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Eleonora Papadia 7514

Caro Coronavirus,

prima del tuo arrivo credevo che le pandemie fossero solo storia e che la storia non ritornasse. Quel marzo
del 2019 è stato un mese davvero confusionario e surreale per molti, me compresa. La mia mente si
rifiutava di accettare che, ciò che si prospettava arrivasse nell’arco di settimane, sarebbe diventata la nostra
quotidianità. Ero interdetta, ma allo stesso tempo molto convinta che fosse solo una tra le tante breaking
news messe lì solo per aumentare gli ascolti del tg. Più passavano i giorni più mi rendevo conto, però, che
qualcosa stava realmente cambiando, ma non ci davo così tanto peso perché lo ritenevo “solo un
allarmismo inutile”. Dopo questo periodo di disorientamento, ma anche di superficialità, comincio a
realizzare che sia tutto vero e che quindi i numeri riguardanti i nuovi contagi e i morti non fossero solo delle
semplici entità numeriche, ma delle persone. La cosa più difficile penso sia stata cominciare a vivere
nell’ottica che ti stessi pian piano prendendo uno spazio nelle nostre giornate e che la vita continuasse con i
suoi ritmi frenetici aldilà della tua presenza. Mi permetto di darti del “tu”, perché vedi caro Coronavirus
quello che non sai è che tu non hai spezzato solo vite e annullato relazioni umane, tu hai fatto qualcosa di
molto più grave: ti sei insediato nella nostra mentalità, modificando il nostro approccio alla vita e ai
rapporti umani con conseguenze visibili ancora oggi a distanza di quasi due anni. Sai, forse tu non ne sarai
mai consapevole, perché non credo tu possa avere le capacità intellettive per farlo, ma se solo potessi
esserlo, sapresti quanta sofferenza, abbandono e solitudine sei stato in grado di portare nel nostro animo.
Tutt’oggi non credo ancora a quanto fosse diversa la vita di prima e se mi guardo indietro forse non mi
appartiene neanche più. Penso a quanta spontaneità e genuinità si è persa nell’incontro con l’altro, a
quanto il rapporto umano fosse costruito sulla base delle emozioni corporee e tangibili, a quanto
l’istruzione fosse accessibile per tutti e a quanto anche i semplici gesti come un sorriso potessero migliorare
la giornata di qualcuno. Al giorno d’oggi viviamo col terrore dell’altro, siamo spinti a percepirlo quasi come
un nostro nemico. Tutti i “contatti” sono filtrati: niente più strette di mano in segno di saluto, carezze
consolatorie, discussioni separate da una mascherina, che ci fa sentire più distanti, ma purtroppo anche più
sicuri. La salute è diventata la nostra unica e assoluta priorità, dimenticando l’importanza della relazione. Se
solo potessi vedere come ci hai messi contro, ognuno con le proprie idee e i propri bisogni insoddisfatti.
Tutti pronti a ribadire la propria posizione, ma nessuno volto a comprendere quella degli altri. Abbiamo
conosciuto un calo di empatia, che abbiamo scoperto essere dovuto non tanto alle distanze fisiche, ma a
quelle mentali. Tu che hai ribadito il concetto che il caso può essere dalla tua parte, ma remarti anche
contro; tu che hai aumentato a dismisura il divario tra le aspettative di vita di un anziano e di un giovane:
vuoi davvero dirmi che sono solo stata fortunata ad aver avuto 18 anni quando hai cominciato a minacciare
il nostro paese?! Voglio che tu sappia quanto hai danneggiato il benessere psicofisico delle tue vittime,
quanto le hai fatte pregare in nome di una speranza forse molto lontana, quanto hai alimentato la
solitudine, quando hai lasciato allo sbando i ragazzi, quanto hai diviso le famiglie e le relazioni di coppia,
quanto hai privato i bambini della socializzazione, quanto hai reso vani i sacrifici dei nostri nonni nella cura
delle loro patologie, quanto hai sconfitto e demoralizzato i lavoratori, quanto hai privato le famiglie dei
propri cari. Queste perdite non verranno mai ripagate, rimarranno impresse nel nostro ricordo e nella
storia. Allora se la storia si ripete davvero, tu ti prego fa in modo che si ricordino di tutte le tue vittime e di
tutti coloro che a causa tua non hanno più saputo vedere futuro. Spero che il nostro sia un addio e non un
arrivederci.

Dalla tua acerrima nemica,

Eleonora

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