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CAPITOLO 1
CARATTERISTICHE DEI VIVENTI
Ogni essere vivente è caratterizzato da un insieme di proprietá
che lo distinguono da un oggetto non vivente.
• GLI ORGANISMI SONO FORMATI DA CELLULE: a
esclusione dei virus, tutti gli essere viventi sono formati da
unità strutturali e funzionali dette cellule;
• GLI ORGANISMI CRESCONO E SI SVILUPPANO: la
crescita è dovuta all’aumento delle dimensioni o del numero
delle cellule. Lo sviluppo comprende cambiamenti sia
strutturali che fi siologici;
• GLI ORGANISMI SI RIPRODUCONO: tutti gli esseri viventi
sono in grado di generare altri organismi dotati delle stesse
caratteristiche fondamentali, garantendo così la continuità
della specie a cui appartengono;
• GLI ORGANISMI REGOLANO IL PROPRIO
METABOLISMO: in tutti gli organismi avvengono
continuamente un gran numero di reazioni chimiche e il loro
insieme costituisce il metabolismo. Queste reazioni sono
accuratamente regolate per garantire l’omeostasi, cioè la
stabilità delle caratteristiche dell’ambiente interno (per
esempio la temperatura corporea o la concentrazione di
glucosio nel sangue);
• GLI ORGANISMI RISPONDONO AGLI STIMOLI: tutti i
viventi possono percepire i cambiamenti che avvengono
nell’ambiente esterno (per esempio cambiamenti di intensità
della luce, temperatura dell’aria ecc) e mettere in atto
processi in risposta a tali cambiamenti;
• GLI ORGANISMI POSSIEDONO INFORMAZIONE
GENETICA: le informazioni relative alla struttura e al
funzionamento di ogni essere vivente è contenuta in un
programma costituito da geni, il DNA. Tale programma è
presente in tutti gli organismi, eccetto che in alcuni virus;
• LE POPOLAZIONI DI VIVENTI SONO SOGGETTE A
EVOLUZIONE: le caratteristiche delle popolazioni di viventi
cambiano nel tempo adattandosi ai cambiamenti
dell’ambiente circostante.
BIOELEMENTI
Dei 92 elementi chimici presenti in natura, solo una ventina
entrano nella composizione della materia vivente e fra questi,
quelli quantitativamente più importanti sono 6: carbonio,
ossigeno, idrogeno, azoto, fosforo e zolfo. Questi 6 elementi
costituiscono oltre il 99% della sostanza vivente.
Altri bioelementi sono presenti in concentrazioni molto basse:
calcio, potassio, cloro, magnesio, sodio, iodio, ferro.
Ulteriori elementi ancora, detti oligoelementi o microelementi,
come iodio e rame, sono presenti in tracce, cioè in piccolissime
quantità.
BIOMOLECOLE
Gli organismi viventi sono costituiti da un gran numero di
composti chimici e i più importanti dal punto di vista biologico
sono le biomolecole, composti organici appartenenti a 4 gruppi
principali: carboidrati, proteine, lipidi e acidi nucleici. Con
l’eccezione dei lipidi, si tratta di polimeri formati dall’unione di
tante unità, dette monomeri. Stante le loro dimensioni, queste
molecole sono dette macromolecole.
• CARBOIDRATI: sono composti contenenti carbonio,
ossigeno e idrogeno. I carboidrati costituiscono circa la metà
del cibo consumato dall’uomo. In base alla loro struttura
vengono suddivisi in: monosaccaridi, disaccaridi e
polisaccaridi.
A. I MONOSACCARIDI sono i carboidrati più semplici e
rappresentano la principale fonte di energia per la maggior
parte degli organismi. Il processo mediante il quale i
monomeri vengono legati tra loro è detto condensazione.
Fra i principali monosaccaridi ricordiamo il glucosio,
galattosio e fruttosio.
B. I DISACCARIDI sono composti chimici organici che si
formano quando due monosaccaridi condensano tra loro.
Fra i disaccaridi ricordiamo i seguenti:
- il saccarosio che è il comune zucchero da tavola ed è
formato dall’unione di una molecola di glucosio e una di
fruttosio;
- il lattosio che è il principale zucchero contenuto nel latte ed è
formato dall’unione di una molecola di glucosio con una di
galattosio;
- il maltosio che è formato dall’unione di due molecole di
glucosio;
C. I POLISACCARIDI si formano quando più di 10 molecole di
monosaccaridi condensano tra loro e svolgono due
importanti funzioni biologiche: costituiscono una riserva di
energia e fanno parte delle membrane e delle pareti
cellulari. I polisaccaridi si distinguono in polisaccaridi di
riserva e polisaccaridi strutturali.
- I principali polisaccaridi di riserva sono l’amido nei vegetali
e il glicogeno negli animali. L’amido è un polimero di α-
glucosio ed è formato da due tipi di molecole: l’amilosio a
catena lineare e l’amilopectina a catena ramificata. Il
glicogeno è un polimero di α-glucosio come l’amido, e ha
funzione di riserva negli animali e si accumula nel fegato e
nei muscoli.
- I polisaccaridi strutturali fanno parte della parete cellulare
dei vegetali e dei funghi, delle membrane cellulari,
dell’esoscheletro di molti invertebrati e nel tessuto connettivo
degli animali. Tra i principali polisaccaridi strutturali troviamo
la cellulosa, la chitina e i mucopolisaccaridi acidi.
• PROTEINE: sono polimeri biologici risultanti dall’unione di 20
diversi amminoacidi, uniti tra loro dal legame peptidico, a
formare catene. Le proteine sono di grande importanza in tutti
gli esseri viventi e la loro sintesi in ogni cellula è controllata
direttamente dal DNA. Possono avere un ruolo strutturale
oppure funzione catalitica. Dei 20 amminoacidi che
compongono le proteine presenti nell’organismo umano, 9
non possono essere sintetizzati e sono per questo detti
amminoacidi essenziali e devono essere introdotti con
l’alimentazione. Le proteine si dividono in proteine globulari
(forma rotondeggiante) e in proteine fibrose (forma allungata
e funzione strutturale). Una proteina può presentare quattro
livelli di struttura:
A. STRUTTURA PRIMARIA: determinata dalla sequenza degli
amminoacidi lungo la proteina;
B. STRUTTURA SECONDARIA: determinata dalla
disposizione nello spazio degli amminoacidi vicini lungo la
catena;
C. STRUTTURA TERZIARIA: struttura tridimensionale che
assume la proteina nello spazio;
D. STRUTTURA QUATERNARIA: è data dalla presenza, nella
proteina funzionale, di due o più subunità peptidiche.
