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/ Antropologia
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Direzione
Comitato editoriale
ANDREA STAID (Naba, Milano); MASSIMILIANO GUARESCHI (Naba, Milano); MAURIZIO GUERRI
Comitato scientifico
MARCO AIME (Università degli Studi di Genova); BRUNO BARBA (Università degli Studi di Genova);
PIERO ZANINI (École Nationale Supérieure d’Architecture de Paris la Villette); FRANCO LA CECLA
(Naba, Milano); VINCENZO MATERA (Università degli Studi di Milano-Bicocca); MATTEO MESCHIARI
(Università degli Studi di Palermo); VALENTINA PORCELLANA (Università degli Studi di Torino);
GIUSEPPE SCANDURRA (Università degli Studi di Ferrara); EMANUELE FABIANO (Pucp, Pontificia
Universidad Católica del Perú); STEFANO DE MATTEIS (Università degli Studi Roma 3)
Bruno Latour
La sfida di Gaia
Questo volume è stato pubblicato con il contributo alla traduzione del Centre National du Livre
(CNL)
Meltemi editore
www.meltemieditore.it
redazione@meltemieditore.it
Sede operativa: via Monfalcone, 17/19 – 20099 Sesto San Giovanni (MI)
Per anni ho invocato una più profonda presa di posizione delle scienze
umane sulla crisi climatica e ambientale. Sono pertanto lieto che studiosi
del calibro di Bruno Latour dedichino così tante energie a questo tema. Non
lo dico per me che, non essendo esperto del settore, ho potuto solo
pagine. Lo dico per l’altra metà del sapere, quello umanistico, che ora
naturali di cui invece sono io a far parte. Il mio intento non è quindi quello
chiamare in diversi modi: Natura, Gaia, biosfera, pianeta, poco importa. Per
termine forse ancora ambiguo ma che – per coloro che ogni giorno lavorano
miliardi di anni, ovvero dai primi istanti dopo il Big Bang. Ci sono voluti
200.000 anni fa, l’homo sapiens. Dunque noi siamo gli ultimi arrivati. Pieni
capire – almeno un po’ – quali sono le regole del gioco esterne a noi, alla
nostra cultura, alla nostra società, e che quindi ci sono date a priori come
bisogno di altre considerazioni: se non vuoi farti male, non devi cadere. Se
complesse tra attori viventi e non viventi. Gaia emerge da queste regole e le
sfrutta entro certi limiti a suo favore, producendo ambienti stabili favorevoli
alla vita. Il nostro problema è che, dopo aver compreso le regole e i limiti,
certi limiti (una sorta di hybris verso le grandezze fisiche), arriveranno delle
diritto recepì a livello locale questi limiti empirici con bandi sull’utilizzo dei
suoli, delle foreste, della selvaggina. Penso alle Dolomiti, dove fin dal
breve, esse stabiliscono che non puoi tagliare il bosco tutto e subito per far
demografica e quella dei consumi e delle risorse, finalizzata a sua volta alla
chiaro: non può esistere una crescita infinita in un mondo finito. Si deve
ci vorrebbe una stabilità economica e demografica più che una crescita, tale
non viene messa in atto. Nel 1978 il Rapporto Charney dell’Accademia delle
Scienze degli Stati Uniti aggiunge un nuovo, esplicito, allarme condiviso sul
degli Stati Uniti che non crede né alla scienza del clima né a quella del
sale, fino alle attuali 416 parti per milione, un record per gli ultimi tre
milioni di anni. Agli inizi del 2000 nasce così il concetto di Antropocene e
ingurgitiamo. Per me è con queste misure, che sono come il tasso glicemico
Gaia cambia parametri, in modo tale da non essere più adatta alla nostra
vita. Ne ospiterà altra nel suo lungo futuro di miliardi di anni e, come
vita della nostra specie, insieme a tutte le altre che compongono una
biosfera a noi congeniale. Se farà troppo caldo, alcune zone della Terra
diventeranno inabitabili (il calore umido sopra i 35˚ è mortale per il corpo
umano, non è una questione di solo comfort, è uno di quei limiti fisici non
opinabili e non negoziabili). A fine secolo il livello del mare più alto di un
potrà produrre cibo. E così via. Gli avvertimenti da parte della comunità
pericolo? Speriamo dunque che siano i filosofi come Bruno Latour a dare
una mano prima che Gaia, da noi incautamente incalzata, cambi i suoi
Luca Mercalli
nelle note a piè di pagina e nella estesa Bibliografia presente alla fine del
volume.
lingue originali.
A Ulysse e Maya,
Tutto è iniziato con un passo di danza che mi era entrato in testa, circa una
decina di anni fa, divenendo un chiodo fisso di cui non riuscivo a liberarmi.
occhiate sempre più inquiete dietro di lei – come se la fuga accumulasse alle
++++++
Mi ero convinto che questa danza esprimesse lo spirito del tempo, che
moderni avevano prima rifuggito, l’arcaico orrore del passato, e quello che
la figura di Gaia. Non potevo più scappare: occorreva comprendessi ciò che
allora, per una di quelle coincidenze che non dovrebbero sorprendere chi
Dewey, Henri Bergson, Hannah Arendt e molti altri non avevano esitato ad
4
accettare ? Non era l’occasione ideale per sviluppare con l’argomentazione
Perlomeno, quel medium non mi era troppo estraneo. Tanto più che avevo
in cui il contesto fisico, che i moderni avevano dato per scontato, il terreno
lo scenario avesse calcato la ribalta per condividere la trama con gli attori.
punto da far entrare in politica tutto ciò che, fino a poco prima, apparteneva
ancora alla natura – figura che, di riflesso, diviene un enigma ogni giorno
più indecifrabile.
della natura e delle scienze in politica, sviluppando dei metodi per rilevare,
legami possibili fra umani e non umani, del ruolo degli scienziati nella
l’antica Costituzione che ripartiva i poteri fra scienza e politica sia divenuta
ancora più strana, del suo legame col governo. Utilizzo nel loro senso più
ampio queste espressioni che gli storici della geografia non adoperano più se
anch’essa obsoleta. Di colpo, tutti sentono che un altro Spirito delle leggi
intende contribuire.
dalle scienze umane per comprenderla. Ecco, dunque, uno stile ibrido per
ibrido.
libro: come tutti i ricercatori, sono obbligato a scrivere in inglese per essere
letto. Una volta redatte e consegnate a Edimburgo nel febbraio 2012, le sei
madre degli autori: l’ho interamente rimaneggiato, ampliato con due nuovi
diverso – così diverso che temo mi tocchi fare una nuova traduzione per il
gli stessi dall’inizio alla fine di un libro e che proseguano il loro grand tour
differente. Ecco perché ciascuna delle otto conferenze può essere letta
tema della “religione naturale”, senza dimenticare l’uditorio della sala Santa
Cecilia, nel corso delle sei meravigliose giornate del febbraio 2013, sotto il
Sono debitore, molto più di quanto loro immaginino, agli studenti che
che fa così diretto riferimento, sin dal titolo, al nome della sua collana:
perché non è affatto globale Gaia; contrariamente a quel che si pensa troppo
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spesso, è senza ombra di dubbio la grande guastafeste …
1
B. Latour, Kosmokoloss, 2013, trasmesso alla radio tedesca. Il testo del radiodramma nonché la
gran parte dei miei articoli citati in questo libro sono accessibili in versione definitiva o provvisoria
2
Interpretato il 12 febbraio 2013, filmato da Jonathan Michel, disponibile su
vimeo.com/60064456.
3
Opera collettiva realizzata, a partire dalla Pasqua 2010, dalle registe Chloé Latour e Frédérique
Aït-Touati; con gli attori Claire Astruc, Jade Collinet, Matthieu Protin e Luigi Cerri; nonché il
prezioso contributo di Pierre Daubigny, autore del testo. Il lavoro è culminato nell’esibizione a Tolosa
nell’ambito del festival La Novela, a ottobre 2013, e alla Comédie de Reims a dicembre dello stesso
4
I sei interventi sono disponibili sul sito delle conferenze Gifford dell’Università di Edimburgo,
ed.ac.uk. Sulla storia di queste conferenze e del dominio della “religione naturale”, abbastanza
enigmatica agli occhi dei francesi, cfr. L. Witham, The Measure of God, Harper, San Francisco 2005.
5
B. Latour, Enquête sur les modes d’existence, La Découverte, Paris 2012.
6
L’espressione deriva da un termine introdotto da Stefan Aykut e Amy Dahan per designare il
modo assai particolare e, a loro avviso, poco efficace, di tentare di “governare il clima”. Cfr. S. Aykut,
articolo Agency at the Time of the Anthropocene, in “New Literary History”, vol. XLV, n. 1, 2014, pp.
1-18.
8
Nel 1990, su iniziativa di Isabelle Stengers e Philippe Pignarre, nasce – grazie al patrocinio della
casa farmaceutica Synthélabo, che all’epoca si impegnava a rispettarne la libertà editoriale – la casa
editrice Les empêcheurs de penser en rond, specializzata in scienze umane e sociali, che entrerà a far
parte de La Découverte nel 2008. Coloro che “impediscono di pensare a vuoto” sono gli acerrimi
nemici del pensiero asfittico e acritico, i pensatori “scomodi” e liberi, in definitiva i “guastafeste” di
Una mutazione nel rapporto con il mondo – Quattro modi in cui l’ecologia ci fa dare di
clima – “Andate a dire ai vostri maestri che gli scienziati sono sul piede di guerra!” –
Non c’è mai tregua, ogni mattina ricomincia tutto da capo. Un giorno,
quello della disoccupazione; ogni anno che passa, ci dicono, è l’anno più
caldo mai registrato dalle stazioni meteorologiche; il livello dei mari non fa
sempre più acido. È quel che i giornali definiscono vivere nell’epoca della
“crisi ecologica”.
rassicurazioni, per dirsi che “passerà”, che “presto ci lasceremo alle spalle”
questa crisi. Se fosse soltanto una crisi! Se solo fosse stata semplicemente
per rinfrancarci, per porci a una certa distanza dai problemi che ci
minacciano: “Ah, state parlando di questioni ecologiche, be’, non sono cose
E, tuttavia, non credo sia questo il caso. Prova ne è che accogliamo tutte
fuori dai nostri rifugi a inventare sempre nuove tecnologie all’altezza della
minaccia. Gli abitanti dei paesi ricchi sarebbero stati altrettanto ingegnosi
massiccia del proprio stile di vita. Grazie alle loro azioni vigorose, la
1
quantità di CO rilevata all’osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii ,
2
i ghiacciai artici avrebbero rallentato forse il loro declino (a meno che, presa
una china irreversibile, non siano già transitati da millenni verso un nuovo
2
stato ).
A ogni modo, da una trentina d’anni avremmo già agito. La crisi sarebbe
già portando i nostri bambini a visitare musei dedicati a questa guerra, nella
speranza che rimangano sbalorditi dai nostri progressi, allo stesso modo in
cui oggi apprendono con stupore come la guerra del 1940 abbia reso
arrampicato sulle nostre spalle, senza che ce ne rendessimo conto, senza che
che sia avvenuto qualcosa che non si staglierebbe davanti a noi come una
minaccia a venire, ma piuttosto dietro coloro che sono già nati. Come non
suonava?
Eppure, gli avvertimenti non sono mancati. Le sirene hanno ululato per
stesso tempo. Di solito, quando si tratta di prenderci cura di noi stessi, della
beni, anche se non siamo certi della diagnosi e gli esperti continuano a
5
cavillare sulla reale portata dei pericoli . Eppure, per questa crisi globale
solo a tastoni – picchiettando ogni ostacolo come un cieco col suo bastone
una a una. Abbiamo aperto gli occhi, abbiamo visto, abbiamo saputo,
6
abbiamo tirato dritto tenendo gli occhi ben serrati ! Se ci stupiamo,
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leggendo I sonnambuli di Christopher Clark, di vedere l’Europa
conoscenza esatta delle cause e degli effetti l’Europa (e tutti coloro che da
probabilmente perso?
davvero ognuno di noi. Anche se hanno molti modi per farci uscire di
senno!
Una parte della gente, degli intellettuali, dei giornalisti, coadiuvati talvolta
cui non c’è più alcuna natura agitata o minaccia reale. Se costoro
mantengono la calma è perché sono sicuri che i dati degli scienziati siano
stati manipolati da forze oscure, in ogni caso sarebbero stati gonfiati a tal
vista è, tuttavia, molto più diffuso nel mondo intero nella forma di una dolce
parallelo, ma, poiché hanno disinnescato tutti gli allarmi, nessuna sirena
non perdere la testa”. Diagnosi bizzarra: questi sono pazzi a furia di restar
calmi! C’è persino chi, negli interventi alle assemblee politiche, non esita ad
appellarsi al patto, citato nella Genesi, con cui Dio s’impegna davanti a Noè
a non mandare più altri diluvi: “Io non maledirò più la terra a cagione
dell’uomo, poiché i disegni del cuor dell’uomo sono malvagi fin dalla sua
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fanciullezza; e non colpirò più ogni cosa vivente, come ho fatto” (Gn 8,21 ).
di petto l’intero sistema terrestre, considerato come una vasta macchina che
necessaria alla sopravvivenza in questa clinica per pazienti dai nervi fragili
colpiscono quelli, assai più numerosi, che osservano con estrema attenzione
giornale; non escono dal loro torpore se non con un accesso di rabbia nel
vedere gli altri avanzare in modo ancor più folle. Ma, una volta passati
antidepressivi.
I più folli sono ancora quelli che hanno l’aria di credere che possono
comunque fare qualcosa, che non è ancora troppo tardi, che le regole
persino dinanzi a minacce così gravi, nel rispetto del quadro delle istituzioni
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esistenti . Ma questi sono probabilmente bipolari, pieni di energia nella
fase maniacale prima del crollo che risveglierà in loro il terribile impulso a
crediate nemmeno per un istante che siano sani di mente! Si tratta con ogni
angoscia solo perché hanno trovato mezzi astuti per inocularla negli altri!).
Non c’è dubbio, l’ecologia fa dare di matto: è da qui che bisogna ripartire.
Non con l’idea di trovare una cura, giusto per imparare a sopravvivere senza
può guarire dalla convinzione che noi non gli apparteniamo, che
l’essenziale risiede altrove, che quel che accade al mondo non ci riguardi.
una crisi. Non possiamo dire: “Anche stavolta passerà”. Dovremo farci
l’abitudine. È definitivo.
incoraggiante.
scommettere sul minore dei mali. Dopo tutto, è pur sempre una forma di
una nuova follia e un nuovo modo di lottare contro le follie precedenti! Non
c’è altra soluzione per curarsi senza sperare di guarire: bisogna andare a
fondo nella situazione di derelizione in cui ci troviamo tutti, quali che siano
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le sfumature che assumono le nostre angosce .
distinzione dalla natura. Questo è quel che si intende, più spesso, con la
nozione di “cultura”, di “società” o di “civiltà”. Di conseguenza, ogni volta
quindi non potremo mai dire troppo brutalmente che “appartiene alla
ambigue).
umana. – “Ma non sono un essere naturale! Sono prima di tutto un essere
culturale.” – “Peccato che, com’è ovvio, in realtà sei prima di tutto un essere
effetti. Senza parlare del “ritorno alla natura” inteso come “ritorno all’età
della pietra”, con il suo patetico sistema di illuminazione che è una delle
presuppone due tipi di domini, quello della natura e quello della cultura,
anche il termine “cultura” (l’uomo è colui che sfugge alla natura: un po’,
è colui che non può “totalmente sfuggire” ai vincoli della natura). Il che
significa che non abbiamo a che fare con dei domini ma piuttosto con un
unico concetto diviso in due parti che risultano legate, se così si può dire, da
dell’una senza parlare dell’altra: non c’è altra natura che questa definizione
della cultura e altra cultura che questa definizione della natura. Sono nate
insieme, inseparabili come gemelli siamesi che si fanno le coccole o si
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picchiano senza smettere di condividere lo stesso corpo .
specifico che non poteva designare altro se non quel che allora chiamavamo
significa che il termine “uomo” è una categoria non marcata: non pone
quindi dalla categoria non marcata che le servirà da sfondo. Di qui gli sforzi
per sostituire “uomo” con “umano”, e far sì che questo termine comune alle
l’uomo – ciascuno con il proprio sesso o, in ogni caso, il proprio genere che
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li distingue entrambi, per così dire, allo stesso modo .
che “natura” cessi di suonare come una categoria non marcata (le due
l’uso sessista del linguaggio, capite bene che sarebbe altrettanto utile avere
un equivalente per questo legame fra natura e cultura. Purtroppo, poiché non
una certa distanza da quel che guarda, ma ciò che vede deve essere
perfettamente visibile. Fra i due si situa il piano del quadro che occupa il
punto centrale fra l’oggetto e il soggetto. Gli storici hanno riflettuto a lungo
solo per essere visto da un soggetto. Chiunque stia guardando, per esempio,
d’uva dorati stesi sul drappo di una tovaglia bianca – non rivestono più alcun
altro ruolo se non quello di essere presentati alla vista di questo tipo
specifico di sguardo.
che guarda per una bizzarria storica, considerando invece ciò che osserva –
una natura morta! – come qualcosa di naturale o, per così dire, di evidente.
egualmente bizzarri, per non dire esotici, e di cui non v’è traccia in
modo in cui esiste un concetto comune che distribuisce i ruoli rispettivi del
posizioni, così poco naturali sia l’una che l’altra, di oggetto e soggetto. Il
prima di questa procedura, non vi erano oggetti nel mondo più di quanto
ruolo della natura – per un soggetto – e gli altri quello della coscienza – di
pittore. Quando si dice che gli occidentali sono “naturalisti”, si intende dire
mondo come proiettato sulla tela di una natura morta di cui Dio sarebbe
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l’allestitore .
racchiudere con cura la “natura” fra virgolette protettive, per ricordarci che
si tratta di un codice comune alle due categorie (per parlare di esseri, entità,
ostriche che luccicano sul tavolo della natura morta. Qualunque cosa
fare, in effetti, con un unico concetto composto di due parti, è la prova che
un’altra lingua che non l’adopera. Ciò permetterà di curare la nostra follia –
merito.
modello di vita che obbliga a scegliere fra modi falsi e veri di essere al
In altre parole, su questi temi, come sulla questione dei prodotti “bio” o
altro modo di essere “artificiale”. Quel che era possibile per Aristotele non
lo è più oggi: la natura non può unificare la polis. Siamo giunti al punto in
di appello alla natura e alle sue leggi, non riusciremmo a intenderci l’un
l’altro per molto tempo. Nelle società pluraliste di oggi, “naturale” non è un
coloro che l’impiegano. Più parlate di “restare nei limiti del naturale” e
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meno otterrete il consenso generale .
sembra che si possa in realtà distinguere le due parti dello stesso tema e
diritto naturale.
il “mondo naturale”, tutti sembrano essere d’accordo, non può dettare agli
umani cosa fare. Fra l’essere e il dover essere deve dunque esistere un abisso
“rivolgersi alla natura così com’è”. Sono finite le ideologie: gli stati di fatto
parlano “da sé” e si devono prendere mille precauzioni per non trarvi alcuna
distanza fra i due significati della parola “giusto” è piuttosto sottile, e che la
imporrà appunto che questo “mondo naturale” non avrà una lezione morale
da impartire o non dovrà consentire di trarne alcuna, quale che sia. Ecco un
astenersi del tutto dalla morale se si vuole valutare a pieno la realtà di quel
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che è ! Tanto varrebbe negare al signor Spock e ai Vulcaniani qualsiasi
senso del bene e del male! Quanto al “niente di più”, sembra che non
bruti; non “si devono” trarre conclusioni affrettate né sul modo in cui sono
di doveri imposti da qualcosa che si suppone sia “giusto qui, niente di più”.
quadre: non faremmo altro che constatare quel che si impone. E tuttavia
pieno il ruolo normativo che questi fatti non avrebbero dovuto avere – il
ruolo di arbitro incontestato che deriva loro, appunto, dalla propria esistenza
“puramente naturale”.
bisogni, gli ideali, le fantasie degli umani, ogni volta che insistiamo sui fatti
tutti gli altri: “Rispettate ciò che semplicemente è, che lo vogliate o meno!”.
L’allusione alla volontà arbitraria degli umani a cui ci “si deve” sapere
dovrete farlo, che lo vogliate o meno!”. Non sto offrendo altro qui che un
commento filosofico al gesto virile di chi picchia i pugni sul tavolo per porre
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fine a una discussione .
capiamo, non vedere di nuovo all’orizzonte il contrasto fra le due parti del
aggirare sono quindi di fatto presenti allo stesso tempo, esattamente come
nelle interminabili querelle, di volta in volta rinnovate, sulla forza del
naturale” offre una carica prescrittiva ancora più forte di quella del caso
precedente. A ogni modo, sono proprio gli atti “contro natura” che
Stranamente, coloro che se ne sono resi conto per primi non sono gli
sistema Terra, mai si sarebbe potuto cogliere fino a che punto l’invocazione
del “mondo naturale” avesse cessato di essere stabile. Grazie a questa falsa
Dagli anni Novanta del secolo scorso, come sappiamo, potenti gruppi di
modelli e misure sempre più complesso e, allo stesso tempo, sempre più
fatti e valori così cara ai filosofi come agli eticisti, i dirigenti di grandi
aziende nell’occhio del ciclone hanno subito fiutato la posta in gioco. Hanno
discussione dello stile di vita industriale, sono i fatti a dover essere messi in
dubbio.
La maggior parte degli scienziati crede che il riscaldamento globale sia causato
dice: “Il dibattito scientifico ci sta sbarrando ogni via di uscita”. E, tuttavia, il suo
consiglio è di fare come se le prove non fossero definitive: “Se la gente è portata a credere
che le questioni scientifiche sono risolte”, scrive, “le loro opinioni sul riscaldamento
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dell’assenza di certezza scientifica l’argomentazione principale”.
gran parte dell’opinione pubblica che la scienza del clima resta del tutto
descrizione dei fatti non potrà mai più essere tenuta alla larga dalle loro
rispondere alla minaccia, a loro avviso ancora più grande, che derivava in
uno di loro, il carbone è “innocente” e deve essere ripulito del tutto da ogni
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accusa e da ogni responsabilità . Non vi è alcun dubbio: altri non-fatti
ecco la cosa più sorprendente, agli specialisti del clima, coloro che erano
se i lobbisti avessero detto: “Non crediamo a questi fatti; non fanno per noi;
asini. Nessuno può permettersi in effetti di dire del “mondo naturale” che
non lo “vuole”. Si presume che i fatti siano, per così dire, “ostinati”, è il loro
esigenze.
ordinaria contro i loro avversari; si sono limitati ai soli fatti affermando con
battere i pugni con forza sul tavolo. La trappola è pronta: mentre gli uni, i
meccanica del dottor Spock non tremasse di fronte alle misure, gli allarmi,
quanto gli esperti non sapevano cosa fare della loro carica morale e politica,
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seppure le implicazioni fossero piuttosto evidenti . Che fare, infatti, di
fronte a “verità scomode” se avete diritto solo a enunciarle con una voce
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meccanica e senza aggiungere alcuna segnalazione ulteriore ? Rimarrete
paralizzati.
spettacolo di una battaglia campale fra una parte che ha colto perfettamente
questa ragione nega l’esistenza di tal mondo – e un’altra parte che non osa
scaricare la forza prescrittiva dei fatti che ha scoperto e deve limitarsi, come
avesse le mani legate dietro la schiena, a non parlare di altro “se non di
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scienza ”. Con un superbo ribaltamento della situazione, sono gli
specialisti delle scienze della Terra ad apparire oggi come militanti esaltati
che risponde al nome di Ted – una frase che consente di uscire dalla
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trappola in cui gli scienziati sono cascati . Propone di adottare un
responsabilità, nel senso che Donna Haraway conferisce alla morte: rendersi
dibattito “democratico” – fair and balanced nel senso del motto di Fox
News – in cui gli scienziati abbiano lo stesso peso della “setta del
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riscaldamento” , Virginie, in qualità di evoluzionista chiamata a rispondere
trappola consiste nel fingere che non se ne sia parlato abbastanza, che la
Ted finirà col vincere, non è perché conosce la questione meglio di lei o
perché introduce nuovi fatti. È pagato per applicare la filosofia del signor
Luntz: per vincere gli è sufficiente convincere il pubblico in sala che sta
la scena di un talk show con la signora Pro a confronto col signor Contro
che apparirà dogmatica agli occhi altrui – peccato mortale nell’era dei
Ma, allora, che fare? Nel contesto attuale non c’è alternativa. Uno
alcuni secondi, col fiato sospeso, Virginie esplora altre soluzioni, ognuna
panico, urla a Ted che gli spettatori irritati stanno per lasciare la sala: “Va’ a
dire ai tuoi maestri che gli scienziati sono sul piede di guerra!”.
la guerra, in fondo… lei non sa cosa significhi… Per gli scienziati, infatti, il
sentiero di guerra non esiste. Sono gli altri a essere in guerra, e da molto
tempo per giunta, gli stessi che hanno mandato Ted a interrompere il
per loro – il principio basilare del loro metodo. Se Virginie non avesse
convalidati, e che ora sono criticati solo da persone la cui ideologia è sin
troppo chiara: non possono vivere in un mondo in cui gli umani sarebbero
presenti, fatti che giungono a noi, atti che stanno per essere commessi. E qui
che non vorrebbero vivere in un mondo in cui gli umani sono capaci di
simili crimini! Siamo toccati nel nostro essere più intimo dalla speranza che
con i nostri nemici. Ecco cosa significa realmente essere in guerra: dover
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decidere, senza regole prestabilite, su quale fronte andremo a collocarci .
Tanto più che i negazionisti non sono, stavolta, una minoranza marginale
che gioca a “infrangere i tabù” delle élite: sono le élite stesse a essere in
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guerra contro altre élite . I fenomeni su cui dibattiamo gravano sul futuro
cambiare il loro stile di vita fin nei minimi dettagli della loro esistenza.
una moltitudine di scienze della Terra le cui certezze non sono state
un tessuto di prove che traggono la loro solidità dalla molteplicità dei dati,
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ciascuno dei quali rimane evidentemente fragile . Sballottati fra un tessuto
di prove e un mucchio di menzogne, lo capiamo bene, coloro che non sanno
davvero nel loro interesse che i dati si dimostrino falsi. Povera Virginie! Che
derelizione e che urlo! Come non provare vergogna nel sentire, sulla sua
lobby, a loro volta formano un gruppo, per il quale hanno definito dei test di
c’è alcuna ragione perché continuino ad affermare di essere fuori dai giochi,
Vorremmo che Virginie potesse finalmente dire: “Perché non siete fieri di
voce degli oppressi e di chi non ha volto, allora saremmo tutti in una
situazione assai più rosea se – invece di pretendere che siano gli altri a
impegnarsi in politica e che voi, oh, voi non vi occupate ‘che di scienza’ –
assai strano, è proprio questo che rende così prezioso il vostro potere
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politico di rappresentanza [répresentation] di così tanti nuovi agenti.
Potere la cui importanza sarà capitale negli imminenti conflitti sulla forma
costruito, finisce col produrre una conoscenza piuttosto solida per resistere
il caso. Così come nessun punto GPS può essere determinato senza
pubblico. Non si può agire come se si sapesse di più e meglio senza fare
perorare contro i risultati della scienza, non c’è alcuna Corte suprema,
comincio a pensare che, dal punto di vista filosofico, i miliardi spesi dalle
lobby clima-scettiche per creare la falsa controversia sul clima non saranno
come l’invocazione del “mondo naturale” non sia più adatta a favorire il
“natura”, ciò che desidera, ciò che esige, ciò che permette, è al contempo
all’altro, ci ritroviamo con due forme di dover essere, due morali al posto di
una. Quel che è giusto qui è in fondo, sempre, anche quel che è giusto. O,
ordinare (nel senso di dare ordini). Come potrebbe essere altrimenti quando
quella delle cose? L’appello alla “natura” non porta la pace. Se per noi è
Come vediamo, le cattive notizie sullo stato del pianeta con cui siamo
nuova della natura. Ma, poiché non riusciamo a dare il giusto valore a
falsa querelle sul clima – capacità che non aveva mai davvero posseduto ma
che restava nonostante tutto un ideale, dato che avevamo a che fare con
cui sarebbe vano volere sfuggire deriva dal fatto che ci troviamo al centro
della nozione mai così equivoca di “natura” e quindi davanti o poco prima
speculativo, come quel che apre alla molteplicità degli esistenti, da una
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parte, e, dall’altra, alla molteplicità dei modi che hanno di esistere .
Badiamo bene, non affrettiamoci a dire che conosciamo già l’elenco degli
relazioni simboliche; oppure asserendo che gli esistenti nel loro insieme
con gli altri, senza raggrupparli troppo spesso in un insieme, quale che sia, e
malati è la sensazione che questo Antico regime stia giungendo alla fine. Il
politica dell’alterità del mondo a cui dobbiamo aprirci per non diventare
inabitabile.
È per questa ragione che, in tutto ciò che segue, proveremo a discendere
le due domande canoniche: quali esistenti sono stati scelti e quali forme di
strutturata possiamo dire che abbiamo a che fare con una metafisica. È in
dato ognuna delle risposte diverse alla questione della quantità e della
71
qualità delle relazioni fra gli esistenti . Potremmo utilizzare anche il
centro di altre versioni con le quali condivide, o non condivide, certi tratti.
sensi.
evidente che il concetto di “natura” non può in alcun caso essere considerato
come uno dei suoi sinonimi. Parlare di “natura”, di “uomo nella natura”, di
significa avere già escogitato una risposta alle due domande canoniche
primo ciclo di cure che metterebbe in gioco con molta cautela i modi di
essere al mondo gli uni contro gli altri. Il che equivale a sollevare questioni
molto antiche e banali: chi, dove, quando, come e perché? Chi siamo, noi
adatti ad abitare e con chi siamo pronti a coabitare? Come e perché siamo
ecologica? Quali sentieri abbiamo seguito e per quali motivi abbiamo preso
in un’atmosfera da fine dei tempi – la fine dei vecchi tempi, in ogni caso.
Persino l’Engels della Dialettica della natura non avrebbe mai potuto
immaginare fino a che punto avesse ragione quando affermava che tutti gli
agenti del pianeta avrebbero finito per essere mobilitati sul serio nella
così radicalmente invertito la direzione del suo progetto che gli umani
sarebbero stati dialetticamente immersi non più nelle avventure dello Spirito
stupirsi del fatto che siano gli storici della natura a svelare, sotto il nome
rivoluzione ha già avuto luogo, che gli eventi con cui dobbiamo confrontarci
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non sono situati nel futuro ma in un passato recente ? Gli attivisti
rivoluzionari sono colti alla sprovvista quando realizzano che, qualsiasi cosa
facciamo oggi, la minaccia rimarrà con noi per secoli, per millenni, perché
rivoluzione che è avvenuta senza di noi, contro di noi e, allo stesso tempo,
tramite noi.
Sarebbe entusiasmante vivere in un’epoca simile, se solo potessimo
ci sono più spettatori, perché non c’è lido che non sia stato mobilitato nel
dramma della geostoria. Poiché non vi sono più turisti, il sentimento del
77
sublime è scomparso insieme alla sicurezza degli astanti curiosi . È un
78
naufragio, certamente, ma non vi sono più spettatori . Somiglia piuttosto
alla Vita di Pi: sulla scialuppa di salvataggio c’è una tigre del Bengala! Lo
sfortunato, giovane naufrago non ha più un lido stabile da cui potersi godere
nell’atmosfera. Sulla storia di queste misurazioni cfr. C.D. Keeling, Rewards and Penalties of
Recording the Earth, in “Annual Review of Energy and Environment”, n. 23, 1998, pp. 25-82.
2
D. Archer, The Long Thaw, Princeton University Press, Princeton (N. J.) 2008.
3
Questa amara supposizione è al centro dello spaventoso, piccolo esercizio di fantascienza a cui si
è dedicata una storica delle scienze, N. Oreskes, insieme al collega Conway: cfr. N. Oreskes, E.M.
Conway, The Collapse of Western Civilization, Columbia University Press, New York 2014; tr. it. di
4
È il tema dell’importante opera di J.-B. Fressoz, L’apocalypse joyeuse, Éditions du Seuil, Paris
2012, ripreso anche in C. Bonneuil, J.-B. Fressoz, L’événement Anthropocène, Éditions du Seuil,
Paris 2013; tr. it. di A. Accattoli, A. Grechi, La terra, la storia e noi, Istituto dell’Enciclopedia
5
Il principio di precauzione è spesso frainteso: non si tratta di astenersi dall’azione quando si è
incerti, ma, al contrario, di agire anche quando non si ha la completa certezza. È un principio di
azione e di ricerca, di “messa in tensione” e non, come vorrebbero i suoi detrattori, di oscurantismo.
6
Ne L’apocalypse joyeuse Jean-Baptiste Fressoz utilizza a tal proposito il termine disinibizione che
esaminerò più approfonditamente nella conferenza VI, alla ricerca della sua origine religiosa. “La
parola ‘disinibizione’ condensa i due tempi del passaggio all’atto: quello della riflessività e quello
dell’andare-oltre; quello del tenere conto del pericolo e quello della sua normalizzazione. La
modernità è stata un processo di disinibizione riflessiva […]” (J.-B. Fressoz, L’apocalypse joyeuse,
cit., p. 16).
7
C. Clark, The Sleepwalkers, Penguin, London 2013; tr. it. di D. Scarfei, I sonnambuli, Laterza,
Roma-Bari 2013.
8
Abbiamo a disposizione una vasta letteratura sulle origini del clima-scetticismo, a partire dal libro
classico di N. Oreskes, E.M. Conway, Merchants of Doubt, Bloomsbury, New York 2010. Il fenomeno
occupa un posto rilevante nella mia opera e vi farò riferimento in ogni conferenza.
9
Passo citato da John Shimkus, membro del Congresso per lo Stato dell’Illinois, il 25 marzo 2009,
nel corso di una riunione della Sottocommissione Energia e Ambiente del Congresso americano.
10
Nell’eccellente libro di C. Hamilton, Earthmasters, troveremo una presentazione delle soluzioni
proposte che fa drizzare i capelli in testa. Cfr. C. Hamilton, Earthmasters, Yale University Press, New
Haven 2013.
11
È quel che Stefan Aykut e Amy Dahan chiamano la “negazione della realtà” da parte delle
fruttuosa nel limitare certe istanze di inquinamento, applicandola però a un problema molto più
12
R. Gary, Les racines du ciel, Gallimard, Paris 1956, p. 215; tr. it. di E. Capriolo, Le radici del
cielo, Neri Pozza, Milano-Vicenza 2009. Il mio modello è George Monbiot, giornalista del
“Guardian”, e il suo blog (monbiot.com) tanto deprimente quanto corroborante, ma anche Gilles
13
Questo rapporto con la speranza è il cuore del libro di C. Hamilton, Requiem for a Species,
questione del “tempo della fine”. Il legame fra temporalità paradossale ed ecologia è esplorato da J.-P.
