-l’impresa è un’attività: l’attività è un processo che si compone di una moltitudine di atti, autonomi e distinti, ma
funzionalmente collegati tra loro. Può essere disegnata come una linea.
-attività produttiva diretta alla produzione o allo scambio di beni e servizi: mentre inizialmente la principale fonte
di ricchezza era il suolo, ora è l’impresa perché aumenta il benessere collettivo producendo beni e servizi (soddisfa
bisogni).
-l’attività deve essere economica: il legislatore introduce un vincolo di carattere modale. L’attività deve essere
esercitata con metodo economico ossia svolta con l’idea che i profitti siano in grado almeno di pareggiare i costi.
Mera erogazione: l’impresa non può esaurirsi in un’attività di dissipazione delle risorse. (si escludono quindi dall’area
giuridica di impresa tutte quelle attività svolte istituzionalmente in perdita come la beneficienza).
Almeno costi=ricavi, ma non è detto che nella realtà avvenga. Se l’impresa va in perdita, il legislatore interviene e
l’impresa fallisce ossia viene estromessa dal mercato. Il vincolo economico va rispettato sia all’inizio che alla fine.
-l’impresa deve essere esercitata in modo professionale: l’attività deve essere svolta in maniera abituale (non
occasionalmente) e deve presupporre stabilità e ripetitività nel tempo. Altri fenomeni non si prestano ad essere
impresa.
Esempio. imprenditore è chi gestisce lo stabilimento balneare d’estate. (ogni anno si ripete)
I prodotti e i servizi offerti dall’impresa si presuppongono a regola d’arte in quanto il fenomeno d’impresa si ripete
nel tempo. Continuando a fare le stesse cose nel tempo si fanno meglio e si assicurano elevati standard di efficienza.
Valutare il corretto adempimento dell’impresa art. 1176
Termine di paragone è come avrebbe operato un altro professionista esperto nel settore?
Proprio perché l’attività d’impresa è professionale, stabile e continuativa uso il parametro della perizia e non quello
della diligenza del buon padre di famiglia.
-l’impresa deve essere un’attività organizzata: tale non è un vincolo modale ma un elemento strutturale.
È attività organizzata l’impresa che implica un determinato assetto o apparato produttivo, ossia un coordinamento di
fattori produttivi.
Può considerarsi impresa l’attività che viene svolta attraverso un’azienda.
L’output finale è il risultato dei fattori produttivi coordinati.
L’organizzazione produttiva diventa oggettiva e può circolare e passare di mano (trasferimento di un’azienda da un
titolare ad un altro). Il prodotto diventa il figlio dell’organizzazione produttiva e non più dell’imprenditore. Ciò
agevola l’attività d’impresa che può proseguire indipendentemente dal suo ideatore.
Il codice civile distingue diversi tipi di imprese e imprenditori in base a tre criteri:
-oggetto; determina la distinzione tra imprenditore agricolo e imprenditore commerciale
-dimensione; in base al quale è individuato il piccolo imprenditore e l’imprenditore medio grande.
-natura; determina la tripartizione legislativa tra impresa individuale, impresa costituita in forma di società e impresa
pubblica.
Tutti gli imprenditori sono assoggettati ad una disciplina base comune ossia lo statuto generale d’impresa.
Alle sub-fattispecie il legislatore riconnette normative specifiche con il fine di regolare in modo diverso.
Es. l’impresa agricola – statuto dell’impresa agricola
Impresa commerciale – statuto dell’impresa commerciale
Entrambe sono assoggettate in quanto imprese allo statuto generale d’impresa e in più sono soggette ai loro
rispettivi statuti specifici.
CRITERIO DI OGGETTO
L’impresa viene distinta in base all’oggetto in impresa agricola e impresa commerciale.
Accanto ai sottoinsiemi di imprenditore agricolo e commerciale, vi è una terza categoria,gli imprenditori civili.
Le imprese civili sono tutte quelle attività che non hanno ad oggetto la cura o lo sviluppo di un ciclo biologico e tutte
quelle che non implicano una trasformazione.
IMPRESA AGRICOLA
Articolo 2135:
1° comma = è imprenditore agricolo colui che esercita una delle seguenti attività:
• coltivazione del fondo
• allevamento del bestiame
• silvicoltura (= coltivazione dei boschi)
e attività connesse
Due sono le condizioni necessarie perché un’attività possa qualificarsi come agricola per successione (e così essere
regolata come se fosse agricola):
-requisito oggetto: è necessario che il soggetto che la esercita sia già imprenditore agricolo.
-requisito soggettivo: criterio della prevalenza = le attività devono avere ad oggetto prodotti ottenuti
prevalentemente dall’esercizio dell’attività agricola stessa. È sufficiente che le attività connesse non prevalgano, per
rilievo economico, sull’attività agricola essenziale.
Esempio: il titolare di un agriturismo svolge un’impresa agricola per connessione in quanto di per sé non può
considerarsi agricola ma in presenza di 2 presupposti viene disciplinata come se lo fosse.
IMPRESA COMMERCIALE
Articolo 2195:
La norma non essendo scritta bene può generare confusione. 2 conclusioni preliminari:
1. Differisce dall’art. 2135 che comincia con una definizione.
Il 2195 individua quali imprenditori devono iscriversi in un determinato registro.
Il 2° comma afferma che nonostante la diversità di forma, il 2195 individua le imprese commerciali.
2. Mentre il 2135 è una nozione generale e ordinaria, il 2195 ha una tecnica di redazione molto diversa perché
il legislatore redige un elenco di attività che secondo lui sono da considerarsi commerciali.
Devono iscriversi al registro delle imprese gli imprenditori che svolgono le seguenti attività:
1. Attività industriale diretta alla produzione di beni o servizi
Vasto è il settore delle imprese industriali (manifatturiere, alimentari, automobilistiche..)
2. Attività intermediaria nella circolazione dei beni
Non si tratta di circolazione materiale da Milano a Bologna ma circolazione giuridica da un soggetto A ad un
soggetto B. Ad esempio “Esselunga” che compra e rivende.
3. Attività di trasporto per terra, acqua o aria sia di persone che di cose
4. Attività bancaria o assicurativa
5. Altre attività ausiliarie alle precedenti
Pertanto si attribuisce al termine industriale un significato diverso che prende senso solo in ambito giuridico.
..attività diretta alla produzione di beni o servizi che non sia agricola..
Il 2135 e 2195 collocano tutto l’universo delle imprese (no imprese orfane)
1 SISTEMA DI PUBBLICITÀ
Coloro che operano sul mercato, oltre che gli imprenditori stessi, necessitano di disporre con facilità di informazioni
veritiere e non contestabili su fatti e situazione delle imprese con cui entrano in contatto.
Il legislatore introduce un sistema di pubblicità legale.
Il registro delle imprese è lo strumento di pubblicità legale delle imprese commerciali
Altri registri di pubblicità sono registri di stato civile, registri delle cons. immobiliari.
Ogni sistema di pubblicità è governato e regolato da proprie regole.
Art 2188 e seguenti; disciplina del registro delle imprese.
Hanno l’obbligo di iscriversi nel registro delle imprese tutti gli imprenditori indipendentemente dalla natura e dalle
dimensioni dell’attività esercitata.
Fin dal 1942 il legislatore aveva previsto l’istituzione del registro delle imprese ma di fatto è stato effettivamente
istituito nel 1993. Il tempo trascorso tra i due periodi ha costituito un risvolto positivo:
è stato istituito su base telematica a cui tutti, tramite dei requisiti, possono collegarsi. Si garantisce la tempestività
dell’informazione su tutto il territorio nazionale.
La tenuta del registro delle imprese è affidata alle camere di commercio.
Gli imprenditori sono tenuti a veicolare atti o fatti che li riguardano.
Quali conseguenze si riconnettono al fatto che un determinato atto sia stato iscritto nel registro delle imprese?
Art. 2193 introduce l’efficacia dichiarativa
-1° comma risvolto positivo: tutto ciò che è iscritto nel registro delle imprese di considera opponibile ai terzi e si
ritiene per definizione noto ai terzi.
La conoscibilità legale (ciò che ce scritto è conoscibile al pubblico) coincide con la conoscenza effettiva.
Esempio: viene cambiata la sede originaria dell’impresa. Un terzo invia una denuncia alla sede vecchia in quanto non
ha consultato il registro delle imprese. La nuova sede era conoscibile e si considera conosciuta. La denuncia non
viene considerata.
-2° comma risvolto negativo: l’elemento non iscritto nel registro delle imprese non è opponibile ai terzi a meno che
l’imprenditore non dimostri che il terzo sia venuto a conoscenza dell’elemento, attraverso altri mezzi.
Esempio: il trasferimento di sede non è opponibile se non iscritto. Se il terzo invia la denuncia alla vecchia sede,
questa è efficace. Ma se l’imprenditore è in grado di dimostrare che aveva informato il terzo, con altri metodi, del
trasferimento, allora l’imprenditore può eccepire che il terzo ha inviato la denuncia presso la sede sbagliata. Grava
sull’imprenditore l’onere della prova.
2 RAPPRESENTANZA COMMERCIALE
-primo elemento: Il diretto interessato alla conclusione del contratto non può concluderlo ma ha interesse nel farlo e
nomina un terzo, il rappresentante (persona di sua fiducia). Si è in presenza di una vicenda di sostituzione
-secondo elemento: la rappresentanza può essere legale (genitori hanno la rappresentanza sui figli minori) o
volontaria (il rappresentato che nomina il rappresentante)
Gli effetti del contratto concluso dal rappresentante, gravano direttamente sul rappresentato. Occorrono dei
requisiti:
-spendita del nome (far presente che si agisce in nome di un altro
-agire nell’interesse del rappresentato
-necessaria è la procura: atto unilaterale con la quale il rappresentato conferisce al rappresentante il potere di
sostituirlo nella conclusione di uno o più atti.
Il terzo deve sempre verifica l’effettiva esistenza dei poteri rappresentativi.
Il legislatore attribuisce a ciascuna di queste figure determinati poteri di rappresentanza dell’imprenditore con raggio
diverso. La differenza pecuniaria risiede nel fatto che i poteri rappresentativi vengono assegnati per il fatto di
ricoprire una determinata posizione nella gerarchia.
-l’imprenditore si solleva dall’onere della procura. +semplice
-la riconoscibilità dei poteri rappresentativi non si lega alla procura ma alla posizione ricoperta.
INSTITORE
Art. 2204: può compiere tutti gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa o della sede o del ramo cui è preposto.
Gli è espressamente vietato di alienare o ipotecare i beni immobili del proponente, salvo autorizzazione.
Perché per il legislatore del 42 tutto ciò che era collegato a beni immobili era ritenuto molto importante in quanto la
proprietà immobiliare era la principale fonte di ricchezza.
Il legislatore ha ritenuto che di questi atti si curasse l’imprenditore. Inoltre sono atti che modificano notevolmente
l’assetto aziendale.
L’institore può compiere atti della gestione corrente (?) acquisizione di risorse, di materie prime, atti di vendita,
contratti, assunzione lavoratori. Non può compiere atti straordinari che modificano l’assetto organizzativo.
PROCURATORE
I procuratori sono gli ausiliari di gradi inferiore all’institore. Il loro potere decisionale è circoscritto ad un determinato
settore operativo dell’impresa. (es. dirigente del personale).
Sono a metà della piramide aziendale e sono responsabili dei singoli uffici.
Il procuratore può compiere qualsiasi tipo di atto rientrante nella gestione corrente inerente alla propria
funzione/ufficio. Il perimetro è più ristretto rispetto all’institore.
Si tratta di funzionari muniti di poteri decisionali autonomi in ambito limitato.
Il procuratore viene investito dei poteri rappresentativi solo in ragione della posizione ricoperta.
COMMESSO
I poteri del commesso seppur ridotti al minimo, sono importanti in quanto permettono che questi concluda contratti
con i terzi in nome e per conto dell’imprenditore; ad esempio possono ricevere pagamenti. Sono affidate mansioni
esecutive o materiali.
Art. 2211
Non può modificare il contenuto del contratto, non ha poteri per farlo.
La disciplina della rappresentanza commerciale non è del tutto soddisfacente per ragioni:
-esterne al legislatore:
Una volta sul biglietto da visita vi era “responsabile marketing” oggi vi è “manager” più generale.
Una volta vi erano assetti organizzativi più rigidi.
Tali si ripercuotono negativamente sui terzi che faticano a capire di quali poteri rappresentativi sia munito colui che
rappresenta l’imprenditore.
-interne al legislatore:
Il legislatore ha ammesso la derogabilità del perimetro dei poteri rappresentativi che non fa altro che aumentare il
coefficiente di incertezza. 9/10 l’imprenditore predispone la procura e si avvale di questa facoltà (era stata pensata
dal legislatore in via eccezionale).
LIBRO DEGLI INVENTARI (fotografia scattata su base periodica: di norma 1 volta all’anno al termine dell’esercizio)
Indica la consistenza del patrimonio aziendale.
La fotografia è duplice:
-attività e passività del patrimonio aziendale
-attività e passività del patrimonio extraaziendale
L’inventario si chiude con il bilancio comprensivo dello stato patrimoniale, del conto economico e della nota integr.
Differenza tra stato patrimoniale e libro degli inventari
1.il libro degli inventari è più ampio perché riguarda anche il patrimonio extra
2.cambia il criterio di valutazione del bene:
sp=principio di prudenza: si valuta il bene in funzione del costo storico di acquisto
Le norme codicistiche originarie presupponevano la tenuta fisica delle scritture contabili (su carta)
Art. 2215 BIS: è consentita la formazione e la conservazione delle scritture contabili con sistemi informatici.
Devono essere consultabili in ogni momento e deve essere possibile fare copie di esse per avere l’immediata
visualizzazione.
Le scritture contabili non vanno rese pubbliche, sono riservate all’impresa.
Se l’imprenditore non tiene le scritture, non scatta subito una sanzione, poiché queste sono interne all’azienda e non
vi è l’obbligo di renderle note.
È possibile capire se l’impresa tiene le scritture contabili solo in caso di fallimento.
Se ciò dovesse avvenire e si dovesse scoprire la non tenuta delle scritture contabili, l’imprenditore verrebbe
incriminato per bancarotta fraudolenta.
Per le società di capitali vige l’obbligo di deposito di una certa scrittura contabile; il bilancio.
EFFICACIA PROBATORIA
Art. 2709 i libri e le scritture contabili delle imprese soggette a registrazione fanno prova contro l’imprenditore.
Sono utilizzate come strumento di prova di un debito o di un credito e possono essere utilizzate sia dai terzi sia
dall’imprenditore.
Esempio: fornitore vanta un credito verso l’imprenditore.
Il giudice chiede all’imprenditore di mostrare le scritture relative al periodo.
Se le scritture contabili fanno emergere tale credito, questo è approvato. (sfavore per l’imprenditore)
L’imprenditore le può usare anche in proprio favore, ossia quando vanta un credito in favore di un cliente e mostra
le scritture. In questo caso vi è il rischio che rediga scritture contabili non veritiere in proprio favore.
Questa possibilità è ammessa solo in certi casi:
-le scritture devono essere tenute correttamente.
-deve trattarsi di un credito relativo all’impresa.
-deve trattarsi di un credito vantato nei confronti di un cliente che a sua volta sia imprenditore e che a sua volta
tenga le scritture contabili.
Se l’operazione risulta registrata solo nel registro di un imprenditore e non trova corrispondenza nell’altro, bisognerà
compiere ulteriori accertamenti.
Se le operazioni trovano corrispondenza è una prova inconfutabile.
4 ASSOGGETTAMENTO AL FALLIMENTO
L’imprenditore commerciale è assoggettato al fallimento a differenza dell’imprenditore agricolo investito di un
trattamento di favore.
Esempio: Debito insoluto
Giudizio di cognizione: un giudice accerta l’esistenza del credito e condanna il debitore a pagare il debito e una mora.
Emette una sentenza di condanna.
1 scenario: il debitore paga (adeguamento spontaneo).
2 scenario: il debitore nonostante la sentenza di condanna, continua a non pagare (magari non dispone di liquidità).
Il creditore in tal caso può avvalersi di una norma: Art 2740
“il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri”
Il creditore può (tramite una procedura di esecuzione forzata) far vendere in un’asta giuridica i beni del debitore e
farsi assegnare il ricavato della vendita fino al soddisfacimento del suo credito.
(-debito 100, ricavo della vendita 120, 20 val debitore
-debito 100, ricavo 100, tutto al creditore
-debito 100, ricavo 80, il creditore aspetta l’arrivo di altri beni da pignorare)
Se il debitore è nullatenente, il creditore non può fare nulla, solo aspettare e sperare che il debitore ottenga beni
tramite i quali soddisfare il proprio debito.
Art. 2741:
Esempio: ci sono più creditori insoddisfatti. “ottiene in ricavato della vendita, il creditore che avvia per primo il
procedimento giuridico”. Gli altri creditori devono insinuarsi per tempo nella procedura esecutiva; se non succede,
solo il primo avrà diritto a soddisfarsi del ricavato della vendita. E i creditori non avranno modo di ottenere il loro
denaro.
Insinuarsi non è semplice, bisogna provare che non siano state prese iniziative esecutive.
Gli articoli 2740 e 2741 vengono applicati ai privati? Mentre per l’imprenditore sopraggiunge il fallimento.
Il tribunale una volta accertata l’incapacità del debitore commerciale di far fronte ai propri debiti pronuncia la
sentenza di fallimento e nomina un curatore fallimentare.
Il debitore viene spossessato dell’intero patrimonio che viene affidato al curatore.
La procedura è universale: viene portata avanti in favore di tutti i creditori dell’impresa.
Il curatore dovrà procedere ad una serie di vendite con aste pubbliche per monetizzare il patrimonio
dell’imprenditore fallito e distribuire i soldi tra i creditori.
Moneta fallimentare: quando i soldi non sono abbastanza e i creditori sono pagati “in proporzione” di quello che
invece spetterebbe.
Dietro alla procedura fallimentare risiede l’idea di togliere dal mercato un’impresa pericolosa che non è in grado di
pagare e rischia un effetto domino sul mercato.
CRITERIO DI DIMENSIONE
L’impresa si articola in piccola impresa e impresa medio/grande.
Vige l’idea che bisogna aiutare la piccola impresa creando un ambiente più favorevole in modo che si possa
sviluppare e crescere. (regime di favore)
Un ulteriore errore del legislatore del 42 è quello di pensare ad una definizione assoluta di piccola impresa
destinata ad essere richiamata una volta per tutte, in ogni caso e in ogni situazione.
L’idea base si agevolare la piccola impresa è buona ma il 2083 è molto problematico
Negli anni successivi il legislatore non ha abrogato 2083 ma ha cambiato l’impostazione di fondo. Ha delineato una
definizione ad hoc di piccola impresa lasciando da parte il 2083. Ciascuna nozione di piccola impresa vale nei limiti
della disciplina dentro il quale è contemplata.
Esempio
-Art 18. Dello statuto dei lavoratori: In caso di licenziamento dichiarato da un giudice illegittimo il datore di lavoro
era tenuto a reintegrare il lavoratore in azienda. Non era previsto per le piccole imprese. Quali venivano considerate
piccole? Quelle con meno di 15 dipendenti. Tale nozione vale solo ai fini della disciplina dello statuto dei lavoratori.
