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AFRICA SUBSAHARIANA
ASCOLTI - II PARTE
African Blues 1
www.youtube.com/watch?v=dxIh-6xCw1c
African blues 2
www.youtube.com/watch?v=wIGU11nopN0
Boubacar Traorè è un cantautore e chitarrista del Mali. Anche la sua è una storia
significativa.
Inizia la carriera musicale nei primi anni Sessanta, sulla radio, interpretando in
modo personale il genere African Blues, con grande successo popolare.
Senonché, alla fine degli anni Sessanta, in seguito al rovesciamento del regime
politico a cui lui si era legato pubblicamente, deve nascondersi e scompare dalla
scena. Nel 1987 viene ritrovato e portato con grande successo in televisione. Ma
l’improvvisa morte di parto della moglie provoca in lui una grande crisi; smette
di suonare e, per mantenere i suoi sei figli, emigra clandestinamente in Francia,
dove lavora come operaio nei cantieri edili.
In Francia viene però scoperto da alcuni discografici, che ritrovano le sue vecchie
le registrazioni radiofoniche, e lo convincono a riprendere a suonare. Ottiene
così, negli anni Novanta, il meritato successo, sull’onda della World music, tanto
che viene anche girato un film sulla sua vita, dal titolo “Je chanterai pour toi”.
Nella sua musica, profondamente africana eppure dalle forti suggestioni blues,
si comprende come alle radici della musica afroamericana vi sia proprio la musica
tradizionale di questa zona dell’Africa occidentale, da cui anticamente sono stati
deportati tantissime persone per lavorare come schiavi nelle piantagioni delle
pianure del Mississippi, negli Stati Uniti d’America.
African blues 3
www.youtube.com/watch?v=r4-uq8cTF7o
Boubacar Traorè e Ali Farka Tourè, “Duna ma Yelema”
Tratto dal film “Je chanterai pour toi”, questo video musicale mostra un
momento di quell’intimità musicale necessaria perché il blues nasca dall’animo
del musicista. Qui Boubacar duetta con un altro padre storico dell’African Blues,
il maliano Ali Farka Tourè (quello con gli occhiali).
African blues 4
MUSICA di Daniele Mutino 3
AFRICA SUBSAHARIANA 2 – ASCOLTI II PARTE
www.youtube.com/watch?v=outRT0lgJVs
Allieva di Ali Farka Tourè, padre dell’African Blues, Rokia Traorè interpreta
questo genere con molta libertà, mettendo insieme vari linguaggi musicali, ma
senza rinunciare ad un legame molto profondo con la tradizione musicale del
proprio popolo. Per questo è stata indicata da alcuni come una possibile nuova
regina della musica africana.
Questo il testo della canzone linkata, un testo molto bello che parla dell’incontro
tra due persone e di come esso debba avere una natura reciproca e libera per
poter essere anche pacifico:
African blues 5
www.youtube.com/watch?v=xB_EEFcM6TE
Musica e politica 1
www.youtube.com/watch?v=F4ZUnPWxgvc
MUSICA di Daniele Mutino 4
AFRICA SUBSAHARIANA 2 – ASCOLTI II PARTE
Fela Kuti, musicista della Nigeria, è stato negli anni Settanta ed Ottanta il
fondatore dell’Afrobeat, un genere musicale fortemente influenzato dal Funk
statunitense.(*)
(*)
Il Funk nasce negli anni Settanta in U.S.A. dal cantante afroamericano James Brown; deriva
direttamente dal Rytm & Blues, rispetto al quale è molto più ritmico e melodicamente scarno. Si
può considerare la colonna sonora delle grandi rivolte afroamericane di quegli anni.
A dirla tutta, Fela Kuti, detto il “Presidente nero”, non è stato solo un musicista,
ma soprattutto un rivoluzionario, un attivista politico completamente visionario.
La sua è una storia davvero unica, che vale la pena brevemente raccontare.