Dupuy, Pour un catastrophisme éclairé, Éditions du Seuil, Paris 2002; tr. it. di P. Heritier, Per un
catastrofismo illuminato, Medusa Edizioni, Milano 2011. Cfr. anche l’intervista On peut ruser avec le
destin catastrophique, in “Critique”, vol. VIII, nn. 783-784, 2012, pp. 729-737. Ma questo rapporto
risale a H. Jonas, Das Prinzip Verantwortung, Insel, Frankfurt am Main 1979; tr. it. Il principio
responsabilità, a cura di P.P. Portinaro, Einaudi, Torino 1990. Ed è presente naturalmente nella
teologia che fa da sfondo all’enciclica di papa Francesco, Laudato si’, Edizioni San Paolo, Cinisello
Balsamo 2015.
14
Al momento nessuno si è spinto tanto lontano in questa esplorazione del rapporto col tempo
come Déborah Danowski e Eduardo Viveiros de Castro in L’arrêt de monde, in É. Hache (éd.), De
15
In questo contesto mi interessa solo il rapporto stabilito dalla filosofia moderna fra soggetto e
oggetto, considerato che l’opposizione fra natura, nel senso di selvatichezza – “wildlife” –, e artificio è
stata studiata così approfonditamente dagli storici dell’ambiente da non esserci bisogno di tornarvi.
Cfr. il classico W. Cronon (ed.), Uncommon Ground, Norton & Co., New York 1995, e la recente
et contemporaine”, vol. LVI, n. 4, 2009, pp. 7-38. Per un esempio particolarmente lampante
16
È in questo senso che non siamo mai stati moderni: possiamo credere di esserlo stati fin tanto
che crediamo possibile fare esistere due domini distinti, e cessiamo di esserlo stati non appena
realizziamo che non è che uno solo; cfr. B. Latour, Nous n’avons jamais été modernes, La
Découverte, Paris 1991; tr. it. di G. Lagomarsino, Non siamo mai stati moderni, Elèuthera, Milano
1995.
17
V. Despret, I. Stengers, Les faiseuses d’histoires, La Découverte, Paris 2011.
18
Inversione studiata approfonditamente a partire dall’opera classica di C. Merchant, The Death of
Nature, Harper & Row, San Francisco 1980, tr. it. di L. Sosio, La morte della natura, Garzanti,
Milano 1988; ma è stata anche indagata da D.J. Haraway, A Cyborg Manifesto, in Simians, Cyborgs,
and Women, Routledge, New York 1991, tr. it. Manifesto cyborg, a cura di L. Borghi, Feltrinelli,
Milano 1995. La ritroviamo inoltre nelle difficoltà delle scienziate donne a farsi intendere: cfr.
l’esempio classico studiato da E. Fox Keller, A Feeling for the Organism, Freeman, New York 1983;
tr. it. di M.G. Marzot, L. Percovich, In sintonia con l’organismo, La Salamandra, Milano 1987.
19
È l’oggetto delle quattro conferenze successive.
20
Questa posizione è infinitamente più semplice da comprendere grazie all’opera fondamentale di
P. Descola, Par-delà nature et culture, Gallimard, Paris 2005; tr. it. di E. Bruni, Oltre natura e
cultura, a cura di N. Breda, SEID, Firenze 2014. L’espressione Natura/Cultura non è altro che un
21
Tema molto interessante, il legame fra la questione dell’invenzione della natura e quella della
storia della pittura è al centro dei seminari recenti e delle opere di Philippe Descola, come se ne può
avere un piccolo saggio leggendo il catalogo della sua mostra al museo Quai Branly. Cfr. P. Descola,
22
Sulla scia degli studi classici di Panofsky, questa tipologia molto particolare di attenzione è stata
al centro di un importante lavoro storico, cfr. per esempio J. Crary, Suspensions of Perception, MIT
Press, Cambridge (Mass.) 1999, e, più di recente, L. Daston, P. Galison, Objectivity, Zone Books,
23
Samuel Garcia Perez ha gentilmente acconsentito a realizzare questi disegni. Per la galleria
completa cfr. modesofexistence.org (la scelta di Le Corbusier è del tutto casuale e senza alcun
24
La stranezza dell’apparecchio cognitivo imposto a simili soggetti è ben nota a partire da E.
Panofsky, Die Perspektive als “symbolische Form”, Teubner, Leipzig 1927; tr. it. La prospettiva come
25
Ringrazio Martin Guinard per questa citazione di J.B. Hochstrasser, Still Life and Trade in the
26
Sull’intera questione dello “stile empirico” e l’invenzione del tema della copia e del modello,
così contrario alla pratica delle scienze, cfr. B. Latour, What is the Style of Matters of Concern?, Van
27
Trasformare quella che è una risorsa esplicativa in oggetto da esplicare (in inglese diremmo
“from resource to topic”) equivale a privarsi volontariamente di un elemento del metalinguaggio per
farne l’oggetto di studio. Invece di averlo sulle spalle, ve lo ritrovate alla fine di fronte a voi.
28
È la difficoltà incontrata da molti filosofi contemporanei quando affrontano la questione della
natura: vogliono superare la divisione pur continuando a mantenerla come la sola risorsa esplicativa
mantiene in vita la “grande distribuzione” di cui dichiara tuttavia l’avvenuta fine. Cfr. C. Larrère, Les
philosophies de l’environnement, PUF, Paris 1997; D. Bourg, K. Whiteside, Vers une démocratie
écologique, Éditions du Seuil, Paris 2010; P. Charbonnier, La fin d’un grand partage, CNRS, Paris
2015.
29
Faccio qui riferimento, com’è ovvio, a P. Descola, Oltre natura e cultura, cit.
30
Ho appreso di militanti che si battono in Libano affinché i giudici non utilizzino più
l’espressione “atti contro natura” per condannare l’omosessualità, ma che cercano anche di introdurre
l’idea di crimini contro la natura per proteggere i fiumi dall’inquinamento industriale! Questo
esempio sottolinea fino a che punto l’invocazione della natura possa essere precario.
31
Rileviamo qui la brillante ambiguità del termine “juste”, adoperato con l’accezione insieme di
“giusto, equo, corretto” e “proprio”, “semplicemente” (in quest’ultimo caso, dunque, come
32
Tracciare la storia di queste attitudini morali è l’oggetto dell’opera sistematica di Lorraine
Daston, fino al volume in collaborazione con Fernando Vidal. Cfr. L. Daston, The Factual Sensibility,
in “Isis”, vol. LXXIX, n. 3, 1988, pp. 452-470; L. Daston, F. Vidal (eds.), The Moral Authority of
33
È a Nietzsche, in particolare al suo La gaia scienza, che si deve l’analisi delle spinte morali
34
Rimane ineguagliato in tal senso l’articolo classico di M. Ashmore, D. Edwards, J. Potter, The
35
Sin dagli albori, la storia sociale delle scienze ha esplorato tutte le maniere possibili di cogliere
l’effetto politico dell’epistemologia nel corso delle controversie. Cfr., per esempio, B. Barnes, S.
36
Si può dire che tutte le questioni nel campo degli science studies (cfr. D. Pestre, Introduction aux
Science Studies, La Découverte, Paris 2006) siano divenute pubbliche, in questo contesto, e che le
tematiche poste, per esempio, da Shapin (cfr. S. Shapin, The Scientific Life, University of Chicago
Press, Chicago 2008) siano ora condivise da ricercatori attaccati dagli “scettici”. Cfr. in particolare M.
Hulme, Why We Disagree about Climate Change, Cambridge University Press, Cambridge 2009, e C.
Hamilton, C. Bonneuil, F. Gemenne (eds.), The Anthropocene and the Global Environment Crisis,
37
È disponibile una vastissima letteratura sull’argomento, a partire dall’articolo di N. Oreskes,
Beyond the Ivory Tower, in “Science”, vol. CCCVI, n. 5702, 2004; cfr. anche N. Oreskes, E.M.
Conway, Merchants of Doubt, cit. Cfr. inoltre J. Hoggan, Climate Cover-Up, Greystone Books,
Vancouver 2009.
38
F. Luntz, Words that Work, Hyperion, New York 2007, è citato diffusamente nel documentario
39
F. Luntz, Environmental Word Games, in “The New York Times”, 15 marzo 2003, p. 16, corsivo
mio.
40
L’utilizzo della posizione epistemologica per distruggere l’autorità delle scienze, attraverso
dall’ingresso sulla scena di M. Luntz. Cfr. B. Latour, Why Has Critique Run out of Steam?, in
41
Il riverbero di questa strategia in Francia è palese nel perdurare degli effetti con cui Claude
Allègre, mescolando media, politica e scienza, è riuscito finora a fare credere che esistano due scuole
di pensiero in merito a tale questione chiave. Cfr. E. Zaccai, F. Gemenne, J.-M. Decroly (éds.),
42
I ricercatori hanno un bel pubblicare rassegne “al di sopra delle parti”, ma invano: sono visti solo
come persone schierate, in difesa delle loro posizioni, il che è evidentemente una novità ai loro occhi.
Persino i report del’IPCC non sono riusciti a porre fine al dibattito agli occhi dell’opinione pubblica.
Cfr., per esempio, C. Jeandel, R. Mosseri, Le climat à découvert, CNRS, Paris 2011; V. Masson-
43
Ritorneremo su questa impossibilità di distinguere fatti e valori nella conferenza successiva,
44
F. Gervais, L’innocence du carbone, Albin Michel, Paris 2013. Al contrario, P.K. Haff e E.C.
Ellis hanno proposto ai geologi di prestare un giuramento solenne alla fine dei loro studi, una forma
nuova di giuramento di Ippocrate, data l’importanza sociale delle loro future responsabilità. Cfr. R.
Geophysics”, vol. LV, n. 3, 2012, pp. 365-369. Ciò conferma il passaggio dalla geochimica alla
geofisiologia e alla trasformazione delle scienze della Terra in scienze di terapia intensiva.
45
Nel 1992, al Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro: “The American way of life is not
46
Per maggiori dettagli su questa linea di difesa prontamente sfondata cfr. B. Latour, Au moins
lutter à armes égales, in E. Zaccai, F. Gemenne, J.-M. Decroly (éds.), op. cit.
47
Stranamente, è in una graphic novel che è più tangibile l’angoscia degli studiosi. Ce ne
al Nuovo regime climatico visto dal lato della sua estetica – nel senso etimologico dell’apprendimento
di una sensibilità nuova. Cfr. P. Squarzoni, Saison brune, Delcourt, Paris 2012.
48
Cfr. A. Gore, An Inconvenient Truth, Viking/Rodale, New York 2007; tr. it. di M.C. Scotto di
49
Per fortuna, sempre più scienziati stanno realizzando che non bisogna accettare di discutere di
scienza con i clima-scettici. Cfr., per esempio, il post del 2014, dal titolo Why I’ll Talk Politics with
Climate Change Deniers – but not Science, nel blog del climatologo Mark Maslin:
theconversation.com/why-ill-talk-politics-with-climate-change-deniers-but-noy-science-34949. Come
osservano Stefan Aykut e Amy Dahan in Gouverner le climat?, la questione non è più, da molto
50
Questa tradizione non ha nulla a che vedere con la politicizzazione dei fatti assodati, come
51
P. Daubigny, Gaïa Global Circus, 2013.
52
D.J. Haraway, Staying with the Trouble, Duke University Press, Durham 2016.
53
È il termine, bisogna ammetterlo, genialmente appropriato che Ted conia per designare chi
54
Va da sé che restano innumerevoli le controversie sulle conseguenze da trarre da questa
causalità, sui meccanismi esatti, sull’affidabilità dei modelli, sulla qualità dei dati e, ovviamente, sulle
misure da prendere. Il consenso riguarda solo la vasta scala di questo fenomeno e la sua urgenza.
55
L’efficacia del procedimento è assicurata, come si può leggere in un articolo di opinione, À quoi
peut encore servir la COP 21?, a firma di Jacques Attali, pubblicato su “L’Express” del 16 marzo
2015: “Prima di tutto, non esiste alcun consenso sui meccanismi coinvolti: per alcuni, il responsabile
è soprattutto il Sole, e non possiamo farci nulla. Per altri, sono le attività umane, e in particolare
l’emissione di gas serra, e possiamo fare molto in questo senso. Per altri ancora, infine, su scala
globale la temperatura non è più aumentata da oltre dieci anni, il peggio è passato ed è inutile
56
La trappola funziona se si risponde empiricamente o, al contrario, se si rifiuta di rispondere
empiricamente, come per il negazionismo dei crimini passati. Cfr. P. Vidal-Naquet, Les assassins de
la mémoire, La Découverte, Paris 1987; tr. it. di E. De Angeli, E. Piattelli, R. Ricci, Gli assassini
57
Tornerò su questo principio fondamentale nella conferenza VII.
58
L’Accademia delle Scienze (perlomeno in Francia) si è mobilitata in questo contesto, insieme ai
maggiori media come il “Wall Street Journal” e alle firme dei premi Nobel. Non li si può quindi
liquidare così su due piedi, allo stesso modo dei vaticini di coloro che conducono campagne contro i
59
Come hanno mostrato S. Weart e P.N. Edwards, le scienze del clima sono assai diverse da quelle
che avevano dato vita alla speranza, nel XX secolo, di stabilire il fondamento di tutte le altre. Insieme
all’importanza assunta dai modelli, è la varietà di queste discipline spesso vicine alla storia naturale a
essere in origine la spiegazione più ammissibile dello scetticismo di certi scienziati: si aspettavano
una rivoluzione scientifica completamente diversa. Cfr. S. Weart, The Discovery of Global Warming,
Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 2003; tr. it. di F.B. Ardizzola, Febbre planetaria, Orme,
Roma 2005; e, inoltre, P.N. Edwards, A Vast Machine, MIT Press, Cambridge (Mass.) 2010.
60
Prendo in prestito il termine da J. Tresch, Cosmogram, in M. Ohanian, J.-C. Royoux (eds.),
61
Risiede qui tutta l’importanza della nozione di “conoscenza situata” sviluppata da D. Haraway,
62
L’analisi di questo sistema di rappresentazione scientifica e rappresentanza politica è l’oggetto
delle mie due opere correlate che fanno da sfondo a questo argomento. Cfr. B. Latour, Pandora’s
Hope, Harvard University Press, London 2001, e Id., Politiques de la nature, La Découverte, Paris
1999; tr. it. di M. Gregorio, Politiche della natura, Raffaello Cortina, Milano 2000.
63
Come Latour ha rilevato in Pandora’s Hope, Politiche della natura e Non siamo mai stati
moderni, le grandi questioni della filosofia della scienza (che, nel loro insieme, formano gli
interrogativi del relativismo e del realismo) non si pongono o non si risolvono nell’ambito
politica” o di “polizia epistemologica”, ovvero il progetto della ripartizione dei modi di discussione in
una democrazia. Poiché non nascono da un’analisi empirica delle pratiche scientifiche, queste
politico, e a causa della separazione – che siamo abituati a operare – fra l’epistemologia, che si
occupa del problema della rappresentazione [représentation] della realtà nelle conoscenze, e la
64
Sebbene certi amici scienziati credano che abbia smesso di essere un “relativista” e iniziato a
“credere” nei “fatti” sul clima, è esattamente il contrario, perché non ho mai pensato che i “fatti”
fossero oggetto di credenza, e perché, a partire da Laboratory Life, ho descritto l’istituzione che ne
assicura la validità, al posto dell’epistemologia che sosteneva di difenderli, e mi sento oggi più
corazzato per aiutare i ricercatori a difendersi dagli attacchi dei negazionisti. Non sono io a essere
cambiato, ma loro che, ritrovandosi subito attaccati, hanno compreso fino a che punto l’epistemologia
li stesse proteggendo in malo modo. Cfr. B. Latour, S. Woolgar, Laboratory Life, Sage Publications,
65
Cfr. J.-P. Deléage, Histoire de l’écologie, La Découverte, Paris 1991, tr. it. di T. Capra, Storia
dell’ecologia, a cura di A. Apuzzo, CUEN, Napoli 1991; J.-M. Drouin, Réinventer la nature, Desclée
de Brouwer, Paris 1991; F. Charvolin, L’invention de l’environnement en France, Atelier national des
reproduction des thèses, Lille 1993; P. Acot (ed.), The European Origins of Scientific Ecology,
Gordon and Breach, Philadelphia 1998 e, più di recente, un’opera che traccia in parte la storia
dell’ecologia come scienza: J.R. McNeill, Something New under the Sun, Penguin Books, London
2000, tr. it di P. Arlorio, Qualcosa di nuovo sotto il sole, Einaudi, Torino 2002.
66
Donna Haraway propone la felice espressione “wordling”, particolarmente difficile da tradurre:
“mondiare” suona bizzarro ma sarebbe corretto. Cfr. D.J. Haraway, Staying with the Trouble, cit.;
l’espressione è menzionata in un capitolo dal titolo simile a un’altra opera della stessa autrice: cfr.
D.J. Haraway, Jeux de ficelles avec les espèces compagnes: rester avec le trouble, in V. Despret, R.
67
Il pluralismo dell’universo, nel senso esplicitato da William James in A Pluralistic Universe,
offre un’ottima definizione: “Nature is but the name for excess”, “‘Natura’ non è che un nome per
‘eccesso’”. Cfr. W. James, A Pluralistic Universe, Longmans Green & Co., London 1909; tr. it. Un
universo pluralistico, a cura di G. Riconda, Marietti, Genova 1973. Questa è anche la direzione
intrapresa da Whitehead: “Noi siamo istintivamente disposti a credere che, con la dovuta attenzione,
si possa trovare nella natura più di quanto non venga osservato a prima vista. Ma non ci
accontenteremmo di questo minimo” (A.N. Whitehead, The Concept of Nature, Macmillan, New
York 1920; tr. it. di M. Leonardi, Il concetto di natura, BookTime, Milano 2019, p. 42). Cfr. il
commento di questa frase in D. Debaise, L’appât des possibles, Les presses du réel, Dijon 2010.
68
La questione del pluralismo è al centro del mio Enquête sur les modes d’existence, cit.
69
Ricordo ancora una volta che la coppia Natura/Cultura non è un universale, questione a lungo
70
È il paradosso apparente – secondo cui la cosiddetta questione dell’ambiente sarebbe comparsa
ecologiche, in occasione di uno studio sulla implementazione di una nuova legge sull’acqua in
Francia. Cfr. B. Latour, Moderniser ou écologiser, in “Écologie politique”, n. 13, 1995, pp. 5-27.
71
A condizione che gli antropologi in questione non soltanto definiscano una cultura, ma abbiano
anche il coraggio di indagare i conflitti ontologici. Cfr., per esempio, E. Viveiros de Castro,
Métaphysiques cannibales, PUF, Paris 2009, o E. Kohn, How Forests Think, University of California
72
Sulla nozione di composizione cfr. B. Latour, Steps toward the Writing of a Compositionist
73
Ecco perché, in Oltre natura e cultura, Descola ha scelto di chiamare “naturalisti” coloro che
74
Dipesh Chakrabarty è stato fra i primi a collegare la storia della tradizione marxista a quella del
carbonio. Cfr. D. Chakrabarty, The Climate of History, in “Critical Enquiry”, vol. XXXV, n. 2, 2009,
pp. 197-222; e, più di recente, Climate and Capital, in “Critical Enquiry”, vol. XLI, n. 1, 2014, pp. 1-
23.
75
W. Steffen, W. Broadgate, L.M. Deutsch et al., The Trajectory of the Anthropocene, in “The
76
Sui tipping points, divenuti così importanti nella storia della Terra, cfr. F. Pearce, With Speed
77
B. Latour, É. Hache, Morale ou moralisme?, in “Raisons politiques”, n. 34, maggio 2009, pp.
143-166.
78
H. Blumenberg, Schiffbruch mit Zuschauer, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1979; tr. it. di F.
79
Y. Martel, Life of Pi, Alfred A. Knopf, Toronto 2001; tr. it. di C. Nobile, Vita di Pi, Piemme,
Casale Monferrato 2003 (con l’ulteriore aggravante che, alla fine, non c’era alcuna tigre…).
Conferenza II
“Verità scomode” – Descrivere per mettere in guardia – Dove ci si concentra sulle agency
– Sulla difficoltà di distinguere umani e non umani – “Eppur si muove!” – Una nuova
alto degli ultimi 2,5 milioni di anni, col sottotitolo ancora più inquietante,
Stiamo superando una soglia simbolica. Per la prima volta dalla comparsa dell’uomo
sulla Terra. E persino da oltre 2,5 milioni di anni […]. A maggio del corrente anno si
sfiorerà la soglia di 400 parti per milione (ppm) di biossido di carbonio (CO2)
lettore non può fare a meno di leggere questa notizia come un allarme. È
sicuramente ciò che uno dei ricercatori citati dal giornalista ci chiede di
fare:
“Superare la soglia di 400 ppm di CO2 ha in sé una forte carica simbolica”, sostiene il
della Pennsylvania. “Questa è una chiara testimonianza della misura in cui l’esperimento
3
pericoloso che stiamo conducendo sul nostro pianeta sia fuori controllo.”
Ecco una delle espressioni ibride che abbiamo rilevato nella precedente
conferenza. Dire che una soglia è stata superata e che stiamo conducendo un
Che sia una questione di politica come di morale, Michael Mann, autore
4
della famosa curva della temperatura “a mazza da hockey ”, sarebbe
più attacchi di questo (ne troviamo una versione semplificata nella figura
che Mann ha dovuto aggiungere al titolo del libro in cui riporta le sue
dalla faccia della Terra. Se è vero che “la prima vittima della guerra è la
nel corso di queste conferenze, è che siamo di fronte a uno stato di guerra, e
6
non a una semplice “guerra climatica ”. Come spiegare altrimenti il fatto
nel 2007, il premio Nobel per la pace e non quello per la fisica o la chimica?
simili di biossido di carbonio, bisogna risalire all’era del Pliocene, dai 2,6 ai
3,5 milioni di anni fa. Le creature più prossime al genere umano che
ben nota fra emissione di CO2 e stile di vita industriale) ma, per giunta,
velocità della luce: una breve storia divisa tra quel che è accaduto alla Terra
e quel che è accaduto agli umani che, un tempo, l’abitavano senza influire
granché su di essa…
misurazioni affidabili su distanze temporali così vaste, per non parlare della
e la storia breve degli umani, non come si faceva un tempo per sottolineare
finita qui: dopo aver trasformato i nani – o gli acari – che credevamo di
essere in un gigantesco Atlante, ci viene annunciato al contempo, in tutta
calma, che andremo incontro al nostro destino se non faremo nulla ma che,
anche la storia geologica, questo, sì, è qualcosa che ci lascia stupefatti. Non
più razionale, ignorarle del tutto – se ciò non fosse il modo più sicuro di
Che ci sia un’enorme differenza fra rispondere a una minaccia sotto gli
dalla Guerra fredda, all’estrema lentezza dei negoziati sul clima. Sono state
Kennan nel 1946 sulla strategia sovietica con la relazione pubblica di Sir
Nicholas Stern nel 2006 sulle misere somme che avrebbero dovuto essere
stanziate dai paesi industrializzati per evitare la gran parte degli effetti
11
deleteri del cambiamento climatico . Nel primo caso, l’esistenza lampante
senso di azione rapida; nel secondo, l’incertezza sul nemico, sulla guerra e
sulla politica dava alla precauzione la connotazione rilassante di “stiamo a
vedere, ci sarà tempo per sistemare tutto”. Attacco di panico nel primo caso
Di fronte a un tale scarto nei tempi di reazione, gli attivisti ecologisti sono
credono, al potere di persuasione delle scienze. “Visto che ora sappiamo con
certezza quel che sta accadendo, dovete agire. Se non lo fate, vi comportate
che non si potrebbe ottenere altrimenti. Il pericolo di una simile tattica è che
aggiri il duro lavoro della politica conferendo alla scienza una certezza
nessuno.
troppo spesso ridipinto di verde questa stessa Natura grigia che era stata
altre dispute; questa Natura in seno alla quale così tanti scienziati credono
ancora di doversi rifugiare per difendersi dal lavoro sporco della politica;
questa Natura che ha ereditato, come vedremo più avanti, tutte le funzioni
scegliere fra una Natura che nasconde la sua Politica e una Politica che
*
Non è certo, tuttavia, che il fattore più problematico sia il carattere ibrido
hockey non sono più obiettivi [objectives] nel senso ordinario del termine
una reazione in colui al quale lo rivolgete (questo è uno dei significati della
parola “performativo”). Non cercate di sostenere che state solo dicendo che
signor Spock, il celebre portavoce della Ragione, risiede nel fatto che,
malgrado la sua voce meccanica, dice in realtà al capitano Kirk cosa si deve
della Terra agli umani – che sia questione di geologia, clima, specie viventi,
stessa barca o, piuttosto, sullo stesso autobus. Ecco perché tutto ciò che
per parlare di cose che non riguardano direttamente né chi sta parlando né
che si dice. Ma, volendo separare la scienza dai loro interessi, sono i loro
Senza dubbio, quel che spiega, in parte, l’antica idea che la descrizione
il mondo dei valori, differenza che non andrebbe mai oltrepassata per restare
Come spiegare il fatto che le scienze sono allo stesso tempo ciò che
come i personaggi siano dotati di capacità di azione, quale che sia peraltro
unicamente quel poco di familiarità che abbiamo con questi “attori” che
quali appartengono, ma alla molteplicità dei modi di azione che sono capaci
lettura con cui tendiamo di norma a opporre gli attori umani agli attori non
quel che costituisce il loro comune repertorio. Capiamo allora che dire di un
attore che è inerte – nel senso di non avere alcuna agency – o che è animato
derivata.
utilizziamo per semplificare le nostre storie, come succede nel gioco del
che gli eventi erano definitivamente maturi. La corda tesa scattò, l’orologio si mise a
ingegno, la sua esperienza, la sua conoscenza degli uomini, Kutuzov tenne conto del
desiderio unanime manifestato da tutti i generali, del desiderio ch’egli stesso intuiva
trattenere un movimento divenuto irrefrenabile e diede ordine di fare ciò ch’egli riteneva
21
inutile e dannoso, consacrando così il fatto compiuto.
prosieguo del passo scelto, farà di tutto per differire l’incarico, ma alla fine,
contrario: il soggetto umano che dovrebbe avere il totale controllo delle sue
oggettive che non può “comprimere”. Alcune sono “naturali” – “gli eventi
che obbliga Kutuzov a dare “ordine” di ciò che “riteneva inutile e dannoso”,
non potendo fare altro che consacrare “il fatto compiuto”. Dovrebbe avere
degli obiettivi: è così impotente nella sua potenza, invece, da non riuscire
neppure a definirli.
forze che hanno tutt’altre caratteristiche. Questo è ciò che intendono gli
vero che, nell’esempio di Kutuzov, non c’è alcun agente che si possa
assai meno noto perché più piccolo, ma soprattutto il cui corso si situa al di
River Commission.
stesso – che diecimila Commissioni Fluviali, con tutto l’esplosivo del mondo tra le mani,
riusciranno a dirgli, Vai di qui, Vai di lì, facendosi obbedire […]. Altrimenti, si potrebbe
dire che la Commissione possa violare [bully] il corso delle comete, piegandole a miti
consigli, tanto quanto violare [bully] il Mississippi costringendolo a una condotta giusta e
25
ragionevole.
artificializzato, che tenta di difendersi dietro la fragile prima linea delle sue
dighe. Le agency con cui abbiamo qui a che fare sono così mescolate che il
della potenza del Mississippi come del livello dell’Atchafalaya che continua
sulla piccola opera di ingegneria civile che una banale esondazione un po’
doveva alimentarlo. E però, in base alle leggi fisiche, essendo l’Atchafalaya il corso
d’acqua a maggior pendenza, più acqua avesse ricevuto più ne avrebbe richiamata. Più
acqua avesse ricevuto, più profondo avrebbe scavato il proprio letto. La differenza di
livello tra i due fiumi sarebbe continuata a crescere, e con essa i presupposti per la
cattura. Il Corpo avrebbe dovuto adattarsi alla situazione; avrebbe dovuto realizzare
qualcosa che, pur concedendo una parte del Mississippi all’Atchafalaya, al tempo stesso
27
gli impedisse di prenderselo tutto quanto.
Notiamo che l’espressione “in base alle leggi fisiche” non revoca l’agency
“dare il suo assenso”). È esattamente il contrario, c’è una volontà, quella dei
fiumi in lotta. Ma l’autore rappresenta in tutt’altro modo ciò che intende con
altro assai più grande ma più alto è ciò che fornisce gli obiettivi ai due
protagonisti, quel che dà alla loro azione un vettore. Poco importa che l’uno
fiume che è di fatto pericoloso. O piuttosto che è stato reso pericoloso dalla
che gli ingegneri conoscono bene: sul versante del soggetto, non c’è
29
controllo; sul versante dell’oggetto, non c’è disanimazione possibile .
possono fare a meno di aggiungere del dramma in ciò che non ne contiene
dopo tutto, ciò di cui è fatto il mondo materiale? – non deve implicare alcun
conseguenze sono già lì, nella causa: non c’è nessuna suspense, né
dal passato verso il presente. In queste storie (che non sono propriamente
delle storie) non accade dunque nulla di fatto, in ogni caso nessuna
avventura. Non è proprio questo il punto saliente del razionalismo? Che non
superficiale del primo paper che ci passa tra le mani per rimetterla in
La capacità del corpo [attenzione, non si tratta più del Corpo degli ingegneri!] di
adattarsi a stimoli stressanti e il ruolo che riveste un cattivo adattamento allo stress
nell’innesco di malattie umane sono stati indagati a fondo. Il fattore di rilascio della
famiglia dei peptidi del CRF e i suoi recettori sono implicati nella modulazione di altre
Una volta accantonati gli acronimi (CRF, Ucn, GPCR), utili agli
(obbligo stilistico del genere) con l’azione degli scienziati che hanno
nelle curve sinuose dell’azione che si scoprono ancora più complesse delle
aggiungere il CRF tra i suoi personaggi, avrebbe dipinto Kutuzov alla vigilia
33
di una battaglia cruciale . C’è qualcosa di più stressante di una situazione
il suo udito, modulato la sua risposta ai microbi. E come dubitare del fatto
che Bennigsen, logorato dal suo tradimento, e ben presto l’intero stato
maggiore, per non parlare dei poveri soldati mandati al macello, sarebbero
precedenti ma, come ho scoperto già molti anni fa nello stesso laboratorio
del Salk Institute, questa differenza non deriva dal fatto che le prime due
storie hanno a che fare con agenti “umani” dotati di obiettivi, mentre
34
l’ultima ha a che fare con oggetti della “natura” privi di obiettivi o volontà .
La sola vera differenza – per quel che concerne perlomeno la storia – risiede
nel fatto che i lettori del capolavoro di Tolstoj o del racconto di McPhee
Quel che rende le relazioni scientifiche così propizie allo studio della
agenti che mobilitano se non per mezzo delle azioni attraverso cui devono
le competenze di questi agenti, ovvero ciò che sono, sono definite solo dalle
loro prestazioni, ovvero dopo che coloro che li osservano sono riusciti a
35
registrare come si comportano . Nel caso di un maresciallo o un fiume,
potete agire come se partiate dalla loro essenza per inferire le loro proprietà.
Non così con il CRF. Se non ne sapete nulla, sarà necessario – che siate i
che fa. E, siccome nessuno ne era a conoscenza prima di allora, poiché quel
via di seguito.
nome che di primo acchito “non ci dice nulla”, poi scorriamo sullo schermo
per dedurre o riassumere ciò che fa. Allo stesso modo, il CRF era
del Salk Institute. Nella tabella della figura 2.2 che ho elaborato, l’ultima
caratteristica è particolarmente importante: è attraverso la stabilizzazione
Attanti Attori
Prestazioni Competenze
Attributi Sostanza
Prima Dopo
Instabile Stabile
Figura 2.2
pratica di una simile distinzione. Gli attori, con le loro forme e capacità
somiglino agli “oggetti” della natura materiale, come siamo soliti definirli
ciò di cui è fatto il mondo. Se è al mondo – e non più alla “natura” – che
In ultima analisi, la distinzione fra umani e non umani non ha più senso
una forma di anima o coscienza o mente e gli altri fossero, se non inerti,
umani e la differenza fra cultura e natura devono essere trattate allo stesso
modo: per essere certi di non utilizzarle come risorse ma piuttosto come
che una porzione arbitraria degli attori sarà spogliata di ogni azione e che
forme di azione per mezzo delle transazioni fra agency dalle molteplici
già affrontato queste delicate questioni all’inizio degli anni Novanta del
scienze reso in versione quasi fumettistica; si suppone infatti che, dopo che
Terra si commuove”!
La scienza ha conquistato tutti i diritti, da tre secoli a questa parte, appellandosi alla
Terra, che rispose muovendosi. Allora il profeta divenne re. A nostra volta, noi facciamo
dei suoi successori, ex profeti divenuti re: la Terra si commuove! Si muove la Terra
Non dobbiamo sorprenderci del fatto che una nuova forma di agency (“si
che la Terra non era nient’altro che una palla da biliardo che gira senza sosta
Bertolt Brecht per mostrare come, nei talk show dei clima-scettici, un’intera
Per dipingere questa prima nuova Terra come un corpo in caduta libera in
mezzo a tutti gli altri corpi in caduta libera dell’universo, Galileo aveva
marcata dal segno della morte e della corruzione, a cui i nostri antenati – gli
occhi fissi alle sfere incorruttibili dei soli, delle stelle e di Dio – non avevano
scandito coi suoi passi? Non è forse incarnato nella figura che avevo scorto e
Nello stabilire un parallelo fra i due processi, le due Terre, i due regimi
Perché, da questa mattina, di nuovo la Terra trema: non perché si muova sulla sua
orbita inquieta e tranquilla, non perché cambi, dagli strati profondi al suo involucro aereo,
diritto antico e per la scienza moderna, perché non c’era alcun soggetto dentro di essa:
l’obiettivo, nel senso del diritto come in quello della scienza, emergeva da uno spazio
senz’uomo, che non dipendeva da noi e dal quale noi dipendevamo di diritto e di fatto;
ormai esso dipende così tanto da noi che ne è scosso e che ci inquietiamo, anche noi, di
questo scarto rispetto agli equilibri previsti. Noi inquietiamo la Terra e la facciamo
49
tremare! Ecco, di nuovo, che essa ha un soggetto.
Anche se il suo libro non invoca il nome di “Gaia” ed è stato scritto prima
che il termine “Antropocene” conoscesse una tale fortuna, quel che Serres
senza umani aveva fornito un terreno solido per una sorta di diritto naturale
volgiamo verso l’antica terraferma della legge naturale, che cosa troviamo?