• LIPIDI: formano una classe di sostanze diversifi cate dal
punto di vista chimico e accomunate dal fatto di essere
insolubili in acqua. Negli organismi viventi i lipidi sono
importanti sia come componenti strutturali sia come riserva di
energia, oltre che come messaggeri chimici. I lipidi principali
sono i trigliceridi (hanno funzione di riserva energetica), i
fosfolipidi (sono i principali costituenti delle membrane
cellulari) e gli steroidi (comprendono gli ormoni sessuali, gli
ormoni corticali, la vitamina D, gli acidi biliari e il colesterolo).
• NUCLEOTIDI E ACIDI NUCLEICI: sono responsabili di
funzioni fondamentali nell’ereditarietà e nella sintesi proteica e
sono polimeri lineari di nucleotidi.
LE INTERAZIONI DEBOLI
Le molecole organiche sono in grado di interagire tra loro
tramite forze deboli non covalenti e legami ionici. I legami
chimici deboli hanno meno di 1/20 dell’energia di un legame
covalente, sono infatti abbastanza forti da assicurare un legame
solo se agiscono in molti simultaneamente.
Le interazioni deboli, spesso chiamate anche legami secondari,
sono quindi attrazioni che si stabiliscono tra atomi appartenenti
a molecole diverse (interazioni intermolecolari) o alla stessa
molecola (interazioni intramolecolari) in aggiunta ai legami
covalenti che li legano agli altri atomi della molecola.
PROPRIETÁ DELL’ACQUA
L’acqua é un componente essenziale di tutte le cellule e degli
organismi ed è presente nel corpo umano al 75% nei neonati e
al 60% negli adulti.
DIFFERENZE:
• le dimensioni variano;
• alcune sono mobili mentre altre no;
• in alcune è presente un rivestimento esterno alla
membrana, in altre no;
• alcune cellule utilizzano l’ossigeno atmosferico, altre ne
sono avvelenate;
• alcune cellule sono in grado di produrre composti
particolari come ormoni, amido, grasso, pigmenti o
gomma.
ASPETTI COMUNI:
• in ogni cellula, la composizione chimica si basa su
proteine, carboidrati, acidi nucleici e lipidi;
• le reazioni chimiche che permettono di ricavare energia
per le cellule sono comuni;
• in tutte le cellule l’informazione genetica risiede nel DNA
che ha la stessa struttura chimica in tutti i viventi.
I VIRUS
I virus sono entità viventi non costituiti da cellule.
Presentano le seguenti caratteristiche che li differenziano dagli
altri viventi:
• sono costituiti da una molecola di acido nucleico (DNA
O RNA) contenente le informazioni genetiche. Tale
molecola è racchiusa in un involucro di natura proteica
detto capside;
• hanno forma e dimensioni varie;
• contengono un unico tipo di acido nucleico che porta solo
l’informazione genetica dei propri elementi costitutivi;
• sono incapaci di sintetizzare autonomamente le proteine
di cui sono formati;
• per riprodursi devono infettare cellule ospiti di cui
sfruttano gli enzimi e il sistema energetico;
• sono parassiti specifici, alcuni infettano solo cellule
animali, alcuni solo cellule vegetali e altri solo cellule
batteriche.
MEMBRANA CELLULARE
La membrana cellulare è un sottile involucro di circa 7-9 mm di
spessore che avvolge la cellula e regola lo scambio di materiali
con l’esterno. È costituita principalmente da fosfolipidi e
proteine, ma contiene anche componenti presenti in minore
quantità come il colesterolo e i glicolipidi.
I fosfolipidi sono molecole anfipatiche, cioè caratterizzate da
una testa polare idrofila e da due code idrofobe. A causa della
loro natura chimica, se dispersi in un mezzo acquoso, tendono
a formare un doppio strato nel quale le teste polari sono rivolte
verso l’esterno e le code idrofobe verso l’interno.
NUCLEO
Il nucleo controlla la maggior parte delle attività della cellula e
gioca un ruolo di primaria importanza nella replicazione,
nell’accrescimento e nel differenziamento cellulare. È
circondato dalla membrana nucleare, struttura formata da due
membrane.
Il nucleo contiene il DNA e, quando la cellula non è in divisione,
i filamenti di DNA che costituiscono i diversi cromosomi sono
despiralizzati e formano un ammasso indistinto, quando invece
la cellula è in divisione i singoli cromosomi assumono un
aspetto compatto. Nel nucleo sono inoltre contenuti uno o più
nucleoli, particolari strutture in cui vengono sintetizzati gli RNA
ribosomiali (rRNA) e vengono assemblati i ribosomi.
GLI ALTRI ORGANELLI CITOPLASMATICI
RIBOSOMI
I ribosomi sono formati da due subunità, una maggiore e una
minore, ciascuna formata da RNA ribosomiale e proteine.
Possono essere liberi nel citoplasma, o legati alla membrana
esterna del reticolo endoplasmatico.
LISOSOMI
I lisosomi sono vescicole delimitate da membrana,
paragonabili ad una sorta di stomaco cellulare poiché
contengono enzimi idrolitici (o digestivi) in grado di demolire
le sostanze organiche e sono caratterizzati da un pH interno
molto acido.
MICROSOMI
I microsomi sono vescicole che contengono sostanze
specifiche. Fra i microsomi sono particolarmente importanti i
perossisomi, responsabili di diverse funzioni correlate alla
produzione di perossido d’idrogeno (H2O2).
2 (H2O2) → 2 (H2O) + O2
MITOCONDRI
I mitocondri sono organelli delimitati da una membrana
doppia, il cui contenuto prende il nome di matrice.
CITOSCHELETRO
Il citoscheletro è costituito da un fitto intreccio di filamenti
proteici che irrobustiscono la cellula conferendole resistenza
meccanica, inoltre ne determinano la forma, controllano gli
spostamenti dei cromosomi e di diverse macromolecole
all’interno della cellula, e permettono i movimenti cellulari.
LA CELLULA VEGETALE
La membrana, il nucleo, i mitocondri, i ribosomi e gli altri
organelli di cui abbiano precedentemente parlato sono presenti
sia nelle cellule animali che in quelle vegetali, quest’ultime sono
però dotate di alcune strutture che risultano essere assenti
nelle cellule animali: la parete cellulare, i plastidi e i vacuoli.
• I plastidi comprendono:
METABOLISMO CELLULARE
Il metabolismo cellulare è l’insieme di tutte le reazioni
chimiche che avvengono in una cellula.
ENZIMI
Le reazioni metaboliche avvengono grazie all’intervento degli
enzimi. Gli enzimi sono catalizzatori biologici volti ad
aumentare la velocità delle reazioni biologiche senza
parteciparvi direttamente.
