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Ringraziamenti ……………………………………………………………………………………… 2
Introduzione ……………………………………………………………………………………………. 3
Egemonia neoliberista nell’università ………………………………………………………………. 4
La soggettivazione neoliberale ………………………………………………………………………. 6
La soggettivazione neoliberale all’interno dell università ……..………………………………… 8
Obiettivo e domande di ricerca ………………………………………………………………………. 12
Le Macro-Dimensioni ………………………………………………………………………………… 14
Metodologia …………………………………………………………………………………………… 22
Questionario …………………………………………………………………………………………… 26
Analisi dei dati ………………………………………………………………………………………… 31
Conclusioni …………………………………………………………………………………………….. 37
Bibliografia ……………………………………………………………………………………………… 39
Ringraziamenti
Desidero ringraziare tutte le persone che in questi anni, dall’inizio del primo anno accademico, mi sono stati vicine e mi
I miei genitori, Tina e Zabi, che mi hanno sostenuto sempre nei momenti di maggiore difficoltà, dandomi consigli e
aiutandomi a prendere le decisioni. In particolare, Tina, che mi ha seguito esame dopo esame fino alla stesura di questa
tesi, ascoltandomi ripetere e discutendo sugli argomenti di studio offerti da questo percorso di studi, dandomi sempre
punti di vista nuovi e intelligenti, intrisi di un’invidiabile immaginazione sociologica; metà del voto di laurea spetta a lei!
I miei fratelli Nader e David, e mia sorella Sara con i loro rispettivi compagne e compagni, anche loro mi sono stati vicini
e hanno condiviso con me le soddisfazioni e i momenti difficili di questo percorso, mi hanno consigliato e mi hanno aiutato
che dovevo dare, mi hanno dato consigli secondo i loro rispettivi ambiti di studio e mi hanno fornito nuove prospettive, in
I miei colleghi e colleghe dell’università, con i quali ho condiviso la maggior parte delle esperienze di questo percorso e che
mi hanno permesso di conoscere nuove realtà stimolanti. Con loro mi sono preparato per gli esami ed ho passato dei
bellissimi momenti. Tra loro ci sono anche Sara, Vittoria e i due Federico, compagni e colleghi di questa tesi, insieme
Infine, un ringraziamento speciale va’ al professor. Giulio Moini, relatore di questa tesi e a Edoardo Esposto, correlatore.
Li ringrazio per avermi dato la possibilità di partecipare a questo progetto di tesi collettiva e per avermi introdotto a un
tema a cui mi sono appassionato via via sempre di più; per avermi aiutato a scoprirlo, guidandomi durante questo percorso
e dandomi sempre punti di vista interessanti e stimolanti, fornendomi delle lenti con cui guardare la società e il mondo
che mi circonda mai banali, anche grazie a loro ho potuto crearmi quella “cassetta degli attrezzi” di cui un sociologo che
si rispetti non può fare a meno e che spero di poter continuare ad arricchire ancora più avanti.
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Introduzione
Dopo un percorso di studi nelle scienze sociali, alla facoltà di Sociologia dell'università “La Sapienza”
di Roma, concludo questo percorso con la formulazione di una tesi che rientra nell'ambito del corso di
Sociologia dell'azione pubblica, condotto dal professor Giulio Moini e che vuole investigare sulle
trasformazioni che il modello neoliberale ha apportato all'interno dell'università. Il mio lavoro rientra
all'interno di un progetto di tesi collettiva svolto insieme ad altri 4 studenti e studentesse sullo stesso tema;
ogni studente ha analizzato la questione da punti di vista differenti. Insieme abbiamo cercato di fare una
panoramica generale sul tema del neoliberismo, dell'università e delle dinamiche e dei processi che tengono
Essendo il modello neoliberista un modello in crisi anche all'interno di strutture educative quali l'università,
nascono al suo interno modelli antagonisti allo stesso. La tesi collettiva che stiamo portando avanti vuole
dimostrare la possibilità di attuare un'alternativa al modello neoliberista, che si concretizza nelle dinamiche di
competitività e concorrenza, a questo modello abbiamo contrapposto un altro costruito sulla cooperazione e
sulla collaborazione.
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Egemonia Neoliberista nell'università
La mia tesi si pone l'obiettivo di andare ad esplorare la presenza di soggettività che riflettono
formazioni discorsive in senso neoliberale all'interno dell'università. Perciò questa ricerca cercherà di andare
ad analizzare che tipo di soggettività compongono l'università trasformata in senso neoliberista, ossia
individuare quali sono le caratteristiche tipiche di un discente che ha attraversato un percorso accademico
Tuttavia, il dibattito sulla soggettivazione neoliberale in ambito universitario non può essere compreso se non
all'interno di un discorso che riguarda l'egemonia che il modello neoliberale ha raggiunto, sia fuori che dentro
l'università. Questa è responsabile della creazione di identità che riflettono, consapevolmente o non, norme e
valori tipici del neoliberismo riadattati all'interno dell'istruzione superiore. Successivamente esploreremo il
discorso riguardo l'egemonia neoliberista per poi affrontare il tema delle soggettività neoliberali all'interno
dell'università.
Tutti i cambiamenti che l'università ha subito dagli anni ‘80 in poi sono legati alla capacità che il paradigma
neoliberista ha avuto di permeare le istituzioni e i discorsi a esse legate e di cambiare il senso comune riguardo
è stata concepita negli ultimi 80 anni circa (Carlo Alberto Torres, 2009).
Come afferma Carlo Alberto Torres, il radicale cambio paradigmatico prodotto dal neoliberismo ha creato un
nuovo senso comune che si è diffuso in tutte le istituzioni pubbliche e private e perciò anche nelle istituzioni
di istruzione superiore.
Negli ultimi decenni l'università ha adottato in modo crescente logiche di mercato, cambiando i processi e le
finalità che storicamente la determinavano, “minando la sua missione di fonte indipendente di conoscenza e
di indagine” (Torres & Van Heertum,2010, p.155).
L'avvento del neoliberismo ha prodotto notevoli cambiamenti all'interno delle università e questo è avvenuto
a diversi livelli.
Partendo dal generale, il primo cambiamento è strettamente legato al fenomeno della globalizzazione (Carlo
Alberto Torres,2010), le università sono passate dall'essere istituzioni d'élite a istituzioni democratiche e
conoscenza (Teodoro,2010).
Il tutto è legato al fenomeno della “crescente penetrazione delle forze di mercato nell'istruzione superiore e la
riorganizzazione della governance universitaria, questi processi si concretizzano nel gioco del "Capitalismo
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Accademico" (Carlo Alberto Torres,2010, p.4) e nella volontà di produrre conoscenza commerciale, vendibile
e direttamente pensata per integrarsi con il mercato del lavoro a discapito di altre forme di conoscenza.
La novità che viene introdotta con il modello educativo neoliberale riguarda i rapporti che le università hanno
tra loro. Mentre prima i rapporti si basavano sulla collaborazione tra le università e lo scambio reciproco di
conoscenze per il raggiungimento di un “bene comune” adesso prevale la competitività. “Le definizioni di
qualità dell'istruzione sono intimamente legate ai principi di competitività” (Torres,2010, p.12).
Muovendoci verso un’ideologia orientata al mercato vengono suggeriti dei cambiamenti all'interno
dell'università, che riguardano la misurazione e la valutazione delle “performance” delle stesse. Questi
cambiamenti portano alla mercificazione delle attività professionali e accademiche e traggono con sé la
necessità di valutare attraverso dati comparativi i risultati che gli atenei raggiungono. Vengono introdotti
perciò nuovi concetti come “università di livello mondiale” legati alla questione della valutazione delle stesse
attraverso classifiche universitarie globali, che si inseriscono nel discorso della lotta per la competizione
internazionale.
Alla base di queste trasformazioni c'è la deregolamentazione a livello decisionale (politico) e a livello
economico, che comprende una spinta verso “i mercati aperti, il libero scambio incontrollato, la riduzione del
pubblica, un movimento verso standard educativi basati su definizioni decontestualizzate della qualità
dell'istruzione e la verifica dei risultati accademici, di solito attraverso esami a scelta multipla” (Carlo Alberto
Torres,2010, p.8).