Le tracce della nostra azione, ovunque visibili! E non l’antico modo in cui il
sproporzionato – alla maniera del Corpo del genio. No, stavolta, proprio
52
come nei miti prescientifici e non moderni , incontriamo un agente che trae
altro agente, che trae a sua volta la qualità di “soggetto” dal suo essere
hanno ugualmente perso la loro autonomia. È perché abbiamo a che fare con
pensarci come agenti, ma, al contrario, troviamo agency che non sono più
senza legame con quel che siamo e quel che facciamo. Per converso, da
parte sua (ma non esiste più alcuna “parte”!), la Terra non è più “oggettiva”,
nel senso che non può più essere tenuta a distanza, considerata da Sirio e
come svuotata di tutti gli umani. L’azione umana è ovunque visibile, nella
Hegel e Marx è ora completamente distesa: non c’è più abbastanza oggetto
per opporsi agli umani, né abbastanza soggetto per opporsi agli oggetti. È
*
Quel che è preoccupante in questi enunciati ibridi proposti da tanti
Terra, non è il loro modo di stabilire una continuità fra l’essere e il dover
essere, ma piuttosto il modo sempre ambiguo con cui affrontano gli stati di
fatto. Talvolta si tratta di catene causali che non sembrano implicare alcuna
perché coloro che descrivono le azioni della Terra affermano talvolta che si
talaltra che sta accadendo molto di più? Ciò porta a chiedersi perché, se la
congenita del diritto naturale che consiste nel dire simultaneamente che c’è,
l’altra del diritto, e cercare di capire quale, fra le due, sia la copia dell’altra.
nella nostra tradizione occidentale, non ci sono mai state due serie parallele,
metamorfica”.
In che linguaggio parlano le cose del mondo, perché possiamo intenderci con esse, per
contratto? Ma, dopotutto, il vecchio contratto sociale restava anch’esso non detto e non
scritto: nessuno ne ha mai letto l’originale, e neppure una copia. Certo, noi ignoriamo la
lingua del mondo, o di essa conosciamo solo le diverse versioni, animista, religiosa o
Quale differenza c’è fra una forza – fisica – e un vincolo – giuridico? Non
naturale non è un deal, un accordo fra due parti, l’umanità e la natura, due
55
figure che non possono essere unificate in ogni caso , ma una serie di
differenti tipi di entità mobilitati dalla geostoria si scambino i vari tratti che
dalla geometria, che Serres utilizza per designare queste transazioni fra gli
56
un tempo [ci-devant ] soggetti e gli un tempo oggetti. Per farsi
gravitazione universale:
scrittura: punto, traccia lunga, alfabeto binario. Scritto, il contratto obbliga e attacca
quanti scrivono il loro nome, o una croce, sotto le sue clausole. […] Ora, il primo grande
stessa parola, lo stesso tratto, la stessa nozione. I grandi corpi planetari si comprendono
e sono legati da una legge, certo, ma una legge che somiglia fino all’equivoco a un
contratto, nel senso primo di un gioco di corde. Il più piccolo movimento di un pianeta o
dell’altro reagisce senza indugio su tutti gli altri, le cui reazioni agiscono sui primi senza
alcun ostacolo. Attraverso questo sistema di vincoli, la Terra comprende, in qualche
modo, il punto di vista degli altri corpi poiché, per forza, essa reagì agli avvenimenti di
57
tutto il sistema.
Serres intende dire che, in ultima analisi, parliamo davvero la “lingua del
uno spirito.
Non dobbiamo vedere in questo legame della gravità col diritto una
articolo, come Newton abbia dovuto attingere dalla sua propria cultura un
insieme di tratti per il nuovo agente che si è imposto più tardi come
59
l’“attrazione universale ”. Newton era ossessionato da tutte le forme di
azione a distanza, come quella di Dio che agisce nella materia, quella del
60
credito nell’economia o quella del governo sui soggetti . A un teologo in
materia. Se lo avesse fatto, non sarebbe mai stato un fisico. Tuttavia, non è
corpo riesca ad agire su un altro, bensì agli angeli. La sua fisica è quindi,
innanzitutto, angelomorfica!
altro. All’epoca, non c’era alcun personaggio a sua disposizione che potesse
trasportare “senza alcun ostacolo” un movimento istantaneo – eccetto gli
questi attanti siano forniti di uno stile o un genere, ossia prima che siano
ampiamente riconosciuti come attori, devono, per così dire, essere macinati,
61
impastati e cucinati nello stesso recipiente . Persino le entità più rispettabili
fenomeni naturali – sono tutti nati dallo stesso calderone di streghe perché,
nuovi attori che si scoprono a ogni passo. Ma quando dico “lingua del
essere a cui si deve ‘dare’ acqua, o della forza gravitazionale come di uno
umano”, dall’altra. Il mondo materiale è quel che abbiamo reso muto per
evitare di rispondere alle domande: “Chi parla? Chi agisce? Chi fa parlare?
degli attori e darà l’impressione che esista un abisso fra gli oggetti materiali
non sarebbe altro che una parte della scena, la parte restante essendo
riservata alla presenza muta delle cose inerti su cui il linguaggio non
degli attori designando gli uni come animati e gli altri come inanimati.
Come diavolo si può produrre l’impressione che non stia accadendo nulla
sembri – nella causa e che non ve ne sia più alcuna nelle conseguenze.
in pratica, nella storia della scoperta, come nella narrazione della scoperta e
solo personaggio, il solo attore sarebbe nella causa – e per giunta nella causa
produrla.
L’altra ipotesi consiste nel proporre che quanto ho designato come una
del mondo stesso e non soltanto un fenomeno del linguaggio sul mondo.
Anche se è sempre difficile tenerlo a mente, l’analisi del senso, quel che
proprietà di tutti gli agenti, in quanto non smettono mai di avere un’agency;
ciò è egualmente vero per Kutuzov, per il Mississippi, per il recettore CRF e
influenzano” gli uni gli altri. Per tutti gli agenti, agire significa portare la
non vuol dire che “ogni cosa nel mondo sia semplicemente una questione di
Uno dei grandi enigmi della storia occidentale non è che “ci sia ancora
gente abbastanza ingenua da credere all’animismo”, ma la credenza
Con questa seconda conferenza spero di avere preparato il terreno per quel
che seguirà. Coloro che affermano che la Terra non abbia solo un
facciamo non sono tutti pazzi che avrebbero investito nell’idea bizzarra di
scelta.
attribuisce a una causa prima, a una creazione ex nihilo, tutta la serie di quel
72
che segue . Anche se siamo abituati, a partire dalla rivoluzione scientifica,
è detta la “visione scientifica del mondo” e che è anche una certa versione
potrebbe benissimo non essere affatto lì; come si dice colloquialmente, non
a revocare la storicità del mondo per la scienza così come per la politica e
facendoci perdere ogni legame con “il mondo vissuto”, ma che la scienza ha
nel mondo. Forse potrebbe essere di qualche aiuto offrire alfine una versione
della materialità che non sia più così direttamente, così maldestramente
Tutto questo noi, certo, lo sappiamo, noi che studiamo da tempo questa
che lo stile razionalizzante non aveva alcun rapporto con le scienze tali e
cambia, a partire dal momento in cui leggiamo annunci come quello con cui
ho iniziato questa conferenza: “A maggio del corrente anno si sfiorerà la
nell’atmosfera”. Qui sembra ovvio a tutti, e non solo agli storici delle
renderci più coscienti, piuttosto il contrario. In La fine del Terzo Reich, uno
anche peggiore, poiché ciò che era rimasto finora quietamente sullo sfondo
alla lotta. Quella che era fino a oggi una metafora – ossia, persino le pietre
gridano di dolore dinanzi alle sofferenze che gli umani hanno inflitto loro –
speranza, la speranza incrollabile che tutto andrà meglio e che il peggio non
78
è sempre certo . Egli sostiene che, prima di intraprendere qualsiasi azione,
ottimista… È dunque con molti scrupoli che sto ponendo questa serie di
conferenze sotto il cupo monito di Dante, “Abbandonate ogni speranza”, o,
Danowski ed Eduardo Viveiros de Castro: “What do you do, after you stop
79
pretending? ” (“Cosa farete quando avrete finito di fare i furbi?)”.
attivo! Avete notato che attribuiamo ormai alla storia naturale i termini della
l’aspetto di una natura passiva e immutabile per spiegare perché non stiamo
facendo nulla dinanzi alla minaccia? È questo il senso del Nuovo regime
2
Uno straordinario esempio di autosociologia delle scienze è l’articolo di C.D. Keeling, Rewards
3
S. Foucart, art. cit., corsivo mio.
4
M.E. Mann, The Hockey Stick and the Climate Wars, Columbia University Press, New York
2013. Il legame fra descrizione e allerta è spiegato chiaramente nell’articolo di opinione pubblicato
da Mann su “The New York Times”, il 17 gennaio 2014, If You See Something Say Something. Non
5
La distanza dall’epoca di Max Weber è immensa, commenta nel suo bell’articolo B. Karsenti, Le
6
Cfr. H. Welzer, Klimakriege, S. Fischer, Frankfurt am Main 2008; tr. it. di E. Fugali, Guerre
climatiche, Asterios, Trieste 2011. Il legame fra clima e guerra è assai più antico della geoingegneria
attuale, come mostra J.R. Fleming, Fixing the Sky, Columbia University Press, New York 2010.
7
Se l’Antropocene può in qualche modo lusingare gli umani con l’illusione di avere alfine
conquistato il potere su tutta la Terra, è molto meno gradevole apprendere che questa capacità di
influenza è forse già perduta! Vedi quel che afferma Wallace Broecker: “Lo studio del paleoclima
proclama a gran voce che, lungi dall’essere un sistema autostabilizzante, il clima della Terra è
piuttosto una bestia ultrasensibile che reagisce in modo eccessivo anche alla più piccola spinta”,
È
nell’articolo Cooling for the Tropics, in “Nature”, vol. CCCLXXVI, luglio 1995, pp. 212-213. È
l’estraneità di questo fenomeno a giustificare il titolo del libro di T. Morton, Hyperobjects, Minnesota
University Press, Minneapolis 2013; tr. it. di V. Santarcangelo, Iperoggetti, Nero, Roma 2018.
8
Per il grande pubblico, la migliore introduzione al lavoro quotidiano dei ricercatori resta la serie
9
Il riflesso degli storici e del buon senso consiste nel dire che quel che ci sembra senza precedenti
è già avvenuto molte volte. L’interesse della ricerca incentrata sull’Antropocene risiede proprio nel
mettere in discussione la tesi che non ci sia nulla di nuovo sotto il sole. Un esempio fra tanti:
“All’inizio del XX secolo, l’invenzione del processo Haber-Bosch che permette la conversione
dell’azoto atmosferico in fertilizzanti ha alterato il ciclo globale dell’azoto in un modo così radicale
che la comparazione geologica più prossima ci riporta ad avvenimenti svoltisi circa 2,5 miliardi di
anni fa. […] L’azione umana ha aumentato l’acidità delle acque degli oceani a un livello che non era
forse mai stato superato da 300 milioni di anni”. Cfr. S.L. Lewis, M.A. Maslin, Defining the
Anthropocene, in “Nature”, vol. DXIX, 12 marzo 2015, pp. 171-180. Sulla questione dell’assenza di
precedenti, su cui tornerò a p. 199, cfr. C. Hamilton, J. Grinevald, Was the Anthropocene
10
Il termine “geostoria” riassume perfettamente l’articolo di D. Chakrabarty, The Climate of
History, cit.
11
Sulla rapidità della risposta alla minaccia sovietica cfr. J.L. Gaddis, The Cold War, Allen Lane,
London 2006; tr. it. di N. Lamberti, La guerra fredda, Mondadori, Milano 2007. Per un confronto
sulla lenta mobilitazione nell’affrontare la minaccia climatica cfr. N. Stern, The Economics of Climate
12
L’idea controversa di Gayatri Chakravorty Spivak non è di credere sul serio al carattere
essenziale delle identità sociali, ma di utilizzarlo quando può fungere da espediente in certe battaglie
13
B. Latour, Politiques de la nature, La Découverte, Paris 1999; tr. it. di M. Gregorio, Politiche
14
Le virtù di obiettività hanno una lunga storia (cfr. L. Daston, P. Galison, Objectivity, cit.) che
permette di non confondere il risultato finale – attribuito all’oggetto conosciuto – con l’istituzione
assai complessa dalla quale le obiezioni sono passate l’una dopo l’altra. L’obiettività non è né uno
stato del mondo né uno stato mentale, è il risultato di una vita pubblica ben organizzata. Un riassunto
15
Al posto di “dati [données]”, si dovrebbe parlare sempre di “ottenuti [obtenues]”. In inglese (o in
16
La sterminata letteratura in linguistica, sociolinguistica e teoria degli atti linguistici non ha mai
smesso di assottigliare il discrimine fra descrizione e prescrizione già compromesso nel libro
seminale di J.L. Austin, How to Do Things with Words, Clarendon Press, Oxford 1962; tr. it. di C.
Villata, Come fare cose con le parole, a cura di C. Penco e M. Sbisà, Marietti, Genova 1996.
17
È il recupero di questa nozione così fraintesa del disinteresse che caratterizza gran parte della
filosofia delle scienze di Isabelle Stengers, a partire da L’invention des sciences modernes fino a La
Vierge et le neutrino, e che l’ha portata ad affrontare Gaia in Au temps des catastrophes, La
Découverte, Paris 2009. Cfr. inoltre I. Stengers, L’invention des sciences modernes, La Découverte,
Paris 1993; Id., La Vierge et le neutrino, Les Empêcheurs de penser en rond, Paris 2005.
18
Le indicazioni per i relatori dell’IPCC sottolineano proprio la necessità di distinguere quel che è
“policy relevant but not policy prescriptive”, in Statement on IPCC Principles and Procedures, IPCC,
2 febbraio 2010. Cfr. K. de Pryck, Le groupe d’experts intergouvernemental sur l’évolution du climat,
19
Da qui in poi Latour utilizzerà il termine di origine spinoziana “potenza di agire” per tradurre la
parola agency, “in modo da evitare l’orribile ‘agentività’, e soprattutto per separare l’agency
dall’intenzionalità e dalla soggettività umana, poiché quel che ci interesserà qui è la redistribuzione
delle capacità di azione”, come specificato dall’autore stesso in nota. Nella traduzione è stato
mantenuto il termine inglese agency, ormai consolidatosi in ambito sociologico e delle scienze in
generale [N.d.T.].
20
Riprendo qui un passo notevolmente modificato del mio Agency at the Time of the
Anthropocene, cit.
21
L. Tolstoj, Vojna i mir [1869], in Polnoe sobranie sočinenij, vol. XXIV, a cura di N.N. Gusev,
Guerra e pace, vol. II, Garzanti, Milano 1974, p. 1493, corsivo mio.
22
Questa differenza fra attanti e attori è un principio essenziale della semiotica influenzata da
1998.
23
Curiosamente, nell’appendice del romanzo, Tolstoj utilizza dall’inizio alla fine una metafora
tecnica della Provvidenza che agisce con una tale necessità da far scomparire del tutto la libertà di
manovra dei personaggi, seppur dispiegata a volontà nel corpo del romanzo. A riprova del fatto che il
discorso di causalità può, a piacimento, moltiplicare o ridurre le agency senza che la composizione
per questo subisca alcun cambiamento. L’attribuzione di cause è dunque sempre un processo
24
J. McPhee, The Control of Nature, Farrar, Straus & Giroux, New York 1989; tr. it. di G.
25
M. Twain, Life on the Mississippi, J.R. Osgood & Co., Boston 1883; tr. it. di S. Pezzani, Vita sul
Mississippi, Mattioli, Fidenza 2005, pp. 189-190; traduzione modificata, corsivo mio. Riportiamo di
seguito il periodo conclusivo nella traduzione italiana: “Altrimenti, si potrebbe dire che la
Commissione possa deviare il corso delle comete, piegandole a miti consigli, tanto quanto orientare il
26
Si fa qui riferimento all’uragano Katrina del 29 agosto 2005 che ha devastato New Orleans.
27
J. McPhee, Il controllo della natura, cit., pp. 22-23, corsivo mio.
28
A. Greimas, J. Fontanille, Sémiotique des passions, Éditions du Seuil, Paris 1991; tr. it. e cura di
29
È l’origine del principio di simmetria – alla base della teoria dell’attore-rete – introdotto in
sociologique”, n. 36, 1986, pp. 169-208. Al posto della distinzione fra oggetto e soggetto, otteniamo
delle sfumature lungo un gradiente che mischia figurazioni umane e non umane.
30
J. McPhee, Il controllo della natura, cit., p. 25.
31
Il contesto è descritto in B. Latour, S. Woolgar, Laboratory Life, cit.
32
C.R. Grace et al., Structure of the N-Terminal Domain, in “PNAS”, vol. VI, n. 104, 20 marzo
33
È senza dubbio quel che avrebbe fatto il romanziere Richard Powers e quel che ha tentato, per
esempio, ne Il fabbricante di eco o, più direttamente ancora, in Sporco denaro. Cfr. R. Powers, The
Echo Maker, Farrar, Straus & Giroux, New York 2006, tr. it. di G. Granato, Il fabbricante di eco,
Mondadori, Milano 2008; nonché Id., Gain, Farrar, Straus & Giroux, New York 1998, tr. it. di L.
Briasco, Sporco denaro, Fanucci, Roma 2007. Questi tentativi spiegano l’aspetto tutto nuovo dei suoi
personaggi; cfr. su questo punto B. Latour, The Powers of Fac Similes, in S.J. Burn, P. Demsey (eds.),
Intersections. Essays on Richard Powers, Dalkey Archive Press, Urbana (Ill.) 2008, pp. 263-292.
34
Cfr. B. Latour, P. Fabbri, La rhétorique de la science. Pouvoir et devoir dans un article de
science exacte, in “Actes de la Recherche en Sciences Sociales”, vol. XIII, 1977, pp. 81-95; e
soprattutto F. Bastide, Una nit amb Saturn, in “Anàlisi”, nn. 7-8, 1983, pp. 123-138, tr. it. di R.
Pellerey, Una notte con Saturno, in Una notte con Saturno. Scritti semiotici sul discorso scientifico, a
35
Cfr. le voci corrispondenti nella Bibbia della semiotica: A.J. Greimas, J. Courtès, Sémiotique,
Hachette, Paris 1979; tr. it. Semiotica, a cura di P. Fabbri, La Casa Usher, Firenze 1986.
36
È questo il punto cruciale dell’articolo classico di H. Garfinkel, M. Lynch, E. Livingston, The
Work of a Discovering Science, in “Philosophy of Social Sciences”, vol. XI, n. 2, 1981, pp. 131-158.
37
Utilizzo termini eccessivamente grossolani – physis per natura, bio per biologia ecc. –
38
Il metamorfismo, recita il dizionario, è un processo interno del globo terrestre che provoca il
cambiamento allo stato solido del tessuto e della composizione mineralogica di una roccia i cui
39
È lo stesso slittamento di un termine utilizzato come strumento di analisi, trasformato quindi in
oggetto di studio (from resource to topic, da risorsa esplicativa a oggetto di studio), che ho analizzato
40
Come dice Foucart nell’articolo citato all’inizio di questa conferenza: “Secondo il climatologo
americano James Hansen, ex direttore del Goddard Institute for Space Studies (GISS), la
concentrazione di CO che non deve essere superata si situa intorno ai 350 ppm, limite che è stato
2
41
Cfr. M. Serres, Le contrat naturel, François Bourin, Paris 1990; tr. it. di A. Serra, Il contratto
naturale, Feltrinelli, Milano 1991, e il suo (in parte) prosieguo Retour au Contrat naturel,
42
La situazione è ancora più intricata in quanto è alla figura di Galileo (che difende quel che è
giusto da solo, contro tutti) che i clima-scettici fanno appello ogni volta che intendono attaccare il
43
Serres non menziona Lovelock, ma quest’ultimo, che incontreremo nella conferenza successiva,
44
M. Serres, Il contratto naturale, cit., p. 112, corsivo mio.
45
B. Brecht, Leben des Galilei, Suhrkamp, Berlin 1955; tr. it. di E. Castellani, Vita di Galileo,
46
Nell’antico sistema detto “precopernicano” esisteva una differenza di sostanza fra la zona al di
sotto della Luna (sublunare) e la zona al di sopra della Luna (sovralunare): più in alto si saliva per
gradi, dalla Terra corruttibile ai pianeti e poi alle stelle fisse, più si ascendeva alla perfezione. Sulla
storia di questo cosmo e della sua distruzione, il libro classico di A. Koyré, Dal mondo chiuso
all’universo infinito, resta la migliore introduzione, a meno che non si preferisca la versione più
romanzata, ma sempre assai efficace, di A. Koestler, I sonnambuli. Cfr. A. Koyré, From the Closed
World to the Infinite Universe, Johns Hopkins University Press, Baltimore 1957, tr. it. di L. Cafiero,
Dal mondo chiuso all’universo infinito, Feltrinelli, Milano 1988; nonché A. Koestler, The
Sleepwalkers, Hutchinson, London 1959, tr. it. di M. Giacometti, I sonnambuli, Jaca Book, Milano
1982.
47
È questa agitazione della Terra a rendere singolari libri come quelli di F. Pearce, With Speed and
Violence, cit., o di M. Gardiner, A Perfect Moral Storm, Oxford University Press, New York 2011.
Sulla questione controversa delle frontiere planetarie cfr. J. Rockström, W. Steffen et al., Planetary
Sulla rete di zone critiche cfr. S.L. Brantley, M.B. Goldhaber, K. Vala Ragnarsdottir, Crossing
Disciplines and Scales to Understand the Critical Zone, in “Elements”, vol. III, n. 5, 2007, pp. 307-
314, e la relazione di S.A. Banwart, J. Chorover, J. Gaillardet et al., Sustaining Earth’s Critical Zone,
University of Sheffield, Sheffield 2013, nonché B. Latour, Some Advantages of the Notion of “Critical
Zone” for Geopolitics, in “Procedia Earth and Planetary Science”, vol. X, 2014, pp. 3-6.
48
È questo contraccolpo imprevisto che il titolo del volume a cura di É. Hache, De l’univers clos
49
M. Serres, Il contratto naturale, cit., p. 112, corsivo mio.
50
Serres utilizza il termine assai poco elegante “Biogea” per designare Gaia.
51
Tornerò sulla questione nella conferenza VI.
52
E. Kohn, How Forests Think, cit.
53
I termini quasi-oggetto e quasi-soggetto sono stati introdotti da M. Serres in Le parasite,
54
M. Serres, Il contratto naturale, cit., p. 56.
55
È quel che scopriremo nelle conferenze successive: né la natura né l’umanità possono intendersi
come sufficientemente unificate (e ora come sufficientemente distinte) per potere stipulare un
contratto fra le parti. È un modo per misurare quanto la situazione sia cambiata fra l’epoca in cui
Serres ha scritto il suo libro e quella in cui siamo costretti ad affrontare l’Antropocene.
56
Locuzione avverbiale francese con significato di “un tempo”, “prima”, “addietro”, il termine ci-
devant venne usato, a seguito della Rivoluzione francese, come aggettivo per indicare i nobili spogliati
57
M. Serres, Il contratto naturale, cit., pp. 139-140, corsivo mio.
58
Id., Hermès III. La traduction, Les Éditions de Minuit, Paris 1974.
59
S. Schaffer, Newtonian Angels, in J. Raymond (ed.), Conversations with Angels, Palgrave
60
“In contemporanea, Isaac Newton lavorava alacremente agli agenti spirituali all’opera nelle
reazioni alchemiche, alla corretta interpretazione dei messaggi angelici nelle profezie delle Scritture e
in particolar modo dell’Apocalisse, componeva una genealogia erudita dell’idolatria e delle eresie,
discuteva gli effetti materiali e spirituali del movimento delle comete e dei vortici solari, e tracciava
una storia provvisoria della Chiesa” (ibid.). Cfr. anche S. Schaffer, The Information Order of Isaac
Newton’s Principia Mathematica, The Hans Rausing Lecture 2008 Uppsala University, Salvia
61
È questo rimescolamento e poi questa lenta decantazione a costituire l’oggetto del libro di F. Aït-
Touati sull’invenzione progressiva della differenza, ora naturalizzata, fra narrazioni di fantasia e
62
Termine prediletto da Donna Haraway per designare le innumerevoli biforcazioni attraverso cui
le agency scambiano le loro proprietà nei modi più imprevedibili. Cfr. D.J. Haraway, Manifesto
cyborg, cit.
63
Ciò che Whitehead ha chiamato la “biforcazione della natura” è innanzitutto una operazione
pratica, come Didier Debaise mostra molto bene in L’appât des possibles.
64
Esiste una vasta letteratura attorno al dominio “scienza e letteratura”. Un esempio
dell’animazione delle narrazioni scientifiche, tanto più sorprendente in quanto scritto da uno dei
massimi propugnatori del termine “Antropocene”, è il libro di J. Zalasiewicz, The Planet in a Pebble,
65
Anche se sembra controintuitivo a prima vista, la causa appare per prima soltanto nell’ordine di
esposizione; per definizione, nell’ordine della scoperta è sempre necessariamente seconda perché è
sempre a partire dalle conseguenze che si risale a essa. In altre parole, c’è sempre nella narrazione
causale un effetto di montaggio. Questa inversione è ancora più sorprendente nel caso della
pedagogia.
66
In Cartesio e la filosofia cartesiana Charles Péguy gioca con l’audacia di Cartesio nel dedurre
l’esistenza dei cieli dai suoi principi: “E non ha trovato solo i cieli. Ha trovato degli astri, una terra.
Non so se voi siate d’accordo con me. A me, che egli abbia potuto trovare una terra sembra
meraviglioso. Perché poi, se non l’avesse trovata […] sappiamo bene che, se non ne avesse mai sentito
parlare, non avrebbe trovato i cieli e gli astri e una terra”. Cfr. C. Péguy, Note conjointe sur Monsieur
Descartes et la philosophie cartésienne [1914], in Œuvres en prose complètes, t. III, éd. par R. Durac,
Gallimard, Paris 1992; tr. it. di C. Lardo, Cartesio e la filosofia cartesiana, a cura di I. Batassa,
67
Cfr. S. Schaffer, La fabrique des sciences modernes, Éditions du Seuil, Paris 2014; I. Stengers,
68
Tema sviluppato ulteriormente in B. Latour, Enquête sur les modes d’existence, cit.
69
D. Abram, The Spell of the Sensuous, Vintage Books, New York 1996.
70
Di qui il rinnovato interesse per la questione dell’animismo, come possiamo vedere nell’opera di
Descola o di Viveiros de Castro, come se la disanimazione apparisse ora come il fenomeno bizzarro
che bisogna spiegare dal punto di vista antropologico, e non più la posizione predefinita che rende
71
Differenza che ho tentato di rendere tecnica con l’opposizione fra intermediari (che si occupano
semplicemente di trasportare la forza) e mediatori (che fanno biforcare ciò che li causa). Il che è un
72
È l’oggetto delle conferenze V e VI, che ci faranno immergere nella “teologia naturale”, tema
73
Il legame fra rivoluzione scientifica, organizzazione politica, dematerializzazione della materia e
teologia è il soggetto del libro ormai classico, che ritroveremo nella conferenza VI, di S. Shapin, S.
Schaffer, Leviathan and the Air-Pump, Princeton University Press, Princeton (N. J.) 1985; tr. it. di R.
74
D.J. Haraway, Staying with the Trouble, cit.
75
B. Latour, Non siamo mai stati moderni, cit.
76
I. Kershaw, The End, Allen Lane, London 2011; tr. it. di G. Buzzi, La fine del Terzo Reich,
77
J. Lovelock, The Revenge of Gaia, Basic Books, New York 2006; tr. it. di M. Scaglione, La
78
C. Hamilton, Requiem for a Species, cit.
79
D. Danowski, E. Viveiros de Castro, L’arrêt de monde, cit.
80
W. Steffen et al., The Trajectory of the Anthropocene, cit.
Conferenza III
Galileo, Lovelock: due scoperte simmetriche – Gaia: un nome mitico molto pericoloso
per una teoria scientifica – Un parallelo con i microbi di Pasteur – Lovelock, anche lui, fa
È probabile che, fra non molto, per la storia delle scienze come
Venezia, puntandolo verso la Luna. È allora che gli venne in mente, si dice,
l’idea che tutti i pianeti si somigliassero. Tre secoli dopo, un’altra scoperta
mentre Galileo scopriva come passare dalla visuale ridotta – che gli offriva
scopre come passare dall’universo infinito ai ristretti limiti del pianeta blu.
Ciò che il primo riusciva a fare con un telescopio da due soldi, un vero e
articolo con Dian Hitchcock (senza alcun rapporto col cineasta!) sulla
3
possibilità di rilevare vita su Marte . I due autori sono un po’ imbarazzati
Marte è effettivamente inerte. Non c’è bisogno di volare sin lì a caro prezzo
quelli di Lovelock che puntano i loro modesti strumenti verso il cielo per
di continuità, per non dire una nuova fraternità, fra la Terra e il suo satellite.
Erano entrambi pianeti, erano entrambi corpi fatti della stessa materia
pianeti sovralunari fino alla sfera delle stelle fisse, lontane appena qualche
importanza di tutti gli altri corpi celesti, senza alcuna gerarchia fra loro;
pastori, non meno di libertini, poterono allora spingere verso queste nuove
Terre una vasta popolazione di personaggi fittizi che presero a vivervi ogni
poiché era stato inventato lo spazio infinito che era ovunque lo stesso, si
poteva dare una qualche consistenza all’idea di “un punto di vista da nessun
7
luogo [point de vue de nulle part ]” che permetteva a menti disincarnate e
tutti i soli, tutte le galassie potevano essere trattati alla stregua di palle da
8
biliardo . Dopo tutto, corpi in caduta libera sono appunto corpi in caduta
libera: visto uno, visti tutti! L’estensione infinita del mondo come della
letteralmente uguale a tutti gli altri, eccetto per le sue coordinate. Come
indica il termine latino res extensa, l’idea di cosa sia una cosa poteva
9
estendersi in effetti dappertutto . Per rispondere di nuovo al celebre titolo di
uomo verde, potrei concludere con certezza che la Terra è un astro vivente
mantenere stabile questo stato, qualche agency che non è ancora stata resa
visibile, che è assente su Marte come su Venere o sulla Luna, o ancora una
somiglianza fra la Terra e tutti gli altri corpi in caduta libera, Lovelock,
similarità fra tutti gli altri pianeti e questa Terra così particolare quale è la
12
nostra. È assumendo il “punto di vista di Sirio [point de vue de Sirius ]”
che egli mostra perché non vi sia “punto di vista da nessun luogo [point de
capote di una vettura per chiuderla ben bene, dal suo piccolo ufficio di
perfezione, piuttosto il contrario; non che nasconda nelle sue viscere il tetro
13
sito dell’Inferno , ma perché detiene – lei sola? – il privilegio di essere in
In ogni caso, la Terra sembra capace di mantenere attiva una differenza fra
come una lunga serie di eventi storici, casuali, specifici e contingenti, come
14
fosse il risultato provvisorio e fragile di una geostoria . È come se, tre
di quella stessa Terra di cui Galileo non doveva tenere conto al fine di
15
poterla considerare un semplice corpo in caduta libera fra tanti altri : il suo
colore, il suo odore, la sua superficie, il suo tessuto, la sua genesi, il suo
Serres aveva ragione: per essere completa, alla Terra che si muove di Galileo
16
bisognava aggiungere la Terra che si commuove di Lovelock .
Ricordate il cliché delle tre “ferite narcisistiche” rese famose da Freud, non
17
senza un certo masochismo : dapprima Copernico, poi Darwin e infine
rivoluzione copernicana che avrebbe scacciato l’uomo dal centro del cosmo;
poi, straziata ancora più a fondo dall’evoluzione darwiniana che ha fatto
posizione centrale. Ma, per considerare tali scoperte come una serie di ferite
feriti, sembra al contrario che coloro che l’hanno vissuta si siano sentiti
liberati dai loro vincoli, dopo avere sofferto così a lungo l’essere relegati in
una segreta, senza alcuna via d’uscita se non le regioni sovralunari, l’unico
un antico astrolabio:
GALILEO (asciugandosi) Già. Anche a me, la prima volta che lo vidi, fece lo stesso
effetto. A certi, lo fa. […] Muri, calotte, ogni cosa immobile! Per duemil’anni l’umanità
ha creduto che il sole e tutte le costellazioni celesti le girassero attorno. […] Ma ora ne
stiamo uscendo fuori, Andrea: e ci attende un grande viaggio. Perché l’evo antico è finito
e siamo nella nuova era. […] Perché ogni cosa si muove, amico mio. […] Presto
l’umanità avrà le idee chiare sul luogo in cui vive, sul corpo celeste che costituisce la sua
dimora. Non le basta più quello che sta scritto negli antichi libri. Sì: perché, dove per
19
mille anni aveva dominato la fede, ora domina il dubbio.
antico è finito” e presto, forse, “l’umanità avrà le idee chiare sul luogo in cui
Freud aveva immaginato. Quel che non ha più alcun senso è rifugiarsi nel
sogno, senza ostacoli e senza legami, nella sconfinata distesa dello spazio.
Terra non occupa più il centro e che vortica senza scopo intorno al Sole; no,
al centro del suo piccolo universo e perché siamo imprigionati nella sua
interrotto. Il titolo di Koyré deve essere d’ora in poi letto in senso contrario:
al capitano Kirk che l’astronave Enterprise deve tornare alla base. “Là fuori,
non troverete nulla di simile a noi; siamo soli con la nostra storia terrestre e
la situazione mentre faceva ritorno, dopo mille effetti speciali, sulla terra
20
fangosa, confessando: “I hate space! ”.
fondi per ciò che si era soliti chiamare la “conquista dello spazio”, ma
Non scapperete nello spazio. Non avete altra dimora che quaggiù, in questo
ristretto pianeta. Potete comparare i corpi celesti gli uni agli altri, ma non
recandovi di persona. La Terra è, per voi, quel che in greco è detto hapax –
un nome che occorre una sola volta – ed è proprio questo nome che pertiene
simile etimologia greco-latina, idiotes. “Noi siamo idioti; tutto quel che ci
accade non accade che una volta sola, non accade che a noi, qui.” Se Galileo
naufragati su un’isola deserta da cui non possono più fuggire, al pari di noi
dal nostro pianeta blu, e in cui discendono a poco a poco la china scivolosa
21
che conduce alla barbarie . Ora si dà il caso che l’autore, William Golding,
realtà non rileggesse Esiodo da un bel po’. Se lo avesse fatto, avrebbe saputo
che scagliava sulla teoria del suo amico una maledizione a cui non sarebbe
È che Gaia, Ge, Terra, non è una dea propriamente detta, ma una forza che
questa domanda, senza procedere anche con lei con la stessa modalità che
Come per tutti gli esseri, ma più in particolare ancora per quei personaggi
nomi. Quel che è sicuro è che non è una figura dell’armonia. Non c’è nulla
di materno in lei, altrimenti dovremmo rivedere del tutto ciò che intendiamo
simpatiche danze New Age inventate più tardi per celebrare la Gaia
26
postmoderna .
Il mondo sarebbe rimasto in questo stato se Gaia, indignata per una esistenza così
ristretta, non avesse immaginato una perfida astuzia, che avrebbe cambiato il volto delle
cose. Ella crea il bianco metallo, l’acciaio, ne fa una roncola; esorta i suoi figli a castrare
il loro padre. Tutti esitanti e tremanti, salvo il più giovane, Crono, il Titano dal cuore
27
audace e dalla subdola astuzia.
assassinarsi gli uni gli altri! E tuttavia, dopo avere trascinato i membri della
Urano, Crono, Zeus – prodiga poi consigli con le sue divinazioni (si dice sia
28
protomantis, la “prima profetessa ”), di modo che finiscono con l’uscirne
vincitori.
