Corso di

Laurea Specialistica in Ingegneria Energetica

L’energia delle Onde


(rev.09-04-2015)

Ing. Lorenzo Ferrari


Ing. Giulio Lenzi
Tipologie di onde

 Onde longitudinali (il suono):


• Le particelle oscillano nella direzione di propagazione dell’energia. Questa
tipologia di onde si trasmette attraverso tutti gli stati della materia.

 Onde trasversali (le vibrazioni):


• Il moto oscillatorio delle particelle ortogonale rispetto alla direzione di
propagazione dell’energia. Queste onde si trasmettono solo attraverso i solidi

 Onde orbitali (dell’oceano):


• Le particelle si muovono lungo delle circonferenze. Queste onde trasmettono
energia lungo l’interfaccia di due fluidi

2 09.IV.2014
Introduzione
 La terra è ricoperta per circa 2/3 da acqua
 Gli oceani contengono un grande quantitativo di energia meccanica che si
manifesta come moti ondosi.
 Il problema principale è che l’energia meccanica contenuta nell’oceano pur
essendo elevata in termini assoluti presenta una bassa densità
 La bassa densità di energia costituisce il principale problema per quanto
riguarda il suo sfruttamento
 Nonostante l’idea di sfruttare l’energia delle onde per la generazione di energia
elettrica abbia più di 100 anni, i primi impianti sperimentali sono datati al1970

3 09.IV.2014
Vantaggi dello sfruttamento delle onde

 Le onde degli oceani offrono la maggior densità di energia fra le fonti rinnovabili. Le
onde sono generate dai venti che, a loro volta sono generati dall’energia solare.
 Gli impianti di conversione presentano un limitato impatto ambientale sia come
emissioni che come inquinamento per la costruzione e smaltimento dell’impianto stesso
 La variazione naturale dell’energia fornita dalle onde corrisponde con la variazione della
richiesta dell’energia elettrica
 Le onde riescono a percorrere lunghe distanze con minime perdite di energia

4 09.IV.2014
Problematiche dello sfruttamento dei moti ondosi

 Sfruttamento dei fenomeni oscillatori con frequenza ≈0.1 Hz per la generazione di energia
 Conversione efficiente dei fenomeni ad alta energia specifica in un moto utile di alta qualità
 Sistemi di stoccaggio e compensazione efficienti
 Trasporto dell’energia da zone offshore (a largo, lontane dalle utenze) alle utenze.
 Capacità delle macchine di conversione di lavorare ad alta efficienza in un ampio capo di
condizioni di funzionamento.
 Nella zona ovest dell’Europa le onde sono caratterizzate da un’energia che varia fra i
30-70 W/m, tuttavia capita che certi giorni l’energia superi i 2000 kW/m.
 Problemi di tipo strutturale della macchina
 Problemi di gestione della rete

5 09.IV.2014
Classificazione delle onde
 Moti dell’oceano
 Onde → Dovute all’interazione del vento con la superficie

 Sessa → Si generano all’interno di bacini chiusi e sono dovute alla differenza di


pressioni atmosferiche nei diversi punti del bacino

 Correnti→ Dovute ai gradienti di temperatura

 Tzunami → Dovute a terremoti sottomarini

 Maree → Dovute all’interazione fra la luna e la terra

 La classificazione delle onde si basa su quattro


parametri
 Forze di disturbo
 Onda libera e onda forzata
 Forze che ne dissipano il moto
 Lunghezza d’onda
6 09.IV.2014
Classificazione delle onde
Le caratteristiche dell’onda dipendono direttamente dalla sorgente, da un’analisi del periodo
dell’onda e quindi della sua frequenza è possibile stabilirne la natura

Il grafico evidenzia che la maggior parte dell’energia cinetica che compete all’oceano è dovuta
alle onde generate del vento
Il grafico deve essere inteso in termini integrali e non specifici!

7 09.IV.2014
Classificazione delle onde
 Potenza contenuta nelle onde per metro lineare (come
sarà dimostrato in seguito) Potenza specifica delle onde

  1
P W 
 m  16
 H 2 g 2T
1000

Potenza [W/m]
 Tipicamente un’onda generata dal 800

vento alta un metro può contenere dai 600


6,5
5 ai 20 W per metro lineare 5
400

 Un’onda alta 5 m contiene invece da 3,5


200

Altezza onda [m] 0


120 a 500 w per metro lineare 2

1000
100
20
10
0,5

5
3
2
Periodo [s]

8 09.IV.2014
Distribuzione dell’energia delle onde

Potenza media delle onde calcolata su base annua espressa in kW al metro lineare
per metro di altezza delle onde
9 09.IV.2014
Distribuzione dell’energia delle onde

 il regime potenziale ondoso


nel mar Mediterraneo, risulta
di un ordine di grandezza più
basso, per la particolare
conformazione di questo
mare e delle sue coste

 Le zone a maggior
potenziale risultano essere la
costa ovest della Sardegna e
nel tratto fra Sicilia e Africa
del nord

 La potenza contenuta nel


moto ondoso è espressa in
kW/m

10 09.IV.2014
Onde generate dal vento

 Le onde generate dal vento sono


generate dall’interazione del vento
con la superficie dell’oceano e
sono smorzate dall’azione della
forza di gravità

