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NELL’URBANISTICA
Da alcuni decenni l’Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici (ANCSA) ha posto il tema della città
esistente e di una possibile riqualificazione in termini fisici e funzionali. Progettare sull’esistente significa
intervenire su contesti carichi di memoria e di senso, vissuti da gruppi sociali. La sperimentazione di nuove
modalità d’intervento sono in corso, sono chiamati operatori a dare vita ad una nuova urbanistica”. Anni di
dibattito, anni di riflessione e di ricerca sui temi diversi, ma legati dall’obiettivo comune di ricercare una
nuova qualità nel “fare urbanistica”.
Oggi siamo alle "bucce" di tentativi di valorizzazioni marginali, i luoghi in cui il livello di investimento
privato più basso e dove il costo sociale complessivo è più alto. Ci stiamo dicendo che le leve fondamentali
delle trasformazioni insediative e territoriali girano a bassissimi regimi o sono addirittura regressive: crisi
economica già decennale e crescente precarizzazione del lavoro; grandi difficoltà a garantire un adeguato e
appropriato livello di investimenti pubblici sulle città e sulla sicurezza territoriale. Dunque la risposta non
può che essere la rigenerazione urbana/territoriale e un severo controllo del consumo dei suoli che
perlomeno cerchino di rimettere al lavoro l'enorme patrimonio immobiliare accumulato e impediscano
l’aggravarsi del costo economico-sociale, resta il problema del come farlo.
Credo utile segnalare alla discussione l'approdo fin qui raggiunto dalla proposta di nuo- va legge urbanistica
che la Giunta dell'Emilia-Romagna ha recentemente deliberato, essa provvede a sgombrare il campo da
un'enorme mole di previsioni urbanistiche. L'innesco del processo rigenerativo è incentrato su una
strategia per la qualità urbana e ambientale a regia pubblica che punta ad una forte riqualificazione/
prestazione dello spazio pubblico e delle sue reti quale innesco di u contestuale rivalorizzazione della città
privata a partire dall'incremento della sicurezza statico-sismica e dell'efficienza energetica. Allo stesso
modo il nuovo piano contempla la fase degli uso temporanei, cercando dunque di non perdere di vista
quanto di irrisolto si muove e si produce in ambito urbano.
1. L'efficienza
Garantire l'efficienza della città è il primo requisito: la mobilità che deve essere parte integrante del
progetto urbanistico, le reti tecnologiche ed energetiche devono essere parte integrante del progetto
urbanistico e non aggiunte successivamente, le dotazioni territoriali. Una città (o un territorio) con una
mobilità e reti efficienti, che governa i flussi energetici in modo razionale e sostenibile (anche
economicamente), che ha una buona quantità e distribuzione di dotazioni territoriali è una città bella"
indipendentemente dalla sua morfologia.
2. La fattibilità
Un progetto urbanistico per essere di qualità deve essere fattibile deve cioè potersi realizzare
completamente nei tempi programmati condizione che non si realizza quasi mai, perché i progetti
urbanistici non sono mai commisurati alle risorse disponibili, ciò è dovuto all’assenza di qualsiasi
disposizione che obblighi la disponibilità preventiva delle risorse necessarie per l'attuazione, che nessuna
legge regionale ha mai neppure provato a correggere.
3. L’equità
Nell’urbanistica italiana l'equità è un requisito poco praticato perché nel nostro Paese il peso della rendita
fondiaria si fa sentire più che in altri ad analogo regime economico; si tratta di una condizione storica che la
politica ha rifiutato di riformare. Un problema strutturale, quindi, irrisolto, che è stato solo in parte
mitigato dalla perequazione urbanistica e che ha provocato danni enormi all'economia nazionale
sottraendo grandi risorse agli investimenti e che ha anche con cesso mano libera alla speculazione edilizia.
Una città costruita senza regole, che ha accumulato grandi ricchezze sottraendo risorse alla collettività e
garantendo alle necessità di questa solo una quota marginale, non solo é iniqua, e anche "brutta".
4. L'inclusione sociale
La "bruttezza" di una città dipende anche dalla presenza di differenze conflitti sociali sempre più accentuati
si moltiplicano, anche in Italia, le situazioni di chiusura e isolamento (le gated comunities), quartieri
considerati di alta qualità (e venduti come tali), ma in realtà "bruttissimi" proprio per l'esplicita condizione
di isolamento su cui si fondano; mentre poco si è fatto per rimuovere le condizioni di esclusione sociale che
caratterizzano gran parte delle periferie senza accessibilità e senza servizi. La rigenerazione urbana, non
tratta solo di un progetto di trasformazione fisica di parti degradate, ma anche di un progetto di inclusione
sociale.
