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1
Paolo Venini - Appunti di Teoria delle Strutture - 2002/2003
CAPITOLO 1
Considerata l’asta rigida in Figura 1.1, l’equilibrio dinamico alla rotazione attorno
alla cerniera a terra si scrive
`3
µ θ̈ + P `θ − kθ = 0, (1.1)
3
dove µ è la densità di massa per unità di lunghezza, k la rigidezza rotazionale della
molla, ` la lunghezza dell’asta e P il carico di punta. Posto
3
α= (k − P `) ,
µ`3
l’equazione normalizzata diventa
θ̈ + αθ = 0. (1.2)
Fatto salvo il caso di confine α = 0, distinguiamo i seguenti due casi:
1
1.2. Sistemi discreti
L’energia potenziale V (θ) del sistema è la somma dell’energia del carico P e di quella
elastica immagazzinata nella molla. A meno di costanti, si ha
k 2
V (θ) = θ − P `(1 − cos θ). (1.3)
2
Si nota come l’energia del sistema non sia quadratica nella coordinata libera θ.
Nello spirito dell’osservazione 1.1, procediamo quindi a ”quadratizzare” l’energia
che equivale a linearizzare l’equazione dinamica governante. Ricordato lo sviluppo
2
1.2. Sistemi discreti
3
1.2. Sistemi discreti
P` θ
K = sin θ
7
0
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
P` θ
K = sin θ+0.2 cos θ
7
-1
-2
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
4
1.2. Sistemi discreti
Con riferimento alla Figura 1.4, operando in piccole deformazioni e indicata con
θ1 la rotazione dell’asta i = 1, 2, 3, e scelte come coordinate libere le componen-
ti di spostamento orizzontale delle cerniere interne x1 e x2 , valgono le relazioni
geometriche
x1 x1 − x 2 x2
θ1 = , θ2 = , θ3 = ,
` ` `
e
2x1 − x2
θA = θ 1 + θ 2 =
`
2x2 − x1
θB = θ 3 − θ 2 = .
`
Le equazioni di equilibrio a rotazione parziale attorno ad A e B si scrivono in forma
matriciale nella forma
· K ¸½ ¾ ½ ¾
2 ` −P − K` x1 0
= (1.7)
− K` 2 K` − P x2 0
5
1.2. Sistemi discreti
Oltre alla soluzione banale corrsispondente allo stato di equilibrio non deformato, l’e-
sistenza di altre soluzioni è subordinata all’annullarsi del determinante della matrice
dei coefficienti che regge il sistema lineare (1.7). Si giunge cosı̀ alla condizione
µ ¶2
K K2
2 −P − 2 = 0,
` `
che porta ai de autovalori
K 3
P1 = , P2 = K,
` `
cui sono associati i rispettivi autovettori normalizzati
½ ¾ ½ ¾
1 1 1 1
Φ1 = √ , Φ2 = √ .
2 1 2 −1
I due autovettori forniscono la deformata modale corrispondente ai meccanismi di in-
stabilizzazione associati ai due carichi critici P1 e P2 . È chiaro che il nostro interesse
è sulla prima deformata modale associata a P1 per la quale risulta x1 = x2 .
Vale allora il
Teorema 1.3. Sia x0 una posizione di equilibrio. Allora ∇V (x0 ) = 0. La posizione
x = x0 è poi di equilibrio stabile se e solo se x0 è un punto di minimo per V (x)
ossia, con riferimento all’Equazione (1.8), se e solo se è definita positiva la matrice
hessiana i cui elementi sono dati da
¯
∂ 2 V ¯¯
Kij = .
∂xi ∂xj ¯ x=x0
6
1.2. Sistemi discreti
Si è pertanto ricondotti allo studio della (eventuale) definita positività della matrice
hessiana K data da
∂2V
Kij = .
