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"Economia aziendale
tra tradizione e innovazione"
Economia Aziendale
Università Ca' Foscari di Venezia (UNIVE)
79 pag.
- Quali sono le condizioni che portano una risorsa ad acquisire valore per
l’uomo?
Una risorsa acquisisce valore per l’individuo nel momento in cui quest’ultima viene
ritenuta utile e al contempo è presente in misura scarsa nel territorio. Infatti così come
l’uomo non è disposto a pagare per una cosa che ritiene inutile, non è disposto a
pagare nemmeno per quei beni ritenuti “liberamente accessibili” poiché presenti in
grande quantità. Ad esempio, per quanto sia fondamentale noi non siamo disposti a
pagare per l’aria che respiriamo poiché per noi è infinita, mentre magari molte persone
sono disposte a spendere cifre esorbitanti per dei diamanti, non necessariamente utili,
poiché rari. Questo fa anche comprendere come l’acquisizione di valore per una
risorsa sia anche strettamente soggettivo.
- Quali sono gli assunti alla base della teoria dell’“Homo oeconomicus”?
Secondo la teoria dell’homo oeconomicus, su cui si basa il modello della razionalità
assoluta, l’individuo agisce come un singolo su ogni decisione che prende, sceglie
puntando unicamente al massimo profitto personale e riesce inoltre a compiere
sempre la scelta ottimale. Si parla perciò di un individuo teoricamente non
condizionabile né dalle persone che lo circondano né dal contesto, un individuo che
abbia sempre a disposizione tutte le informazioni gratuitamente e le sappia
confrontare senza difficoltà in maniera razionale e soprattuto di un uomo da una
visione generale negativa ed egoistica che compie la scelta migliore anche a discapito
degli altri.
- Che cosa significano le espressioni “know what” “know why” “know who”
e “know how”?
Queste espressioni vengono considerate delle dimensioni della conoscenza come
bene economico e sono state formulate da Lundvall e Johnson nel 1994; Il “Know
what” è la conoscenza derivata dal possesso delle informazioni ed è quindi la più
elementare (base per medici e avvocati), il “Know Way” riguarda i principi e le leggi
che governano la natura, la mente umana e la società ed è la conoscenza alla base
della ricerca scientifica (base del progresso tecnologico). Il “Know who” che fa
riferimento alla costruzione di reti sociali e alla relazioni di comunicazione e
d’operazione tra soggetti (economia aziendale) e il “Know how”, ovvero la capacità di
trasformare la conoscenza in azione, quindi nella capacità di mettere in atto la
conoscenza per risolvere problemi e svolgere mansioni lavorative.
- Quali sono le capacità che deve avere una azienda per produrre
conoscenza?
Per produrre e rinnovare la conoscenza le aziende devono possedere 3 capacità: La
capacità di assorbimento, perciò di riconoscere e assorbire nuove conoscenze, le
capacità di combinazione di diversi blocchi di conoscenza per crearne di nuova e
infine le capacità dinamiche di ricostruire e riconfigurare competenze interne per far
fronte a contesti di rapido cambiamento.
- Che cosa si intende per azienda e quali sono le principali classi di aziende
presenti negli attuali sistemi economici?
Con il termine azienda ci si riferisce a quelle organizzazioni di cui si osserva l’attività
economica di produzione e consumo di ricchezza realizzata al suo interno e in relazione
di scambio con altri istituti; gli istituti aziendali si classificano in quattro classi di
aziende: a) le aziende familiari b) le aziende di produzione c) le aziende composte
pubbliche d) le aziende del terzo settore.
- Che cosa s’intende per finalità istituzionali di una azienda? Come possono
essere analizzate in relazione ai portatori d’interesse dell’azienda?
Con finalità istituzionali di un’azienda ci riferiamo alle finalità primarie per cui una
azienda è stata creata, che siano esse economiche o meno. Infatti le imprese hanno ad
esempio una finalità prettamente economica mentre gli istituti pubblici, come le
università hanno come finalità istituzionali primarie, la ricerca scientifica e le attività
didattiche, quindi, finalità non economiche. All’interno dei vari istituti comunque le
finalità non si escludono a vicenda, infatti qualora ci sia una prevalente finalità
economica non vuol dire che non siano presenti anche finalità non economiche (es le
imprese che sostengono il territorio tramite donazioni), si distinguono il quel caso le
finalità istituzionali primarie da quello secondarie. Ovviamente queste finalità sono
portate avanti dai “portatori d’interesse” di una azienda, che possono essere
Istituzionali, se ci si riferisce a tutti quei soggetti per cui l’azienda è stata creata o non
istituzionali dove sono comprese tutte le altre persone che presentano altri interessi nei
confronti dell’attività svolta. Entrambi questi tipi di portatori possono avere finalità di
tipo economico o meno.