• Ciclo di Krebs
• Catena respiratoria
GLICOLISI
La prima fase dell’ossidazione è la glicolisi, fase in cui
attraverso una serie di reazioni il glucosio viene demolito e
trasformato in piruvato.
PRESENZA DI OSSIGENO
Il processo di respirazione cellulare ha luogo nei mitocondri e
viene diviso in tre fasi principali: la decarbossilazione del
piruvato, il ciclo di Krebs e la catena respiratoria.
ASSENZA DI OSSIGENO
In assenza di ossigeno le cellule ricorrono alla fermentazione,
processo che avviene nel citoplasma in cui il piruvato prodotto
dalla glicolisi viene ridotto e convertito in sostanze diverse a
seconda del tipo di fermentazione, difatti ne esistono di due
tipi: fermentazione lattica e fermentazione alcolica.
FOTOSINTESI CLOROFILLIANA
Gli organismi fototrofi (piante, alghe, batteri) posseggono il
corredo di enzimi che consente loro di trasformare l’energia
luminosa in energia chimica e di utilizzarla per ridurre l’anidride
carbonica, questo processo di utilizzazione dell’energia e della
materia prende il nome di fotosintesi.
CAPITOLO 3
DIVISIONE CELLULARE E CROMOSOMI
La divisione cellulare è il processo che permette a una cellula
di dare origine a due cellule figlie. Ogni cellula contiene al suo
interno un accumulo di informazioni tratti dal DNA e prima di
ogni divisione cellulare, il DNA si duplica e ognuna delle due
cellule che nascono dalla divisione riceve una dotazione di
informazioni identica a quella della cellula madre.
IL CORREDO CROMOSOMICO
Il DNA degli eucarioti è suddiviso in più cromosomi lineari. Il
numero di cromosomi varia da specie a specie, nell’uomo per
esempio vi sono 46 cromosomi, nel topo ve ne sono 40 e nel
gatto 72.
MITOSI
La mitosi è il processo tramite il quale il nucleo di una cellula
eucariote si divide dando origine a due nuclei figli. Alla
divisione del nucleo segue generalmente (ma non
necessariamente) la divisione del citoplasma indicata come
citodieresi.
CITODIERESI
La citodieresi è la fase che segue quasi sempre la mitosi e
consiste nella divisione del citoplasma che porta alla
formazione di due cellule figlie.
RIPRODUZIONE ASESSUATA
Negli organismi a riproduzione asessuata la prole ha origine da
un unico individuo, senza l’intervento e la fusione di cellule
specializzate per la riproduzione.
RIPRODUZIONE SESSUATA
La riproduzione sessuata prevede la partecipazione di cellule
specializzate per questa funzione, i gameti, generalmente
prodotti da due individui di sesso diverso, ognuno dei quali,
con i propri cromosomi, contribuisce alla formazione del
corredo genetico della progenie. La riproduzione ha luogo
quando il gamete maschile si fonde con quello femminile; dalla
fusione di due gameti, detta fecondazione, ha origine lo
zigote che rappresenta la prima cellula del nuovo organismo
da cui, attraverso una serie di divisioni mitotiche, si formerà
l’individuo.
MEIOSI
Nelle gonadi sono contenute cellule specializzate diploidi (2n),
chiamate gametociti, che vanno incontro alla meiosi, dando
origine ai gameti aploidi (n). Il processo consiste in due divisioni
cellulari successive che, a partire da una cellula diploide, ne
producono quattro aploidi; nella prima divisione avviene anche
la replicazione del DNA.
IL CROSSING-OVER
Durante la profase 1, i cromatidi non fratelli di una coppia di
omologhi possono subire il crossing-over, cioè rompersi in
punti esattamente corrispondenti, scambiandosi dei segmenti.
Lo scambio non comporta nè perdita, nè guadagno di
materiale genetico, ma solo uno scambio reciproco di segmenti
corrispondenti.
CAPITOLO 4
EREDITARIETÁ
Ogni essere vivente possiede un programma genetico, cioè
un insieme di istruzioni che specificano le sue caratteristiche e
dirigono le sue attività metaboliche. Questo insieme di
istruzioni costituisce l’informazione biologica, che è ereditaria
ed è trasferita da una generazione all’altra attraverso la
riproduzione: le caratteristiche trasmesse attraverso
l’informazione biologica con la riproduzione sono dette
caratteri ereditari.
GENETICA MENDELIANA
Gregorio Mendel, a metá dell’Ottocento, scoprì le leggi che
governano la trasmissione ereditaria dei caratteri
monofattoriali.
9 classi genotipiche
- 1/16 AABB
- 2/16 AaBB
- 2/16 AABb
- 4/16 AaBb
- 1/16 AAbb
- 2/16 Aabb
- 1/16 aaBB
- 2/16 aaBb
- 1/16 aabb
4 classi fenotipiche
- 9/16 seme liscio e giallo
3 classi genotipiche
- 1/4 omozigoti dominanti (AA)
2 classi fenotipiche
- 3/4 fenotipo dominante (seme giallo)
REINCROCIO
Un individuo con fenotipo recessivo ha sicuramente genotipo
omozigote recessivo, mentre un individuo che ha fenotipo
dominante può essere sia omozigote che eterozigote. Il
genotipo di un individuo con fenotipo dominante si può
determinare effettuando un reincrocio (detto anche test-cross
o back-cross).
CROSSING-OVER
Gli alleli di due geni associati possono essere separati solo se
tra di essi si verifica un crossing-over; in questo caso,
l’eterozigote può produrre quattro tipi di gameti. Questo però
dipende dalla distanza fisica tra i due geni: quanto maggiore è
tale distanza, tanto maggiore è la probabilità che un evento di
crossing-over li separi.
CARATTERI QUANTITATIVI
Per i propri esperimenti, Mendel scelse dei caratteri che si
manifestavano in due forme chiaramente distinguibili. Molti
caratteri, invece, si manifestano con una grande varietà di
fenotipi, non classificabili con precisione in poche classi
distinte. Questi caratteri presentano una variabilità continua e
sono detti caratteri quantitativi, nell’uomo, per esempio, sono
caratteri quantitativi la statura e la lunghezza del piede. La
variabilità continua di questi caratteri è dovuta al fatto che si
tratta di caratteri poligenici, cioè caratteri controllati da molti
geni. Il fenotipo in questo caso è il risultato della somma degli
effetti dei singoli geni.
GENOTIPO E FENOTIPO
È opportuno sottolineare che l’informazione genetica non
definisce in modo deterministico le caratteristiche di un
organismo, poiché entrano in gioco anche le condizioni
ambientali che hanno il potere di modellare l’organismo.
I CROMOSOMI UMANI
Nelle cellule diploidi, i cromosomi sono assortiti in coppie. La
coppia di cromosomi sessuali, è formata da due cromosomi
uguali nella femmina e da due cromosomi diversi nel maschio.