 L’azione del vento è da intendere come una forzante che eccita le capillary
waves
 Le capillary waves sono presenti in ogni volume d’acqua in movimento e sono proprio dovute
all’interazione del moto del fluido con la gravità terrestre
 Parametri che influenzano la formazione delle onde
 La forza del vento: il vento per trasferire energia all’acqua deve muoversi più velocemente
della cresta dell’onda
 La durata del vento: per generare le onde è necessario che il vento soffi per un periodo
prolungato
 La direzionalità (fetch): il vento deve mantenere la stessa direzione per lunghe distanze

11 09.IV.2014
Onde generate dal vento
 La turbolenza nel vento produce fluttuazioni casuali
nella pressione alla superfice del mare, che
producono piccole onde con lunghezza di pochi
centimetri (Phillips, 1957).
 Il vento agisce sulle piccole onde, forzandole a
diventare più grandi.
 Il vento che soffia sopra le onde produce
differenze di pressione lungo il profilo dell'onda,
che induce l'onda a crescere.
 Il processo è instabile perché, come l'onda
diventa più grande, la differenza di pressione
aumenta, e l'onda cresce più rapidamente.
L'instabilità induce l'onda a crescere
esponenzialmente (Miles, 1957).
 Le onde cominciano ad interagire tra di loro producendo onde più lunghe (Hasselmann et al.,
1973). L'interazione trasferisce energia alle onde grandi dalle onde più piccole generate dal
meccanismo di Miles.
 Eventualmente, questo porta ad onde che vanno più veloci del vento, come notato da
Pierson e Moskowitz.

12 09.IV.2014
Modellazione numerica
del moto ondoso

13 09.IV.2014
Modellazione del moto ondoso
 Il movimento delle particelle delle onde è di tipo
circolare
 Se si una serie di fotografie ad un gabbiano posato sul pelo del
mare è possibile notare come questi sia soggetto da un moto
circolare che lo riporta sempre nel punto di partenza, a meno
della corrente

 Questo significa che mentre l’energia che compete alle onde


si propaga nella direzione in cui si muovono le onde, le
particelle rimangono ferme e quindi non c’è trasporto di
massa

14 09.IV.2014
Modellazione del moto ondoso

 Quando le onde sono in prossimità della riva possono o infrangersi contro di essa
(plugging wave) o scivolare su di essa diminuendo gradualmente la propria ampiezza
(spilling wave)

15 09.IV.2014
Modellazione del moto ondoso
 Solitamente la descrizione delle onde si limita al caso di onde di oscillazione regolari, cioè di moto
ondoso caratterizzato nel dominio del tempo da profili di forma permanente, non esiste una
formulazione matematica capace di fornire una soluzione generale del problema. Infatti, nella
risoluzione delle equazioni di base, che descrivono in termini differenziali le condizioni di bilancio di
masse e le condizioni al contorno, è sempre necessario introdurre alcune semplificazioni attraverso le
quali sono evidenziate alcune caratteristiche del tipo di onde analizzate trascurandone altre di minore
importanza.
 In realtà le complicazioni nascono dal fatto che uno dei contorni del campo di moto, e cioè la
superficie libera, è descritto da una funzione incognita e che le condizioni su tale contorno, sia di tipo
cinematico che dinamico, sono non lineari.
 Sono quindi introdotte delle semplificazioni introdotte riguardo alle proprietà meccaniche e alle
caratteristiche globali delle onde (in genere i rapporti H/L e H/h ).Dette caratteristiche intervengono
come parametri che misurano gli effetti di non linearità, legati all’importanza relativa dei termini
dell’inerzia convettiva rispetto a quella locale.
 Le teorie utilizzate per rappresentare il moto ondoso regolare sono numerose, e talvolta, differenti tra
di loro solo per qualche particolare caratterizzazione fisica di una delle grandezze in gioco nelle
equazioni differenziali di base che governano il problema.
 In linea generale, tra i vari criteri approssimati di soluzione, è eseguita la suddivisione in due grandi
famiglie:
 Le onde lineari (dette anche onde di piccola altezza);
 Le onde non lineari (dette anche onde di acqua bassa o shallow water waves).
16 09.IV.2014
Modellazione del moto ondoso
 Le onde lineari possono essere descritte specificando due soli parametri dimensionali:
 la ripidità dell’onda H/L
 la profondità relativa h/L.

 In particolare tramite la profondità relativa si può stabilire se le onde sono o meno dispersive (acqua
profonda, acqua bassa) e se la celerità, la lunghezza e l’altezza dell’onda sono o meno influenzate
dalla profondità dell’acqua.

 Viceversa tramite la ripidità si può stabilire se l’assunzione di onda lineare è o meno valida.
 Elevati valori della ripidità suggeriscono che l’ipotesi di piccola ampiezza può essere messa in
discussione.

 Le teorie non lineari danno luogo a diversi modelli di soluzione in funzione dei valori assunti dal
rapporto H/h e dal numero di Ursell (Ur) definito come segue:

HL2
Ur  3
h
 Il valore assunto da tale parametro è spesso utilizzato per selezionare una teoria adatta a descrivere
un’onda di L e H note, ad una certa profondità h. Elevati valori del numero di Ursell indicano un’onda
lunga e di ampiezza finita in acque basse che necessita dunque dell’utilizzo di una teoria non lineare.