- Che cosa significa sostenere che il top manager deve essere visionario
per definire la visione aziendale?
Innanzi tutto c’è da dire che la visione aziendale è un concetto legato ma al contempo
distinto dalla missione aziendale. Mentre la missione aziendale esprime perché
l’impresa è stata costituita nel passato, continua ad esistere, descrivendone lo scopo e
i valori fondamentali, mentre la visione aziendale esprime dove l’impresa vuole arrivare
in un futuro identificando un obbiettivo sfidante che cambia ogni volta che l’obbiettivo
precedente è stato raggiunto. Perciò mentre la missione è qualcosa di più astratto e
irraggiungibile, la visione rende il tutto più pratico, sopratutto agli occhi degli
stakeholder. Il top manager devono essere dei leader visionari che riescono a
sviluppare una visione dell’azienda nel futuro a lungo termine che sia realistica e
condivisibile dall’azienda. I top manager devono perciò avere una diversificata
capacità di vedere, devono guardare: in avanti, verso il futuro, indietro, per una giusta
compressione del passato, sopra, per vedere dall’alto gli elementi del sistema
aziendale, sotto, ovvero interamente al sistema in tutte le sue parti, oltre gli altri, poiché
devono vedere le cose in maniera diversa e innovativa, oltre le idee poiché il loro
compito richiede di contestualizzare le idee creative e infine una vista attraverso per
mettere a sistema tutte le capacità di vedere e ottenerne un risultato.
+++La visione aziendale deve essere sviluppata non come un utopia del laser
irrealizzabile ma come una sfida epocale che renda le perone felici di potervi
partecipare. Una visione aziendale può essere tanto o poco sfidante ma non giusta o
sbagliata.
+++secondo Collins e Porras l’envisioned future deve essere composto da due
elementi chiave: un grande audace obbiettivo, raggiungibile in 10-30 anni, che deve
essere chiaro a tutti senza necessitare di una ulteriore spiegazione e una coinvolgente
e vivida specifica di cosa comporterà il raggiungimento dell’obbiettivo, in modo tale da
motivare le persone che lavorano nell’azienda e per l’azienda.
- Cosa sono i mercati e quali sono le categorie di analisi della struttura dei
mercati?
Sia un mercato quando molte negoziazioni di beni con caratteristiche omogenee
avvengono con frequenza elevata. In tali condizioni le negoziazioni avranno
caratteristiche simile, in termini di prezzi e condizioni generali.l'informazione principale
che l'esistenza di un mercato offre agli operatori e il prezzo corrente per i beni in esso
negoziati. Non tutti gli insiemi di negoziazioni sono qualificabili come mercati, e non
esiste inoltre un mercato quando non si possono osservare condizioni di scambio
omogenee; per uno stesso bene si possono formare vari mercati. Le tradizionali
categorie di analisi dei mercati sono la "domanda" e "l'offerta".l'incontro della
domanda e dell'offerta determina la quantità i prezzi scambiati.la domanda è
qualificata da tre fattori: - la concentrazione, la domanda sarà concentrata sugli
acquirenti sono pochi.se l'acquirente è uno solo si parla di mercato monopsonio.
- l'elasticità, che esprime la sensibilità delle quantità domandate alle variazioni di
prezzo.un'elasticità elevata comporta grandi modificazioni nelle quantità domandate in
conseguenza di variazioni relativamente ridotte nei prezzi.tipicamente sono
caratterizzati da una domanda rigida i venissi iniziali e da una domanda elastica i beni
voluttari. - la differenziazione, collegata alla presenza di segmenti di mercato
caratterizzati da specificità nelle caratteristiche dei beni domandati.alcuni mercati sono
tendenzialmente indifferenziati, cioè gli acquirenti non riconoscono aspetti di specificità
nei prodotti così che l'unica variabile rilevante risulta il prezzo. Gli stessi tre fattori
possono essere impiegati anche per l'analisi dell’offerta: - la concentrazione dell'offerta
consente di identificare diversi tipi di mercato in base alla numerosità di offerenti.