A tre riprese, Terra dà consigli decisivi […]: fa comprendere, indica con parole più che
con segni, è capace anche di “dire tutto chiaramente” quando serve, ma sempre prevede,
previene, concepisce le strategie [desseins] che orientano il corso delle cose in maniera
29
decisiva.
Potenza ctonia, dalla pelle scura e la chioma nera, tetra, dopo avere
incitato suo figlio Crono a tagliare con una “roncola in acciaio dai denti
aguzzi” i genitali di suo marito Urano, non si ferma qui. Con la complicità
sono ormai vittime dei venti, delle tempeste e dei cicloni di Tifone. Gaia,
considerata dal punto di vista degli dèi olimpici – le divinità ultime arrivate
E fu Gea a ideare il sotterfugio della pietra avvolta in fasce al posto dell’ultimo nato,
nascosto nel fondo di una caverna a Creta, nell’attesa di diventare Zeus. Lungo tutta
questa “archeologia” del mondo divino, Gea dà prova della capacità di conoscere ciò che
sta per accadere: apprezza il presente in funzione del futuro che lo abita, prefigurando in
tal modo il buon consiglio e la prudenza accorta che caratterizzeranno l’azione di Temi,
in molti momenti della carriera di Zeus e, in particolare, quando Terra, questa volta
supplice, verrà a lamentarsi della proliferazione della specie umana e della sua empietà
30
crescente sul suo “ampio petto”.
nel reperire i suoi altari, sepolti come sono in caverne profonde, sotto le
rovine di templi eretti molto più tardi in onore di divinità più appropriate e
31
meglio celebrate .
Quel che è vero del personaggio mitologico lo è anche della teoria che
porta il suo nome. Sì, senza alcun dubbio, c’è una maledizione legata alla
teoria di Gaia. Del resto, quante volte mi è stato detto di non ricorrere a
milioni circa; e confessa apertamente, inoltre, che per lui non cambia nulla
durante un viaggio nello spazio, grazie a un biglietto gratuito che gli è stato
32
offerto in premio da uno sponsor, nientemeno che Richard Branson !
può essere il centro di una nuova visione della scienza, della politica e della
straordinario Galileo.”
Una delle ragioni per cui ho resistito a questi avvertimenti è che non sono
del tutto sicuro di quel che i miei detrattori avrebbero detto se fossero vissuti
contempo dedica la sua opera a uno dei Medici con perfetta piaggeria, con
Se c’è una maledizione che pesa sulla teoria di Gaia è quella che il
stesso, in gran parte, erede della scoperta che si può designare, per
35
semplificarla, galileiana . Una volta introdotta in fisica per ragioni
era indispensabile per Galileo rimuovere tutti i comportamenti dai corpi per
mantenere solo il loro movimento, non c’era alcuna ragione per trasformare
questa pratica in una filosofia generale e ancora meno nella politica di una
Terra senza comportamento alcuno. Quel che era solo un espediente pratico
per Galileo si trasforma in un fondamento metafisico nelle mani di Locke,
36
Descartes e dei loro successori .
interpretazione della teoria di Gaia. È perché Gaia non trova posto nello
teoria non ha alcuna importanza e che, dopotutto, gli scienziati seri evitano
bene, parlano lingue che sono distinte solo in apparenza, ma – non appena
estendere, quel che vogliono dire. “Non esiste altro mito puro se non quello
39
dell’idea di una scienza purificata di ogni mito”, avrebbe detto Serres .
No, dobbiamo fare per la teoria scientifica di Gaia quel che le magnifiche
come l’antica Ge. Come sempre, dobbiamo sostituire ciò che gli dèi, i
concetti, gli oggetti e le cose sono con ciò che fanno. Per lanciare la Terra in
ciò che ha a che fare con Dio, principi, autorità, forma dei corpi e anche,
40
come sappiamo, l’elegante stile italiano . Lo stesso vale per Lovelock
per Lovelock la chimica – in un’altra cosa più attiva, più aperta, anche più
corrosiva.
assumerla come un tutto già composto, senza aggiungerle una coerenza che
senso interpretare il fatto che retroagisce alle azioni collettive degli umani?
cui ora sappiamo che è solo la metà di una definizione simmetrica della
a costruire alla bell’e meglio è una versione della Terra che è interamente di
quaggiù. Diciamo che, per studiare la Terra, bisogna ritornare sulla Terra.
Lovelock, Gaia riveste un ruolo assai meno religioso, assai meno politico,
assai meno morale della concezione della “natura” così come emergeva
piuttosto fra Lovelock e Louis Pasteur. Ciò che rende il parallelo così
senza neppure rendersene conto. Allo stesso modo, appena tracciato il viso
di Gaia, Lovelock cerca di persuadere gli umani del loro strano destino:
44
sono divenuti inavvertitamente la malattia di Gaia . Come se la sfida,
Era certamente il caso del chimico tedesco Justus von Liebig (1803-1873),
la bestia nera di Pasteur nel decennio 1850. Dopo un secolo di lotta contro
Ecco perché non hanno avuto alcuna pazienza, perlomeno all’inizio, con
quel traditore di Pasteur, pur essendo lui stesso chimico, quando sosteneva
Agli occhi dei chimici, era un ritorno al vitalismo del passato – o persino a
colti allo stato nascente, sono innanzitutto una lista di azioni, assai prima
che sia loro attribuito un nome che riassuma queste azioni – spesso in una
lingua, il greco antico, che nessuno scienziato parla più. Ciò che un agente è
mai ne esista uno. Nelle mani di Liebig, il “lievito” era solo un prodotto
celebre:
Se si esamina con attenzione una fermentazione lattica ordinaria, vi sono dei casi nei
quali si possono riconoscere, al di sotto del deposito della creta e della sostanza azotata,
dei punti di una sostanza grigia formante talvolta una zona alla superficie del deposito.
Questa materia si trova altre volte aderente alle pareti superiori del recipiente quivi
portata dal movimento gassoso. Il suo esame al microscopio non consente, se non si è
prevenuti, di distinguerla dal caglio, dal glutine disgregato ecc. così è che nulla indica se
Infine questa materia è così confusa, molto spesso, con la massa del caglio e della creta
da non credere alla sua esistenza. È essa, tuttavia, che esercita il principale ruolo.
49
E vengo subito a indicare il modo di isolarla e di prepararla allo stato di purezza.
dalla frase “Finora ricerche minuziose non hanno reso possibile la scoperta
innanzitutto da una serie di azioni molto modeste: all’inizio, non è altro che
speciale”. Un attore emerge a poco a poco dalle sue azioni, una sostanza
nuova emerge dai suoi attributi. Ci ritroviamo nella stessa situazione della
mostrare che non vi era altro che un “terreno di coltura” in cui si poteva, a
Possiamo vedere perché è così importante non stabilizzare mai una volta
stabilito l’esistenza del tutto originale di un agente che non poteva essere
avevano disorientato la medicina per secoli. Alla lista delle agency aveva
Il caso di Pasteur prova, ancora una volta, che la scienza non procede per
attraverso la revisione della lista degli oggetti che popolano il mondo, ciò
personaggi ben noti per potere raccontare la storia di ogni cosa, come
riteneva di poter fare Descartes nel suo abile romanzo sul sistema della
52
natura , ma nel far emergere attraverso una serie di prove i personaggi
non dovrebbe essere così scandalosa per gli scienziati in attività ma soltanto
per chi crede che il compito di popolare il mondo sia già stato completato.
non appena avrete deciso quali siano i personaggi umani e non umani
ribalta.
che esseri passivi, meri passeggeri di una natura che porta avanti tutto il
meno, allo stesso modo: la Terra dovrebbe essere come Marte, un astro
tuttavia di una visione errata. L’immagine del mondo così fornita è paragonabile a quella
di una nave le cui pompe sono impiegate solo per il riciclo dell’acqua di sentina
all’interno della nave stessa, e non per la sua espulsione: se vi fossero infiltrazioni
d’acqua, la nave affonderebbe ben presto. […] Cos’è dunque questa “perdita” che
degradazione delle rocce […]. I geochimici sostengono che la presenza di vita non abbia
spiegare ciò che accade non è necessaria la vita e neppure Gaia. Io però non sono
d’accordo. […] Abbiamo sostenuto che, con la loro crescita, le piante trasferiscono
anidride carbonica registrato nelle intercapedini d’aria del terreno, che è 10-40 volte
55
superiore rispetto all’aria sovrastante.
salvo che l’enigma che il detective deve risolvere non è scaturito dalla
piccolo non so che per rendere conto di questo disequilibrio nei bilanci
dalle normali leggi della chimica, voi, adepti dell’‘equilibrio della natura’!”.
Prendete l’acqua. Avrebbe dovuto svignarsela già molto tempo fa, così come
ha fatto sugli altri pianeti. Perché è ancora qui e in tale abbondanza? “La
vista della geofisica e della geochimica, ma anche come un sistema di cui gli
56
organismi sono parte integrante .”
essere presente in quantità ben maggiore nell’aria? Dove cade? Nel terreno.
nuovo ruolo che è loro assegnato. L’azoto atmosferico non si trova dove
Se non ci fosse vita sulla Terra, l’azione continua dei lampi eliminerebbe la maggior
parte dell’azoto presente nell’aria trasformandolo in ioni nitrato disciolti negli oceani
[…]. In una Terra senza vita, probabilmente queste forze inorganiche potrebbero
frammentare l’azoto, in modo da collocarne la maggior parte nel mare e solo una quantità
57
esigua nell’aria.
Quel che è commovente nella prosa di Lovelock (e ancor più in quella del
58
suo braccio destro, Lynn Margulis [1938-2011]) è che ciascun elemento
che avremmo considerato, noi lettori ignoranti, come parte dello sfondo dei
cicli maestosi della natura sui quali la storia umana si era sempre stagliata,
che gran parte delle montagne era fatta di detriti di esseri viventi, ma
placche potrebbe essere stato innescato dal peso delle rocce sedimentarie.
volta che Lovelock toccasse una parte dello scenario con la sua bacchetta
frenetica – i nani come l’orologio, le maniglie delle porte come gli alberi del
giardino. Gli accessori più umili rivestono adesso un ruolo, come se non ci
fosse più alcuna distinzione fra personaggi principali e comparse. Tutto ciò
punto più alto dell’atmosfera e il punto più basso delle rocce sedimentarie –
61
quel che i biochimici chiamano a ragione la zona critica – si ritrova nel
proprio come la fermentazione, per Pasteur, non può essere attivata senza il
lievito. Al pari dell’azione dei microrganismi che, nel XIX secolo, aveva
molto facile sentire fino a che punto questa nuova forma di geo-centrismo,
affatto nello stesso mondo, e ognuno di noi può percepirlo. La Terra, come i
scagliati nel bel mezzo di tutti questi disequilibri ed è “il fragore continuo di
Come se l’è cavata Lovelock a tracciare il suo cammino fra i due scogli del
più comune della teoria di Gaia è che agirebbe come un solo e unico agente
che influenza il biota. Il sistema di Gaia condivide con tutti gli organismi viventi la
cui afferma allo stesso tempo che la Terra è e non è un tutto unitario?
assolutamente persuaso che non avesse in mente una divinità o qualche essere sensibile.
Penso invece che stesse usando l’unico linguaggio allora disponibile per esprimere la
davvero Gaia per un Tutto. E tuttavia, se sostengo che Lovelock giri intorno
proceda al loro assemblaggio. Non c’è in effetti, se non nei sistemi tecnici,
66
la possibilità di distinguere le parti da un tutto . È proprio la definizione
dell’atto tecnico: a partire da un progetto potete anticipare i ruoli che
tecno-morfismo è stato molto utile alla biologia, in special modo allo studio
67
delle società animali . Ma come fare se intendiamo parlare della Terra nella
Ora è evidente che non possiamo applicare metafore tecniche alla Terra in
divino, che non si può sostenere una concezione olistica di Gaia. E poiché
Gaia non può essere comparata a una macchina, non può essere soggetta a
69
un qualsiasi re-engineering . Come dicono gli attivisti: “Non c’è un pianeta
impossibile: ottenere effetti di connessione fra agency senza per questo fare
che l’estensione della metafora dell’organismo alla Terra non aveva alcun
Tanto più che è forse il primo a porsi una simile domanda. Infatti, coloro
contro cui combatte non hanno alcuna difficoltà, per parte loro, a
considerare la Terra un sistema a priori sempre già unitario: sia che la
sfugge loro totalmente: come seguire le connessioni senza essere per questo
Al pari di Pasteur, deve inventare una nuova messa a punto delle agency
viventi entro i limiti di questo involucro fragile che chiama Gaia. Tutti
adattano allo stesso modo l’ambiente a loro. Per Lovelock, ogni organismo
“in” un ambiente, ma lo adatta, lo piega intorno a sé, per così dire, per
partes extra partes, non così sulla Terra. Ogni agency modifica le sue
È
po’ meno improbabile. È qui che risiede la differenza fra geochimica e
geofisiologia. Ciò non significa che Gaia possieda una sorta di “grande
distribuita di tutti gli agenti, ciascuno dei quali modifica il suo ambiente a
suo piacimento.
come fa quel testardo di Lovelock, che diviene davvero feconda. Tutti gli
storici riconoscono che gli umani hanno adattato il loro ambiente per
piccolo sia. Non sono soltanto i castori, gli uccelli, le formiche o le termiti
che piegano l’ambiente intorno a loro per renderlo più favorevole, ma anche
ciascun organismo in lotta per la propria sopravvivenza: cosa può voler dire
altri organismi?
altri quel che vorrebbe che gli altri facessero a lui”, il risultato non è né la
microbi col terreno che influenzavano e che, a sua volta, influenzava il loro
78
sviluppo . È soltanto perché Pasteur era riuscito a mostrare che poteva fare
Margulis, non esiste più ambiente a cui potersi adattare. Poiché tutti gli
vicini quanto più possibile, è del tutto inconcepibile discernere quale sia
formare un processo unico e indivisibile. Gli organismi possiedono proprietà che alterano
frontiere sono sovvertiti. Non perché tutto sarebbe connesso in una “grande
l’interazione fra un vicino che manipola attivamente i suoi vicini e tutti gli
azione che non rispettano alcuna frontiera e, più importante ancora, non
81
rispettano mai alcuna scala fissa . Queste onde che si sovrappongono sono i
veri attori che dovrebbero essere seguiti fino in fondo, quale che sia il luogo
tuttavia queste onde di azione sono le vere e proprie pennellate con cui spera
racconti darwiniani, poiché ogni agente lavora per se stesso senza che gli si
interesse”.
combattere. Ora, per Lovelock, non c’è affatto bisogno del formato standard
totalità inerte a cui si adatterebbe. Lungi dal cedere alla critica dei
non è che i geni siano egoisti – ogni agente persegue il proprio interesse fino
esternalizzando tutti gli altri attori in quello che costituirebbe, per un attore
88
dato, il suo “ambiente”. In altre parole, il problema del gene egoista è la
essere, ma solamente che la vita è più caotica di quel che gli economisti e i
dagli scopi egoistici di tutti gli altri. Le narrazioni basate sulla selezione
Comparata al pasticcio di Gaia, la lotta impietosa per la vita appare per quel
89
che è: una forma addomesticata e razionalizzata della religione naturale .
sarebbe impossibile calcolare il profitto e più ancora portarlo fuori dal suo
e quindi a quel che ciascuno fa a tutti gli altri da cui dipende, il calcolo
91
dell’ottimizzazione diviene semplicemente impossibile . Né
rumore e, sì, la storia. Se non c’è gene egoista è perché, letteralmente, l’ego
non ha limiti!
relazione alcuna con quel che ci si può aspettare dai viventi nel mondo. Un
meno anche dell’idea di totalità per rendere conto delle differenze di scala.
colto da nuove forme di vita come una occasione d’oro, dopo avere
limite alla durata della vita. Ma la sua presenza apre anche grandi e nuove opportunità
agli organismi. Alla fine dell’Archeano, la comparsa di un po’ di ossigeno libero avrebbe
fatto miracoli per i primi ecosistemi di allora. […] L’ossigeno avrebbe modificato la
trasformato in nitrato, così pure l’erosione di molte rocce, in particolare sulle superfici
giunto a ricoprire un suo ruolo nello sviluppo della vita. I due fenomeni
sono la conseguenza di eventi storici che non dureranno più delle creature
che li subiscono. E, come mostra la citazione, ogni evento apre, per altre
La scala è stata qui generata dal successo delle forme viventi. Se c’è un
clima per la vita, non è perché esiste una res extensa all’interno della quale
tutte le creature risiedono passivamente. Il clima è il risultato storico di
Gaia sovverte i livelli. Non c’è nulla di inerte, nulla di benevolente, nulla di
esterno a lei. Se il clima e la vita sono evoluti insieme, lo spazio non è una
partes extra partes. Per Lovelock un tale spazio non ha più alcuna specie di
in cui cospiriamo; si estende fino a noi; noi duriamo fin tanto che queste
una gerarchia; non è ordinata per livelli, ma non è neppure disordinata. Tutti
partizione né epilogo e che non è mai eseguita due volte sulla stessa scena.
probabili. In questo senso, Gaia non è una creatura del caso più di quanto
non lo sia della necessità. Ciò significa che somiglia molto a quel che
Abbiamo finalmente abbozzato il volto di Gaia? No, certo che no. Spero
primo piano tutto ciò che prima rimaneva confinato sullo sfondo, non
stiamo sperando di vivere infine “in armonia con la natura”. Non c’è
immersi.
cui la figura dell’umano non è mai apparsa così inadatta a tenerne conto.
credersi sul serio un individuo, nel senso atomico del termine. Nel momento
Natura dell’Economia sta imponendo la sua gabbia di ferro, più rigorosa che
mai.
dell’umanità e ciò a cui gli umani devono far fronte che proviene
presa, gli “umani” erano felici di vivere divisi fra, da un lato, il “regno della
nostri, sembra più facile immaginare la fine del mondo piuttosto che la fine
98
del capitalismo! ”.
volgendoci alla natura o alla cultura. Quel che è certo è che i ghiacciai
specie scomparire a un ritmo più veloce dei maestosi processi della politica,
vediamo poveri umani effimeri agitarsi sulla scena di una natura perpetua,
senso della storia che è stato loro sottratto da quel che avevano scambiato
biforcazione della Natura che Whitehead aveva tanto criticato si trova ora
oggetti muti”, ma, al contrario, nel senso che “conferisce una forma agli
umani” o, meglio, che comincia a morfizzare gli umani in una immagine più
nell’era in cui gli umani ricoprivano sulla scena un ruolo ben distinto dallo
2
Il Museo delle Scienze di Londra, a cui Lovelock ha lasciato in eredità tutte le sue carte, gli ha
3
J. Lovelock, D. Hitchcock, Life Detection by Atmospheric Analysis, in “Icarus. International
4
L’episodio è stato spesso riportato e impreziosito; cfr., per esempio, J. Gribbin, M. Gribbin,
5
Cfr. E. Panofsky, Galileo as a Critic of the Arts, M. Nijhoff, L’Aja 1954; tr. it. di R. Micheli e L.
Tongiorgi Tomasi, Galileo critico d’arte, Quasar, Roma 1982. Cfr. anche, sulla qualità particolare dei
6
Sono i personaggi delegati descritti da G. Deleuze, F. Guattari, Qu’est-ce que la philosophie?,
Éditions de Minuit, Paris 1991; tr. it. di A. De Lorenzis, Che cos’è la filosofia?, a cura di C. Arcuri,
Einaudi, Torino 1996. Personaggi resi più concreti da F. Aït-Touati, Contes de la Lune, cit.
7
Lo sguardo da nessun luogo è il titolo dell’opera di Thomas Nagel sui cruciali interrogativi etici
che emergono a partire dalla riflessione sullo statuto della soggettività e dell’oggettività. Lo “sguardo
svincolato dai limiti della soggettività, che possiamo adottare su noi e sul mondo e deve garantire,
oltre alla verità oggettiva della conoscenza, la verità del comportamento morale. Cfr. T. Nagel, The
View from Nowhere, Oxford University Press, Oxford-New York 1986; tr. it. Lo sguardo da nessun
8
Questa distinzione fra qualità primarie e qualità secondarie, operata per ragioni pratiche da
Galileo, acquisirà, nel corso del tempo, un sempre maggiore peso filosofico, fino ad assumere le
sembianze di una “biforcazione della natura” fra due mondi incommensurabili. Cfr. A.N. Whitehead,
9
La res extensa non è un dominio del mondo in opposizione alla res cogitans, ma la metà di un
concetto unico che organizza, a partire da Descartes, la trasformazione del mondo in “natura”. Questo
tema appartiene tanto alla storia della pittura quanto alla storia della scienza e alla filosofia. È quel
10
A. Koyré, Dal mondo chiuso all’universo infinito, cit.
11
Riportato da Lovelock stesso in J. Lovelock, La rivolta di Gaia, cit., p. 36.
12
L’espressione, riconducibile a Renan e presente anche nell’opera di Camus Il mito di Sisifo,
imparzialità e obiettività; una presa di coscienza del proprio essere all’interno del Tutto, come un
minuscolo punto di debole durata, ma capace di dilatarsi nel campo immenso dello spazio infinito e di
13
La particolarità del cosmo antico – tornerò su questo punto nella conferenza successiva – è di
avere l’Inferno al suo centro, come vediamo nella Divina Commedia. Galileo ha inoltre dedicato un
testo straordinario alle dimensioni di quell’Inferno: cfr. G. Galilei, Due lezioni all’Accademia
fiorentina circa la figura, sito e grandezza dell’Inferno di Dante [1588], a cura di L. Negri, Chiantore,
Torino 1925.
14
La fragilità del sistema è un altro modo per sottolineare la sua storicità. Con l’ipotesi Medea
P.D. Ward mostra che nulla protegge Gaia dalla distruzione. Cfr. P.D. Ward, The Medea Hypothesis,
Princeton University Press, Princeton (N. J.) 2009. Si tratta dello stesso tema dell’articolo di J.
Lovelock, M. Whitfield, Life Span of the Biosphere, in “Nature”, vol. CCXCVI, 1982, pp. 561-563.
15
I. Stengers, L’invention des sciences modernes, cit., p. 98. È nel dispositivo del piano inclinato
che si inverte il rapporto fra passato e futuro: d’ora innanzi, il tempo galileiano discenderà dalla causa
16
Vedi la conferenza precedente, a p. 90.
17
S. Freud, Eine Schwierigkeit der Psychoanalyse [1916], in Gessammelte Werke, bd. XII, S.
Fischer, Frankfurt am Main 1986; tr. it. Una difficoltà della psicoanalisi [1916], in Opere, vol. VIII, a
18
S. Shapin, The Scientific Revolution, University of Chicago Press, Chicago 1996; tr. it. di M.
19
B. Brecht, Vita di Galileo, cit., atto I, scena I, pp. 18-19.
20
Mi riferisco a due film per il grande pubblico le cui mitologie condividono le preoccupazioni dei
21
W. Golding, Lord of the Flies, Perigee Books, New York 1954; tr. it. di F. Donini, Il signore
Lovelock, Homage to Gaia, Oxford University Press, Oxford-New York 2000; tr. it. di I.C. Blum,
23
M. Detienne, Apollon le couteau à la main, Gallimard, Paris 1998; tr. it. di F. Tissoni, Apollo
24
Esiodo, Teogonia, tr. it. di G. Arrighetti, Rizzoli, Milano 1984, pp. 70-73.
25
È con questo modo di ricostruire pezzo dopo pezzo il campo semantico, i rituali, le
testimonianze archeologiche dei personaggi divini e dei concetti, senza interessarsi alla loro sostanza
ideale, che i grandi esegeti della scuola francese hanno potuto strappare l’antropologia della Grecia
antica allo sterile accademismo. Ciò che vale per l’antica Gaia della mitologia vale ancora di più per
la Gaia scientifica.
26
B. Taylor, Dark Green Religion, University of California Press, Berkeley 2010; J. Galinier, A.
27
Cfr. Prefazione in Esiodo, Teogonia, a cura di J.-P. Vernant, Rivages, Paris 1981.
28
M. Detienne, Apollo con il coltello in mano, cit., p. 211.
29
Ivi, p. 216.
30
Ivi, p. 217.
31
Ivi, pp. 218-219.
32
Per una presentazione in inglese di Lovelock cfr. Doomsday Pending?, puntata di The Hour,
33
Nella conferenza VI tornerò su questa data del 1610. Sulla ricezione di questo testo cfr. M.
34
Il groviglio di politica, religione, diplomazia e competizione accademica è studiato
35
È il significato che ha dato al termine E. Husserl in Die Krisis der europäischen
Wissenschaften und die transzendentale Phänomenologie [1936], bd. VI, hrsg von W. Biemel, M.
Nijhoff, L’Aia 1954; tr. it. di E. Filippini, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia
36
Un ottimo recupero recente di questa storia è presente in D. Debaise, L’appât des possibles, cit.
37
Cfr. A.N. Whitehead, Il concetto di natura, cit., e gli indispensabili commentari di I. Stengers,
38
Riprenderò la questione del “sistema Terra” nelle sue due accezioni opposte – connessione o
39
M. Serres, Hermès III. La traduction, cit., p. 259.
40
G. Galilei, Dialogo sui massimi sistemi [1632], a cura di F. Brunetti, Laterza, Roma-Bari 1963.
41
Sfortunatamente, come vedremo nella conferenza VI, il “secolare” è come una birra analcolica,
è il religioso senza la religione. Ora, Gaia va oltre. “Mondano” sarebbe un bel termine, ma se
“mondanità”.
42
Come mi ha fatto notare Oliver Morton (comunicazione personale del 21 giugno 2015), è quel
che collega Lovelock alla tradizione di A.G. Tansley, The Use and Abuse of Vegetational Concepts
and Terms, in “Ecology”, vol. XVI, n. 3, 1935, pp. 284-307. Per l’ideatore della nozione di
“ecosistema”, allo stesso modo, la sequela sistematica delle connessioni non implica alcun olismo.
43
J. Lovelock, Gaïa. Une médecine pour la planète, Sang de la terre, Paris 2001 [tit. or. Gaia: The
Practical Science of Planetary Medecine, Gaia Books, London 1991]; tr. it. di S. Peressini, Gaia:
44
Ivi, l’ultimo capitolo dal titolo Gli esseri umani: una calamità per Gaia.
45
B. Latour, Les microbes, A.M. Métailié, Paris 1984; tr. it. di A. Notarianni, I microbi, Editori
Riuniti, Roma 1991. Cfr. anche la superba biografia di Pasteur che moltiplica le connessioni con la
crisi ecologica: R. Dubos, Louis Pasteur, Little, Brown & Co., Boston 1950. Dubos è anche l’autore
di uno dei primi libri, destinati al grande pubblico, sulla Terra come mondo comune e unitario: B.
Ward, R. Dubos, Only One Earth, Norton & Co., New York 1972; tr. it. di G. Barnabé Bosisio, E.
46
È il sottotitolo della traduzione francese di Gaïa. Une médecine pour la planète:
47
G. Geison, J.A. Secord, Pasteur and the Process of Discovery, in “Isis”, vol. LXXIX, n. 1, 1988,
pp. 6-36.
48
B. Bensaude-Vincent, I. Stengers, Histoire de la chimie, La Découverte, Paris 1993, e, sul caso
specifico, cfr. B. Latour, Les objets ont-ils une histoire?, in I. Stengers (éd.), L’effet Whitehead, Vrin,
49
L. Pasteur, Mémoire sur la fermentation appelée lactique, in Œuvres complètes, t. II, Masson et
Cie éditeurs, Paris 1922, pp. 3-13; tr. it. Memoria sulla fermentazione chiamata lattica, in Opere, a
50
Ho tentato di stilare, sulla base del testo inglese di questo stesso articolo, un inventario semiotico
51
B. Latour, Pasteur et Pouchet, in M. Serres (éd.), Éléments d’histoire des sciences, Bordas, Paris
52
S. Van Damme, Descartes, Presses de Sciences Po, Paris 2002.
53
La sfumatura fra i due termini è stata introdotta alla fine della conferenza I, a p. 57, per dare
un’apertura alle domande che la nozione di “natura” non può che chiudere.
54
Il collegamento con il tema del katekon, ciò che ritarda la catastrofe nell’immaginario
55
J. Lovelock, Gaia: manuale di medicina planetaria, cit., pp. 108-111, corsivo mio.
56
Ivi, p. 128, corsivo mio.
57
Ivi, p. 119, corsivo mio.
58
L. Margulis, D. Sagan, Microcosmos, Allen & Unwin, Sydney 1987, tr. it. di L. Maldacea,
Microcosmo, Mondadori, Milano 1989; cfr. anche il capitolo Gaia in L. Margulis, Symbiotic Planet,
59
R.J. Charlson, J.E. Lovelock, M.O. Andreate, S.G. Warren, Oceanic Phytoplankton, Atmospheric
Sulphur, Cloud Albedo and Climate, in “Nature”, vol. CCCXVI, 16 aprile 1987, pp. 655-661. Una
breve presentazione aggiornata di molte intuizioni di Lovelock è presente in T. Lenton, Earth System
60
Introdotti nella conferenza precedente, a p. 112, i due termini consentono di porre l’attenzione
61
S.L. Brantley, M.B. Goldhaber, K. Vala Ragnarsdottir, Crossing Disciplines and Scales to
Understand the Critical Zone, cit.
62
J. Lovelock, Gaia, cit., p. 56, corsivo mio.
63
Ivi, p. 57, corsivo mio.
64
Insieme a molti autori, in particolare D. Gamboni, ho esplorato questa continua intersezione in
B. Latour, P. Weibel (eds.), Making Things Public, MIT Press, Cambridge (Mass.) 2005, pp. 162-195.
Questo scambio di erronee procedure non ha mai smesso di stupirmi, a partire dal lavoro con S.
Strum, Human Social Origins, in “Journal of Social and Biological Structures”, n. 9, 1986, pp. 169-
187.
65
Il rifiuto di concettualizzare l’organizzazione su due livelli è il punto cruciale della teoria
dell’attore-rete, sempre di così difficile comprensione per le scienze sociali, ma anche per le scienze
biologiche che prendono in prestito dalla teoria politica gli stessi schemi della sociologia. Cfr. B.
Latour, Reassembling the Social, Oxford University Press, New York 2005, e il saggio più tecnico in
B. Latour, P. Jensen, T. Venturini, S. Grauwin, D. Boullier, Le tout est toujours plus petit que ses
66
È il punto fondamentale e sempre frainteso sviluppato da R. Ruyer, Néo-finalisme, PUF, Paris
1952; tr. it. Neofinalismo, a cura di V. Cavedagna, U. Ugazio, G. Vissio, Mimesis, Milano-Udine
2017. Cosa assai interessante: considerato nel suo progetto e non nel suo risultato, un sistema tecnico
non può più essere spiegato da una metafora tecnicista! Sull’intera questione del limite delle metafore
tecniche per spiegare la tecnica cfr. B. Latour, Aramis ou l’amour des techniques, La Découverte,
Paris 1992.
67
Sull’impossibilità di utilizzare le nozioni di parti e di tutto per le cellule cfr. J.-J. Kupiec, P.
Sonigo, Ni Dieu ni gène, Éditions du Seuil, Paris 2000 (ripreso, in forma più accessibile, in P. Sonigo,
I. Stengers, L’évolution, EDP Sciences, Les Ulis 2003); sulle società di scimmie cfr. S.S. Strum,
Darwin’s Monkey, in “Yearbook of Physical Anthropology”, vol. CXLIX, n. 55, 2012, pp. 3-23; sulle
formiche cfr. D.M. Gordon, Ants at Work, Free Press, New York 1999.
68
J. Lovelock, La rivolta di Gaia, cit., p. 36. La metafora tecnica dell’“astronave” è tanto più goffa
in quanto ci si è resi conto, in occasione di catastrofi, fino a che punto l’unità del sistema tecnico non
corrisponda alla pratica. Cfr., per esempio, D. Vaughan, The Challenger Launch Decision, University
69
Punto che vale la pena sottolineare in un’epoca in cui i sogni della geoingegneria pretendono di
70
Allusione al film di Ron Howard, Apollo 13, 1995.
71
Coloro che accusano Lovelock di pensare la Terra come un Tutto unitario omettono di dire che
adottano, anche loro, un unificatore straordinariamente potente, poiché hanno affidato alle leggi della
natura – in pratica alle equazioni – il compito di farsi obbedire ovunque, in ogni punto. Il problema è
72
“There is only one Gaia, but Gaia is not One”: cfr. P. Conway, Back down to Earth, in “Global
73
Il problema dipende a sua volta da un’altra ipotesi più fondamentale, quella filosofica, sulla
penetrabilità delle entità, ipotesi avanzata da Whitehead, ma che conferisce interesse anche alla
nozione della monade rinnovata da G. Tarde, Monadologie et sociologie [1893], Institut Synthélabo
pour le progrès de la connaissance, Le Plessis-Robinson 1999; tr. it. Monadologia e sociologia, a cura
74
“Interesse” è qui inteso nel senso etimologico di ciò che si situa “fra due” entità. Senza
dimenticare che l’intenzionalità, la volontà, il desiderio, il bisogno, la funzione, la forza sono solo
figurazioni differenti che si collocano lungo un gradiente, esprimendo una stessa agency – come ho
75
Il termine “semiotica” è utilizzato, per esempio, per descrivere i sistemi viventi dal naturalista J.
Von Uexküll, Streifzüge durch die Umwelten von Tieren und Menschen, Julius Spinger, Berlin 1934;
tr. it. Ambienti animali e ambienti umani, a cura di M. Mazzeo, Quodlibet, Macerata 2010. Per lui,
come per Lovelock, non si tratta di aggiungere significato a qualcosa che sarebbe “strettamente
materiale”, ma di non sottrarre significato all’intreccio di interesse reciproco degli organismi viventi
gli uni per gli altri, al fine, appunto, di renderli comprensibili. È il metodo stesso di V. Despret,
Penser comme un rat, Éditions Quae, Versailles 2009. Cfr. anche Id., Que diraient les animaux si on
leur posait les bonnes questions?, La Découverte, Paris 2014; tr. it. di M. Correggia, Che cosa
rispondono gli animali se facciamo le domande giuste?, Sonda, Casale Monferrato 2018.
76
Haraway ha ben riassunto la soluzione di Margulis: “La ricchezza inesauribile delle nuove
conoscenze in biologia” non può più essere assorbita “dall’idea di individui limitati [bounded] a cui si
piuttosto pensare, dice, “a interazioni complesse e non lineari fra processi che compongono e
sostengono sottosistemi imbricati ma che non si sommano gli uni agli altri formando un tutto
77
Ecco la splendida espressione di John Dewey: “Non c’è alcun mistero sul fatto
dell’associazione” (J. Dewey, The Public and its Problems, Henry Holt & Co., New York 1927; tr. it.