Nasce nel 1939 da una famiglia nigeriana benestante, che gli dà la possibilità di
fare gli studi universitari all’estero: prima a Londra e poi negli U.S.A., dove Fela
rimane colpito dalla musica funk e dalle Black Panters.(**)
(**)
Delle Black Panters abbiamo parlato brevemente nella prima Scheda degli ascolti.
Tornato in Nigeria, Fela Kuti fonda il gruppo musicale “Africa 70", e inizia la sua
carriera musicale cantando in lingua inglese, per essere compreso in tutta l’Africa
e non solo in Nigeria: la musica si ispira al Funk statunitense, i testi sono
fortemente marcati in senso politico ed estremamente duri, e parlano dell’Africa
contemporanea. Una miscela esplosiva che gli vale in poco tempo un grande
successo in tutto il continente.
Nel 1970, con i soldi guadagnati attraverso la musica, ed insieme agli altri
componenti degli Africa 70, fonda la Repubblica di Kalakuta, un
villaggio/comunità che funge sia da studio di registrazione sia da casa per tutti i
suoi adepti, che hanno cominciato nel frattempo ad essere molto numerosi.
Nel 1974 Fela Kuti proclama solennemente l’indipendenza dalla Nigeria della
Repubblica di Kalakuta, e, per tutta risposta, il governo nigeriano ordina la prima
di una serie di sanguinose azioni di polizia contro la comune del Presidente nero.
Nel frattempo, Fela Kuti aggiunge ai propri nomi l’appellativo di Anikulapo, che
vuol dire "Colui che dispone della propria morte", mostrando a tutti di essere
consapevole delle possibili conseguenze delle sue drastiche prese di posizione
politica. Nel 1975 esce l'album Zombie, nel quale il musicista paragona
la polizia nigeriana a degli zombi privi di volontà, addestrati per sparare a
comando: il disco ha un enorme successo in Nigeria e provoca subito la violenta
reazione del governo, che manda la polizia ad attaccare la Repubblica di Kalakuta
con più di mille soldati, incendiando gli studi di registrazione, distruggendo le
strutture e uccidendo numerose persone, tra cui la madre di Fela, che viene
MUSICA di Daniele Mutino 5
AFRICA SUBSAHARIANA 2 – ASCOLTI II PARTE
gettata fuori da una finestra, morendo qualche giorno dopo; lo stesso musicista
viene salvato appena in tempo da alcuni suoi compagni.
Nel 1978, nel primo anniversario della distruzione della Repubblica di Kalakuta,
Fela sposa in un’unica cerimonia ventisette donne, molte delle quali erano sue
coriste o danzatrici, ma divorzia poco dopo da tutte loro, dichiarando che nessun
uomo può vantare dei diritti sul corpo di una donna.
Nel 1979 fonda un suo partito politico a cui dà il nome di "Nigerian movement
of the people", e si candida alle elezioni primarie nazionali, ma la sua
candidatura viene bocciata.
Muore nel 1997 di AIDS; ai suoi funerali, a Lagos, partecipano più di un milione
di persone.
Musica e politica 2
www.youtube.com/watch?v=BGS7SpI7obY
non abbiamo visto Mandela ne posto in cui sta, in cui viene tenuto
Oh! Il mare è freddo e il cielo è grigio
guarda attraverso l’isola la baia
siamo tutti isole
finché non verrà il giorno in cui attraverseremo l’acqua bruciante
Musica e politica 3
www.youtube.com/watch?v=aAhHGYrzj2M
Nel 1985, il cantautore americano Paul Simon, quindici anni dopo lo scioglimento
del duo Simon & Garfunkel che lo ha reso celebre in tutto il mondo, si reca in
Sudafrica a cercare musicisti locali con cui collaborare. Sono gli anni in cui si
comincia ad evidenziare il dramma del regime di Apartheid che opprime la
popolazione sudafricana, e Paul Simon vuole trovare in Sudafrica musicisti etnici
con cui collaborare, per dare alla propria musica un chiaro valore politico, per
schierarsi, davanti a tutto il mondo, nella lotta contro il razzismo.