-art.1 della legge fallimentare. Gli imprenditori commerciali sono assoggettati a fallimento. Il legislatore ha ritenuto
che l’imprese di piccole dimensioni dovesse essere esentate dal fallimento. Quali venivano considerate piccole
imprese? Il legislatore non ha utilizzato il 2083 ma delinea una nozione specifica che è diversa dalla nozione
individuata nel 2083 e nell’art.18
Alla fine: oggi nel nostro ordinamento l’idea di tutelare la piccola impresa viene portata avanti dal legislatore
dettando volta per volta in base alle discipline una nozione specifica per la piccola impresa.
In cosa consiste la piccola impresa?
Per capire bisogna vedere disciplina per disciplina e verificare se l’impresa rientra nella nozione che tale disciplina
impone per la piccola impresa.
Non ce una fattispecie unica generale ma una moltitudine di fattispecie di carattere relativo.
Il 2083 esiste ma non viene considerato dal legislatore.
Problemi legati al fatto che l’impresa consiste in una vera e propria attività.
IMPRESA ILLECITA
Es. produzione e commercio di cocaina.
Paragone con i contratti. Se il contratto ha un oggetto illecito è nullo.
Non possiamo trattare l’attività d’impresa con gli stessi strumenti con i quali governiamo i contratti.
Contratto = unico atto
Impresa = molteplicità di atti. Tutti gli atti sarebbero nulli ma in questo modo tratteremo in modo negativo anche
terzi in buona fede. Laboratorio che produce cocaina e che ha bisogno di utenze elettriche e ha stipulato il contratto.
Tale contratto rientra nell’attività imprenditoriale. E noi pregiudicheremo terzi che erano in buona fede.
Consideriamo l’impresa illecita rilevante dal punto di vista penalistico e non considerato dal codice civile. Tale
soluzione presenta però un punto debole; per certi aspetti un’impresa illecita sarebbe trattata meglio di un’impresa
lecita ed è inaccettabile.
Quindi bisogna equiparare l’impresa lecita a quella illecita dal punto di vista del cc.
Ma anche in questo caso l’impresa che produce droga potrebbe avvalersi di istituti che proteggono l’impresa (tutela
contro gli atti di concorrenza sleale). Il competitor del produttore di droga elimina sistematicamente i pusher (atto di
concorrenza sleale). Ma entrambi conducono attività illecite.
La soluzione che prevale: si scarta l’idea di una completa rilevanza e di una non rilevanza e si applica all’impresa
illecita l’istituto del fallimento mentre non si applicherà la protezione contro gli atti di concorrenza sleale.
Conclusione: all’impresa illecita si applica lo statuto generale dell’impresa commerciale ma in modo selettivo ciò solo
gli istituti svantaggiosi dell’impresa e non quelli in vantaggio. L’impresa illecita non può mai ricevere vantaggi e
protezione dall’ordinamento.
Nuovo criterio: risposta che richiede il compimento di più atti e che suggerisce di guardare al caso concreto e
ravvisare l’inizio dell’impresa ogni volta che ci si trovi difronte ad una pluralità di atti in grado di riflettere un disegno
imprenditoriale attuale. Da quel momento in avanti tutti i successi atti = atti d’impresa e potrà applicarsi la disciplina
d’impresa.
Esempio: voglio iniziare una attività di autonoleggio con conducente. Acquisto un’automobile e prendiamo in
dotazione un box. (compiamo 2 atti non sono così univoci perché potrei aver acquistato la macchina anche per
esigenze personali ma non riflettono in modo univoco un disegno imprenditoriale)
Ipotizziamo di acquistare un cellulare con partita iva ma ancora tali atti non mi indicano in maniera univoca un
disegno.
Ora ipotizziamo di comprare 3 macchine, 3 box, divise per conducenti e assumere un conducente. Ci sono ancora dei
tasselli ma questa sequenza di atti mi indica l’esistenza di un disegno imprenditoriale. Quindi posso parlare di
impresa e applicare lo statuo generale d’impresa.
Momento finale
L’impresa può considerarsi cessata quando non sarà più applicato lo statuto generale.
Nel caso di un dipendente la sua attività cessa quando da le dimissioni, va in pensione o si licenzia. (es gommone)
Nel caso dell’impresa (nave quando cessa passa del tempo dove prosegue per inerzia) è la fase di liquidazione.
Portare a termine i contratti, pagare i debiti, riscuotere i crediti (rapporti pendenti). L’attività potrà considerarsi
cessata quando l’apparato produttivo verrà disgregato. Cessazione dell’impresa.
Per le società l’attività cessa nel momento in cui viene cancellata dal registro delle imprese e conclude i rapporti
pendenti.
IMPUTAZIONE DELL’ATTIVITA’
Individuare l’imprenditore.
È necessario individuare il soggetto al quale riferire l’attività imprenditoriale, il quale sarà legittimato ad appropriarsi
dei profitti e dei vantaggi o a supportare i debiti o esternalità negative collegate all’attività svolta.
Gli atti sono compiuti da soggetti diversi ma in nome dell’imprenditore.
Criterio della spendita del nome. L’impresa come attività sarà imputabile al soggetto nel nome del quale viene
portata avanti l’attività.
Questo criterio non basta in quanto in alcuni casi porta a manovre fraudolente.
Esempio: vicenda dell’imprenditore occulto è un soggetto interessato ad appropriarsi dei profitti ma desideroso di
non rispondere degli eventuali debiti derivanti dallo svolgimento dell’attività. Per raggiungere tali fini questo
soggetto resta dietro le quinte e fa figurare come soggetto (imprenditore palese/ presta nome) nel nome del quale
viene svolta l’attività. Si tratta di una persona di fiducia che obbedisce e segue tutte le indicazioni dietro compenso in
denaro.
In caso in cui l’attività non sia autoliquidante (costi > ricavi) i creditori dell’impresa sulla base del criterio della
spendita del nome potranno agire nei confronti dell’imprenditore palese ma non verso l’imprenditore occulto.
Perché l’imprenditore palese si sacrifica? Perché molto spesso è nullatenente e non rischia del proprio. Difronte alla
mancanza di cespiti, i creditori dovranno arrendersi e rimanere insoddisfatti.
Finché l’attività va bene di per sé la vicenda non è dannosa per i creditori.
Si è ipotizzato di individuare ulteriori criteri di imputazione da affiancare al criterio formale della spendita del nome.
L’attività è riferibile tanto l’imprenditore palese quanto all’imprenditore occulto.
Si utilizza il criterio sostanziale dell’interesse: un’attività d’impresa deve ritersi imputabile non soltanto al soggetto in
nome del quale viene esercitata ma anche al soggetto nell’interesse del quale viene esercitata. Si può consentire ai
creditori di agire anche verso l’imprenditore occulto.
Questa teoria ha faticato ad affermarsi perché non trovava un idoneo fondamento normativo.
(Vincolo: qualunque tesi deve trovare una sponda imprescindibile in una determinata norma.)
2001 una riscrittura della legge fallimentare 147. Il legislatore offre un sostegno decisivo alla teoria di utilizzare
anche il criterio sostanziale dell’interesse.
Perché? 3 ultimo comma: se bisogna dichiarare il fallimento dell’attività. Se dovesse risultare che le redini di questa
attività dovessero essere di un soggetto dietro le quinte; fallisce il presta nome e fallisce la società per conto del
quale l’attività viene esercitata.
Quali sono i criteri di imputazione dell’attività d’impresa? 2 (spendita del nome, e 147 criterio sostanziale
dell’interesse e si utilizza quando le cose vanno male)
Problema: si fa però riferimento solamente ad una società occulta e non ad un imprenditore.
2 soluzioni:
1. il comma va inteso come norma eccezionale e non va quindi applicata nel caso in cui dietro il prestanome ci sia un
solo individuo;
Utilizzando i principi di razionalità interpretativa: non vi è motivo di distinguere tra società e persona fisica. Disparità
di trattamento priva di reale giustificazione.
2. vedere il comma come norma eccezionale è restrittivo, si può quindi sempre applicare, qualora l’imprenditore
occulto sia persona fisica o società.
CAPACITÀ DELL’IMPRENDITORE
Rispetto all’attività d’impresa bisogna prevedere delle regole speciali in presenza di incapacità del soggetto
Capacità giuridica: attitudine dell’uomo ad essere titolare di diritti e di doveri si acquista al momento della nascita e
perdura fino alla morte.
Capacità di agire: facoltà di compiere atti giuridici in grado di incidere sulla propria sfera giuridica. Riconosciuta alle
persone fisiche con il compimento del 18 anno di età.
Duplice problema:
-Trovare delle soluzioni per consentire il compimento di atti sui minori.
-Possibilità che un soggetto pur avendo compiuto 18 anni non abbia la lucidità necessaria per compiere atti che
incidano sulla sua sfera giuridica.
Il legislatore interviene con:
-Interdizione
-Inabilitazione
-Amministratore di sostegno
Logica di conservare il patrimonio dell’incapace.
Se un soggetto è stato dichiarato incapace di agire, l’inizio di una attività d’impresa è vietato.
Può succedere che un soggetto perda in un momento successivo rispetto all’inizio dell’impresa la capacità di agire.
Imprenditore che subisce un incidente automobilistico grave. Qual è la sorte dell’attività d’impresa? Se è già in corso
spetta al tribunale decidere se debba essere smantellata oppure se questa è ormai consolidata e produce guadagni e
magari a fronte della possibilità di un subentro del figlio allora il tribunale può autorizzare la prosecuzione
dell’attività.
Il legislatore mette in campo 3 istituti rispetto al soggetto incapace. Perché è stata introdotta l’amministrazione di
sostegno? Perché inabilitazione e interdizione sono pensati per proteggere il soggetto fragile però si portano dietro
degli svantaggi; sono rigidi, incidono in profondità sull’agire del soggetto e si portano dietro uno stigma sociale
negativo.
Gli effetti dell’amministrazione di sostegno non vengono determinati una volta per tutte dal legislatore ma è il
giudice a calibrare lo strumento in funzione del problema. Istituto utile anche per gli imprenditori che in età avanzata
non sono in grado di svolgere o proseguire l’attività imprenditoriale e nominano un aiuto.
AZIENDA
Strumento attraverso cui viene portata avanti l’attività imprenditoriale.
Art. 2555 “Azienda è il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa.
(beni possono essere cose materiali o immateriali come brevetto).
E’ meglio utilizzare la formula complesso di elementi in quanto comprendiamo anche il fattore umano.
Beni fa riferimento a entità. È giusto ridurre l’azienda ad un complesso di beni inanimati? Art. 810
si parla di azienda come se fosse un oggetto di proprietà. È corretto da un punto di vista tecnico parlare di proprietà
dell’azienda. Proprietà indica un diritto soggettivo con un contenuto ben preciso. Utilizzare il bene secondo i propri
bisogni e traferirlo, cederlo etc.
I macchinari utilizzati nell’azienda non appartengono all’imprenditore per i contratti di leasing e anche il capannone
non è dell’imprenditore ma è in affitto. Non ha senso dire di essere proprietario dell’azienda perché molti dei beni
che compongono l’azienda sono utilizzati sulla base di contratti.
Caso estremo: azienda del tutto automatizzata che viene costituita attraverso macchinari rubati a terzi. (Res furtive)
Ha senso parlare di azienda di proprietà dell’imprenditore? Se i terzi richiedono la restituzione dei beni sottratti
all’azienda non rimane niente.
Ci sta che nel linguaggio comune si dica mia azienda ma a livello giuridico non è configurabile un diritto di proprietà
sull’azienda in quanto tale perché se così fosse dovrebbe prevalere
Semmai si può parlare di titolarità in capo all’imprenditore dei vari rapporti in base ai quali utilizza i fattori produttivi.
L’imprenditore non è proprietario dell’azienda ma può essere titolare dei macchinari e titolare di rapporti
contrattuali in base ai quali utilizza i fattori produttivi. Nell’ipotesi di sottrazione di beni a terzi potrà esercitare
situazioni possessorie che in caso di rivendicazione potrebbero venire meno.
INUTILE parlare di azienda come nuovo bene.
Elementi necessari: senza i quali l’azienda non potrebbe sopravvivere (es. brevetto)
Elementi accessori: possono venire meno senza mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’azienda (es. veicolo
aziendale per andare dai propri clienti, non è essenziale perché potremmo andare con un altro veicolo. È solo un
elemento di immagine).
2 tipi di avviamento:
-avviamento oggettivo: qualità correlata all’azienda in quanto tale organizzata di produrre reddito.
-avviamento soggettivo: capacità dell’imprenditore in quanto tale di attrarre clientela.
Se si consentisse al cedente di intraprendere una nuova attività: non ci sarebbe competizione di avviamento
soggettivo.
Durata di 5 anni: si ritiene che tale periodo sia sufficiente al cessionario per formare a propria volta il suo
avviamento soggettivo (in modo da pareggiare quello del cedente).
Il pasticcere bolognese non ha un avviamento successivo ma è un new entry come il cessionario.
Nessuno sarebbe più interessato a comprare un’azienda. Tutela il significato profondo dell’affare.
NORME CHE TUTELANO INTERESSI DI TERZI CHE GRAVITANO INTORNO ALL’’AZIENDA E POSSONO RIMANERE
INTACCATI DAL TRASFERIMENTO DELL’AZIENDA
Art. 2112
Questo articolo è isolato rispetto agli altri; la norma è stata collocata nell’ambito delle disposizioni della disciplina del
lavoro subordinato.
Protegge i lavoratori dipendenti.
In caso di trasferimento d’azienda i contratti di lavoro passano automaticamente dal cedente al cessionario.
Il trasferimento di azienda non può essere utilizzato come occasione per licenziare i lavoratori.
2258 2° comma: i contratti passano automaticamente senza necessità del consenso del contraente ceduto ma nei 3
mesi successivi il contraente ceduto potrà recedere dal contratto sempre che sussista una giusta causa.
Se il recesso fosse esercitabile sempre la norma sarebbe contraddittoria rispetto al comma precedente. (strumento
di tutela per il contraente ceduto; tale strumento è condizionata alla sussistenza di una giusta causa)
Il recesso è subordinato alla sussistenza di una giusta causa. I 2 comma sono così coerenti.
Giusta causa:
-palese inidoneità patrimoniale: situazione patrimoniale del cessionario deteriorata.
-palese inidoneità tecnica: non ha le capacità per portare avanti l’attività dell’azienda acquisita.
Il diritto di recesso serve per evitare un impoverimento patrimoniale collegato all’esecuzione della propria
prestazione senza ricevere niente in cambio. Contraente ceduto al riparo di una perdita secca.
Questa è una forma di tutela preventiva.
Quando un fornitore conclude un contratto con l’imprenditore; il terzo ha di mira un guadagno
2558 permette al contraente ceduto di agire in via risarcitoria nei confronti del cedente. Potrà essere richiesto al
cedente in via risarcitoria il ristoro nel lucro cessante.
CREDITORI DELL’IMPRESA
Il 2558 si applica ai contratti a prestazione corrispettiva.
Art. 2559: crediti e debiti che nascono dal contratto a prestazioni corrispettive che però sono già stati eseguiti
interamente almeno da un lato. Contratto di fornitura dove un soggetto si obbliga ad eseguire una fornitura dietro
corrispettivo; spesso avviene che la fornitura viene eseguita immediatamente mentre il pagamento a 30gg. Questo
contratto finisce per evolvere in una posizione di credito o di debito. A seguito della fornitura per l’imprenditore che
ancora non ha pagato si crea un debito mentre per il fornitore si crea debito.
Art. 2560: creditori dell’impresa, chi al momento del trasferimento dell’azienda riveste una posizione di creditore.
(ad esempio può aver già eseguito la sua prestazione).
1° comma: l’alienante non è liberato dai debiti assunti sotto la sua gestione in ragione del trasferimento dell’azienda
a meno che i creditori non lo liberino.
Chi assume un debito è tenuto ad eseguire la prestazione a meno che il creditore non ritenga di liberarlo.
2° comma: per i debiti sorti sotto la precedente gestione risponde anche il cessionario, sempre che quei debiti
risultino dalle scritture contabili.
I creditori dell’impresa possono agire non solo nei confronti del cedente ma anche del cessionario. Si crea una
responsabilità di carattere solidale tra cedente e cessionario.
Si regola solo il rapporto esterno tra creditore e debitori ma non quello interno tra cedente e cessionario.
Libera negoziazione delle parti; le parti sono libere di adottare la soluzione che ritengono più conveniente alle
esigenze. Possono decidere il peso economico resti in capo al cedente o passi in capo al cessionario o entrambe.
-in capo al cedente: il creditore può agire nei confronti del cedente e la cosa finisce li. Se si rivolge al cessionario
questo può agire nei confronti del cedente per farsi rimborsare.
-in capo al cessionario: il creditore può agire nei confronti del cessionario e la cosa finisce li. Se si rivolge al cedente e
questo pago poi può agire nei confronti del cessionario per farsi rimborsare.
Se il peso dei debiti resta in capo al cedente: prezzo dell’azienda più alto.
Se il peso dei debiti si sposta sul cessionario: prezzo dell’azienda più basso.
Sono però debiti che il cessionario non ha assunto ma riguardano la precedente gestione. Perché il legislatore ha
tenuto di far rispondere al cessionario tali debiti?
La principale fonte di affidamento: redditività dell’azienda.
Il cedente quando cede l’azienda perde la redditività e il legislatore nell’ottica di evitare esternalità negative chiama
a rispondere anche il cessionario che ora possiede la redditività. La norma si propone di salvaguardare l’affidamento
posto sulla redditività aziendale.
Il rischio del cessionario deve essere prevedibile; attraverso l’esame delle scritture contabili il cessionario conosce il
rischio e sa quali sono le pretese dei creditori che l’indomani verseranno anche ne suoi confronti.
Rendere il rischio per il cessionario gestibile.
(Immaginiamo:
debitore
fideiussore: il garante
loro due sono tenuti in solido verso il debitore. Il creditore sarà libero di scegliere a chi credere il pagamento.
Ipotizziamo che vada dal fideiussore e che questo paghi. Il garante che paga, una volta pagato ha la possibilità di
avvalersi verso il principale.
Ipotizziamo che paghi il debitore, il peso economico è suo e si chiude li.)
Di per sé il contratto di trasferimento è a forma libera (trasferita anche oralmente) salvo due situazioni:
-La natura di qualche bene all’interno dell’azienda richiede una forma particolare (es. bene immobile) allora si
richiede la forma scritta in ragione di quel bene.
-In considerazione del tipo di vicenda traslativa (es. donazione sarà richiesta la forma prevista per la donazione).
2° comma ha previso la necessità di depositare l’atto traslativo dell’azienda nel registro delle imprese come
strumento di contrasto alla criminalità organizzata ed evitare le aziende passare di mano e facilitare forme di
riciclaggio.
Per l’iscrizione nel registro delle imprese è necessaria: atto pubblico o scrittura privata autenticata
Quindi di per sé non è richiesta una forma solenne (escluse le 2 situazioni) però per risultare conformi agli obblighi in
maniera di pubblicità nel registro dell’imprese sarà necessario confezionare l’atto nella forma dell’atto pubblico o
scrittura privata autenticata; in caso di non rispetto di questa norma vi è una sanzione.
LE SOCIETA’
ESERCITAZIONE DIRITTO COMMERCIALE
L’imprenditore di norma è una persona fisica.
Le persone fisiche sono diverse dagli enti (persone giuridiche).