78
È esattamente questo punto che consente a René Dubos di collegare la microbiologia di Pasteur
79
B. Latour, I microbi, cit.
80
T. Lenton, Gaia and Natural Selection, in “Nature”, vol. CXCIV, 30 luglio 1998, pp. 439-447.
81
Pur non esistendo un vocabolo generico che lo riassuma, il fenomeno è ben riconoscibile nel
termine “monade” di Tarde; nel “sorvolo assoluto” di R. Ruyer, Neofinalismo, cit.; nella “creode” di
C.H. Waddington, Biological Processes in Living Systems, IV, Aldine Transactions reprint, Edinburgh
2012; ed è stato oggetto di numerose ricerche al fine di affrancarlo dal paradigma consolidato,
comune alla sociologia e alla biologia, che non coglie le entità se non come parti di un tutto – partes
extra partes. Cfr., per esempio, D.M. Gordon, The Ecology of Collective Behavior, in “PLOS
82
È l’argomento della “simbiogenesi” in Margulis, che si ritrova anche in S.F. Gilbert, D. Epel,
Ecological Developmental Biology, Sinauer Associates, Sunderland (Mass.) 2009; tr. it. Eco-devo.
Ambiente e Biologia dello sviluppo, a cura di D. Rubolini, A. Romano, C. Bandi, Piccin, Padova
2018.
83
Ritroveremo la stessa questione del calcolo dell’interesse egoistico nella conferenza VIII, ma
84
Che l’evoluzione sia sempre innanzitutto una forma di racconto l’abbiamo appreso da quel
cantastorie straordinario che era S.J. Gould, Wonderful Life, Norton & Co., New York 1989; tr. it. di
85
L’evoluzione, per così dire, di Edward O. Wilson, che passa dall’idea di superorganismo alla
sociobiologia e poi da lì di nuovo al superorganismo, è una buona testimonianza del fallimento totale
della nozione di “kin selection” che ha fatto la sua comparsa innanzitutto come principio biologico,
prima di realizzare che si trattava soltanto di estendere l’economizzazione al vivente. La biologia non
si è mai tirata fuori del tutto dalla Provvidenza; al pari dell’economia, ha sempre bisogno del
miracolo della coordinazione. Cfr. B. Hölldobler, E.O. Wilson, The Superorganism, Norton & Co.,
New York 2008; tr. it. di I.C. Blum, Il superorganismo, Adelphi, Milano 2011.
86
Modello all’inizio assai semplice, ma divenuto poi sempre più complesso, per mostrare che
l’omeostasi fra organismi distinti e in competizione era possibile. L’utilità di questa dimostrazione è
stata più metaforica che esplicativa, ma Lovelock vi ha attribuito molta importanza. Cfr. S.H.
Schneider, J.R. Miller, E. Crist, P.J. Boston (eds.), Scientists Debate Gaia, MIT Press, Cambridge
(Mass.) 2008, nonché la voce “Daisyworld” di Wikipedia per le referenze, inclusi numerosi film.
87
A partire da La favola delle api di B. Mandeville si sono verificati infiniti prestiti, nel tentativo
di “naturalizzare” una versione molto particolare dell’economia. Cfr. B. Mandeville, La fable des
abeilles [1714], Vrin, Paris 1992, tr. it. di M. Goretti, La favola delle api, Le Monnier, Firenze 1969;
K. Polanyi, The Great Transformation, Farrar & Rinehart, New York 1944, tr. it. di R. Vigevani, La
88
Allusione al titolo del famoso libro di R. Dawkins, The Selfish Gene, Oxford University Press,
Oxford 1976; tr. it. di D. Conti, T. Imbastaro, Il gene egoista, Zanichelli, Bologna 1979.
89
Non è il riduzionismo a essere sconcertante nei racconti neodarwiniani, ma l’assenza di
riduzionismo e il costante appello all’equilibrio della natura e al benessere degli organismi. Dietro la
selezione naturale, la mano benevola del Creatore è riconoscibile in Darwin come nei suoi successori.
Cfr. D. Ospovat, The Development of Darwin’s Theory, Cambridge University Press, Cambridge
1995.
90
È il principio di analisi dell’economizzazione dei collettivi perseguita da M. Callon (ed.), The
Laws of the Markets, Blackwell, Oxford 1998; D. MacKenzie, Material Markets, Oxford University
Press, Oxford-New York 2009; e da numerosi colleghi. Cfr. M. Callon (éd.), Sociologie des
agencements marchands, Presses de l’École nationale des mines, Paris 2013; e, per il legame con la
91
L’implausibilità del calcolo tramite la ripartizione dell’interno e dell’esterno è all’origine della
rinascita della nozione di “commons” da parte di E. Ostrom, Governing the Commons, Cambridge
92
E mostra fino a che punto l’organismo cellulare stesso, lungi dall’essere un atomo indivisibile,
sia al contrario il risultato di una vasta composizione di organismi reclutati nel corso di una storia
molto lunga, cfr. L. Margulis, D. Sagan, Microcosmi, cit. Senza Margulis è probabile che l’ipotesi
93
J. Lovelock, Gaia, cit., p. 114, corsivo mio.
94
Nel suo bel capitolo su Tarde, Pierre Montebello dimostra che lo stesso discorso vale per
l’estensione e la “riuscita” delle monadi. “[Tarde] concepiva la riuscita di una invenzione come una
contaminazione capace di conquistare a poco a poco i confini di un territorio immenso. È quello che
è accaduto con la materia, poiché atomi trionfanti sono riusciti a diffondere la loro influenza attrattiva
su tutte le nebulose. Hanno modellato questo milieu fisico che si estende nell’infinito dello spazio,
spezzato l’equilibrio primitivo delle cose, imposto ovunque la legge dell’attrazione. Lo strato fisico è
il risultato di una dominazione politica, della supremazia di un desiderio su tutte le monadi. […]
L’immagine del politico supplisce qui il teologico.” (P. Montebello, L’autre métaphysique, Desclée de
95
L’ordine delle entità secondo la loro dimensione all’interno di una res extensa non corrisponde
ad alcuna esperienza reale, sebbene abbia finito col confondersi con l’immagine scientifica del mondo
grazie a film come Potenze di dieci (tratto dal libro di P. Morrison, P. Morrison, The Powers of Ten,
W.H. Freeman & Co., New York 1982; tr. it. di L. Sosio, Potenze di dieci, Zanichelli, Bologna 1986).
96
Al punto che è l’idea di “commons” a sembrare oggi una bizzarra novità! P. Dardot, C. Laval,
Commun, La Découverte, Paris 2014; tr. it. di A. Ciervo, L. Coccoli, F. Zappino, Del comune,
DeriveApprodi, Roma 2015. Sulla storia di questa, in effetti, tragica perdita di punti di riferimento,
cfr. l’eccellente articolo di F. Locher, Les pâturages de la Guerre froide. Garrett Hardin et la
“Tragédie des communs”, in “Revue d’histoire moderne et contemporaine”, vol. LX, n. 1, 2013, pp.
7-36.
97
B. Latour, Le rappel de la modernité, in ethnographiques.org/2004/Latour, n. 6, 2004.
98
La citazione esatta è la seguente: “Someone once said that it is easier to imagine the end of the
world than to imagine the end of capitalism. We can now revise that and witness the attempt to
imagine capitalism by way of imagining the end of the world” (“Una volta, qualcuno ha detto che è
più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo. Possiamo ora riformulare la frase
mondo”). Cfr. F. Jameson, Future City, in “New Left Review”, n. 21, maggio-giugno 2003.
99
P.B. Shelley, Monte Bianco. Versi scritti nella valle di Chamonix [1817], composto nel corso del
famoso soggiorno in cui Mary Shelley scrisse Frankenstein. È un piacere constatare che, se l’assai
celebre coppia è stata tanto prolifica nel corso del soggiorno, è anche perché l’eruzione del vulcano
100
La frase originaria è: “So that the course of nature is conceived as being merely the fortunes of
matter in its adventures through space” (“Cosicché il processo della natura è concepito
semplicemente come il complesso di vicende della materia nella sua avventura attraverso lo spazio”).
Cfr. A.N. Whitehead, Il concetto di natura, cit., p. 33. È fra materia e materialità, lo ricordiamo, che
Globo*
incerta – L’occasione ideale per disgregare le figure dell’Uomo e della Natura – Sloterdijk
Tyrrell contro Lovelock – Gli anelli di retroazione non disegnano un Globo – Alfine, un
Suppongo che non siamo in molti ad avere atteso con tanta impazienza,
Devo ammettere che, fino a questa data, non rientrava nelle mie abitudini
Avevano intenzione di dichiarare che la Terra era entrata in una nuova epoca
2
o no ? E se sì, in quale data precisa? La posta in gioco era enorme: per la
geologica, ossia posta allo stesso livello gerarchico del Pleistocene e dell’Olocene, il che
4
implica che sia situata nel periodo Quaternario, ma che l’Olocene si sia concluso…
viviamo più nell’Olocene, questo sì che è ben più radicale, poiché è proprio
nel corso di questi undicimila anni di relativa stabilità fra le due glaciazioni
5
che l’umanità o, più esattamente, le civiltà hanno potuto svilupparsi . Fin
indifferente alle nostre storie. Era, per così dire, business as usual. Di
Grosso modo, per essere accettato come termine tecnico, l’“Antropocene” deve essere:
strati in formazione deve essere sufficientemente ampio, chiaro e distinto); b) utile alla
“Antropocene” si è già dimostrato molto utile per la comunità di ricerca sul cambiamento
tecnicizzazione nella Scala di tempo geologico possa renderlo più utile o estendere la sua
L’inizio dell’Antropocene è più generalmente attestato intorno al 1800, agli albori della
6
rivoluzione industriale in Europa (originale proposta di Crutzen ); altre date candidate
potenziali per i confini temporali sono state suggerite, talvolta date anteriori (durante o
7
persino prima dell’Olocene), talaltre più tarde (per esempio all’inizio dell’era nucleare ).
specifico in uno strato, ossia un Punto Stratotipico Globale (GSSP), noto in lingua
corrente col nome di “chiodo d’oro” [golden spike], o da un confine temporale ufficiale
impiegato, per esempio, quasi mezzo secolo per stabilire l’Era quaternaria!
così si può dire, a 17 terawatt e 24 ore su 24, il che finisce per renderla
È
È come se i geologi, trasportandosi con l’immaginazione in tempi futuri,
l’improvvisa scomparsa delle specie viventi nel corso di quella che i biologi
11
si rassegnano a chiamare la “sesta estinzione ”. Ogni cosa può essere
sostituto del famoso “chiodo d’oro”, facile da rilevare ovunque nel mondo, e
potrebbero mettere d’accordo tutti i geologi grazie alla chiarezza del segnale
radioattivo.
– si poteva ritrovare nel corso del XIX e del XX secolo nelle narrazioni
meglio dominarla. Con la differenza che oggi il tono non è più trionfale, che
degli umani. In ogni caso, fusione delle forze geostoriche in ciò che
temporali alle quali devono fare fronte. Vi ricordate come a scuola ci hanno
seconda che si scelga un limite temporale breve o molto breve per delimitare
utilizzata per un evento che ha avuto una vita più breve dell’Unione
per regolare questa accelerazione del tempo, anche se ciò significa adeguarsi
“moderno” e “modernità”.
delle riflessioni di geologi seri che, fino a poco fa, erano totalmente
stessa scala dei fiumi, dei vulcani, dell’erosione e della biochimica. Quale
di potere, le ineguaglianze fra i sessi non sono “altro che” episodi storici
fabbricati dagli umani, avrebbe osato dire la stessa cosa della composizione
della decostruzione dei testi agli strati di sedimenti che rivelano in tutti i
14
delta del pianeta le tracce irrefutabili dell’erosione di origine umana ?
Nel momento stesso in cui stava diventando di moda parlare del
“dimensione umana”, sono loro che propongono il termine più radicale per
del fatto che i nostri valori più preziosi, quando picchiavamo su questi
stupisco più del fatto che Deleuze e Guattari, fini conoscitori del “filosofo
Inutile dire che questo terremoto nelle definizioni stesse delle categorie
meglio marcate è stato subito frainteso. E per la stessa ragione per cui gli
Uno dei disegni che propone nel suo dossier offre la grande opportunità di
scoprire se siamo capaci o meno di mettere del vino nuovo in nuove botti.
Tuttavia, a uno sguardo più attento, non c’è nulla di coerente nella
poiché intitola il suo dossier The Human Epoch (L’era dell’Umano), quando
umani e cose.
Una cosa è certa: l’antico ruolo della “natura” deve essere completamente
grande che sarebbe unificato dall’una o dall’altra. Per operare una tale
storia moderna (lascio a voi la scelta su quale sia Hyde e quale Jekyll…).
partire dal momento in cui si sono fuse in molteplici punti con l’azione
relazione con le cose che erano stati collocati in passato nel campo della
Tracciando il ciclo del carbonio, chi sarebbe in grado di dire quando Joseph
23
Black entri in scena e quando i chimici abbandonino questa giostra ?
24
Persino seguendo il corso dei fiumi, troverete ovunque l’influenza umana .
E se, nelle Hawaii, cadeste su delle rocce composte in parte di lava e in parte
Per ciascuno degli un tempo oggetti del mondo naturale, simili cicli
“riconciliati”. Sta accadendo alla Terra intera quel che è accaduto, nei secoli
non c’è alcun modo di unificare l’Antropos come attore dotato di una
leveranno per dire che non si ritengono in alcun modo responsabili di queste
cuore della foresta amazzonica non hanno nulla a che vedere con l’“origine
può dire dei poveri delle bidonville di Bombay che non possono fare altro
rosso e blu. È piuttosto l’umano come agente unitario, come mera entità
convocati sotto gli auspici di entità in guerra – per non dire di divinità in
torre. Alla fine, l’umano non è più unificabile! Alla fine, non è più fuori,
disgiunto, dalla terra! Alla fine, non è più fuori dalla storia terrestre!
nell’intera storia della filosofia, l’idea di una Sfera che potesse consentire a
“fardello dell’uomo bianco”. In altri termini, dobbiamo porre fine a quel che
uno dei Titani, uno dei numerosi mostri generati dal sangue di coloro che
Per alleggerirci del peso eccessivo che portiamo sulle nostre spalle
agenti hanno dovuto inventare per differenziare il loro interno dal loro
esterno. Per accettare una simile estensione, bisogna quindi ritenere tutte le
antropocenica!
entità, quale che sia, si difenda dalla distruzione costruendo una sorta di
milieu interiore ben controllato che gli permetta di creare attorno a essa una
seguenti domande: “Quando dite che il Dasein è ‘gettato nel’ mondo, ‘in’
abitato. Il Globo dovrebbe includere tutto ciò che è vero e bello, anche se è
una questione tanto materiale quanto quella dei geologi con il loro martello:
“Dove risiedete quando dite che avete una ‘visione globale’ dell’universo?
di parlare del vero e del bello, come se occupaste un gradino più alto di una
globo di una superficie di appena due o tre metri quadri, nel tepore del loro
33
studio terrestre, alla luce confortevole di una lampada . Invece di dire: “Il
affermano che possiamo vivere “nella Natura”, quel che stanno realmente
quanto la politica).
Ogni pensiero, ogni concetto, ogni progetto che ignori la necessità dei
come cercare di salvare tutti i vostri preziosi dati nella Nuvola – scusate, nel
particolarmente è che, nel cuore del suo secondo volume, l’autore consacra
un centinaio di pagine a una meditazione che intitola Deus sive Sphaera,
centro, è inevitabile che la Terra sia relegata alla periferia e che giri intorno
accettare: Dio, per la teologia razionale, non può essere periferico! Come,
chiede Sloterdijk, potete costruire tutta una cosmologia, con due centri
contraddittori, l’uno che ruota intorno a Dio, l’altro invece intorno alla
Terra?
artisti o i mistici:
È stato il prezzo di quella libertà medievale di pensiero, impossibile solo come licenza
teorica nei limiti del dogma, che doveva mantenere latente il bifocalismo dell’“immagine
del mondo” e che doveva fare in modo che non si potesse condurre nessun dialogo
non esistenza. La maledizione del Globo è così potente che i teologi hanno
della grazia di Dio alla Terra umana non è mai stata messa in discussione,
linee continue lungo tutta la faglia che divideva i due sistemi. Ecco perché
non c’è storia – e ancora meno geostoria: non appena la filosofia crede di
spazio.
tutto, la coerenza non è il punto forte delle menti religiose e una faglia in più
prima nella storia della religione, la seconda nella storia della Scienza,
di avere introdotto nella filosofia: com’è riuscito a farci credere che fare
laboratorio. Gli stessi scienziati che levitavano da Sirio sono ricondotti nei
fisici celebrano i grandi eroi della scienza, non esitano a fissare una targa a
muro con, per esempio, un testo come quello ritrovato a Cambridge, e che
trovo particolarmente delizioso: “Qui, nel 1897, nell’antico laboratorio
elettroni sono destinati a diffondersi con successo per popolare tutti i legami
chimici e tutti i computer! Ma, un minuto dopo, questi stessi fisici non si
da nessun luogo [vision de nulle part]” con quei luoghi molto particolari che
fra la Natura – incentrata sui cosmi – e l’altra Natura nota alle scienze incentrate sul
laboratorio. Questa contraddizione rende ogni dialogo esplicito fra le due visioni
realizziamo che il Globo non è ciò di cui il mondo è fatto, ma piuttosto una
fatalità è qui all’opera. Ogni volta che pensate la conoscenza in uno spazio
trasposizione narrativa.
Atlante che dovrebbe sostenere il cosmo tutto intero fra le sue mani come
42
fosse un pallone da football . Fondendo insieme l’immagine del saggio con
la metafora assai più antica della mano di Dio, Mercatore gli ha dato una
modello, un globo nel senso molto modesto e molto locale del piccolo
strumento di cartapesta che tanti di voi, ne sono sicuro, amano fare ruotare
43
con un movimento delle dita .
Figura 4.2 © Foto B. L.
a
et Fabricati Figura di Mercatore, 1609, 2 edizione
attrazioni, inventati da capaci compilatori per dare una forma popolare alla
l’immagine stessa, il tempio del pianeta madre, e il suo creatore non è semplicemente un
professore moderno che siede su una cattedra ma un grande sacerdote druida che officia
nel suo cerchio di pietre imponenti, al pari di un mago orientale che inizia ai misteri
cosmici […]. Il mondo nella sua unità ha ormai la sua base e il suo simbolo della
fraternità degli uomini che lo popolano; la scienza è un’arte, la geografia e il duro lavoro
46
si sono fusi in un regno di pace e di buona volontà.
Tutte le parole contano qui, in questa relazione fra il macrocosmo e il
cosa è certa, oggi come ieri sorge la stessa domanda: come si può sfuggire
Per porre fine alla fatalità del Globo – quella che ho chiamato la
in cui ogni cosa dovrebbe essere inclusa. Per quanto immense possano
essere le galassie, la mappa di quelle disperse dopo il Big Bang non è più
o, in inglese, globabble].
caso esemplare che ci permetterà di misurare, ancora una volta, la china che
Quel che rende il caso di Toby Tyrrell – professore di Scienze del sistema
Gaia. Ora Tyrrell non può presentare l’ipotesi di Lovelock senza fare subito
buffa: senza dubitare un solo secondo, tutti i fantasmi teologici che Patrick
Tyrrell!
sbaglia di grosso poiché nulla può assicurare che Gaia protegga la vita sulla
che Gaia sia un sistema superiore alle forme di vita che manipola. Neppure
nel non lasciarsi intrappolare da questo tropo abituale del Tutto e delle parti.
avrebbe altrimenti ragioni molto rispettabili per opporsi alla teoria di Gaia –
52
se solo fosse davvero quella di Lovelock ! Il paradosso è che, all’inizio,
sui quali non avrebbe alcun controllo. I bioti non hanno semplicemente vissuto e
utilizzato l’ambiente terrestre ma, in aggiunta – questo è il motivo della mia presa di
posizione –, hanno plasmato questo ambiente nel corso del tempo. […] Non v’è dubbio
53
che Lovelock abbia ragione e pochissimi ricercatori sarebbero in disaccordo con lui.
Prima di affermare verso la fine del libro: “Per queste ragioni possiamo
concludere che la durata ininterrotta delle condizioni favorevoli alla vita non
Lovelock dice:
mia mente. Il modello mentale viene quindi usato per costruire un prototipo, e questo
viene perfezionato per tentativi ed errori, finché il sistema viene realizzato nella pratica.
55
In un certo senso anche Gaia, come un’invenzione, è difficile da descrivere.
Lovelock che cerchi di catturare, tra le pieghe della sua goffa prosa,
qualcosa che sta cercando la sua strada, come la vita sulla terra stessa: ciò
ciò che vive e dal suo ambiente di superficie, dagli oceani, dall’atmosfera e dalle rocce
terrestri, e questi due elementi sono strettamente legati tra loro e indivisibili. Si tratta di
un “dominio emergente” – cioè un sistema emerso dall’evoluzione reciproca di
organismi e del loro ambiente nel corso della vita sulla Terra. In questo sistema, la
l’autoregolazione compare man mano che il sistema si evolve: non c’è preveggenza,
57
pianificazione o teleologia (indizio di un disegno o di un fine nella natura).
regolazione planetaria da e per i bioti, laddove per “biota” si intende l’insieme di tutta la
vita. Suggerisce che la vita ha cospirato per regolare l’ambiente globale, in modo da
58
mantenere le condizioni più favorevoli.
Mentre l’uno esita, l’altro non tentenna affatto, credendo di potere dare,
Dio, il Creatore, colui che ha da sempre la forma di una Sfera, has been
there before! Lovelock cerca di non separare i due livelli che Tyrrell impone
come una evidenza sin dall’inizio: “Lovelock suggerisce che la vita abbia
della vita sulla regolazione del pianeta sia stato tale da aver promosso la
59
stabilità e permesso le condizioni favorevoli alla vita ”.
l’Evoluzione: “Di fatto, il fit perfetto tra gli organismi e il loro habitat è più
fare uno sforzo, come Leibniz ha fatto, e provare che il suo Dio non ha colpe
61
per i disordini che ha introdotto quaggiù . L’obiezione è divertente,
proprio dal filo che la prosa narrativa consente sia di seguire, sia di recidere.
maneggia con precauzione come il solo mezzo per evitarle a poco a poco:
All’inizio spiegammo l’ipotesi di Gaia con definizioni quali “La vita, o la biosfera,
mai insinuato che l’autoregolazione del pianeta debba avere un fine. […] Pochi scienziati
condividono la nostra visione della Terra; la maggior parte tende a respingere le nostre
idee definendole fantasiose e metaforiche. Per loro, il termine metafora sembra indicare
scienze sociali, lo so bene, non fanno di meglio e saltano a piè pari, senza
esitare un solo istante, al livello globale della società, non appena si richieda
una forma con le mani che non è mai stata più grossa di una zucca di
Natura, della Terra, del Globale, del Capitalismo o di Dio. Ogni volta stiamo
63
supponendo l’esistenza di un superorganismo . Il sentiero delle connessioni
una località ben connessa con l’utopia del Globo vale per tutte le
associazioni di viventi.
importante è che la Terra stessa non può più essere afferrata globalmente da
Natura del XIX secolo, poi di nuovo riversata nello stampo del complesso
65
militare-industriale del XX – anche se si è professore di Scienza del
certo è che gli abitanti di Gaia non sono coloro che considerano il pianeta
blu un Globo.
che provengono da tutti gli strumenti e tutte le discipline. Una sfera non ha
Per dirla ancora in altre parole, colui che guarda alla Terra come a un
Globo scambia sempre se stesso per un Dio. Se la Sfera è ciò che si desidera
conferenza precedente onde di azione, con gli anelli di retroazione nel senso
oggi è ripetere quasi, parola per parola, ciò che si diceva nel 1970, nel 1950,
68
o ancora nel 1855 o nel 1760 per protestare contro le devastazioni inflitte
tuttavia che gli storici stiano indulgendo nel loro innocuo vizietto di
scoprire che c’è qualcosa “di nuovo sotto il sole”, ma modellando il suo
dare l’impressione, nonostante tutto che, sul lungo termine, non vi sia
70
invece nulla di nuovo sotto il sole . Niente di così di impressionante, poiché
Se gli storici hanno ragione di criticare coloro che sostengono, ogni volta
del fenomeno di cui bisogna rendere conto: per definizione, la geostoria non
proprio una storia e non una “natura”. La storia, per parte sua, sorprende e
cosa proviene dalla forma del Globo con cui ognuno cerca di raffigurare ciò
che di nuovo gli accade. Per contro, invece, la scoperta, ogni volta
questa sì che è davvero nuova. Poiché dissolve il pensiero stesso del Globo
davvero – a partire dal 1760, a partire dal 1945, a partire dal 1970 –
73
qualcosa di nuovo sotto il sole . Se gli anelli di riflessività si somigliano
nella forma, il loro contenuto, il loro ritmo e la loro estensione sono sempre
morale: è solo quando sentite che la vostra azione vi si ritorce contro che
piuttosto, questa rotondità della Terra, nota fin dai tempi più antichi – ma
sempre in maniera superficiale –, diviene sempre più verosimile in funzione
e nella misura in cui aumenta il numero dei cerchi con cui si può
ciò che avete realmente fatto e di prendere atto del tenore del mondo che ha
75
resistito al vostro operato .
È la ragione per cui è così importante passare dal Globo agli anelli che
sentiremmo in maniera meno forte che la Terra può essere arrotondata dalla
piccola mente umana debba essere teletrasportata in una sfera globale che,
in ogni caso, sarebbe sin troppo vasta per la sua piccola scala. È piuttosto
maggiore rilievo ed essere esperita come più urgente. Una lenta operazione
ciò che significa “essere di questa Terra”. Ma ognuno deve impararlo da sé,
ogni volta da capo. E non ha nulla a che vedere con l’essere un umano-
anelli sono resi sempre più visibili. Di anello in anello, diveniamo più
79
sensibili e più reattivi ai fragili involucri che abitiamo .
credibile? Non serve a niente sostenere che lo sapevamo già e che altri
prima di noi l’hanno detto. Quanti anelli alcuni di voi hanno dovuto seguire
Prima di valutare cosa sia sapere che non bisogna fumare, non si deve
stesse lobby che finanziano i clima-scettici abbiano lavorato così a lungo per
81
nascondere il collegamento fra le sigarette e i vostri polmoni ).
essere estremamente diffidenti verso ogni visione globale: Gaia non è del
tutto una Sfera. Gaia occupa solo una piccola membrana, poco più di
come un tutto unico; si può solo fare intersecare i loro percorsi potenziali
con più strumenti possibili, per avere una chance di rilevare come queste
agency siano connesse fra loro. Ancora una volta, il globale, il naturale e
che si applica a tutti gli attanti capaci di diffondere i loro sensori un po’ più
sicurezza che la Terra non saprebbe in alcun caso reagire alle nostre azioni.
Seguire gli anelli per evitare la totalità è ovviamente anche avvicinarsi alla
l’intrusione di Gaia che andrà a unificare ciò che si sta disgregando sotto i
nostri occhi. Inutile sperare che l’urgenza della minaccia sia talmente
e indifferente al nostro destino. Ma non Gaia, che non è altro che il nome
ambiente.
coltivati da ecologisti convinti, di vedere gli umani guariti dalle loro dispute
politiche grazie esclusivamente alla loro conversione alla cura della Natura.
istanza, che metta tutti d’accordo e che possa guidare schiere di umani verso
Paul Edwards, non è mai stata presentata in una luce positiva alla coscienza
dalla natura”.
l’universalità che cerchiamo deve essere in ogni caso tessuta anello dopo
come lo erano per l’antropologia tradizionale; non sono unificati dal fatto di
essere, dopo tutto, “figli della Natura”, com’era il caso delle scienze naturali
dall’obbligo di situarsi tutti gli uni in rapporto agli altri, in base al solo
quale cosmologia e su quale territorio? Una cosa è certa: questi attori che
stanno facendo il loro debutto sulla scena non hanno mai rivestito in
precedenza alcun ruolo in una trama intricata così densa e così enigmatica.
sacco di “post”? Sì, ma il fatto è che tutto è cambiato intorno a noi. Non
siamo più appunto umani moderni vecchio stile; non viviamo più all’epoca
dell’Olocene!
passioni politiche del passato – l’ha sempre fatto. Se Gaia potesse parlare, si
esprimerebbe come Gesù: “Non crediate che io sia venuto a portare pace
sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!” (Mt 10,34). O, con
colpire la Terra, minaccia che rivela a ciascuno dei protagonisti, isolati dal
resto del mondo nella loro casa padronale, il modo in cui reagiranno alla
catastrofe. Senza rovinare la suspense a chi fra voi non l’ha visto, diciamo
che non finirà bene… Il precario rifugio di rami costruito dalla protagonista
per proteggere sua sorella e il suo sposo non sembra essere abbastanza. O è
possibile che la lezione di questa metafora sia del tutto diversa: non sarebbe
ideale del Globo che deve essere distrutta affinché emerga un’opera d’arte,
89
una estetica . A condizione che accettiate di inglobare nella parola
ogni distinzione fra gli strumenti della scienza, della politica, dell’arte e
della religione.
coloro che non hanno un pianeta di riserva, che hanno una sola Terra, ma
che non conoscono la Sua forma meglio di quanto conoscano il volto del
loro Dio di un tempo – e che si trovano quindi a dover fronteggiare ciò che
si potrebbe chiamare un genere interamente nuovo di teologia geopolitica.
scorso anno – a cura di Nicola Manghi, Essere di questa terra, Rosenberg & Sellier, Torino 2019
[N.d.T.].
Una versione differente di questa conferenza è apparsa in É. Hache (éd.), De l’univers clos au
2
C. Bonneuil, J.-B. Fressoz, La terra, la storia e noi, cit. Utilizzo il termine “epoca” in senso non
tecnico. I geologi distinguono il tempo per segmenti di ordine decrescente: in eoni, ere, periodi,
epoche ed età.
3
L’importanza capitale dell’Antropocene risiede nel fatto che attribuisce una verità pratica, ossia
geostorico. Cfr. H. Blumenberg, Die Legitimität der Neuzeit, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1966; tr.
it. di C. Marelli, La legittimità dell’età moderna, Marietti, Genova 1992. Il Medioevo non si
riconosceva come medio, più di quanto l’antichità non si riconoscesse come antica. Ma quando l’età
moderna si è definita essa stessa, esplicitamente, come età moderna, non sapeva che avrebbe finito
suo libro L’archeologia della conoscenza (1966) Michel Foucault non aveva previsto che il concetto
di archeologia sarebbe stato preso alla lettera! Questo è un altro esempio della grande legge universale
4
Relazione redatta nel corso del Congresso dell’Unione Internazionale per la Ricerca sul
5
La scelta di datazioni lunghe – dalla comparsa dell’homo faber –, brevi – dopo la rivoluzione
industriale – o molto brevi – dal dopoguerra – interseca differenze profonde, politiche e insieme
morali. Più la data è remota, meno le forme attuali di capitalismo sono in discussione e più le
responsabilità sono di conseguenza diluite. Ci si accontenta di dire: “Là dove c’è l’uomo, c’è
non con una circonlocuzione che non rende la pienezza della sonorità della parola stessa, intesa come
caricatura di humanité. L’umanità, ovvero l’essenza dell’essere umano, deprivata di ogni aspetto
6
L’articolo di P.J. Crutzen, E.F. Stoermer, The “Anthropocene”, in “Global Change Newsletter”,
vol. XLI, 2000, pp. 17-18, ha innescato un’enorme fioritura letteraria e la creazione di diverse riviste
Anthropocene” ecc. In Francia l’eccellente collana di Seuil diretta da C. Bonneuil e J.-B. Fressoz ha
7
Un recente articolo conferma la data del 16 luglio 1945, data delle prime esplosioni nucleari,
senza prendere posizione sul principio alla base, ma semplicemente sottolineando la comodità di
identificare la transizione geologica, ovunque nel mondo, grazie alla firma lasciata dalla radioattività
artificiale di recente introduzione. Cfr. J. Zalasiewicz, M. Walker, P. Gibbard, J. Lowe, When did the
8
Cfr. l’appassionante progetto The Anthropocene Project, guidato dalla Haus der Kulturen der
Welt (HKW) a Berlino (hkw.de), che include video dei principali autori all’origine di questo concetto.
9
Oliver Morton stima che 17 tw sia l’energia istantanea della civiltà umana. Se l’intero pianeta
vivesse “all’americana”, ciò comporterebbe un dispendio di 90 tw. L’energia rilasciata dalla tettonica
delle placche (calore e movimento) si attesta, in confronto, sui 40 tw, mentre l’energia primaria – di
origine biologica sulla Terra e negli oceani – si attesta sui 130 tw. Tutto questo è evidentemente
irrilevante in confronto ai 130000 tw di energia disponibile sulla Terra grazie alla sola azione del
Sole. Cfr. O. Morton, Eating the Sun, Fourth Estate, London 2007.
10
Il libro di J. Zalasiewicz, The Earth After Us, Oxford University Press, Oxford-New York 2008,
che ha come sottotitolo What Legacy Will Humans Leave on the Rocks? (Quali tracce lasceranno gli
11
J. Zalasiewicz, M. Walker, P. Gibbard, J. Lowe, When did the Anthropocene Begin?, cit.
12
La lunga storia dell’estensione del tempo viene così ricostruita a opera di geologi, archeologi,
esegeti ed eruditi nel corso dei secoli XVIII e XIX, come riporta M. Rudwick, Earth’s Deep History,
13
È questo incrocio di storicità fin qui totalmente incompatibili che ha innanzitutto attirato
14
Ritenuta comparabile all’erosione prodotta dalle forze della natura! Cfr. J.R. Ford, S.J. Price,
15
L’antico e venerabile termine “storia naturale” che era servito da etichetta a numerosi
“naturalisti” nel corso dei secoli, da Plinio a Darwin passando per Buffon, assume ora tutt’altro senso
allorquando sottolineiamo la parola “storia” rapportandola alla storia umana. Gli scienziati sono
16
Copertina del dossier del 26 maggio 2011.
17
Capitolo ben noto di G. Deleuze, F. Guattari, Mille Plateaux, Les Éditions de Minuit, Paris
1980; tr. it. Mille piani, a cura di M. Guareschi, Castelvecchi, Roma 2006, capitolo 6 La geologia
18
Se l’etichetta è finalmente rigettata sarà probabilmente a causa dell’eccesso di interesse di
intellettuali, filosofi, artisti e attivisti per un termine che i geologi, per definizione, non riescono a
tenere per sé, a causa dell’antropos che vi hanno introdotto. Non conosco artisti o attivisti che si
19
Copertina del dossier dell’edizione dell’11 marzo 2015.
20
Ricordiamo la mostra Effetto Arcimboldo allestita nel 1987 a Palazzo Grassi a Venezia. Cfr. S.
21
Mappa allegorica francese del XVII secolo di una terra immaginaria chiamata “Tendre”,
prodotta a più mani. Apparsa come incisione nella prima parte del romanzo di Madeleine de Scudéry
del 1654-1961, Clélie, la “mappa del cuore” rappresenta il percorso verso l’amore nei barocchismi
22
B. Bensaude-Vincent, I. Stengers, Histoire de la chimie, cit.
23
D. Archer, The Global Carbon Cycle, Princeton University Press, Princeton (N. J.) 2010.
24
M. Williams, J. Zalasiewicz, N. Davies, I. Mazzini, J.-P. Goiran, S. Kane, Humans as the Third
dx.doi.org/10.1016/j.ancene.2015.03.003.