17 09.IV.2014
Modellazione del moto ondoso

 Nell’ipotesi di fluido perfetto e moto irrotazionale si possono distinguere, sostanzialmente, tre


modelli principali di onde

 Nel caso in cui vale che H/h ≪ 1 e Ur < 10 è applicabile la teoria di Stokes;

 Nel caso in cui H/h < 1 e Ur > 10 si ricade nel campo di onde di acqua bassa (shallow water) .
In queste condizioni, la soluzione individuata da Korteweg e De Vries è denominata teoria
delle onde cnoidali;

 Nel caso in cui H/h ≫ 1, si è in condizioni di acqua molto bassa. In tal caso la soluzione è
fornita dalle espressioni della teoria dell’onda lunga non lineare (long wave theory).

 Per la modellazione a onde stokiane sono impiegati schemi idonei per tenere di conto anche la
presenza di uno strato limite al fondo e di una corrente sovrapposta al moto ondoso stesso.

18 09.IV.2014
Modellazione del moto ondoso – onde stokiane
 Nella teoria sviluppata da Stokes il parametro perturbativo è rappresentato da ε=a/L. Tale parametro è
proporzionale al rapporto tra l’ampiezza dell’onda e la sua lunghezza e tende ad essere << 1 per onde
prossime alla condizione di linearità.
 La soluzione di Stokes al primo ordine rappresenta una soluzione esatta della teoria generale nel caso
in cui si possano trascurare i termini dell’inerzia convettiva.
 Tale teoria è evidentemente valida allorché i rapporti H/L e H/h sono piccoli, ossia nel caso di onde di
piccola ampiezza. In tali ipotesi, può considerarsi che la posizione della superficie libera sia coincidente
con il livello di quiete e che si possano trascurare i termini non lineari.
 Le equazioni della continuità e del moto assumeranno la forma:

19 09.IV.2014
Modellazione del moto ondoso – onde stokiane
 La soluzione delle precedenti equazioni rispetto a Φ che rappresenta il potenziale su cui si
regge il moto e η che è l’inviluppo di tutte le posizioni assunte dalla superficie perturbata nel
tempo, porta alle seguenti espressioni

 L’origine degli assi di riferimento è posto sulla


linea di quiete, e l’asse x rivolta verso la propagazione
e l’asse y verso l’alto. Il numero d’onda è definito come:

 Dove k è appunto il numero d’onda e λ è lunghezza d’onda.


 Mentre la frequenza angolare:

 La ripidità d’onda è definita come il rapporto tra l’altezza e la lunghezza d’onda:

20 09.IV.2014
Richiamo di fluidodinamica – flusso a potenziale
Fonte Wikipedia

 In fluidodinamica, la teoria del flusso potenziale descrive il campo della velocità come gradiente di
una funzione scalare detta per l'appunto potenziale. Come risultato un flusso potenziale è
caratterizzato da un campo di velocità irrotazionale, il quale è una valida approssimazione per
diverse applicazioni, sia in condizioni stazionarie che non stazionarie. L'irrotazionalità di un flusso
potenziale è dovuta al fatto che il rotore di un gradiente è sempre nullo.

 Nel caso di un flusso incomprimibile (in molti testi tecnici è riportata anche la
dizione incompressibilie), il potenziale soddisfa l'equazione di Laplace. D'altra parte la teoria
potenziale è stata anche impiegata per descrivere flussi compressibili. L'approccio può inoltre
modellare sia flussi stazionari che instazionari.

 Applicazioni della schematizzazione di flusso potenziale sono ad esempio: flussi esterni su superfici
aerodinamiche, onde marine e flussi di falde acquifere. Per flussi (o zone di flusso) con marcati
effetti vorticosi, l'approssimazione di flusso potenziale non è applicabile.

21 09.IV.2014
Modellazione del moto ondoso – onde Stokiane
 Applicando la condizione cinematica sulla superficie libera è possibile, dopo alcuni
passaggi, ricavare la seguente espressione:

 La precedente relazione è detta legge di dispersione lineare e stabilisce il legame


tra frequenza e lunghezza d’onda al variare della profondità del fondale. Il rapporto tra
lunghezza d’onda e periodo prende il nome di celerità di fase, e rappresenta la velocità
con cui l’onda si propaga:

 Il primo aspetto da notare è il carattere linearmente oscillatorio del moto. L’equazione


che descrive il profilo mostra che la media nel periodo dello spostamento della
superficie libera lungo la verticale è nullo, ovvero il livello medio coincide con il livello
di quiete corrispondente all’assenza di onda. È possibile far vedere che tale
proprietà vale per tutte le altre grandezze caratteristiche del campo di moto
(velocità, pressione, etc.); una importante conseguenza di ciò è il fatto che il moto
ondoso non dà luogo, mediamente, a trasporto di massa.
22 09.IV.2014
Caratteristiche delle onde – onde Stokiane
 Semplificazione delle relazioni di dispersione

 2  gk dL
4
relazione di dispersionein alto mare

 2  gk 2 d dL
11
relazione di dispersione vicno a riva

 Usando le approssimazioni per la relazione di dispersione:

g 
c sostituendo  
k 
 relazione di dispersionein alto mare
sostituendo k 
g gT
c 
 2 

c  gd relazione di dispersione vicino a riva

23 09.IV.2014
Modellazione del moto ondoso – onde Stokiane
 Il secondo aspetto è che il profilo dell’ onda è
esprimibile come una singola funzione armonica di
frequenza assegnata, pari alla frequenza dell’onda,
alla quale corrisponde, secondo la relazione di
dispersione, un unico valore della lunghezza
d’onda.
 All’aumentare delle profondità le forze di inerzia, di
tensione superficiale e di attrito diventano di entità
trascurabile rispetto a quelle di gravità e di rotazione
 Il raggio del moto di rotazione diminuisce con
l’aumentare della profondità