Gli enti sono soggetti di diritto con:
capacità giuridica; permette di essere titolare di propri diritti e doveri
capacità di agire; compie atti giuridici per mezzo delle persone fisiche che agiscono come sui organi.
Gli enti possono essere considerati imprenditori:
SOCIETA’
Si distinguono in:
società di persone (semplice, in nome collettivo SNC, in accomandita semplice SAS).
società di capitali (per azioni SPA, responsabilità limitata SRL, in accomandita per azioni).
Costituiscono un numero chiuso.
Nelle società vige il principio della tipicità: è preclusa la facoltà di costruire modelli societari ulteriori a quelli stabiliti
dal legislatore
Diversamente dai contratti atipici che godono di autonomia contrattuale: il legislatore ha consentito alle parti di
inventare ex-novo ulteriori elementi contrattuali oltre a quelli disciplinati dal legislatore.
SNC: Risalgono all’età dei comuni quando si afferma una nuova classe di mercanti con la ripresa del commercio. I
primi mercanti avranno svolto la loro attività individualmente ed è nata l’esigenza di assicurare il passaggio
generazionale e far subentrare i propri eredi.
Finché vi era un solo figlio: nessun problema.
Per far entrare 4 fratelli? Pluralità di soggetti che insieme esercitano un’attività imprenditoriale si dà vita ad un
sodalizio che deve avere delle regole:
-tutti i figli devono avere voce in capitolo.
-tutti i soci sono amministratori, sono uguali e hanno il potere di decidere.
-il sodalizio ha un nome diverso da quello degli attuali soci.
-se un fratello assume un debito, in nome del sodalizio, ciascun partecipante risponde del debito con il suo
patrimonio. (ciò porta a comportamento prudenti e di vigilanza sui fratelli).
Essendo che si parla di sodalizio famigliare al massimo vi possono partecipare 10 persone.
Tra i componenti deve esserci fiducia reciproca e si deve essere disponibili a supportare anche gli svantaggi.
SAS: nascono nell’età dei comuni quando da un lato vi erano soggetti intraprendenti e privi di fondi (mercanti) e
dall’altro lato vi erano gli aristocratici che possedevano ingenti risorse che potevano impiegare solo reinvestendo
nella proprietà fondiaria.
L’aristocratico entra in società SAS come socio accomandante; colui che apporta capitali ma rimane assolutamente
estraneo allo svolgimento dell’attività.
Il mercante è il socio accomandatario che si fa carico di svolgere l’attività.
Conseguenze:
-entrambi hanno il diritto di dividersi gli eventuali utili
-solo il socio accomandatario è amministratore che prende decisioni.
-è ragionevole che sia il socio accomandatario a portare avanti la società perché ha l’idea.
Il socio accomandatario dovrà rispondere con il suo patrimonio per i debiti della società (così fa uso virtuoso dei soldi
altrui).
-il socio accomandante, escluso dalla gestione, non verrà fatto rispondere dei debiti della società con il proprio
patrimonio. Nella peggiore delle ipotesi perderà il denaro conferito nel sodalizio. (beneficio della limitazione della
responsabilità).
-se il socio accomandante si immischia nello svolgimento dell’attività imprenditoriale (supera i confini della sua
posizione). Conseguenza= si elimina il beneficio della responsabilità e si rende l’intero suo patrimonio personale
aggredibile dei creditori della società.
SPA
Nasce con la Rivoluzione industriale (5 secoli dopo).
Fenomeno del colonialismo oltremare: servono investimenti ingenti per coprire le grandi distanze e trasportarle.
L’attività imprenditoriale è costituita da una filiera molto lunga e costosa. Servono investimenti ingenti per
provvedere ai macchinari e alle catene di montaggio. Tali investimenti non possono essere sopportati da pochi soci
ma occorre allargare la compagine sociale.
Investimenti di massa: ci si rivolge al pubblico dei risparmiatori o investitori.
Ci si rivolge ad un numero elevatissimo di persone (10.000 +) e gli si chiede una cifra anche contenuta in modo che
l’ammontare complessivo diventa tale da sorreggere attività onerose.
Come rendere la proposta allettante per i piccoli e comuni risparmiatori? Tramite il beneficio della limitazione delle
responsabilità; si induce il risparmiatore ad entrare in società senza il timore per il rischio di perdere tutto il
patrimonio.
Un altro fattore che attira il pubblico dei risparmiatori è la facilità di recesso (smobilizzo).
Quando si perde l’interesse a rimanere all’interno di una società e si vuole uscire, si chiede che la partecipazione
venga monetizzata.
Il recesso per la società è un problema in quanto comporta una perdita di risorse. È permesso solo i pochi casi. Nelle
spa sarebbe stato non producente non avere la prospettiva di un exit.
La vendita delle azioni non è un evento traumatico. Si è vista nella possibilità di exit un modo per rendere
l’investimento ancora più allettante. Si sono create le borse = luoghi in cui coloro che sono interessati a vendere e
coloro che sono recati a comprare si recano. (piattaforma di scambi). Luogo in cui statisticamente è agevole trovare
un potenziale acquirente o un potenziale venditore. Per favorire l’investimento.
NOZIONE GENERALE DI SOCIETA’
Art. 2247
Di norma la società nasce da un contratto (1321)
Contratto di società: quando 2 o più persone decidono di dare vita ad un sodalizio.
Contratto tipico = vendita (bilaterale quando uno vuole vendere al max e l’altro vuole comprare al min). Gli interessi
delle parti sono divergenti. Logica antagonista.
Il contratto di società è un contratto particolare. Le parti si propongono l’esercizio in comune dell’attività economica.
Gli interessi vanno nella stessa direzione (logica cooperativa).
In cosa si traduce l’esercizio in comune dell’attività d’impresa? Nascita della società = nuova figura soggettiva (ente)
dotato di capacità giuridica e capacità di agire.
= contratto in comunione di scopo, gli interessi vanno nella stessa direzione.
= contratto di organizzazione si genera un nuovo ente.
La maggioranza delle volte è un contratto plurilaterale (+di 2 persone).
Perché si decide di svolgere in comune un’attività d’impresa e creare una società (scopo mezzo)? Idea di dividere gli
utili (scopo fine).
Dare vita ad una società comporta sacrificio patrimoniale da parte dei soci per l’acquisto di macchinari, materie
prime, lavoratori per dare vita al ciclo produttivo.
La società che si finanzia da sola, non ricorrendo alla banca, si mostra più solida e seria.
I singoli conferimenti dei soci formeranno l’ammontare iniziale della società. Art 2247.
Maggiore è il conferimento e maggiore è il potere del socio nella società.
Ante riforma:
Le imprese esercitate da società erano definite imprese collettive.
All’origine della società vi era difatti un contratto bilaterale stipulato tra almeno 2 (o più) soci.
La pluralità dei soci veniva assunta come elemento imprescindibile per la costruzione della società.
Post riforma:
Viene ammessa (solo per le società di capitali: Spa e Srl) la possibilità di creare società unipersonali, ossia con un
unico socio. Ciò significa che a monte vi è un negozio unilaterale di costituzione (con contenuto patrimoniale) e non
un contratto.
___
-SOCIETA’ DI PERSONE (2 o + soci)
-SOCIETA’ DI CAPITALI (spa unipersonale ha un unico socio= all’origine non si ha un contratto ma un negozio
unilaterale)
2 Lo SCOPO fine nella normalità dei casi = distribuire utili (fini di lucro)
Oppure possono esserci:
-finalità mutualistiche: cooperative.
-finalità di carattere solidale: imprese sociali.
SOCIETA’ DI PERSONE
Sono individuate 3 tipologie di società di persone:
- Semplice (attività agricola)
- In nome collettivo SNC
- In accomandita semplice SAS
Per ogni tipo abbiamo una normativa e delle disposizioni
La disciplina delle società semplici costituisce oltre che la disciplina propria anche un default.
Le SNC saranno regolate dalle disposizioni specifiche ma anche dal regime di base delle società semplici e quelle
disposizioni che risultano compatibili (2293 cc).
Anche nelle SAS; sono regolate dalle specifiche disposizioni ma anche le disposizioni relative alle SNC in quanto
compatibili.
La tipologia della società semplice può essere utilizzata solo quando la natura della società è agricola.
E non può essere utilizzato quando l’attività svolta è di carattere commerciale.
Le SNC possono essere utilizzate anche per attività di natura agricola.
Società semplice
2251 cc. “Il contratto di società non è soggetto a forme speciali, salvo quelle richieste dalla natura dei beni conferiti”.
Principio generale della libertà delle forme. A meno che la natura del bene conferito non richieda una forma
specifica.
Il contratto può essere concluso verbalmente o può risultare da comportamenti concludenti. (società di fatto: muore
titolare di un’azienda agricola e i suoi figli continuano insieme a portare avanti l’attività del padre).
Precisione:
Ogni vicenda relativa ad un bene immobile richiede che il contratto sia perfezionato in forma scritta. Se conferisco
bene immobile alla società. E’ la natura del bene conferito ad imporre la forma scritta.
Gli effetti del conferimento sono equiparabili agli effetti di una vendita (passaggio di beni da titolare A a titolare B, la
società).
La società costituisce una figura soggettiva diversa dai soci, dotata di capacità giuridica e capacità di agire.
La legge non prevede contenuto minimo del contratto.
snc
Nell’ambito delle SNC noi dobbiamo confrontarci con 3 norme.
Art. 2295 cc: individua il contenuto dell’atto costitutivo
-Indicare le generalità dei soci
-La ragione sociale (nome che distingue le società le une dalle altre)
-I soci che amministrano la società
-La sede della società
-L’oggetto sociale, settore merceologico nella quale l’impresa si trova ad operare, anche più di uno (impresa di
costruzioni)
-I conferimenti di ciascun socio e la valutazione
-I criteri di ripartizione degli utili
Art. 2296 cc. L’atto costitutivo deve essere depositato nel registro delle imprese entro 30 giorni dalla sottoscrizione.
Per una regola propria del registro delle imprese è necessario che l’atto da depositare abbia oltre che la forma
scritta, la forma dell’atto pubblico (intervento del notaio e dei testimoni) o la forma della scrittura privata
autenticata (il notaio non partecipa alla redazione dell’atto ma accerta l’autenticità dei dichiaranti).
La scrittura privata autenticata è richiesta ai fini della pubblicità commerciale ma non ai fini della validità in sé
dell’atto costitutivo. La società nasce ed è in grado di operare, quindi anche alla SNC si applica la norma 2251.
La forma libera ci dice che non sono richieste requisiti solenni perché una società venga ad esistenza
Possibile che non cambi niente? Si ma non incide sulla venuta ad esistenza della società.
Art. 2297 ci indica le conseguenze della mancata iscrizione della SNC nel registro delle imprese.
La SNC non iscritta nel registro delle imprese sarà assoggettata ad un regime diverso; regole più penalizzanti per i
soci. (Trattamento più severo rispetto ai creditori della società).
Le SNC iscritte nel registro delle imprese sono chiamate regolari, quelle non iscritte irregolari. Irregolare non
significa invalida o illecita.
Nulla impedisce che una società diventi da irregolare a regolare. Sarà necessario rinnovare l’atto costitutivo con la
forma necessaria per iscriverlo nel registro delle imprese.
Efficacia dichiarativa
Risvolto positivo: conoscibilità legale = conoscenza effettiva rispetto agli atti scritti
Risvolto negativo:
In certi casi l’iscrizione nel registro delle imprese può non solo esaurirsi nell’efficacia dichiarativa ma anche assume
una valenza di carattere normativo.
La differenza è apprezzabile sotto il profilo della disciplina applicabile. Assoggettate a regimi parzialmente differenti.
Contratti con comunione di scopo, potenzialmente plurilaterali. Il vizio di nullità o annullabilità che intacca la singola
partecipazione resta circoscritto alla singola partecipazione a meno che quella singola partecipazione non sia da
ritenersi essenziale al fine della sottoscrizione del contratto di società.
(rapporto di imprescindibilità tra la partecipazione di questo socio).
Vizio che già di suo si presta a colpire l’intero contratto? Es. previsione come oggetto sociale di un’attività illecita: la
produzione e il commercio di cocaina.
Distinguere due fasi:
-momento in cui i soci sottoscrivono l’atto costitutivo
-momento successivo in cui la società ha iniziato ad operare nel traffico giuridico.
Finché non abbiamo piena operatività si applica la disciplina del contratto: il contratto vista l’illiceità dell’oggetto è
da considerarsi nullo e non produce di effetti. Gli unici interessati al contratto di società sono i soci.
Quando la società inizia ad operare e concludere contratti con fornitori, collaboratori e clienti; e solo dopo (poco o
tanto tempo) ci si rende conto che l’attività è illecita.
Il vizio non può essere affrontato richiamando la disciplina in materia di contratti. Perché il contratto nullo è
improduttivo di effetti. Efficacia retroattiva; riportare le cose com’erano prima della stipulazione del contratto.
Dovremmo far cadere tutti i contratti che la società ha stipulato.
Verrebbero danneggiati in maniera evidente tutti coloro che hanno concluso contratti con la società.
Art. 2332 necessità di distinguere tra frase precedente e fase successiva al momento in cui la società ha iniziato ad
operare.
Soluzione: prevede la conversione della causa di nullità dell’atto costitutivo in una causa di scioglimento della
società.
Il valore aggiunto: quando una società si scioglie non scompare immediatamente ma sopravvive per un certo periodo
di tempo in cui è chiamata a definire tutti i rapporti pendenti.
La società viene estromessa dal traffico giuridico ma si concede un’appendice temporale per dare esecuzione ai
rapporti pendenti. I terzi che hanno stipulato contratti con oggetto lecito potranno fare affidamento sull’esecuzione
normale dei contratti.
Conferimenti
Contenuto imprescindibile del contratto costitutivo della società. È obbligatorio conferire alla società una certa
frazione di ricchezza personale.
Servono a fornire la società di un minimo di risorse necessarie per avviare l’attività.
Il legislatore non indica un conferimento minimo.
Art. 2253 CC. L’autonomia statutaria è libera di determinare la misura dei conferimenti.
Non esiste un ammontare determinato una volta per tutte. Si determinerà la misura dei conferimenti in funzione di
quanto si ritiene necessario per l’attività.
La misura dei conferimenti non determina solo il sacrificio al quale ciascun socio si sottopone ma indica anche ai
sensi dell’art 2263 CC la misura degli utili al quale il singolo socio avrà diritto (sempre che venga perseguito). Più ci si
sacrifica e più si ha diritto ad una maggiore quota di utili.
Caratteristica comune a tutte le società lucrative:
principio plutocratico: più investo e più guadagno.
L’esecuzione del conferimento mette capo ad una vicenda traslativa.
Art 2254 CC. Per le cose conferite in proprietà la garanzia dovuta al socio e il passaggio dei rischi sono regolati dalle
norme sulla vendita.
L’ammontare complessivo dei conferimenti determina il cosiddetto capitale sociale; indica l’ammontare di ricchezza
di cui la società è stata dotata al momento della sua costituzione.
Art 2295: l’atto costitutivo deve indicare i conferimenti di ciascun socio e si dovrebbe indicare il valore attribuito dai
conferimenti con il criterio di valutazione, per i conferimenti diversi dal contante.
Si lascia ai soci l’autonomia di determinare il valore dei conferimenti.
1.I soci tenderanno a gonfiare il valore dei conferimenti per fare apparire la società più solida.
2.Per fare ottenere al socio una posizione di vantaggio all’interno dell’azienda.
I soci di una SNC sono responsabili con il loro patrimonio dei debiti della società.
La compagine sociale è ristretta e si presume che i soci si rispettino e si controllino a vicenda.
I conferimenti d’opera possono essere considerati ai fini della determinazione del capitale sociale? No
Se nell’atto costitutivo è presente l’indicazione del valore allora anche il conferimento d’opera concorre a formare il
capitale sociale.
Il problema si pone solo se nell’atto costitutivo non è indicato il valore del conferimento.
Art 2263 2° Chi esegue un conferimento d’opera è socio e ha diritto di partecipare agli utili.
…la parte di utili spettante al socio che ha conferito la propria opera, se non è determinata dal contratto, è fissata dal
giudice secondo equità….
L’unica conseguenza che deriva dalla mancata valorizzazione dei conferimenti d’opera o servizi si ha in sede di
liquidazione della società.
Art 2282: in caso di scioglimento della società, incassati i crediti e pagati i debiti, se rimane un residuo attivo questo
è destinato a rimborsare i conferimenti eseguiti imputati a capitale sociale. Se rimane ancora un’eccedenza questa è
restituita a tutti i soci in misura proporzionale.
Residuo attivo= 12
10=capitale sociale: distribuito esclusivamente tra i soci che hanno dato conferimenti in denaro o natura.
2= può concorrere
Il socio in caso di scioglimento potrà partecipare all’eccedenza ma non al rimborso del capitale sociale che viene dato
in proporzione ai conferimenti eseguiti.
Il capitale sociale può assolvere tante funzioni. In tutti i tipi di società assolve una funzione fondamentale: costituire
il paramento per verificare se al termine dell’intero ciclo di esistenza della società o semplicemente al termine
dell’esercizio annuale, lo svolgimento abbia o meno prodotto utili.
1 gennaio 2020 100
31 dicembre 2020 120 20 utile = maggiore ricchezza
31 dicembre 2020 100 non ha raggiunto maggiore ricchezza ma non l’ha nemmeno dissipata
31 dicembre 2020 80 o 30 o 0 dissipazione più o meno accentuata della ricchezza = perdite
Gli utili realmente conseguiti corrispondono al surplus di ricchezza che risultano al termine d’esercizio.
Cosa guardo per verificare che ci siano o meno utili conseguiti? SP
Perché non guardo il conto economico? Può succede che nel 2020 ricavi > costi (utile)
Ma può essere accaduto che nel 2019 avessimo avuto delle perdite.
Gli utili risultati dal 2020 devono essere utilizzati per coprire le perdite dell’esercizio precedente, una volta coperte le
perdite se avanza utile può essere distribuito.
Se attività > passività abbiamo ricchezza presente in società. Poi devo considerare se questa è superiore rispetto al
capitale sociale.
Art 2263 La partecipazione negli utili e nelle perdite si presume proporzionale ai conferimenti.
Se il valore dei conferimenti non è determinato del contratto, si presumo uguali.
È consentito alle parti stabilire dei criteri non proporzionali di partecipazione (tale va indicato nell’atto costitutivo).
Questa autonomia ha un limite: divieto di patto leonino Art 2265
-divieto del patto con il quale uno o più soci vengono esclusi da ogni partecipazione agli utili.
-divieto del patto con il quale uno o più soci vengono esclusi da ogni partecipazione alle perdite.
Due divieti proteggono interessi di tipo diverso.
1.riflette una valutazione negativa del legislatore rispetto ad un socio che entri in una compagine per offrire un
benefico agli altri.
2.riflette un tipo di tutela: si vuole evitare forme di abuso di un socio verso l’altro. Un socio non subisce alcuna
perdita e l’altro socio non soltanto subisce la sua perdita ma anche quella dell’altro socio.
Un socio deve essere disponibile a correre una certa misura di rischio.
I creditori sociali sono coloro che hanno dei crediti nei confronti della società.
La società è il soggetto debitore.
Le società di persone sono dotate di autonomia patrimoniale. Il patrimonio della società è diverso da quello dei
soci).
Nelle società di persone il legislatore chiama a rispondere dei debiti della società, anche i soci.