5. Il mix funzionale
La città nasce come un organismo nel quale una pluralità di funzioni convivono in uno stesso spazio
urbano. Tutta l'urbanistica italiana ha utilizzato lo zoning funzionale, cominciando solo verso la fine stessa
fase a rendersi conto della qualità scadente delle nuove parti monofunzionali di città. I quartieri
"dormitorio" i centri direzionali completamente deserti dopo la chiusura degli uffici, le zone industriali
totalmente monofunzionali rappresentano aspetti largamente diffusi di mancanza di qualità urbanistica. Al
contrario la realizzazione di nuove parti di città qua polifunzionali contribuiscono a creare situazioni di
maggiore vivibilità, a ridurre il traffico individuale e i consumi energetici In sintesi a realizzare città più
"belle".
6. La sicurezza
Anche la sicurezza della città è un elemento di qualità e quella del territorio, deve perseguire, riducendo i
rischi dovuti alle catastrofi naturali: i terremoti, il dissesto idrogeologico, le conseguenze dei cambiamenti
climatici. Un'attenta analisi preventiva è la condizione di base per elaborare progetti urbanistici che,
garantendo la sicurezza del territorio, ne tutelano anche la qualità e la bellezza, mentre per quanto
riguarda la città, un progetto urbanistico attento alla sicurezza delle persone e che si occupa quindi della
modellazione della viabilità, della introduzione di forme di mobilità dolce", dell'aumento delle aree
pedonali, dell'integrazione regolazione del traffico, della progettazione degli spazi aperti sono sempre
elementi di qualità e quindi di "bellezza”.
7. La sostenibilità ambientale
La sostenibilità ambientale della città dipende dalla riduzione/azzeramento del consumo di suolo perché il
suolo è una risorsa finita, non può esse generata e deve essere tutelata. E’ necessario incrementare la
superficie delle aree verdi urbane e il numero delle piante per incrementare la rigenerazione naturale della
risorsa fondamentale "aria" attraverso la fotosintesi la sostenibilità passa anche attraverso la riduzione di
ogni forma d'inquinamento.
8. Lo spazio pubblico
Lo spazio pubblico ha sempre caratterizzato la bellezza della città. L'apprezzamento è dovuto ai
monumenti e alle belle architetture, ma soprattutto alla qualità e alle dimensioni dello spazio pubblico che
ci fa sentire a nostro agio, luogo perfetto dove passeggiare, fare shopping. Lo stesso non possiamo dire per
gli spazi pubblici della città contemporanea, incompiuti senza funzioni vitali, poco sicuri.
2. I temi in agenda
a) rigenerazione urbana generalizzata;
b) disegno di riassetto istituzionale;
c) pianificazione capace di interpretare il futuro:
d) individuazione di ambiti con maggior propensione allo sviluppo;
e) riaggancio fra progetto di modernizzazione tecnologica e progetto dei luoghi;
f) promozione di pratiche che portino alla rimodulazione del sistema welfare.
3. La riforma mancata
- integrazione degli aspetti ambientali della pianificazione;
- utilizzo dei metodi perequativi e compensativi per una politica fondiaria favorevole agli interessi generali;
- sdoppiamento del piano comunale in una componente strutturale e una operativa.
5. I contratti di Quartiere
Un’esperienza non trascurabile è stata quella dei Contratti di Quartiere, la cui pratica è stata precocemente
abbandonata. Oggi rigenerare non è solo riferito ai centri storici, ma anche al patrimonio della città
contemporanea.
2. Patrimonio e città
Il patrimonio è un valore da costruire pazientemente mediante un progetto culturale messo in discussione
dal rapporto che si determina tra valori sedimentati e modificazione dei significati. Oggi la priorità
strategica della città europea riguarda il trattamento delle relazioni tra i nuclei consolidati di antico
impianto e le figure dei territori di margine nei quali le forme insediative si diluiscono nella scala vasta del
paesaggio.
3. Storia e progetto
Il territorio storico è costituito da tracce e disegni sedimentati a partire dalla topografia antica.