Durante la meiosi, un cromosoma sessuale viene fornito dalla
madre e un cromosoma sessuale viene fornito dal padre.
• 22 coppie di autosomi;
• 22 autosomi;
ABERRAZIONI CROMOSOMICHE
Si definisce aberrazione cromosomica o mutazione
cromosomica, un'alterazione della struttura o del numero dei
cromosomi.
Le trisomie sono anomalie legate alla presenza di un cromosoma
in eccesso, le monosomie sono invece dovute alla mancanza di un
cromosoma.
• La sindrome di Down è una malattia cromosomica dovuta alla
non disgiunzione del cromosoma 21 durante la meiosi e la
formazione di un gamete portatore di due cromosomi 21 che,
attraverso la fecondazione e lo sviluppo di uno zigote, diventano
tre cromosomi 21;
• La sindrome di Edward è una patologia rara, dovuta alla
presenza di un cromosoma soprannumerario alla coppia 18. Le
caratteristiche di tale patologia sono fianchi stretti, malformazioni
cardiache e renali, inoltre il neonato presenta il pugno chiuso con
le dita della mano sovrapposte e l’aspettativa di vita è al massimo
di un anno;
• La sindrome di Turner è una patologia in cui il soggetto si
presenta femmina, ma con caratteristiche fisiche particolari
dovute ad un corredo cromosomico anomalo, infatti è presente un
solo cromosoma X, anziché una coppia di cromosomi sessuali
XX. Le donne affette da questa sindrome presentano sterilità;
• La sindrome di Klinefelter è una patologia in cui il soggetto si
presenta maschio, ma con caratteristiche fisiche particolari poichè
la coppia di cromosomi sessuali XY è modificata da un
cromosoma in eccesso (XXY). Ciò è dovuto alla mancata
disgiunzione meiotica dei cromosomi durante la gametogenesi.
Gli uomini affetti da questa sindrome presentano testicoli piccoli e
sterilità.
VERIFICA SPERIMENTALE DELLA TEORIA CROMOSOMICA
I caratteri determinati da geni localizzati sui cromosomi sessuali
sono detti caratteri legati al sesso.
Lo studioso Thomas Morgan, per sperimentare la validità della
teoria cromosomica, ha correlato alcuni caratteri al cromosoma X,
individuò infatti nel moscerino della frutta un carattere (il colore
dell’occhio) presente solo sul cromosoma X.
Il gene del cromosoma X quindi, assente sul cromosoma Y, si
trasmette in modo diverso negli individui dei due sessi, siccome la
donna è dotata di due cromosomi X, mentre il maschio di uno solo.
Normalmente, l’occhio del moscerino della frutta è di colore rosso
(carattere dominante), ma a causa di una mutazione può essere
anche di colore bianco (carattere recessivo).
1. Morgan incrociò dunque femmine a occhi bianchi con maschi a
occhi rossi, osservando che il carattere non si trasmetteva
secondo le regole mendeliane.
Secondo Mendel infatti, gli individui della prima generazione
filiale dovrebbero presentare tutti occhi rossi (carattere
dominante), e invece si presentarono femmine ad occhi rossi e
maschi ad occhi bianchi.
2. Morgan incrociò poi maschi a occhi bianchi con femmine ad
occhi rossi, ed ottenne nella prima generazione filiale individui
tutti ad occhi rossi, e nella seconda generazione filiale femmine
ad occhi rossi e il 50% dei maschi ad occhi rossi e il restante
50% ad occhi bianchi.
L’unica spiegazione plausibile di questi risultati è che il carattere del
colore dell’occhio sia determinato da un gene localizzato sul
cromosoma X.
Nell’ultimo incrocio infatti, le femmine parentali hanno due
cromosomi X entrambi con il gene degli occhi rossi, mentre i
maschi il cromosoma X con il gene degli occhi bianchi. Le femmine
della prima generazione filiale quindi ricevono un cromosoma X con
il gene occhi rossi dalla madre e uno con il gene occhi bianchi dal
padre, ma hanno un fenotipo occhi rossi perché è un carattere
dominante.
I maschi invece ricevono un unico cromosoma X dalla madre con il
gene occhi rossi, e hanno quindi anch’essi gli occhi rossi.
EREDITÀ LEGATA AL SESSO
L’eredità legata al sesso è dovuta a geni localizzati sui cromosomi
del sesso ed è suddivisibile in ereditarietà legata all’X ed
ereditarietà legata all’Y.
Nell’uomo i caratteri legati al cromosoma Y:
• possono essere ereditati solo per via paterna;
• sono presenti solo in individui maschi e non sono mai trasmessi
alla progenie femminile;
• sono sempre trasmessi a tutti gli individui della progenie maschile;
• si manifestano sempre a livello fenotipico.
I caratteri legati al cromosoma X invece:
• possono essere ereditati sia per via paterna che per via materna:
per via paterna sono trasmessi a tutte le figlie femmine e a
nessun figlio maschio; mentre per via materna (da madre
eterozigote) sono trasmessi al 50% dei figli a prescindere dal loro
sesso;
• sono presenti sia negli individui maschi che nelle femmine;
• nei maschi si manifestano sempre a livello fenotipico
indipendentemente dal fatto che questo allele sia dominante o
recessivo, poiché un maschio possiede un solo allele di un gene
situato sul cromosoma X;
• nelle femmine, per valutare il fenotipo risultante, è necessario
considerare se l’allele in questione sia dominante o recessivo
rispetto all’allele portato dall’altro cromosoma X.
CARATTERI MULTIFATTORIALI
I caratteri studiati da Mendel sono caratteri monofattoriali (controllati
da un singolo gene), esistono però anche i caratteri multifattoriali
(peso, statura, colore della pelle ecc.) Si tratta di caratteri
complessi, controllati in parte dall’ambiente e in parte dai geni.
Relativamente alla componente genetica, il fenotipo è il risultato
dell’interazione di più geni (eredità poligenica).
MALATTIE AUTOSOMICHE
Le malattie autosomiche, sono tutte quelle malattie dovute a geni
localizzati sugli autosomi.
Le malattie dovute a un gene dominante si manifestano sia
nell’individuo omozigote dominante che nell’eterozigote, mentre
quelle dovute ad un gene recessivo si manifestano solo
nell’individuo omozigote recessivo, mentre l’eterozigote è portatore
sano.
Alcuni esempi di malattie autosomiche dominanti sono
acondroplasia, corea di Huntington, brachidattilia.
Alcuni esempi di malattie autosomiche recessive sono albinismo,
alcaptonuria, fenilchetonuria, galattosemia, fibrosi cistica.