In conclusione, possiamo affermare che questi processi sono legati all'intenzione di “infondere logiche di
mercato nell'istruzione superiore e di limitare l'efficacia delle università come sedi di contestazione globale”
(Carlo Alberto Torres,2010, p.9) cercando di “minare gli obiettivi più ampi dell’istruzione, spingendola a
fungere da fonte primaria di smistamento e di formazione iniziale per le imprese” (Carlo Alberto Torres,2010,
p.9). Assistiamo a una caduta morale ed etica e ad un deterioramento dei valori che danno sempre più spazio
al “libertarismo utilitaristico senza limiti” e all'individualismo possessivo (Carlo Alberto Torres,2010).
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La soggettivazione neoliberale
Il neoliberismo ha rappresentato una vera e propria rivoluzione che si concretizza non solo nelle
trasformazioni descritte in precedenza riguardo il rapporto tra politica ed economia, ma più specificamente
nella formazione delle soggettività, ossia nella creazione del cittadino, e nel nostro caso dello studente che
Il successo che sta alla base della creazione delle soggettività è legato al rapporto tra potere e verità, esplorato
efficacemente da Foucault.
Con la rivoluzione neoliberale si crea quello che Foucault definisce statuto di verità, ossia viene data piena
legittimità ad alcuni saperi considerati più legittimi di altri. Questi saperi, che prima dell'avvento del
neoliberismo venivano dalla politica, oggi sono rappresentati dalla scienza, dall'economia e in generale dalla
razionalità. Il discorso impostato da Foucault riguarda la capacità che lo statuto di verità ha di permeare le
soggettività: il soggetto viene creato attorno ai discorsi e all'impianto normativo che lo statuto di verità porta
avanti, perciò il discorso neoliberista, legittimato come vero, struttura le vite dei soggetti condizionandone
Per questo motivo, la rivoluzione neoliberale è una rivoluzione prima di tutto culturale. Margaret Thatcher,
una pioniera della rivoluzione neoliberista nell'Inghilterra degli anni ’80, in un intervento afferma “L'economia
è il mezzo, l'obiettivo sono le anime”. Questa frase è esplicativa del potere che il discorso neoliberista ha avuto
La governamentabilità neoliberale non consiste semplicemente nel cambio di paradigma orientato al mercato,
ma riguarda direttamente la costruzione delle anime attraverso una logica economica.
L'obiettivo era decostruire il vecchio sistema (welfare, solidarietà, patto sociale, concetto di diritti sociali) e le
vecchie anime e costruire una nuova verità che ha un effetto sulle anime.
Per capire la trasformazione profonda che sta nella costruzione dei processi di verità, dobbiamo differenziare
la percezione del regime di verità che Foucault trova nel concetto di sovranità e di governo.
Nella sovranità, c'è una persona o più persone responsabili del regime di verità, cioè che sanno cosa è meglio
per tutti e che per questo lo impongono agli altri, mentre con la rivoluzione neoliberale questo processo cambia
e diventa governo.
Secondo Foucault non esistono processi di assoggettamento a una verità che non siano anche processi di
Il processo di soggettivazione perciò passa attraverso la verità. Questa non viene imposta da un sovrano, ma
il soggetto viene costruito attorno a un elemento che si considera vero; proprio per questo il soggetto stesso lo
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assume, lo fa proprio, lo interiorizza e lo utilizza per affermarsi all'interno della società.
In questo consiste il punto di forza della governamentabilità neoliberale, in cui lo stato non esercita più il suo
potere come un sovrano, ma si autogoverna e lo stesso fanno i suoi cittadini. Al precario della conoscenza,
dunque, non viene più prescritto ciò che deve fare, perché soggetto autonomo e flessibile, bensì come deve
comandata dal principio della concorrenza, che viene imposto dalla competitività. Si tratta di una gestione di
realtà, che diventa economico e si estende a tutti gli aspetti della vita, infine anche a settori che non dovrebbero
avere nulla a che fare con la sfera economica, come la sanità e l'istruzione.
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La soggettivazione neoliberale all'interno dell'università
Il fatto che il processo di soggettivazione neoliberale abbia attecchito nell'istruzione superiore è ben
documentato. Come afferma Laval, la scuola è necessaria al fine di sviluppare la “cultura d’impresa”, dall’asilo
fino all’università. Possiamo guardare alle università come luoghi di costituzione delle soggettività, dove gli
studenti apprendono ad auto-percepirsi come parte della società, e attraverso il contesto e i discorsi a cui sono
sottoposti creano l'immagine di loro stessi. Come afferma Youdell (2004), l'istruzione, come altre agenzie di
promulgazione dei discorsi neoliberisti, sono istituzioni centrali perché influenzano gli studenti nel processo
di attribuzione di senso alla loro vita e alla loro attività. Questo è evidente, per esempio, dal modo in cui
un'istituzione educativa definisce le sue priorità, dal modo in cui i professori parlano e infine dal modo in cui
una scuola o un'università danno più o meno importanza ad alcune pratiche piuttosto che altre (Youdell,2004).
Come afferma Gordon (1991), nel discorso neoliberista “l'insieme della vita individuale deve essere strutturato
come il perseguimento di una serie di attività” (p.42), nei regimi neoliberali “tutti gli aspetti del
comportamento sociale sono ora concettualizzati lungo linee economiche” (Rose,1999, p.141). Il modello
umano è l’impresa.
Bisogna condursi come un’impresa, un’impresa di sé.
La lingua registra molto bene questa trasformazione: l’autonomia è diventata “gestione di sé stessi”, è una
hanno come conseguenza un diverso risultato rispetto a come gli studenti diventeranno “futuri cittadini
dell'economia della conoscenza”, se saranno “buoni” studenti o meno, individualisti e imprenditoriali o meno.
Come suggerisce O'Flynn “una diversa esposizione a un diverso accesso ai discorsi neoliberali può posizionare
gli studenti in modo molto diverso in termini di possibilità future e di scenari di vita lavorativa” (p.2).
Alcuni studiosi hanno raccolto le narrazioni di studenti che hanno studiato all'interno di università e campus
prestigiosi influenzati dall'ideologia neoliberista e li hanno messi a confronto con altri studenti che invece
hanno fatto un percorso accademico in università pubbliche non prestigiose.
O'Flynn e Petersen sono andate a visitare e intervistare due studentesse in due diverse università in Australia.
Successivamente descriverò il ritratto di una giovane donna e del suo contesto universitario, un'importante
università privata, indipendente e religiosa il cui obiettivo è di sviluppare il “successo e l'eccellenza
studentesse di questa prestigiosa università sono definiti come leader che si spingono fino ai propri limiti.
Quest'ultima caratteristica è tipica dell'etica neoliberista: andare aldilà di sé, superarsi costantemente. Spingere
o persino trasgredire i limiti, questa è la norma. Ogni limite è fatto per essere superato, è potenzialmente già
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superato; non soltanto ogni divieto ma anche ogni limite raggiunto acquisiscono senso solo nel momento in
vogliono contribuire alla società in modo “produttivo” e vorranno condurre una vita personale e un'attività
lavorativa di successo.
Gli insegnanti di questa prestigiosa università affermano che sono consapevoli delle competenze che cercano
di sviluppare nei loro discenti (leadership, attitudine sportiva, porsi degli obiettivi).
La studentessa di questo college prestigioso afferma che per lei “essere occupata” rappresenta un imperativo,
parla del piacere di essere occupati, gestire molte mansioni e fare tutto. Ecco come la norma neoliberista del
superamento dei propri limiti ritorna nel racconto della studentessa.
Faye, inoltre descrive come la sua parte preferita delle attività del college fosse partecipare alle escursioni
organizzate dall’ateneo, in quanto incentivavano lo sviluppo di alcune competenze quali l'indipendenza, la
responsabilità, l'assunzione dei rischi e il processo decisionale. In questa affermazione ritroviamo gran parte delle
Quando gli viene chiesto quali sono le competenze e le abilità che riteneva importanti, Faye afferma: “Essere
in grado di giudicare ciò di cui sei capace e ciò di cui sono capaci gli altri e prendersi anche la responsabilità di te stesso.
Voglio dire, penso che diventare più indipendente ti può far imparare a prendere meglio le proprie decisioni così da essere
La conversazione con Faye continua e parla del valore aggiunto che alcune medaglie e certificati hanno per le
sue possibilità future e afferma che faranno “bella figura sul suo curriculum”.