Art. 2267
Società semplici
Sono sempre illimitatamente responsabili i soci che hanno agito in nome della società e tutti gli altri.
Patto contrario per essere opponibile ai terzi creditori va portato a conoscenza con mezzi idonei
S.a.s
Illimitatamente e solidamente responsabili sono solo gli accomandatari. Gli accomandanti rischiano solo il conferito.
Società in nome collettivo SNC
Tutti i soci rispondono per i debiti della società e si tratta di una responsabilità illimitata e solidale. (Investe il
patrimonio di ogni singolo socio).
Qualora i soci avessero previsto di escludere uno di loro dei debiti della società questo patto non è opponibile ai terzi
allora tutti i soci sono chiamati a rispondere per i debiti della società.
La posizione del socio può essere pensabile come quella di un garante, fideiussore
Il socio che ha pagato il debito della società potrà agire nei confronti della società chiedendo il rimborso.
Perché si tratta di una responsabilità per debito altrui.
Che cosa può succedere?
-la società non è in grado di pagare il debito perché si è bruciata l’intera ricchezza. In tal caso il socio che ha pagato il
debito può agire in regresso anche nei confronti degli altri soci chiedendo a ciascuno in misura pari alle perdite che
deve supportare. Dipende dalla misura della partecipazione dei soci agli utili e alle perdite.
Se si rivolgesse alla società, questa non potendo pagare, fallisce la società e di conseguenza falliscono tutti i soci
illimitatamente responsabili. (fallimento per estensione).
Art. 2304
I creditori prima di rivolgersi ai soci devono aggredire inutilmente il patrimonio della società.
Onere di preventiva escussione.
Art. 2268
Il creditore sociale può sin dà subito aggredire il patrimonio del socio (il creditore non è gravato dall’onere della
preventiva escussione) ma il singolo socio che subisce l’aggressione può deviare l’azione sul patrimonio della società:
individua dei beni facilmente aggredibili. In difetto subirà l’azione dei creditori sul proprio patrimonio.
Se viene indicato un termine di durata nell’atto costitutivo: i soci sono tenuti a rispettarla.
Se non viene indicato: i soci potrebbero liberamente recedere dalla società.
Il nostro ordinamento non permette vincoli senza fine.
Per la società non è un bene che il socio possa recedere quando vuole perché recedendo il socio ha diritto alla
liquidazione della sua quota (fuoriuscita improvvisa di risorse)
Pertanto
Art. 2307
Allo scadere del termine, per evitare lo scioglimento, i soci possono prorogare il termine di durata. Questa potrebbe
snervare i creditori i quali hanno atteso il termine per intervenire.
Allora è possibile una proroga però il creditore personale può entro 3 mesi contestare la legittimità della proroga
Se l’opposizione è accolta la società deve liquidare la quota del socio debitore.
Ipotesi inversa
Un terzo che entra in società.
Art. 2269 Chi entra a far parte di una società già costituita risponde illimitatamente per i debiti della società anche
anteriori al suo ingresso. Molto pericoloso per il nuovo socio.
Art. 2257
Fissa la struttura di governo delle società semplici e snc.
L’amministrazione (funzione gestoria= decisone e compimento degli atti) della società spetta a ciascuno dei soci
disgiuntamente dagli altri. Ogni soci è da considerarsi amministratore, investito della funzione gestoria.
Nel suo complesso dei 2 momenti o solo il momento decisorio?
Art. 2266 2° comma
Salvo diverse disposizioni del contratto, la rappresentanza spetta a ciascun soci amministratore. Avere il potere di
rappresentanza significa anche avere il potere di tradurre in realtà la decisione assunta.
Disgiuntamente = ciascun socio in quanto amministratore può decidere da solo quale contratto sottoscrivere e poi
anche sottoscriverlo, in quanto dispone dei necessari poteri di rappresentanza.
Perché il legislatore ha previsto questo regime come regola di default? Per ragioni di rapidità.
In questo modo non c‘è discussione e le decisioni possono essere assunte e realizzate con estrema immediatezza.
Rischio: 5 soci = 5 teste, se ciascuno decide e fa ce il rischio di avere una società zig zag.
Obiezione giusta ma eccessiva perché non si deve tenere conto che la compagine sociale ristretta dove i soci si
conoscono l’un l’atro e si fidano.
In linea di massima il legislatore crede che i soci abbiano la stessa linea o visione.
Viene attribuito a ciascun socio amministratore un potere di veto o di opposizione rispetto al compimento di
un’operazione che un altro socio amministratore voglia compiere.
Se questo potere di veto viene esercitato, il socio che aveva pensato all’operazione non può andare avanti
Momento di stallo; come si esce?
3° comma
La decisione del dissidio viene affidata a tutti i soci i quali verranno a decide in maggioranza calcolata non sulla
base delle teste ma in base alla partecipazione agli utili.
Questo correttivo, potere di veto, funzione fino ad un certo punto in quanto non esiste un onere di preventiva
informazione agli altri soci amministratori circa le operazioni che si intendono compiere. Se esistesse gli altri
potrebbe esercitare il potere di veto.
Il correttivo rischia di non potersi attivare.
Sono ammesse soluzioni diverse: l’autonomia statutaria può prevedere l’amministrazione congiuntiva (2258):
l’amministrazione spetta congiuntamente a più soci. La decisione non è più isolata ma è assunta insieme
(contributo di tutti gli amministratori).
-Principio di unanimità: una decisione può essere assunta solo se tutti i soci amministratori sono d’accordo.
-Principio a maggioranza: può essere assunta con la maggioranza. I criteri sono decisi dallo statuto.
Il principio di unanimità rischia di creare una situazione di paralisi. È molto difficile che rispetto ad una decisione tutti
sia d’accordo.
Pertanto il principio a maggioranza è uno strumento più agevole per assumere decisioni anche se comporta una
sacrifica della minoranza.
Amministrazione congiuntiva: il potere di decidere viene esercitato congiuntamente dai vari amministratori.
Dissociazione tra
-Potere gestoreo: attribuito ai vari amministratore
-Potere di rappresentanza: concentrato nelle mani di un unico amministratore. Occorre una clausola dello statuto
perché la regola di default è che tutti gli amministratori abbiamo potere di gestione e rappresentanza.
Clausole che prevedono per il compimento di certi atti di valore superiore ad una determinata soglia, occorre la
doppia firma. Limitazione del potere di rappresentanza.
Art. 2298 le limitazioni per essere opponibili devono essere iscritte nel registro delle imprese.
Art. 2262 dopo l’approvazione del rendiconto, il socio ha diritto di percepire la sua parte di utili.
SNC. I soci hanno il potere di decidere e di perfezionare gli atti di cui si compone l’attività d’impresa.
Il socio in quanto socio ha potere di:
- Modificare l’atto costitutivo
- Quando interviene nell’ipotesi dell’amministrazione disgiuntiva, un dissidio fra più amministratori
- Decidere in merito alle modifiche di carattere soggettivo, esclusione di un socio
- Promuovere azioni di responsabilità sociale nei confronti degli amministratori: può succedere che gli
amministratori assolvendo male il proprio compito arrechino un pregiudizio alla società. La società ha diritto
al risarcimento del danno. Chi promuove tale azione in nome della società? Il socio può agire nell’interesse
della società e chiedere al giudice di risarcire la società. I soldi andranno nelle tasche della società.
CAUSE DI SCIOGLIMENTO DEL RAPPORTO SOCIALE RELATIVE AL SINGOLO SOCIO
1. MORTE del socio
Situazione A: Snc con 2 soci e uno muore.
La compagine sociale si riduce ad un unico socio. Non è possibile né l’unipersonalità originaria né
l’unipersonalità sopravvenuta.
Il legislatore interviene con durezza. Da tempo al socio rimasto di ricostruire la pluralità di soci. Se entro 6
mesi non trova almeno un nuovo socio, innesca il procedimento che porterà alla cessazione della società.
Fase di liquidazione.
Situazione B: Snc con 3 o + soci e uno muore
La morte del socio non mette in discussione la pluralità della compagine sociale. Qual’é la sorte della
partecipazione del socio defunto?
Art. 2284: soluzione di default: la partecipazione del socio defunto viene liquidata agli eredi.
Fuori uscita di risorse dalla società. Il legislatore dà spazio a 2 ulteriori strade:
-l’erede subentra. Occorre il consenso di tutti i soci (si modifica l’atto costituivo e inoltre non è detto che
l’erede sia apprezzato come il defunto) e dell’erede (perché se subentra nel corso dell’esistenza della
società, egli risponde non solo per i debiti successivi ma anche per i debiti originati nella precedente
gestione. Occorre un consenso specifico).
(Se muore un socio di un SPA e nel suo patrimonio vi sono 20 azioni, egli per il solo fatto di accettare
l’eredità automaticamente subentra nella titolarità delle azioni possedute dal defunto. Non è chiamato a
rispondere dei debiti della società quindi non comporta rischi).
-i soci decidono di sciogliere la società. Consapevolezza dei superstiti di non poter continuare senza il
defunto, socio decisivo, oppure possono andare avanti ma vista la necessità di liquidare la quota all’erede la
società sarebbe privata di un ammontare di risorse irrinunciabile.
2. RECESSO
Art.2285:
1° comma: la società è stata costituita senza previsione di un termine di durata, oppure costituita per tutta
la vita di uno dei soci.
Il socio può recedere in qualunque momento, con preavviso di almeno 3 mesi.
Perché il legislatore ammette questa larghezza del recesso? Perché non vi è termine di durata e si ha la
possibilità di non rimanere vincolati tutta la vita.
2° comma: Società a tempo determinato
Il recesso può avvenire, se non previsto, solo in presenza di una giusta causa (es. si contestano ad altri soci
una serie di inadempimenti).
3. ESCLUSIONE
Quando il socio viene mandato via, ad esempio per gravi inadempienze alle obbligazioni che discendono
dalla legge o dal contratto sociale // sopravvenuta impossibilità del socio a prestare l’opera che si era
obbligato a conferire.
Art. 2286 2° comma: l’esclusione del socio può avvenire in seguito all’interdizione o all’inabilitazione del
socio.
Chi decide di escludere un socio? Art. 2287:
“l’esclusione è deliberata dalla maggioranza dei soci, decisa per teste”. Il socio da escludere non si conta.
La decisione di escludere il socio non è immediata; occorrono 30 giorni perché producano effetto.
Perché questo intervallo? Entro 30 giorni il socio escluso può opporsi in tribunale.
Art. 2289: nelle 3 ipotesi, al socio rispetto al quale si scioglie il rapporto o i suoi eredi spetta la liquidazione della
quota. La determinazione della quota è fatta in base alla situazione patrimoniale della società nel momento in cui si
verifica lo scioglimento.
La necessità di liquidare la quota fa sì che molto spesso anche se il socio sia responsabile di gravi inadempimenti, gli
altri non lo escludono, proprio per evitare di dover corrispondere il valore della quota.
Quando si decide di escludere il socio non ci si limita a contestare le gravi inadempienze ma si presentano i danni che
l’inadempimenti del socio hanno provocato. L’obbligo di monetizzazione della quota potrà essere compensato, in
tutto o in parte, dal diritto alla società di ottenere il risarcimento dei danni.
CAUSE DI SCIOGLIEMENTO DEL RAPPORTO SOCIALE RELATIVE ALLA SOCIETA’ IN QUANTO TALE
Lo scioglimento della società comporta l’estinzione di essa.
Differenza tra morte e estinzione. La morte è istantanea
L’estinzione è il punto terminale di un procedimento che si articola in tre momenti:
1-innesco, fase di liquidazione
2-svolgimento della fase di liquidazione
3-chiusura fase di liquidazione
La fase della liquidazione viene innescata dalle cause di scioglimento stilate dall’art. 2272:
- Decorso del termine di durata della società; se non viene prolungato la società entra in liquidazione
- Conseguimento dell’oggetto sociale; quando c’è una società di produzione di beni o servizi non si può mai
parlare di oggetto sociale perché l’oggetto sociale continua a conseguirsi. Qui si fa riferimento alle società
che si costruiscono per il conseguimento di uno scopo preciso. Costruzione del ponte sotto lo stretto di
Messina.
- Sopravvenuta impossibilità di conseguire l’oggetto sociale. Quando ad esempio un’attività era considerata
lecita e poi è intervenuto un divieto che non ha conseguito di portare avanti l’attività. O si cambia l’oggetto o
si scioglie la società
- Per volontà di tutti i soci; semplicemente perché non si crede più o non si ha più voglia
- Quando viene a mancare la pluralità dei soci e nel termine dei 6 mesi la pluralità non viene ricostituita.
- Quando ricorrono eventuali altre cause previste dal contratto sociale. (Ipotesi in cui uno o più soci si devono
trasferire all’estero).
Art.2279: i liquidatori devono portare avanti una gestione conservativa, non possono intraprendere nuove
operazioni (affari, progetti, iniziative). Se per eseguire un contratto pendente devono acquistare, lo possono fare.
Devono compiere tutto il necessario per il progressivo smantellamento della società.
Riforma del 2003. Il legislatore è intervenuto nell’ambito delle società di capitali e ha individuato il momento una
SPA o una SRL cessano di esistere. Una volta ultimata la fase di liquidazione una volta e approvato il bilancio di
liquidazione i liquidatori richiedono al registro delle imprese la cancellazione della SPA. La società cessa di esistere
con la cancellazione della stessa dal registro delle imprese, definitivamente estinta.
Momento di estinzione delle SPA? Con la cancellazione dal registro delle imprese Art. 2495
Qualche anno dopo la giurisprudenza ha dichiarato l’applicabilità in via analogica dell’articolo 2495 anche alle
società di persone, seppur con dei limiti.
Si ritiene che anche per una SNC il momento dell’estinzione coincide con la cancellazione dal registro delle imprese.
MA
Si possono cancellare dal registro delle imprese solo le SNC originariamente iscritte (regolari).
Per le SNC irregolari: “Le società non iscritte potranno ritenersi estinte nel momento in cui non residua più alcun
rapporto giuridico riferibile alle stesse”.
Può sfuggire ai liquidatori qualche debito della società e il fisco che spesso si palesa diversi anni dopo.
L’esistenza di rapporti giuridici in essere riferibili alla società non registrata impedisce di considerare estinta la
società.
Per essere sicuro che la società possa considerarsi estinta si deve attendere almeno 10 anni perché il termine di
prescrizione dei decreti. Superato questo periodo la società può considerarsi rimossa dalla realtà giuridica.
Una volta estinta la società viene meno l’ente, chi è creditore nei confronti della società vede svanire la controparte.
Nelle società di persone, anche venuta a meno la società il creditore può rivolgersi ai soci perché i soci sono
responsabili dei debiti della società.
• differenza più sottile: le diverse prerogative che il creditore particolare del socio ha nella SNC regole o
irregolare.
Il creditore particolare di un socio di una SNC regolare non può fino a scadenza della società, richiedere la
liquidazione della quota.
Il creditore particolare di un socio di una SNC irregolare può chiedere fin da subito la liquidazione della
partecipazione della quota del socio debitore a condizione di dimostrare che il patrimonio persone del socio non è
sufficiente a soddisfare le sue ragioni.
Nelle SNC regolari si pone qualche problema se prima della scadenza i soci decidono di prorogare il termine di durata
della società. Se la modifica dell’atto costitutivo viene iscritta nel registro delle imprese i creditori personali del socio
possono fare opposizione in quanto la proroga non consente loro di soddisfarsi.
Se la proroga non viene iscritta nel registro delle imprese, la posizione dei creditori personali del socio è uguale a
quella delle società semplici: in via di fatto viene protratta l’esistenza della società i creditori personali possono
richiedere la liquidazione della quota sempre che dimostrino che il patrimonio personale del socio è incapiente.
La disciplina delle SNC irregolari è quella delle società semplici. Sono regolare più penalizzanti e rigorose per i soci.
La mancata iscrizione non impedisce alla SNC di venire ad esistenza, non ha valenza costitutiva, ma incide sulle
regole applicabili.
SOCIETA’ IN ACCOMANDITA SEMPLICE (fisiologia del fenomeno)
-soci accomandatari: ha l’idea ma non ha i mezzi economici. Conferisce ma in maniera più limitato.
Lui è investito della funzione gestoria. Gestendo l’impresa sociale risponde con il suo patrimonio personale dei
debiti della società. Lui conduce un’attività grazie alle risorse di altri, per evitare comportamenti azzardati;
responsabilità illimitata.
Art. 2317
SAS regolari: iscritte nel registro delle imprese. Efficacia normativa e non costitutiva.
SAS irregolari: non iscritte nel registro delle imprese
Se la sas è iscritta i creditori sociali possono agire nei confronti degli accomandatari solo dopo aver verificato
l’incapienza del patrimonio sociale.
Se la sas non è iscritta i soci possono rivolgersi fin da subito nei confronti degli accomandatari. Essi possono deviare
l’azione sul patrimonio della società e indicare dei beni agevolmente aggredibili.
2° comma: la mancata iscrizione non rende anche gli accomandanti responsabili perché nella ragione sociale è
indicato il tipo SAS dove ci sono 2 categorie di soci. Solo nei confronti di una categoria si può agire. Salvo che gli
accomandanti non si siano intromessi nella gestione d’impresa.
SOCIETA’ PER AZIONI (SPA)
Appartengono alla famiglia delle società di capitali (contrapposte alle società di persone).
Cosa contraddistingue le Società di capitali e società di persone:
Nella società di persone prevale l’origine contrattuale invece nelle società di capitali il momento contrattuale tende a
sbiadire perché prende il sopravvento il momento organizzativo.
Società di persone: se nel corso dell’attività si decide di modificare l’atto costitutivo della società occorre sempre il
consenso di tutti i soci.
Perché un socio possa trasferire la sua partecipazione ad un terzo occorre nuovamente il consenso di tutti i soci,
perché è considerata una modifica dell’atto costitutivo. Qualunque variazione di carattere soggettivo ..
Società di capitali: la rilevanza del contratto permane fino a che la SPA viene ad esistenza, ma poi prende il
sopravvento il momento organizzativo, l’organizzazione ha delle regole proprie che possono differire da quelle del
contratto. Le modifiche dell’atto costitutivo non richiedono più il consenso di tutti i soci; per effetto di maggioranze
qualificate. Permettono di fare a meno dell’unanimità dei consensi.
La partecipazione viene oggettivata; ciò comporta che la partecipazione alla società può essere trasferita senza il
consenso di tutti i soci. Il trasferimento della partecipazione non viene più considerato come una modifica del
contratto originario ma viene considerata come un avvicendamento all’interno dell’organizzazione.
Come mai viene utilizzato il modello delle SPA nel caso della Ferrero (compagine sociale ristretta)?
È vero che modello SPA è stato pensato per compagini sociali molto elevate ma la disciplina delle SPA si presta ad
essere utilizzata anche quando la compagine sociale è molto ristretta. Spa è stato uno dei prodotti migliori del
pensiero giuridico; si adatta a contesti diversi da quello originario.
Disciplina completa che da molte garanzie e si preferisce rispetto alla SRL che nella testa del legislatore sarebbe il
modello più idoneo alle compagini sociali ristrette.
due momenti:
1. la stipulazione dell’atto (dove si manifesta la volontà negoziale)
2. l’iscrizione nel registro delle imprese (la società acquista autonomia patrimoniale perfetta)
Rilevanza iscrizione SPA: efficacia costitutiva; incide sulla venuta ad esistenza della società.