GENOTIPO GRUPPO
I0 I0 O
IA IA A
IA I0 A
IB IB B
IB I0 B
IA IB AB
CAPITOLO 5
GENETICA MOLECOLARE
La genetica molecolare studia i meccanismi chimici che permettono
l’espressione delle informazioni genetiche in un individuo e la
trasmissione dei caratteri ereditari da un individuo ai propri
discendenti. L’unità base dell’eredità è rappresentata dal gene, che
viene definito come il tratto di DNA responsabile della
determinazione di uno specifico carattere.
IL DNA
L’acido
desossiribonucleico,
più comunemente
conosciuto come DNA, è
un polimero organico
costituito da monomeri
chiamati nucleotidi, e al
suo interno sono
contenute le informazioni
genetiche.
Nei primi anni ‘50, James
Watson e Francis Crick,
analizzando tutti i dati
allora disponibili,
individuarono la struttura
tridimensionale del DNA
delineando il noto
modello della doppia
elica.
DUPLICAZIONE DEL DNA
Per poter essere trasmesso ai discendenti, il materiale genetico,
cioè il DNA, deve essere in grado di duplicarsi. Il processo di
duplicazione del DNA ha luogo prima che una cellula si divida ed è
chiamato replicazione. Al momento della replicazione, i due
filamenti della doppia elica si separano come in una cerniera lampo
grazie alla rottura dei legami a idrogeno tra le basi appaiate.
Ciascun filamento può così funzionare come stampo per la nascita
di un nuovo filamento a esso complementare.
IL RUOLO DELL’RNA
Una volta individuata la relazione esistente fra i geni e le
corrispondenti proteine, restava da chiarire come un gene, che è
contenuto nel nucleo ed è costituito da solo quattro tipi di nucleotidi,
potesse dar luogo a una catena polipeptidica che è invece
sintetizzata nel citoplasma ed è costituita da venti tipi di
amminoacidi.
Il passaggio dei geni alle proteine è reso possibile dall’intervento
dell’acido ribonucleico (RNA), un acido nucleico diverso dal DNA,
ma formato anch’esso da una sequenza lineare di nucleotidi.
Il messaggio contenuto in un gene viene copiato sotto forma di
RNA, nel nucleo, in un processo chiamato trascrizione. L’RNA si
trasferisce poi dal nucleo al citoplasma, dove il messaggio che esso
trasporta viene usato per sintetizzare una proteina in un processo
chiamato traduzione.
Il flusso dell’informazione biologica va dunque sempre dal DNA
all’RNA alle proteine.
Questa sequenza è stata definita dogma centrale della biologia
molecolare.
Esistono tre tipi diversi di RNA, ciascuno dei quali partecipa alla
sintesi delle proteine:
• RNA messaggero (mRNA): trasporta l’informazione genetica dal
DNA al citoplasma, dove vengono sintetizzate le proteine;
• RNA ribosomiale (rRNA): è un elemento costitutivo dei ribosomi;
• RNA di trasporto (tRNA): durante la sintesi proteica, trasporta gli
amminoacidi liberi nel citoplasma ai ribosomi e serve per tradurre
l’informazione contenuta nella sequenza di nucleotidi dell’mRNA
in una sequenza di amminoacidi.
TRASCRIZIONE
La trascrizione è il processo mediante il quale l’informazione
contenuta in un gene viene copiata in una molecola di mRNA. La
sintesi dell’mRNA è catalizzata da un gruppo di enzimi, il più
importante dei quali è l’RNA polimerasi, che copia
in direzione 5’— > 3’ il filamento di DNA stampo secondo le regole
di appaiamento delle basi.
Sia nei procarioti che negli eucarioti, la RNA polimerasi si lega
inizialmente al promotore di un gene, che l’enzima riconosce come
inizio del gene e che determina quale dei due filamenti di DNA sarà
trascritto. La trascrizione vera e propria inizia dopo il promotore
(quest’ultimo infatti non viene trascritto), e a differenza della
replicazione, viene copiato uno solo dei due filamenti di DNA. Una
volta copiato tutto il gene, l’enzima si lega al terminatore di un
gene, che ne segnala la fine. Come nella replicazione, il nuovo
filamento di RNA sintetizzato è complementare, e non identico, al
tratto di DNA stampo da cui è stato copiato.
Nei procarioti la trascrizione avviene nel citoplasma e l’mRNA
neoprodotto può essere utilizzato immediatamente per la sintesi
proteica, negli eucarioti invece la trascrizione ha luogo nel nucleo e
l’mRNA deve essere modificato prima di migrare nel citoplasma.
IL CODICE GENETICO
Il codice genetico è un insieme di regole che collega la sequenza
di basi nel DNA alla successione di amminoacidi nelle proteine.
Le principali caratteristiche del codice genetico sono:
• Il codice è a triplette, ogni amminoacido è codificato da tre
nucleotidi detti codoni. Le triplette totali sono 64, e sono infatti 64
le possibili combinazioni a tre a tre delle 4 basi del DNA,
sufficienti a codificare i 20 amminoacidi;
• Il codice contiene un segnale di inizio della sintesi proteica,
rappresentato dal codone AUG;
• Il codice contiene dei segnali di fine lettura, rappresentati da tre
codoni di stop;
• Il codice non è ambiguo, poiché un codone specifica sempre un
unico amminoacido. Per esempio il codone AUU codifica sempre
l’isoleucina;
• Il codice è ridondante, cioè più codoni codificano per uno stesso
amminoacido, per esempio i codoni GCU, GCC, GCA e GCG
codificano tutti per l’alanina;
• Il codice è universale, cioè è valido per tutti gli organismi, con
pochissime eccezioni;
• Il codice è lineare, è letto in gruppi successivi di tre nucleotidi
senza sovrapposizioni;
• Il codice è senza segni di interpunzione, non vi sono segnali
che indicano dove inizia e dove finisce un nucleotide.
MUTAZIONI
Una mutazione è un cambiamento improvviso del patrimonio
ereditario.
In base al suo effetto, una mutazione può essere definita
vantaggiosa se aumenta la probabilità di sopravvivenza
dell’individuo che la possiede, svantaggiosa se la diminuisce, e
neutra se non la modifica.
Le mutazioni vengono suddivise in mutazioni geniche,
cromosomiche e genomiche, a seconda che l’alterazione riguardi
un singolo gene, la struttura o il numero di cromosomi.
• MUTAZIONI GENICHE: consistono in una variazione della
sequenza nucleotidica del DNA. Le mutazioni più semplici
interessano un singolo nucleotide e sono dette mutazioni
puntiformi. Queste mutazioni possono comportare la sostituzione
di un nucleotide con un altro oppure la perdita o l’aggiunta di un
nucleotide.