Adesso ci spostiamo invece in Cina, dove l'istruzione superiore ha subito drastiche trasformazioni
congiuntamente all'espansione delle iscrizioni universitarie e alla privatizzazione del mercato del lavoro. Nel
contesto universitario cinese, “gli studenti mettono sempre più in discussione il valore dei diplomi universitari
e dell'apprendimento dai libri accademici, in un periodo in cui il successo educativo non si traduce facilmente
in risultati socioeconomici” (Hizi,2019, p.1). Per ovviare a questo dato, gli studenti cercano di impegnarsi
sempre di più in attività extra-curriculari che arricchiscano il loro curriculum trascurando molto spesso
l'università. Il ricercatore Chun-Yi Sum, in un sondaggio condotto nel 2011 su 1.499 studenti universitari in un
campus di Guangzhou, ha scoperto che quasi 2 studenti su 3 hanno partecipato ad attività extra-curriculari in
un’ottica di crescita personale e di acquisizione di competenze. Le organizzazioni che portano avanti queste
attività promuovono l'imprenditorialità tra gli studenti universitari.
Un diverso studio mette in evidenza i ritratti di alcuni studenti che mostrano un’immagine di crescita
personale orientata al mercato, dalle interviste di questi studenti si possono rintracciare tratti tipici del
neoliberismo come il sé intraprendente e la responsabilità personale. Come afferma Hizi nel suo studio, la
propensione di questi studenti a migliorare continuamente se stessi è una conseguenza delle ideologie che
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vengono diffuse attraverso le riforme economiche, inoltre, sempre secondo Hizi, in questi racconti si possono
rintracciare tracce della teoria della “governamentabilità neoliberale” di Foucault, che è manifesta oggi negli
studenti. Il mito dell’“imprenditore di sé stesso” spinge gli individui a migliorare la loro capacità d'azione e
organizzare la propria vita secondo principi di mercato, di autonomia e di calcolo dei redditi futuri (Rose,1998,
p.145, p.160).
Hizi parla di “nuove soggettività influenzate dal mercato” infatti questo processo si verifica durante il periodo
di attuazione di una serie di riforme economiche che hanno un’impronta sul mercato del lavoro e sulle
istituzioni educative e creano negli studenti nuove visioni del mondo, desideri e concezioni di sé.
Dal 1978 in poi la Cina ha visto con il tempo disgregarsi il valore dato dal periodo maoista del “sacrificio di
sé” per il collettivo e sostituirlo con valori più egocentrici di “successo, crescita e interessi personali”
Yan e altri studiosi che adottano una visione foucaultiana riconoscono che l'individuo viene visto come sempre
più responsabile dei propri successi socioeconomici e del suo benessere. Questa visione viene accompagnata
all'idea che l'individuo debba concentrarsi sul miglioramento continuo delle proprie competenze (Lifelong-
learning) e migliorare la propria posizione di fronte a possibili datori di lavoro. Viene suggerita l'idea che
l'individuo debba dedicarsi alla propria crescita personale, combinando elementi di imprenditorialità con idee
Hizi è andata a conoscere un gruppo di studenti universitari dal secondo al quarto anno chiamato “Champion
Training”, “che hanno unito il loro interesse per l'imprenditorialità e la crescita personale attraverso un
servizio pedagogico che vendono ad altri studenti universitari” (Hizi,2010). Si tratta di individui che si
di Qilu.
Qui di seguito è riportato il discorso motivazionale di una dei membri di questo gruppo Gao Rui, studentessa
“Il mondo cambia continuamente, cambia velocemente ma tu sei ancora preoccupata di quali classi seguire, del fatto che
hai litigato con la tua compagna di stanza e questioni simili. Finché sei nel tuo piccolo cerchio non ti rendi conto che il
mondo è in continuo cambiamento, e pensi che il mondo esterno non abbia a che fare con te. Ma quando ti laurei, ricevi il
tuo diploma universitario e vai a incontrare tanti datori di lavoro scoprirai quanto sei stato meschino durante tutto quel
tempo. Penserete “cosa ho fatto in tutti questi anni di università, che ora non riesco nemmeno a trovare un lavoro che mi
piacerebbe fare?”.
Nel suo racconto descrive l'inquietudine riguardo l'imprevedibilità dell'economia e l'ansia che ne deriva, in
compenso cerca di spronare a una preparazione per il futuro attraverso l'impegno con il mondo esterno e un
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inevitabile adattamento funzionale alla struttura dell'economia di mercato (Hizi,2010). “Si realizza la piena
subordinazione della vita individuale all’aleatorietà del mercato del lavoro e all’arbitrio dei sistemi produttivi;
una subordinazione che viene però occultata con l’immagine della piena autonomia dell’individuo razionale,
competitivo, e auto-imprenditoriale che può investire su un futuro che promette successo ma che realizza, nel
dobbiamo sostenere le nuove imprese autogestite nel momento in cui entrano nel mercato del lavoro”.
finanziamenti per l'imprenditorialità dei laureati (Ministero dell'istruzione della repubblica popolare
cinese,2013;2014).
Anche se queste politiche sono rivolte ai laureati invece che a tutto il corpo studentesco, il linguaggio
imprenditoriale si diffonde a tutti gli studenti dei campus, anche attraverso i workshop rivolti agli studenti
laureati come i Career Guidance Centres. Hizi sostiene che nei campus universitari in Cina, non è necessario
essere studenti di economia per assorbire il valore dell'imprenditorialità, anche se un’indagine condotta da
Wang Jikang dimostra che “il numero di studenti che intendono intraprendere una carriera imprenditoriale
aumenta di anno in anno e questo è un dato particolarmente rilevante.
La Cina è diventato il paese “dove le idee socialiste e confuciane coesistono con le ideologie capitaliste”
(Kipnis,2011, p.77; Kuan,2015, p.38).
In conclusione, voglio sottolineare un particolare aspetto culturale che ci può essere utile ai fini della
comprensione di come le norme e i valori del neoliberismo abbiano un ruolo nelle formazioni discorsive degli
utilizzano per definire gli studenti matricole quando entrano all'università e sperimentano difficoltà riguardo
l'immaginazione del proprio futuro, oppure si dedicano ad attività apparentemente improduttive come
guardare film nei dormitori o passeggiare per strada. Questi comportamenti sono percepiti da parte di questi
studenti-imprenditori come una mancanza di conoscenza del mondo esterno e una mancanza di capacità di
adattamento alle esigenze che questo richiede. I membri del Champion Training cercano di far superare alle
matricole questa fase esortandole a fissare degli obiettivi, perseguirli senza sosta e in generale superare la loro
condizione di “mimang” attraverso il mito della crescita personale, questo valore per i membri del Champion
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Obiettivo e domande di ricerca
Come già detto nell'introduzione, questa tesi si pone l'obiettivo di esplorare se i discorsi e i valori che
porta avanti il neoliberismo, riadattati nell'ambito universitario, abbiano modificato il modo di vivere
l'università degli studenti e di percepirsi in quanto tali, cambiando non solo le pratiche e i modi di vivere
l’università, ma anche i motivi e i valori che li spingono a intraprendere questo percorso. Questi hanno già
modificato i processi e le dinamiche attorno al quale ruota l'università, come è sufficientemente dimostrato nei
paragrafi precedenti.
Entriamo ora nella parte più viva della tesi andando ad investigare sui diretti interessati di tali processi, ossia
gli studenti. Cercheremo di capire se gli studenti hanno interiorizzato i valori e le norme e se li riproducono
Come l'esperienza formativa degli studenti è toccata dalla trasformazione in senso neoliberale
dell'Università?
I valori e le norme che il modello neoliberale veicola sono riflessi nel modo in cui gli studenti pensano
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Per rispondere a queste domande e in generale per investigare quanto l'ideologia neoliberista abbia attecchito
sugli studenti , ho elaborato un questionario da proporre agli stessi, che mira ad comprendere se i valori e le
norme per l'azione che vengono portati avanti dal modello universitario neoliberale, sono stati assorbiti,
introiettati e in generale accettati dai discenti, e se la loro percezione come tali è stata modificata o no da queste
categorie.
Nel processo di ricerca di tutta la tesi, ma soprattutto nella formulazione del questionario, ho individuato 4
macro-dimensioni che mi hanno guidato nell'esplorazione e nella lettura del tema del neoliberismo in
vista il complesso dei processi che costituiscono la trasformazione neoliberale in ambito universitario.
All'interno di queste macro-dimensioni possiamo distinguere norme per l'azione, che sottostanno a dei
cambiamenti di policy della governance universitaria, e valori che accompagnano e sorreggono, aiutando ad
accettare questi cambiamenti. Ovviamente le macro-dimensioni, essendo di carattere molto generale spesso si
intersecano tra loro, per questo è possibile trovare in alcune macro-dimensioni le norme o i valori che si
trovano in altre macro-dimensioni, ma che in quel momento sono utili a capire l'esistenza di un dato fenomeno,
in quanto ci aiutano a leggerlo con una lente diversa, questo succede perché di fondo appartengono allo stesso
processo trasformativo e non possono essere concepiti come compartimenti stagni.