Art. 2328
La società può essere costituita per contratto o per atto unilaterale.
L'atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico (forma scritta sofisticata che oltre alla sottoscrizione delle
parti richiede la partecipazione di un notaio) e deve contenere:
-generalità dei soci
-denominazione della società (nome che costituisce uno dei segni distintivi della società)
-sede (comune ove è posta la sede: presso la sede sono inviate tutte le comunicazioni relative alla società)
-oggetto sociale (tipo di attività o progetto imprenditoriale che si vuole portare avanti; non basta scrivere attività
agricolo commerciale ma bisogna indicare il settore merceologico)
-Ammontare di capitale sottoscritto e versato: capitale sociale indica il valore complessivo di tutti i conferimenti.
-numero azioni emesse e loro valore nominale; la singola azione corrisponde alla singola partecipazione all’interno
della società. Più azioni si hanno e maggiore potere si ha e maggiore diritto di partecipare agli utili.
Il valore del capitale sociale corrisponde al valore complessivo delle azioni.
Es capitale sociale = 1000. Se l’azione ha un valore nominale pari a 2, significa che verranno emesse 1000/2= 500
azioni.
-valore dei beni e dei crediti conferiti in natura. Il conferimento in denaro ha un valore intrinseco.
Per i conferimenti in natura il socio deve presentare una perizia redatta da un esperto che determini il valore del
bene. I conferimenti in natura si devono eseguire subito.
-criteri di ripartizione degli utili: generalmente su base proporzionale ma ci sono anche dei criteri diversi.
-individuazione del sistema di amministrazione adottato:
modello tradizionale, duale o monisitico. (noi faremo solo il tradizionale)
-numero dei componenti dell’organo di controllo: il collegio sindacale.
-durata della società: elemento importante perché è necessario riconoscere ai soci un diritto di recesso da
esercitare con preavviso. Se la società è costituita senza termine di durata si può recedere in qualsiasi momento per
un principio generale del nostro ordinamento che impedisce vincoli di durata eterna.
Il recesso è una vicenda rischiosa: il socio ha diritto di farsi monetizzare dalla società il valore della sua quota. Per
questo 9,9 statuti su 10 prevedono un termine: si viene ad eliminare la possibilità di recedere prima della scadenza.
Il termine dovrà essere un termine plausibile tenendo conto dell’età media dei soci (Es. 10-15 anni e non 300).
Art. 2329
Il notaio ha il compito di controllare che l’atto non sia contrario alle norme imperative, all’ordine pubblico e al
buon costume.
Per arrivare alla costituzione della S.p.A. sono necessarie 3 condizioni:
1. il capitale sociale va sottoscritto per intero (per i conferimenti in denaro non è invece richiesto che il capitale
venga versato interamente).
2. devono essere rispettate le norme sui conferimenti. (i conferimenti in natura necessitano della perizia che attesti il
valore effettivo, tale deve coprire la misura del capitale sottoscritto).
3. controllare che siano state ottenute le autorizzazioni richieste.
4. controllare che l’atto costitutivo non contenga delle clausole incompatibili con il modello di SPA. Es atto
costitutivo che prevede un capitale sociale di 20 000.
La costituzione di una SPA non è un’operazione semplice perché esiste un gruppo numeroso di soci.
Prima di stipulare l’atto cost. davanti al notaio sono avvenuti incontri e trattative.
L’atto costitutivo può essere stipulato in due diverse modalità:
• per costituzione simultanea = tutti i soci si presentano davanti al notaio e sottoscrivono direttamente l’atto.
• per pubblica sottoscrizione = i promotori depositano il programma della S.p.A. che intendono costituire; il
programma viene reso pubblico; chi vuole sottoscrivere questo programma ed effettua i versamenti necessari. Al
raggiungimento dell’importo necessario ci si presenta dal notaio.
Se si applicasse la disciplina del contratto sarebbe da considerarsi nullo il contratto, la società e gli atti compiuti.
Nullità del contratto ha efficacia retroattiva: si ritorna alla situazione precedente alla stipulazione del contratto.
I terzi entrati in contratto con la società vedono sparire la propria controparte contrattuale.
Si crea un compromesso tra l’esigenza di legalità e l’esigenza di tutela del terzo contraente: soluzione di 3 punti:
1. Riduzione dei vizi in grado di determinare la nullità dell’atto costitutivo: mancato rispetto della forma
solenne, illiceità dell’oggetto sociale, mancanza dell’atto cost. di ogni indicazione circa la denominazione
della società, circa i conferimenti, l’ammontare sociale e oggetto sociale. (solo queste anomalie possono
causare la nullità dell’atto costitutivo)
2. Conversione della causa di nullità in causa di scioglimento della società. Imporre che la società si sciolga:
significa sottoporsi ad una procedura di liquidazione della società: vanno portati a compimento la riscossione
dei crediti e il pagamento dei debiti. I terzi conservano la controparte contrattuale. La società rimane ancora
in essere: i soci che non hanno eseguito ancora tutti i conferimenti restano tutt’ora obbligati. La stessa
sentenza che dichiara la nullità nomina i liquidatori: coloro che hanno il compito di liquidare la società.
3. Previsione della sanabilità dei vizi: la nullità per definizione è un vizio insanabile. Nelle SPA la nullità può
essere sanata e i soci possono rimuovere il vizio andando dal notaio. Es possono andare dal notaio e
modificare l’oggetto del contratto da illecito a lecito.
Tale norma viene richiamata anche alle società di persone. Viene conservata l’idea che la causa di nullità si
converta in una causa di scioglimento.
CONFERIMENTI
Ribadiamo:
- Sono gli apporti di utilità che i soci si impegnano a fornire in favore della società.
- L’ammontare complessivo dei conferimenti mi indica l’ammontare complessivo del capitale sociale.
- Al momento dell’atto costitutivo i soci si impegnano al conferimento occorre distinguere il capitale sottoscritto
dal capitale versato. Nel caso dei conferimenti in natura tali coincidono perché il legislatore vuole che questi
siano liberati sin dal momento della sottoscrizione dell’atto costitutivo. Nel caso dei conferimenti in denaro ce
una distanza temporale tra la sottoscrizione e la liberazione.
Diventa importante capire la ricchezza presente all’interno della società. Il legislatore deve assicurare che
effettivamente i soci conferiscano alla società la ricchezza che si sono impegnati a versare nei confronti della
società.
Per i beni diversi dal denaro, il valore di questi deve trovare conferma in un’attestazione proveniente da un
soggetto terzo e parziale.
La verifica può avere esito positivo, valore del bene determinato correttamente.
Esito negativo quando il valore del bene sia inferiore rispetto a quello indicato.
Il legislatore adotta una serie di correttivi:
Se la differenza di valutazione è minore di 1/5 non succede nulla perché il legislatore preferisce ricondurre la
differenza di valutazioni nell’ambito della discrezionalità (margine di apprezzamento soggettivo). Se valore
attribuito dall’esperto è 100. 1/5 = 20 quindi fino a quando gli amministratori valutano il bene 80 non succede
nulla.
Se la differenza supera 1/5 il legislatore adotta i seguenti correttivi:
(il socio sottoscrive 100, ma in realtà è 60)
1 permette al socio conferente di versare la differenza
Il socio mantiene all’interno della società il peso che aveva voluto conseguire con il conferimento, dall’altra per
continuare ad essere titolare dovrà girare la società un ulteriore frazione di ricchezza (da 60 dovrà aggiungere 40)
2 il socio rimane titolare della quota di capitale corrispondente (60) e le azioni ulteriori vengono sottratte al
socio per poi essere collocate presso altri soci o terzi o vengono eliminate e si riduce il capitale sociale.
Fino che non viene eseguito questo controllo da parte degli amministratori, le azioni non possono circolare.
La soluzione ha il pregio di non richiedere al socio un ulteriore sacrificio patrimoniale, però si può affievolire la sua
posizione all’interno della società.
3 Il socio può recedere dalla società: se possibile gli viene consentito di recuperare il bene conferito o se ciò
non è possibile gli viene consentito di uscire dalla società e ricavare l’equivalente del bene conferito.
Il legislatore non si sente di penalizzare il socio conferente in quanto il bene è stato valutato da un esperto
nominato dal presidente del tribunale. Pertanto offre al socio conferente tre strade.
Nelle SPA il capitale sociale viene fatto oggetto di una disciplina molto più articolata rispetto per le società di
persone.
Vige la regola del capitale sociale minimo: se nel corso dell’esistenza della società, lo svolgimento dell’attività non
produce ricchezza aggiuntiva ma va a bruciare la ricchezza esistente (originariamente conferita dai soci) scatta un
obbligo di ricapitalizzazione:
Esiste un vincolo – principio di fissità del capitale sociale – i soci devono dotare la società di nuova ricchezza pari
al capitale sociale minimo (50 000 euro).
Però Il valore complessivo delle azioni deve essere pari al valore del capitale sociale sottoscritto. Pertanto gli altri
soci riceveranno un numero di azioni non coincidente con il valore del proprio conferimento.
Se ho cap. sociale 100 e azioni del valore nominale pari a 1.
Azioni emesse? 100 azioni
Se un socio conferisce 50, uno 30, uno 20. Ammettiamo che il terzo socio sia importante per la società, di decide di
affidare al terzo socio 30 azioni. Il primo e il secondo, rinunciano ad alcune azioni e riceveranno un numero di azioni
non coincidente con il valore del proprio conferimento. (ripartizione interna non proporzionale fermo restando che il
numero di azioni non può variare.)
Nei casi in cui l’autonomia statutaria si è avvalsa di adottare il criterio della ripartizione interna non proporzionale: la
funzione organizzative del capitale sociale si affievolisce perché non è più indicativa dei rapporti di forza all’interno
della società.
2 teoria= Funzione di carattere produttivo = il capitale sociale minimo serve per dotare la società
dei mezzi necessari per avviare l’attività.
Critica: non ha senso che ci sia una soglia minima uguale per tutte le S.p.A. indipendentemente dalle dimensioni e
dai tipi di società.
La concezione produttivistica del capitale sociale minimo impone che l’ammontare delle risorse inziale non è definito
una volta per tutte.
Produzione di caviale tramite storioni: 50.000 non servono a niente per iniziare il ciclo produttivo in quanto fare
investimenti di ammontare nettamente superiore. Bisogna poi attendere anni che le vasche con gli storioni si
riempiono e riproducono.
4 teoria= Il capitale sociale minimo serve per individuare una soglia di attenzione.
È un campanello d’allarme per intervenire tempestivamente quando le cose vanno male. Società non autoliquidante.
Bisogna saper gestire in modo efficacie e affrontare tempestivamente una situazione di criticità reale prima che sfoci
in un vero e proprio dissesto.
PERDITE:
-lievi: se la società incorre in perdite che restano confinate ad 1/3 del capitale sociale.
Possono essere recuperate nell’esercizio successivo e non destano particolare preoccupazione.
-gravi: se la società incorre in perdite superiori a 1/3 del capitale sociale ma non intaccano il capitale sociale minimo.
In tal caso il legislatore impone agli amministratori di convocare l’assemblea dei soci e informargli sulle iniziative di
carattere imprenditoriale per ristabilizzare la situazione (es. licenziare). Alla società è concesso un anno di tempo per
riparare il danno.
-gravissime: se la società incorre in perdite superiori a 1/3 del capitale sociale e che intaccano il capitale sociale
minimo. Situazione molto delicata. Si ha ancora ricchezza presente. Bisogna prendere provvedimenti.
[Esempio
capitale sociale pari a 90 000.
-Perdite di 20 000 e al termine dell’esercizio la ricchezza presente in società è diminuita. Perdita leggera perché è
inferiore a 1/3 di capitale sociale.
-Perdita pari a 38 000. Perdita grave perché è superiore a 1/3 del capitale sociale e non è tale da avere intaccato il
capitale sociale minimo. 90 000- 38 000 = 52 000 > 50 000.
-Perdita per 60 000, gravissima.]
3 strade:
-ricapitalizzazione: i soci devono effettuare nuovi conferimenti per raggiungere almeno il livello di capitale sociale
minimo.
-scioglimento della società: meglio chiudere prima che i danni diventino maggiori.
-trasformare la società: da SPA a società di persone: vantaggio che non è prevista la regola del capitale sociale
minimo. Ma si andrebbe a verificare una responsabilità dei soci per i debiti della società.
Le tre soluzioni introducono tutte un cambiamento radicale.
LE AZIONI
La partecipazione sociale è rappresentata da azioni.
È la posizione che il socio ha nell’ambito del rapporto societario.
L’insieme di diritti, obblighi, poteri che sorgono in capo al socio.
È un insieme di situazioni giuridiche; passive e attive (diritto alla distribuzione agli utili).
Diritto di partecipare all’assemblea, di votare… poteri di carattere amministrativo.
La partecipazione del socio all’interno della società non si esaurisce in un'unica situazione giuridica ma in più.
Per tutti i tipi di società, salvo le SPA, le partecipazioni vengono organizzate, costruite e pensate secondo un criterio
personalistico.
Ci sono tante partecipazioni quanti sono i soci.
Ogni partecipazioni è diversa dall’altra perché in linea di principio la partecipazione è commisurata all’ammontare
di capitale sottoscritto.
L’autonomia statutaria decide circa il capitale minimo e anche il valore minimo della singola partecipazione (valore
nominale) e indica a quanta parte dell’intero corrisponde la singola partecipazione.
Art.2347
Le azioni sono indivisibili.
Negli altri modelli societari la partecipazione può essere ceduta da un socio a un altro socio oppure a un terzo ma ci
può essere la cessione totale o parziale della propria partecipazione.
Non posso dividere la singola azione, che è un’unità minima standardizzata perché è uguale alle altre.
Cosa succede se un socio proprietario di un’azione e muore lasciando due eredi. Cosa succede all’azione?
In questa caso, situazione di comproprietà. La misura dei diritti attribuiti dall’azione sono sempre quelli. Diritto di
voto a cui dà diritto l’azione è sempre lo stesso.
Nomina di un rappresentante comune.
Un’azione indica un insieme di diritti, poteri e obblighi che derivano dalla partecipazione alla società.
Una singola azione attribuisce situazioni:
• Prerogative di ordine patrimoniale. Art.2350
-Diritto agli utili: È più corretto parlare di aspettativa agli utili, in quanto non è certo che al termine dell’esercizio vi
siano utili distribuibili. Anche se al termine dell’esercizio dovesse risultare l’effettiva esistenza di utili, sarebbe
necessaria una delibera dell’assemblea ordinaria dei soci che decide come impiegare gli utili, se distribuirli o tenerli
all’interno della società per compiere investimenti.
-Diritto alla distribuzione del residuo attivo nell’ipotesi di liquidazione della società: Art.2232 nella fase della
liquidazione occorre eseguire i rapporti pendenti, riscuotere i crediti e pagare i debiti. Se al termine dovesse essere
presente ricchezza, questa dovrà servire per rimborsare i conferimenti e se avanza ancora diritto di una parte che
verrà assegnata sotto forma di utile.
Se i soci non vogliono investire di nuovo nella società: (componente patrimoniale del diritto di opzione) il socio può
cedere il suo diritto a terzi. Il socio vede diluita la sua partecipazione però otterrà un beneficio economico.
Diritto warrant consente ai terzi di sottoscrivere entro 30 giorni le nuove azioni al loro valore nominale, senza
sovrapprezzo.
Io che vendo che prezzo chiedo?
Il guadagno per il socio varierà tra zero e un centesimo in meno rispetto all’ammontare del sovrapprezzo.
[Valore azione 2, valore azione con sovrapprezzo 2,5
Si acquista il diritto di opzione tra 0,1 e 0,49. Perché se no il prezzo sarebbe 2,5 e non ci sarebbe vantaggio
economico ma solo vantaggio di priorità sui terzi.]
Ogni azione attribuisce queste prerogative in ugual misura però se ho 50 azioni, il diritto di moltiplicherà per 50.
Riforma del 2003 ha permesso di distinguere categorie di azioni per favorire il collocamento di azioni sul mercato che
attraggano il maggior numero di investitori possibili.
Dal 1998 è stata introdotta la dematerializzazione delle azioni: le azioni non sono più rappresentate da documenti
cartacei ma da registrazioni scritturali. Nella logica di favorire la trasferibilità delle azioni.
-grazie al progresso tecnologico e alle nuove modalità di rappresentare e trasferire azioni.
-anni in cui in Italia si sviluppa il mercato azionario e si cerca di renderlo più efficiente possibile (privatizzazione di
enel, eni). La dematerializzazione permette di superare alcuni problemi che si erano rappresentati con i certificati
azionari quali: smarrimento, falsificazione, sopravvenuta illeggibilità del documento.
Dematerializzazione parziale
Dematerializzazione completa: non vengono più emessi certificati cartacei ma tutto avviene sulla base di
registrazioni su conti titoli.
Perché il sistema funzioni è necessario che ci sia una società di gestione accentrata dei titoli (monte titoli). Il compito
è dare certezza e fiducia ai successivi trasferimenti di azioni. Offre un servizio e prende un compenso sia dalla società
emittente sia provvigione per ciascun trasferimento.
La società emittente ha un conto titoli presso monte titoli dove sono accreditate tutte le azioni che la società
emette. All’interno di monte titoli ci sono conti intestati non ai singoli risparmiatori ma agli intermediari – le banche -
attraverso cui gli investitori sottoscrivono o trasferiscono le azioni.
(Perché non ci sono i conti dei singoli soci? Sarebbero troppi e ingestibili).
Questi conti aggregano tutte le azioni che in un dato momento i clienti di Unicredit possiedono in riferimento a
quella società emittente.
Nel momento di vendita delle azioni. Cliente di Unicredit che sul proprio conto titoli ha accreditato 10 azioni della
società A, decide di venderne 3 ad un cliente che ha un conto titoli presso Banca intesa.
Perfezionata la vendita: il conto titoli del cliente di Unicredit vede una diminuzione di 3 azioni, correlativamente il
conto titoli di Unicredit all’interno di monte titoli subisce una decurtazione di 3 azioni.
Il conto titoli di banca intesa all’interno di monte titoli subisce un incremento di 3 azioni e correlativamente il conto
titoli del cliente all’interno di banca Intesa vede annotate 3 azioni in più. Questa vicenda crea delle variazioni al
livello di conto corrente bancario. Prezzo di vendita delle 3 azioni: 10 euro. Il conto corrente del venditore vedrà
aumento di 10 euro mentre in conto corrente del venditore vede una diminuzione di 10 euro.
Il legislatore ha previsto che la registrazione sul conto equivale alla girata. Il legislatore ha individuato uno strumento
che determina il trasferimento delle azioni.
Le azioni rappresentano la contropartita che il socio riceve per aver apportato ricchezza all’interno della società.
Le risorse che vengono acquisite dalla società formano il capitale proprio. Il socio non può richiedere il rimborso del
conferimento. L’ammontare dei conferimenti al fronte del quale vengono liberate le azioni è capitale proprio della
società.
È uguale per tutte le azioni. Tutte le obbligazioni sono assoggettate alla medesima disciplina.
In questo modo con la parcellizzazione si chiede ad una moltitudine di soggetti di contribuire alla formazione
dell’ammontare. Chi presta denaro rischia solo l’importo necessario per sottoscrivere una o più azioni. Rischio
limitato. Quindi ci si accontenta di un tasso d’interesse minore rispetto a quello previsto dalla banca.