24 09.IV.2014
Forza contenuta nelle onde – modello lineare
 La tipica forma della superficie dell’oceano
(approssimabile con una funzione coseno) è la risultante
dell’interazione di 5 forze:
 Forze di attrito
 Forze di tensione superficiale
 Forze di inerzia
 Forza di gravita
 Forza del moto circolare
 La risultante delle 5 forze determina che la superficie
dell’acqua è sempre tangente alla traiettoria di rotazione
 La forza contenuta nelle onde è determinata da due
contributi
 Rotazione
 Gravità

 La sua direzione e sempre perpendicolare alla


superficie
 Considerando una massa di acqua m con onde alte 2a
sia ha:
 Rotazione Fg  mg

 Gravità Fr  ma 2

27 09.IV.2014
Energia contenuta nelle onde – modello lineare

z
Energia dz
cinetica dx

x
 Per valutare l’energia contenuta nelle onde si ricorre ad una modellazione dell’onda stessa con
volumi infinitesimi. In particolare si considera un volume di dimensioni dxdydz successivamente si fa
l’assunzione che l’onda ha come direzione di propagazione preferenziale x, quindi per semplificare i
calcoli si considera che l’energia abbia una dipendenza lineare sulla direzione y e quindi si effettuano
i calcoli per unità di lunghezza nella direzione y. Data questa ipotesi il volume assume la forma:

dV  dxdz
dm   dxdz

28 09.IV.2014
Energia contenuta nelle onde – modello lineare
 Il calcolo che segue è valido per onde con traiettoria circolare, per questa tipologia di onde il raggio
della traiettoria delle particelle che costituiscono l’onda diminuisce all’aumentare della profondità
secondo una legge di tipo esponenziale:

 Volendo calcolare l’energia cinetica contenuta nell’onda, ci si riferisce alla classica formulazione:

 Esprimendo la precedente formulazione per il volume infinitesimo si ha:

29 09.IV.2014
Energia contenuta nelle onde – modello lineare
 Per valutare l’energia contenuta nell’intera onda è necessario integrare sia lungo l’asse z, quindi la
profondità, che lungo l’asse x, cioè la direzione di propagazione.
 Integrando in direzione z z 0
a 
2 2
Ec dx  
z 
2
e2 kz dxdz

 L’integrale indefinito di questa funzione esponenziale ha come soluzione:


 a 2 2
Ec dx  dx
4k
2 2 g
ricordando che k  e2 
L L
1 2 2 g L 1 2 1 a 2 2
Ec dx   a  a g  
4 L 2 4 4 k
 Se ci interessa calcolare l’energia contenuta per unità di lunghezza nella direzione di propagazione
allora l’espressione dell’energia cinetica è:
1 a 2 2 1 2
Ec    a g
4 k 4
30 09.IV.2014
Energia contenuta nelle onde – modello lineare
Quindi l’energia cinetica contenuta nell’onda per unità di
Energia
lunghezza nella direzione di propagazione è data da:
cinetica
1  2a2
Ec  
4 k
Ricordando che la velocità periferica dell’onda è legata dalla relazione di
dispersione alla gravità: 2 g
2
 
 1 2
È possibile riscrivere l’energia cinetica nella forma: Ec   a g
4
Energia Con considerazioni analoghe alle precedenti è possibile ricavare
potenziale l’espressione dell’energia potenziale per unità di lunghezza:

1 2
Ep  a g
4

31 09.IV.2014
Energia contenuta nelle onde – modello lineare

1
Energia contenuta nelle onde E  E p  Ec   ga 2

2
È da sottolineare il fatto che le onde contengono la stessa quantità di energia
cinetica e di energia potenziale
L’energia contenuta nelle onde è proporzionale a quadrato della loro ampiezza
È interessate notare che nonostante le fluttuazioni di energia cinetica e quelle di
energia potenziale siano sfasate di 180° l’energia cinetica dell’onda è costante sia
nella direzione orizzontale che in quella verticale in ogni istante di tempo.

32 09.IV.2014
Potenza contenuta nelle onde – modello lineare

 Ricavata l’energia specifica contenuta nelle onde è possibile esprimere la potenza


semplicemente moltiplicando l’energia per la frequenza del fronte d’onda considerato.

1 1 g 2 1 g 2
P W    a g *
2
 a g *
2

2 4 L 8 L

 Indicando con H l’altezza complessiva dell’onda H  2a assume la forma


1 g 2
P W   H g *
2

32 L
 Altra espressione della potenza molto utile è la potenza del fronte d’onda al metro che si
ottiene moltiplicando l’energia specifica per la velocità dell’onda, che considerando la
relazione di dispersione in alto mare

  1
P W   H 2 g 2T
 m  16

33 09.IV.2014
Caratteristiche delle onde – onde cnoidali

 Al diminuire della profondità del fondo del mare


si ha la deformazione delle traiettoria circolare
che assume una forma ellittica
 Le onde ellittiche non sono dispersive e la loro
velocità non dipende né dalla lunghezza d’onda
né dalla frequenza
 La velocità di gruppo per questo tipo di onde è
uguale a quella di fase
 Le onde ellittiche all’aumentare della profondità
mantengono costante la lunghezza della
diagonale maggiore e diminuiscono quella della
diagonale minore