Responsabilizzazione e Auto-imprenditorialità
Competizione
Produttività e Performance
Responsività al mercato
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Le Macro-Dimensioni
Responsabilizzazione e Auto-imprenditorialità
soggetto responsabile che ha bisogno del “controllo di sé”, di “assumersi le responsabilità personali” e di
“lavorare sodo” (Türken et al.,2015). In queste affermazioni sottostà un discorso individualista che Bauman
sottolinea efficacemente descrivendo la società individualizzata in cui “l'individuo è colui che non incolpa
nessuno della propria miseria, e non cerca in nessuno le cause delle proprie sconfitte tranne che nella propria
pigrizia, e non esistono rimedi se non provare e riprovare ancora” (p.106). Il discorso di responsabilità
personale perciò si lega perfettamente con il discorso di individualismo promosso dal neoliberismo e con il
concetto di auto-imprenditorialità (Rose,1999; Walkerdine,2003). In quanto responsabile di sé stesso e del suo
benessere, lo studente deve attivarsi in prima linea affinché si crei da solo le possibilità di avere un futuro con
buone prospettive di carriera o lavorative, diventando appunto imprenditore di sé stesso, percependosi come
un contenitore di conoscenze, migliorando la sua capacità decisionale, acquisendo competenze e abilità che in
continuo e senza limite del loro bagaglio di conoscenze. Questo tema è legato al concetto di apprendimento
permanente, in quanto l'individuo - che sia studente, quindi dentro l'università, o cittadino, quindi già
immesso nel mondo del lavoro - deve continuamente arricchire e aggiornare il proprio bagaglio di competenze,
in quanto deve adattarsi in primo luogo ai ritmi del contesto universitario, sempre più selettivo e competitivo,
che si concretizza nel gioco del “capitalismo accademico” e successivamente ai ritmi di un mercato del lavoro
e più in generale di una società che cambiano in continuazione, e in cui dominano sostanzialmente le stesse
regole. Negli anni ’90, la commissione dell'Unione Europea ha utilizzato il concetto di apprendimento lungo
tutto l’arco della vita come strumento per la società della conoscenza (Commissione Europea, 1993,1996).
Inoltre, mentre le politiche per l’apprendimento permanente si concentrano sull’accumulo di competenze e
qualifiche come l’adattamento al cambiamento e all’incertezza, il dibattito accademico continua a mostrare
professionisti e politiche che coinvolgono la riflessività e le capacità di azione nei soggetti interessati per
quanto riguarda i loro obiettivi educativi (Edwards & Mackenzie, 2005; Edwards, Ranson, & Strain,2002).
Il discorso dell'apprendimento permanente molto spesso è sorretto attraverso valori come la crescita personale
dell’ambizione rientra nell’ambito di questo dibattito in quanto ci fornisce uno strumento per capire il
significato dei cambiamenti che i soggetti possono subire quando si iscrivono ad un corso di studi o di
l'impatto non solo delle crisi occupazionali, ma anche le questioni legate all’identità e al ciclo di vita
(Saccomanno,2017, p.3).
All'interno di questa dimensione rientra anche il concetto di Accountability, secondo cui l'università-impresa
debba rendere conto alla società dei suoi obiettivi e dei suoi risultati, anche se le policy che vengono attuate
molto spesso la mettono in una condizione di svolgere la sua funzione in maniera sempre peggiore. Si tratta
di un modello di “contabilità” in cui l'università comunica con i suoi “clienti” la propria “missione”, il suo
L'accountability, va inteso come fenomeno di apertura verso i suoi interlocutori più vicini e via via sempre più
interessati al suo agire, inclusi gli stakeholders, ossia coloro che finanziano l'università. Quest'ultimi, in quanto
investitori sono legati agli atenei attraverso degli interessi. Il sistema di accountability serve a “rendere conto”
ai vari stakeholder, che detengono in quantità differenti i diritti di partecipazione e informazione sulle
decisioni. Inoltre, vi è l'intenzione di implementare sistemi di gestione pensati per le imprese private, di fatto
limitando l'autogoverno delle università attraverso l'introduzione di uno spazio di potere affidato a soggetti
esterni (Cassone e Saccon ,2013). Il processo di rendicontazione sociale dell'università, sia nel caso che
amministri rilevantissime politiche culturali, sia che eroghi servizi, sia ancora nel caso in cui attui più
generalmente processi di gestione di scelte politiche specifiche, deve avere come finalità la lettura dei risultati
e dell'impatto delle proprie attività dal punto di vista dei destinatari diretti e indiretti. Il punto di vista degli
stakeholders, cioè coloro i quali comunemente hanno interesse all’attività dell'università, è, in ultima analisi,
Realizzare un bilancio sociale, in questa chiave di lettura, significa dunque far riflettere tutta l'università sul
fatto che la legittimazione del proprio operato dipende dalle valutazioni, dalla sua capacità di dialogo, e di
generazione di risultati. Inoltre, il modello dell’accountability si inserisce in un contesto in cui il finanziamento
della ricerca è basato sulla performance, in cui quindi le istituzioni che hanno prestazioni migliori ricevono
maggiori fondi di quelle con prestazioni inferiori, così che le prime acquisiscano un vantaggio competitivo che
dovrebbe stimolare quelle con prestazioni inferiori ad elevare il proprio livello. Ovviamente questo aspetto è
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Competizione
La competizione è un fenomeno che rientra in un contesto di mutamenti normativi e tagli alla spesa
per l'università e la ricerca che hanno comportato una diminuzione di possibilità di “porte d'ingresso” alle
carriere accademiche e la trasformazione in un contesto di lotta e precarietà per rimanere all'interno del mondo
accademico (Coin; Giorgi; Murgia;2017; p.25). La mercatizzazione, l’adesione ai principi del New Public
Management e neoliberisti sono tendenze cruciali per comprendere tali trasformazioni (O’Neill 2014, Ylijoki
2010). La combinazione di queste tendenze ha innalzato il grado di competizione, sia a livello delle singole
istituzioni e gruppi di ricerca, sia tra i singoli ricercatori e studenti (Francesca Coin., Et Al,2017, p.61). Le
riforme neoliberali dell'istituzione universitaria hanno avuto effetti che hanno danneggiato le possibilità di
disciplinari ristrette (Bergland,2018, p.1035). La competitività è strettamente legata alle definizioni della
qualità dell’istruzione e di conseguenza alle norme e alle gerarchie, il tutto giustificato dal valore della
meritocrazia. Sono molti gli studi che mostrano come le retoriche del merito, dell’autoaffermazione individuale,
della competizione, della formazione permanente e continua siano ormai i perni di una peculiare forma di
costruzione simbolica di un sé, che deve costruirsi nel quadro ineludibile dell’incertezza e della flessibilità
Sotto la superficie del merito e della competizione si riproducono i più tradizionali meccanismi di potere
accademico ( Raffini,2017,p.82). Nell’ambito dell’università neoliberista, la mobilità incarna gli imperativi del
profitto e della mercificazione del sapere, dello sfruttamento e dell’auto-sfruttamento (Cantwell 2011), della
competizione (Kim 2009), della meritocrazia (Gornitza, Massen 2000). Quest'ultima è descritta come la capacità
attese e soprattutto la formazione della soggettività (Armano; Rivetti; Busso,2017, p.99). Il merito presuppone
inoltre l’accettazione di criteri di valutazione e strumenti ‘oggettivi’, non certo in grado di valutare abilità
cognitive complesse (Bauman 2012) e penalizzando chi lavora nell’università con uno spirito critico,
mortificando in generale il pensiero originale e innovativo (Emiliana Ermano., Et Al,2017, p.100). In tutto
questo contesto l'università è vista come un’impresa che mira a raggiungere il titolo di “università di livello
Un altro aspetto importante che rientra nel fenomeno della competizione tra atenei e tra studenti è la spinta
alla mobilità internazionale. L’internazionalizzazione dell’educazione può essere intesa come quell’insieme di
pratiche e attività che tendono a sviluppare una dimensione internazionale, interculturale e globale fra gli
studenti, gli insegnanti e il personale di scuole e università con l’intento di promuovere “a sense of global
citizenship” (Yemini, 2014, p. 21). Questo aspetto tuttavia rientra sempre nel contesto delle “università
globalizzate” che intessono relazioni tra loro e competono per attrarre studenti. Il programma Erasmus è una
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delle forme istituzionalizzate della mobilità studentesca intra-europea. Nel complesso interessa una
minoranza di studenti, pari a meno del 3%. Tuttavia, rientra nell’idea di “Europa della conoscenza” che
l’Unione auspica (Magali Ballatore,2014, p.47). Le ricerche che s’interessano all’impatto dei viaggi di
studio sul destino degli studenti e dei laureati dimostrano che gli studenti che hanno sperimentato la mobilità
istituzionalizzata si inseriscono più agevolmente e occupano sempre più posizioni di responsabilità rispetto
ai loro colleghi sedentari (Opper et al.,1990; Maiworm, Teichler, 1996; Messer, Wolter, 2005). Il 70% degli italiani
che si recano oggi all’estero per lavorare ha un titolo di istruzione terziario, rispetto alla media del 33% tra i
paesi OCSE (cf. Mobility Survey of the Higher Education Sectore – MORE2 2013). Non stupisce quindi che la
mobilità coinvolga sempre più i cittadini qualificati, si tratta infatti di un tipo di mobilità favorito dai discorsi
e dalle pratiche predominanti, promosso dalle politiche implementate dagli Stati Nazionali e dagli organismi
attribuiscono effetti benefici in termini di accrescimento della produttività e della competitività individuale e
collettiva (Jacob, Meek 2013) e la capacità di stimolare creatività, innovazione e trasferimento tecnologico
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Produttività
Il discorso riguardo la produttività è molto ampio e si lega con molteplici aspetti del processo di
trasformazione in senso neoliberale delle istituzioni educative e in generale della società. In primo luogo,
bisogna riconoscere che ci troviamo in un contesto dove tutte le istituzioni, anche quelle educative, devono
essere efficienti ed efficaci, devono dimostrare di raggiungere gli obiettivi che si prefissano, devono perciò
ottimizzare i loro processi ed essere produttive. In un contesto sempre più competitivo, in cui le risorse vengono
assegnate anche in base alle performace, la produttività risulta essere un imperativo. Non ci si può permettere
risultati mediocri se si vuole sopravvivere all'interno del mercato e questo processo si riflette anche all'interno
delle istituzioni educative. “Tutta l’educazione, oggi, ruota attorno alla trasformazione delle persone in
individui capaci di adattarsi alle esigenze di mercato, in grado di sopportare la pressione costante di un
sistema produttivo sempre più selvaggio che tende a spremere gli uomini fino all’ultimo” (Chabot,2017,p.12).
