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APPRENDIMENTO.

Innanzitutto c'è da dire che gran parte della psicologia ha a che fare con l'apprendimento. La psicologia
sociale considera il ruolo delle esperienze passate sui comportamenti sociali, la psicologia clinica per
spiegare i problemi della sfera emotiva fa riferimento alle esperienze passate. La psicologia cognitiva si
occupa sia in generale di apprendimento, ma poi anche ti tanti altri temi come percezione e memoria che
sono sempre delle abilità necessarie all'apprendimento. Tutto nella psicologia ha a che fare con
l'apprendimento.

L'apprendimento viene definito come un cambiamento nel comportamento relativamente permanente che
avviene come risultato dell’esperienza.

Nel parlare di apprendimento faremo riferimento:

- A una prospettiva comportamentista (apprendimento in termini di stimoli e risposte osservabili)


- Prospettiva cognitivista ( apprendimento in termini di informazione immagazzinata nella mente)
- Prospettiva biologica/ evoluzionistica (apprendimento in termini di ruolo dei fattori legati
all'evoluzione e predisposizioni biologiche innate).

Di apprendimento se ne sono occupati i funzionalisti, ma è soprattutto con il comportamentismo


(riflessologia russa e Pavlov) che l'apprendimento è il tema cardine. Il comportamentismo determina un
cambiamento epocale nella psicologia, perché è contro la traduzione mentalista: per una serie di
comportamentisti, e in primo luogo Watson che è il padre del comportamentismo, l'organismo viene visto
come una scatola nera. Gli stimoli ambientali hanno un impatto su questa scatola nera, e l'organismo di
conseguenza emette determinate risposte. Ed è solo stimoli e risposte che dobbiamo andare a studiare.
Quello che c'è dentro la scatola nera, non è di interesse della psicologia. Per Watson il focus è soltanto su
quello che possiamo osservare, cioè il comportamento, che è osservabile. Questo determina un
cambiamento epocale, perché non si studiano più gli stati mentali interni, ma si studia il comportamento
osservabile. E visto che per i comportamentisti il comportamento si può osservare non solo negli esseri
umani ma anche negli animali, loro hanno utilizzato per le loro ricerche soprattutto animali. Per i
comportamenti i processi di apprendimento, anche quelli più complessi (la lingua) si possono spiegare in
termini di semplici associazioni.

Con la prospettiva cognitivista le cose cambiano, e c'è un focus anche rispetto a quello che l'organismo
conosce in questa relazione tra stimoli e risposte.

Infine la prospettiva ecologica e biologica mette in evidenza che ci sono delle differenze nei processi di
apprendimento, che sono legate alle differenze biologiche tra le diverse specie.

Queste prospettive hanno dato tutte un contribuito importante all'apprendimento.

(leggere sul libro le teorie sull’apprendimento)

IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO (prospettiva comportamentista)


[Studiare dal libro pag 241-242]

Il paradigma del condizionamento classico è stato ripreso e utilizzato dai comportamentisti, che se ne solo
serviti per descrivere in Generale l'apprendimento umano. Con il comportamentismo c'è un cambiamento
importante nella psicologia, perché passiamo dallo studiare la mente, allo studiare solo il comportamento.
Infatti per i comportamentisti tutti i dati della scienza devono essere ispezionabili pubblicamente, ma visto
che non possiamo entrare nella "scatola nera", cioè nella mente umana, ciò che possiamo studiare è solo
ciò che può essere osservato, quindi il comportamento. Sicuramente un paradigma importante per
studiarlo e per comprendere poi un po' tutti i componenti umani è il condizionamento classico.

Watson ha utilizzato i concetti pavloviani di condizionamento classico, per spiegare come nascono le fobie
umane. Nello specifico, egli riteneva che alla nascita (per o comportamentisti l'essere umano è una tabula
rasa. Sarà l'esperienza a plasmare gli individui) soltanto pochissimi stimoli di tipo incondizionato suscitano
delle risposte incondizionate. Per il resto, tutti i comportamenti sono determinati soltanto dal
condizionamento. E questo è valido anche per le emozioni. Nello specifico per Watson, alla nascita la paura
è elicitata soltanto da un forte suono oppure per la perdita improvvisa d'appoggio. Tutti gli altri stimoli che
potranno suscitare in seguito paura, la suscitano solo per via del condizionamento. Watson dimostra tutto
ciò facendo degli esperimenti di condizionamento classico che mettono in evidenza come una fobia
specifica sia frutto dei processi di condizionamento. A tal proposito è particolarmente importante uno
studio sul piccolo Albert che ha condotto con Rosaline Rayner. In questo esperimento era stato preso un
bambino di nome Albert di circa 8 mesi. Gli fanno vedere un topolino bianco che inizialmente era uno
stimolo neutro che non da alcuna risposta di paura. Viceversa quando il piccolo Albert sentiva un rumore
molto forte provava paura e piangeva. Durante l'esperimento hanno quindi associato il rumore forte con il
topolino. A furia di fare ciò, successivamente la sola presentazione del topolino, che da stimolo neutro
diventa stimolo condizionato, ha determinato una risposta di paura nel bambino, che in questo caso era
una risposta di tipo condizionato. Detto questo è ben chiaro come il condizionamento classico riesca a
spiegare veramente tantissimi comportamenti, proprio perché l'esperimento del piccolo Albert va a
dimostrare come anche delle paure possano derivare semplicemente da processi di condizionamento
classico. Tanti comportamenti quotidiani sono attribuibili al comportamento classico. Il condizionamento
classico può spiegare veramente tantissimi comportamenti.

Esempi
- Un esempio legato a paura e fobie è per esempio la paura che molti hanno del dentista
- Un altro esempio di condizionamento classico è l'avversione per alcuni cibi. (Questo è uno degli
esempi di single trial learning: Basta cioè una singola associazione per determinare una risposta
condizionata, e ha anche un valore molto adattivo perché ci può preservare la vita in un certo
senso.) Prima del condizionamento, il mangiare un certo cibo è uno stimolo neutro. Allo stesso
modo, prima del condizionamento, una certa malattia (stimolo incondizionato) ci causa una
sensazione di malessere (RI). Se noi mangiamo un tipo di cibo e contemporaneamente ci
ammaliamo e stiamo male (anche se la malattia non è dovuta al cibo), dopo il condizionamento il
mangiare quel cibo (stimolo condizionato) ci susciterà la sensazione di malessere (RC).