34 09.IV.2014
Caratteristiche delle onde – onde cnoidali
 Nel 1985 Korteweg e De Vries svilupparono tale teoria che è applicabile ad onde di ampiezza finita in
acque basse e tiene conto sia degli effetti della non linearità che della dispersione. Tale teoria è
formulata in termini di funzione jacobiana ellittica, cn, da cui il nome cnoidale. L’onda cnoidale è
un’onda periodica caratterizzata da creste appuntite separate da valli larghe e appiattite.
Approssimativamente il campo di validità dell’onda cnoidale è h/L < 1/8 quando il numero di Ursell
Ur>20. Quando la lunghezza d’onda tende a divenire infinita, la teoria dell’onda cnoidale si riduce alla
teoria dell’onda solitaria. Quando, invece, il rapporto tra l’altezza dell’onda e la profondità dell’acqua
diventa piccolo (onda di altezza infinitesima), il profilo dell’onda si avvicina al profilo sinusoidale
descritto dalla teoria lineare.
 In letteratura esistono varie teorie di onde cnoidali di diverso ordine di approssimazione. Al primo
ordine di approssimazione si ricordano gli studi di Patterson (1940), Keller (1948) e di Latoine (1961).
Latoine (1961) e Chappelar (1962) hanno fornito la soluzione al secondo ordine di approssimazione.
Più recentemente Fenton (1979) ha presentato una teoria dell’onda cnoidale che consente di disporre
di soluzioni di ordine di approssimazione più elevati.
 In linea generale, le caratteristiche dell’onda possono essere descritte in forma parametrica in
funzione del modulo k degli integrali ellittici. Mentre k di per se non ha alcun significato fisico, esso è
spesso utilizzato per descrivere le relazioni tra i vari parametri caratterizzanti l’onda.
 La posizione ys della superficie libera, misurata dal fondo, è fornita da:

35 09.IV.2014
Caratteristiche delle onde – onde cnoidali
 Dove yt rappresenta la distanza del cavo dell’onda dal fondo; H rappresenta l’altezza dell’onda;
cn rappresenta la funzione ellittica coseno; K(k) rappresenta l’integrale ellittico completo; k
rappresenta i moduli degli integrali ellittici. La funzione coseno ellittico è una funzione
periodica dove

 Ha ampiezza massima pari ad uno. Il modulo k è definito tra 0 ed 1, in particolare quando k=0 il
profilo dell’onda si riduce ad una sinusoide così come fornita dalla teoria lineare, viceversa per
k=1 il profilo diventa quello di un’onda solitaria. La distanza dal fondo del cavo dell’onda yt è
fornito da:

 Dove yc rappresenta la distanza della cresta dell’onda dal fondo e E(k) rappresenta
l’integrale ellittico del secondo ordine.
 Infine la lunghezza d’onda è fornita da:

36 09.IV.2014
Analisi sperimentale
delle onde marine

37 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettro delle onde
 Le onde sulla superfice marina non sono semplici sinusoidi. La superfice appare composta da onde
senza un ordine con varie lunghezze e periodi.
 Per descrivere la superficie marina si ricorre al concetto di spettro delle onde marine, che fornisce la
distribuzione dell'energia delle onde tra le differenti frequenze delle lunghezze delle onde sulla
superfice marina.
 Il concetto di spettro è basato sul lavoro di Joseph Fourier (1768 1830), il quale mostrò che ogni
funzione ζ (t), può essere rappresentata nell'intervallo T/2 < t < T/2 come la somma di una serie
infinita di funzioni seno e coseno con frequenze d'onda armoniche:

 Dove

38 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettro delle onde

 f = 1/T è la frequenza fondamentale, e nf sono le armoniche della frequenza fondamentale.


Questa forma della ζ (t) è detta serie di Fourier.
 Notare che a0 è il valore medio della ζ (t) dell'intervallo considerato.
 Le espressioni dei coefficienti an e bn posso essere rimanipolate utilizzando la relazione dei
numeri complessi

 dove i = radice quadrata di (1)

 Dove

39 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettro delle onde
 Lo spettro S(f) di ζ (t) è:

 dove Z* è la complessa coniugata di Z.

 Nella realtà la superficie dell’oceano non è semplicemente descrivibile come la sovrapposizione di più
onde con diversa frequenza, ma è necessario considerare anche la direzione di propagazione della
singola onda.