“Ormai ovunque nel mondo si sperimentano forme di governo e gestione dell’università che vanno nella
direzione di una crescente privatizzazione del sapere, di una trasformazione del ruolo e della figura dei
lavoratori accademici, ricercatori e docenti, costretti a confrontarsi con esigenze di produttività imposte dalle
logiche aziendaliste alle università, ridotta autonomia, intensificazione dei tempi di lavoro, e con una sempre
maggiore pervasività di precarietà e frammentazione nei percorsi professionali all’interno del lavoro
accademico” (Parker,2002,p.26).
La questione della produttività è legata alla questione dell'autonomia universitaria, dell'eccellenza e della
valutazione. “Si è registrata la tendenza verso un comune modello di governance delle università fondato su
tre pilastri: la concessione di maggiore autonomia istituzionale alle università; la valutazione della qualità
della ricerca e dell’insegnamento che ciascun Ateneo sia in grado di offrire anche alla luce dell’autonomia
ovvero alla penalizzazione sulla base dei risultati ottenuti dagli Atenei”(Capano, Regini, 2015, p. 4 ). La base
del nuovo modello di governance è proprio la concessione di autonomia alle università affinché le medesime
possano adottare modelli efficaci, competere tra di loro ed essere valutate. Come afferma Capano, con
l'avvento del modello neoliberale, all'interno dell'università vengono introdotti sistemi di accreditamento e
valutazione, quali strumenti concreti al fine di porre un freno all’autonomia o, quantomeno per indirizzare le
università nel senso dell’impiego concreto dell’autonomia loro concessa in maniera responsabile.
La stessa valutazione è stata intesa come un modo per accrescere la “trasparenza” delle università nei confronti
di diversi soggetti, tra i quali, certamente, gli utenti e gli stakeholders esterni.
L’Italia è stata la prima tra i paesi dell'Unione Europea a introdurre sistemi nazionali per la valutazione
(ANVUR). La cultura della valutazione che porta avanti il modello neoliberista viene intesa come cultura del
render conto, nei termini dell’accountability. Valutare significa entrare nel merito dei processi che le università
adottano nella loro autonomia, verificarne l’efficacia, l’efficienza e la correttezza nell’uso delle risorse. Gli
Atenei, immessi in un contesto iper competitivo, devono rispettare degli standard valutativi se non vogliono
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essere declassati o esclusi dai finanziamenti, in quest'ottica più che la cultura della valutazione si sta
sviluppando la cultura dell’adempimento; un modello dove la valutazione diviene la verifica del rispetto di
vincoli numerici e parametri che lasciano poco spazio all’autonomia e alla capacità inventiva e di elaborazione
Come abbiamo visto la logica neoliberale della produttività ha fortemente condizionato il sistema
dell'istruzione superiore, a partire dalla governance fino ad arrivare al modo in cui gli studenti vivono il loro
percorso accademico. Il concetto di produttività è sorretto dai valori della crescita continua che negli studenti
diventa crescita personale e ambizione. Nella narrazione neoliberista, essere produttivi significa aumentare il
proprio capitale umano e massimizzare il proprio valore per avere più possibilità di rivendersi sul mercato del
lavoro. Secondo questo racconto l'individuo è moralmente obbligato a impegnarsi nel progetto di
miglioramento continuo per diventare una versione sempre migliore di sé stesso. Tuttavia come afferma
Giddens il passaggio da una società repressiva, caratterizzata da un gran numero di divieti, a una “società
della performance”, caratterizzata dall'iperstimolazione e dalla richiesta di spingersi sempre oltre i limiti, ha
prodotto, secondo diversi studi un certo grado di senso di colpa, nevrosi e un sentimento di inadeguatezza
negli studenti. Come afferma Han, in questo tipo di società, in cui il potere non viene imposto dall'esterno e
in cui si è formalmente liberi, l'individuo diventa “subject of performance”, cioè è ostaggio della precarietà,
della competizione e dell'incertezza della società in cui vive al punto di costringersi a massimizzare le proprie
Questo aspetto è ampliamente dimostrato nelle narrazioni che ho riportato precedentemente degli studenti
che affrontano un percorso di studi in università e college prestigiosi come Faye o in contesti altamente selettivi
19
Responsività al mercato
Dagli anni 80' e 90' con il processo di riforme che ha vissuto l'università, si è notato un avvicinamento
sempre maggiore dell'istituzione universitaria ai principi e alle logiche di mercato che hanno portato avanti le
politiche neoliberiste. L’Università è un’istituzione e come tale rispecchia l’equilibrio egemonico vigente. Negli
ultimi decenni, complici le riforme di carattere neoliberale, questa ha preso definitivamente le distanze dal
sapere inteso in senso antico e medievale, diventando di fatto uno strumento di produzione di lavoratori
intellettuali specializzati, fondamentali per la sopravvivenza del mercato globale (Cometta,2018,p.12).
A partire dagli anni ‘90 una serie di resoconti della OECD (2004a, 2004b) e di organismi sovranazionali quali
OCSE, UE, FMI, Banca Mondiale, rimandano al ruolo centrale dei saperi nella vitalità del mercato, invocando
un ruolo maggiore delle istituzioni della conoscenza nello stimolo delle sue attività, introducendo una serie di
riforme affinché gli atenei non siano più enclaves o torri d’avorio dedite all’apprendimento di saperi
considerati superflui, e diventino invece parte integrante del sistema economico e produttivo (Coin.,Et
Al,2017.p.10).