- Il condizionamento classico può anche spiegare una serie di effetti negativi collaterali che si
ritrovano ad affrontare le persone che sono sottoposte alla chemioterapia.

- O ancora, per fare un altro esempio sempre legato ad aspetti più clinici, la tolleranza alla droga (pag
242)

Fatti questi esempi sulla vita reale su come funziona il condizionamento classico e quante cose può
spiegare, parliamo di acquisizione, estinzione e recupero spontaneo (pag 244).

La generalizzazione
La generalizzazione è spesso una funzione adattiva, che permette all'organismo di rispondere anche in
maniera molto rapida a stimoli nuovi che sono collegati allo stimolo precedentemente appreso. Però in
alcuni casi questo processo di generalizzazione, quando è una generalizzazione delle paure, può essere
piuttosto invece non adattivo, poiché possiamo rispondere in maniera inappropriata anche nei confronti di
stimoli che non sono minacciosi per la persona. Questo processo di generalizzazione è alla base di alcune
fobie che possono diventare invalidanti per la persona. Per esempio il processo di generalizzazione è alla
base della paura per i cani. Se la persona fa un'esperienza negativa con un certo cane, per via del processo
di generalizzazione la estende a tutti i cani, anche a quelli piccoli e innocui. Sempre a proposito del piccolo
Albert, per via del processo di generalizzazione, il bambino ha iniziato ad avere paura non soltanto del
Topolino, ma per tutta una serie di stimoli che vagamente gli assomigliavano. (Ex: film arancia meccanica)

La discriminazione
Un altro concetto importante è quello di discriminazione dello stimolo (che è l'inverso di generalizzazione.)
in cui la risposta condizionata si verifica solo in risposta ad uno stimolo condizionato specifico e non per
stimoli simili. Però questo richiede un training discriminativo. In generale la discriminazione spiega la
capacità di rispondere in modo differente a stimoli simili. Sempre facendo l'esempio del cane che emetteva
una risposta di salivazione per il campanello, per via della generalizzazione la emetteva anche per il
sonaglio, mentre per via della discriminazione solo per il campanello. Ma cosa significa che c'è bisogno di
un training discriminativo?

-Se suoniamo un campanello e l'abbiniamo al cibo avremo salivazione

-se talvolta suoniamo un sonaglio avremo della salivazione per via della generalizzazione.
-MA se il sonaglio non viene MAI associato al cibo, per via della discriminazione, a un certo punto questo
sonaglio non determinerà più la risposta condizionata di salivazione.

Il condizionamento di secondo ordine


Un altro concetto importante da considerare è quello del condizionamento di secondo ordine. Se uno
stimolo condizionato è bene appreso, quest'ultimo può essere utilizzato per un ulteriore apprendimento.
(Vedere libro)

Questo condizionamento di secondo ordine è quello che un po' complica le cose anche nelle fobie. Il
concetto della generalizzazione, abbinato a questi processi di secondo ordine, fa sì che delle fobie si
estendono a tanti stimoli. (Vedere libro)

Riassumendo:
Nel condizionamento classico apprendiamo dei comportamenti semplici, o comportamenti riflessi.

Il processo di apprendimento (sempre secondo l'ottica comportamentista) è un semplice abbinamento di


stimoli che vanno poi a produrre una certa risposta.

Il condizionamento classico ci è utile per capire alcune risposte emozionali, le fobie, l'abuso di sostanze.

Fino ad ora abbiamo parlato del condizionamento classico solo dalla prospettiva comportamentista,
successivamente ne parleremo anche dal punto di vista della prospettiva cognitivista.

IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE (prospettiva comportamentista)


Il condizionamento Operante è il processo di apprendimento mendicante il quale la probabilità che una
certa azione avvenga ripetuta dipende dalle sue conseguenze.

Infatti nella nostra vita non ci limitiamo a reagire agli stimoli (condizionamento classico), ma siamo anche
impegnati in azioni finalizzate a produrre dei cambiamenti nell'ambiente o su certi stimoli nell'ambiente. Gli
autori che hanno studiato particolarmente il condizionamento operante sono Thorndike e Skinner. C'è da
dire che Thorndike non parla di condizionamento Operante, la terminologia è stata introdotta da Skinner,
che è uno degli esponenti principali del comportamentismo. Tutto quello che sappiamo sul
condizionamento Operante lo dobbiamo in larga parte a lui.

Thorndike e la legge dell'effetto (sul libro)


Quindi se nel condizionamento classico il focus era sugli eventi ambientali che precedono la risposta e
l'animale era un'entità passiva che reagiva a questi stimoli, con Thorndike il focus è sulle conseguenze della
propria risposta comportamentale, quindi l'animale è una creatura attiva che agisce sull'ambiente.

Gli esperimenti di Skinner


Da un punto di vista metodologico negli esperimenti di Thorndike il gatto deve essere rimesso ogni volta
dentro la Puzzle Box per continuare l'esperimento, invece con Skinner e con la Skinner box abbiamo un
apparato sperimentale più utile per studiare il comportamento dell'animale nel suo flusso naturale, senza
interruzioni (cioè senza l'intervento dello sperimentatore che rivada a inserire il gatto nella gabbia), poiché
è tutto dentro la gabbia. In questa gabbia i topi o i piccioni apprendono che premendo una certa leva
possono ottenere del cibo, piuttosto che prendendo una certa leva non riceveranno una scossa elettrica. E
l'eleganza è nel fatto che l'animale non deve essere riposizionato. Il rinforzo utilizzato da Skinner nei suoi
esperimenti è soprattutto il cibo: l'animale doveva apprendere una certa risposta, per esempio premere la
leva, e premeva la leva perché c'è un qualcosa (il cibo) che funge da rinforzo.