 Possiamo espandere l'idea delle serie di Fourier per includere le serie che rappresentano le superfici
ζ(x, y) usando tecniche simili. In tal modo, ogni superfice può essere rappresentata come una serie
infinita di funzioni di seni e coseni orientata in tutte le direzioni possibili.
 Supponiamo per un momento che la superfice del mare sia ferma nel tempo. Usando la espansione di
Fourier, la superfice congelata può essere rappresentata come una serie infinita di funzioni seno e
coseno di numeri d'onda differenti orientate in tutte le possibili direzioni.
 Se scongeliamo la superfice e la lasciamo evolvere nel tempo, possiamo rappresentare la superfice
marina come una serie infinita di funzioni seno e coseno di differenti lunghezze d'onda che si muovono
in tutte le direzioni. Poiché le lunghezze d'onda e le frequenze delle onde sono collegate attraverso la
relazione di dispersione, possiamo rappresentare la superfice marina anche come una somma infinita di
funzioni seno e coseno di frequenza differente in tutte le direzioni.
40 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettro delle onde
 Notare che nella nostra discussione delle serie di Fourier serie si assume costanti i coefficienti (an, bn,
Zn). Per tempi di circa un'ora e distanze di dieci chilometri, le onde sulla superfice marina sono
abbastanza stabili da ritenere l'assunzione vera. Inoltre, le interazioni non lineari tra le onde sono
deboli.
 Quindi, si può rappresentare la superfice marina locale come una sovrapposizione lineare di onde
sinusoidali aventi molte lunghezze d'onda differenti oppure frequenze e fasi differenti che viaggiano in
direzioni diverse. Le serie di Fourier serie questa conveniente espressione matematica, stabilisce che
la superfice marina è veramente composta di onde sinusoidali, ognuna si propagate in accordo alle
equazioni scritte.
 Il concetto di superfice marina composta da onde
indipendenti può essere ulteriormente esteso.
Supponendo di gettare un sasso in un mare a riposo.
In accordo a Fourier, il tonfo può essere rappresentato
come una sovrapposizione di coseni quasi tutti con
fase zero così le onde si sommano per il grande tonfo
all'origine.
 Dopo di che, ogni singola onda di Fourier comincia a
viaggiare allontanandosi dal tonfo iniziale. Le onde più
lunghe viaggiano più veloci, ed eventualmente,
lontano dal tonfo, il mare consiste di un treno disperso
di onde con le più lunghe lontane e le più corte vicine.

41 09.IV.2014
Analisi delle onde – velocità delle onde
 La velocità di fase c è la velocità a cui una particolare fase dell'onda si propaga, per esempio, la
velocità di propagazione della cresta dell'onda. In un periodo dell'onda T la cresta si sposta di una
lunghezza d'onda L e la velocità di fase c = L/T = ω/k. Così, la definizione della velocità di fase è:

 La direzione di propagazione è perpendicolare alla cresta dell'onda e verso la direzione positiva della x.
 Nelle acque profonde, la velocità di fase dipende dalla lunghezza o dalla frequenza delle onde. Le onde
più lunghe viaggiano più veloci. Così, le onde di acqua profonda sono dispersive. In acque poco
profonde, la velocità di fase è indipendente dalle onde; questo dipende soltanto dalla profondità
dell'acqua. Le onde di acqua poco profonda sono non dispersive.

 Il concetto di velocità di gruppo cg è fondamentale per comprendere la propagazione delle onde


lineari e non lineari. È la velocità a cui un gruppo di onde viaggia attraverso l'oceano. E anche più
importante, è la velocità di propagazione dell'energia.

 Per le onde superficiali del Mare, la direzione di propagazione è perpendicolare alla creste delle onde
nella direzione positiva dell'asse x. Più in generale la velocità di gruppo non è necessariamente nella
direzione perpendicolare alle creste delle onde. Notare che un gruppo di onde in acqua profonda si
muove a metà della velocità di fase delle onde che formano il gruppo.
 Se potessimo osservare più da vicino un gruppo di onde, potremmo vedere le creste delle onde apparire
in fondo al treno di onde, le creste muoversi lungo il treno e scomparire nella parte iniziale del gruppo
42 09.IV.2014
Caratteristiche delle onde – onde Stokiane
 Concetto di Altezza Significativa dell'Onda

 Guardando un mare forzato dal vento, si vedono onde di varia altezza. Alcune sono molto più grandi di
altre. Una definizione pratica molto usata è quella dell’altezza media di un terzo del campione costituito
dalle onde più alte.
 L'altezza è calcolata come segue:
 si misura l'altezza delle onde per pochi minuti, prendendo circa 120 creste di onde e registrando le
loro altezze.
 Si scelgono le 40 altezze più grandi e si calcola la loro media.
 Questa è la H1/3 della registrazione delle onde.

 Il concetto di altezza significativa fu sviluppato durante la Seconda Guerra Mondiale come parte di un
progetto per la previsione delle altezza e dei periodi delle onde. Wiegel (1964) riporta quel lavoro allo
Scripps Institution of Oceanography e dice:

... .. wave height estimated by observers corresponds to the average of


the highest 20 to 40 per cent of waves ... Originally, the term significant
wave height was attached to the average of these observations, the highest
30 per cent of the waves, but has evolved to become the average of the
highest one-third of the waves, (designated HS or H1/3)

43 09.IV.2014
Caratteristiche delle onde – onde Stokiane
 Più recentemente, l'altezza dell'onda significativa è stata calcolata con parametri statistici. Se il mare
contiene un intervallo stretto di frequenze, H1/3 è relazionato alla deviazione standard dello
spostamento del livello marino (NAS, 1963; Hoffman and Karst, 1975).

 dove 𝜁 2 1/2 è la deviazione standard dello spostamento della superfice. Questa relazione è molto più
utile, ed è ora il modo accettato per calcolare l'altezza delle onde da una misura di onde.

La deviazione standard è un indice di dispersione delle misure


sperimentali, vale a dire è una stima della variabilità di una popolazione di
dati o di una variabile casuale. La deviazione standard è uno dei modi per
esprimere la dispersione dei dati intorno ad un indice di posizione, quale
può essere, ad esempio, il valore atteso o una stima del suddetto valore
atteso. La deviazione standard ha pertanto la stessa unità di misura dei
valori osservati (al contrario della varianza che ha come unità di misura il
quadrato dell'unità di misura dei valori di riferimento). In statistica
la precisione si può esprimere come deviazione standard.

