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1 Introduzione
Con freni a ceppo si intende quella categoria di freni che impiegano l'uso dell'attrito radente generato fra
un tamburo, che costituisce l'organo di cui si vuole rallentare il moto, e il ceppo. Il ceppo viene accostato al
tamburo lungo la direzione radiale e la supercie di contatto è conforme. I freni a ceppo si dividono in freni
ad accostamento rigido, in cui il meccanismo che guida il ceppo verso il tamburo ha un grado di libertà, e
in freni ad accostamento libero, in cui tale meccanismo ha 2 gdl. Questi ultimi gergalmente possono essere
chiamati a ceppo ottante. Rispettivamente degli esempi schematici sono riportati nelle gure 1 e 4.
2 Ipotesi di Reye
Per iniziare lo studio dei freni a ceppo, come per altre applicazioni caratterizzate da superci striscianti
conformi, si usa l'ipotesi di Reye 1 . Questa ipotesi dice che:
preso un punto P sulla supercie di contatto fra ceppo e tamburo e solidale al ceppo, la po-
tenza meccanica dissipata per strisciamento nei pressi di P dall'azione frenante è direttamente
proporzionale al rateo di volume asportato sul ceppo dal tamburo nell'intorno di P .
Per le considerazioni fatte prima si va a trascurare il materiale perso dal tamburo. In formule quindi diventa:
(f p dA) vstr ∝ dA vu ⇒ vu = k f p vstr (1)
dove f è il coeciente di attrito dinamico; p è la pressione in corrispondenza di P ; vu è la velocità di usura,
ovvero la componente di vP normale alla supercie di contatto, con vP velocità di P dovuta all'accostamento
(lento) del ceppo sul tamburo, per il fatto che il ceppo si stia usurando; k è la costante di proporzionalità che
dipende dalla resistenza all'usura del materiale. Si noti che tutte le quantità esposte in generale dipendono
dal punto P scelto, ed è per questo che è indispensabile esprimere tutto usando il dierenziale di area dA. Lo
stesso coeciente d'attrito f in generale dipende da P , ma in ogni caso, per l'ipotesi di attrito coulombiano,
si considererà indipendente da p e da vstr per conservare la linearità del problema.
Direzione di accostamento Q
p0
ω
R
p R
0 P n
α
Q
γ
γ O O
θ
P
α
σ=
n α ω p(γ)
p(γ)
θ
ε
O
1
Figura 1: esempi di freni a ceppo ad accostamento rigido. Si noti che la forza usata per accostare il ceppo
al tamburo è indicata con Q, e la modalità di applicazione mostrata è stata scelta casualmente fra le tante
possibili. Questa gura come le seguenti, sono di produzione dell'autore di questa trattazione.
con ε̇ la velocità angolare del ceppo, e con θ l'angolo che denisce la posizione di tale cerniera, si ottiene
infatti:
OP
vu = vp • n = (ε̇ k ∧ O1 P ) • = ε̇ |O1 O| cos(γ − θ) ⇒ p(γ) = p0 cos(γ − θ)
|OP |
Si dia quindi la seguente denizione:
la direzione di accostamento (angolo σ ) per un freno a ceppo (per ora ad accostamento rigido) è
la direzione per cui si ha la stessa distribuzione delle pressioni p(γ) se si adotta un ceppo montato
su coppia prismatica avente l'asse coincidente con tale direzione.
In base a questo, si vede facilmente che per il caso di destra di gura 1 vale che σ = θ. Questa denizione
permetterà di trascendere dal meccanismo che caratterizza il freno, considerando al suo posto una semplice
quantità scalare. I parametri che caratterizzano un freno a ceppo quindi verranno a essere: R, σ, f, α
(quest'ultimo è il semi-angolo di abbracciamento del ceppo).
t (γ)
c
ω
N
σ
xc O O*
O N R O O Txs
ys T
yc
p (γ) p (γ) t (γ)
c s s
Figura 2: esempio di distribuzioni (scomposte) delle azioni che il ceppo esercita sul tamburo.
Circonferenza di Romiti
ω ω
R R
3
E
N 1 E
α
σ
σ
xc xs
O O* O O*
N
β
β
α
α
N ys N
2
φ
T R* T
T
yc 5 F 4
δ=β
Figura 3: rappresentazione delle varie azioni agenti sul tamburo e della circonferenza di Romiti.
Si introducano a questo punto anche le distribuzioni tc (γ) = f pc (γ), ts = f ps (γ), ovvero le azioni
tangenziali che il ceppo esercita sul tamburo. Le quattro distribuzioni menzionate sono rappresentate in
gura 2. Di queste si considerino le rispettive risultanti Nxc , Nys , Tyc , Txs (indicate anche dal punto 1 di
gura 3). Quello che si noterà è che solamente la risultante Tyc non ha la retta d'azione passante per O centro
del tamburo. Questo perché la distribuzione tc è l'unica delle quattro a produrre momento rispetto ad O. Si
chiami con O∗ il punto della retta d'azione di Tyc che si trova sull'asse di simmetria del ceppo.
Dalla relazione tra le azioni normali e tangenziali (relazione dettata dalla presenza dell'attrito) deriva che
Tyc = f Nxc , Txs = f Nys . Quello che si noterà è che, chiamando con β l'angolo descritto da N risultante
delle azioni normali e con δ quello descritto da T risultante delle azioni tangenziali (si guardi il punto 2 di
gura 3), risulta:
Tyc Txs Nys Txs
f= = ⇒ = ⇒ tan β = tan δ ⇒ δ = β
Nxc Nys Nxc Tyc
A tal proposito, si avrà sempre −π/2 < δ, β < π/2, dato che non è importante il verso di N per determinare
β . Lo stesso vale per T e δ . Si osserva quindi che:
• le forze N e T (punto 3 di gura 3) sono sempre perpendicolari fra loro;
• il punto E (punto 3 di gura 3) di intersezione tra N e T giace sempre sulla stessa circonferenza di
diametro OO∗ , chiamata Circonferenza di Romiti (punto 4 di gura 3).