Incontra così un gruppo corale sudafricano dal nome curioso, i “Ladysmith Black
Mambazo”, formato da cantanti e musicisti di etnia zulu, con cui incide l’album
“Graceland”, di cui fa parte la canzone che vi sto proponendo.
(*)
Pochi anni dopo, infatti, nel 1989, la World Music avrà un impulso decisivo con la fondazione
dell’etichetta discografica Real World da parte di Peter Gabriel, della quale abbiamo parlato la
settimana scorsa, a proposito del successo di Youssou N’dour.
MUSICA di Daniele Mutino 7
AFRICA SUBSAHARIANA 2 – ASCOLTI II PARTE
Nel momento in cui Paul Simon si incontra con loro, i Ladysmith Black Mambazo
erano indiscutibilmente il coro migliore tra quelli che partecipavano
regolarmente alle tradizionali gare di musica corale etnica del Sudafrica.(**)
(**)
Abbiamo accennato alla importante tradizione corale del Sudafrica, la scorsa settimana,
parlando di Miriam Makeba.
Il loro impegno politico, però, non sarà indolore: nel 1991 Headman Shabalala,
il bassista del gruppo, viene ucciso a colpi di pistola da una guardia di pelle
bianca. Paul Simon pretende giustizia, non vuole che quel delitto rimanga
impunito come puntualmente avveniva per gli omicidi di quel tipo nel Sudafrica
razzista, e porta la guardia in tribunale, investendo molti soldi per ingaggiare i
migliori avvocati: riesce così vincere il processo, dimostrando che si era trattato
di un delitto razziale premeditato. La sentenza avrà grande eco in tutto il mondo
in quanto era la prima grande vittoria giuridica del popolo nero in Sudafrica.
Nel 1999, Joseph Shabalala, leader del gruppo, ha istituito la Ladysmith Black
Mambazo Foundation, un'organizzazione che si occupa di tramandare ai giovani
sudafricani di etnia zulu la cultura e la musica tradizionale del loro popolo.
MUSICA di Daniele Mutino 8
AFRICA SUBSAHARIANA 2 – ASCOLTI II PARTE
Il testo della canzone che vi linko, “Diamonds on the soles of her shoes”,
racconta di una storia d’amore tra una ragazza molto ricca e un ragazzo molto
povero.
Musica e politica 4
www.youtube.com/watch?v=3ncVyxQRw70&feature=emb_logo
Sulla scia di Paul Simon furono molte le grandi star della musica internazionale
che alla fine degli anni Ottanta e all’inizio dei Novanta fecero convergere
l’attenzione del mondo sul dramma dell’Apartheid in Sudafrica. Era dai tempi
della guerra del Vietnam che la grande musica internazionale non si era ritrovata
tutta unita e compatta a sostenere una causa politica, con la precisa percezione
di potere incidere in modo decisivo, grazie all’influenza esercitata sulle masse.
Steve Biko era il principale leader della lotta all’Apartheid insieme a Nelson
Mandela; si distingueva però da quest’ultimo per il fatto di avere una visione
politica non violenta, mentre Mandela, leader dell’African National Congress,
aveva inizialmente posizioni politiche di stampo comunista e favorevoli alla lotta
armata; poi, in seguito, Mandela, nei suoi 25 anni passati dentro il carcere,
rimeditò le proprie posizioni, e si avvicinò alle posizioni non violente di Steve
Biko, la cui figura ha avuto quindi una grande influenza sul futuro Premio Nobel
per la Pace e sul modo in cui governerà il Sudafrica, lavorando per la
riconciliazione di sudafricani neri e sudafricani bianchi.