Il rinforzo
Il rinforzo è un processo tramite cui si aumenta la probabilità di una certa risposta comportamentale. Il
rinforzo può essere positivo o negativo. (In questo caso positivo e negativo non indicano rispettivamente un
qualcosa di bello o un qualcosa di brutto. Entrambi aumentano la probabilità di una certa risposta
comportamentale)

- positivo: è la somministrazione di uno stimolo piacevole, a seguito di una certa risposta (ex: il cibo)
- negativo: è l'eliminazione di uno stimolo avvertivo a seguito di una certa risposta ( ex: uno shock
elettrico).

Secondo Skinner il rinforzo vale non solo per comportamenti molto semplici, ma anche per qualsiasi
comportamento, anche quelli più complessi. Per esempio aiutare le persone, che è un tratto di personalità
dell'amicalità, può essere spiegato anche in termini di rinforzo: se un bambino aiuta qualcuno a salire se
scale e riceve un rinforzo per questo suo comportamento, allora in futuro metterà in atto questo
comportamento con più probabilità, piuttosto che se non riceve alcun rinforzo.
Possiamo distinguere tra due tipi di rinforzo: i rinforzi primari e i rinforzi secondari:

- I rinforzi primari sono quelli che vanno a diminuire un certo bisogno fisiologico. Il bisogno primario
per eccellenza è il cibo, oppure un bicchiere d'acqua o un cappotto per potersi coprire dal freddo.
- I rinforzi secondari sono quelli che sono appresi (spesso in associazione ai rinforzi primari tramite
condizionamento classico), ma che hanno anche un valore maggiore (perdono cioè più
difficilmente il loro valore di rinforzo). I rinforzi secondari possono essere il denaro, la lode da parte
della maestra. Ma perché perdono il loro valore meno velocemente dei rinforzi primari? Perché nel
momento in cui il bisogno primario è soddisfatto, esso difficilmente continua ad avere i suoi effetti:
se io ho mangiato tantissimo, è ovvio che il cibo non sarà più per me un rinforzo in quella fase.
Questo invece si applica un po' meno ai rinforzi secondari: le lodi ad esempio perdono meno
velocemente il loro valore. (Continua sul libro).

La punizione
Diverso è invece il concetto di punizione.

Infatti se il rinforzo è un processo che permette a una certa risposta ad aumentare la probabilità di essere
riprodotta in futuro, la punizione è il processo che diminuisce la probabilità di una certa risposta
comportamentale. Non va confusa la punizione con il rinforzo negativo! Nella punizione se io premo una
leva magari mi viene somministrato uno shock, e di conseguenza io diminuisce la probabilità che io prema
la leva. Il rinforzo negativo invece aumenta la possibilità di una certa risposta comportamentale: premo la
leva perché finisce lo shock (viene sottratto un qualcosa di spiacevole). Ci sono due tipi di punizione:

- Presentare uno stimolo spiacevole a seguito del verificarsi di un comportamento


- Eliminare uno stimolo piacevole, a seguito del verificarsi di un comportamento (in questo caso di
tratta di addestramento all'omissione) Per esempio elimino la paghetta perché il bambino ha avuto
un comportamento non piacevole.

Il concetto di punizione (inteso come addestramento all'omissione), come anche quello di rinforzo, viene
anche utilizzato in alcune app ( GYMPact app per iphone: se le persone non aderiscono a un certo
programma di esercizi fisici settimanali perdono una certa quota di soldi).

Il concetto di punizione è anche alla base di una tecnica che si chiama time out, tecnica utilizzata con i
bambini quando compiono qualcosa che non va bene. Il time out consiste nel portare il bambino in un
luogo dove non c'è nulla di piacevole da fare.

Rinforzi vs punizioni
Per riuscire ad ottenere un certo comportamento è meglio il rinforzo.
Infatti la punizione non fornisce un comportamento alternativo, dice solo che quello che hai messo in atto
non è adeguato.. ma potresti sostituirlo con uno peggiore. Il rinforzo ti dice che quel comportamento che
hai messo in atto è giusto, e quindi devi continuare con quel comportamento perché è giusto.

Estinzione operante
Anche in questo caso possiamo parlare di estinzione. Essa avviene quando una risposta che era stata
precedentemente rinforzata non è più seguita da un rinforzo, quindi verrà prodotta sempre meno fino a
scomparire. Se il piccione dentro la gabbia preme la levetta e ottiene il cibo, continuerà a premerla. Ma se
ad un certo punto preme la levetta e non ottiene più il cibo, ad un certo punto la risposta andrà a
scomparire. (Fare l'esempio del bambino che fa i capricci per attirare l'attenzione)

Generalizzazione
Un altro concetto che si applica al Condizionamento operante è anche in questo caso quello di
generalizzazione. In questo caso esso si riferisce a rispondere a stimoli simili a quelli che hanno preceduto il
rinforzo.

Discriminazione dello stimolo operante


D'altro canto la discriminazione dello stimolo operante è quell' abilità che permette di differenziare gli
stimolo antecedenti (e richiede una sorta di trading). Se rinforziamo sempre e solo il nostro cane quando
siamo seduti a un certo tavolo, a un certo punto la risposta non sarà più generalizzata, ma avverrà soltanto
quando siamo seduti a quel tavolo.

Modellaggio (shaping)
Un altro concetto che si applica solo al condizionamento operante (e non a quello classico) è il modellaggio.
Si tratta di rimodellare le risposte che si avvicinano a quella desiderate. (Libro)
Programmi di rinforzo
Skinner si era posto una domanda: quali caratteristiche doveva avere il rinforzo per riuscire ad ottenere un
certo comportamento? Lui ha studiato una serie di programmi di rinforzo e ha detto che ci sono i rinforzi
continui (ogni risposta viene rinforzata), e i rinforzi intermittenti. [continua sul libro]

Qualsiasi comportamento può essere spiegato facendo riferimento a questi concetti. Anche il
comportamento superstizioso può essere attribuibile ai processi di condizionamento operante.