Perché le società emittenti si rivolgono molto spesso alle banche piuttosto che emettere prestiti obbligazionari
che hanno tasso d’interesse più basso?
Svantaggi del prestito obbligazionario:
-chiama in gioco i risparmiatori comuni. Subentra la tutela dei comuni investitori per evitare che cadano in truffe o
manovre fraudolente.
Il legislatore prevede dei meccanismi di tutela per eliminare l’asimmetria informativa. Richiede la pubblicazione di un
prospetto attraverso cui la società racconta sé stessa, spiega il bisogno e le finalità del prestito.
Per questo il prestito obbligazionario è un’operazione con dei costi. Allora il vantaggio del tasso d’interesse minore
viene ad assottigliarsi a seguito di tali costi.
Una SPA per acquisire risorse ha a disposizione due strade:
-banca: più veloce ma tasso d’interesse elevato
-comune risparmio: tasso d’interesse più basso ma comporta ulteriori costi per tutelare i comuni risparmiatori
Non è sempre preferibile uno o l’altro.
TIPI DI OBBLIGAZIONI
Anche le obbligazioni presentano una certa elasticità. Tipi di obbligazioni che si differenziano dal modello base.
In che modo il modello base può essere declinato.
Obbligazioni partecipanti
Si può ipotizzare di trasformare la voce della remunerazione in una aspettativa: collegare la remunerazione
all’andamento della società. Se ci sono utili allora ci sarà una remunerazione. (non è sicura).
Obbligazioni indicizzate: la remunerazione anziché essere determinata in modo fisso è legata a dei parametri
variabili come il tasso.
Obbligazioni postergate: se un debitore ha più creditori in linea di principio tutti i creditori hanno diritto di
soddisfarsi in maniera uguale salvo i creditori privilegiati che sul bene oggetto di garanzia possono soddisfare le
proprie ragioni prima di tutti gli altri.
-Creditori privilegiati
-Creditori chirografari
-Creditori postergati: possono soddisfarsi del patrimonio solo dopo tutti gli altri. Più rischio.
Rimborso del capitale è un punto fermo = oggetto di un diritto di credito.
Per la remunerazione si passa da un diritto di credito ad una mera aspettativa.
Possibili domande
-Contenuto della struttura basica dell’obbligazione?
-Il modello presenta qualche forma di elasticità?
-Perché attraverso l’emissione di un prestito obbligazione l’impresa ottiene un tasso di interesse minore rispetto a
quello applicato dalle banche?
-Perché l’imprese allora continuano a rivolgersi alle banche? Da dove derivano i costi di organizzazione? Dalla tutela
verso i comuni risparmiatori….
-Le obbligazioni attribuiscono poteri di voice? Incidono sulla struttura di governo della società? No, infatti la
decisione può essere assunta dagli amministratori.
-Differenza tra obbligazioni e titoli ibridi di debito.
-Qual è la differenza tra titoli di partecipazione e titoli ibridi di debito?
Si distingue tra:
ASSEMBLEA ORDINARIA: Art. 2364. Modo attraverso cui si traduce nelle SPA quell’esercizio in comune che abbiamo
visto essere un pezzo della definizione del contratto di società regolato dal 2247.
L’assemblea designa gli amministratori. Designa coloro che sono chiamati a gestire l’impresa.
L’assemblea può revocare gli amministratori e sollevarli dall’incarico.
Nel momento in cui nomina gli amministratori determina anche il compenso di essi.
-Assemblea che nomina gli amministratori o designa? Il rapporto tra società e amministratori è un rapporto
contrattuale. Il soggetto designato come amministratore non è obbligato ad accettare l’incarico. La delibera di
disegnazione con la determinazione del compenso è necessaria ma deve essere poi completata con l’accettazione.
-Se l’assemblea revoca, l’amministratore conserva il diritto al compenso? La revoca deriva da giusta causa?
Se all’origine c’è una grave mancanza delamministratore, non è necessario continuare a corrispondere il compenso.
se all’origine vi è una diversità di visione e un venir meno di fiducia che è legata ad un diverso modo di impostare la
strategia tra assemblea e amministratori. Manca la giusta causa e grava sulla società l’obbligo di pagare il compenso
fino a quella che sarebbe stata la data di naturale cessazione dell’incarico. (di regola 3 anni).
L’assemblea è competente rispetto alla nomina/designazione, determinazione del compenso dei componenti
dell’organo di controllo e anche per la revoca (con regole diverse).
Tra i compiti del collegio sindacale vi è quello di vigilare sulla corretta gestione degli amministratori.
Quindi è giusto che siano determinati dall’assemblea dei soci.
Approvazione del bilancio (prospetto contabile che da un lato evidenzia l’andamento della gestione dell’esercizio e
dall’altro evidenza la ricchezza presente all’interno della società) serve per determinare la presenza o meno di utili
distribuibili. Il modo attraverso cui i soci, riuniti in assemblea, verificano i risultati dell’attività.
Per le società di persone i soci hanno potere di interlocuzione con gli amministratori mentre nelle SPA vi è un muro
tra soci e amministratori, certe notizie non possono essere divulgate (manca l’intuitus persone).
Ad un certo punto gli amministratori devono riferire i risultati della loro attività.
Compete la possibilità di promuovere un’azione di responsabilità sociale nei confronti di amministratori e sindaci:
se gli amministratori non assolvono bene il loro incarico e arrecano danno alla società, l’assemblea dei soci può
deliberare nei confronti degli amministratori un’azione diretta a fare approvare al giudice l’esistenza dei danni e
delle mancanze. Conseguentemente condannare gli amministratori a risarcire i danni inferti alla società con la
propria negligenza.
La stessa azione può essere preposta nei confronti dei componenti dell’organo di controllo. Qualora risulti che il
cattivo svolgimento dell’incarico ha arrecato danno alla società.
Su autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il compimento di atti degli amministratori.
Può accadere che lo statuto preveda per certi atti: gli amministratori prima di agire devono avere il consenso
dell’assemblea dei soci.
Tale disposizione contrasta con il 2380 bis il quale affida il monopolio dell’impresa sociale agli amministratori.
Con la necessaria autorizzazione per certe categorie di atti: che per quelle categorie di atti si coinvolge l’assemblea
nella funzione gestorea e il monopolio è scalfito. Problema di coordinamento tra i due articoli.
La funzione gestoria resta sempre e comunque in mano agli amministratori e quindi il 2364 non deroga ma può
essere letto in modo tale da risultare compatibile con il principio di monopolio.
In fondo alla norma: lo statuto può richiedere l’autorizzazione all’assemblea dei soci rispetto al compimento di
determinati atti però la responsabilità relativa a questi atti resta esclusivamente in capo agli amministratori.
Se tali atti producono danni a terzi, soci o alla società rispondono solo ed esclusivamente gli amministratori.
Se la responsabilità rimane circoscritta non si parla di un coinvolgimento vero e proprio.
Qual è il valore del parere dell’assemblea dei soci? È un parere obbligatorio ma non vincolante. Un parere che gli
amministratori devono acquisire ma non li impegna: possono anche discostarsi e decidere diversamente in quanto
unici responsabili.
Sintesi
L’assemblea non ha poteri gestori, l’esercizio in comune dell’attività si traduce nella possibilità di nominare revocare
e decidere il compenso di chi sarà chiamato a decidere e compiere gli atti d’impresa (amministratori).
Verificare i risultati dell’attività con il bilancio e promuovere un’azione risarcitoria ove gli amministratori hanno
arrecato danno. Nominare, revocare l’organo di controllo.
L’assemblea ordinaria dei soci opera secondo due principi:
-collegialità: metodo collegiale si compone di più step per assicurare un voto consapevole e ponderato.
1.Invio di un avviso di convocazione dell’assemblea con giorni di anticipo e con indicazione dei punti all’ordine del
giorno in modo tale che possano arrivare con cognizione di causa.
2.regolarità della partecipazione: necessario verificare che coloro che partecipano alla riunione hanno il titolo per
farlo e siano soci.
3.discussione. E’ consentito i soci di prendere parola e esprimere il loro punto di vista sui punti del giorno e
convincere gli altri soci a votare nel senso auspicato. La discussione serve per ponderare i vantaggi e gli svantaggi di
una decisione.
4.momento della votazione: assunzione di una determinata decisione
5.verbalizzaizone: deve restare traccia delle decisioni assunte dall’assemblea di chi ha votato a favore o contro. Il
voto è palese in quanto la delibera può essere impugnata non da chi ha votato a favore, ma da chi ha votato contro o
si è astenuto o dagli assenti. Solo così si permette l’impugnazione.
-maggioranza: compagine sociale con più soci non è detto che il pensiero sia unanime. È fisiologica una dialettica
interna. È impensabile subordinare l’agire dell’assemblea al principio di unanimità. (paralisi).
Si decide in base alla maggioranza: la volontà della maggioranza diventa la volontà di tutta l’assemblea dei soci.
Come si determina la maggioranza? Non per teste ma in base al criterio plutocratico: si determina sulla base del
numero di azioni sottoscritte. 100 azioni di valore nominale 1. La maggioranza può essere determinata anche da un
solo socio che però possiede almeno 51 azioni.
Quorum costitutivo: la frazione di capitale sociale che deve essere presente perché un’assemblea dei soci possa
validamente svolgersi. Importante all’interno della società è la misura di quorum sottoscritto.
Quorum deliberativo: la frazione di capitale sociale necessaria per la valida approvazione di una determinata
proposta di delibera assembleare.
ASSEMBLEA STRAORDINARIA Art. 2365: competenze particolari come la modifica dello statuto o la messa in
liquidazione della società e altre materie specificate dalla legge.
Le competenze attribuite alla straordinaria sono di maggiore spessore in quanto si modifica l’atto costitutivo della
società.
La frazione di capitale necessaria per costituire e poter deliberare validamente un’assemblea straordinaria è
maggiore rispetto a quella dell’assemblea ordinaria.
Assemblea di condominio
Le assemblee di 1° convocazione hanno quorum più elevati.
Se in prima convocazione non si raggiungono i quorum richiesti è inevitabile in 2° convocazione accontentarsi di
quorum più ridotti perché se da un lato c’è l’esigenza di raggiungere la quota di capitale sociale dall’altro vi è
l’esigenza di funzionalità ed efficienza. Determinate decisioni devono essere assunte perché la società possa
funzionare.
Art. 2368
Assemblea ordinaria di 1°convocazione
Fissa il quorum costitutivo: necessaria la presenza di almeno la metà del capitale sociale.
Quorum deliberativo l’assemblea delibera a maggioranza assoluta del capitale presente. 25,1 % del 50 % del capitale
sociale presente, salvo che lo statuto richieda maggioranze più elevate.
Assemblea straordinaria di 1° convocazione
delibera con il voto favorevole di più della metà del capitale sociale (pari a al 50,1 % del capitale sociale).
quorum costitutivo: necessaria la presenza di un capitale sociale superiore alla metà.
Soglie di capitale elevate ed è facile che le assemblee ordinaria e straordinaria non riescano a costituirsi in prima
convocazione:
necessità di indire l’una o l’altra in 2° convocazione: riduzione dei quorum.
Il principio di maggioranza permette di considerare la deliberazione approvata dalla maggioranza dei soci che
detengono la maggioranza di capitale sociale come volontà dell’intera assemblea dei soci.
Art. 2377 1° comma
Le deliberazioni dell’assemblea, vincolano tutti, anche se non intervenuti o dissenzienti.
Art. 2377 ha configurato i vizi di annullabilità della delibera: censimento delle anomalie procedimentali più
frequenti e ha escluso che potessero esse considerate ragioni di inesistenza della delibera.
5° comma
La norma è costituita in negativo:
1. partecipazione di estranei all’assemblea = può determinare l'annullamento della delibera solo se è stata decisiva
per determinare la sussistenza del quorum costitutivo;
2. invalidità di un singolo voto o di conteggio = vengono considerati vizi di annullabilità solo dimostrando che la
maggioranza si è ottenuta grazie ad un voto viziato o ad un errore viziato;
3. inesattezza del verbale = se vi e un verbale lacunoso si può ravvisare un vizio di annullabilità solo se queste
mancanze riguardano l'oggetto della deliberazione o l'indicazione dei voti favorevoli e di quelli contrari
sintesi
1.la partecipazione di un estraneo all’assemblea non può mai essere considerata come ragione di inesistenza della
delibera.
2. la partecipazione di un estraneo all’assemblea si presta a costituire un vizio di invalidità solo se il conteggio è stato
decisivo ai fini del raggiungimento del quorum deliberativo.
3.se non è stato decisivo si ha una irregolarità procedimentale non in grado di intaccare l’invalidità della delibera.
Il legislatore ha escluso che queste situazioni possano impedire di ravvisare un quid qualificabile come delibera
inesistente. Ritorna l’idea di un termine di impugnazione ristretto e dare uno spazio importante al principio di
stabilità degli atti a discapito del principio di legalità.
Di conseguenza:
-Il voto palese del socio in assemblea non può essere segreto perché solo attraverso il voto palese si può capire se il
soggetto abbia titolo o meno per impugnare la delibera.
-Importanza del verbale perché deve indicare i soci favorevoli, dissenzienti, astenuti o assenti. Solo attraverso il
verbale si può capire chi è legittimato a impugnare la delibera.
Il requisito da un lato limita la figura del socio disturbatore ma dall’altra aggiunge un ostacolo rispetto alla possibilità
di far cadere una deliberazione affetta da vizio di annullabilità.
Il socio che ha solo poche azioni, o riesce a coordinare o di fronte ad una delibera annullabile non può in alcun modo
reagire?
Art. 2377 4° comma: di fronte ad una delibera annullabile il socio o i soci che decidono di agire senza però detenere
almeno il 5% del capitale sociale (o l’1 per 1000 se si tratta di società quotate) non possono chiedere l’annullamento
della delibera ma potranno richiedere il danno subito per effetto della delibera annullabile.
Il socio è una persona che ha interessi ulteriori e diversi rispetto a quelli della società. Sarebbe riduttivo pensare che
nel momento in cui si diventa soci l’unico interesse che spinge il socio ad agire sia quello sociale.
A volte gli interessi personali possono entrare in contatto con gli interessi della società, senza necessariamente porsi
in conflitto. Altre volte possono porsi in radicale conflitto con l’interesse sociale:
quando il perseguimento dell’interesse del socio determina un pregiudizio o danno dell’interesse della
società.(non basta che siano interessi diversi, devono essere confliggenti, uno a discapito dell’altro).
Esempio: sono produttore di telefoni e partecipo anche ad una società che organizza ponti.
I telefonini possono essere venduti alla società a prezzo di mercato. Qui vi è una compresenza di interessi:
-interesse a vendere telefoni
-interesse della società ad acquistare telefoni a prezzo di mercato
Diverso è se i telefoni sono venduti 10 volte tanto il prezzo di mercato.
L’interesse persone del socio è sacrificato rispetto all’interesse della società.
L’ipotesi di una deliberazione assunta con il voto determinante del socio in conflitto di interessi, è rara.
È difficile che vi possa essere una delibera rispetto alla quale il socio abbia un interesse antitetico.
Una situazione si può verificare quando si trasferisce l’azienda: attraverso la cessione dell’azienda la società viene a
modificare l’oggetto sociale. deve passare attraverso l’approvazione dell’assemblea. Se il cessionario dell’azienda è
un socio si può ipotizzare una deliberazione in cui il socio è portatore di un interesse confliggente. Presupposti per
applicare l’articolo 2373.
Agli amministratori delle Spa spetta la gestione dell’impresa *in via esclusiva*.
Momento:
-decisione di cosa compiere
-perfezionamento di esse
Gestione = decisione + perfezionamento degli atti di impresa come acquisizione materie prime, semilavorati,
assunzione dipendenti, stipulazione di contratti d’agenzia per costruire la rete distributiva, collocamento dei prodotti
sul mercato, stipulazione di contratti con fornitori.
Gli amministratori sono disegnati dall’assemblea ordinaria dei soci e alla disegnazione deve seguire l’accettazione da
parte dell’amministratore.
L’assemblea ordinaria, oltre a disegnare gli amministratori, determina il loro compenso.
Fra amministratori e società intercorre un rapporto contrattuale. (Contratto di amministrazione di società)
L’organo gestoreo:
-monocratico, amministratore unico
-pluripersonale, consiglio di amministrazione
Il legislatore lascia all’autonomia degli amministratori la libertà di decidere gli assetti da adottare limitandosi a
richiedere che essi soddisfino il requisito dell’adeguatezza rispetto alla natura e alle dimensioni dell’attività.
Questa norma favorisce indirettamente le spa perché quando viene stabilita l’inopponibilità di eventuali limitazioni
al potere di firma si rafforza la stabilità degli atti. Viene meno una possibile ragione di impugnazione. Si incoraggia il
terzo a concludere contratti con la società.
L’amministratore è legato alla società da un rapporto di natura contrattuale. L’amministratore deve portare avanti
una serie di compiti, tanto che si parla di potere-dovere. Come ogni contratto, esso può essere rispettato oppure
violato.
Cosa succede se gli amministratori non rispettano gli obblighi scaturenti dal contratto. Gli amministratori sono
considerati inadempienti nei confronti della società e l’assemblea ordinaria dei soci promuove l’azione sociale di
responsabilità e chiede la revoca dell’amministratore.
Azione sociale di responsabilità = l’assemblea dei soci promuove di fronte ad un giudice un’azione nei confronti degli
amministratori diretta ad accertare la violazione di un obbligo e il verificarsi in conseguenza di un danno economico
alla società e conseguentemente di condannare gli amministratori a risarcire i danni arrecati con il proprio
inadempimento. (azione risarcitoria previa la verifica).
L’azione sociale di responsabilità può stare da sola
-se viene deliberata al momento della cessazione dell’incarico da parte degli amministratori si potrà promuovere
soltanto questa azione.
-se viene promossa quando gli amministratori sono ancora in carica si richiedere anche la revoca degli
amministratori già macchiati di inadempimenti gravi (non continuino ad arrecare danno alla società).
Art. 2393 4°comma dice che se l’azione sociale di responsabilità è stata presa con il voto favorevole di almeno 1/5
del capitale sociale allora la revoca dell’amministratore avviene automaticamente, cioè c’è sin da subito (altrimenti
bisognerà anche deliberare espressamente la revoca).
Quando si delibera l’azione sociale di responsabilità: non basta dire che gli amministratori si sono comportati male,
ma bisogna indicare perché si sono comportati male: contestare la violazione di obblighi specifici è semplice, mentre
sarà più difficile per gli obblighi di carattere generale.
Per questo l’Art. 2393 3°comma il legislatore prevede che l’azione di responsabilità sociale nei confronti degli
amministratori possa essere promossa anche dal collegio sindacale, cioè dall’organo di controllo.
Il collegio può promuovere quest’azione con una deliberazione assunta a maggioranza dei 2/3 dei propri componenti
(che normalmente sono tre).
Questa soluzione non è del tutto tranquillizzante perché i componenti del collegio sindacale sono nominati
dall’assemblea dei soci: il rischio è che i sindaci, consapevoli di essere stati nominati proprio attraverso il voto
decisivo del socio di riferimento esercitino un controllo più tenue fintanto che gli amministratori continuino a tenere
la fiducia del socio di riferimento.
