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Appunti tesi

Homo sacer (G.Agamben).

Sovranità e nuda vita come ,rispettivamente,relazione e oggetto politici originari (soggetto


decidente e oggetto passivo)
Qualcosa precede la legge:questo “qualcosa” è la sovranità.
Come osserva Schmitt:”la legge non si applica direttamente al caos”.Bisogna prima formare
una situazione disposta alla legge,una “normalità” pregiuridica.
E' quanto fa la decisione sovrana,esterna al diritto in quanto ne pone la possibilità;e così
facendo lo vincola a sé. Pensiamo al vincitore sui nemici:vincendoli impone loro la
condizione di vinti,che i trattati di pace articoleranno in legislazione positiva.
Così la decisione sovrana “vince”la semplice vita,che viene poi definita dal diritto.
La decisione sovrana che è l'imposizione originaria da cui sorge il diritto,riguarda
direttamente la vita. Sarebbe più giusto dire chi non ha che vivere,perché ogni altra qualifica
gli deriva da un contesto giuridico-politico che è per logica posteriore alla decisione
sovrana. Di questo solamente vivente,la decisione sovrana decide della vita:è potere di vita
e di morte(vitae necisque potestas).
L'eccezione è la struttura della sovranità;lo stato di eccezione ne è il luogo. Diritto e vita vi
si trovano indistinti. Questo stato non scompare neanche dopo la creazione di un
ordinamento,ma rimane un fattore di sconnessione,secondo Agamben, che la sospensione
del diritto fa emergere, e la cui forma visibile è il “campo”.
Creata la condizione, sopra citata,idonea per l'affermarsi della legge, avviene il passaggio
alla costituzione giuridico-politica della società. Vita e diritto sciolgono la loro
indistinzione: la zoé come semplice vivere cade nell'ombra del bìos,vita politica,umana in
senso proprio.
Il diritto prende il posto del sovrano,la sua decisione è il sistema delle leggi e ciò su cui
trova applicazione,è la vita stessa degli uomini.
Potremmo dire che si ripeta la struttura della sovranità,che appare quindi la relazione
politica originaria.
Nello stato di eccezione,che,come detto,della decisione sovrana è il luogo per
eccellenza,non vi sono propriamente leggi,ma “pura vigenza”. In questa condizione la vita
assume il carattere della colpa,nel senso originario di essere in debito,dipendente in toto
dalla decisione sovrana.
Qui la vita è vita minacciata,nuda vita esposta alla morte.
Se il diritto decide della legalità,lo stesso non fa il sovrano,che precede ogni legalità ed è
l'eccezione rispetto alla legge.
La decisione sovrana essendo quindi assoluta,decide dell'incondizionato,della vita stessa.
Precedendo ogni determinazione,non decide su casi o manifestazioni particolari del
vivere,ma sulla vita come tale.
Il diritto invece,distinguendo tra legale e illegale,regola questo potere, e la vita diviene vita
del diritto,da esso condizionata.
La vita come tale altresì,la nuda vita,si relaziona al diritto come eccezione: non rientra nella
regola ma rimane implicata nella regola,in un rapporto che Agamben definisce “inclusione
esclusiva”.