Affermare la centralità del ruolo pedagogico ed intellettuale della competitività significa porre il mercato come
contribuiscono ad applicare una visione del mondo nella quale il mercato è la fonte principale di legittimazione
e di creazione di valori (Cometta,2018, p.12). In altre parole, si è creato un sistema competitivo capace di
concentrare gli investimenti nei settori che più sono in grado di portare benefici economici, utilizzando il
sapere per sviluppare le competenze, le pratiche e l’innovazione di cui più il mercato abbisogna (Coin.,Et
Al,2017.p.10).
concentrata sul lavoro, sulla specializzazione, e ritiene che il sapere non possa non essere al servizio del
mercato come strumento di produzione economica (Cometta,2018, p.12). Tutta l’educazione, oggi, ruota
attorno alla trasformazione delle persone in individui capaci di adattarsi alle esigenze di mercato, in grado di
sopportare la pressione costante di un sistema produttivo selvaggio, che tende a spremere gli uomini fino
Con l’implementazione della European Research Area (ERA), la Commissione Europea si è posta l’obiettivo
di creare un mercato interno della ricerca, all’insegna del principio del libero movimento della conoscenza e
catturata da meccanismi di produzione capitalistica, non è ritenuta congrua e quindi viene confinata
nell’inutilità. Si produce in questo modo un sapere costituito sempre più su competenze e skill valide nel breve
periodo e non su conoscenze durature (Allegri,Ciccarelli 2011; Bologna 2012).
Come afferma Elena Cattaneo (2016), lo stato sta progressivamente riducendo il proprio sostegno
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alla ricerca pubblica ‘privatizzando’ le istituzioni pubbliche, snaturandone l’essenza e forzando
direzione di una crescente privatizzazione del sapere, di una trasformazione del ruolo e della figura dei
lavoratori accademici, ricercatori e docenti, costretti a confrontarsi con esigenze di produttività imposte dalle
logiche aziendaliste alle università (Parker,2002).
In Italia, il processo di disinvestimento pubblico dall’università ha inizio nel 2008 (con la cosiddetta ‘Legge
Tremonti’) anno in cui si inverte definitivamente la tendenza di crescita del Fondo di Finanziamento Ordinario,
che si riduce di oltre il 21% nei sei anni successivi (Armano, Rivetti, Busso, p.92). Successivamente questo
processo è proseguito con la riforma Gelmini, che ha stabilito la progressiva diminuzione delle risorse
finanziarie pubbliche destinate al sistema universitario (Fondo di Finanziamento Ordinario), le quali tra il 2008
21
Metodologia
Il dibattito sulla soggettivazione neoliberale è ampliamente esplorato dalla ricerca sociologica, tuttavia
ci sono pochi studi che hanno analizzato empiricamente come la formazione delle soggettività viene
influenzata dal contesto politico o dall'ideologia dominante e quali pratiche e formazioni discorsive possano
dettaglio, ci basti sapere che gli psicologi che hanno studiato questi fenomeni hanno creato strumenti
importanti per misurare gli atteggiamenti e i valori che si manifestano nel soggetto neoliberale. Alcuni studi
hanno tentato di dare una rilevanza empirica alla moltitudine di speculazioni teoriche riguardo il tema della
soggettivazione neoliberale. In questa parte ne tratterò alcuni, per fornire un quadro completo sulla
metodologia usata per la formulazione del questionario, al fine di raggiungere la massima scientificità
possibile.
Leyva (2019), ci dà molte informazioni utili che ci aiutano a comprendere come il processo di soggettivazione
sia possibile a partire dal funzionamento del cervello umano. Senza entrare troppo nel dettaglio, esploreremo
alcuni di questi passaggi per creare successivamente un “modello cognitivo-sociologico testabile” (Leyva,2019,
p.2).
Partiamo dalle teorie computazionali della mente, secondo cui il cervello funziona attraverso l'utilizzo di
alcuni “moduli” che hanno appunto proprietà computazionali e ci permettono di “elaborare, analizzare,
ricordare e reagire rapidamente al flusso costante di informazioni sensoriali che incontriamo ogni giorno”
(Leyva,2019, p.3). Questi moduli sono responsabili della creazioni degli schemi, cioè “strutture di conoscenza
generativa e soggettiva”, come afferma Leyva (2019), gli schemi vengono acquisiti e possono essere modificati
durante il corso della vita grazie all'interazione attiva con il mondo esterno o attraverso il processo del pensiero
e sono responsabili della creazione di rappresentazioni mentali di sé, della cultura, di concetti astratti,
ideologie politiche, norme sociali, significati di parole etc. (Brod.,et al,2015; Chiao et al., 2010)
Per esempio, lo schema di un sociologo sarà formato da tutte le conoscenze riguardo la sociologia e da tutte le
interazioni che l'individuo ha avuto con sociologi. Questo scherma però si modifica nel tempo, incorporando
nuove informazioni che corrispondono all'apprendimento e/o alle esperienze riguardo quell'ambito o un
campo vicino, per esempio le scienze sociali o l'economia.
Gli atteggiamenti in questo contesto vengono interpretati come schemi basati sull'affettività e sono
strettamente legati alle informazioni riguardo uno schema specifico. L'atteggiamento nei confronti del
neoliberismo sarà inevitabilmente legato alle conoscenze riguardo quel fenomeno, inoltre a seconda del
contesto in cui vengono recepite le informazioni, dalla loro solidità e dalla loro frequenza, gli atteggiamenti
possono essere più o meno radicati. Come sostiene sempre Leyva (2019), mentre gli atteggiamenti deboli sono
22
soggetti al cambiamento e non influenzano direttamente il giudizio o il comportamento, gli atteggiamenti
sull'affermare che “gli esseri umani sviluppano le loro strutture mentali fin dal infanzia, osservando e
imitando le pratiche interpersonali e gli usi linguistici dei loro familiari e successivamente con le persone e le
istituzioni sociali” (Bandura,2001;Fiske e Taylor,2013;Kitayama e Park,2010). Le istituzioni sono intese da
questi scienziati come modelli di comportamento, forme specifiche e organizzate di informazioni e ordine
sociale che si sovrappongono agli individui (Hewer e Roberts,2012; Ridgeway,2006). Come afferma Bandura
(2001), l'individuo si muove all'interno di una vasta rete di influenze socio-strutturali e in questo senso è sia
prodotto, sia produttore dei sistemi sociali. “I teorici della cognizione sociale concordano tutti nell'affermare
che le persone sono più predisposte e propense a rilevare, schematizzare e consolidare informazioni sociali e
schemi di cui si fa spesso esperienza o che sono ripetutamente incontrate, osservate e vissute. Inoltre, è più
che possono:
“Costituire una componente importante dell'identità personale di una persona” (Augoustinos et
al.,2014)
Manifestarsi con risposte cognitive, affettive e comportamentali inconsce (Fiske e Taylor et al,2013)
“Condurre gli individui a naturalizzare, giustificare, legittimare e conformarsi alle relazioni di potere
esistenti e alle disuguaglianze sociali” (Augoustinus et al,2014; Godfrey et al.,2017)
Far sì che gli individui riproducano in modo implicito e comportamentale modelli di stratificazione
Questo non significa però che la società ci timbra in modo indelebile e definitivo, tuttavia ci fornisce degli algoritmi
fondamentali che attraverso la percezione di sé e del contesto socioculturale e politico e grazie al pensiero critico, se
sufficientemente sviluppato, siamo in qualche modo liberi di modificare o di agire consapevolmente. Perciò qualsiasi
sistema istituzionale egemonico non è mai fissato in modo permanente, poiché le società sono sistemi intrinsecamente
23
caotici e soggetti a cambiamenti (Leyva,2019).
Questo excursus sulle neuroscienze ci è utile a capire come l'individuo acquisisce quello che Bourdieu
definisce un “habitus”, un insieme di schemi specifici riguardo un aspetto della vita, ma legati tra loro e che
formano una importante componente del sé, un ruolo, un’identità che si traducono in delle disposizioni verso
la società. L'habitus qui è inteso come degli schemi associati a discorsi e pratiche messe in atto da un’istituzione
o cultura dominante. Inoltre, se attivato questo habitus orienta l'individuo attraverso pratiche contestualmente
ricorrente con formazioni discorsive neoliberali che si ripresentano sistematicamente nelle istituzioni e nella
cultura. Essendo i giovani d'oggi nati in un contesto sostanzialmente egemonizzato dalla cultura e
dall'ideologia neoliberista, sono altamente suscettibili a questi discorsi, potendo attingere ad essi tramite i
coetanei e i media, se non tramite le istituzioni scolastiche e universitarie. I media e le istituzioni educative
sono gli elementi con cui i giovani passano la maggior parte del tempo e attraverso i quali imparano a
conoscere la cultura e la politica. Leyva ha cercato di sintetizzare in uno schema le rappresentazioni, gli schemi
e le pratiche che vengono proposte da queste istituzioni e riprodotte dai giovani in modo tale da poter formare
Quanto io ho cercato di fare nella creazione del mio questionario segue il procedimento seguito da Leyva,
tuttavia ho cercato di riadattare gli schemi e le pratiche al modello di università neoliberale invece che al
neoliberismo in generale.