Quando Peter Gabriel scrive questa canzone, e la canta negli stadi di tutto il
mondo, l’assassinio di Steve Biko era rimasto impunito; si era fatto un processo,
ma in realtà si era trattato di una farsa, come in genere accadeva in questi casi
in Sudafrica. Potete immaginare quindi la forza di questo canto urlato negli stadi
all’unisono da decine di migliaia di persone che chiedono con forza giustizia.
Insieme ad una versione live, ho voluto linkarvi anche la versione in studio del
disco, perché all’inizio e alla fine di tale versione si sente la registrazione
MUSICA di Daniele Mutino 9
AFRICA SUBSAHARIANA 2 – ASCOLTI II PARTE
originale dei cori che furono cantati al funerale di Steve Biko; si tratta quindi di
un documento storico/musicale straordinario. Questo il testo:
Musica e politica 5
www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=6762
Tra le altre grandi stelle della musica internazionale che si sono schierate in
prima fila nella lotta all’Apertheid, ci sono sicuramente gli U2, che già nel 1984
avevano scritto forse la più bella canzone di sempre contro il razzismo: “Pride”,
conosciuta anche come “In the name of Love”.
La canzone di questo link, “Silver and gold”, è dedicata specificamente
all’Apartheid sudafricano, e ve la propongo all’interno di un sito dove sono
riportati anche i testi in inglese ed in italiano, ed una breve spiegazione.
L’Africa e il mondo 1
www.youtube.com/watch?v=PjcCoRYCYPw
L’Africa e il mondo 2
www.youtube.com/watch?v=ZncWCgN-zms
Concludiamo con un’artista del Benin (Africa occidentale), Angelique Kidjo, che
canta, con un bellissimo arrangiamento, una canzone del giamaicano Bob
Marley, accompagnata dal “Kuumba Choir Singers”, un coro afroamericano della
East Coast statunitense, il quale introduce il brano con una breve citazione di
“Nkosi Sikelel Afrika”, inno sudafricano e della liberazione panafricana.
Dunque: Benin, Giamaica, Stati Uniti, Sudafrica: in questo video sono presenti
culture musicali di diverse parti del mondo, e tutte legate all’Africa!!
Angelique Kidjo è una straordinaria cantante del Benin dalla voce possente e
bella, ed anche una artista di teatro e una danzatrice.
MUSICA di Daniele Mutino 11
AFRICA SUBSAHARIANA 2 – ASCOLTI II PARTE
“Redemption song” fu scritta da Bob Marley nel 1979, quando già stava soffrendo
per il cancro che lo avrebbe portato alla morte. Bob Marley l’ha incisa nel suo
ultimo album rinunciando al suo solito stile raggae: la canta infatti senza ritmo,
solo chitarra e voce, come un canto intimo, quasi un colloquio, e penso si possa
considerare il testamento spirituale dell’artista giamaicano. I versi incitano a
spezzare le catene spirituali che ci opprimono, a non aver paura della violenza
di questo mondo, che pure uccide i profeti, a non aver paura nemmeno della
bomba atomica, ma a continuare ad avere fede nel tempo, che nessun essere
umano può imprigionare, e che porterà la redenzione universale profetizzata:
certo sono temi collegati al Rastafarianesimo di cui Bob Marley è seguace ed
attivista, una religione in cui viene profetizzata la redenzione e la riunificazione
di tutti i popoli della diaspora africana; ma sono versi che hanno anche valore,
in senso genericamente spirituale, per qualsiasi essere umano. Questa infatti era
la forza di Bob Marley: di saper parlare con le sue canzoni allo stesso tempo sia
al proprio popolo, sia al mondo intero.
“Redemption song”, dal testamento intimo che era nella versione originale di
Bob Marley, diventa in questa versione un inno sfolgorante di speranza e
spiritualità che unisce culture musicali geograficamente agli antipodi, dagli Stati
Uniti al Sudafrica, dall’Africa occidentale ai Caraibi, unite tra loro da un comune
sogno di liberazione spirituale dei popoli africani di tutto il mondo.