- La perdita e l’aggiunta di un nucleotide hanno come effetto lo
spostamento della griglia di lettura e sono dette mutazioni
frame-shift. Tali mutazioni sono quasi sempre responsabili di
effetti molto gravi, dovuti alla produzione di una proteina
completamente priva di attività biologica;
- La sostituzione di un nucleotide può dare origine a tre tipologie
diverse di mutazioni:
1. mutazione silente: se viene prodotto un codone sinonimo;
2. mutazione missenso: se un codone codifi ca un amminoacido
diverso da quello originario;
3. mutazione non senso: se la mutazione dà origine a un codone
di stop, in questo caso la sintesi della proteina termina
prematuramente.
• MUTAZIONI CROMOSOMICHE: sono la causa di alcune malattie
umane e comprendono la delezione (perdita di un segmento di
cromosoma), la duplicazione (ripetizione di un segmento di
cromosoma), l’inversione (rotazione di 180º di un segmento di
cromosoma) e la traslocazione reciproca (scambio reciproco di
parti tra cromosomi non omologhi).
• MUTAZIONI GENOMICHE: sono anomalie nel numero dei
cromosomi. Esse comprendono le aneuploidie, in cui vengono
persi o aggiunti uno o più cromosomi, e le poliploidie che
comportano l’acquisto di interi assetti cromosomi. Nell’uomo, la
poliploidia non è compatibile con la vita, le principali aneuploidie
sono invece la trisomia e la monosomia.
I TELOMERI
I telomeri sono sequenze di nucleotidi ripetute, poste alle estremità
dei cromosomi. Queste sequenze hanno un ruolo protettivo in
quanto ogni volta che il DNA si replica, vanno persi brevi tratti di
DNA posti alle estremità del filamento. A ogni replicazione quindi, il
telomero si accorcia e dopo 50-70 divisori i telomeri sono ormai
troppo corti e la cellula muore.
Per quanto riguarda le cellule riproduttive e le cellule staminali
invece, è presente l’enzima telomerasi che ripristina sempre la
lunghezza originale del DNA. L’enzima telomerasi spesso è
presente nelle cellule tumorali, cui garantisce la possibilità di
replicazione illimitata e l’immortalità.
CLONAGGIO DI UN GENE
Il processo del clonaggio di un gene richiede 4 fasi:
• isolamento del gene che codifica la proteina che si vuole
produrre;
• costruzione del DNA ricombinante, cioè inserimento del gene nel
DNA vettore (il vettore è o il DNA di un plasmide o di un
batteriofago);
• introduzione del DNA ricombinante in una cellula ospite che si
moltiplichi attivamente;
• clonaggio del gene, cioè produzione di numerose copie del gene
grazie alla proliferazione della cellula ospite, e produzione della
proteina;
• recupero e purificazione della proteina.
PROVE DELL’EVOLUZIONE
Le prove a sostegno dell’evoluzione provengono da diverse
discipline, tra cui la paleontologia, la biogeografia, l’anatomia
comparata, l’embriologia comparata e la biologia molecolare:
• PALEONTOLOGIA: la paleontologia è la disciplina che analizza i
resti fossili e ha dimostrato che non tutte le specie attualmente
esistenti sulla Terra erano presenti anche in un lontano passato e
che, per contro, molte specie un tempo esistenti sono ormai
scomparse;
• BIOGEOGRAFIA: la biogeografi a studia la distribuzione delle
forme viventi nelle varie regioni del globo e ci ha permesso di
verifi care che nelle isole Galápagos sono presenti 14 specie di
uccelli riconoscibili come fringuelli, che però differenziano l’uno
dall’altro per quanto riguarda la forma e le dimensioni del becco,
in relazione al tipo di vita e al tipo di alimentazione. Dato che le
isole Galápagos sono sempre state separate dal continente
sudamericano, questa distribuzione suggerisce l’ipotesi che tutte
le specie derivino da pochi individui provenienti dal Sud America
che, giunti su una di queste isole, si sono adattati alle nuove
condizioni ambientali. A loro volta, anche alcuni fringuelli hanno
raggiunto le altre isole dell’arcipelago e si sono evoluti in direzioni
diverse a seconda delle condizioni ambientali, fi no a generare
specie diverse;
• ANATOMIA COMPARATA: l’anatomia comparata dimostra che gli
organismi appartenenti a uno stesso gruppo presentano sempre
molte somiglianze strutturali. Le zampe di due mammiferi come il
gatto e il cane presentano la stessa struttura di base, che
differenzia da quella di una mosca che è invece un insetto;
• EMBRIOLOGIA COMPARATA: l’embriologia è la disciplina che
studia lo sviluppo embrionale e ci ha permesso di verifi care che
gli stadi dello sviluppo embrionale degli organismi imparentati si
assomigliano, indicando un’origine evolutiva comune;
• BIOLOGIA MOLECOLARE: la biologia molecolare è la branca
della biologia che studia gli esseri viventi a livello dei meccanismi
molecolari e ci ha permesso di verifi care che maggiore è la
parentela evolutiva di due specie, maggiore è il grado di
somiglianza nella sequenza delle basi del loro DNA.
MUTAZIONI
Le mutazioni sono eventi casuali che provocano una variazione
ereditaria del genotipo. Dal punto di vista evolutivo, le mutazioni
sono responsabili della comparsa di nuovi alleli che possono
risultare favorevoli, neutri o sfavorevoli in base alle condizioni
ambientali in cui si trova una popolazione ed essere quindi eliminati
dal pool genico oppure essere mantenuti con una frequenza
costante.
SELEZIONE NATURALE
Secondo Darwin, la selezione naturale consiste nella sopravvivenza
degli individui più adatti. La selezione naturale modifica la
distribuzione delle caratteristiche del fenotipo di una popolazione
modificando in questo modo le frequenze alleliche poiché,
eliminando gli individui meno adatti a vivere in un certo ambiente,
causa l’eliminazione degli alleli non favorevoli.
DERIVA GENETICA
La deriva genetica è una variazione delle frequenze geniche di una
popolazione, dovuta a fenomeni casuali, e non all’azione della
selezione naturale.
Per esempio, se alcuni individui si staccano da una popolazione
grande e vanno a fondare una nuova popolazione, non
necessariamente le frequenze alleliche dei nuovi individui
rispecchiano quelle della popolazione di origine. È quindi possibile
un cambiamento delle frequenze alleliche nella nuova popolazione
che si è formata, dovuto unicamente al caso. Questo effetto è detto
effetto del fondatore.
Altro esempio di deriva genetica è caratterizzato dal fenomeno
detto collo di bottiglia. Se a causa di una catastrofe ambientale
una popolazione viene ridotta ad un piccolo numero di
sopravvissuti, questi presentano in genere frequenze alleliche
diverse da quelle originarie, per motivi puramente casuali.