44 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettro delle onde
 La tempesta fa' il tonfo, e le
onde si disperdono come
visto nella figura.
 Le isolinee sono l'energia
delle onde, disegnate su un
diagramma frequenza-
tempo, calcolate dagli
spettri delle onde misurate
da sensori di pressione al
largo della California del
sud. Le creste di alta
energia delle onde mostrano
l'arrivo di treni d'onda
disperse da tempeste
lontane. La pendenza delle
creste è inversamente
proporzionale alla distanza
dalla tempesta. ∆ è la
distanza in gradi, θ è la
direzione di arrivo delle onde
in California. Da Munk et al.
(1963).
45 09.IV.2014
Analisi delle onde – campionamento della superficie
 Calcolare le serie di Fourier serie che rappresentano la superfice marina richiede la misura dell'altezza
della superfice del mare ζ (x, y, t) ovunque in un'area di circa dieci kilometri di lato e per un'ora.
Dobbiamo semplificare.
 Si supponga di installare uno strumento da qualche parte dell'oceano dove registriamo le altezze della
superfice marina in funzione del tempo ζ(t). Tutte le onde della superfice marina dovrebbero essere
misurate, ma manca l’informazione sulla direzione delle onde.

 Aspetto molto importate è il tempo di campionamento (dt) e il numero di campioni (N), poiché da essi
dipenderà la risoluzione in frequenza dello spettro

46 09.IV.2014
Analisi delle onde – campionamento della superficie
 Applicando la trasformata di Fourier all’andamento delle altezze è possibile ottenere lo spettro delle
altezze medie dell’onda in un dato periodo al variare della frequenza.
 Essendo la misura estremamente rumorosa si effettuano più misure a tempi diversi e si effettua la
media frequenza per frequenza effettuando una media storica degli spettri di frequenze.
 Il periodo-gramma medio è chiamato spettro delle altezze della superfice marina. Fornisce la
distribuzione della varianza delle altezze al misuratore di onde in funzione delle frequenza. Poiché'
l'energia delle onde è proporzionale alla varianza lo spettro è detto lo spettro di energia o lo spettro
dell'altezza delle onde.
 Tipicamente sono usate tre ore di dati per calcolare uno spettro di altezza di onde

Media storica

47 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettri di onde di riferimento
 Vari spettri idealizzato sono utilizzati per
rispondere la questione in oceanografia e di
ingegneria oceano. Forse il più semplice è quella
proposta da Pierson e Moskowitz (1964). Si
presume che se il vento soffia costantemente per
lungo tempo su una vasta area, le onde
sarebbero venuti in equilibrio con il vento. Questo
è il concetto di un mare completamente
sviluppato. Qui, una "Tempo lungo" è di circa
diecimila periodi d'onda, e un "grande area" è
approssimativamente lunghezze di cinque mila
onda su un lato.
 Per ottenere uno spettro di un mare
completamente sviluppato, hanno usato le misure
di onde fatte con accelerometri sulle navi
meteorologiche britanniche nel Nord Atlantico.
 In primo luogo, hanno selezionato i dati delle
onde per i tempi in cui il vento aveva soffiato
costantemente per tempi lunghi su vaste aree del
Nord Atlantico. Poi hanno calcolato la spettri
d'onda per diverse velocità del vento, e hanno
scoperto che gli spettri erano di la forma
48 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettri di onde di riferimento

 dove ω = 2πf, f è la frequenza dell'onda in Hertz, α = 8.1 × 10-3, β = 0.74, ω0 = g/U19.5 e U 19.5 è la
velocità del vento ad una altezza di 19,5 m sopra il mare superficie, l'altezza delle anemometri sulle
navi meteorologiche utilizzate da Pierson e Moskowitz (1964).
 Per la maggior parte del flusso d'aria sopra il mare lo strato limite atmosferico ha quasi stabilità
neutra, e assumendo un coefficiente aerodinamico di 1,3 × 10-3.

 La frequenza del picco dello spettro di Pierson-Moskowitz è calcolata dal risolvere dS/dω = 0 per ωp,
per ottenere

 La velocità delle onde al picco è calcolata da (16.10), che dà

 Quindi le onde con frequenza ωp viaggiano 14% più veloci del vento misurato ad una altezza di19.5
m o 17% più veloci del vento misurato ad una altezza di 10 m. Questo pone un difficile problema:
Come può un vento produrre onde che viaggiano più veloci del vento?

49 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettri di onde di riferimento
 L'altezza significativa dell'onda è calcolata dall'integrale di S(ω) per ottenere:

 Ricordando che H1/3 = 4 <ζ 2>1/2, l'altezza significante dell'onda calcolata dallo spettro di Pierson-
Moskowitz è:

50 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettri di onde di riferimento
Spettri di JONSWAP
 Hasselmann et al., (1973), Dopo aver analizzato i dati raccolti durante il progetto Joint North Sea
Wave Observation Project (JONSWAP), trovarono che lo spettro delle onde non è mai
completamente sviluppato. Il mare continua a svilupparsi attraverso interazioni non lineari onda
onda, anche dopo molto tempo e lunghe distanze.