Per es prima di fare un esame facciamo un certo rito scaramantico o mettiamo una certa maglietta per
sostenere quell'esame. E perché questo comportamento può essere spiegato facendo riferimento ai
concetti di condizionamento classico? Magari per un puro caso una volta abbiamo preso 30 e lode e
avevamo una certa maglietta, allora per superstizione continueremo ad associare quel comportamento (la
maglietta) al 30 e lode.

Riassumendo
Abbiamo parlato del condizionamento operante dal punto di vista comportamentista. Sicuramente il
comportamento appreso è un comportamento più complesso rispetto al Condizionamento classico. E il
processo di apprendimento è quello di abbinare una conseguenza a una risposta. Il condizionamento
operante può aiutarci a capire:

- l'addestramento degli animali


- il successo scolastico
- come abbandonare cattive abitudini

Il condizionamento classico e il condizionamento operante sono due tipi di apprendimento ASSOCIATIVO.


Ne abbiamo parlato però facendo riferimento solo alla prospettiva comportamentista.

{Il comportamentismo, almeno nella sua forma iniziale più classica, evita di interpretate i vari fenomeni
facendo riferimento a processi della mente, del cervello, cioè processi che eludono l'osservazione diretta.
Questo perché per il comportamentismo i dati della scienza psicologica dovevano essere ispezionabili e
quello che era ispezionabile e pubblico per tutti era solo il comportamento, non gli stati mentali.
L'apprendimento per i comportamentisti è descritto in termini di stimoli e risposte osservabili, senza fare
riferimento a quello che passa nella mente della persona.

Con l'avvento della prospettiva cognitivista si mette in evidenza che dai comportamenti osservabili, anche
in maniera altamente scientifica, possiamo infierire i costrutti mentali, i quali a loro volta ci aiutano a
comprendere e a prevedere il comportamento delle persone. Passiamo gradualmente a quello che è stato
definito comportamentismo liberale per poi arrivare al cognitivismo. In altre parole, passiamo da un
apprendimento in termini solo di stimoli e risposte osservabili, a un apprendimento in cui è cruciale anche
l'organismo che interpreta le varie situazioni.}

Gli aspetti cognitivi per il CONDIZIONAMENTO CLASSICO


Dal punto di vista Pavloviano e poi ripreso dai comportamentisti (Pavlov è russo è il comportamentismo
nasce parecchio tempo dopo, nel 1916 in America) il condizionamento classico si verifica per una semplice
contiguità temporale tra stimolo condizionato e incondizionato. L'interpretazione cognitivista mette in
evidenza che è cruciale l'aspettativa appresa, cioè il valore predittivo dello stimolo condizionato. Colui che
ha messo in evidenza che il condizionamento classico richiede una certa forma di pensiero (che è
l'aspettativa, cioè il valore predittivo dello stimolo condizionato, che predice l'avvento dello stimolo
incondizionato) è Rescorla. Egli ha messo in evidenza che c'era un limite nella visione pavloviana del
Condizionamento classico e ha elaborato un esperimento molto importante. In questo esperimento
Rescorla ha cercato di mettere a confronto questa ipotesi solo si contiguità temporale con una che
sottolineava che l'apprendimento in termini di condizionamento classico richiede una certa forma di
pensiero, richiede appunto il fatto che la persona o l'animale capisca che lo SC ha un valore predittivo
rispetto allo SI. Ha verificato questa ipotesi con questo esperimento molto ingegnoso. L'idea è quella di
associare un suono a una scossa (il suono di per sé non prova una certa risposta, mentre la scossa provoca
paura). Secondo il condizionamento classico la semplice contiguità temporale tra campanellino e scossa
farà sì che dopo una serie di abbinamenti, per il sentire il suono campanellino proveremo ugualmente
paura. In questo esperimento ci sono due gruppi di animali:

- il gruppo 1 Riuscirà a instaurare il condizionamento


- il gruppo 2 non riuscirà a instaurare il condizionamento

L'esperimento era uguale in entrambi i gruppi: ci sono 4 associazioni temporali del tipo suono-scossa. Per 4
volte c'è solo lo SC. Quello in cui differiscono è che nel gruppo 1 lo SI da solo non viene mai dato. Nel
gruppo 2 invece la scossa da sola viene data 4 volte (per Quattro volte viene data una scossa senza che
prima vi sia il campanellino). In questo gruppo, proprio per questo motivo non si verifica il condizionamento
classico. Questo perché l'animale apprende che lo SC non ha un valore predittivo, quindi ciò mette in
evidenza che assolutamente ci sono dei valori cognitivi e che il condizionamento classico richiede
necessariamente una forma di pensiero ( e nello specifico un'aspettativa da parte dell'animale e dell'essere
umano) e non una semplice associazione per contiguità temporale.

In conclusione, attraverso il suo esperimento, Rescorla sottolinea in maniera molto elegante che per il
Condizionamento classico sono necessari anche i processi cognitivi

IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE: interpretazione cognitivista


Anche per il condizionamento operante ci sono stati degli autori che hanno sottolineato il valore di aspetti
cognitivi. In particolar modo vediamo gli esperimenti di Maier e Seligman. (Seligman è uno degli esponenti
principali della psicologia positiva. Egli è arrivato alla psicologia positiva partendo da una serie di studi sulla
cosiddetta impotenza appresa, la quale sottolinea il limite di considerare il condizionamento operante
senza tenere conto degli aspetti cognitivi)

Per il comportamentismo anche il condizionamento operante si verifica per una contiguità temporale, in
questo caso del rinforzo rispetto al comportamento emesso. Ciò crea l'apprendimento.

La prospettiva cognitivista mette in evidenza che quello che va a creare l'apprendimento è la possibilità di
controllo da parte dell'organismo sul rinforzo. Cioè solo se l'organismo capisce che ha un controllo sul
rinforzo allora apprenderà.