Un' altro studio mette in relazione l'alto numero di imbrogli universitari e la loro giustificazione con l'aderenza
ai valori neoliberali del auto-miglioramento e il raggiungimento degli obiettivi a ogni costo. Questa ricerca si
è svolta su un campione di 470 studenti di una scuola superiore di management internazionale con sede in
svizzera. Gli studenti hanno compilato volontariamente un questionario in classe o nel tempo libero. Questo
questionario misurava il grado di aderenza ai valori degli studenti e per farlo è stato utilizzato uno strumento
a 33 voci riadattando una versione del questionario dei valori ritrattuali (Schwartz et al., 2001). Voglio dare
solo alcuni esempi delle voci che sono state utilizzate per misurare il valore del miglioramento di sé: “E'
importante per me essere ricco”; “E' importante per me essere ambizioso” ecc. Come la ricerca precedente
questo strumento ha come obiettivo quello di misurare il grado di adattamento di un individuo ai valori
neoliberisti in generale.
Un altro studio invece è quello che ha portato alla creazione dell'ANAS (Anti-Neoliberal Attitudes Scale), uno
strumento che stila una scala di atteggiamenti neoliberali formato da 25 voci.
24
Questo strumento viene creato nel contesto americano dove il neoliberismo è nato e dove è diventato un
sistema egemone e mira a rilevare atteggiamenti riguardo il genere, la razza, la sessualità e la classe sociale.
“L'ANAS vuole essere uno strumento di indagine multidimensionale perciò che concerne il modo in cui gli
individui percepiscono i temi interconnessi alla disuguaglianza sociale nella cultura statunitense” (Grzanka,
Miles, Spengler, Arnett III, Pruett, 2019, p.46). La creazione di questo questionario si è svolta individuando 27
fenomeni che riflettono temi neoliberali e ognuno di questi fenomeni è stato valutato in base alla quantità in
cui cattura elementi dell'ideologia neoliberale. L'aiuto di 4 esperti di neoliberismo ha suggerito l'aggiunta di
altre voci per arrivare a un questionario finale di 125 voci valutate su una scala di Likert a 5 punti che va da 1
(fortemente in disaccordo) a 5 (completamente d'accordo). Essendo uno strumento che mira a relazionare vari
fenomeni al neoliberismo sono stati trattati una molteplicità di temi che vanno dal razzismo all’etero-sessismo
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Questionario
Seguendo la metodologia degli altri studiosi che hanno rilevato empiricamente comportamenti e
atteggiamenti ereditati dal neoliberismo, ho stilato un questionario che mira a rilevare i valori e le opinioni
riguardo il tema del neoliberismo dentro l'università. In questo processo mi hanno aiutato le 4 macro-
dimensioni descritte in precedenza, che hanno svolto la funzione di quadro interpretativo del modello
neoliberale universitario.
Ognuna delle 4 macro-dimensioni trattate è stata suddivisa in più dimensioni, da cui ho sintetizzato i concetti
che più mi sembravano rilevabili negli studenti e li ho operazionalizzati, seguendo la procedura classica che
si utilizza in questi casi. Partendo da concetti astratti ho ridotto il campo verso comportamenti, opinioni e
valori empiricamente osservabili negli studenti. Di seguito è riportato questo procedimento per ogni macro-
dimensione:
Il campione del questionario è stato formato grazie alle mie conoscenze di studenti universitari e di altri 4
studenti che hanno partecipato alla realizzazione del progetto di tesi collettiva, realizzato insieme al professor.
Moini. Ovviamente il questionario non ha nessuna pretesa di rappresentare la realtà accademica romana, in
quanto il campione è stato scelto con criteri non statistici, inoltre il numero di studenti presi in considerazione
non dà la possibilità di trarre delle ipotesi vicine alla realtà. Oltre alle 11 Domande elaborate, relative alle 4
macro-dimensioni utilizzate, ho inserito altre 3 domande conoscitive riguardo l'ateneo frequentante, la facoltà
scelta e l'anno di corso.
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Responsabilità e Auto-imprenditorialità
Dimensione: Responsabilità
Concetto: l’educazione universitaria deve aiutare a formare individui quanto più capaci di valutare i costi e
benefici delle loro scelte educative, farsi carico dei rischi che ad essi sono connesse e cercare il massimo
rendimento per il loro investimento in educazione (spese affrontate, tempo dedicato, opportunità non colte)
Item: Valutare quanto formazioni discorsive che fanno riferimento a processi di responsabilizzazione siano
riflesse nell’auto-percezione degli studenti
Domanda: Ogni studente ha la responsabilità del successo del proprio progetto educativo: deve scegliere un
Dimensione: Auto-imprenditorialità
Concetto: Gli studenti sono portatori di un capitale umano che devono cercare di massimizzare
Item: Valutare quanto formazioni discorsive che fanno riferimento al concetto di auto-imprenditorialità siano
Domanda: Penso che lo studente debba migliorare sé stesso in continuazione, sviluppando competenze e
abilità per accrescere il proprio capitale umano e per avere successo nella carriera lavorativa
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Competizione
Dimensione: Meritocrazia
Item: Valutare quanto gli studenti abbiano interiorizzato il valore della meritocrazia
Domanda: Penso che, per garantire risultati meritocratici, gli studenti debbano essere in competizione tra loro,
ad esempio attraverso l’assegnazione di premi (borse di studio) a chi ottiene migliori risultati educativi
Concetto: Il sistema universitario, declinato nei vari livelli (Facoltà, Atenei, sistemi nazionali) deve competere per
attrarre studenti, considerati come dei “clienti” da raggiungere con la propria offerta di servizi.
Item: Valutare come il marketing degli Atenei influisca sulle decisioni educative degli studenti
Domanda: Quanto ha influito la pubblicità che la tua università fa dei suoi corsi o la partecipazione a eventi
promozionali come “Open Day” e convegni sulla decisione di iscriverti alla tua università?
Concetto: Gli studenti competono tra loro per risorse limitate (Es. Borse di eccellenza)
Item: Valutare quanto la scarsità di risorse (borse di studio, posti limitati nei concorsi per gli studenti) influisca
Domanda: Il limite di posti disponibili alle borse di studio spinge a impegnarsi di più e ottenere migliori
risultati educativi.
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Produttività e Performance
Item: Valutare se gli studenti apprezzano la presenza di corsi di studio rivolti al mercato del lavoro
Domanda: Penso che i corsi di studio della mia Università debbano essere riadattati per insegnare materie più
Concetto: Solo gli studenti più meritevoli hanno il diritto di formarsi all'università
Item: Valutare se i criteri di accesso all'università sono ritenuti giusti dagli studenti
Domanda: Ritengo giusti i criteri di selezione degli studenti basati su il rendimento della performance
universitaria come i test d'ingresso a numero chiuso o la selezione dipendente da voti di maturità
Dimensione: Valutazione
Concetto: Gli atenei vengono valutati per la gestione strategica, la didattica, la ricerca e l’attività amministrativa
Item: Valutare se gli studenti sono stati influenzati dal ranking sulla gestione delle università nella scelta
dell'ateneo
Domanda: Nello scegliere la tua università, quanta importanza ha avuto il suo posizionamento nella classifica
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Responsività al mercato
Concetto: Lo studente deve acquisire competenze spendibili nel mercato del lavoro
Item: Valutare se durante la loro carriera gli studenti abbiano partecipato a corsi di studio orientati al mercato
del lavoro
Domanda: Ritieni utile aumentare l’offerta di corsi professionalizzanti e/o tirocini formativi nel tuo percorso
di studi?
Item: Valutare se gli studenti apprezzano i criteri di finanziamento delle università da parte degli organi
competenti
Domanda: Sei d'accordo che le università vengano finanziate attraverso criteri di rendimento e performance
legati alla valutazione dei seguenti ambiti Didattica; Ricerca; Servizi agli studenti; Internazionalizzazione;
Politiche di reclutamento?
Item: Valutare se gli studenti apprezzano la gestione della didattica da parte di aziende/enti esterni
all'università
Domanda: Sei d'accordo a progetti di collaborazione didattica tra università e imprese attraverso
testimonianze di referenti aziendali in occasione di lezioni universitarie, visite presso strutture aziendali,
‘lezioni aperte’ co-progettate con gli studenti, laboratori didattici intensivi, tirocini, progettazione di corsi di
laurea basati sulla stretta collaborazione tra atenei e imprese e percorsi di dottorato aperti al mondo delle
imprese?