∂xi ∂xj
Nel caso dell’esempio precedente, indicate ancora con θA e θB le rotazioni relative
delle cerniere elastiche e con s l’abbassamento del punto di applicazione del carico
P , scritta l’energia potenziale nella forma
µ ¶
x1 1 2 1 2
V = KθA + KθB − P s,
x2 2 2
e ricordate le espressioni
θA = θI + θII
θB = θIII − θII
x1 x1
θI = arcsin ≈
` `
x1 − x 2 x1 − x 2
θII = arcsin ≈
` `
x2 x2
θIII = arcsin ≈
` ` · µ ¶ µ ¶ µ ¶¸
θ2 θ2 2
θIII
s = `(3 − cos θI − cos θII − cos θIII ) ≈ ` 3 − 1 − I − 1 − II − 1− ,
2 2 2
si giunge alla relazione
µ ¶ µ ¶T · ¸µ ¶
x1 1 x1 5K − 2P ` −(4K − P `) x1
V = 2 .
x2 2` x2 −(4K − P `) 5K − 2P ` x2
Imponendo ai minori della matrice di essere positivi si trovano infine le condizioni
5K − 2P ` > 0
K 3K
(5K − 2P `)2 − (4K − P `)2 > 0 =⇒ P < o P > ,
` `
che coincide con il risultato ottenuto con il metodo statico. Ricapitolando, la definita
positività della funzione potenziale coincide con la definita positività della matrice
di rigidezza · ¸
5K − 2P ` −(4K − P `)
K= .
−(4K − P `) 5K − 2P `
Decomposta la matrice di rigidezza globale K nella sua parte elastica K E
· ¸
5K −4K
KE = (1.10)
−4K 5K
e geometrica KG ,
· ¸
−2` `
KG = P , (1.11)
` −2`
7
1.2. Sistemi discreti
la definita positività può essere accertata controllando che il problema agli autovalori
generalizzato
KE Φ = P K G Φ , (1.12)
dove gli autovalori sono i carichi P e gli autovettori associati Φ sono le deformate
modali, presenti solo autovalori positivi.
Accade spesso che l’interesse sia esclusivamente sul primo autovalore del Problema
1.12 che rappresenta il carico critico Pcr oltre il quale si possono verificare fenomeni
di instabilità. Una prima via è allora quella di risolvere il problema agli autovalori
con metodi numerici ormai diffusi capaci di calcolare solo un numero finito di auto-
valori di un’assegnata matrice. Alternativamente, anzichè risolvere il problema agli
autovalori, si definisce il rapporto di Rayleigh
U (x)
R(x) = ,
Ω(x)
in cui U (x) e Ω(x) sono rispettivamente le forme quadratiche associate a K E e KG ,
ossia
1 1
U (x) = xT KE x, Ω(x) = xT KG x.
2 2
Si può allora mostrare come valga la relazione
Pcr = min R(x).
x∈X
8
1.3. Instabilità euleriana
9
1.3. Instabilità euleriana
in cui `0 è la lunghezza di libera inflessione, ossia la distanza tra due flessi consecutivi
nella prima deformata critica del problema.
la reazione iperstatica del carrello, l’equilibrio alla rotazione del concio di trave
e l’equazione di legame lineare elastico con inclusa la congruenza delle (piccole)
deformazioni si scrivono rispettivamente
P y − H(` − x) = M (x),
10
1.3. Instabilità euleriana
α` = tan α`
5
0
α`
-1
-2
-2 -1 0 1 2 3 4 5 6
Scritta la soluzione y(x) del problema (1.18), somma dell’integrale particolare e della
soluzione del problema omogeneo associato, nella forma
H
y(x) = C1 sin αx + C2 cos αx + (` − x),
α2 EJ
le condizioni ai limiti (1.18)2 , (1.18)3 e (1.18)4 danno luogo al sistema lineare
omogeneo
`
0 1 2
α EJ C 1 0
α 0 − α21EJ C2 = 0
sin α` cos α` 0 H 0
nelle tre incognite C1 , C2 e H. Si hanno soluzioni diverse dalla banale a patto che
il determinante della matrice dei coefficienti sia nullo, condizione che fornisce
α` cos α` − sin α` = 0.
Osservato che cos α` = 0 non è soluzione, possiamo dividere per cos α` giungendo
all’equazione algebrica non lineare
α` = tan α`,
che, risolta per via grafica nella Figura 1.6, fornisce α` ≈ 4.4934 rad, cui corrisponde
un carico critico
π 2 EJ
Pcr = α2 EJ = ³ ´2 .
