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Marco Baiardi 1G

Soffio – Diario del protagonista

È già una settimana che non esco più dal mio appartamento; lo stesso che fino a poco tempo fa mi
sembrava enorme, ora mi sta stretto, come quella vecchia maglietta che ho buttato l’altro ieri. Anche se so
che è necessario per il benessere di tutti, non riesco a smettere di pensare che voglio uscire, voglio andare a
prendere aria. Almeno avessi un giardino, potrei passare un po’ di tempo all’aria aperta, invece mi devo
accontentare del mio balcone striminzito. Sto pian piano svuotando la dispensa, penso di avere ancora
provviste sufficienti per un’altra settimana, ma poi dovrò organizzarmi per rifornirmi. Penso di chiedere alla
signora che vive al piano di sotto, lei è in salute e non rischia di contagiare nessuno, magari accetterà a
lasciarmi alcune cose davanti alla porta. In questo momento sento alcuni bambini che giocano per strada,
una parte di me vorrebbe unirsi a loro, tornare bambino e poter giocare tutto il tempo, mentre l’altra parte
sta per lanciargli un secchio d’acqua in testa, magari così torneranno a casa. Io sono confinato in casa per
proteggere gli altri e paradossalmente molti di loro sono ancora incuranti del problema. E poi perché sono
io a dover stare in casa? Non sono forse loro le persone che rischiano la vita? Eppure, appaiono rilassati, e
molti continuano la loro vita come se niente fosse. Ho iniziato questo diario per tenermi occupato: ho già
fatto tutto quello che avevo da fare in casa. Ho perfino pulito tutti gli armadi e riordinato tutta la cantina. In
un momento di particolare noia ho anche messo tutte le fotografie che avevo sparse per casa in un paio di
album. Non credevo possibile che iniziassero a mancarmi alcune cose che mi avevano sempre dato fastidio,
come fare la spesa, fare la fila alla posta o semplicemente viaggiare in autobus. Ora spero con tutto me
stesso che venga trovata una cura per questa misteriosa malattia per poter fare delle semplici commissioni,
senza mettere in pericolo nessuno ogni volta che metto piede fuori casa. Una cosa positiva forse c’è: mi sto
allenando come un pazzo, ogni volta che mi annoio inizio a fare esercizi fisici, a correre sul tapis roulant, a
fare stretching, … sarò in piena forma appena si potrà tornare fuori casa. Sistemando la vecchia libreria
rotta che avevo in salotto, ho trovato il libro di mio nonno sul giardinaggio, con attaccata a una pagina una
bustina con dei semi; penso che in uno di questi giorni proverò a seminarli, chissà se e cosa crescerà, ma
dovrebbe tenermi occupato per qualche giorno in più. Ora anche la paura comincia a tormentarmi: sono
immune alla malattia o sono solo più lento a sviluppare i sintomi? Come se non bastasse, in questi giorni di
quarantena il meteo è favoloso, c’è sempre il sole e le temperature sono miti, come se la primavera ci stia
richiamando all’esterno per fare grigliate, passeggiate in montagna o in generale all’esterno. Per ora posso
accontentarmi solo di una sedia messa sul balcone, di una ringhiera per appoggiare i piedi e di una bella
bibita fresca. Spero che questo non sia in qualche modo il lanciamento dell’estate, una sorta di
presentazione del modo in cui passerò tutta la stagione calda, ma che la situazione torni alla normalità il
prima possibile.

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