Maier e Seligman sono arrivati a questa conclusione con una serie di importantissimi esperimenti condotti
su quel concetto di impotenza appresa. (Vedere sul libro pag 257)

Questo esperimento mette in evidenza che senza controllo non si può realizzare il condizionamento
operante.
Dagli esperimenti sui cani si è passati po' a degli esperimenti sull'uomo, che sono stati condotti da Hiroto.
Egli ha cercato di ricreare per gli esseri umani la situazione della shuttle box.

Durante la fase 1 degli individui venivano posti in una stava dove c'era un rumore molto fastidioso:

- un gruppo poteva controllare il rumore facendolo cessare premendo un pulsante


- il secondo gruppo non poteva assolutamente controllare il rumore.
- il terzo gruppo non riceveva alcun rumore.

Nella fase due queste stesse persone venivano portate in un altro ambiente. Qui le persone mettendo la
mano in un certo scomparto potevano fare cessare il rumore. Un po' come per i cani, il gruppo A che
poteva controllare il rumore nella fase 1 impara, mentre il gruppo B invece rimane inerme, per via di questa
importanza appresa.

In realtà, per una serie di fattori cognitivi che contribuiscono, in entrambi gli esperimenti era emerso che un
terzo delle persone del gruppo B (quello che non può controllare) che nella fase 2 non diventa impotente. E
addirittura una persona su 10 del gruppo C (quelli che non ricevevano alcun rumore) diventa impotente
nella fase 2. Chi sono le persone che non si arrendono mai? Le persone con uno stile esplicativo ottimista.
E quelle che si arrendono facilmente? Le persone con uno stile esplicativo pessimista. In generale lo stile
esplicativo è il modo con cui abitualmente spieghiamo a noi stessi perché accadono degli eventi, ed è un po'
il modulatore di questa impotenza appresa. I pessimisti tendono a pensare e credere che gli eventi negativi
siano conseguenza delle proprie colpe, che durino a lungo, che vadano a distruggere tutti i comparti della
loro vita. Al contrario gli ottimisti ritengono, di fronte alla stessa sconfitta, che essa sia solo temporanea,
circoscritta per un evento specifico, e soprattutto che il fallimento non dipenda dai propri errori, ma dalle
circostanze.

In generale tutti gli esperimenti, sia quelli di Rescorla che quelli di Maier e Seligman, sottolineano in
maniera molto evidente che condizionamento classico e operante si verificano anche grazie a una serie di
pensieri che gli organismi hanno rispetto agli stimoli, rispetto alle circostanze ecc.

Ruolo di altri fattori cognitivi nel rinforzo


Se una pagina di traduzione mi paga solitamente 15 euro a pagina, e improvvisamente me ne dà 4 per
pagina probabilmente non continuerei il lavoro. Se invece mi ero accordata per 2€ a pagina e
improvvisamente il prezzo viene aumentato a 4€, probabilmente continuerei il lavoro. In entrambi i casi il
rinforzo è sempre di 4€. Questo dimostra che gli esseri umani apprendono ad aspettarsi un certo rinforzo.
E gli esempi fanno capo al concetto di effetto del divario di ricompensa.
Per via dell'effetto di un divario negativo, il passare da un rinforzo grande a uno piccolo causa un drastico
decremento delle risposte, fino a scendere sotto la frequenza con cui rispondono i soggetti che hanno
sempre ricevuto il rinforzo più piccolo.
L’effetto del divario positivo è esattamente il contrario: il passare da un rinforzo piccolo a uno grande
determina un incremento della risposta.

La motivazione
Un altro fattore importante da considerare è la motivazione. Innanzitutto dobbiamo fare una differenza tra
motivazione intrinseca ed estrinseca:

- La motivazione intrinseca: possiamo fare un qualcosa perché ci fa piacere, quindi la motivazione è


in noi stessi
- La motivazione estrinseca: l'esempio più eclatante è fare un qualcosa per una ricompensa
economica.

Spesso comunque si può anche passare da una motivazione all'altra, dunque ci possono essere più
motivazioni che ci fanno fare in qualcosa.

Questa distinzione serve a introdurre il concetto di ipergiustificazione, che si verifica quando un rinforzo è
dato per una risposta comportamentale, ma questo rinforzo non era necessario per produrre questa
risposta comportamentale. Per capire meglio prenderemo in esame un esperimento condotto su due
gruppi di bambini. Questi gruppi di bambini venivano ricompensati o non ricompensati (veniva dato un
rinforzo o non veniva dato un rinforzo) per dei disegni. La ricompensa era un attestato. Ai bambini che
veniva dato l'attestato, si notava che passavano più tempo a disegnare rispetto ai bambini non
ricompensati. Ad un certo punto a nessuno dei due gruppi è stata fornita la ricompensa. I bambini ai quali
nella fase iniziale era stato dato l'attestato si dedicano pochissimo al disegno. Questo perché era stata data
questa ricompensa che era una giustificazione in più, che non era necessaria per un certo comportamento. I
bambini erano comunque bambini che disegnavano, ma nel momento in cui per il loro disegno gli viene
dato un attestato, essi iniziano a disegnare per quello, e nel momento in cui non gli viene dato l'attestato
cessano il loro comportamento. Il disegno da piacere era diventato una sorta di lavoro, quindi nel momento
in cui cessa la ricompensa cessa anche il loro "lavoro". Questo significa che la ricompensa deve essere data
considerando le conseguenze cognitive sulla motivazione intrinseca.

…Per i comportamenti l'apprendimento era guidato dall'esperienza. Quindi la mente umana alla nascita era
una tabula rasa e poi sono le esperienze che ci accadono nell'ambiente che plasmano il comportamento
umano. Quindi per i comportamentisti nel dibattito natura-cultura, gli aspetti genetici non hanno alcun
ruolo. Si tratta dunque di una prospettiva molto ottimista perchè tutto sommato considerare il fatto che
tutto esclusivamente dipenda dalle esperienze che facciamo, dà un ampio margine di intervento, perché
tutti i comportamenti umani possono essere modificati. E quindi anche questo è il motivo che ha portato Il
comportamentismo a essere così tanto in voga in America, perchè è una prospettiva che pone tutti sullo
stesso piano e che permette a tutti in un certo senso di poter cambiare e migliorare nella vita. Comunque al
di là di queste considerazioni più filosofiche, per i comportamentisti tutte è guidato dall'esperienza.