25
news.sciencemag.org/earth/2014/06/rocks-made-plastic-found-hawaiian-
beach.
26
W. Cronon (ed.), Uncommon Ground, cit.; B. Szerszynski, The End of the End of Nature, in
27
Come si può vedere nello straordinario libro (su un fungo champignon!) di A.L. Tsing, The
Mushroom at the End of the World, Princeton University Press, Princeton (N. J.) 2015.
28
È la tesi di Chakrabarty: “Non esiste ‘umanità’ che possa agire come un attore cosciente di sé.
Poiché la crisi del cambiamento climatico si trova sparsa in tutte le ‘differenze antropologiche’, ciò
può voler dire soltanto che, anche se il riscaldamento globale è antropogeno per sua origine, non
esiste ‘umanità’ corrispondente che possa agire nella sua unità come agente politico”. D.
Chakrabarty, Postcolonial Studies and the Challenge of Climate Change, in “New Literary History”,
29
Il ruolo ricoperto dal particolato nell’incremento del riscaldamento globale sembra essere stato
trascurato. J. Tollefson, Soot a Major Contributor to Climate Change, in “Nature”, 15 gennaio 2013.
30
Supra, pp. 126 ss.
31
P. Sloterdijk, Sphären, bdd. I-III, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1998-2004; tr. it. di G.
Bonaiuti, S. Rodeschini, Sfere, 3 voll., a cura di G. Bonaiuti, Raffaello Cortina, Milano 2014-2015.
Cfr. in particolare P. Sloterdijk, Sphären II. Globen, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1999; tr. it. di S.
Rodeschini, Sfere II. Globi, a cura di G. Bonaiuti, Raffaello Cortina, Milano 2014.
32
J. Von Uexküll, Streifzüge durch die Umwelten von Tieren und Menschen, Julius Spinger, Berlin
1934; tr. it. Ambienti animali e ambienti umani, a cura di M. Mazzeo, Quodlibet, Macerata 2010.
33
Vedi l’affascinante catalogo della mostra dedicata al Whole Earth Catalog a cura di D.
Diederichsen, A. Franke, The Whole Earth, Haus der Kulturen der Welt, Berlin 2013.
Sull’inattendibilità del Globo come figura della Terra cfr. le ricerche di K. Olwig, The Earth is not a
Globe, in “Landscape Research”, vol. XXXVI, n. 4, 2011, pp. 401-415. Sulla storia della forma
recente del Globo cfr. S.-V. Grevsmühl, La Terre vue d’en haut, Éditions du Seuil, Paris 2014. Il
34
Cfr. l’appassionante sito che tenta di mappare l’infrastruttura materiale di quel che chiamiamo il
virtuale: formandenergy.xyz/new-cloud-atlas.
35
Supra, p. 120.
36
P. Sloterdijk, Sfere II. Globi, cit., p. 428.
37
“Here in 1897 at the old Cavendish Laboratory J.J. THOMSON discovered the electron
subsequently recognised as the first fundamental particle of physics and the basics of chemical
bonding electronics and computing”, targa apposta alla Free School Lane.
38
È qui in effetti che Simon Schaffer e i suoi colleghi hanno stabilito la loro base; gli storici delle
scienze hanno finito con l’occupare, dopo un po’, gli uffici degli scienziati che si sono
successivamente trasferiti più lontano, seguendo i loro strumenti sempre più ingombranti.
39
H. Mialet, À la recherche de Stephen Hawking, Odile Jacob, Paris 2014.
40
Sulla costituzione di questa “epistemologia politica” cfr. B. Latour, Pandora’s Hope, Harvard
41
I lettori di Tintin avranno riconosciuto in questa metafora l’avventura del capitano Haddock in
Uomini sulla Luna: quando, per errore, i Dupont fanno scomparire la gravità artificiale del razzo, il
42
Frontespizio del primo Atlante di Mercatore, vedi figura 4.2.
43
La letteratura sugli usi del globo è immensa, cfr. in particolare due opere: F. Farinelli, Geografia,
Einaudi, Torino 2003 e l’assai utile panoramica di J. Brotton, A History of the World in Twelve Maps,
Allen Lane, London 2012, tr. it. di V.B. Sala, La storia del mondo in dodici mappe, Feltrinelli,
Milano 2013.
44
Questa torre, sorta di Palazzo della Scoperta e cupola geodetica, è uno dei luoghi più visitati di
Edimburgo e si trova a qualche centinaio di metri dall’aula in cui si tenevano le conferenze Gifford.
Ringrazio Pierre Chabard per avermi fatto conoscere questo incredibile personaggio. Cfr. P. Chabard,
45
Sulla storia di questo progetto cfr. l’Introduzione di N. Jankovic a É. Reclus, Projet de globe
e
terrestre au 100000 , Éditions B2, Paris 2011, da cui è tratta la citazione. Jankovic aggiunge: “La
questione non è intrattenere ma meravigliarsi dell’Umanità e favorire la Comunione con la Terra” (p.
39).
46
Ivi, p. 34, corsivo mio.
47
Particolarmente impressionante nel caso di Michael Ruse, che non sembra dubitare nemmeno
per un istante che Lovelock stia tentando di comporre Gaia e non, invece, che ne stia deducendo la
forma sulla base di un Globo preesistente. Cfr. M. Ruse, The Gaia Hypothesis, University of Chicago
48
In La Terre vue d’en haut S.-V. Grevsmühl persegue l’archeologia di questa ossessione.
49
In Dio è anche giardiniere Boureux parte dal principio che esista una totalità avente un’origine
comune (divina) e che la sua composizione iniziale non ponga alcun problema particolare. Cfr. C.
Boureux, Dieu est aussi jardinier, Le Cerf, Paris 2014; tr. it. di G. Romagnoli, Dio è anche
50
T. Tyrrell, On Gaia, Princeton University Press, Princeton (N. J.) 2013.
51
Il libro di B. Mandeville, La favola delle api [1714], il cui sottotitolo è molto eloquente – Vizi
privati e pubbliche virtù –, è uno dei numerosi antenati di quei modelli animali che consentono di
spiegare l’emergere dell’optimum – di fatto il Mercato – a partire dallo scontro aperto di interessi
individuali.
52
Tyrrell si preoccupa a ragione del fatto che, se Gaia fosse pensata come un’amabile e benevola
Provvidenza, gli umani si lascerebbero andare alla violenza, sicuri che Gaia perdonerebbe loro ogni
errore. Al contrario, “poiché il sistema climatico della Terra è traspirato [transpired], in opposizione a
evoluto, non vi è alcuna ragione di sperare che sia particolarmente solido o al riparo da guasti” (T.
53
Ivi, p. 113, corsivo mio.
54
Ivi, p. 198.
55
J. Lovelock, Gaia: manuale di medicina planetaria, cit., pp. 10-11, corsivo mio.
56
Nelle interviste Lovelock insiste spesso sul suo essere, innanzitutto, un inventore di strumenti
molto sensibili (in particolare il famoso rivelatore a cattura di elettroni – ECD) e sostiene che
invenzioni simili lo hanno reso sensibile all’animazione della Terra poiché era in grado di rilevare la
presenza di sostanze chimiche (agli albori delle sue ricerche sull’inquinamento) su lunghe distanze.
57
J. Lovelock, Gaia, cit., p. 11, corsivo mio.
58
T. Tyrrell, op. cit., p. 3.
59
Ivi, p. 4.
60
Ivi, p. 48.
61
Di qui il seguente passo incredibile: “Nella mia mente questo paradosso della fame di azoto in
un mondo immerso nell’azoto è uno degli argomenti più potenti contro l’idea di Gaia che la biosfera
sia mantenuta confortevole a beneficio della vita che l’abita” (ivi, p. 111). Sembra di leggere Voltaire
prendersi gioco delle prove dell’esistenza di Dio tratte dall’armonia della natura!
62
J. Lovelock, Gaia, cit., p. 11, corsivo mio.
63
B. Latour, Reassembling the Social, Oxford University Press, Oxford-New York 2005. È
affascinante vedere che il problema è sempre lo stesso a qualsiasi scala, che si tratti di Gaia o di
formiche, come in D.M. Gordon, Ant Encounters, Princeton University Press, Princeton (N. J.) 2010.
È il problema che Tarde aveva posto al centro delle scienze sociali e che è stato inghiottito dall’idea di
livelli distinti che vanno dall’individuo al collettivo. Cfr. G. Tarde, Les lois sociales, F. Alcan, Paris
1898; tr. it. Le leggi sociali, a cura di S. Prinzi, artstudiopaparo, Napoli 2014.
64
B. Latour, P. Jensen, T. Venturini, S. Grauwin, D. Boullier, The Whole is Always Smaller than its
65
Non bisogna mai dimenticare che le preoccupazioni ambientali sono innanzitutto militari e che
la guerra totale attraverso le modificazioni del clima precede di parecchie dozzine di anni la guerra
contro le mutazioni del clima. Cfr. su questo punto R.E. Doel, Constituting the Postwar Earth
66
Come mostra Grevsmühl, in La Terre vue d’en haut, l’immagine canonica è di fatto una
composizione fatta pixel per pixel e non ha nulla, tecnicamente, di una immagine “globale”.
67
A. Pickering, The Cybernetic Brain, University of Chicago Press, Chicago 2010.
68
La tesi di C. Bonneuil e J.-B. Fressoz, contenuta in La terra, la storia e noi, è difficilmente
confutabile: i nostri predecessori non hanno mai smesso di deplorare in termini identici la stessa
catastrofe e di allertarci sulle stesse minacce, che si tratti di S. Toulmin o di B. Ward e R. Dubos, o
ancora del Club di Roma o di E. Huzar o delle campagne contro la vaccinazione nel 1760. Cfr. S.
Toulmin, Cosmopolis, University of Chicago Press, Chicago 1990, tr. it. di P. Adamo, Cosmopolis,
Rizzoli, Milano 1991; B. Ward, R. Dubos, Una sola Terra, cit.; E. Vieille-Blanchard, Les limites à la
croissance dans un monde global (thèse), EHESS, Paris 2011; E. Huzar, La fin du monde par la
69
J.-B. Fressoz, L’apocalypse joyeuse, cit.
70
Cfr. il contributo di C. Hamilton, J. Grinevald, Was the Anthropocene Anticipated?, cit.
71
Mi dichiaro colpevole, ovviamente, con la leggera attenuante che, poiché non siamo mai stati
moderni (e ciò lo abbiamo sempre sospettato), non ci sono mai state in effetti cesure nette, fratture
ben evidenti a cui potersi aggrappare, anche se i moderni, per ragioni che incontreremo nella
conferenza VI, non possono vivere se non sostenuti da una rottura radicale.
72
Questo ritorno della storia è assai ben marcato dalla moltiplicazione delle alternative proposte
per l’Antropocene: l’“Anglocene” (il contributo combinato dell’Inghilterra e degli Stati Uniti alle
73
Al momento, l’alternativa più seria è quella del “Plantatiocene” proposta da A.L. Tsing, The
Mushroom at the End of the World, cit., per descrivere un regime preindustriale di conquista della
terra, che marca l’inizio di questo grande “scambio colombiano” (C.C. Mann, 1493, Alfred A. Knopf,
New York 2011; tr. it. di C. Lazzari, 1493, Mondadori, Milano 2013), un ideale “chiodo d’oro” per
l’inizio della Grande divergenza analizzata da R. Grove, Green Imperialism, Cambridge University
am Main 2005; tr. it. di S. Rodeschini, Il palazzo di cristallo, in Il mondo dentro il capitale, a cura di
75
J. Dewey, Logic, Allen & Unwin, London 1938; tr. it. di A. Visalberghi, Logica, teoria
76
C.D. Keeling, Rewards and Penalties of Recording the Earth, cit., incontrato già alle pp. 58 e 66.
77
Capitolo VI di S.-V. Grevsmühl, La Terre vue d’en haut, cit.
78
Sul legame fra la guerra nucleare e il Nuovo regime climatico cfr. P.N. Edwards, Entangled
Histories, in “Bulletin of Atomic Scientist”, vol. LXVIII, n. 4, 2012, pp. 28-40, e M. Dörries, The
79
D. Abram, The Spell of the Sensuous, Vintage Books, New York 1996.
80
R.N. Proctor, Golden Holocaust, University of California Press, Berkeley 2011.
81
Cfr. le testimonianze di A. Gore, The Assault on Reason, Penguin Press, New York 2007, tr. it. di
A. Oliveri, L’assalto alla ragione, Feltrinelli, Milano 2007, nonché l’opera più accurata di J. Hoggan,
82
I. Stengers, Au temps des catastrophes, La Découverte, Paris 2009.
83
E. Zaccai, F. Gemenne, J.-M. Decroly (éds.), Controverses climatiques, sciences et politiques,
cit.
84
P.N. Edwards, A Vast Machine, MIT Press, Cambridge (Mass.) 2010.
85
P. Descola, Oltre natura e cultura, cit.
86
B. Latour, Politiche della natura, cit.
87
Vangelo apocrifo attribuito a Tommaso, loggione 10.
88
Melancholia di L. von Trier, 2011.
89
“Ecco perché Gaia somiglia molto più al pianeta Melancholia che alla Terra da esso colpita;
Melancholia è un’immagine della trascendenza titanica ed enigmatica di Gaia, entità che si abbatte
distruttivamente sul nostro mondo improvvisamente troppo umano” (D. Danowski, E. Viveiros de
Castro, L’arrêt de monde, in E. Hache (éd.), De l’univers clos au monde infini, cit., pp. 251-252).
90
Da non confondere con il monogenismo, teoria dell’origine unica dell’uomo! “Le prove
dell’esistenza di Dio portano inevitabilmente il segno del loro fallimento, mentre le prove
dell’esistenza del globo terrestre hanno dalla loro parte un flusso ininterrotto di evidenze” (P.
Due Leviatani, due cosmologie – Come evitare la guerra fra dèi – Un progetto
Come dare una possibilità alla negoziazione? – Sul conflitto fra Scienza e Religione –
Un’incertezza sul significato della parola “fine” – Confrontare i collettivi in lotta – Fare a
ultimi quattro o cinque anni, il colosso il cui inquietante potere non ero
basso dal titolo del dossier, L’era dell’Umano, due termini posti in
datare!
cui – la spada del potere civile nella mano destra, il pastorale del potere
tutti i suoi sudditi un consenso indiscutibile ha potuto porre fine alle guerre
meccanicamente dalle leggi della natura, una società guidata dalla sola
disegno proposto dalla rivista che avevo davanti agli occhi rimetteva in
questione: un mondo animato, una Terra che vibra sotto i nostri piedi,
stagli contro lo sfondo nero, senza sapere dove sta andando né chi sta per
Nel porre questi due idoli fianco a fianco, non potevo fare a meno di
pensare che stavamo assistendo forse al ritorno a una guerra di tutti contro
società civile dallo stato di natura per mezzo di un contratto solenne che
questione della natura sia risolta, la religione un cimelio ormai del passato,
conoscere le molle che agitano gli umani, né gli scopi della politica. È lecito
troppo tardi. Non soltanto a causa di ciò che chiamiamo il “ritorno del
dell’epoca precedente, compresa la strana idea che faceva della Natura nota
alla Scienza ciò che doveva opporsi alla Religione (mantengo le maiuscole
non come segno di solennità ma per ricordare che si tratta di figure, non di
una delle forze di Gaia, questo acido così potente da corrodere l’amalgama
Certo, non si tratta del regno di Westeros, né dei Sette Regni, né di sapere se
territori occupati da popoli in lotta gli uni contro gli altri. Per abbozzare un
cosmologia:
falsa unanimità che segue sempre l’appello alla Natura. Grazie a questo
null’altro che la violenza con cui devono imparare a confrontarsi coloro che
distruggere la loro terra. Non c’è da stupirsi, considerato che è proprio una
Serres che prenderò in prestito quella che mi sembra la più adatta a non
I dotti dicono che il termine religione potrebbe avere due fonti o origini. Secondo la
prima significherebbe, attraverso un verbo latino: rilegare. […] Stando alla seconda, più
probabile, non certa ma vicina alla precedente, vorrebbe dire riunire, raccogliere, rilevare,
percorrere o rileggere.
Ma non dicono mai quale termine sublime la lingua contrappone al religioso, per
negarlo: la negligenza. Chi non ha religione alcuna non deve dirsi ateo o miscredente ma
negligente.
12
La nozione di negligenza fa capire il nostro tempo.
A questo stadio, la parola “religione” non fa altro che designare ciò a cui si
tiene particolarmente, ciò che si protegge con cura, ciò che ci si guarda bene
fenomeno più o meno strano, ma divenire attenti allo choc, allo scandalo,
invoca una divinità o, per non impressionare i lettori sensibili, una deità
esiste: non c’è collettivo senza un rituale nel corso del quale la gente scopre
quale si riuniscono.
un popolo riunito dalle sue divinità a delle divinità riunificatrici invocate dal
loro popolo, non può resistere troppo a lungo all’influenza corrosiva della
È
ridurre le divinità allo statuto di temi decorativi. È ciò che è accaduto agli
[distruggi,
[stagioni,
[…] Ma, dea beata, fa’ crescere frutti che danno molta gioia
16
con cuore benevolo, nelle stagioni felici.
compreso, del farvi ridere dell’evocazione di Gaia o farvi credere che Gaia
non sia altro che una figura del passato – un’ombra, un fantasma. Ecco
popolo, non ricorriamo agli stessi rituali che ci metterebbero nella posizione
17
di onorare l’antica Gaia col nome di justissima Tellus .
nome attribuito alle figure agli operati [agissements] di queste stesse figure.
Le divinità, come i concetti, come gli eroi della storia, come gli oggetti del
sostanze.
ricordato che esisteva una tradizione venerabile nelle diverse città-Stato del
la sua parentela con i culti locali dei numerosi stranieri che vivevano
all’epoca fra loro. “Ciò che tu, romano, chiami Jupiter, io, greco, lo chiamo
nel fare slittare l’attenzione dal nome proprio delle divinità a una serie di
caratteristiche che il nome riassumeva nella mente dei loro seguaci. Se, per
caso negoziabili: “Il vostro popolo lo nomina così, il mio popolo lo chiama
offriva quindi una soluzione politica alla pace civile nelle società dai
fine e invano. Le tavole di traduzione dei nomi di dèi nelle antiche città-
mosaica”, associata a suo avviso alla figura ancestrale del Dio di Mosè –
21
preceduta da quella, ancora più antica, di Akhenaton . Subentra allora una
della verità. A partire da questo punto di cesura nella storia, siamo in grado
potuto consentire in passato, il “solo e unico Dio” non può più essere
altro culto se non il suo sarebbe stato tollerato, sotto pena di idolatria. È
come se il vero Dio avesse tuonato: “Tu non renderai affatto, in nessuna
Ma che cosa, vi chiederete, ha a che fare tutto questo con noi, oggi? Non
del fatto che ognuna ritenga di essere più veridica delle altre? Cosa potrebbe
precedente, che per essere irreligiosi non era sufficiente credersi irreligiosi.
Come abbiamo visto nel caso di un professore di Scienze del sistema Terra
come Toby Tyrrell, non è così semplice avere del mondo una visione
24
profana . Ci si può credere scientifici e liberi da ogni credenza particolare,
essa assegnate.
Se, malgrado le apparenze, il pluralismo è così raro, è perché c’è sempre
una deità in agguato che esige di non essere resa commensurabile con
moderni, per quanto non credenti si considerino, per quanto liberi da ogni
suprema alla verità, con la leggera differenza che la divisione è adesso tra,
culto”. Strana legge, quella che neglige ciò a cui gli altri tengono! Che lo
tonante contro tutti gli idoli siamo passati alla vera Natura tonante contro
tutti i falsi dèi. La divisione è rimasta, come sono rimasti anche il fulmine,
religioni per renderle comparabili le une alle altre, anche se sono abituate a
di traduzione dei nomi di dèi, per stilare un elenco di altre entità, altri culti,
altri popoli, e per individuare fra questi differenti collettivi le parentele che
vogliamo assicurarci che non ci massacreremo per dei nomi, bensì per dei
tratti che differenziano i veri amici dai veri nemici. Se sono i territori a
traduzione dei nomi di dèi non può suscitare altro, sin dall’inizio, lo so
crede a divinità più o meno bizzarre e chi parla della ‘Natura’, quando le due
divisione radicale fra i falsi dèi e il vero, anche se adesso la divisione è fra
ciò che si dice degli dèi e ciò che si dice della “realtà”, dell’altro. “Non
potete comparare queste entità.” “Bisogna scegliere da che parte stare.” “La
Ma aspettate! Siamo qui per pensare, non per batterci – o perlomeno, non
che raggruppate sotto il vostro emblema e che altri riuniscono, forse, sotto
esprimendo qui è ciò che chiedete agli altri di non negligere quando si
per un momento, credo che non sia impossibile proporre una sospensione
delle ostilità, dato che, come abbiamo visto nelle conferenze precedenti, la
più oscuro che ci sia, in ogni caso il meno adatto a mettere fine una volta per
tutte a un conflitto.
Non sarebbe male, peraltro, fare un passo indietro con il termine così
volta che avrà prodotto il suo effetto: tenterò di definire il popolo che si
R.R. Martin. Come nel Trono di Spade, può essere comodo per degli
abbia immediatamente fine, senza avere gettato alcuna luce né sui culti
antichi né sul culto dei “naturalisti”. Gli esperti grideranno indignati: “Fare
parte del popolo della Natura non è una religione!” – e non avranno torto.
Ma se non hanno torto è per la semplice ragione che tutte le parole che
Non avremmo alcun bisogno di questo relativismo – termine con cui intendo
qualche modus vivendi. A ogni modo, coloro che sono pronti a incrociare le
molto tempo sul piede di guerra, armati dalla testa ai piedi, e siamo noi che
contrattaccare.
cui tutti gli altri sono separati per mezzo di una rivoluzione radicale. Fra le
stupiremo nello scoprire che reagisce così male tanto all’irruzione di Gaia
intendono con ciò qualcosa “che non dipende dai desideri, dai capricci e
dalle fantasie della gente che l’invoca. Cisinatu non è negoziabile!”. Nulla di
popolo intorno alla loro autorità suprema. È perché sono al di là del loro
popolo che queste entità possiedono la forza di convocarlo e radunarlo. La
loro trascendenza fa parte della loro definizione. Il che è un altro modo per
all’esterno. Potremmo perfino dire che i suoi decreti siano come le icone
28
cosiddette acheiropoiete, ovvero “non fatte da mano d’uomo ”. In quanto
riscaldamento globale sia davvero reale, “all’esterno”, nella natura, che non
soffra di alcuna manipolazione dei dati, e che una tale certezza provenga
fattuali grazie alla cura riservata a una simile fabbricazione. Non dovrebbe
un robot.
nulla è fatto dall’uomo; l’altro in cui tutto è interno e fatto dall’uomo. Come
“Cisinatu è unitario e tutti gli agenti obbediscono alle sue leggi universali.”
dalle idee alla pratica, dai nomi alle caratteristiche, dai concetti alle agency.
locale, oneroso, e deve essere compiuto con gli immensi sforzi congiunti di
31
organizzazioni multiple, teorie multiple, paradigmi multipli . Questo
degli appelli e dei controappelli, fino a essere invocati dalle diverse corti di
Se, nel corso della negoziazione, coloro che frequentano questo strano
abbia a che fare solo con agenti inanimati? Tutti gli altri popoli vi
attore, un attante, per definizione, è quel che agisce, quel che possiede, quel
sempre meno articoli, sempre più corti, scritti da un numero sempre più
sostituiamo il nome tecnico di ciascuno di questi agenti con ciò che fanno,
come richiede il più elementare metodo semiotico, non ci troviamo di fronte
adeguata?”, potrebbero domandare le altre parti nel corso delle trattative che
simili contraddizioni, ecco sicuramente ciò che noi, noi avremmo tentato”,
entità: l’indiscutibilità dei suoi decreti. In sé, questo attributo non ha nulla
sono affatto contenuti nella parola “fatto” – a meno che non ci si ricordi la
sua etimologia. Isolato, lasciato a se stesso, tagliato fuori dalla sua rete di
concern.
opposte?”. E le cose non migliorano con il quinto attributo che gli adepti di
Cisinatu riconoscono alla loro deità. A prima vista tutti possono invocarla
come loro autorità suprema, poiché il popolo che l’invoca si definisce “Ciò-
tutt’altro che modesta! Ma, d’altro canto, ci si accorge ben presto che questo
ancora più elitario, coloro che hanno studiato simili questioni, gli specialisti,
gli esperti. Questa restrizione, tuttavia, non delimita ancora la forma del
37
popolo reale, poiché questi “lavoratori della prova ” hanno bisogno di
impossibile situarlo nel tempo come nello spazio. A quale epoca appartiene?
qualcosa di simile a una rivoluzione scientifica. Ma, d’altro canto, non c’è
dell’angusto legarsi a una terra o del non essere sicuro di nulla che non sia
fatto che si senta incapace di occupare la Terra sapendo dove si trova e ciò
che può fare, anche quando sostiene di afferrarla “nella sua globalità”?
Combattuto fra questi due elenchi di tratti, non vede come riconciliarli: il
più tirarsi fuori; la sua pretesa di abbracciare ogni cosa lo lascia sconcertato
alla sua storia, non sa mai se deve uscire dal tempo presente con una nuova
strana, ciò che ha sorpreso maggiormente tutti gli altri popoli, è che crede di
e quindi rivolgersi a lui con qualche possibilità di essere inteso dai suoi
per superarle. È inoltre perché gli studiosi non possono superare queste
accettate di vivere sotto gli auspici di una entità esterna, unitaria, inanimata,
attributi sui quali insistono questi adepti rivelano egualmente che la Natura è
all’interno, che è multipla, che accetta di trovarsi alle prese con esseri
questa gente non rispetta nessuno, bisogna sforzarsi di parlare loro con
invocato con più rispetto se ponessimo l’accento soltanto sui sei attributi
tutte allo stesso tempo. Se ciò è impossibile, è a causa della cesura radicale
che è stata introdotta tra le due colonne. Finché non avremo compreso la sua
origine, sarà impossibile per noi pacificare la relazione del popolo della
che non lo obblighi a credere al ritratto che gli epistemologi ne hanno fatto.
Non mi venite a dire che non esiste alcun repertorio noto per pacificare
impossibilità, nel punto esatto in cui si trova, ossia nella controreligione che
vivendi, allora dobbiamo inventare dei modi nuovi per sostenerci gli uni gli
altri o decidere chi sono davvero i nostri nemici. Chi ha mai detto che la
Ciò che rende il popolo della Natura così incapace di situarsi è il fatto che
sa meglio del primo dove risieda. Chiamiamolo, per continuare sulla stessa
scia del Trono di Spade, il popolo che si dichiara Figlio del Grande Disegno
“conflitto fra Scienza e Religione” somiglia piuttosto alla celebre guerra dei
dissimula un altro conflitto, assai più importante, che è per parte sua
“visione religiosa del mondo” che sarebbe “in opposizione radicale” con
un’altra autorità suprema che non è tanto differente dalla prima colonna
disanimare.
Popolo della Natura
Esterno Interno
Unitario Multiplo
Cosmogramma
Disanimato Animato
Indiscutibile Controverso
Non dobbiamo più lasciarci ingannare dal fatto che l’una dichiara di
chiamare “Dio” ciò che l’altra insiste a chiamare “Natura”, dato che sono i
le due autorità supreme. Ora, il Dio ordinatore di questa visione religiosa del
scientifica del mondo. Tre dei loro tratti sono, d’altronde, identici: la verità è
Figli del Grande Disegno sono reclutati con una procedura esplicita – una
allo stesso modo in cui i titoli, gli esami e la riduzione continua del numero
poiché questi due popoli condividono l’idea che una cesura radicale abbia
una storia totalmente nuova che gli uni chiamano della Luce, gli altri, al
plurale, dei Lumi. L’importante è che si situino entrambi nel tempo che
alla terra, è assente in entrambi i casi, nel primo perché è in ogni caso
Se, per esempio, il popolo della Creazione redige una elegia commovente
che sono state “designate” invece di essere prodotte “per caso” non ha in
generale altro risultato che dimostrare, ancora una volta, la stessa creazione
per opera della stessa mano misteriosa dello stesso Creatore. Il Creatore
stimano chi canta la gloria di Dio tanto quanto chi celebra l’oggettività delle
questa disputa di quanto non si colga l’origine della querelle che ha messo
cattolici e protestanti gli uni contro gli altri, né l’esatto punto di dottrina in
nome del quale, oggi, sciiti e sunniti hanno scelto di farsi a pezzi.
non sono neppure quelle tratte dalla causa prima, la famosa intelligenza
Evoluzione. Chi segue meglio il processo della creazione? Colui che trae la
stessa lezione ripetitiva dalla struttura dell’occhio, lezione in base alla quale
l’evoluzione “dimostra ancora una volta senza ombra di dubbio” che non
astuto naturalista che ha fatto tutto il possibile per farsi stupido come il suo
nulla di più accade in questo mondo di quanto avvenga in quello del Dio
creatore!
“inanimato” che gli farete fare qualcosa di meno, privandolo della sua
nostri sforzi.
“religione naturale” ha ben poco senso. Abbiamo a che fare con due forme
di controreligione, con due popoli in sostanza molto vicini, di cui gli uni
cose che hanno a che fare col mondo ma si privano di questa molteplicità,
forma di nichilismo?
Religioni naturali
Natura 1 Religione 1
Esterno Esterno
Unitario Unitario
Cosmogramma
Disanimato Sovranimato
Indiscutibile Indiscutibile
sostituto della religione o cercare in una religione naturale ciò che potrebbe
simili da essere fuse insieme. Inutile chiedere alla Scienza di essere così
della Natura crede di battersi contro quello della Religione a cui somiglia e
non può riconciliarsi con la sua versione antropologica che è invece la sua
lotta con quello della Natura a cui somiglia, mentre ha, anch’esso,
più prezioso.
ora, di non vedere nulla del mondo, sia che lo si privi di ogni azione
di cui non sa peraltro che farsene. Poiché sono convinto che sia proprio ciò
della scienza una visione terrestre e della natura una definizione finalmente
Se l’idea di Disegno è così importante è perché coglie uno dei tratti della
controreligione che ha a che fare con la questione dei fini. L’intuizione della
una fine, non nel senso che finirà – benché l’idea di fine del mondo, come
intuizione –, ma nel senso, molto più radicale, che gli scopi che persegue
sarebbero definitivamente raggiunti. Che il mondo abbia una fine non vuol
dire che abbia uno scopo nel senso di essere stato “creato per uno scopo”,
possiamo tradurre con una miriade di formule, bizzarre per molti nostri
“salvati”, essere “figli di un Dio che si prende cura di noi”, essere “il popolo
prescelto da Dio”, “essere stato creato”, “trovarsi nella Presenza” ecc., tutte
affievolita. Lo sappiamo bene, noi moderni, poiché ne siamo gli eredi più o
credevamo di esserci lasciati alle spalle secoli fa, insieme alle guerre per
ragione ad affermare che, con una simile intuizione, la questione della verità
s’insinua nelle religioni tradizionali con cui non aveva finora avuto nulla a
che fare. Ma questa verità non aveva il fine di entrare in competizione diretta
né con la verità della conoscenza né con quella delle divinità proprie delle
49
religioni cosiddette “tradizionali ”. Questa forma nuova di verità, questo
Senza tuttavia che nulla cambi: è qui tutto il mistero di questa forma di
di battaglie più o meno violente, come se questo valore della verità non
sapesse in che modo coabitare con altri. Da questa cascata non siamo più
usciti. Ciascuna controreligione non ha fatto altro, per ora, che aggiungere la
controreligione, ma diciamo che non somiglia a ciò che celebra il popolo del
sulla figura che deve conferire alla sua istanza suprema. Quando si comincia
del Dio Ordinatore che proteggeva il popolo precedente non ha senso, dato
che l’ordine non preesiste appunto alla sua storia. Nessuna Provvidenza la
precede.
situato, ma da cui non si tratta di tirarsi fuori per andare in un altro mondo,
poiché tutto continua come prima. Nessun mondo staccato dalla terra,
c’è, sì, il sentimento di una cesura radicale ma con la sfumatura capitale che
come della religione – o piuttosto perché le virtù distinte della scienza, della
non posso farci nulla, è questa fine della storia – in tutti i sensi della parola
Il giochino di stabilire le liste di popoli per compararli gli uni agli altri,
cesura nel tempo che ci culla nell’illusione che la questione delle religioni
è perché la natura ha ereditato, per una sorta di translatio imperii, quasi tutti
sfondo non potevano più stagliarsi altro se non culture certamente multiple,
ma senza alcun legame intimo con la natura unitaria delle cose. La natura
Religioni naturali
Scienza Religione
Leggi fini/
Multiverso Dio Ordinatore
di natura fini
di Dio
consideriamo ora la tavola più completa della figura 5.4, vediamo che
c’è religione naturale e non si può più continuare a invocare la Natura per
divergenti.
proposta da Hobbes nel XVII secolo per porre fine allo stato di natura,
In ogni caso, l’ecologia obbliga coloro che sono radunati dalla “Natura” a
loro separazione radicale da tutti gli altri popoli radunati da altre entità,
56
grazie alle qualità del loro sacrosanto “riduzionismo ”. Per seguire
La vera sorpresa non è che la distribuzione delle agency sotto gli auspici
della “Natura” sia così complessa, ma che quella che si posiziona sotto gli
auspici della “religione” colga così poco delle caratteristiche di quel che
riveste una importanza vitale per il popolo che questa entità dovrebbe
includa nessuno degli attributi reali a cui i suoi praticanti sono così
che si dicono radunati dall’entità che chiamano sovente “Dio” non colgano
coloro che considerano come loro nemici (più o meno la questione, in fondo
di origine.
Cesura Temporalità
Epoca Cesura radicale Ripresa
radicale multipla
Figura 5.5
Nella figura 5.5 non ho fatto altro che invertire due colonne. Quella che
possibile alla versione epistemologica della scienza! Non trovate che questa
popolo della Natura come quello della Creazione abbraccia il mondo in toto,
come se il “punto di vista da nessun luogo” fosse un luogo reale che offre
una seduta confortevole e un’ottima vista. Sono entrambi membri a tutti gli
effetti di ciò che Peter Sloterdijk chiama l’“età delle Sfere”, ossia un’epoca
58
in cui non si aveva la minima difficoltà a tenere la Terra tra le dita . Sono
all’indietro.
volta che una entità qualsiasi dovesse estendersi, dovrà pagare fino in fondo
il prezzo della sua estensione. Il che è un altro modo per dire che ha una
a una a una, senza alcun modo di sfuggire alla storicità. Per accentuare il
più la materialità, la fragilità. Nessuno dei due si crede fuori dal tempo che
59
passa .
dicono: “Cos’è dunque ‘noi’? Cos’è dunque ‘tutti’? Non contate su di ‘noi’!
entità non ci convocano affatto. Siamo sotto istanze che distribuiscono gli
così prematuro! Per favore, non coinvolgeteci nelle vostre guerre planetarie,
non vogliamo avere nulla a che fare con i vostri intrighi”. Non abbiamo
per scoprire la forma esatta della Terra quando verrà il tempo di trovare un
c’è alcun dubbio: siamo divenuti nazioni divise, spesso divise all’interno dei
dicono di venerare una deità con tutti gli accessori della religione. Nessuno
altri Globi, invocati da un altro popolo, tanto estraneo a ciò che si suole
invocarLi rispettosamente?