4. Continuità
Il progetto urbano dovrà assumere l’esistente come codice genetico capace di prevedere anche il mutare di
alcune condizioni. Ciò non significa rinunciare al controllo, quanto mettere a punto modalità più flessibili
sulla realtà evolutiva della città, della quale il progetto, strumento di controllo e gestione delle
trasformazioni, macro o micro è parte integrante. L’unità del progetto non prende corpo attraverso la
compiutezza del sistema ma nella capacità di intersecare lo spazio, il tempo e ritmi urbani di ciascun luogo.
ESPERIENZE POLITICHE URBANE
3. Considerazioni finali
Gli strumenti per la realizzazione di programmi complessi di trasformazione sono stati nel tempo i più vari.
L'importante è conoscerne bene potenzialità e limiti. Lo testimonia 'ultima esperienza di Cesena, partita
con la costituzione di una società di trasformazione urbana che doveva sviluppare un'iniziativa immobiliare
con la partecipazione finanziaria dei privati, e poi cambiata in corso per diventare un fondo dedicato al
social housing. Conosciamo tutte le ragioni che invece portano a privilegiare gli interventi di
riqualificazione: dal contenimento del consumo di suolo, alla disponibilità di servizi, dalla mobilità
sostenibile.
4. Conclusioni
In sintesi, è necessario sottolineare che tutti gli interventi di delocalizzazione previsti dai Piani di questi tre
comuni non hanno interessato aree che non fossero già pianificate. Nella convinzione che interventi di
questo tipo si possano e si debbano attuare anche a prescindere da eventi cosi catastrofici, è quindi
necessario nelle nuove politiche di rigenerazione urbana siano previsti adeguati incentivi economici oltre
che fiscali Che costituiscano, per le amministrazioni comunali, strumenti operativi.
LA RICOSTRUZIONE A CONCORDIA SULLA SECCHIA
(di Maria Rosa Vittadini e Sauro Secchi)
Concordia, fragile anche prima del terremoto, rischia di soccombere per le tendenze alla frammentazione,
alla chiusura in un mondo troppo piccolo. Il comune conta poco meno di 9.000 abitanti, di cui circa 5.000
insediati nel centro capoluogo e il resto in una serie di importanti frazioni, ciascuna con storie autonome. Il
sisma ha colpito duramente il patrimonio edificato del centro storico e anche quello delle aree agricole. Il
riconoscimento del danno è stato importante per il PdR.
Nel processo di Piano si è raggiunta convinzione che buona parte di questo nuovo significato potesse
essere fondato sulla rivitalizzazione del centro storico, con una qualità e una individualità capace
conservare popolazione e attività esistenti e di attrarne di nuove. Da questa impostazione trae origine il
PdR secondo quattro grandi strategie:
- metabolizzare il cambiamento verso una nuova struttura urbana;
- azioni integrate per la rivitalizzazione del centro storico;
- regole per la ricostruzione nel territorio rurale;
- misure di tutela e valorizzazione per l'ambiente e il paesaggio.
2. Metabolizzare il cambiamento
Il cambiamento da metabolizzare è lo spostamento radicale delle funzioni sociali e amministrative dovuto
alle strutture per l'emergenza. La concentrazione di tali strutture ha dato luogo ad una nuova polarità
urbana che raggruppa le scuole prefabbricate, un nuovo municipio la nuova chiesa, alloggi provvisori, una
"piastra commerciale" per collocazione temporanea dei negozi danneggiati. Il nuovo polo, è collocato al
margine nord-est dell'area urbana consolidata. Ovvero all'estremo opposto del centro storico che la
presenza invalicabile del fiume ha confinato margine di sud-ovest, il PdR ruota intorno al problema di
ricomporre l'unità della struttura urbana portando il vecchio centro e il nuovo polo ad essere
complementari piuttosto che concorrenziali. La ricomposizione urbana si fonda su tre fattori principali: il
ritorno delle funzioni pubbliche nel centro storico rivitalizzato, la riconversione delle opere per l'emergenza
in un nuovo polo scolastico e ricreativo ben attrezzato e la connessione tra centro storico e polo scolastico
attraverso l'asse di viale Garibaldi, II viale, che parte da una nuova piazza, dovrebbe connettere le due
estremità attraverso una sequenza di luoghi interessanti, di attività attrattive e spazi favorevoli alla vita
sociale. Nella proposta del PdR la componente davvero determinante di questa operazione è la
riconfigurazione dello spazio urbano attraverso la riorganizzazione delle sezioni stradali, il disegno della
pavimentazione, la regolamentazione del traffico a favore di pedoni e ciclisti, le aree verdi.