 I dati di onde raccolti durante l'esperimento


JONSWAP furono usati per determinare i valori
delle costanti

 dove F è la distanza sottovento, chiamata il fetch, o la


distanza sulla quale il vento soffia con velocità costante.
51 09.IV.2014
Analisi delle onde – spettri di onde di riferimento

 L'energia delle onde aumenta con il "fetch":

 Lo spettro JONSWAP è simile a quello di Pierson-Moskowitz eccetto che le onde continuano a


crescere con la distanza (o il tempo) come specificato dal termine α, ed il picco nello spettro è più
pronunciato, come specificato dal termine γ. Quest'ultima risulta particolarmente importante
perché porta ad aumentare le interazioni non lineari e ad uno spettro che cambia nel tempo in
accordo alla teoria di Hasselmann (1966).

52 09.IV.2014
Analisi delle onde – Strumenti di misura
 Stime dello Stato del Mare da Osservatori in mare
 Questa è forse la più comune osservazione inclusa nelle prime tabulazioni delle altezze delle onde.
Queste sono le altezze significative delle onde riassunte dalla Marina degli U.S. nei Marine
Climatological Atlas ed altre pubblicazione di tale genere stampati prima dell'era dei satelliti.
 Accelerometri Montati su Boe Meteorologiche o di altro Tipo
 Questa è una misura meno comune, sebbene è usata spesso per misurare le onde durante
esperimenti di breve durata. Per esempio, gli accelerometri sulle navi meteorologiche misurano
l'altezza delle onde secondo Pierson & Moskowitz. Le misure più accurate sono fatte usando un
accelerometro stabilizzato da un giroscopio in modo che l'asse dell’accellerometro è sempre
verticale. La doppia integrazione dell'accelerazione verticale da' uno spostamento. La doppia
integrazione, comunque, amplifica il rumore a bassa frequenza, che porta a segnali di bassa
frequenza. Inoltre, la grossa boa non è sensibile alle lunghezze d'onda minori del diametro, e le
boe misurano solo onde che hanno lunghezze dell'onda più grandi del diametro della boa.
Nell'insieme, le misure migliori sono accurate al ±10% o più.

53 09.IV.2014
Analisi delle onde – Strumenti di misura
 Misuratori d'Onda
 I congegni possono essere montati su piattaforme o sul fondo marino in acque poco profonde. Molti
tipi differenti di sensori sono usati per misurare l'altezza delle onde oppure la pressione sub
superficiale che è collegata all'altezza dell'onda. Il suono, i raggi infrarossi, le onde radio possono
essere usati per determinare la distanza dal sensore alla superfice marina a patto che il sensore sia
montato su una piattaforma stabile che non interferisce con l'onda. I misuratori di pressione
possono essere usati per misurare la profondità dalla superfice del mare allo strumento. Una serie
di misuratori di pressione opportunamente posizionati sul fondo sono utili a determinare la direzione
delle onde. Queste configurazioni sono ampiamente usate appena fuori della zona di 'surf' per
determinare la direzione delle onde al largo. I misuratori di pressione devono essere posizionati
dentro la zona con profondità di un quarto della lunghezza d'onda poiché' le fluttuazioni di
pressione indotte dalle onde decrescono esponenzialmente con la profondità. Così, l'uso di questi
strumenti è ristretto ad acque poco profonde o a grandi piattaforme posizionate sulla piattaforma
continentale. Di nuovo, l'accuratezza è di ±10%.

54 09.IV.2014
Analisi delle onde – Strumenti di misura
 I Radar ad Apertura Sintetica (SAR) sui Satelliti
 Questi radar mappano la riflettività del radar sulla superfice marina con una risoluzione spaziale
di 6,25 m. Le mappe di riflettività mostrano spesso caratteristiche quasi come onde collegate alle
onde vere della superfice marina. Diciamo quasi come onde perché' non sono relazioni uno ad
uno tra altezza dell'onda e densità dell'immagine. Alcune onde sono chiaramente mappate, altre
meno. Le mappe, comunque, possono essere usate per ricavare ulteriori informazioni sulle
onde, specialmente la distribuzione spaziale della direzione delle onde in acque poco profonde
(Vesecky e Stewart, 1982). Poiché' l'informazione sulla direzione può essere calcolata
direttamente dai dati dei radar senza bisogno di processare un'immagine (Hasselmann, 1991), i
dati dei radar e degli altimetri su ERS1 & 2 possono essere usati direttamente nei programmi di
previsione delle onde.

55 09.IV.2014
Analisi delle onde – Strumenti di misura
 Gli Altimetri dei Satelliti
 Gli altimetri dei satelliti usati per misurare le correnti geostrofiche di superfice misurano anche
l'altezza delle onde. Gli altimetri hanno volato sul Seasat nel 1978, su Geosat dal1985 al1988, su
RS1 & 2 dal 1991, sul Topex/Poseidon dal1992, e su Jason dal 2001. I dati degli altimetri sono stati
usati per produrre mappe medie mensili dell'altezza delle onde e la variabilità della densità
ell'energia delle onde nel tempo e nello spazio. Il prossimo passo, appena cominciato, è usare le
osservazione altimetriche con i programmi di previsione delle onde, per aumentare l'accuratezza
della previsione. La tecnica degli altimetri lavora come segue. L'impulso radio inviato dallo
strumento sul satellite è riflesso prima dalla cresta e poi dal cavo delle onde. La riflessione allunga
l'impulso dell'altimetro nel tempo, e l'allungamento è misurato ed usato per calcolare l'altezza
dell'onda (Figure 16.12). L'accuratezza è di ±10%.

56 09.IV.2014

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