Il legislatore all’articolo 2393 bis ha previsto l’azione sociale di responsabilità esercitata dai soci di minoranza: la
caratteristica è un’azione che matura in un contesto estraneo all’assemblea ordinaria dei soci e che richiede
un’adesione da parte dei soci che siano detentori di 1/5 del capitale sociale nell’ambito di un SPA chiusa, mentre
nelle società che fanno riferimento al pubblico risparmio è sufficiente 1/40 del capitale sociale.
Se i soci possiedono una frazione di capitale sociale di questa entità o più soci uniscono le proprie azioni in modo da
raggiungerla possono promuovere in nome della società un’azione sociale nei confronti degli amministratori.
La differenza tra azione sociale di responsabilità deliberata dall’assemblea dei soci e deliberata dai soci di
minoranza: dal punto di vista dei risultati non ci sono differenze.
C’è a monte una differenza importante: se l’azione sociale viene deliberata dall’assemblea ordinaria dei soci tutte le
spese relative cadono in capo alla società (il socio non rischia nulla del proprio portafoglio), mentre se viene portata
avanti dai soci di minoranza, che decidono in un contesto estraneo a quello assembleare, saranno tenuti a farsi
carico dei costi, delle spese dell’azione.
Se l’azione dovesse andare a buon fine i soci avranno diritto al rimborso dei costi sostenuti da parte della società,
mentre se l’azione dovesse essere rifiutata allora il costo dell’iniziativa resterebbe a carico dei soci che si sono
attivati.
Art.2393 L’azione si prescrive nel termine di 5 anni dalla cessazione dell’incarico da parte dell’amministratore.
Se il fatto dannoso è stato compiuto durante l’incarico il termine di prescrizione non decorre dal compimento
dell’atto dannoso ma dal momento della cessazione dell’incarico.
Inoltre il termine non decorre proprio dal momento immediatamente successivo alla cessazione dell’incarico, ma da
quello in cui si è avuta concreta percezione del danno (può anche andare oltre i cinque anni dalla scadenza
dell’incarico).
Art. 2395
Accade che gli amministratori con il loro operato recano un danno non alla società, ma direttamente a un singolo
socio o a un terzo, cioè ad un soggetto estraneo alla compagine sociale.
Ad esempio può accadere che la società navighi in cattive acque, che abbia bisogno di liquidità: gli amministratori
possono chiedere ai soci di deliberare un aumento del capitale sociale.
Nel fare questo gli amministratori possono o dire la verità, oppure rappresentare una situazione diversa da quella
reale per incoraggiare i soci ad investire di più.
Quando gli amministratori mentono ai soci, li inducono a compiere nuovi investimenti sulla base di informazioni
false, questo comportamento di per sé non arreca un danno alla società (i soci investono e quindi trae vantaggio),
però induce un danno nel patrimonio del socio perché esso viene indotto ad effettuare un investimento che non
avrebbe mai eseguito se fosse stato informato della reale situazione (si tradurrà in una perdita).
L’Art. 2395 permette al socio può agire in via risarcitoria nei confronti degli amministratori: il socio lamenta un
danno che ha subito personalmente, nel suo patrimonio e pertanto chiederà al giudice di accertare che gli
amministratori hanno detto il falso e che questo è stata l’origine di un investimento che poi ha avuto un esito
negativo. La condanna al risarcimento è diretta ad ottenere una somma di denaro da parte degli amministratori che
però è destinata a finire nelle tasche del singolo socio.
L’altra ipotesi quando è presente un terzo: il presupposto può essere sempre lo stesso, però l’amministratore si
rivolge ad una banca chiedendo un prestito.
La banca è un soggetto professionale, in grado di eseguire degli accertamenti, di valutare la rimborsabilità del
prestito, però gli amministratori propongono una banca una situazione patrimoniale, economica e finanziaria della
società falsa, che induce la banca a concedere un prestito che non avrebbe mai rilasciato sapendo la reale situazione.
Può succedere che il prestito non venga rimborsato dalla società: la banca avrebbe titolo per chiedere il rimborso
alla società, ma se la società è diventata insolvente oppure è fallita la banca non può soddisfare le proprie ragioni.
In questo caso la legge permette al terzo di agire in via risarcitoria nei confronti degli amministratori.
(responsabilità extracontrattuale, perché gli amministratori sono legati da contratto solo con la società. Anche
questa azione si prescrive in 5 anni).
Il danno cagionato dagli amministratori non è transitato attraverso la società, ma si è appuntato fin da subito sulla
sfera giuridica del socio o del terzo.
Inoltre ci si potrebbe chiedere se sia configurabile un’azione del socio quando l’operato degli amministratori abbia
determinato una riduzione, una diminuzione del valore di mercato delle azioni. Ammettiamo che queste decisioni
rovinose siano state assunte con leggerezza, cioè senza un adeguato approfondimento istruttorio da parte degli
amministratori.
Non solo: ammettiamo che per effetto di queste azoni rovinose il valore delle azioni sia diminuito in maniera
sensibile: il socio ha quindi subito un danno nella sua sfera. Un’azione risarcitoria di questo tipo non è configurabile
perché la diminuzione del valore delle azioni non è un effetto diretto, ma un effetto indiretto (il valore delle azioni è
diminuito perché la rovinosità della decisione si è manifestata sul patrimonio della società, è un riflesso della
diminuzione del patrimonio della società).
Il rimedio esperibile è l’azione sociale di responsabilità, cioè chiedere agli amministratori di risarcire i danni arrecati
alla società perché poi di riflesso il valore delle azioni risalirebbe.
Art. 2394 terzo tipo di responsabilità: è la responsabilità degli amministratori verso i creditori sociali.
Gli amministratori rispondono verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione
dell’integrità del patrimonio sociale, cioè qui vengono in gioco le decisioni compiute dagli amministratori che per
negligenza hanno determinato un deterioramento del patrimonio sociale, hanno cioè ridotto la garanzia generica
dell’articolo 2740.
La differenza rispetto all’ipotesi precedente è che il comportamento degli amministratori non è diretto ad ingannare:
al momento della concessione del prestito hanno presentato una situazione veritiera, poi però ottenuto il prestito
hanno posto in essere condotte rimproverabili che hanno avuto come effetto quello di assottigliare la garanzia
generica.
Art. 2394 se il patrimonio sociale diventa insufficiente al soddisfacimento delle ragioni creditorie, i singoli creditori
possono agire nei confronti degli amministratori chiedendo a titolo di risarcimento del danno quanto sarebbe
spettato, ma che la società non è in grado di corrispondere.
Molte situazioni che ricadono sotto il 2394 potrebbero essere idonee a far scaturire un’azione sociale di
responsabilità, però ci vogliono dei soci che sono disponibili a promuoverla: può accadere che i soci, non avendo
nulla da perdere decidano di non intraprendere l’azione sociale di responsabilità ed i creditori rischierebbero di
rimanere gravemente insoddisfatti.
Ecco allora che il legislatore offre ai creditori quest’arma: l’azione non dev’essere necessariamente proposta da tutti
i creditori ed è un’azione diretta ad assicurare al creditore quanto gli sarebbe spettato da parte della società. Non
basta trovarsi di fronte ad una condotta che ha solo deteriorato il patrimonio sociale, ma è necessario che questo
patrimonio sociale risulti insufficiente a soddisfare il credito vantato.
Si suole identificare questa insufficienza del patrimonio sociale con una situazione di insolvenza, che è quella
situazione che può determinare il fallimento della società, e quest’azione fino a prima della riforma veniva esercitata
solo in condizione del fallimento della società: la conseguenza di questo è che l’azione veniva esercitata non dai
singoli creditori, ma dal curatore fallimentare.
Intorno al 2005 un’importante modifica della legge fallimentare ha determinato una ridefinizione di una procedura
che si chiama concordato preventivo: questa è una procedura che è applicabile sempre in presenza di una situazione
di sofferenza della società, ma una situazione di sofferenza non così grave come il fallimento, cioè che con gli
opportuni correttivi e accorgimenti può essere in qualche misura rimediata e che si pone come alternativa al
fallimento.
Anche la procedura di concordato ha come presupposto una situazione di insolvenza della società: attraverso la
procedura di concordato la situazione è considerata rimediabile, però l’incapacità della società di far fronte ai propri
debiti resta e quindi i creditori potranno proporre per la differenza l’azione nei confronti degli amministratori.
Art. 2380 bis: l’amministrazione può essere affidata a più persone: quando vengono nominati più amministratori si
ha un consiglio di amministrazione (CDA). La possibilità che l’attività amministrativa venga portata avanti da più
amministratori può succedere: nella società di persone i meccanismi sono quelli dell’amministrazione congiuntiva e
dell’amministrazione disgiuntiva.
Qui il CDA assume le decisioni secondo un metodo collegiale:
-convocare la riunione del CDA con la fissazione di un ordine del giorno
-gli amministratori si riuniscono e dibattano sui punti all’ordine del giorno
-momento della votazione (perché non è detto che tutti gli amministratori la pensino allo stesso modo)
-il procedimento deliberativo si conclude con la relativa proclamazione.
Un ruolo fondamentale viene assunto dal presidente del CDA: di norma una volta che il CDA si insedia, i vari
componenti nominano al proprio interno il presidente del CDA, che può coincidere col presidente della società. Egli
assume un ruolo importante nella sequenza di atti perché è lui che li compie.
I CDA possono essere composti da un numero variabile di amministratori: non ha molto senso un numero pari
(anche se non è vietato, ma rischia di creare situazioni di stallo), ma il CDA può essere composto da un numero
anche molto elevato, giustificato dalla natura dell’attività svolta e dalle dimensioni della società.
Tutti gli amministratori sono chiamati a concorrere all’assunzioni delle varie decisioni
-se il CDA si presenta così numeroso l’idea di convocare ogni volta il CDA quando occorre assumere una decisione
rischia di produrre gravi inefficienze. Ecco perché di norma nell’ambito del CDA oltre a nominare un presidente si
nomina un amministratore delegato: è una decisione che matura all’interno del CDA, è lo stesso CDA che con una
decisione collegiale delibera di nominare un amministratore delegato.
L’amministratore delegato viene investito delle funzioni di operatività quotidiana dell’impresa, cioè il day by day
dello svolgimento dell’impresa.
L’art 2381 3° comma dice che il perimetro della delega in favore dell’amministratore delegato può essere variabile:
il legislatore non stabilisce un raggio minimo della delega ma individua delle materie che non possono essere
delegate (l’approvazione del progetto del bilancio spetta a tutto il CDA).
Il vantaggio della delega è quello di adottare una soluzione più efficiente, più rapida, che concentra nelle mani di
una sola persona la gestione quotidiana dell’impresa lasciando al CDA nella sua interezza l’assunzione delle decisioni
più importanti, ovvero quelle che devono necessariamente essere assunte dal CDA oppure quelle più strategiche.
I poteri conferiti all’amministratore delegato possono essere sempre revocati dal consiglio nella sua interezza,
perché è il CDA ad essere il titolare dei poteri: i poteri di per sé appartengono al consiglio, per cui come esso può
delegare, così può richiamare indietro oppure può impartire delle istruzioni all’amministratore delegato (egli deve
comunque raccordarsi con l’intero CDA).
Gli altri amministratori sono gli amministratori non esecutivi perché si sono spogliati dei compiti operativi affidati
all’amministratore delegato e svolgono un ruolo di indirizzo da un lato (al CDA spetta la definizione delle linee
strategiche relative allo svolgimento dell’attività imprenditoriale) e dall’altro la vigilanza sull’azione
dell’amministratore delegato (il CDA deve fungere da stimolo, ma anche da controllo dell’attività
dell’amministratore delegato).
Art. 2381 prevede infatti che l’amministratore delegato riferisca al consiglio di amministrazione e al collegio
sindacale con una periodicità almeno semestrale, ma in realtà almeno mensile, sul generale andamento della
gestione, sulla sua prevedibile evoluzione e sulle operazioni di maggior rilievo realizzate per consentire al CDA di
valutare l’andamento della società ed eventualmente verificare se l’attività dell’amministratore delegato procede in
linea con le indicazioni strategiche fissate dal CDA nella sua interezza.
Quando c’è l’amministratore delegato si ha anche un’articolazione del principio di corretta amministrazione:
il legislatore attribuisce un ruolo importante a chi si trova coinvolto nella gestione quotidiana dell’attività
Art. 2381 dice che sarà l’amministratore delegato a curare che l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile
perché è lui che è immerso nella gestione quotidiana dell’impresa.
L’amministratore delegato è chiamato concretamente a costruire questi assetti, il CDA nella sua interezza è chiamato
a valutarne l’adeguatezza: il CDA potrà anche rimodellare questi assetti, potrà modificarli perché la funzione
comunque spetta agli amministratori ed è stata affidata all’amministratore delegato proprio perché c’è una delega.
Il CDA nel momento in cui è chiamato a valutare l’adeguatezza degli assetti può anche incidere sul merito delle scelte
dell’amministratore delegato, questo perché l’amministratore non ha competenze proprie.
Art. 2381 ultimo comma: gli amministratori non esecutivi dovranno fare riferimento a quanto riferito
dall’amministratore delegato: però se le informazioni fornite dall’amministratore delegato risultano incomplete o
inadeguate perché superficiali oppure intrinsecamente contraddittorie, allora gli amministratori non esecutivi sono
chiamati ad attivarsi, cioè a porre domande specifiche all’amministratore delegato. Se egli continua a non rispondere
ci potrà essere una confisca delle funzioni.
La delega è una soluzione per consentire al CDA di lavorare in modo efficiente, non è una comoda via per gli
amministratori non esecutivi per disinteressarsi dell’andamento della società, per rimettere tutto nelle mani
dell’amministratore delegato e prendere un compenso a tradimento.
Art. 2392 sancisce un principio di default: quando c’è un CDA gli amministratori sono solidalmente responsabili
verso la società: il principio è che se ci sono più amministratori, tutti sono chiamati a rispondere in modo solidale.
Sono solidalmente responsabili, a meno che le condotte dannose per la società non si inquadrino in attribuzioni
proprie di un amministratore delegato, non rientrino cioè in quello che è il perimetro della delega conferita
all’amministratore delegato, perché in questo caso sarà chiamato a rispondere solo lui.
Art. 2392 ultimo comma: può essere esonerato dalla responsabilità solidale, anche in assenza di delega,
l’amministratore che abbia votato contro la decisione rovinosa e oltre a questo abbia fatto annotare il proprio
dissenso nel verbale con le ragioni del dissenso e abbia informato immediatamente il presidente del collegio
sindacale: in questo caso l’amministratore è immune e non può essere chiamato a rispondere dei danni.
Art.2392 terzo comma: di per sé la delega è idonea a sgravare dalla responsabilità gli amministratore non esecutivi
quantomeno con riferimento alle funzioni dell’amministrazione delegato, però delega o non delega, se vi è evidenza
che gli amministratori siano venuti per una qualsiasi ragione, anche del tutto casuale, a conoscenza di fatti dannosi
per la società, gli amministratori risponderanno dei danni, a meno che non dimostrino di aver fatto il possibile per
impedire il verificarsi di questi danni o comunque per mitigarne le conseguenze. Il punto importante: la società
deve essere in grado di dimostrare che tutti o taluni degli amministratori non esecutivi fossero a conoscenza del
problema e nonostante questo non abbiano assunto iniziative volte ad eliminare o ad attenuare l’esistenza dei
danni.
COLLEGIO SINDACALE (articoli 2397 e seguenti)
Il collegio sindacale è un organo di controllo: i componenti del collegio sindacale sono designati dall’assemblea
ordinaria dei soci, che può anche revocarli e determina il loro compenso (anche qui vale un po’ lo stesso discorso
degli amministratori: si instaura tra la SPA e i sindaci un rapporto contrattuale, ci dovrà essere l’accettazione del
sindaco).
L’Art. 2397 è più rigoroso in quanto al numero dei componenti del collegio sindacale rispetto a quanto succede per
gli amministratori:
1° comma: dice che il collegio sindacale si compone di 3 o 5 membri effettivi a seconda delle dimensioni
dell’attività. Per un’esigenza di continuità e di efficienza nel controllo devono essere individuati anche 2 sindaci
supplenti per evitare interruzioni nell’attività di vigilanza.
Gli ambiti della sua attività di controllo storicamente è stato il controllo contabile, ovvero tenuta regolare delle
scritture contabili da parte degli amministratori, corrispondenza del bilancio alle scritture contabili e verifiche di
cassa.
Il collegio sindacale nel corso del tempo ha visto diversificare i profili del controllo e dall’altra perdere il controllo
contabile perché oggi il controllo contabile viene normalmente assegnato ad un soggetto esterno rispetto alla
società: il revisore contabile (ultimo comma dell’articolo 2403).
Il collegio sindacale continua ad esercitare il controllo contabile ma solo nei casi previsti dall’articolo 2409 bis, in tutti
gli altri casi il collegio sindacale non esercita il controllo contabile (che è stata la ragione per cui è stato costituito il
collego sindacale).
I casi in cui continua ad essere esercitata sono i casi in cui ci sia una previsione statutaria, una clausola apposita
nello statuto e che la SPA non è tenuta alla redazione del bilancio consolidato. (che si ha quando si ha un gruppo di
società).
Il collegio sindacale svolge un controllo generale di legalità (valuta la conformità alla legge o allo statuto delle
manifestazioni di volontà degli altri organi) e un controllo sul rispetto dei principi di corretta amministrazione:
In entrambi i casi se ravvisa una qualche anomalia il collegio sindacale deve intervenire anche andando ad
impugnare la delibera dell’assemblea dei soci o la deliberazione del CDA.
Controllo sul rispetto dei principi di corretta amministrazione = presuppone un’attività di vigilanza sugli assetti
organizzativi, amministrativi e contabili, cioè quegli assetti che vengono curati dall’amministratore delegato, valutati
dal CDA nella sua interezza e vigilati dal collegio sindacale, che è chiamato a sua volta a valutarne l’adeguatezza e
l’efficienza nel loro concreto funzionamento.
Inoltre c’è anche il controllo di gestione, cioè il collegio sindacale è chiamato ad esercitare un controllo sulla
conformità e corretta gestione delle decisioni assunte dagli amministratori.
(La gestione dell’impresa spetta agli amministratori e nel decidere gli atti da compiere essi usufruiscono di un
margine di discrezionalità, e quindi è chiaro che sotto questo profilo il collegio sindacale non può sostituirsi
all’organo amministrativo):
Il controllo di gestione da parte del collegio sindacale rispetto all’attività degli amministratori si può muovere
secondo la BUSINESS JUDGMENT RULE, il collegio sindacale valuta se le decisioni assunte dagli amministratori sono
manifestamente irrazionali oppure in caso non lo siano verificano il modo attraverso cui sono state assunte.
Art. 2405 i sindaci devo assistere alle riunioni del CDA, perché è proprio in quella sede che si percepisce come la
decisione viene assunta.
I poteri attribuiti ai componenti del collegio sindacale sono sanciti dall’Art 2403 bis: i sindaci, anche
individualmente, possono in qualsiasi momento procedere ad atti di ispezione e controllo.
Il collegio sindacale può chiedere agli amministratori notizie sull’andamento delle operazioni sociali o su
determinati affari (potere-dovere di interloquire con gli amministratori che sono tenuti a rispondere).
Art.2408 dice che il collegio sindacale può acquisire notizie anche dai singoli soci; ogni socio può denunciare i fatti
che ritiene censurabili al collego sindacale.