Restano da determinare i parametri che inuenzano la posizione di O∗ . È evidente innanzitutto che, sempre
rimanendo nell'ambito di σ imposto, tale posizione:
• non può dipendere da f , visto che l'unico eetto che ha è quello di riscalare la distribuzione tc , azione
che non comporta la variazione della retta d'azione della corrispondente risultante;
• non può dipendere nemmeno da σ per lo stesso motivo;
• è descritta da una dipendenza direttamente proporzionale da R, dato che il problema è invariante per
riscalamento geometrico.
L'espressione esplicita di O∗ si determina rapportando MO momento risultante con Tyc forza risultante di
tc . Si ottiene:
Z α Z α
2R sin α
MO = tc (γ) R b R dγ, Tyc = tc (γ) cos γ b R dγ ⇒ |OO∗ | = ⇒ OO∗ = OO∗ (R, α) (2)
−α −α α + sin α cos α
Per quanto riguarda β invece si può subito aermare che:
• non dipende da f perché, attraverso la relazione 1 e la costante p0 nella quale verrebbe incluso f ,
l'eetto di una sua variazione sarebbe quello di riscalare di uno stesso fattore entrambe le distribuzioni
pc , ps e quindi le risultanti Nxc , Nys , non comportando quindi una variazione della direzione di N;
• dipende invece da σ , perché a dierenza di quanto farebbe una variazione di f , una variazione di σ non
riscala di uno stesso fattore le distribuzioni pc , ps .
La dipendenza esplicita di β dai vari parametri del problema si ricava in questo modo:
α α
tan σ(α − sin α cos α)
Z Z
Nxc = pc (γ) cos γ b R dγ, Nys = ps (γ) sin γ b R dγ ⇒ tan β = ⇒ β = β(α, σ)
−α −α α + sin α cos α
(3)
Si vedrà che le formule ricavate nelle relazioni 2 e 3 hanno valenza generale e posso essere applicate diretta-
mente, anche nel caso di freni a ceppo ottante. Si noti inoltre che la conoscenza dell'angolo β permette di
tracciare il punto E . Questo implica che E = E(OO∗ , σ) = E(R, α, σ). Sarà questo punto a muoversi sulla
circonferenza di Romiti al variare di α, σ .
Un altro modo per dimostrare l'esistenza della circonferenza di Romiti è ricavare |OE| = MO /|T|. Svol-
gendo i calcoli si avrà |OE| = |OO∗ | cos β , ovvero il punto E si muove su una circonferenza di diametro OO∗
al variare di β .
La risultante F = N + T (punto 5 di gura 3) avrà la retta d'azione inclinata di un angolo ϕ = arctan f
rispetto a N. Il secondo punto di intersezione tra la retta d'azione di F e la circonferenza di Romiti sarà
chiamato con R∗ . Si noterà che la corda OR∗ è intercettata dall'angolo alla circonferenza ϕ. Per cui la
posizione di R∗ sulla circonferenza dipende solo dal coeciente d'attrito f , ovvero R∗ = R∗ (OO∗ , ϕ) =
R∗ (R, α, f ). Il fatto che né OO∗ né R∗ non dipendano da σ si userà a seguire.
ω ω
O p0
1
R 5
4 R
E E
O Q
α
σ
O* 1
β
φ
O O* O
N
φ
α
3 A F T
φ
1 7
R* 6
2
p(γ)
Figura 4: esempio di freno a ceppo ottante. Sono mostrati i passaggi che permettono la risoluzione del
problema tramite la circonferenza di Romiti.
3. La risultante F delle azioni che il ceppo trasmette al tamburo deve avere necessariamente la retta
d'azione passante per O1 cerniera del ceppo. Questa retta dovrà passare anche per R∗ .
Anche questo punto non risulta standardizzabile. Infatti esso varia a seconda del meccanismo con cui il ceppo
viene accostato al tamburo, quindi a seconda delle costrizioni imposte sulla retta d'azione di F.
4. L'intersezione tra la retta d'azione di F e la circonferenza di Romiti denisce il punto E . La congiungente
OE denisce l'angolo β .
6 Conclusioni
È stato individuato un algoritmo di facile utilizzo ed ecace per la risoluzione dei freni a ceppo ottante,
trascendendo il più possibile dal meccanismo che li caratterizza e riducendo al minimo le equazioni di equilibrio
e/o di cinematica da usare, semplicando notevolmente il problema. Attraverso i freni a ceppo ottante, e
considerando che σ non è strettamente correlato al meccanismo di accostamento del ceppo, si avrà più margine
nell'avere le distribuzioni di pressione volute per freni a ganasce (se i ceppi sono montati esternamente al
tamburo) o a tamburo (se i ceppi sono montati internamente).
Riferimenti bibliograci
[1] Monastero R, Appunti per il corso di Elementi di Meccanica Teorica ed Applicata
[2] Guiggiani M, Programma tramite software 'Mathematica': freno_ottante-Romiti-2.nb
[3] Callegari M, Fanghella P, Pellicano F (2017), Meccanica applicata alle macchine, seconda edizione,
CittàStudi edizioni