√`
2
11
1.3. Instabilità euleriana
L’imperfezione iniziale y0 (x) viene dunque amplificata dalla presenza del carico P e il
fattore di amplificazione tende all’infinito per P ↑ Pcr . Il fenomeno fisico di amplifi-
cazione dell’imperfezione iniziale è del tutto generale mentre il fatto che la deformata
conseguente all’applicazione del carico sia semplicemente un multiplo della deforma-
ta iniziale è frutto dell’approssimazione adottata secondo cui lo spostamento iniziale
y0 (x) coincide con un’autofunzione dell’operatore D. In generale, data una defor-
mata iniziale congruente generica, avrà senso svilupparla in serie di autofunzioni e
calcolare in tal modo la deformata complessiva come somma degli effetti dovuti alle
(infinite) autofunzioni.
Con riferimento alla configurazione deformata della trave, sia s l’ascissa curvilinea e
θ l’angolo di rotazione. Posta pari a zero l’energia potenziale del sistema nella con-
figurazione indeformata e indicata con y la componente di spostamento in direzione
12
1.3. Instabilità euleriana
13
1.3. Instabilità euleriana
14
1.3. Instabilità euleriana
0 0 1 0 C4 0
Imponendo al solito che il determinante della matrice dei coefficienti sia nullo si
giunge alla condizione
α cos α` = 0,
che, scartata la soluzione banale α` = 0, fornisce per k intero
π
α` = (2k + 1) .
2
π
Il primo autovalore è dunque α` = 2 da cui si ottiene
π 2 EJ
Pcr = .
4`2
15
1.3. Instabilità euleriana
16
1.3. Instabilità euleriana
θ P/Pcr ∆/`
20◦ 1.1015 0.220
40◦ 1.1063 0.422
60◦ 1.1152 0.593
80◦ 1.293 0.719
100◦ 1.518 0.792
120◦ 1.884 0.803
140◦ 2.541 0.750
160◦ 4.029 0.625
176◦ 9.116 0.421
6
P / Pcr
0
−1 −0.8 −0.6 −0.4 −0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
∆/l
Data che sia un’asta compressa in campo elastico, il regime di semplice compres-
sione elastica può essere abbandonato o per sopraggiunta instabilità euleriana, ossia
quando il carico di punta P tende a Pcr , oppure per plasticizzazione, ossia quan-
do P tende al valore P = σA, dove σ è la tensione di snervamento del materiale.
17
1.3. Instabilità euleriana
Lo studio delle travi con vincoli elastici, oltre a presentare interesse di per sé, riveste
notevole importanza nello studio dell’instabilità dei telai come si vedrà in seguito.
Considereremo in questo contesto aste con appoggi perfetti agli estremi. Riguardo
a momenti e rotazioni, di volta in volta specificheremo se valga una relazione lineare
elastica di tipo M = −Kθ come già incontrato nello studio dei sistemi discreti,
oppure i momenti siano “da calcolare altrove” nello spirito del metodo delle forze. Per
18
1.3. Instabilità euleriana
σ
4
0
0 1 2 3 4 5
λ2
Figura 1.8. Stato limite elastico vs instabilizzazione materiale
19
1.3. Instabilità euleriana
2 2 2
f(p) = p sin(p)(1− λA − λB − p λA λB) + cos(p)(2+λA p + λB p ) − 2
140
120
100
80
f(p) = det(M)
60
40
20
−20
−40
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5
p=αL
20
1.3. Instabilità euleriana
la cui soluzione è
MB + MA cos α`
C1 = − ,
α2 EJ sin α`
MA
C2 = 2 .
α EJ
Nell’ottica dell’instabilità euleriana MA e MB sono imperfezioni il cui calcolo richiede
il metodo delle forze. In particolare, il calcolo di y 0 (0) ≡ ϕA e y 0 (`) ≡ ϕB fornisce
y 0 (0) = αC1 + MαA2+M
EJ`
B
⇓
1
£ ¤
ϕA = α2 EJ
MA (−α cot(α`) + 1` ) + MB (− sinαα` + 1` ) ,
che, sfruttando le ovvie condizioni di simmetria, consente di ottenere
h³ ´ ³ ´ i
` 1 1 1 1
ϕA = EJ p2
− p tan p M A + p2
− p sin p M B
h³ ´ ³ ´ i
` 1 1 1 1
ϕB = EJ p2
− p sin p M A + p2
− p tan p M B .