La nuda vita portatrice del bando sovrano. L'homo sacer


Prendendo in prestito un termine usato da Nancy, Agamben introduce la figura del bando.
Chi viene messo al bando è escluso dalla comunità. L'esclusione non significa però, un
ritorno a una vita naturale,estranea al diritto,ma la situazione in cui è spinto il soggetto è
analoga a quello anteriore al diritto,in cui la nuda vita è inerte di fronte al potere mortale
sovrano.
Costui dice Agamben,viene “abbandonato dalla legge”. Il bando è una relazione di
abbandono in cui la legge “si applica disapplicandosi”.
Chi viene abbandonato e quindi respinto in una zona di indistinzione,può essere paragonato
alla figura dell'Homo sacer del diritto romano.
Entrambi sono portatori di nuda vita,vivono una vita esposta alla morte.
Dal trattato De verborum significatu,in cui il grammatico romano del secondo secolo d.C.
Festo definisce la figura dell'homo sacer come colui “quem populus iudicavit ob maleficium
;neque fas est eum immolari,sed qui occidit,parricidi non damnatur....”,deduciamo che ciò
che caratterizza questa figura del diritto romano arcaico è il suo essere uccidibile ed insieme
insacrificabile, nonostante quest uomo sia stato giudicato dal popolo per un delitto.
Una definizione ,quella di Festo,che non rinuncia a suscitare molte problematiche,ma che
Agamben tenta,abilmente,di ricondurre alla struttura politica originaria della decisione
sovrana.
Essere esclusi dalla comunità significa essere posti al di fuori del diritto:se uccisi,l'uccisione
non è imputabile,perché siamo fuori dalla sfera del diritto. Ma questa esclusione è opera del
diritto stesso.
L'escluso viene bandito e la sua vita non ritorna ad una naturalità al di fuori delle
istituzioni,ma viene riportata nella zona di indistinzione pregiuridica dello stato di
eccezione,in cui la vita è sottomessa direttamente alla sentenza sovrana. Vita uccidibile,da
una decisione che è assoluta,quasi autorizzata ad uccidere l'escluso.
Riesaminando il concetto di bando e l'abbandono che comporta,vediamo come questo sia
una forma di relazione-limite. Non c'è una reciprocità propria del termine relazione,uno dei
due soggetti non ha voce nella relazione,è soggetto passivo,abbandonato.
La vita è orientata dalla decisione sovrana e posta alla mercé della legge;come sostiene
Benjamin il diritto incombe,come il destino, sulla vita,un destino a cui non si sfugge.
La nuda vita dell'escluso è vita colpevole,perché se colui che è giudicato colpevole è
definito sacro,allora vita sacra equivale a vita colpevole.
L'uccisione del bandito,non è semplicemente impunibile,ma giustificata.
Scrive Agamben:“Non la semplice vita naturale,ma la vita esposta alla morte(la nuda vita o
vita sacra) è l'elemento politico originario”.
Oltre che uccidibile,l'homo sacer è insacrificabile. Se fosse sacrificabile il suo ruolo di
sacrificato gli conferirebbe un senso per la comunità e cesserebbe di essere nuda vita.
Agamben nota una simmetria tra sacralità e potere,che trova conferma anche in un'altra
figura giuridica del diritto romano,la patria potestà,che è potere di vita e di morte del padre
sui propri figli. Il figlio maschio,capace di vita pubblica è,precedentemente, nuda vita
sottoposta all'arbitrio del padre. Questa situazione è condizione della sua politicità. Quando
la nuda vita ,abbandonata, è formata dall'imperativo sovrano,la vita diviene vita
politica,come sosteneva Hobbes.
Un'altra figura riferibile all'homo sacer è quella del devotus,cioè chi offre la propria vita agli
dei per la salvezza della città. Se combatte ma non muore il voto rimane inadempiuto.
Rimanendo vivo, costui non appartiene né agli dei né alla città, è potenzialmente morto.
È in uno stato di eccezione,e la sua forma è quella di nuda vita. Tuttavia,a differenza
dell'homo sacer ,il devoto può riparare alla mancata morte fisica con l'uccisione simbolica
della sua effige.
Un'ultima similitudine con l'homo sacer la offre la figura del wargus,dell'uomo lupo
dell'antico diritto germanico:colui che è bandito dalla comunità,cacciato nella selva,il “senza
pace”. Né uomo né lupo, anch'esso partecipe di un'esclusione inclusiva, abitando “in
entrambi i mondi(umano e animale) senza appartenere a nessuno.
Questa figura riconferma come rapporto originario il bando.
La struttura della sovranità che lega potere assoluto e nuda vita getta una luce anche
sull'origine dello stato moderno:non il contratto sociale,l'accordo delle libere volontà
segnerebbe il passaggio dalla natura allo stato,ma fondamento dello stato è la struttura della
sovranità,il potere assoluto sulla vita.

Il paradosso del moderno(introduzione + 3 parte)


Riferendomi all'introduzione del libro,l'autore sostiene che se secondo la visione
classica,non la semplice vita,zoé,ma i modi di viverla,la vita come bìos interessava la
politica;con la modernità la vita naturale assume posto come l'argomento della politica. La
vita naturale degli uomini viene restituita,secondo la previsione foucoultiana,al centro della
polis.
L'interesse dello stato per la salute,il benessere dei cittadini è sintomo di questo e
segna,secondo l'autore,l'evento decisivo della modernità.
“L'uomo come vivente si presenta non più come oggetto,ma come soggetto del potere
politico”.
Ma vi è una continuità nascosta tra il potere antico e le democrazie moderne e ,fatto più
inquietante, non c'è reale opposizione tra totalitarismi e democrazia.
Si assiste al paradosso che lo stato moderno,quello dei nuovi ideali,nato sui principi di
libertà,eguaglianza affermati nelle dichiarazioni,che ha voluto porre la vita naturale come
valore,disponendo che fossero garantiti felicità, benessere, salute all'uomo,ha prodotto allo
stesso tempo la realtà dei campi,i totalitarismi,fenomeni sociali e politici in cui “l'eccezione
diviene la regola”.
Lo stato di eccezione è la zona di indistinzione in cui la vita è direttamente soggetta al
potere sovrano e da questa manipolata. Quando le istituzioni non progrediscono rispetto alla
tecnica e all'affermarsi della vita naturale,quando si ha biopolitica,riaffiora lo stato di
eccezione in cui la vita è minacciata,nuda vita.