Avremo un monopolio se esiste un solo venditore, il duopolio sei venditori sono due,
l'oligopolio se i venditori sono pochi, se venditori sono molti si parlerà di mercato in
concorrenza perfetta. - l'elasticità dell'offerta esprime la variabilità delle quantità offerta
nel mercato rispetto ai prezzi e dipende dalla capacità e disponibilità dei venditori a
reagire alle variazioni di mercato. - differenziazione dell'offerta, collegata alla presenza
di aspetti specifici nei prodotti.la capacità di differenziare l'offerta dei concorrenti è una
delle strategie competitive di base. Sebbene le analisi di mercato forniscano
caratteristiche riguardanti solamente i prezzi, la quantità, la concentrazione di
domanda e offerta in realtà sulle decisioni di acquisto e vendita influiscono anche altri
fattori quali i termini di pagamento, la consegna, le garanzie eccetera.
- Che cos’è l’analisi SWAT e qual’è il suo contributo nel redarre una
strategia azindale?
L’analisi SWAT è una metodologia diffusa per definire il quadro strategico di un’azienda
e consiste nell’individuare le forse e le debolezze interne dell’azienda e le minacce e le
opportunità che questa più subire/cogliere dall’ambiente esterno; Questo tipo di analisi
offre un modo per confrontare diverse combinazioni di fattori interni ed esterni per
valutarne le opzioni strategiche disponibili e favorevoli all’azienda e al suo successo.
L’analisi SWAT può servire per analizzare vari scenari aziendali, come la scelta di un
nuovo investimento, riflettere in maniera profonda sulla propria azienda, portando alla
luce problematiche spesso trascurate per mancanza di tempo, porta a ragionare i
membri di una azienda, specialmente quelli all governo di quest’ultima sugli elementi
interni da valorizzare e le debolezze che invece devono essere arginate. L’analisi Swat
dunque non consente di per sé di identificare e sviluppare strategie efficaci, non sono
possibili recette generali o predefinite, infatti i componenti dell’analisi cambiano nel
tempo, in base all’evoluzione della azienda e dell’ambiente esterno.
- Cosa s’intende per integrazione verticale e quali sono gli aspetti da tenere
in considerazione nella scelta del livello di integrazione verticale?
L’integrazione verticale è un’altra forma strategica di crescita dell’azienda che si
differenzia però da quella vita finora di tipo orizzontale che comporta nuovi clienti o
prodotti. L’integrazione verticale consiste nell’espansione dell’attività a monte, ovvero
realizzando autonomamente fattori prima acquistati dall’esterno, o a valle, che
espandono le attività aziendali andando a svolgere fasi prima svolte dai propri clienti.
Ciò può comportare alcuni vantaggi soprattuto di diminuzione dei costi di transizione
nel cercare dei partner commerciali. Per attuare questo tipo di integrazione bisogna
prendere in considerazione però alcuni aspetti. La convenienza relativa, ovvero se sia
effettivamente è conveniente essere autonomi per determinate produzioni, soprattutto
visto alla produzione prevista, se i costi di coordinamento interno sarebbero maggiori
dei costi di transizione con l’esterno, se la scelta di internare un processo conferisca
- Quali sono i principali compiti del vertice corporate nella gestione di una
azienda multi-business?
La crescita sia verticale che orizzontale di una azienda molto spesso comporta però
grandi complessità organizzative e di gestione, questo comporta che il vertice
corporate all’interno di tali aziende abbia diversi ruoli. Innanzi tutto ha il compito di
selezionare su quali business investire e in che modo distribuire le risorse tra i vari
business facenti parte dell’azienda, poi deve saper ordinare le varie attività in modo
efficiente attraverso strumenti direzionali e schemi di incentivazione, deve assegnare
obbiettivi alle varie unità di business ma anche saper controllare che essi vengano
portati a termine in maniera efficiente e tramite meccanismi avanzati di pianificazione e
controllo può trasmettere una visione sempre chiara e stabile nel lungo periodo.