Invece la prospettiva biologica evoluzionistica mette in evidenza che anche i processi di condizionamento
classico e operante non si possono comprendere solo ed esclusivamente in termini di esperienza: anche la
natura intesa come genetica svolge una sua parte; ed è sempre un po' l'interazione natura-ambiente,
genetica-cultura che determina l’apprendimento, anche per apprendimenti relativamente semplici come
condizionamento classico e operante.

La prospettiva biologica/evoluzionistica
la prospettiva evoluzionistica mette in evidenza che la biologia pone dei limiti a quello che possiamo
apprendere, incluso il condizionamento. Infatti non è facile e ovvio instaurare sempre un condizionamento
di tipo classico, o viceversa altre volte è veramente tanto facile. Questo dipende molto da una serie di
aspetti e vincoli biologici. Alcuni esperimenti della Bregman sui bambini mostrano che pur provando a
instaurare un processo di condizionamento di paura per un pezzo di legno, non si riusciva in alcun modo a
condizionarli. Più interessanti sono gli esperimenti di Cook e Mineka su scimmie di laboratorio. In questi
esperimenti è stato utilizzato il paradigma del condizionamento vicario e il risultato fu che questi autori
sono riusciti a instaurare una paura condizionata per i serpenti, ma non per i fiori. Perche? Innanzitutto
spieghiamo cos’è il condizionamento vicario: come dice la parola stessa è quel condizionamento che si
verifica quando impariamo a rispondere ad uno stimolo neutro osservando il comportamento emotivo di
un’altra persona. Ad esempio un bambino può osservare la reazione del proprio genitore di fronte a un
ragno, e può quindi apprendere a rispondere a quello stimolo proprio osservando la reazione dell’altra
persona: se il padre prova paura, per via di questo condizionamento classico vicario, allora anche il
bambino proverà paura di fronte a un ragno. Quindi invece che esperire in prima persona un qualcosa, lo
osserviamo in qualcun altro.
Nell’esperimento di Cook e Mineka sono state utilizzate delle scimmie allevate in laboratorio (che non
hanno una paura specifica per qualcosa, non avendo avuto contatto con altri animali o altro). Grazie a una
serie di video un po’ manipolati, facevano loro vedere altre scimmie che provavano paura alla visione di
fiori e serpenti. Nella prima fase le scimmie di laboratorio avevano visto le immagini di fiori e serpenti ma
non avevano provato alcuna paura. Nella fase due avviene questo paradigma di condizionamento vicario:
fanno vedere a queste scimmie dei video un po’ manipolati di altre scimmie, in cui queste ultime provavano
paura per la visione di fiori e serpenti. Nella fase 3 venivano presentati a queste scimmie allevate in
laboratorio solo di fiori o solo dei serpenti. Quello che si ottiene in fase 3 è che le scimmie non hanno
alcuna paura per i fiori, ma hanno paura dei serpenti. Questo avviene per opera del condizionamento
vicario. Ma, facendo riferimento soltanto alla prospettiva comportamentista avremmo dovuto osservare un
condizionamento classico di tipo vicario sia per i fiori che per i serventi. Invece ciò non accade proprio
perchè la biologia e l’evoluzione pongono dei limiti a quello che possiamo apprendere, e le scimmie sono
predisposte, proprio per via di processi evolutivi, ad avere paura di cose e animali che in alcune aree
geografiche possono essere per loro un pericolo. Ed è per questo che si instaura facilmente un
condizionamento vicario per i serpenti ma non per i fiori. Anche gli esseri umani hanno più facilmente una
fobia per i ratti o per i serpenti, perchè sono predisposti ad avere paura di cose e animali che magari nel
nostro passato sono stati una minaccia; mentre per altri oggetti la predisposizione sarebbe molto meno
forte.

Il concetto di imprinting
la prospettiva evoluzionistica mette in evidenza che molto dell’apprendimento è predisposto
geneticamente. L’imprinting non è un comportamento innato, ma non è neanche qualcosa che possiamo
apprendere sempre nell’arco della vita. é un comportamento che possiamo apprendere per esempio entro
tot giorni dalla nascita, in un certo periodo critico. Negli esperimenti di Lorenz ci sono questi anatroccoli che
seguono qualsiasi cosa si muova (la madre e Lorenz stesso). Come già detto questo apprendimento deve
avvenire in un certo periodo critico. E questo esperimento mette in evidenza che molti esperimenti sono
predisposti geneticamente. Concludiamo questa parte che ha messo in evidenza il ruolo dei vincoli biologici
sui processi di apprendimento.

....dalla teoria alla pratica

In contesti clinici tutto quello che ci siamo detti ha una qualche applicazione? sì. Nello specifico molte delle
cose che abbiamo detto sono alla base di una tecnica che si chiama desensibilizzazione sistematica. 