La biopolitica
La biopolitica trasforma la vita in oggetto dei “calcoli del potere”,produce una crescente
implicazione della vita naturale dell'uomo nei meccanismi e nei calcoli del potere.
Non solo i modi del vivere comune,le istituzioni,il diritto,ma il vivere stesso,la semplice
zoé,spogliata di ogni diritto,diventa oggetto della politica. Si tratta di un meccanismo di
spossessamento e depoliticizzazione però.
Anche qui possiamo riconoscere la situazione della decisione sovrana,che è potere di vita e
di morte,potere ancora più terribile ed efficace nello stato di eccezione.
Niente o quasi può resistere alla violenza del potere sovrano.
Secondo Foucault,”l'uomo è un animale nella cui politica è in questione la sua vita di essere
vivente”.
La soggezione diretta della vita al potere politico crea una situazione di ambiguità,che nella
struttura della sovranità è lo stato d'eccezione.
Quando la vita entra nell'ottica del diritto c'è sempre un legame con la struttura della
sovranità;una decisione sulla vita è decisione sovrana,ma tale atto di imperio non dà luogo a
una definizione giuridica,ma a una disposizione della vita stessa.
Nel contesto biopolitico è sul piano del diritto stesso,della politica che avviene la decisione
sulla vita e l'effetto è porre la distinzione tra ciò che si deve propriamente considerare
vita,socialmente accolta e integrata nell'istituto giuridico,e vita che ne è esclusa,uccidibile. Il
metodo riguarda l'esclusione di porzioni di vita dall'arena della politica per porle poi sotto
l'arbitrio sovrano e l'inclusione di altre,per questo protette.
La contaminazione tra diritto e vita è all'origine dello stato moderno.
Uno dei concetti fondamentali della democrazia inglese è quello dell' habeas
corpus,rivendicazione ed esposizione del corpo d o come vivente;ma una concezione
analoga è celata anche nella Dichiarazione dell'89 dietro il concetto di nazione:chi nasce
dalla nazione è immediatamente cittadino di questa,la sua stessa vita naturale viene cioè
riconosciuta attraverso il diritto.
Lo studioso tedesco Bingen giustifica l'eutanasia attraverso la possibilità di giudicare in
generale una vita “non degna di essere vissuta”.E' un concetto nuovo che permette una
decisione sulla vita in sé,ponendo un limite di inclusione ed esclusione,cioè definendo quale
vita sia inclusa nella società e quale esclusa,spogliata dei diritti,nuda vita.
Così chi è portatore di una vita “non degna di essere vissuta” viene a coincidere con la
figura dell'homo sacer.
La decisione sulla vita è l'atto di potere che fonda la sovranità,è la sua essenza.
Quando abbiamo commistione di medicina e politica,come avvenne nel nazismo,il sapere
medico si integra col potere politico,con effetti inquietanti, a partire dall'eugenetica.
Il problema non è l'interesse della politica nei riguardi della scienza,ma l'uso(o meglio
abuso) di motivi scientifici come giustificazioni di decisioni politiche sulla vita.
Il Reich progetta di assumersi la “cura del corpo biologico della nazione” ma insieme la
sconfitta del nemico.
Von Justi distingue tra politik e polizei,intendendo la prima relativa al contrasto,alla lotta al
nemico ,interno o esterno che sia,alla seconda attribuendo invece il compito di prendersi
cura della vita dei cittadini.
Nel nazismo i due termini si confondono:la lotta agli ebrei mostra entrambi i caratteri,lo
sterminio si motiva come necessario per la salute pubblica e insieme come lotta al nemico.
Essendo quella nazista,sovranità che si afferma sulla vita o come direbbe Schmitt
“monopolio della decisione ultima”,deve definire al suo interno il binomio vita degna e
indegna,la prima è quella con cui il regime si identifica,da distinguere dalla seconda che è
non vita,quella degli ebrei ,dei minorati ,degli zingari,viventi privi(perché privati) della
qualità di uomini,nuovi homines sacri.
Il nazismo identificando la nazione come il proprio corpo trova nel potere la miglior forma e
l'unica per prendersi cura di questo corpo,della nazione.
Ecco perché l'estremo interesse per l'eugenetica,ecco il dato biologico che diviene
immediatamente politico.
Questo corpo vivo si identifica nella figura del Fuhrer,paragonato alla figura del suicida,che
decide della sua vita,come decide della sua patria,la Germania.
È sullo sfondo biopolitico che si va a collocare il totalitarismo. Questo si configura quando
diritto e vita,distinti nella società politico-giuridica,si ritrovano in una zona di indistinzione
dove la dimensione biopolitica è una in cui “tutta la vita diventa sacra,tutta la politica
eccezione”.
Un effetto della commistione tra medicina e politica nel nazismo,ma non solo, è l'utilizzo di
cavie umane,le cosiddette versuchepersonen,negli esperimenti scientifici:detenuti nei lager
selezionati dal personale medico nazista,ma anche,ed è questo un''inquietante” punto di
contatto,detenuti in attesa dell'esecuzione capitale nella carceri di paesi occidentali che si
definivano democratici.
Negli Usa,ad esempio,vennero condotti esperimenti sui condannati alla pena capitale più
volte e su larga scala.
Ebrei e condannati assimilabili dunque,in quanto homines sacri: le loro vite, vite spogliate
di diritto,nude vite esposte all'arbitrio sovrano,sospese nello stato di eccezione,escluse da
ogni appartenenza .Il medico ,come lo scienziato assumevano il ruolo di sovrani,fautori
delle sorti dei loro pazienti-vittime.