I poteri:
Il collegio sindacale una volta verificate delle irregolarità investe della questione l’assemblea dei soci (se rileva
delle irregolarità da parte degli amministratori deve farne segnalazione alla prima assemblea dei soci), può
impugnare, qualora vengano riconosciute invalide, le deliberazioni sia dell’assemblea che del CDA, può proporre
un’azione sociale di responsabilità nei confronti degli amministratori in sostituzione all’assemblea ordinaria dei soci e
infine può, secondo Art. 2409, denunciare all’autorità giudiziaria.
Nel caso di denuncia il collegio sindacale si rivolge all’autorità giudiziaria
-segnala presunte gravi irregolarità compiuti dagli amministratori
-il tribunale acquisita la denuncia può compiere atti di ispezione e interrogare gli amministratori:
se le violazioni denunciate vengono confermate il tribunale può disporre gli opportuni provvedimenti provvisori e
convocare l’assemblea dei soci per eventuali deliberazioni.
Nei casi più gravi il tribunale revoca gli amministratori e nomina un amministratore giudiziario, determinandone
poteri e durata (c’è un potere ampio dei poteri reattivi che possono essere esercitati dal collegio sindacale in caso di
atti non conformi alla legge o all’atto costitutivo).
Il compito del collegio sindacale è delicato, è un’attività di controllo, si svolge all’interno di una cornice contrattuale
e quindi ci può essere un inadempimento rispetto agli obblighi derivanti dal contratto, che può determinare una
responsabilità dei sindaci.
L’assemblea dei soci può deliberare un’azione di responsabilità nei confronti dei sindaci.
Art. 2407
I sindaci devono adempiere ai loro doveri con la professionalità e la diligenza richieste dalla natura dell’incarico, sono
chiamati ad una diligenza di carattere professionale (viene sempre in gioco l’articolo 1176 al 2° comma).
Inoltre i sindaci sono responsabili della verità delle loro attestazioni, e devono conservare il segreto sui fatti e sui
documenti di cui hanno conoscenza per ragione dei loro ufficio (in caso di divulgazione sarebbe contestabile loro un
inadempimento e potrebbero essere chiamati a risarcire i danni in favore della società).
Questo tipo di responsabilità, che deriva dalla violazione di specifici doveri ricadenti sui sindaci si chiama
responsabilità diretta: diretta perché trae origine dalla violazione di specifici obblighi che vengono addossati sui
sindaci (per esempio, obblighi diretti possono essere che il collegio sindacale deve riunirsi ogni novanta giorni).
Il 2407 prevede un’altra forma di responsabilità nei confronti dei sindaci: (ipotesi molto più frequente) consiste nel
fatto che i sindaci sono responsabili solidalmente CON gli amministratori per i fatti o le omissioni degli
amministratori stessi quando il danno non si sarebbe prodotto se i sindaci avessero vigilato in conformità agli
obblighi attribuiti alla loro carica.
(Gli episodi di malagestio veri e propri sono compiuti dagli amministratori.)
(solidalmente nei confronti della società, ma a livello interno saranno gli amministratori a supportare il peso
maggiore del danno: l’assicurazione che copre il sindaco potrebbe trovarsi costretta a rispondere dell’intero danno
salvo poi agire in rivalsa nei confronti degli altri)
Quando si propone un’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori la si estende anche ai sindaci: il
vantaggio è che si può agire verso un numero maggiore di sfere patrimoniali e quindi aumentano le masse
aggredibili, inoltre se amministratori e sindaci hanno assicurazioni, agire nei loro confronti farà sì che vengano
attivate le polizze di copertura (questa possibilità permette di rendere più probabili le aspettative di risarcimento
per la società).
Le responsabilità dei sindaci sono modellate secondo lo schema di quelle degli amministratori:
i sindaci rispondono nei confronti del
-società
-creditori della società
-singolo socio o del terzo.
Il senso della norma è di rafforzare l’indipendenza dei sindaci rispetto all’assemblea dei soci e fare in modo che essi
possano operare autonomamente senza temere ripercussioni da parte del socio di maggioranza.
Questa misura è una misura efficace MA non basta a risolvere ogni problema perché i sindaci esercitano una
professione e quindi la norma li rassicura fino alla scadenza dell’incarico.
Si può immaginare che comunque tengano atteggiamenti più blandi nella prospettiva di essere rinnovati.
L’ultima misura che è stata adottata regola le società che hanno azioni quotate in borsa, le società aperte:
-i sindaci sono eletti per liste contrapposte con l’idea che una lista sia presentata dal socio di maggioranza e l’altra
dal socio di minoranza.
Il senso è che almeno 1 delle 3 posizioni del collegio sindacale sia ricoperta dal sindaco attinto dalla lista dei soci di
minoranza che ha preso più voti.
Si determina una composizione più eterogenea del collegio sindacale: questa norma è un passo ulteriore, però resta
il fatto che nel collegio sindacale si è 2 contro 1.
Il collegio sindacale presenta delle criticità (si è cercato di renderlo più indipendente).
Oggi si fatica a trovare un organo più efficiente, quindi pur con tutti i suoi limiti il collegio sindacale continua ad
essere un organo imprescindibile e di fatto è stato confermato dal legislatore della riforma.
=quelle operazioni che hanno ad oggetto l’aumento o la riduzione del capitale sociale:
Si parla di aumento o riduzione con riferimento al capitale nominale, all’ammontare del capitale nominato nell’atto
costitutivo.
Tali operazioni comportano una modificazione dell’atto costitutivo, devono di essere approvate dall’assemblea
straordinaria dei soci.
1. L’AUMENTO REALE O A PAGAMENTO (articoli 2438 e seguenti) ricorre quando gli amministratori ritengono che
la società abbia bisogno di nuove risorse finanziarie: le ragioni possono essere le più varie.
-Nel caso le cose siano andate male conviene acquisire nuove risorse sia per dimostrare al mercato che i soci
continuano a credere nel disegno imprenditoriale e sia per acquisire una maggiore solidità.
-l’aumento del capitale può rispondere anche ad esigenze di reputazione della società.
Le operazioni di aumento del capitale = un afflusso di risorse ulteriori che dall’esterno va a aumentare il capitale
sociale, quell’ammontare di ricchezza che è destinato a restare all’interno della società e che quindi non può essere
restituito sotto forma di utile.
Un’operazione di questo genere comporta un sacrificio per i soci:
-se i soci attuali intendono sottoscrivere l’aumento del capitale sociale in numero proporzionale alle azioni
possedute in modo da lasciare inalterato il proprio peso all’interno della società devono sottostare ad un sacrificio
patrimoniale.
-se invece non intendono sottoscrivere quelle azioni subiranno un sacrificio nel senso di una diluizione del loro peso
all’interno della società.
(La decisione degli amministratori è una decisione coraggiosa, perché si tratta di chiedere ai soci un sacrificio).
La proposta di aumento del capitale sociale è effettuata dagli amministratori con l’indicazione delle ragioni che la
investono dev’essere approvato dall’assemblea straordinaria dei soci.
Una volta che viene deliberato l’aumento del capitale sociale, esso determinerà l’emissione di nuove azioni che
dovranno essere sottoscritte (solo sottoscrivendole si diventa soci e si assume l’obbligo di eseguire il conferimento).
Il loro ammontare sarà corrispondente all’ammontare della quota di cui si aumenta il capitale sociale.
L’aumento del capitale sociale presuppone il diritto di opzione, oppure le azioni verranno offerte sul mercato con un
sovrapprezzo.
L’operazione di aumento del capitale sociale a pagamento può essere determinata da molte ragioni per lo più lecite;
tuttavia può essere anche ispirata dall’astio dei soci di riferimento contro i soci di minoranza.
Il patrimonio netto (attività – passività) e indica la ricchezza presente all’interno della società: un amento gratuito
del capitale sociale potrà effettuarsi solo quando essa sia di ammontare > capitale sociale. Questa ricchezza che di
per sé potrebbe essere usata o per distribuire utili o per costituire delle riserve, viene impiegata per aumentare il
capitale sociale.
Anche qui è necessaria una deliberazione dell’assemblea straordinaria perché si ha una modificazione dell’atto
costitutivo.
Si emettono nuove azioni, che sono assegnate gratuitamente agli azionisti in proporzioni al numero di azioni già
possedute.
Quest’operazione, che sembrerebbe tradursi in un vantaggio per i soci (perché si trovano ad avere un numero di
azioni superiore), ha uno svantaggio: se si aumenta il capitale sociale correlativamente si riducono a parità di
condizioni gli utili distribuibili non solo nell’esercizio in cui si verifica l’operazione, ma anche in tutti gli esercizi
successivi.
1.Riduzione volontaria del capitale sociale (Art. 2445) si intende capitale nominale per cui si necessita
l’approvazione dell’assemblea straordinaria.
Il capitale sociale si può ridurre, ma vale la regola del minimo legale: non si può andare al di sotto dei 50 mila euro.
Le ragioni che inducono ad una riduzione volontaria del capitale sociale sono:
-i soci intendono appropriarsi di una maggiore frazione di utili
-le cose non vanno bene perché si era deciso di dotare la società di un capitale sociale elevato con l’idea di fare molti
progetti, ma molti progetti non possono essere intrapresi e senza che la società di per sé vada male e abbia perdite,
quindi non ha più senso tenere immobilizzata in questo progetto una frazione troppo grande di ricchezza e per
tanto ci può stare un ridimensionamento.
Se i conferimenti sono stati interamente versati dai soci, la diminuzione del capitale sociale avverrà attraverso un
rimborso parziale dei conferimenti (se fossero rimborsati nella loro interezza si avrebbe una riduzione del capitale
sociale), si avrà una fuoriuscita di risorse dalla società verso le tasche dei soci.
Se i conferimenti non sono stati ancora eseguiti per intero (nel caso dei conferimenti in denaro) e viene deliberata
una diminuzione del capitale sociale: non ci sarà un rimborso dei conferimenti, ma una liberazione dei soci
dall’obbligo di corrispondere il residuo dei conferimenti (remissione del debito residuo).
2.RIDUZIONE PER PERDITE DEL CAPITALE SOCIALE (Art. 2446 e 2447) = è una conseguenza del fatto che si sono
verificate delle perdite che hanno determinato un consumo della ricchezza presente all’interno della società.
La riduzione del capitale sociale per perdite determina un adeguamento del capitale nominale alla ricchezza residua
presente all’interno della società.
Nel 1 caso la riduzione del capitale sociale è conseguenza di una fuoriuscita di ricchezza, in questo caso la ricchezza
presente all’interno della società è diminuita (bruciata). Il capitale nominale indicato nell’atto costitutivo non è più
un dato veritiero. È questa la necessità di diminuire il valore del capitale sociale nominale.
Anche qui è necessario una deliberazione dell’assemblea straordinaria dei soci (modifica dell’atto costitutivo).
La società è una figura soggettiva dotata di capacità giuridica e di capacità di agire: l’estinzione di una società non è
una vicenda istantanea ma richiede un certo tempo.
La fase della liquidazione, che precede estinzione, può durare anche anni.
La fase della liquidazione è una situazione in cui i rapporti pendenti devono essere definiti (riscuotere i crediti e
bisogna pagare i debiti).
La fase della liquidazione può essere innescata da
-sentenza di nullità delle SPA (nella sentenza il tribunale nomina anche i liquidatori, mentre normalmente lo fa
l’assemblea straordinaria dei soci)
-quando si ravvisano perdite gravissime (la liquidazione della società costituisce una delle tre strade che il legislatore
mette a disposizione dei soci).
Il capo 8° del codice civile contiene le norme in materia di scioglimento e liquidazione delle SPA.
La procedura della liquidazione: questa sequenza dovrebbe essere integrata da un terzo termine, l’estinzione; la
società viene rimossa dalla realtà giuridica solo in seguito alla sua estinzione, resta in vita anche durante la fase della
liquidazione.
-Decorso del termine di durata: una società può essere a durata indeterminata o determinata: quando è prevista
una scadenza. Quasi tutte le società hanno un termine di durata in modo da non consentire il recesso libero (perché
la vicenda del recesso trascina sempre con sé una fuoriuscita di risorse che vanno dalla società alle tasche del socio,
vicenda traumatica per la società).
Nulla impedisce ai soci di prorogare il termine e trattandosi di una modifica dell’atto costitutivo servirà una
deliberazione dell’assemblea straordinaria dei soci.
-Conseguimento dell’oggetto sociale: questa causa di scioglimento non si applica a società che abbiano come
oggetto sociale l’attività produttiva di beni perché l’oggetto sociale non si può dire mai conseguito.
Ma si applica alle società di scopo, costituite il più delle volte per la realizzazione di un’opera pubblica imponente o
comunque uno scopo preciso: realizzata l’opera pubblica, o viene modificato l’oggetto sociale oppure si può ritenere
conseguito l’oggetto sociale.
-Sopravvenuta impossibilità di conseguire l’oggetto sociale: l’impossibilità non è originaria, ma significa che è
sopravvenuto un fattore che ha determinato l’impossibilità di conseguire l’oggetto sociale (il caso più comune è
quello di un sopravvenuto divieto, un’impossibilità di carattere normativo).
-Riduzione del capitale al di sotto del minimo legale in presenza di perdite gravissime
-Messa in liquidazione volontaria: niente impedisce ai soci, così come hanno costituito la società, di assumere la
decisione inversa (perché per esempio ritengono di poter investire le proprie risorse in un progetto più redditizio).
Una causa di scioglimento potrà quindi essere determinata da una deliberazione presa dall’assemblea straordinaria
dei soci.
-Ipotesi statutarie: l’autonomia statutaria può prevedere determinate causa di scioglimento (nelle SPA chiuse, per
esempio, se nella compagine sociale c’è un socio più importante di altri e se questi non dovesse essere più presente
nella vita societaria questa può essere una causa di scioglimento).
Cosa succede se si verifica una causa di scioglimento
Art. 2486 dice che gli amministratori devono modificare il proprio paradigma di gestione, cioè devono passare da un
tipo di gestione indirizzata alla massimizzazione del profitto a un modello di gestione di carattere conservativo (non
ha senso intraprendere nuovi affari ma bisogna definire i rapporti pendenti, dare esecuzione ai contratti in corso, e
poi salvaguardare il più possibile l’attuale patrimonio in una logica di sua monetizzazione).
(Prima della riforma del 2003 si diceva che con il verificarsi della causa di scioglimento gli amministratori non
potevano definire nessun contratto nuovo: non c’è un divieto assoluto, nuovi contratti si possono concludere ma
solo se funzionali al compimento di incarichi preesistenti (non è consentito intraprendere nuovi business, nuove
occasioni di guadagno perché questo significherebbe esporre l’SPA a nuovi rischi d’impresa e questo non è
consentito).
Gli amministratori devono poi convocare al più presto un’assemblea straordinaria dei soci per nominare i
liquidatori.
Se gli amministratori non tengono questi comportamenti, il legislatore ha previsto una responsabilità di carattere
risarcitorio per gli eventuali danni che dovessero derivare dai loro inadempimenti e delle forme di supplenza:
1. Art. 2485 2° comma dice che quando gli amministratori omettono gli adempimenti in materia di pubblicità, il
tribunale su istanza dei singoli soci, ovvero dei singoli amministratori o dei sindaci può accertare il verificarsi della
causa di scioglimento con un decreto e procedere al deposito, a fornire pubblicità alla causa di scioglimento.
Mentre l’organo amministrativo se prende un’iniziativa deposita semplicemente un’attestazione, se l’iniziativa viene
presa in un modo diverso richiede un previo passaggio attraverso il giudice (si chiede al giudice di accertare che si è
verificata una causa di scioglimento).
2.Se gli amministratori compiono operazioni di nuovi affari che esorbitano dalla gestione conservativa del
patrimonio, rispondono dei danni arrecati alla società oppure ai creditori sociali delle iniziative nuove che hanno
determinato un assottigliamento della garanzia generica, hanno precluso il soddisfacimento delle ragioni creditorie.
Se queste iniziative dovessero ritorcersi contro la sfera giuridica di un socio o di un terzo, sarà anche ammissibile
un’azione ex articolo 2395. (Se l’operazione è fuori dalla logica conservativa, allora non può essere compiuta e se ha
determinato dei danni questi andranno necessariamente risarciti).
3.Se gli amministratori non convocano un’assemblea l’Art. 2487 dice che è previsto un potere di supplenza: si
ammette che singoli soci, amministratori o sindaci possono chiedere al tribunale di provvedere.
Se poi l’assemblea convocata non riuscisse a nominare i liquidatori (situazione di stallo) i singoli amministratori,
sindaci o soci possono nuovamente ricorrere al giudice perché i liquidatori vengano designati dal giudice.
Una volta che viene meno la società come entità soggettiva autonoma, vengono scoperte situazione attive o passive
riferibili alla società che non erano state considerate dai liquidatori.
(può capitare che si scopra l’esistenza di beni appartenenti alla società, per esempio situati in paesi stranieri lontani
dall’Italia, di crediti oppure di debiti gravanti sulla società. Bisogna chiedersi qual è la sorte di queste attività o
passività non considerate dai liquidatori).
Prima della riforma del 2003 alcuni sostenevano che l’esistenza anche di un unico rapporto facente capo alla società
avrebbe impedito l’estinzione della società (la società avrebbe potuto considerarsi estinta solo nel momento in cui
tutti i rapporti facenti capo ad essa potevano considerarsi esauriti o estinti) e questo malgrado la cancellazione dal
registro delle imprese.
L’Art. 2495 2° comma: una volta che la società viene cancellata la si deve considerare estinta e la scoperta di
ulteriori rapporti in capo alla società non fa tornare in vita la società.
•Per quanto riguarda i beni = su di essi si formerà una situazione di comunione ordinaria da parte di tutti i soci
(rispetto ad un medesimo bene più comproprietari e le quote di comproprietà saranno direttamente proporzionali
alla misura delle partecipazioni detenute nell’ambito della società).
Il legislatore offre 2 vie: agire in via risarcitoria nei confronti dei liquidatori se la non considerazione del loro
credito dipende da una negligenza dei liquidatori.
Se non è rimproverabile alcuna negligenza ai liquidatori e sussistono altre ragioni, i creditori potranno agire nei
confronti dei soci, ma solo nei limiti di quanto i soci abbiano ottenuto dalla liquidazione: questa soluzione offre una
possibilità in più di soddisfazione ai creditori non considerati, però non intacca il beneficio della limitazione della
responsabilità (perché il socio non deve rispondere dei debiti della società e la misura massima del suo rischio è data
dal conferimento) (ovviamente solo se dalla liquidazione il socio ha ottenuto il rimborso del conferimento).
Questo si verifica anche nel caso in cui il socio abbia ricevuto dalla liquidazione il conferimento e qualche utile e in
questo caso il creditore potrà agire per il conferimento e l’utile (il socio non subisce perdite superiori alla ricchezza
originariamente conferita).
Questa regola contenuta nell’Art. 2495 e si applica alle società di capitali, ma viene applicata in via analogica alle
società di persone registrate nel registro delle imprese (ricordando che i soci rispondono per i debiti della società).
Per le società di persone non iscritte nel registro delle imprese vale la teoria precedente alla riforma del 2003,
ovvero una società può considerarsi estinta quando vengono meno tutti i rapporti facenti capo ad essa (essi saranno
considerati estinti, in riferimento particolare ai debiti, in dieci anni e quindi si potrà parlare di estinzione solo decorsi
dieci anni dalla cessazione dell’attività).