1) La desensibilizzazione sistematica
Questa tecnica può essere molto utile nel caso di fobie specifiche. Innanzitutto va insegnata al paziente una
tecnica di rilassamento muscolare. Dopo di che, si sfila con quella persona una gerarchia di situazioni, da
quella meno ansiogena a quella più ansiogena (vedere la foto di un ragno- vedere il ragno in un contenitore
- tenere il ragno in mano). A questo punto si chiede alla persona, nel corso di diverse sessioni, o di
immaginare oppure proprio di affrontare dal vivo quella serie di situazioni che sono più ansiogene. Alla fine
di queste sedute la persona dovrebbe essere in grado di gestire queste situazioni che possono portargli
ansia, e per via della generalizzazione estenderà il tutto alla vita reale. Ultimamente si può utilizzare anche
la realtà virtuale, perchè ci sono delle situazioni che è impossibile ricreare realmente. Ma perchè esporsi
gradualmente a queste situazioni che creano ansia può portarmi a essere in grado di gestire la situazione? è
il processo di estinzione del condizionamento classico che può spiegare gli effetti terapeutici di questa
tecnica. Esporsi a uno stimolo (ad esempio vedere il ragno in un contenitore) e scoprire che non c’è nulla di
male va a estinguere la risposta di paura condizionata. Nel condizionamento classico, nella fase di
acquisizione io avevo associato il ragno a qualcosa di negativo, e questo ha determinato la mia risposta di
ansia e di paura. Ma durante queste sedute di terapia io sono esposte solo al ragno, ma senza che accada
mai qualcosa di negativo (anzi mi è stata insegnata questa tecnica per rilassarmi), e per via del processo di
estinzione la mia risposta condizionata di ansia dovrebbe andare a scemare: espormi a uno stimolo e
scoprire che non succede nulla di male dovrebbe estinguere la risposta di paura condizionata. In realtà
comunque la situazione è complicata perchè come sappiamo può esserci un recupero spontaneo. In
aggiunta la situazione si complica perchè la generalizzazione non avviene a causa di differenze molto
marcate tra contesto terapeutico e vita reale.

2)Token economy
Un’altra tecnica utilizzata sempre nei contesti terapeutici, ma che fa capo a principi del condizionamento
operante è la token economy. Questa tecnica mira ad eliminare un comportamento non desiderato. Ad
esempio può essere utilizzata in contesti terapeutici in cui si stanno facendo delle sessioni con un bambino
che ha comportamenti aggressivi, oppure con bambini con autismo al fine di rinforzare o non rinforzare dei
comportamenti che desideriamo. I comportamenti desiderati vengono rinforzati con dei gettoni, mentre nei
comportamenti non desiderati vengono tolti i gettoni. (i gettoni possono essere tramutati in premi: al
raggiungimento di tot gettoni il bambino può ottenere una certa cosa). 

L’apprendimento latente
Il concetto di apprendimento latente è dovuto a Tolman, uno psicologo che fa capo al comportamentismo,
sebbene con lui parliamo di comportamentismo intenzionale ed egli rappresenta anche una sorta di
passaggio al cognitivismo, perchè i suoi esperimenti mettono in evidenza che anche le variabili interne
possono essere studiate scientificamente. 

In un esperimento su due gruppi di topi, il primo gruppo ogni volta che arrivava alla fine del labirinto veniva
rinforzato (trovava dl cibo), mentre il gruppo 2, veniva rinforzato solo a partire dall’undicesimo giorno. E se
prima il secondo gruppo era molto più lento del primo ad uscire dal labirinto, a partire dal giorno 11 il
tempo impiegato ad uscire dal labirinto era praticamente sovrapponibile nei due gruppi. Questo dimostra
che entrambi i gruppi avevano appreso il labirinto, ma il secondo non metteva in atto il comportamento
perchè non riceveva alcun rinforzo. Tolman con questi esperimenti mette in evidenza che i rinforzi, le
ricompense, influiscono non su quello che gli animali apprendono (la mappa cognitiva, ossia la mappa
mentale del labirinto l’avevano appresa tutti), ma i rinforzi influiscono su quello che gli animali fanno. I topi
del secondo gruppo non uscivano dal labirinto banalmente perchè non c’era cibo, ma questo non vuol dire
che non avevano appreso la mappa dell’ambiente. Praticamente è in atto un apprendimento latente: non
ha una manifestazione immediata, ma c’è.

Il ruolo del feedback nell’apprendimento cognitivo


Il feedback consiste nell’avere un’informazione sul risultato ottenuto dopo che abbiamo fatto una certa
azione. Esso può migliorare la prestazione (per esempio rivedere una partita può migliorare la prestazione).
Ma se non abbiamo mai un feedback su qualcosa è difficile migliorare. 

Apprendimento cognitivo: insight


Secondo Thorndike, come abbiamo visto il gattino imparava ad uscire dalla gabbia dopo una serie di prove
ed errori. Quindi non c’era niente di intelligente in tutto ciò. 

È vero che a volte riusciamo a risolvere un problema per tentativi ed errori, ma spesso riusciamo a risolvere
un problema anche seguendo una specie di intuizione (insight), che ci fa cogliere una nuova relazione fra
elementi, permette cioè una ristrutturazione del campo percettivo-cognitivo e ci fa risolvere una situazione.
Il concetto di insight è stato introdotto per la prima volta dalla Gestalt. L’insight è un concetto che è più
pertinente alla questione del problem solving, però rientra anche in questo apprendimento cognitivo. Cioè
spesso l’apprendimento non è meccanico ma avviene più per intuizione, e gli esperimenti di Koehler sugli
scimpanzè ne sono stati un’ottima prova: inizialmente lo scimpanzè prova a prendere a caso delle banane,
ma poi ha un insight, vede una relazione diversa tra gli elementi del suo campo percettivo, cioè tra le
cassettine di legno, quindi le impila al fine di raggiungere le banane.

La teoria dell'apprendimento sociale di Bandura


Secondo questa teoria il comportamento è influenzato sia dai processi cognitivi interni, ma anche
dall'osservazione del comportamento di altre persone. Per questo parliamo di apprendimento osservativo.
Secondo Bandura, uno psicologo canadese molto famoso, le prospettive di sopravvivenza sarebbero
davvero scarse se si potesse apprendere solo dalle conseguenze di prove ed errori. Infatti non si insegna ai
bambini a nuotare, agli adolescenti a guidare automobili facendogli scoprire il comportamento richiesto,
dalle conseguenze dei loro successi e fallimenti.

Apprendimento per osservazione


Per Bandura molto dell'apprendimento nasce dall'osservazione di altre persone. Questo vale sia per i
comportamenti negativi che pro sociali. Tra gli studi più importanti condotti da Bandura ce ne sono una
serie condotti in un setting sperimentale dove è stato utilizzato il pupazzo bobo doll. (Studiare
l'esperimento dal libro). Questo esperimento mette in evidenza che apprendiamo per osservazione, che
anche i comportamenti anti sociali possono essere appresi per osservazione e che i bambini che vivono in
una famiglia dove sono in atto i comportamenti violenti, in un certo senso sono vittime due volte:
innanzitutto potrebbero subire violenze e maltrattamenti, e inoltre, dal momento che apprendiamo per
osservazione, essi impareranno dai genitori che si comportano in maniera violenta. Non è quindi
apprendente che spesso adulti violenti sono stati dei bambini cresciuti in contesti violenti.