È quel che dobbiamo ora scoprire ritornando alla grande questione del
p. 175.
2
È a partire dal libro fondamentale di S. Shapin e S. Schaffer, Il Leviatano e la pompa ad aria, che
sono divenute visibili le connessioni fra tutti questi domini che la storiografia tendeva a mantenere
3
Simon Schaffer ha mostrato l’origine di questo ingrossamento della testa grazie a un semplice
effetto ottico preso in prestito dall’abate Nicéron (cfr. J.-F. Nicéron, La perspective curieuse, Pierre
Billaine, Paris 1663). La testa non ha dunque nulla a che vedere con un superorganismo: anche in
questo caso, il tutto è più piccolo delle parti. Cfr. S. Schaffer, Seeing Double, in B. Latour, P. Weibel
4
Questo frontespizio ha affascinato tanto storici dell’arte come H. Bredekamp e D. Gamboni,
quanto un autore come C. Schmitt, che ritroveremo nella conferenza VII. Cfr. H. Bredekamp, Thomas
Hobbes Visuelle Strategien, Akademie Verlag, Berlin 1999; D. Gamboni, Composing the Body
Politic, in B. Latour, P. Weibel (eds.), Making Things Public, cit., pp. 162-195; C. Schmitt, Der
Leviathan in der Staatslehre des Thomas Hobbes, Hanseatische Verlag, Hamburg 1938, tr. it. Sul
Leviatano, a cura di C. Galli, il Mulino, Bologna 2011. Nella copertina del loro libro, Shapin e
Schaffer avevano sostituito il pastorale del potere spirituale con la pompa ad aria di Boyle, primo
5
“Questa è la generazione del grande LEVIATANO o piuttosto (per parlare in maniera più riverente)
di quel Dio mortale a cui dobbiamo, sotto il Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa.” Cfr. T.
Hobbes, Leviathan [1651], 3 voll., in The Clarendon Edition of the Works of Thomas Hobbes, Oxford
University Press, Oxford-New York 2012; tr. it. Leviatano, a cura di R. Santi, Bompiani, Milano
6
Titolo che avevo attribuito in prima battuta al progetto teatrale divenuto poi Gaïa Global Circus,
7
Da qui in poi le iniziali maiuscole saranno importanti per distinguere lo stato di natura – mito
hobbesiano necessario per fare da contrasto allo Stato – e lo Stato della Natura che è davvero, di fatto,
la costituzione sotto la quale i moderni hanno vissuto fino all’irrompere del mutamento ecologico e
della “fine” della nozione di “natura”. Cfr. B. Latour, Politiche della natura, cit.
8
È il nome che gli inglesi hanno dato alla conclusione delle guerre civili di religione nel 1689 e
9
È qui racchiusa tutta l’ambiguità del termine “religione naturale” proposto come tema delle
conferenze Gifford. Vi si può cogliere la ricerca delle “prove scientifiche dell’esistenza di Dio” o la
ricerca di uno spazio riservato alla spiritualità in un mondo interamente materiale (quest’ultimo è al
centro di numerose conferenze Gifford), ma si può anche provare qui a scoprire l’origine di un
10
Collettivo, lo ricordo, è il termine che sostituisce gli antichi concetti asimmetrici di società o di
cultura (cfr. la conferenza I). La società (o la cultura) è la metà di un concetto unico la cui restante
metà è costituita dalla natura. “Collettivo” riunisce in un solo concetto ciò che appunto colleziona una
moltitudine di concatenamenti [agencements] che non sono definiti né dalla natura né dalla società. In
merito a tutte queste definizioni cfr. B. Latour, Reassembling the Social, cit.
11
Si fa qui riferimento a personaggi e ambientazioni della serie televisiva cult della HBO, ispirata
12
M. Serres, Il contratto naturale, cit., p. 65.
13
I. Stengers, La Vierge et le neutrino, cit. Sulla questione della diplomazia come metodo
14
É. Durkheim, Les formes élémentaires de la vie religieuse, Librairie F. Alcan, Paris 1912; tr. it.
Le forme elementari della vita religiosa, a cura di M. Rosati, Mimesis, Milano-Udine 2013. Cfr.
anche la mia analisi di questo testo canonico in Formes élémentaires de la sociologie, in “Archives de
15
M. Callon (ed.), The Laws of the Markets, cit.
16
Inni orfici, a cura di G. Ricciardelli, vol. XXVI, Mondadori, Milano 2000, p. 75.
17
“La giustissima terra” o “la terra universalmente giusta”, citazione da Virgilio presente in C.
Schmitt, Der Nomos der Erde, Duncker & Humblot, Berlin 1950; tr. it. di E. Castrucci, Il nomos della
terra, a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano 1991, p. 20. La ritroveremo nella conferenza VI.
18
Uno sguardo al metodo proposto nella conferenza II è utile al lettore per non smarrirsi in ciò che
segue.
19
“Le divinità erano internazionali in quanto cosmiche. I diversi popoli adoravano divinità diverse,
ma nessuno contestava l’esistenza di dèi stranieri e la legittimità di forme inconsuete del loro culto.”
J. Assmann, Moses the Egyptian, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1997; tr. it. di E.
20
E.H. Cline, 1177 B.C., Princeton University Press, Princeton (N. J.) 2014; tr. it. di C. Spinoglio,
21
In Mosè l’egizio e soprattutto nell’opera successiva, La distinzione mosaica, J. Assmann censisce
le dispute suscitate dalla prima opera. “[La distinzione tra religione vera e religione falsa] era
sconosciuta alle religioni e alle civiltà tradizionali, così come si erano sviluppate nel corso della
storia, e nelle quali le differenze di fondo correvano lungo lo spartiacque tra sacro e profano, ovvero
tra puro e impuro. La loro preoccupazione principale non riguarda, come sarà invece nelle religioni
secondarie, il rischio di adorare falsi dèi, ma – tutt’al contrario – la possibilità che una divinità
importante venga trascurata. Le religioni dei popoli stranieri hanno, in linea di massima, lo stesso
valore di verità della propria, e si parte dal presupposto che sussistano criteri di traducibilità fra i
propri dèi e quelli degli altri.” J. Assmann, Die Mosaische Unterscheidung, Carl Hanser Verlag,
München 2003; tr. it. di A. Vigliani, La distinzione mosaica, Adelphi, Milano 2011, pp. 38-39.
22
“Con la verità monoteistica comparve nel mondo non l’odio tout court, ma una sua nuova forma:
l’odio iconoclastico o teoclastico, nutrito dai monoteisti nei confronti dei vecchi dèi considerati idoli,
e l’odio antimonoteistico coltivato dagli altri popoli, quelli emarginati dalla distinzione mosaica e
23
La controreligione o religione secondaria si distingue dunque dalle religioni primarie, cfr. J.
Assmann, Monotheismus und die Sprache der Gewalt, Picus, Vienna 2006; tr. it. di F. Rigotti, Non
24
Vedi la conferenza precedente, pp. 191 ss.
25
B. Latour, P. Weibel (eds.), Iconoclash, MIT Press, Cambridge (Mass.) 2002.
26
Vedi la figura 5.2, p. 240.
27
Termine proposto brillantemente da J. Tresch, The Romantic Machine, University of Chicago
28
Riconoscere la mano all’opera nella produzione delle scienze e ignorarla nella produzione delle
credenze è all’origine dell’ambiguità di ogni costruttivismo. È la tesi stessa del mio saggio Petite
réflexion sur le culte moderne des dieux faitiches, Synthélabo Group, Paris 1996; tr. it. Il culto
29
La controversia artificialmente costruita sull’esistenza di un legame fra attività umana e
riscaldamento globale dipendeva solo dalla “rivelazione” del lavoro quotidiano dei ricercatori. Cfr.
en.wikipedia.org/wiki/Climatic_Research_Unit_email_controversy.
30
Instabilità ben identificata da Peter Sloterdijk, vedi la conferenza precedente, pp. 179 ss.
31
N. Cartwright, The Dappled World, Cambridge University Press, Cambridge 1999.
32
Cfr. gli esempi di unificazione progressiva delle leggi universali nel ben noto libro di P. Galison,
Einstein’s Clocks, Poincaré’s Maps, Norton & Co., New York 2003; tr. it di M. D’Agostino, Gli
33
È la contraddizione di ogni discorso causalistico: se la causa rivestisse davvero il ruolo testuale
che le attribuisce il discorso, non si avrebbe effettivamente bisogno di ciò che segue – le conseguenze
sarebbero, in qualche modo, superflue. Di qui il divario fra ciò che fa il testo e ciò che dice
l’epistemologia. In altre parole, l’epistemologia sarebbe mantenuta solo attraverso l’indifferenza alla
testualità. Ogni racconto causale è quindi sempre una narrazione: è ciò che lo avvicina di più al
mondo.
34
Ricordo la citazione di Whitehead: “Noi siamo istintivamente disposti a credere che, con la
dovuta attenzione, si possa trovare nella natura più di quanto non venga osservato a prima vista. Ma
non ci accontenteremmo di questo minimo” (A.N. Whitehead, Il concetto di natura, cit., p. 42).
35
Ho cercato di rendere questo argomento di facile accesso in Cogitamus, cit.
36
T. Venturini, Diving in Magma, in “Public Understanding of Science”, vol. XIX, n. 3, 2010, pp.
258-273.
37
Efficace espressione di G. Bachelard in Le rationalisme appliqué, PUF, Paris 1949; tr. it. di M.
38
Cfr., per esempio, S. Schaffer, La fabrique des sciences modernes, cit.
39
Questa sensibilità è stata sperimentata nel corso di quella che è stata chiamata, con un bel po’ di
esagerazione, la “guerra delle scienze”, cfr. in particolare I. Stengers, La guerre des sciences: et la
paix?, in J. Baudouin (éd.), Impostures scientifiques, La Découverte, Paris 1998, pp. 268-292.
40
L’antropologia delle scienze è un termine più adatto a designare il dominio degli science studies,
in particolar modo da quando la svolta diplomatica rende possibili numerose connessioni con
2010; A.L. Tsing, The Mushroom at the End of the World, cit. Imparare a vivere fra le rovine
“sull’orlo dell’estinzione” è anche l’esperienza che ci invita a fare lo straordinario libro di T. Van
41
Questo topos è stato fissato di nuovo, nel secolo precedente, dal celebre libro di J. Monod, Le
hasard et la nécessité, Éditions du Seuil, Paris 1970; tr. it. di A. Busi, Il caso e la necessità,
42
A.J. Greimas, J. Courtès, Sémiotique, Hachette, Paris 1979; tr. it. Semiotica, a cura di P. Fabbri,
La Casa Usher, Firenze 1986. “Attanzialità” è ancora più orribile, ma potrebbe tradurre “agency”,
43
La creazione – che è l’inverso del creazionismo – presuppone che il rapporto causa-conseguenza
sia modificato in modo tale che la conseguenza superi leggermente la causa. Ciò significa che il
tempo fluisce dall’avvenire verso il presente, e non dal passato verso il presente. O, per dirlo ancora
con altre parole, che le conseguenze, in un certo senso, “scelgono” sempre quali saranno le loro
cause.
44
A meno che non leggiamo S.J. Gould, La vita meravigliosa, cit., o lo straordinario libro di J.
45
R. Dawkins, The Blind Watchmaker, Norton & Co., New York 1986; tr. it. di L. Sosio,
46
A.N. Whitehead, Il concetto di natura, cit., p. 33.
47
L’instabilità di queste forme di espressione e l’impossibilità di parlarne “bene” o di raggrupparle
in “credenze” sono al centro della loro definizione. Cfr. B. Latour, Jubiler ou les tourments de la
48
Nella conferenza successiva ritroveremo l’argomentazione decisiva di E. Voegelin, The New
Science of Politics, University of Chicago Press, Chicago 1952; tr. it. di R. Pavetto, La nuova scienza
politica, Borla, Torino 1968. Possiamo inoltre reperirla in numerose espressioni come quella di Hans
Jonas, “il raccolto di questa mortalità è il nutrimento dell’immortalità” (H. Jonas, Unsterblichkeit und
heutige Existenz, in Organismus und Freiheit, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 1973; tr. it. di A.
Patrucco Becchi, Immortalità ed esistenza odierna, in Organismo e libertà, Einaudi, Torino 1999, p.
399).
49
Ciò che esplora in modo nuovo J. Assmann e che spiega, a mio avviso, l’iconoclastia così come
l’estrema difficoltà a stabilire il significato dei concetti di costruzione e di creazione. Cfr. J. Assmann,
Non avrai altro Dio, cit.; B. Latour, Il culto moderno dei fatticci, cit.
50
Commentato da B. Karsenti, Moïse et l’idée de peuple, Le Cerf, Paris 2012.
51
L’impossibile pluralismo dei modi di veridizione è l’oggetto di B. Latour, Enquête sur les modes
d’existence, cit.
52
Fra le espressioni più significative di questo prefisso “contro” in controreligione troviamo tanto il
tema della messa a morte di un Dio crocifisso quanto quello, ripreso senza tante modifiche, della
“morte di Dio”. È in questo senso che la secolarizzazione continua il movimento che esplora il feroce
53
Ritroveremo questo tema nella conferenza successiva, a p. 280, ciò che Voegelin chiama
trascendenza.
54
È il senso così particolare della teologia esplorato indefessamente da Péguy attraverso la
deviazione di stile, cfr. B. Latour, Nous sommes des vaincus, in C. Riquier (éd.), Charles Péguy, Le
Cerf, Paris 2014, pp. 11-30; M. Gil, Péguy au pied de la lettre, Le Cerf, Paris 2011; nonché il capitolo
55
L’atteggiamento verso l’iconoclastia è una guida migliore per diagnosticare l’immensa questione
della “secolarizzazione” rispetto all’attitudine verso gli dèi. “Dimmi con quale martello colpirai quale
56
Tanto più che bisogna, d’ora in avanti, difendere la scienza, vittima di una contaminazione
generalizzata, alla stessa stregua dell’acqua, dell’aria, del suolo e del cibo. I. Stengers, T. Drumm,
57
È evidentemente questa complicità che costituisce l’intero dinamismo di D. Hume, Dialogues
Concerning Natural Religion [1779], ed. by N. Kemp Smith, Macmillan, London 1947; tr. it.
Dialoghi sulla religione naturale, a cura di M. Dal Pra, Bocca, Milano 1947.
58
Vedi la conferenza precedente alle pp. 180 ss., e P. Sloterdijk, Sfere, cit., in particolare il vol. II,
Globi.
59
Sarebbe come catturare la storicità comune al mondo, alle scienze e alle religioni.
60
Nella versione iniziale in inglese, avevo dedicato un capitolo all’immaginazione di un ruolo per
61
È una di queste grida a riverberare in tutta l’opera di Eduardo Viveiros de Castro, in particolare
in Métaphysiques cannibales, PUF, Paris 2009; tr. it. Metafisiche cannibali, a cura di M. Galzigna,
62
Utilizzo il plurale per sottolineare il carattere multiplo di questo attore, prendendo in prestito la
formula da certi transessuali americani che si fanno chiamare col “they” al posto di “lui/lei”.
Conferenza VI
Paradiso in Terra – Eric Voegelin e gli avatar dello gnosticismo – Sull’origine apocalittica
precedente, che il 1610 era una delle date candidate a marcatore dell’inizio
1
dell’Antropocene ? Perché proprio il 1610? Perché la riforestazione del
religione cristiana e della politica, a partire dalla grande crisi delle guerre di
religione e, a ritroso, fino – fatto ancora più sorprendente – alla storia dello
della fine dei tempi, qualcosa a cui sarebbe inutile cercare di sfuggire. È in
un’epoca e l’inizio di una nuova era, così come i geologi piantano un chiodo
semplice messaggio: “È stata tentata una politica di tolleranza religiosa ed è fallita”. Per i
il secolo della rivoluzione scientifica, mentre nei fatti è stato il secolo della
spaventosa Guerra dei Trent’anni – che funestò l’Europa allo stesso modo in
nuova forma di certezza assoluta. Dinanzi agli orrori della guerra, la gente
tolleranza:
Nel 1620 coloro che possedevano il potere politico non consideravano più il pluralismo
l’ambiguità e con le differenze di opinione tipica degli umanisti non si era rivelata affatto
utile (dal loro punto di vista) per prevenire lo sviluppo incontrollato dei conflitti religiosi:
deludeva, la certezza si rivelava ancora più necessaria. Forse non era immediatamente
11
ovvio di cosa si dovesse essere certi, ma l’incertezza era divenuta inaccettabile.
benessere dell’uomo che appartengono piuttosto agli umanisti del Cinquecento: posizioni
che erano legate ad una filosofia scettica che i filosofi razionalisti come Cartesio
15
dovevano, almeno in pubblico, rigettare e disprezzare.
collegare l’ordine pubblico al silenzio definitivo sia delle masse sia della
I settari del Commonwealth pensavano che ogni proposta di privare la massa fisica
(vale a dire la materia) di una spontanea capacità di azione o moto si accompagnasse alle
proposte di privare la massa umana della popolazione (vale a dire i ceti inferiori) di ogni
capacità autonoma di azione, e quindi dell’indipendenza sociale. Ciò che oggi ci sembra
essenzialmente una questione di fisica basilare, ai loro occhi era parte del tentativo di
Al contrario, dopo il 1660 gli intellettuali inglesi smisero di mettere in dubbio l’inerzia
della materia, per paura di esser considerati alla stessa stregua dei regicidi del
16
Commonwealth.
Non vi suona familiare? Che la Terra possa reagire alle nostre azioni
umani ed élite, allo scopo di imporre una cosmologia su un’altra. Ogni cosa
è rimescolata: l’ordine della natura come l’ordine politico e, come sempre,
quel che si debba pensare della religione e chi abbia il diritto di interpretare
dell’autonomia sia delle cose sia dei popoli – il rifiuto a lasciare imporre
per far spazio alla mente, l’arguzia lascia il posto alla serietà, il collage e la
epistemologica ha davvero creato una frattura, ma non marca più, come per
cambia significato: non è più quel che pretende di fondare la ragione con un
movimento radicale che farebbe tabula rasa del passato, ma piuttosto quel
che, per disperazione di fronte alla violenza, ha reciso tutti i fili che
Toulmin pecca di ottimismo. Nella sua opera pubblicata nel 1990 ritiene
certezza assoluta per fare ritorno a un pluralismo modesto, attento alla Terra
come alle persone, aperto alla religione come alle arti, alla casistica, a un
di una società civile globale rendono ormai obsoleti i confini degli Stati,
mostruosità inventate per porre fine alle guerre di religione. Gli Stati
che agiscono in nome di altre legittimità che stanno pian piano cancellando i
23
confini . Siamo passati dai Leviatani in guerra gli uni contro gli altri ai
potenze e delle superpotenze “nazionali” nel prossimo futuro sarà rappresentata dalla
di Toulmin. Non aveva previsto fino a che punto si potesse, allo stesso
nuovo ciclo di guerre. Ma, per quel che è riuscito a vedere, ci ha visto
prezzo di una paralisi del pensiero, congelato per parecchi secoli in una
instabile e ingegnosa dallo choc della scoperta di terre nuove – e così tragica
per coloro che sono stati “scoperti”… Quanto a noi, è lo choc della scoperta
potrebbe renderci altrettanto ingegnosi, tanto più che, stavolta, anche noi ci
novità, agli inebrianti benefici del consumismo, alla gabbia di ferro del
certo valide. Ma alla fine, se qualcuno vi dice che la vostra casa va a fuoco,
fare mentre correte giù per le scale è fermarvi sul pianerottolo a rimuginare
lì… In situazioni di normalità, il più piccolo allarme sullo stato della Terra e
l’agente della sesta estinzione delle specie terrestri ci fa emettere solo uno
certo tipo di esseri – ovvero esseri collegati, in sostanza, alla strana figura
della materia. In altre parole, quel che dobbiamo comprendere è perché non
secolo, ogni volta che è stato lanciato un segnale d’allarme sui pericoli di
Provvidenza richiede per i suoi doni e favori […]. Signori, sappiamo bene
E quindi, non è che non siamo stati avvisati, non è che i sistemi di allarme
decisione a favore della disinibizione. Per farlo dobbiamo tornare ancora più
indietro nel tempo, prima che il nodo della scienza, della religione e della
indifferenti alla questione del vero e del falso, e quelle per cui la questione
29
della verità è essenziale . Il “vero” Dio non può essere commensurabile con
nessun altro; al contrario, invece, possiamo chiamare col nome di Dio tante
Per evitare di scannarci gli uni con gli altri in nome di certezze assolute,
intorno alla richiesta di certezza, pur non essendo, dice Toulmin con un giro
31
di parole, certi di cosa si debba essere certi ! L’ideale politico? Il progresso
disinibizione, dobbiamo andare ancora più a ritroso nel tempo, ben prima
innovazioni.
Perché sono così sicuro che si debba cercare nella religione l’origine di
questa forma curiosa di indifferenza alle allerte sullo stato attuale della
presente”.
certezza assoluta a cui non si presta meglio, in fondo, della scienza o della
movimenti che hanno dato loro vita, le forme in cui è stata declinata nel
feconda, è a causa della scoperta che si può vivere, che si deve vivere nel
non possono che essere realizzati grazie al tempo. Come abbiamo già
di una fine dei tempi nel tempo, fare esperienza di questa verità è essere
consapevoli del fatto che è altresì incerta, insicura, relativa, fragile, assente e
tempo sia come qualcosa di radicalmente distinto dal tempo dei fini, sia
nondimeno come qualcosa che realizza questi stessi fini. Non appena
smarriamo questa forma così bizzarra di storicità, anche solo per un istante,
indica il suo stesso nome, non cessa di lottare contro se stessa. Questo
politica non deve preoccuparci qui e non farebbe altro che sviare
della fine come anche l’idea di verità definitiva, ma le due nozioni sono
essere giunto in un altro mondo e di essere separato dai tempi antichi da una
quindi del tutto inutile fare loro discorsi apocalittici, annunciando la fine del
loro mondo! Replicheranno con sufficienza che sono già passati dall’altra
parte, che non sono già più di questo mondo, che non può più capitare loro
modernizzati! Che il loro solo movimento è andare sempre più in là, oltre, e
36
mai indietro. Il loro motto è quello dell’impero spagnolo: Plus ultra .
può vivere nel tempo della fine –, capovolgendo il significato di una tale
che sono riusciti a porsi al riparo dal tempo che passa, appropriandosi della
irreligiosi nel senso ribadito nella conferenza precedente: hanno fatto della
37
negligenza il loro valore supremo . Nulla può più capitare loro. Sono già e
cristiana, era già stato oggetto di numerose trasposizioni nei termini di una
fine dei tempi possibile, prevedibile e, ovviamente, auspicata. Non era più il
tempo della fine nel tempo che passa, era la fine, l’interruzione finale del
fine del mondo: non si può che predicarla o pregarla. “Fine” significa
con il tempo e soprattutto per suo tramite. Questo è in effetti quel che
conferisce un valore del tutto nuovo al tempo che passa: sostiene, e sostiene
da solo, il compimento finale, che non è mai finale! Ciò che dura per sempre
dura solo per tramite di quel che non dura. Per restare nello spirito di questa
è il tempo. Si inizia a opporre al tempo che passa il tempo che deve finire
per accedere quindi a quel che perdura. È il caso dei millenaristi, oppure,
per una inversione ancora più strana, si inizia ad affermare che il tempo
dell’attesa adesso è finito, che la storia è finita, che finirà presto! Non
appena traduciamo il “tempo della fine” con la “fine dei tempi”, ci
(già piuttosto discutibile) tra l’epoca del Padre e l’epoca del Figlio – e
quindi tra l’Antico e il Nuovo Testamento – una nuova epoca, quella del
regno dello Spirito. È con questo regno che le cose, oserei dire, finiranno
veramente male!
di eternità diviene dominabile per coloro che sanno predire con certezza il
suo percorso.
l’attesa continua del ritorno del Figlio – di cui “non sapete né il giorno né
precaria di sant’Agostino che consisteva nel non aspettarsi nulla dalla città
Gli stessi monaci che conducono vite ascetiche ispirate alle Scritture! Tanto
così indifesa, così modesta, così concreta, sempre così deludente, dovrà
così fragile, così insicura, dovrà assumersi il compito di dirigere il corso del
mondo! Quel che scatenerà la furia della storia dell’Occidente è il fatto che
Non bisogna mai consentire alla politica di degenerare nel misticismo, per
Paradiso sulla Terra. Sì, proprio così: l’esercizio del terrore. Non più la
trasformate in utopie. Cosa che non sarebbe troppo grave se non ci si fosse
dubbio, poiché saranno passati dall’altra parte dell’incertezza per quel che
concerne il tempo e la sua direzione. I fini non sono più quel che vi
sempre più violente, poiché non faranno altro che innescare reazioni,
trascendenza posticcia.
contatto con il mondano, con la materialità: essa vede nel mondo di quaggiù
moderni si sentano così sperduti – al punto di non sapere mai se siano stati
45
moderni o no ! In altre parole, se sfugge loro, a questi moderni, il mondo,
che, confondendo tutte le fonti di verità distinte in una gara perduta a priori
autorità supreme.
Dal punto di vista della terminologia è necessario distinguere tre tipi di verità. Il primo,
cosmologica”. Il secondo tipo di verità, che compare con la cultura politica di Atene, lo
all’intero complesso di problemi relativi alla psiche come sensorio della trascendenza. Il
terzo tipo di verità, che compare con il cristianesimo, sarà denominato “verità
47
soteriologica”.
Nella sua opera Voegelin sostiene che la storia dell’Occidente non è mai
riuscita a tenere insieme queste tre forme di religione. Cicerone non capisce
nulla delle divinità dei filosofi. Agostino, a sua volta, non comprende niente
delle divinità degli antichi Romani. Hobbes non ha la minima sensibilità per
48
il Dio di Agostino . Quel che interessa a Voegelin è la storia di questa
molto lontano. Il senso di sicurezza che dava il vivere in un “mondo pieno di dèi” andò
50
distrutto con la scomparsa di quegli dèi ; quando il mondo è dedivinizzato, la
51
comunicazione col Dio che trascende il mondo si riduce al tenue vincolo della fede.
Il vincolo è davvero tenue e facile a spezzarsi. La vita dell’anima che si apre verso Dio,
[…] la trepidazione sull’orlo di una certezza che, se conquistata, si risolve in una perdita
– l’estrema fragilità di codesto edificio può riuscire un peso troppo pesante per uomini
53
che cercano possessi sicuri ed esperienze concrete.
Se è vero che essere cristiano richiede di vivere nel terrore e nel tremore,
tempo della fine nella credenza certa che esistano due mondi ben distinti:
credono di opporsi gli uni agli altri mentre invece parlano esattamente della
sul naturale significa aver già smarrito sia l’uno che l’altro. Ma si deve
maggiore è il numero delle persone che non hanno il vigore spirituale adeguato a
della fede è destinata a crescere quando il progresso civile dell’educazione, della cultura,
più antica, sempre più o meno presente nella tradizione ebraica e cristiana,
56
quella dello gnosticismo . Il termine stesso richiama lo slittamento che
certa. La fede è quel che vi afferra, la conoscenza quel che voi afferrate.
causa della somiglianza apparente di una siffatta forma di verità certa con il
57
nuovo formato di incontrovertibilità offerto dalla scienza . Da allora la
religione si configurerà solo come lo sforzo – del tutto vano – di somigliare
assicurare alla nostra conoscenza del trascendente una presa più salda di quella
consentita dalla cognitio fidei, dalla cognizione della fede; e le esperienze gnostiche
offrono questa più salda presa perché esse dilatano l’anima a tal punto da includere Dio
58
nell’esistenza dell’uomo.
dall’attesa dei beni illusori del Cielo all’accaparramento delle realtà terrene
di quaggiù – in breve, da una vita ispirata dalla religione a una vita secolare.
sessant’anni conduceva una jihad contro se stesso, e non era ancora proprio
certo di quel che Dio gli stesse ordinando di fare… Ecco dove sta tutta la
stessa cosa della certezza spirituale di chi crede che la sua mano sia la
mano di Dio! Il vecchio imam vive nell’antico islam, quello che non si
sono fatti Dio, senza più misurare la distanza che li separa da Lui.
giacché si riesce a dimostrare che sono un prodotto delle eresie cristiane del Medioevo,
traeva origine dal sentimento della Presenza da cui non bisognava separarsi,
Per quanto fatue possano essere certe considerazioni superficiali, sul piano
civiltà come un’apocalisse che ha messo fine alla loro esistenza. Credendoci
portatori di salvezza, siamo divenuti l’apocalisse per gli altri. Capite perché
continuare a vivere nel tempo della fine, hanno imposto una fine violenta a
tutte le altre civiltà. Joseph Conrad e Francis Ford Coppola avevano ragione:
che è necessario un cambiamento del loro stile di vita, non può che suscitare
realizzato – perlomeno per coloro che si sono arricchiti. Hanno già varcato
65
la soglia che mette fine alla storicità .
Loro sanno, sentono, ma, in fondo, non ci credono. Risiede qui, ritengo, il
stile di vita per degli svitati, non più degni di attenzione di quanto lo sia il
semplicemente spostata di una tacca nel futuro, non suscita altro che una
scrollata di spalle o una risposta indignata: “Come potete venire ancora una
quindi che ci eravamo sbagliati sul senso della promessa! Che la Terra
catastrofi diverse? Sembra abbiano diritto a questa Terra che gli è stata in
terrestre, perché quel che è negato è proprio che abbia una storia, una
storicità, una retroazione, delle capacità, in breve delle agency. Tutto trema,
meno!) l’immanentizzazione.
Quel che non riesce a entrare in testa alla gente bombardata dalle cattive
nostre azioni della materia che compone le zone critiche in cui risiediamo
siamo stupiti più volte della disanimazione del mondo imposta dalla visione
68
epistemologica dell’attività scientifica . Ora possiamo coglierne l’origine
l’orologiaio cieco e Dio che tutto vede, per cercare di svuotare il mondo, per
come a qualcosa di inerte e passivo, e crede che il mondo in cui vive sia
fatto soltanto di oggetti, di semplici matters of fact causati da altri matters of
sovrappongono alla materialità il disprezzo della materia che è uno dei tratti
antichi dello gnosticismo. Avete sicuramente notato che gli stessi individui
L’unica cosa che l’aldiquà non può in effetti fare è mantenere le promesse
unicamente grazie alle condizioni imposte dal passare del tempo. E quindi
persino, verso la materia, il risultato abortito del progetto fallito che è stato
69
concepito da qualche demiurgo perverso . Questa tradizione si rinnova
conseguire altro che l’Inferno sulla Terra – non sempre per se stessi, ma
essere insorta contro le divinità, poi contro l’idea di Dio, insorge ancora una
terreno in una segreta da cui si deve cercare di scappare con tutti i mezzi
possibili. Gli gnostici non possono più entrare in contatto con il terrestre.
cercare di realizzare sul serio la loro utopia e poi, dopo aver fallito nel
Intuite bene che sarebbe del tutto inutile parlare a questi gnostici di
Sono giunti alla situazione inverosimile ma, ahimè, molto reale, di essere
certi della loro salvezza, pur abitando un mondo materiale che, in fondo,
individuati nella conferenza precedente, di essere gli unici a vivere nel vero
abietto, respinto con orrore dalla gran parte delle filosofie, che si affrettano a
successo qualcosa che ha reso numerose menti pie indifferenti alla sorte di
salvezza degli umani e quindi, negli umani, alla sola salvezza dell’anima,
lenta degradazione che ha fatto loro perdere il mondo, non soltanto nel
senso banale che sempre meno menti ingegnose si sono interessate al suo
messaggio, ma nel senso molto più grave che sono divenute sempre più
74
indifferenti alla sorte del cosmo . Credendo di legarsi allo Spirito, hanno
E tutto ciò durante i tre o quattro secoli in cui la scienza, quella vera, non
scoprirlo. Esiste almeno una possibilità di restituirlo a coloro dai quali e per
un modo per non confondere più le virtù contrastanti della scienza, della
religione.
a noi, come una Terra invero nuova. Non nel senso, tuttavia, di uno spazio
infatti una delle ingiunzioni possibili di Gaia. Sarebbe il solo modo per
tutti i ponti alle nostre spalle. È il ben noto cliché dell’irresistibile “fuga in
76
avanti ”. Quel che rende incomprensibile il mutamento ecologico agli occhi
di coloro che sono stati modernizzati è che non è possibile tornare indietro,
perché i moderni credono di trovarsi in un’epoca postapocalittica – poco
importa che sia la luce della Rivelazione, i lumi della Scienza o il bagliore
della Rivoluzione. Nel senso più profondo del termine, per loro la storia è
non ci sarà via d’uscita, poiché intenderanno ogni appello a ritornare sulla
77
Terra come un ritorno all’arcaico o al barbarico .
impedire che ci cada addosso, allo stesso modo in cui noi – noi occidentali –
Per divenire sensibili – ovvero, per sentire il peso della nostra responsabilità
di operazioni del tutto artificiali, come se fossimo alla Fine del Tempo e
Coloro che piangono [vivano] come se non piangessero e quelli che godono come se
non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del
78
mondo, come se non ne usassero appieno: passa infatti la figura di questo mondo!
(1Cor, 7:30-31)
nome della quale questo popolo si compiace di essere convocato. Gaia, ora
nascondeva il fatto che Lei era il nome di una divinità, che Lei ometteva di
menzionare per quale diritto convocava i popoli e, soprattutto, la maniera
conseguenze.
sistemi sociali, in una progressione ben ordinata che consentiva a coloro che
fondamento per quel che doveva fare seguito. Questa qualità architettonica
devono essere, pur pretendendo di non confondere mai quel che deve essere
con quel che è. Modestia toccante ma piuttosto ipocrita, come se fosse più
rischioso dire che una cosa “deve essere” che definire la sua “essenza”.
Nel grande repertorio della storia delle religioni è difficile trovare una
divinità la cui autorità sia stata meno contestata delle leggi in base alle quali
79
la Natura poteva costringere tutte le cose a obbedirLe . Non stupisce che
una tale fonte indiscutibile di autorità. Ah, se solo potessimo godere dei
modelli offerti dalle leggi naturali! Ecco un’altra fonte di autorità che la
Natura e Gaia, ritengo sia molto più profano, più laico, più terrestre (stavo
per dire “più naturale”!) affermare che “io appartengo a Gaia” e non che “io
Zeus o Iside. Se incontrate qualcuno che viene da Gaia, potete essere certi
che lui o lei non vi venderà un meccanismo di parola del tutto inverosimile,
né un’architettura precostruita e così ben ordinata da dirvi quel che dovete
inverosimile era che sembrava planare nello spazio senza avere un corpo e
neppure una bocca, talvolta del tutto confuso con le cose oggettivamente
simile vuoto, non più di quanto possano, privi di una tuta, gli astronauti nel
devono essere costruite sulla Terra per raffreddare gli innumerevoli server
ha reso la Scienza, almeno dal XVII secolo, così difficile da assimilare nella
difendere la sua serie di dati di lungo periodo sul ritmo giornaliero, mensile,
non avrebbe alcun senso porre in secondo piano la strumentazione con cui
sua strumentazione e i dati che questa forniva. Senza di essi sarebbe stato
impossibile, per il resto della comunità, rilevare il ritmo veloce con cui il
82
diossido di carbonio si andava accumulando .