Una forma più familiare, che ricorda e generalizza relazioni utilizzate nell’ambito del
metodo degli spostamenti, è la seguente:
`
ϕA = 6EJ [2MA f1 (p) − MB f2 (p)]
`
ϕB = 6EJ [−MA f2 (p) + 2MB f1 (p)] ,
con
µ ¶ µ ¶
1 1 1 1
f1 (p) = 3 − , f2 (p) = 6 − . (1.24)
p2 p tan p p2 p sin p
La rappresentazione grafica delle funzioni f1 (p) e f2 (p) si trova in Figura 1.11. In
21
1.3. Instabilità euleriana
3 8
6
2
4
1
2
f (p)
f (p)
0
1
2
0
−1
−2
−2
−4
−3 −6
−4 −8
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5
p=αL p=αL
22
1.3. Instabilità euleriana
23
1.3. Instabilità euleriana
24
1.4. Instabilità flesso–torsionale
25
1.4. Instabilità flesso–torsionale
Con riferimento alla Figura 1.16 indichiamo con Mt il momento torcente, con M
il momento flettente principale, ossia quello presente anche in fase pre–critica, con
ϕ la rotazione flessionale attorno all’asse y e con u lo spostamento in direzione x.
L’equilibrio alla rotazione intorno alla “normale alla faccia incrementata” si scrive
Mt + dMt − Mt cos dϕ + M sin dϕ = 0.
Passando a piccole deformazioni (ma grandi spostamenti) ossia per cos dϕ ≈ 1 e
sin dϕ ≈ dϕ si ottiene
dMt dϕ
=M ,
ds ds
che, ricordato che in piccole deformazioni ds ≈ dz, fornisce
dMt dϕ
=M .
dz dz
26
1.4. Instabilità flesso–torsionale
si giunge all’equazione
dMt d2 u
= −M 2 . (1.27)
dz dz
Passiamo ora al piano (x, y) e indichiamo con θ l’angolo di torsione attorno all’asse z.
Nell’ipotesi di carico costante “non follower” il carico M ≡ Mx viene scomposto, con
riferimento alla configurazione deformata di Figura 1.17, secondo le sue componenti
M ∗ = M cos θ ≈ M, M = M sin θ ≈ M θ.
Da un punto di vista fisico, M ∗ = M cos θ ≈ M implica che la flessione principale
rimane invariata mentre ne compare una secondaria (e piccola) il cui carico è dato
da M = M sin θ ≈ M θ. Le equazioni di legame in piccole deformazioni flessionale
nel piano orizzontale e torsionale si scrivono rispettivamente
d2 u
M = −EJy , (1.28)
dz 2
dθ
Mt = −C , (1.29)
dz
dove la costante di rigidità torsionale è data da C = GJ` P , JP essendo il momento
d’inerzia polare della sezione trasversale attorno al baricentro. Derivando l’equazione
di legame (1.29)
dMt d2 θ
= −C 2 ,
dz dz
27
1.4. Instabilità flesso–torsionale
28
1.4. Instabilità flesso–torsionale
sin α` = 0 ⇒ α` = π.
In analogia con il caso di aste compresse, si trova qui il momento critico nella forma
2 π2
Mcr = CEJy .
`2
relazione che vale anche per travi e carichi variabili. Nel caso poi di travi e carichi
M2
+P
costanti, posto α2 = C
EJy , si ottiene a meno di costanti la soluzione
L’annullamento del determinante della matrice dei coefficienti 4 × 4 porta alla con-
2
dizione abituale sin α` = 0, che implica α2 = π`2 da cui
µ ¶
M2 π 2 EJy
+P = , (1.34)
C cr `2
relazione che completa ed estende quella di Eulero già determinata. Ponendo nella
(1.34) M = 0 o P = 0 si ottengono rispettivamente i casi particolari di instabilità
per presso–flessione o flesso–torsione.