3. Governance e cittadinanza
Il PGT definisce il sistema di regole, previsioni e linee-guida intorno alle quali si modellerà la forma della
città nei prossimi anni. All’interno di questa concezione diventa fondamentale il tema della governance
urbana cioè del processo attraverso il quale si costruisce un sistema condiviso di criteri per concretizzare la
qualità di uno specifico territorio, passando dagli assunti puramente teorici all'attuazione di un metodo che
renda effettivamente possibile un dibattito serio ed allargato al maggior numero di cittadini, mettendo gli
stessi nella condizione di poter prendere parte alle decisioni che li riguardano.
4. La crescita intelligente
L'approccio progettuale della crescita intelligente è basato sulla trasformazione puntuale e concentrata di
nodi urbani sulla riconversione delle aree esistenti dismesse e degradate all'interno della città; infine
sull'equilibrata ridistribuzione dei servizi, tale da ridurre le necessità di spostamento quotidiano da un
punto all'altro del territorio. Il modello che si persegue è quello città policentrica e polifunzionale in cui si
crei un sostanziale equilibrio qualitativo tra centro e periferia, aggiungendo funzioni attrattive dove
mancano e lavorando su un deciso miglioramento degli spazi aperti di connessione.
5. La città pubblica
“Città pubblica" significa giardini, percorsi, piazze, cintura verde: in generale si tratta del complesso e
articolato sistema dei servizi erogati alle persone di tutte le età e di tutte le fasce sociali: l'obiettivo de PGT
quello di attuare un sistema in cui la qualità dei servizi possa essere costantemente monitorata, verificata e
adeguata alle richieste della cittadinanza e alle priorità individuabili. Con l'obiettivo di realizzare una città
più attenta alle persone emerge il tema della casa e l'urgenza di creare un'offerta di abitazioni accessi- bile
alle fasce di cittadini con reddito basso e medio-basso che attualmente vengono espulse dagli alti costi del
mercato immobiliare, in un processo che sottrae alla città presenze fondamentali per la propria
autorigenerazione come i giovani, le famiglie numerose, gli studenti.
1. Soluzioni?
Prima cosa, abolire subito le attuali Regioni, portandole a numeri sensati e razionali, ad esempio
mutuandone le dimensioni. Secondo, riaffidare allo Stato centrale il compito sia di indicare le linee guida
delle politiche urbanistiche, sia di provvedere al coordinamento della loro messa in opera, sia infine di
sovrintendere alla verifica dei loro risultati applicativi. Dopodiché, resettare (di nuovo lo Stato) l'attuale
quadro legislativo relativo a tutela del patrimonio storico e artistico, ambiente, paesaggio e urbanistica,
semplificando radicalmente e finalizzandolo a essere un unico strumento organizzativo.
2. Favorire come?
Facendo tornare nelle città- a partire dai centri storici-le attività lavirative oggi in genere confinate nelle
estreme periferie, quando non disperse senza alcun senso nelle campagne, quindi facendo tornare dentro
le città industrie, opifici e quant'altro dia concreta occupazione a operai, impiegati e dirigenti. Il che
porterebbe a ridisegnare un rapporto armonico tra nuovo e vecchio costruito, e di questo con il paesaggio,
aprendo in tal modo soprattutto ai giovani immensi spazi creativi progettuali, con la formazione di molte
migliaia di posti lavoro. Ridisegnare quel rapporto significherebbe infatti:
- riprogettare le periferie ponendone le funzioni abitative e i servizi in diretto rapporto con i centri storici;
-riprogettare i centri storici facendo dei vincoli non più, come è oggi, sempre meno sopportabili
provvedimenti solo in negativo, ma trasformandoli in indicazioni in positivo per la progettazione di un
nuovo compatibile per forme, tipologie, materiali e quant'altro con l'esistente storico. Quel nuovo
costruito che comunque realizzato per non far morire il "vecchio" patrimonio edilizio;
- restituire alla coltivazione il terreno agricolo oggi occupato dai capannoni industriali (dismessi e non) così
anche riconsegnando alle città i loro confini, ovvero il loro contesto paesaggistico;
- far abitate le persone vicino ai luoghi di lavoro;
- ridurre drasticamente il traffico veicolare privato.