SPECIAZIONE
Il complesso di fenomeni che portano alla nascita di una nuova
specie prende il nome di speciazione. La condizione che da inizio
alla speciazione è l’isolamento genetico, diretta conseguenza
dell’isolamento riproduttivo tra due popolazioni di una data specie.
Esistono due tipi di speciazione:
• speciazione allopatrica: è il termine con il quale ci riferiamo ad
un isolamento riproduttivo dovuto ad un isolamento geografi co.
Se infatti una popolazione viene separata da un’altra da una
barriera geografi ca (per esempio un corso d’acqua), i due gruppi
cesseranno di scambiarsi geni e resteranno isolati dal punto di
vista riproduttivo. Una volta separati, sui loro pool genici agiranno
pressioni selettive diverse ed evolveranno indipendentemente
l’uno dall’altro. Se l’isolamento dura suffi cientemente a lungo, le
due popolazioni possono differenziarsi geneticamente al punto
tale che, anche se tornassero in contatto, non potrebbero più
incrociarsi. Vengono così a formarsi due nuove specie;
• speciazione simpatrica: è il termine con il quale ci riferiamo ad
un isolamento riproduttivo non dovuto ad un isolamento
geografi co. La speciazione simpatrica è molto comune nelle
piante.
MODELLI DI EVOLUZIONE
L’evoluzione consiste nella comparsa e nell’affermazione di
organismi dotati di caratteristiche nuove.
• la microevoluzione consiste nei cambiamenti genetici che
interessano una popolazione e che, accumulandosi, portano
all’origine di una nuova specie;
• la macroevoluzione riguarda quei cambiamenti che insorgono
all’interno di gruppi superiori alla specie, come le estinzioni di
massa.
I CINQUE REGNI
La classificazione dei viventi è suddivisa in cinque regni: Monere,
Protisti, Funghi, Piante e Animali.
MONERE
Tutti gli organismi procarioti sono classificati nel regno delle
monere, che comprende organismi estremamente diversi.
Gli organismi appartenenti a questo gruppo possono essere
suddivisi in tre categorie principali:
1. fotoautotrofi: sintetizzano i composti organici a partire dalla
CO2, utilizzando la luce del sole come fonte di energia;
2. chemioautotrofi: sintetizzano i composti organici a partire dalla
CO2 e ricavano l’energia necessaria dall’ossidazione di
composti inorganici;
3. eterotrofi: assumono dall’ambiente i composti organici
necessari come fonte di energia e come elementi strutturali.
Il regno delle monere comprende due grandi gruppi di organismi: i
batteri e i cianobatteri.
PROTISTI
Il regno dei protisti comprende tutti gli organismi eucarioti che non
sono funghi, piante o animali. Sono prevalentemente unicellulari a
parte le alghe che possono essere anche pluricellulari.
La riproduzione può essere sia sessuata che asessuata, possono
essere parassiti interni o esterni e alcuni possono provocare gravi
malattie all’uomo come la malaria e la malattia del sonno.
FUNGHI
I funghi sono organismi eterotrofi per lo più pluricellulari, alcuni
unicellulari. Hanno il corpo a tallo, cioè non sono suddivisi in radici,
fusto e foglie.
Sono saprobi (o saprofiti) se si nutrono di materia organica morta,
oppure parassiti se si nutrono a spese di esseri viventi.
La maggior parte dei funghi si riproduce alternando la riproduzione
asessuata a quella sessuata. In base alle modalità di riproduzione
sessuata e alle strutture riproduttive i funghi sono divisi in quattro
gruppi: zigomiceti, ascomiceti, basidiomiceti e deuteromiceti.
PIANTE
Le piante sono organismi vegetali autotrofi pluricellulari, sono in
grado di sintetizzare le molecole organiche ridotte necessarie alla
vita, utilizzando anidride carbonica e acqua tramite il processo della
fotosintesi. Le loro cellule sono formate da parete cellulare. La
principale sostanza di riserva delle piante è l’amido.
ANIMALI
Il regno degli animali comprende organismi pluricellulari
eterotrofi. Gl animali sono formati da cellule prive di parete
cellulare e si riproducono prevalentemente in modo sessuato.
I principali phyla animali sono:
NON VERTEBRATI
• PORIFERI: sono individui (spugne) formati da semplici aggregati
di cellule che non costituiscono tessuti differenziati. Si ritrovano
sia in acqua dolce che salata e sono caratterizzati da numerose
cavità attraverso cui l’acqua entra e viene fi ltrata per raccogliere
particelle di cibo. Possono riprodursi sia in modo sessuato che
asessuato;
• CELENTERATI: sono invertebrati quasi esclusivamente marini
(meduse e coralli), caratterizzati da un rudimentale
differenziamento dei tessuti. Sono costituiti da un doppio strato di
cellule che delimita una cavità centrale dotata di una sola
apertura. Sono caratterizzati da simmetria raggiata. Si
riproducono sia per via asessuata che sessuata. La classe degli
scifozoi comprende le meduse, mentre la classe degli antozoi
comprende attinie e coralli;
• PLATELMINTI: sono chiamati anche vermi piatti e presentano
simmetria bilaterale e sviluppo di organi. Sono parassiti di uomini
e animali e presentano di conseguenza una regressione
dell’apparato digerente e di quello locomotore. Sono ermafroditi.
Appartengono a questo gruppo i cestodi, parassiti del tubo
digerente degli animali e dell’uomo;
• NEMATODI: sono vermi dotati di un tubo digerente completo
provvisto di due aperture, bocca e ano. Comprendono numerose
forme parassite, come l’ossiuro (comune verme intestinale dei
bambini), l’anchilostoma (si fi ssa alle pareti intestinali succhiando
sangue) e la trachinella (colpisce gli animali ma può contagiare
anche l’uomo se ingerisce carni infette);
• MOLLUSCHI: molti presentano una conchiglia calcarea, prodotta
da un tessuto sottostante chiamato mantello e si muovono per
mezzo di un robusto piede muscolare. Comprendono gasteropodi
(chiocciole), bivalvi (mitili e vongole), e cefalopodi (polpi, seppie e
calamari);
• ANELLIDI: sono detti anche vermi segmentati e comprendono i
lombrichi e le sanguisughe;
• ARTROPODI: comprendono il maggior numero di specie viventi
ed è considerato il più evoluto degli invertebrati. Sono
caratterizzati da un esoscheletro di chitina e dal corpo
generalmente diviso in tre parti (capo, torace e addome).