29
1.5. Complementi
1.5. Complementi
30
1.5. Complementi
α<0 α>0
q
0
-2 -1 0 1 2
Riconsideriamo la colonna rigida già analizzata nella sezione 1.2.1, in presenza però
di un’imperfezione costituita da una rotazione iniziale α, vedi Figura 1.18 (a). In-
dicati con q l’angolo di rotazione dell’asta rispetto alla verticale, con U l’energia
elastica della molla rotazionale e con W l’energia potenziale del carico P , l’energia
potenziale totale Π si scrive a meno di costanti additive
1
Π = U − W = C(q − α)2 − P `(cos α − cos q),
2
le cui derivate prima e seconda rispetto alla coordinata libera q valgono
∂Π ∂2Π
= C(q − α) − P ` sin q, = C − P ` cos q. (1.35)
∂q ∂q 2
Ponendo nello spirito del metodo di Trefftz ∂Π ∂q = 0 si ottiene la condizione di
equilibrio
C q−α
P = . (1.36)
` sin q
La Figura 1.19 presenta la relazione P = P (q) per diversi valori dell’imperfezione
2
iniziale α. Ponendo poi ∂∂qP2 = 0, si ottiene la curva che separa nel piano (q, P ) la
regione di stabilità da quella di instabilità. Esplicitando si trova
α C
Pcr (q) = , (1.37)
` cos q
e la regione di instabilità è dunque quella che giace al di sopra della curva convessa
a tratto leggero in Figura 1.19. Il carico critico nel caso di colonna perfetta (α = 0)
31
1.5. Complementi
2
Pcr
0 α
-1 0 1
si calcola
0 α=0 C
Pcr = lim Pcr (q) = .
q→0 `
La stabilità dell’equilibrio si studia poi sostituendo la condizione di equilibrio (1.36)
nell’espressione (1.35)2 ottenendo
∂2Π
= C [1 − (q − α) cot q] , (1.38)
∂q 2
e l’equilibrio è stabile in corrispondenza di un minimo dell’energia potenziale totale
2
ossia per ∂∂qΠ2 > 0. Le condizioni di stabilità sono dunque date da
½
tan q > q − α per α < q < π2
tan q < q − α per − π2 < q < 0
La caratteristica principale di questo particolare esempio sta nel fatto che la colonna
perfetta presenta un punto di biforcazione per P = Pcr 0 oltre il quale il percorso post–
32
1.5. Complementi
α>0 α<0
α<0 α>0
Dominio Stabile
0
-1 0 1
33
1.5. Complementi
2
Pcr
0 α
-1 0 1
34
1.5. Complementi
P
Dominio instabile
Dominio stabile
1/2
0
q
-1 0 1
∂2Π
= C`2 [cos(π/4 − α) cos(π/4 − q) − sin 2q] − P ` cos q.
∂q 2
Imponendo la condizione di equilibrio ∂Π
∂q = 0 si ottengono le curve di equilibrio
· ¸
α C` 1
P (q) = cos 2q − sin(π/4 − q) cos(π/4 − α) .
sin q 2
Imponendo poi l’annullamento della derivata seconda dell’energia potenziale totale,
2
ossia ∂∂qΠ2 = 0, si trovano i carichi critici Pcr
α (q) nella forma
· ¸
α cos(π/4 − α) cos(π/4 − q)
Pcr (q) = C` − 2 sin q ,
cos q
0 (q) = C` .
e il carico critico in assenza di imperfezioni è al solito dato da limq→0 Pcr 2
Riguardo alla dipendenza del carico critico dall’ampiezza dell’imperfezione vale la
35
1.5. Complementi
relazione
C` √ √
Pcr = (1 − 6 α).
2
La potenza 1/2 trovata in questo caso mostra come la sensitività all’imperfezione
delle strutture a biforcazione asimmetrica sia maggiore di quella a biforcazione
simmetrica instabile per cui si aveva la potenza 2/3.
36
Paolo Venini - Appunti di Teoria delle Strutture - 2002/2003
Bibliografia
[1] Bazǎnt Z.P. e Cedolin L., Stability of Structures, Oxford University Press, New
York, 1991.
[2] Cinquini C., Lezioni di Complementi di Scienza delle Costruzioni, CLU, Pavia,
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[3] Corradi dell’Acqua L., Meccanica delle Strutture, vol. 3: la valutazione della
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37