Bandura era interessato anche a capire se ci fosse una differenza tra il vedere realmente la violenza e il
vederla in TV. Quello di Bandura è il primissimo studio che confronta un video con un evento reale, dal
momento che l'esperimento è stato condotto nel 1963 e la TV aveva fatto da poco la sua comparsa. In
questo studio fa un po' la stessa cosa del primo: alcuni bambini vedono realmente un modello aggressivo
(un adulto che aggredisce il pupazzo dodo), un secondo gruppo vede un video di un adulto che aggredisce
dodo doll. Lo studio mette in evidenza che anche vedere in un video in comportamento aggressivo,
determina un aumento del comportamento aggressivo messo in atto dal bambino quando si ritrova da solo
nella stanza con questo dodo doll.

A un certo punto questi esperimenti hanno subito delle critiche, anche positive, per cercare di sviscerare al
meglio come funzionasse questo apprendimento per osservazione. Per esempio questi due esperimenti di
Bandura lasciavano in sospeso la questione rispetto a rinforzare i comportamenti. In un esperimento
successivo Bandura ha cercato di capire il ruolo del rinforzo vicario: esso è una situazione in cui io vedo
qualcun altro fare qualcosa, e vedo se a questa persona viene data una punizione o un rinforzo. Quindi il
rinforzo dato ad un altro per un certo comportamento è un rinforzo vicario.

Nell'esperimento alcuni bambini vedevano adulti che venivano premiati per il loro comportamento
aggressivo, un altro gruppo vedeva adulti che venivano puniti per lo stesso comportamento aggressivo, e
un gruppo di bambini vedeva il comportamento aggressivo degli adulti senza che questi ultimi ricevessero
premi o punizioni. Successivamente i bambini vengono messi come sempre nella stanza con il pupazzo
Dodo:

- i bambini del primo e del terzo gruppo mettono in atto comportamenti aggressivi
- i bambini che avevano visto in maniera vicaria il fatto che l'adulto venisse punito, non mettono in
atto il comportamento aggressivo con il pupazzo dodo.

In conclusione, questa serie di studi mette in evidenza il fatto che si apprende per osservazione, e che anche
i rinforzi e le punizioni che vengono date hanno un ruolo importante.

Principi dell'apprendimento osservativo


Applicazioni:
- Intrattenimento educativo
L'intrattenimento educativo nasce proprio degli studi di Bandura. Un regista messicano aveva conosciuto gli
studi di Bandura e aveva pensato di utilizzare queste conoscenze (il fatto che si apprende per osservazione)
a fini educativi, come per esempio aumentare i livelli di alfabetizzazione nel messico. A partire da
quell'esperimento mediatico sono stati messi in atto tantissimi programmi educativi per migliorare dei
comportamenti in certi contesti. in una sua intervista Bandura dice che lui è intervenuto nell'organizzazione
di una serie di programmi educativi in Mali e in Somalia legati al tema del traffico dei bambini e della
mutazione genitale. Ciò ha aiutato non poco a risolvere queste situazioni

- Modellamento (modeling)
I principi dell'osservatorio educativo sono molto utili per il trattamento delle fobie. Invece che fare esporre
la persona a situazioni via via più ansiogene, un buon modo è quello di fargli osservare altre persone che
maneggiano dei serpenti, piuttosto che dei ragni. Il vedere che non accade nulla può essere molto di aiuto.

La teoria socio-cognitiva dell'apprendimento


Bandura dice che è cruciale l'osservazione degli altri, ma nella sua teoria sottolinea anche il ruolo delle
abilità cognitive in tale apprendimento. Chi apprende deve essere in grado di:
- prestare attenzione, infatti se non presto attenzione è ovvio che non posso apprendere. Per questo
motivo si utilizzano spesso dei modelli attraenti, colorati o famosi, proprio al fine di fare prestare
maggiore attenzione a quel comportamento
- ricordare ciò a cui si è prestata attenzione
- riprodurre il comportamento osservato: tradurre in comportamento quello che abbiamo
immagazzinato. È ovvio che per riprodurre un comportamento bisogna anche avere l'abilità per
riprodurlo. Per esempio se io non so pattinare, non imparerò a farlo guardando un programma di
professionisti che si esibiscono pattinando. D'altra parte però posso migliorare guardando qualcuno
più bravi di me. Tanti professionisti infatti guardano le performance di altri atleti, ballerini ecc..
- Essere motivato a riprodurre il comportamento

Neuroscienze e apprendimento per osservazione


Un ruolo cruciale per quel che riguarda l'apprendimento osservativo è affidato ai neuroni specchio (mirror
neurons). Essi sono una scoperta italiana di Parma, e questa scoperta ha rivoluzionato molto le
neuroscienze. In questa ricerca si sono resi conto che c'erano questi neuroni che si attivavano non solo
quando la scimmia prendeva la nocciolina, ma anche solo quando la scimmia guardava lo sperimentatore
che afferrava la nocciolina. Per questo motivo i neuroni mirror sono alla base dell'apprendimento per
osservazione, almeno per quel che riguarda abilità di tipo motorio: perché appunto si attivano non solo
quando io faccio un qualcosa, ma anche quando qualcun altro fa qualcosa.

Riassumendo
L'apprendimento osservativo ci fa apprendere una serie di abilità, alcune di queste molto utili nei contesti
sociali. Il processo di apprendimento avviene osservando le azioni degli altri. L'apprendimento per
osservazione ci aiuta a capire che ci sono tante abilità che non possono essere apprese solo per prove ed
errori. E infine è un tipo di apprendimento veramente importante sia per apprendere comportamenti
prosociali che antisociali.

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