Comprendono aracnidi (ragni, scorpioni, acari), gli insetti e i
crostacei (gamberi, granchi, aragoste);
• ECHINODERMI: sono animali marini a simmetria pentaraggiata,
sono dotati di un sistema acquifero che è un sistema di canali
avente funzione locomotoria e respiratoria. Comprendono gli
asteroidi (stelle di mare), gli ofi uroidi (stelle serpentine) e gli
echinoidi (ricci di mare);
• CORDATI: sono animali a simmetria bilaterale e sono
caratterizzati dalla presenza della corda dorsale, una struttura
cilindrica di sostegno.
VERTEBRATI
• PESCI: sono formati da due classi (condroitti e osteitti) che
condividono alcuni caratteri comuni, tra cui la respirazione
mediante branchie, la temperatura del corpo variabile e il cuore
formato da due cavità e la circolazione sanguigna semplice.
- condroitti: i più noti animali appartenenti a questa classe sono
gli squali e le razze;
- osteitti: sono anche detti pesci ossei, caratterizzati dallo
scheletro di tessuto osseo.
• ANFIBI: hanno avuto origine da un gruppo di pesci che vivevano
nelle acque basse e potevano sopportare periodi in cui
scarseggiava l’acqua, grazie a una specie di polmone che
permetteva loro di respirare l’ossigeno atmosferico. Sono i primi
vertebrati ad aver conquistato le terre emerse, ma sono ancora
legati all’ambiente acquatico, in cui avvengono la riproduzione e
lo sviluppo. La fecondazione è esterna e avviene tramite
deposizione di uova nell’acqua, il loro cuore è formato da tre
cavità e hanno circolazione sanguigna doppia. Comprendono
urodeli (tritoni e salamandre), anuri (rane e rospi), e apodi;
• RETTILI: sono stati i primi vertebrati terrestri del tutto svincolati
dall’acqua e si diffusero nel Mesozoico attraverso forme terrestri,
acquatiche, oppure adattate al volo. Tutti i grandi rettili (dinosauri),
scomparvero 65 milioni di anni fa. Una delle principali “innovazioni
fi siologiche” che rendono i rettili del tutto indipendenti
dall’ambiente acquatico è rappresentata dagli adattamenti
dell’apparato riproduttore, ovvero uova racchiuse in un guscio
coriaceo e dotate di una cavità piena di liquido, la cavità
amniotica, che protegge l’embrione. Comprendono squamati
(serpenti, iguane e lucertole), cheloni (tartarughe) e coccodrilli;
• UCCELLI: costituiscono la classe di vertebrati comparsa più
recentemente come discendenti diretti dei dinosauri. La loro
caratteristica più appariscente è la capacità di volare;
• MAMMIFERI: si diffusero in seguito all’estinzione dei grandi rettili
ed è una classe suddivisa in tre gruppi:
- prototeri: sono oviperi e comprendono ornitorinco ed echidna;
- marsupiali: partoriscono prole viva ma i loro neonati, poco più
che embrioni, completano lo sviluppo all’interno del marsupio;
- placentati: sono dotati di placenta, organo che mette in relazione
madre e feto permettendo lo scambio di ossigeno, sostanze
nutritive e prodotti di rifi uto.
OMINAZIONE
L’ominazione è l’insieme degli eventi che hanno caratterizzato
l’evoluzione dell’uomo. L’ordine dei primati è comparso circa 60
milioni di anni fa con piccoli animali notturni che si nutrivano
mediante alimentazione insettivora. Le scimmie antropoidi
comparvero circa 20 milioni di anni fa. La separazione fra la linea
evolutiva dello scimpanzé e quella dell’uomo è invece molto
recente, circa 6 milioni di anni fa.
Le modificazioni più importanti avvenute sono state acquisizione
della postura eretta, liberazione degli arti superiori, pollice
opponibile, notevole aumento della capacità cranica e sviluppo del
cervello, variazioni nella forma della scatola cranica e denti.
L’evoluzione dell’uomo è stata così classificata: australopithecus
robustus, homo habilis, homo erectus, homo sapiens
neanderthalensis e homo sapiens sapiens.
FISIOLOGIA ANIMALE
Le funzioni principali degli animali sono:
• nutrizione: per sostenere le richieste di energia e materiali delle
proprie cellule, gli esseri viventi hanno bisogno di assumere
dall’esterno numerose sostanze organiche e inorganiche. Ciò è
permesso da due processi, digestione (degradazione delle grosse
molecole in componenti più semplici) e assorbimento (ingresso
nelle cellule dell’organismo dei prodotti della digestione);
• respirazione: è un processo che viene svolto nell’ambiente
acquatico tramite branchie, in quello terrestre tramite trachee e
polmoni;
• trasporto di gas e nutrienti: negli anellidi questo processo si
svolge mediante un vaso dorsale contrattile e un vaso ventrale.
Negli animali più complessi è presente un sistema circolatorio
aperto oppure un sistema chiuso.
Il sistema circolatorio aperto è tipico della maggior parte dei
molluschi e degli artropodi; il fl uido extracellulare viene pompato
da un cuore in ampie lacune che circondano i diversi organi, qui
avvengono gli scambi di sostanze nutritive e il fl uido circolatorio è
poi raccolto da vasi collettori e convogliato nuovamente verso il
cuore;
Il sistema circolatorio chiuso è tipico dei molluschi, dell’uomo e
di tutti i vertebrati; il sangue è contenuto all’interno dei vasi e lo
scambio tra i vasi e i tessuti è mediato dal liquido interstiziale;
• movimento: presuppone l’esistenza di muscoli e di uno scheletro,
e l’insieme di queste due componenti si chiama apparato
locomotore. Alcuni animali, come gli anellidi, hanno speciali
cavità corporee ripiene di liquidi che conferiscono al corpo
notevole rigidità, si parla in tal caso di scheletro idrostatico.
I molluschi e gli artropodi hanno sviluppato invece un
esoscheletro, cioè una struttura di sostegno esterna che funge
anche da rivestimento dell’organismo. La sua rigidità è però un
ostacolo per la crescita e l’animale deve subire varie fasi di muta,
rimuovendo il vecchio esoscheletro ormai stretto e sostituendolo
con uno nuovo. Nei vertebrati si trova invece l’endoscheletro;
• eliminazione dei rifiuti e osmoregolazione: gli esseri viventi
devono mantenere costante la quantità totale di acqua
nell’organismo e la concentrazione dei sali (osmoregolazione),
oltre a eliminare l’ammoniaca prodotta come rifi uto del
metabolismo delle proteine (escrezione). Osmoregolazione ed
escrezione sono funzioni associate, perché i rifi uti da eliminare
richiedono acqua per diluirli e ridurne la tossicità.
CICLI BIOGEOCHIMICI
Gli atomi di molti elementi sono soggetti a un percorso ciclico.
Particolarmente importanti sono il ciclo del carbonio, dell’azoto e del
fosforo.