Parlare del clima in modo obiettivo e dispiegare la “gigantesca macchina”
idea di una Scienza diffusa un po’ ovunque a costo zero e più i climatologi
Sbaglio a pensare che, per la prima volta nella storia della scienza,
potrebbe essere la visibilità stessa della loro rete a rendere gli scienziati più
istituzioni della scienza come loro peculiarità specifica di accesso alla verità
fra una impossibile universalità e i limiti ristretti del loro “punto di vista”, è
possiamo trovare nella scienza del clima non la “gaia scienza” evocata da
religioni? Per poter fare spazio ad altri popoli, altre occupazioni di terre,
come in Bangladesh, al centro di Pechino come nei vasti territori degli Inuit,
non dovere temere nulla se non che il cielo cada sulle loro teste” dà un’idea
non era una categoria universale, che la maggior parte della gente non ha
86
mai vissuto “in armonia con la natura ” e, cosa ancora più enigmatica, che
con la sua pratica. In altre parole, i “naturalisti” non sono mai riusciti a
resi conto di quanto fosse vana la loro battaglia contro i cosiddetti pagani,
Prometeo sulla rupe, sotto il sole cocente, continua a divorare il loro fegato!
Il meglio che possiamo fare è serbare vigile la coscienza sul legame fra
agency – e cercare il modo di riscoprire il filo della storia, il filo che lega
cose e persone.
Se mi avete seguito sin qui, avrete capito che la risposta a chi accusa gli
nella crassa ignoranza – a meno che, per un colpo di fortuna, abbiate finora
nella misura in cui vi ponete durante il tempo della fine, perché allora sapete
che non sfuggirete al tempo che passa. Dimorare nel tempo della fine: è solo
classici, non è soltanto perché temiamo la fine (che loro hanno invece auspicato) ma
soprattutto perché la nostra passione apocalittica non ha altro obiettivo che evitare
l’apocalisse. Noi non siamo apocalittici se non per avere torto. Per gioire ogni giorno di
87
nuovo dell’opportunità di essere qui, ridicoli ma ancora in piedi.
considerato più spesso solo come il primo marito della ben più celebre
cui i climatologi sono passati, per le stesse ragioni, dai primi modelli di
mai rendersi conto che coloro cui si rivolgono si credono in fondo immuni a
ogni escatologia perché sono passati dall’altra parte. I fini ultimi? No,
escatologiche.
che non è una figura religiosa più di quanto non sia secolare. Gaia è
quel che sono, sull’epoca in cui vivono e sul terreno che calpestano,
presente.
1
Ricordo che la stratigrafia cerca di stabilire la transizione da un periodo geologico a un altro sulla
base dei sedimenti in cui viene posizionato il “chiodo d’oro” (o “golden spike”). Nel caso ancora
discusso dell’Antropocene, si tratta di stabilire se sia un periodo molto lungo (essenzialmente l’intero
Olocene), molto breve (a partire dal 1945) o intermedio. Cfr. S.L. Lewis, M.A. Maslin, Defining the
2
Su quel che Charles Mann chiama lo “scambio colombiano” e la trasformazione che ne è seguita
cfr. C.C. Mann, 1493, Alfred A. Knopf, New York 2011; tr. it. di C. Lazzari, 1493, Mondadori,
3
Allusione al titolo del libro di A. Koyré, Dal mondo chiuso all’universo infinito, cit., capitolo 3.
4
B. Brecht, Vita di Galileo, cit., p. 37.
5
Città nota per le stampe degli imagiers, “scultori” di immagini medievali. La tradizione
dell’imagerie, di carattere essenzialmente popolare, risale al XV secolo ed è legata alla nascita e alla
6
S. Toulmin, Cosmopolis, cit.
7
S. Toulmin, The Uses of Argument, Cambridge University Press, Cambridge 1958; tr. it. di G.
pubblicazione dell’enciclica di papa Francesco, Laudato si’, proprio nel momento in cui disperavo di
9
S. Toulmin, Cosmopolis, cit., p. 83.
10
Nell’antica accezione positiva (quella, per esempio, recuperata da F. Brahami, Le travail du
scepticisme, PUF, Paris 2001) e non nel senso attribuito da coloro che si pavoneggiano esibendo
l’espressione “clima-scettici”.
11
S. Toulmin, Cosmopolis, cit., p. 86.
12
Toulmin avanza l’affascinante idea che il sonetto di encomio del buon re Enrico redatto al
Collège de la Flèche abbia potuto essere opera di un giovane allievo di talento di nome René
13
Riconosco che l’aggettivo “westfaliano” semplifica grossolanamente l’enorme questione della
storia dello Stato, ma è una convenzione utile a enfatizzare tutte le difficoltà che dovranno affrontare
coloro che sostengono di “governare il clima” (S. Aykut, A. Dahan, Gouverner le climat?, Presses de
Sciences Po, Paris 2015) nel preservare il modello dell’Antico regime climatico. Torneremo su questo
14
Toulmin affronta questo argomento nel capitolo 2 di Cosmopolis dal titolo Il controrinascimento
15
Ivi, pp. 119-120.
16
Ivi, p. 172, corsivo mio.
17
Ivi, p. 119.
18
L. Daston, F. Vidal (eds.), The Moral Authority of Nature, University of Chicago Press, Chicago
2004.
19
È questo l’oggetto della revisione del tema della “prosa del mondo” da parte di H. Bredekamp –
nella sua intera produzione, ma in particolare in Nostalgia dell’antico e fascino della macchina –, in
totale rottura con l’età classica così come descritta da M. Foucault. Cfr. H. Bredekamp,
Antikensehnsucht und Maschinenglauben, Klaus Wagenblach, Berlin 1993, tr. it. di M. Ceresa,
Nostalgia dell’antico e fascino della macchina, il Saggiatore, Milano 1996; M. Foucault, Les Mots et
les Choses, Gallimard, Paris 1966, tr. it. di E. Panaitescu, Le parole e le cose, Rizzoli, Milano 1967.
20
Questa apparente opposizione al razionalismo, che è in realtà un ampliamento dei percorsi della
21
Il suo libro e il mio, Non siamo mai stati moderni, sono usciti nello stesso momento, subito dopo
gli eventi del 1989, eventi propizi a una nuova periodizzazione della storia.
22
S. Toulmin, Cosmopolis, cit., capitolo 4: L’estremo opposto della modernità.
23
Dalla pubblicazione del libro di Toulmin, il corso della storia non ha seguito tale linea, almeno
24
S. Toulmin, Cosmopolis, cit., pp. 275-276.
25
M. Hulme, Why We Disagree About Climate Change, cit.
26
Cit. in J.-B. Fressoz, L’apocalypse joyeuse, cit., p. 273. Entra in gioco al contempo lo schema
innovazione versus resistenza che permette di condannare ogni resistenza in nome delle paure
sconsiderate del passato – paure che, appare chiaro ogniqualvolta Fressoz le analizza, non sono mai
esistite! Quel che esisteva era l’opposizione alle imprese di dominazione alle quali era assolutamente
1986; tr. it. di W. Privitera, C. Sandrelli, La società del rischio, Carocci, Roma 2000.
28
C. Hamilton, Earthmasters, cit. Nel “manifesto ecomodernista” ritroviamo la stessa idea di
da A. Williams, N. Srnicek, #Accelerate Manifesto for an Accelerationist Politics, 2013 (da non
Deutsch et al. in The Trajectory of the Anthropocene). La questione è capire se si debba proseguire la
29
Tema ripreso in una versione più radicale e sotto forma più concisa in J. Assmann, Non avrai
30
Ricordo che il nome dato a un’istanza è meno importante delle funzioni di cui questa stessa
istanza è dotata. È quel che consente la traduzione tra forme apparentemente distinte di istanze
31
Cfr. S. Toulmin, Cosmopolis, cit., p. 86: “Forse non era immediatamente ovvio di cosa si
32
È importante tenere presente che, nell’esplorazione dell’origine religiosa dell’indifferenza dei
contemporanei al mutamento ecologico, Latour utilizza il termine fin/fins in tutta la sua ricchezza
polisemantica che, al pari del télos greco, mantiene una feconda ambiguità e “incertezza”: la fine
come “termine, compimento” e, al contempo, il fine come “scopo, obiettivo, finalità”, come già
evidenziato dall’autore nella precedente conferenza. Cfr. in particolare il paragrafo Un’incertezza sul
33
Tema classico a partire da K. Löwith, Meaning in History, University of Chicago Press, Chicago
1949; tr. it. di F. Tedeschi Negri, Significato e fine della storia, il Saggiatore, Milano 1988.
34
È quel che fa sì che si tenda l’orecchio ogniqualvolta si oda, in seno stesso alla istituzione
ecclesiale, un’altra musica che richiama la radicalità del movimento da cui è nata – com’è il caso
dell’enciclica Laudato si’, la cui originalità si misura dagli sforzi che sono stati fatti per soffocarne
l’impatto.
35
Senza volerlo, ne La fine della storia e l’ultimo uomo, F. Fukuyama ha fornito un’accuratissima
storicità in cui la nazione si trova da trent’anni. Cfr. F. Fukuyama, The End of History and the Last
Man, Free Press, New York 1992; tr. it. di D. Ceni, La fine della storia e l’ultimo uomo, Rizzoli,
Milano 1992. Come coloro che hanno chiuso con la storia potrebbero interessarsi alla nuova
36
Come potrebbero i moderni, il cui unico orgoglio e solo ideale consiste nel superare le colonne
d’Ercole, trovare la passione, l’orgoglio, l’ideale e la politica del “darsi dei limiti”?
37
M. Serres, Il contratto naturale, cit., p. 65.
38
Cfr. l’eccellente serie televisiva di G. Mordillat e J. Prieur, L’Apocalypse, 2008.
39
Cfr. la summa di H. de Lubac, La posterité spirituelle de Joachim de Flore. I. De Joachim à
Schelling, Dessain et Tobra, Paris 1979, tr. it. di F. di Ciaccia, La posterità spirituale di Gioachino da
Fiore. I. Dagli Spirituali a Schelling, in Opera omnia, vol. XXVII, a cura di E. Guerriero, Jaca Book,
Milano 1981; e T. Gontier (éd.), Politique, religion et histoire chez Eric Voegelin, Le Cerf, Paris 2011.
40
“Nel corso della storia, per la nostra salvezza ‘noi non abbiamo più niente da attendere’ (ciò non
vuol dire: da realizzare, approfondire, scoprire, mettere in opera); niente, e soprattutto uno ‘Spirito’
che renderebbe ‘superato’ il Cristo, distruggendo con la sua Chiesa il mezzo che rende continuativa la
vita del suo Spirito” (H. de Lubac, La posterità spirituale di Gioachino da Fiore, cit., p. 190).
41
E. Auerbach, Figura, in “Archivum romanicum”, vol. XXII, Olschki, Ginevra 1938; tr. it.
Figura, a cura di M.L. De Pieri Bonino, in Studi su Dante, Feltrinelli, Milano 1963.
42
L’intera filosofia politica di John Dewey, in particolare in Comunità e potere (1927), mirava a
distinguere la sperimentazione legata alla pratica dell’indagine dall’applicazione di una verità. Questo
è quel che consente di distinguere l’attivista dal militante. Cfr. anche, sul rapporto fra politica e verità,
W. Lippmann, The Phantom Public, Macmillan, New York 1925, e la mia introduzione all’edizione
43
Per un breve riassunto della sua tesi cfr. E. Voegelin, Ersatz Religion, in The Collected Works of
44
Il termine “teologia politica” è stato introdotto da Carl Schmitt per designare l’archeologia dei
principali concetti politici che l’epoca moderna crede di avere secolarizzato ma che riconduce sempre
a schemi teologici ancora attivi (C. Schmitt, Politische Theologie, Duncker & Humblot, Berlin 1922;
tr. it. Teologia politica, a cura di A. Caracciolo, Giuffrè, Milano 1992). Lo utilizzo qui per
sottolineare uno dei tratti costitutivi della controreligione che concerne l’incertezza su quel che è
45
Mi si accusa sempre di non precisare i limiti esatti del popolo dei moderni, in quale paese essi
vivano e in quale epoca. Spero che adesso sia chiaro perché a queste domande non si possano trovare
risposte. I moderni non sanno affatto dove siano. È esattamente questa la posta in gioco nel loro ri-
46
E. Voegelin, La nuova scienza politica, cit., p. 193, corsivo mio.
47
Ivi, pp. 141-142. Oggi parleremmo piuttosto di religioni civiche, religioni morali o umanistiche,
religioni di salvezza. I termini non sono importanti in questo contesto, quel che conta è il pluralismo
dei tipi di istanze superiori che consentono di orientarsi. Voegelin sostiene la tesi che l’Occidente non
48
Ivi, p. 153. Ma è in particolar modo il passo decisivo su Hobbes che è qui più pertinente (pp.
49
Ivi, p. 145. La questione del “massimo di differenziazione” abbraccia direttamente il progetto di
pluralismo dei modi di veridizione del mio Enquête sur les modes d’existence.
50
È la tesi ben nota della secolarizzazione interna alla tradizione cristiana stessa, che si rivolterà
poi contro quest’ultima. Sebbene Voegelin non utilizzi il termine, si tratta di un altro modo per
51
Ivi, p. 193, corsivo mio.
52
Il filo di Arianna è sempre l’atteggiamento nei confronti dell’iconoclastia, e non la natura
53
Ivi, pp. 193-194, corsivo mio.
54
È una tale interruzione che scatena la furia e insieme l’ironia di Kierkegaard contro le attitudini
religiose della sua epoca. Cfr. S. Kierkegaard, Frygt og Bæven, C.A. Reitzel, Kjøbenhavn 1843; tr. it.
55
E. Voegelin, La nuova scienza politica, cit., p. 194, corsivo mio.
56
Sembra sia stato il libro di A. Harnack, Marcione. Il Vangelo del Dio straniero, ad avere
innescato l’interesse dei filosofi tedeschi per l’analisi dello gnosticismo. In particolare di H. Jonas, nel
volume Lo gnosticismo, in cui il rapporto con l’ecologia è ovviamente cruciale. Cfr. A. Harnack,
Marcion: Das Evangelium vom fremden Gott, J.C. Hinrichs, Leipzig 1924, tr. it. Marcione. Il Vangelo
del Dio straniero, a cura di F. Dal Bo, Marietti, Genova 2007; H. Jonas, The Gnostic Religion,
Beacon Press, Boston 1958, tr. it. di M. Riccati Di Ceva, Lo gnosticismo, SEI, Torino 1991; C.
57
“E finalmente, con il prodigioso progresso della scienza a partire dal secolo diciassettesimo,
questo nuovo strumento di conoscenza doveva diventare, si può dire fatalmente, il simbolico veicolo
della verità gnostica […]. Lo scientismo è rimasto fino ai nostri giorni uno dei più forti movimenti
gnostici della società occidentale […], anche le scienze particolari ne presentano tutte un evidente
sedimento nelle varianti della salvezza attraverso la fisica, la sociologia, la biologia e la psicologia”
58
Ivi, p. 195, corsivo mio.
59
Sulla controversia di H. Blumenberg con Voegelin, cfr. l’eccellente articolo di W. Styfhals,
Gnosis, Modernity and Divine Incarnation, in “Bijdragen. International Journal in Philosophy and
Theology”, vol. LXXIII, n. 3, Peeters, Leuven 2012, pp. 190-211; nonché H. Blumenberg, La
legittimità dell’età moderna, cit. A ogni modo, quel che interessa in quest’ampia disputa sono le
conseguenze per il disprezzo della materia legato a una fascinazione per il materiale.
60
Timbuktu di A. Sissako, 2014.
61
G. Kepel, J.-P. Milelli (eds.), Al Qaeda in its Own Words, Belknap Press, Cambridge (Mass.)
2008.
62
E. Voegelin, La nuova scienza politica, cit., p. 197, corsivo mio.
63
Ivi, p. 197.
64
Ivi, p. 202, corsivo mio.
65
Ecco perché è piuttosto vano voler fare a meno di un’analisi del tema della fine dei tempi;
occupa infatti tutta la storia d’ispirazione occidentale, fino all’intervento di questa giovane donna che
esclamava, il 22 giugno 2015, al convegno che ha introdotto il “manifesto ecomodernista”: “It’s time
to go beyond that doomsday mood!” (“È tempo di andare oltre questo umore da fine del mondo!”),
66
La soluzione brillante consiste nel farne una costante dello spirito ma senza alcun rapporto con
lo stato del mondo, come possiamo vedere nel libro di M. Foessel, dal titolo rivelatore, Après la fin du
monde, Éditions du Seuil, Paris 2012. Posizionarsi “dopo” significa proteggersi dal pericolo
67
La materia è un idealismo completamente opposto alla materialità. Sulla genealogia
dell’estensione della res extensa, cfr. A.N. Whitehead, Il concetto di natura, cit., e in particolare il
68
Vedi la conferenza I, p. 66, nonché p. 108.
69
La stranezza del dispositivo gnostico è che ha talmente allontanato il buon Dio che, per rendere
conto della Creazione e spiegare perché tutto va storto in questo mondo, era necessario immaginare
70
L’aspetto più interessante del libro di B. Yack, The Longing for Total Revolution, è il modo in
cui delinea le conseguenze politiche di questa disperazione dei rivoluzionari dinanzi all’incapacità
della materia di realizzare l’Ideale, poiché l’immanentizzazione rende ciechi sulle possibilità
dell’immanenza. Cfr. B. Yack, The Longing for Total Revolution, Princeton University Press,
72
L. White, The Historical Roots of Our Ecologic Crisis, in “Science”, vol. CLV, n. 3767, 10
marzo 1967; tr. it. Le radici storico-culturali della nostra crisi ecologica, in “il Mulino”, n. 2, 1973.
73
H. Bastaire, J. Bastaire, La Terre de gloire, Le Cerf, Paris 2010; C. Boureux, Dio è anche
giardiniere, cit.; M.S. Northcott, A Political Theology of Climate Change, Wm. B. Eerdmans
74
È lo strano malinteso delle (contro)religioni impegnate in una battaglia che ritengono necessaria
contro le religioni cosmologiche. Non è stupefacente che, dopo un’associazione di lunga data
dell’ecologia con il “paganesimo” – questo fantasma –, papa Francesco si rivolga alla Terra come a
75
B. Latour, Si tu viens à perdre la Terre, à quoi te sert d’avoir sauvé ton âme?, in J.-N. Pérès
(éd.), L’avenir de la Terre, Desclée de Brouwer, Paris 2010, e il volume collettaneo a cura di P.
Gagliardi, A.-M. Reijnen, P. Valentini, Protecting Nature, Saving Creation, Palgrave Macmillan, New
York 2013.
76
D. Danowski, E. Viveiros de Castro, L’arrêt de monde, in E. Hache (éd.), De l’univers clos au
77
È quel che rende incomprensibile il tema della decrescita. Cfr. N. Georgescu-Roegen, La
78
Il dramma degli gnostici è che, dimenticando tutti i legami con la tradizione (contro)religiosa
contro cui combattono, perdono anche tutti i benefici che si potrebbero trarre da questa tradizione.
79
N. Cartwright, How the Laws of Physics Lie, Clarendon Press, Oxford 1983.
80
Vedi la figura 5.4 della conferenza V, p. 251; sulla visione bifocale vedi la conferenza IV, pp.
183 ss.
81
C.D. Keeling, Rewards and Penalties of Recording the Earth, cit., pp. 25-82.
82
Cfr. il caso felice del “buco dell’ozono” in S.V. Grevsmühl, La Terre vue d’en haut, cit.
83
P.N. Edwards, A Vast Machine, cit.
84
Cfr. l’eccezionale tesi di N. Martin, Les âmes sauvages, La Découverte, Paris 2016.
85
D. Kopenawa, B. Albert, cit. in D. Danowski, E. Viveiros de Castro, L’arrêt de monde, cit., p.
286.
86
P. Descola, Les lances du crépuscule, Plon, Paris 1994.
87
G. Anders, Le temps de la fin, Éditions de l’Herne, Paris 2007, pp. 29-30, corsivo mio.
88
Sviluppato più a fondo in G. Anders, Die Atomare Drohung, C.H. Beck, Monaco 1981.
89
S. Weart, The Discovery of Global Warming, Harvard University Press, Cambridge (Mass.)
2003; tr. it. di F.B. Ardizzola, Febbre planetaria, Orme, Roma 2005.
90
C. Hamilton, Requiem for a Species, cit.
Conferenza VII
La grande riserva di Caspar David Friedrich – La fine dello Stato della Natura – Sul
corretto dosaggio di Carl Schmitt – “Noi siamo alla ricerca del regno di senso normativo
della Terra” – Sulla differenza fra guerra e operazione di polizia – Come voltarsi e
globo stesso, come sepolto nella Terra. Non il mappamondo, il globo della
cartografia – il solo che Friedrich avrebbe potuto fare ruotare sulla punta
differente dalle mappe, con le sue luci radenti, le sue montagne in rilievo, i
sempre più in profondità – a meno che, al contrario, non sia sul punto di
più di quanto non possa penetrare nel cielo dorato a cui la curva simmetrica
della “grande riserva” – da qui il titolo del quadro –, senza dare allo
A meno che il limite non sia la minuscola linea più tenue che si intravede al
fisso sulla riva, sotto i boschetti, nella quiete, nella tranquillità, poiché
come le due viti di una pressa. No, non è un paesaggio che qualcuno si
momento di disattenzione per non scorgere più ciò che Joseph Koerner è
convinto di avervi visto. Egli adduce a riprova il fatto che un incisore,
primo piano, facendo del globo terrestre una semplice riva dell’Elba, con
fango, pozzanghere e ruscelli, non è riuscito a far altro che rovinare l’effetto
2
complessivo . Non imitate questo incisore: che colui che guarda questo
Di certo, non ho idea di ciò che Caspar David Friedrich abbia voluto
racchiudere in questo quadro e nel suo titolo, Das große Gehege. Se l’ho
ogni altro uno degli argomenti delle conferenze precedenti: non si può
crede di vedere il globo terrestre dall’alto crede di essere Dio – e poiché Dio
punto di vista, che si tratti di vedere il mondo dall’alto, dal basso o dal
sulla Terra, è credere che quest’ultima possa essere colta come un Tutto
razionale e coerente, impilando le scale le une sulle altre, dalle più locali
*
In queste conferenze stiamo cercando di rispondere all’intrusione di Gaia,
imparando a disfarci, uno a uno, degli schemi di pensiero propri di ciò che
piedi per terra” ma che, in fin dei conti, lo era ben poco! Il che equivale a
Come ora vedremo, l’Antico regime non rendeva possibile davvero “fare
intoppi, battute d’arresto, ma non una crisi vera e propria. Nessuna messa in
eravamo tanto senza storia quanto senza politica. Di qui il nostro stupore, la
strana coppia introdotta nelle conferenze III e IV: Gaia, per prima, e poi la
conducete, sono quasi certo che scoprirete di non averne mai avuti.
Avversari sì, certo, ma nemici no. State combattendo senza dubbio i clima-
mandato; a meno che non lottiate piuttosto contro gli ecologisti, questi
decrescita, o persino gli scienziati divenuti “una lobby di modellisti che non
certa del senso della storia e del suo giudizio sicuro. Stiamo procedendo
Avete avuto il tempo di fare questo piccolo test e verificare quale dei vostri
al calo di intensità politica che auspichiamo ogni volta che la “natura” entra
quale campo – non possono che realizzare nel tempo un piano che non
dipende dai capricci del tempo che passa. La “natura” immunizza dai rischi
dichiarate “in guerra” contro simili avversari, questa guerra non sarà reale,
perché si desidera spiegare ancora una volta a dei somari, fra le pareti
Se non c’è politica, nel senso che non incontriamo mai un nemico ma
soltanto gente che è in errore e che andrà punita o riabilitata, ciò significa
tutti insieme, all’unisono, non avrebbero potuto far altro che sottostare alle
sue leggi! (Se dubitate che sia il caso della fisica, della medicina o della
uno Stato della Natura, le cui leggi universali potevano essere invocate da
qualsiasi individuo razionale per porre fine alle dispute e portare gli
avversari a ravvedersi.
forma esatta non è mai precisata ma che assolve una funzione essenziale:
come abbiamo visto nella conferenza I, che la “natura” ha finito col rivestire
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il ruolo di Corte suprema di ogni decisione morale . È il fatto di trovarsi
all’interno di questa Grande Riserva che spiega il languore di ogni
qualità dei modelli non potevano più essere sfruttati, nemmeno in sogno, per
garantire l’accordo delle menti e piegare gli Stati-nazione sotto uno stesso
giogo. È proprio perché Gaia non è la “natura”, né alcuno dei suoi surrogati,
riconoscere l’esistenza di uno stato di guerra – una guerra dei mondi – e che
ostilità” potrebbe essere un buon segno per noi. Finalmente, grazie alle
politica in termini di vita e di morte: cosa sono pronto a difendere? Chi sono
pronto a sacrificare?
Con una torsione inattesa del celebre concetto di Hobbes, siamo entrati in
questo stato di natura che egli collocava in un passato mitico, prima del
contratto sociale, e il cui modello gli era fornito dai costumi (fraintesi) degli
indiani d’America: “Per tutto il tempo in cui gli uomini vivono senza un
Oggi, la cosa strana è che questo stato di natura non è situato, come lo era
per Hobbes, nel passato; viene verso di noi, è il nostro presente. Peggio
nostro avvenire. Ora che non c’è più il “potere comune” dello Stato della
una guerra “di ogni uomo contro ogni uomo”, i cui protagonisti possono
abbia valutato bene queste cose, potrebbe sembrare strano che la natura
Contrariamente a ciò che diceva Hobbes, oggi non ci sorprende affatto che
perché la sicurezza apportata dallo Stato della Natura non è mai stata
di porre fine alle guerre civili e religiose. Con la differenza che egli
laddove noi dobbiamo fare altrettanto, ora che l’autorità di una Natura
Per proseguire con questi temi tanto delicati quanto rischiosi, voglio
così forti che vi invito a mitridatizzarvi con piccole dosi di Schmitt, assunte
crisi che stiamo vivendo? “La terra è detta nel linguaggio mitico la madre
del diritto […]. È quanto intende il poeta quando, parlando della terra
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universalmente giusta, la definisce justissima Tellus ”.
“La giustissima Terra”! Per coloro fra di noi che cercano di affrontare
non sono interessato a Schmitt in quanto inventore del sin troppo celebre
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principio di eccezione .
Volendo reagire alla progressiva scomparsa della politica, estromessa dal
L’idea era ovviamente corretta – la politica non ha nulla a che vedere con la
in tutti i suoi segmenti, dal momento che traccia una curva che non procede
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mai, com’è ovvio, in linea retta . Cosicché il principio di eccezione non ha
più nulla di eccezionale, una volta che si accetti di seguire il modo così
particolare con cui il politico distingue, in ogni momento, il vero dal falso.
o del diritto, Schmitt ha messo in rilievo uno solo dei suoi momenti –
teutonica, che non è riuscito, in ultima analisi, a far altro che accelerarne la
scomparsa!
Ciò che deve interessarci piuttosto è questo libro dallo strano titolo, Il
pensa neppure per un secondo a ciò che diverrà la questione ecologica che il
suo modo di parlare della Terra e del suo diritto, del suo nomos, come lo
definisce, può apparire così utile a chi sta cercando di disfarsi del peso che il
Globo, che Il nomos della terra può essere utilizzato per concettualizzare il
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successore della nozione politica, scientifica e teologica di “natura ”.
operare alcuna distinzione tra i fatti e i valori se non ci si situa in uno stadio
Ciò che è più straordinario per i suoi contemporanei è che non scambia le
così pregnante del Globo: quando parla del globale è sempre perché vi vede
quadro di Friedrich, per lui il globo è inserito nel mondo. Per tutte queste
politiche e tecniche. Per lui, come per gli storici delle scienze più recenti, la
res extensa non è ciò in cui si situa la politica – lo sfondo topografico di
sua strumentazione tecnica. In altre parole, anche per lui, lo spazio è figlio
Di conseguenza, quando Schmitt parla della Terra, non sta parlando del
Fra il nomos di una Terra concepita come un Globo e il nomos di una Terra
tramontando. Con esso affonda il vecchio nomos della terra. Questo era scaturito dalla
favolosa e inattesa scoperta di un nuovo mondo, da un evento storico irripetibile. Una sua
esempio uomini in viaggio verso la luna scoprissero un nuovo corpo celeste finora del
conflitti sulla terra. La questione di un nuovo nomos della terra non può trovare una
risposta in siffatte fantasie. E neppure potrà essere risolta mediante ulteriori scoperte nel
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campo delle scienze naturali.
Terra in intensità.
Schmitt era evidentemente in errore quando diceva che gli umani non
hanno trovato nuove terre. Quelle che hanno sfruttato con la stessa frenesia e
la stessa violenza con cui hanno abusato del Nuovo Mondo non si trovavano
fra la Terra e la Luna e non è con un razzo che si erano avvicinati a esse. Si
abbiamo a che fare col sole catturato da entità viventi i cui resti sono stati
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alla fine sedimentati in strati di roccia . Ecco il loro nuovo Nuovo Mondo.
Ed è come una res nullius e senza il minimo scrupolo che questo continente
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nuovo è stato conquistato: “Drill Baby, drill! ”. Fino ad arrivare alla
loro azione di conquista. Il giudizio è senza appello: non c’è più nulla che
Ma ciò che mi ha più stupito è la fine del paragrafo: Schmitt termina con
una invocazione totalmente differente sia nella direzione che nel tono:
Il pensiero degli uomini deve nuovamente rivolgersi agli ordinamenti elementari della
loro esistenza terrestre. Noi siamo alla ricerca del regno di senso della terra [Sinnreich
der Erde]. Questa è l’impresa rischiosa del presente libro e questo l’imperativo che sta
È agli spiriti pacifici che è promesso il regno della terra. Anche l’idea di un nuovo
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nomos della terra si dischiuderà solo a loro.
Mentre stava indirizzando la nostra attenzione verso una guerra senza fine,
ecco che comincia a parlare di “spiriti pacifici” alla ricerca di ciò che è
corretto tradurre con il “regno di senso della terra”. E che lo faccia poi
citando, cosa stupefacente per il giurista del Terzo Reich, il Discorso della
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montagna! È vero che lo rimaneggia in parte , ma capiamo bene che il
bellicoso Carl Schmitt non poteva spingersi tanto oltre da affidare ai “miti”
quando si cerca di tornare indietro nel tempo, è alla mitologia che bisogna
questo punto, dobbiamo decidere in suo favore. “Hic Rhodus, hic salta.”
nemico non deve essere confuso con l’avversario che si disprezza per motivi
Non v’è bisogno che il nemico politico sia moralmente cattivo, o esteticamente brutto;
egli non deve necessariamente presentarsi come concorrente economico e forse può
anche apparire vantaggioso concludere affari con lui. Egli è semplicemente l’altro, lo
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straniero [der Fremde] e basta alla sua essenza che egli sia esistenzialmente, in un
senso particolarmente intensivo, qualcosa d’altro e di straniero, per modo che, nel caso
estremo, siano possibili con lui conflitti che non possano venir decisi né attraverso un
le migliaia di battaglie inevitabili fra gli umani divisi non sono altro che
persino coloro che sono coinvolti nella disputa concordano sul fatto che lo
La guerra comincia quando non c’è arbitro sovrano, quando non esiste “un
possibili.
I concetti di amico, nemico e lotta acquistano il loro significato reale dal fatto che si
consegue dall’ostilità poiché questa è negazione assoluta di ogni altro essere. La guerra è
desiderabile: essa deve però esistere come possibilità reale, perché il concetto di nemico
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possa mantenere il suo significato.
Schmitt sta ovviamente pensando solo alle guerre fra umani, così come
esterna e disinteressata che arbitri i conflitti fra umani e altri esseri, vale a
amico/nemico? Avremo a che fare solo con esseri razionali che cercano di
scientifico. Come dice l’adagio: Roma locuta, causa finita est (“Roma ha
compresi quelli che mettono in gioco gli agenti un tempo naturali. Anche se
la Cupola della Natura, sotto la quale tutti gli antichi conflitti avevano luogo,
Gaia in questo ritorno alla situazione di guerra. Gaia non occupa più in
devono essere scoperti uno a uno e di cui non si può più dire che sia
indifferente alle nostre azioni, dal momento che siamo obbligati a definire
proprio nelle nostre azioni. Gaia è infatti una terza parte in tutti i nostri
Comprendiamo come lo Spirito delle Leggi nei due regimi sia a questo
dalla semplice applicazione delle leggi della “natura”; nel Nuovo regime
climatico non c’è arbitro sovrano, bisogna battersi punto per punto, per
scoprire – e non più applicare – le reazioni delle agency le une sulle altre.
Nel primo regime gli oggetti sono disanimati, soltanto i soggetti hanno
data a priori, nel secondo bisogna inventarla con la messa a punto di una
diplomazia specifica. Il primo è naturalista; il secondo, diciamo,
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composizionista .
essenziale non confondere Gaia con la Sfera, il Sistema o la Terra colta nel
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suo insieme o Tutto . Il Globo offre una raffigurazione, per così dire,
che le scienze devono mettere in campo, uno dopo l’altro, per renderci
stata posta in una situazione tale da obbligare tutti a prendere delle decisioni
sugli “estremi” della vita e della morte di fronte a stranieri che pretendono
con una metà fatta di politica, l’altra di Scienza. Se questo Stato mostruoso
riusciva a sopravvivere, bene o male, con una metà del corpo nella natura e
l’altra nella politica era perché bisognava porre fine, come abbiamo visto
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con Toulmin , alle guerre di religione per mezzo di un culto della certezza
faceva finta di offrire la pace alle nazioni pur conducendo una guerra contro
la “natura”, una guerra tanto più senza limiti poiché non è mai sembrata una
guerra.
Come sappiamo, gran parte dell’opera di Schmitt è dedicata alla questione
della qualità del nemico. È proprio questa negazione di uno stato di guerra e
ecologici attuali non può che concordare su questo punto: mai i conflitti
come guerre in cui l’altra parte, a sua volta, poteva mettere in pericolo
mondo senza più la distinzione fra amico e nemico e di conseguenza un mondo senza
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politica.
che significa che vi state arrendendo alla protezione di uno Stato della
insieme, in un Globo, che sarebbe capace di risolvere tutti i conflitti dal suo
punto di vista disinteressato, neutro, onnicomprensivo. Uno stupefacente
scientifica per sfuggire a conflitti ben più gravi”. Poiché non sono
condizione che un simile Stato possa esistere. Se non può esistere, allora ciò
sicurezza e quella di tutte le altre entità con cui condividiamo la Terra sotto