Esistono tuttavia anche delle implicazioni negative nella gestione da parte del vertice
corporate, quali un peggioramento dell’efficenza dovuti ad alti costi di remunerazione
dirigenziali, a processi di burocratizzazione più lenti visto il coinvolgimento di più
persone e infine una opacità dei risultati, poiché non attuando determinati sistemi di
controllo, si potrebbe non capire quali attività contribuiscono a maggiori risultati e quali
invece sono inefficienti.
- Quali sono gli attori all’interno del settore con i quali l’azienda interagisce?
Nessuna impresa è in grado di operare in completo isolamento, un sistema di valore
include le catene del valore dei fornitori, dei distributori e così via. Gli input di
- Quali sono i fenomeni principali che hanno portato alla nascita degli
ecosistemi di business?
Molti settori nello scorso secolo, hanno puntato a creare dei processi di integrazione
verticale dovuti alla scelte delle imprese leader di internalizzare la maggior parte dei
processi; negli ultimi vent’anni però, con l’avvento in primis di internet, molte aziende
hanno compreso la convenienza di esternalizzare le attività meno core (centrali
dell’impresa). Sempre più settori industriali sono così oggi caratterizzati dalla presenza
di complesse relazioni di collaborazione e competizione tra le imprese. Non solo, ad
oggi l’interazione si vede anche tra settori molto distanti fra loro. Questo ha portato un
decisivo cambiamento, ovvero il fatto che non si compete più tra singole imprese ma
tra rete aziendali all’interno delle quali le aziende cooperano. Il diffondersi di queste reti
aziendali ha portato le imprese leader a realizzare quanto la loro performance sia
legata a tutte le imprese con cui collaborano più o meno indirettamente e questo ha
portato a considerare i partner aziendali come membri di un’ecosistema di business
più che di una classica catena del valore. Un’ecosistema di business è caratterizzato a
un’ampio numero di aziende debolmente connesse ma dipendenti l’una dall’altra per la
loro sopravvivenza.
- Quali sono i tipi di controllo previsti dal Framework di Merchant e Van Der
Stede?
Il primo organo di controllo di questi due studiosi si basa sull'idea che le cause che
giustificano l'introduzione di un sistema di controllo abbiano radici nei problemi di
natura comportamentale. In tal senso, l'adozione degli strumenti di controllo dovrebbe
mitigare i problemi comportamentali quali senza di direttive. Gli strumenti vengono
distinti in base al oggetto di controllo. Ai diversi oggetti corrispondono tre tipi di
controlli: i controlli sui risultati, i controlli sulle azioni e i controlli sulle persone (queste
ultime si suddividono in controlli sul personale e controlli culturali). I controlli sui risultati
si basano sulla misura delle performance e si sviluppano attraverso la definizione delle
dimensioni di risultato, considerando le aspettative dei diversi gruppi di portatori di
interesse, l'individuazione di misure di performance coerenti con le dimensioni
prescelte, la fissazione di obiettivi per ciascuna misura e infine l'assegnazione di
ricompense a me nato e collaboratori per il raggiungimento degli obiettivi.i controlli
sulle azioni pongono invece l'operato delle persone al centro del controllo, e hanno
prevalentemente una natura preventiva, volta ad assicurare che se compiano azioni
vantaggiose per la propria azienda. I controlli sul personale prevedono tre principali
modalità: la selezione e l'inserimento. I file i controlli culturali si basano sul controllo
reciproco attraverso la condivisione dei valori e delle norme comportamentali.
- Esempi di diacronia:
-Esempi di diacronia tra efficacia ed efficienza delle imprese: l'impresa alfa riesce nel
breve periodo a raggiungere le proprie finalità istituzionali di carattere economico e
quindi ad avere efficacia ma non si preoccupa di ottimizzare il consumo delle risorse;
nel medio lungo periodo questa situazione di relativa inefficienza può far venire meno
la situazione di monopolio a causa dell'ingresso nel mercato dei concorrenti più
efficienti. Oppure nella situazione opposta, l'impresa gamma è particolarmente
efficiente nello svolgimento di una determinata attività produttiva però ne derivano
beni che sul mercato non trovano +1 domanda tale da assorbire a prezzi remunerativi