Forme inedite dello stato d'eccezione nelle società attuali


Agamben intuisce la possibilità di una metamorfosi dello stato di eccezione e l'espansione
di questo in forme inedite nelle società contemporanee.
Contesti di biopolitica rivelano,nel campo della medicina,la necessità di definire la vita,per
stabilire ad esempio quando si possa decretare la morte dell'organismo.
Un tempo il limite era chiaro:la cessazione del battito cardiaco.(morte somatica)
Ad oggi il limite si è spostato, attraverso macchine capaci di far “funzionare” questo
organismo quando il vecchio limite è stato oltrepassato,stabilendo come indice di mortalità
la fine dell'attività cerebrale.
Il problema si presenta per il fatto che l'arresto cardiaco segue a una certa distanza quello
cerebrale.(morte cerebrale)
Quando allora un organismo può essere decretato morto?
Questa distinzione tra vita e morte che si deve operare in una zona di incertezza tra le
due,porta ad una decisione sulla nuda vita.
Ed ecco un'altra figura,potremo dire attuale,dell'homo sacer:il paziente in coma o
néomort,privo di tutto a eccezione di un'incerta vita biologica. Ed ecco la camera di
rianimazione diventare uno spazio di eccezione,dove la pura nuda vita è esposta totalmente
al controllo dell'uomo e delle macchine da lui create.

Il campo: paradigma della biopolitica


Tornando al campo di sterminio,osserva Agamben,l'interrogativo è perché quel che vi
accade sia possibile e quale struttura politico-giuridica lo permetta.
Nel campo la normalità giuridica è sospesa,il campo è il luogo per eccellenza dello stato di
eccezione ma in esso l'eccezione assume una nuova e unica forma di normalità.
Gli internati sono homines sacri,portatori di una nuda vita,spogliata di ogni
dignità,arbitrariamente manipolata dalla decisione sovrana.
Il campo è luogo di indistinzione in cui cade ogni distinzione di legalità,e “tutto diventa
possibile”(Arendt ),qualsiasi gesto è punibile e può costare la vita.
Il campo non è il luogo di detenzione per una pena da scontare,non sono prigioni nel senso
della funzione classica di questi luoghi,il diritto non assume in essi la forma della pena,ma è
sospeso per motivi di eccezionalità.
Quando quest'ultima diviene regola,permanente nell'organizzazione dello stato,come nella
Germania nazista,si ha propriamente il campo,in cui Agamben intuisce che si celi il
paradigma della biopolitica.“Il campo è il più assoluto spazio biopolitico che sia mai stato
realizzato,in cui il potere non ha di fronte a sé che la pura vita senz'alcuna mediazione”.
Il diritto nel campo coincide con la decisione sovrana sulla nuda vita.
Il diritto nella biopolitica decide lo“stato di pericolo”,”caso di necessità”,”buon costume”
,sempre forme extragiuridiche,e questi nuovi stati di eccezione,quali sospensioni dell'ordine
giuridico che dovrebbero avere il carattere di misura straordinaria e limitata nel
tempo,stanno oggi assumendo una normalizzazione,influenzando la politica sia estera che
interna degli stati.
Quando diritto ed esistenza divengono contigui,perdono la loro gerarchia e diventano
indistinti,affiora allora la dimensione biopolitica che decide politicamente del vivere stesso.
Nell'indistinzione,solo un atto di volontà può creare ordine e dare una definizione del
vivere,ma è una decisione radicale:non si decide su aspetti del contesto in cui si vive,ma ci
si spoglia del contesto e la decisione è sulla nuda vita. La politica decide sull'impolitico”.

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