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Analisi dei dati
Al questionario hanno partecipato un totale di 138 studenti, la maggior parte residenti a Roma e iscritti a La
Sapienza (75,6 %) e Roma Tre (18,7 %). Il restante 6% circa proveniva da altri Atenei come Lumsa, Tor Vergata
e Campus Biomedico di Roma. Inoltre, hanno partecipato anche studenti provenienti da diverse università
italiane come Bologna, Milano, Udine, Trento, Palermo, Messina, Napoli, Siena.
Gli studenti provenivano da diverse facoltà sia umanistiche che scientifiche, anche se la maggior parte erano
studenti provenienti dalla facoltà di Sociologia (18,4 %), Scienze Politiche (7,1 %), Lettere e Filosofia (5,0 %),
Giurisprudenza (4,3 %), , Ingegneria (3,5 %), Economia (2,8 %) e a seguire Scienze Matematiche, Naturali,
Fisica, Medicina, Lingue, Infermieristica e altri corsi di studio. Il rapporto tra studenti che studiano materie
Umanistiche e Scientifiche è di circa 2/3, il 60,4 % appartiene a materie Umanistiche mentre il 39,6 % a materie
Scientifiche.
Inoltre, la maggior parte degli studenti è iscritta al 3° (34,8 %) e 5°anno (21,3 %) di università e a seguire 4° e
2° anno (14,2 %), oltre il 5° (9,2 %) e 1° anno (6,4 %).
Per quanto riguarda le risposte degli studenti riguardo il questionario vero e proprio invece:
Alla prima domanda riguardo il valore della responsabilità, più dell’85% degli studenti si è trovato Abbastanza
(56,5 %) o Del tutto (29 %) d'accordo con l'affermazione proposta. Possiamo ipotizzare perciò che gli studenti
hanno interiorizzato il valore della responsabilità all'interno del percorso accademico.
31
Anche la seconda affermazione riguardo la formazione permanente è decisamente condivisa dagli studenti,
che si trovano Del tutto (46,4 %) e Abbastanza (43,5 %) d'accordo. Dai dati sembra emergere che la prima
macro-dimensione, composta da 2 domande incentrate più sugli aspetti valoriali del modello universitario
neoliberista, sia accettata e riprodotta dagli studenti, in quanto solo una minima parte si è trovata in disaccordo
con le affermazioni proposte. Perciò possiamo dire che gli studenti si percepiscono come individui responsabili
dotati di capitale umano da accumulare durante il percorso accademico.
Mentre la 3° affermazione riguardo la giustificazione della competizione attraverso la meritocrazia è stata poco
accettata da circa metà degli studenti, di cui ¼ si è trovato totalmente in disaccordo e solo un 25 % circa si è
espresso abbastanza d'accordo per quanto riguarda questo valore, motivo per cui possiamo dire che il valore
della meritocrazia è stato assorbito dagli studenti ma non ritrova riscontro nell'applicazione attraverso la
competizione.
32
La quarta domanda riguardava più aspetti specifici del modello universitario neoliberale che non riguardano
direttamente gli studenti, ossia la questione della competizione tra atenei e il “marketing degli studenti”, che
sembra non essere stata percepita dagli studenti o quantomeno considerata rilevante dagli stessi, in quanto la
quasi totalità degli studenti (quasi il 95 %), si sono trovati per nulla o poco influenzati da pubblicità o eventi
La 5° domanda, che riprende il tema della competizione, non sembra essere condivisa dagli studenti, di cui
più della metà circa si è trovata poco d'accordo o per nulla (12,3 %) rispetto al 35 % circa che si è dichiarata
Abbastanza d'accordo. Tuttavia, il grado di accordo e disaccordo è più equamente distribuito rispetto alla 3°
domanda, in quanto quasi un 40 % si trova abbastanza d'accordo nell'affermare che la scarsità di risorse spinge
33
Dalla 6° affermazione emerge invece che la maggioranza degli studenti pensa che i corsi di studio debbano
essere riadattati per il mercato del lavoro. Circa il 65 % degli studenti si è trovato Abbastanza e Del tutto
d'accordo con questa affermazione, mentre un 26 % circa non ha condiviso questa affermazione.
La domanda 7 invece riguarda il modo in cui il valore della responsabilità e della meritocrazia viene applicato
in norme e pratiche vere e proprie. A differenza della 1° e 2° domanda che riprendono gli stessi temi, gli
studenti si sono trovati in disaccordo in quanto quasi l’80 % di questi ha risposto Poco o Per nulla a questa
domanda. Da questo dato si può ipotizzare, come avviene nella 3° domanda, che mentre gli studenti accettano
il valore della meritocrazia e della responsabilità, non condividono come questi valori vengono applicati
all'interno dell’università.
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La domanda 8 riguardava un tema specifico, ossia la questione della scelta dell'Ateneo in relazione al suo
posizionamento all'interno delle classifiche di valutazione da parte degli enti competenti. Da questa domanda
emerge che per gli studenti non è stato rilevante il posizionamento dell'ateneo all'interno delle classifiche sulle
migliori università o quantomeno queste non le hanno influenzati nella scelta dell’Ateneo, in quanto quasi il
La domanda 9 che riguarda l'introduzione di corsi professionalizzanti all'interno dell'università è stata molto
accettata dagli studenti, in quanto quasi la metà degli studenti (44,9 %) si è trovata del tutto d'accordo e un'altra
metà circa (43,5 %) Abbastanza d'accordo. Solo un 10 % non si è trovato d'accordo con l'introduzione di corsi
professionalizzanti e tirocini all'interno dell'università. Le opinioni degli studenti in questo caso sono in linea
con le risposte della domanda 6 che riprende lo stesso tema.
35
La domanda 10 riguarda la questione dei finanziamenti in base al rendimento, gli studenti su questo tema
sembrano abbastanza divisi in quanto poco più della metà ha affermato che i criteri di finanziamenti in base
al rendimento e performance siano giusti, infatti solo una piccola parte si è trovata del tutto d'accordo con
questa domanda rispetto al 45 % circa che invece si è espressa Abbastanza d'accordo. L'altra metà degli
studenti invece si è trovata Poco o Per nulla d'accordo con questi criteri.
L'ultima domanda invece riguardava il rapporto tra università e imprese. Gli studenti in linea con la domanda
6 e 9 che riprendevano gli stessi temi, si sono trovati d'accordo in modo quasi unanime all'introduzione di
progetti in collaborazione con le imprese all'interno delle università, come visite presso strutture aziendali,
laboratori, testimonianze di esponenti di imprese ecc. ecc. Quasi la metà degli studenti (47,1 %) si è trovata del
tutto d'accordo e il 36 % circa si è trovata Abbastanza d'accordo alla collaborazione tra università e imprese.
Solo una piccolissima parte, meno del 20 % si è trovata Poco o Per nulla d'accordo con questa domanda.
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Conclusioni
Dall'insieme delle riflessioni proposte in questo lavoro emerge come il modello universitario
neoliberale sia entrato all'interno delle istituzioni dell'educazione superiore cambiandone la governance, i suoi
processi, e modificando le soggettività che la compongono. Queste si percepiscono come individualità che
competono tra loro nel mercato globale della conoscenza e che lottano per cercare di fare dello studio e della
ricerca un lavoro di cui poter vivere, costrette a dover mettere in mostra e vendere al capitalismo cognitivo il
proprio bagaglio di conoscenze. Partendo dal professore-ricercatore che dedica il tempo non occupato dalla
maggiore prestigio. Lo studente invece, al giorno d’oggi entra in un contesto accademico già trasformato dalle
politiche neoliberiste e fin da subito fa i conti con una realtà estremamente selettiva e competitiva. Lo studente
appena entrato all’università, si trova in una condizione di isolamento in cui le individualità attorno a lui fanno
una corsa al raggiungimento dei propri obiettivi, pressati dalla concorrenza, dalle scadenze e dalla pressione
che il sistema neoliberista impone alla società e di conseguenza al sistema universitario. Il discorso, le norme
e le pratiche che porta avanti questo modello costringono le individualità ad auto-regolarsi e auto-sfruttarsi,
in quanto il neoliberismo addossa sui discenti tutte le responsabilità del proprio futuro e perciò anche le
frustrazioni in caso il percorso non portasse dei risultati. Così come lo studente corre per portare a termine un
esame o una laurea nel tempo che gli viene imposto, il docente-ricercatore corre per portare a termine il
programma didattico o un progetto di ricerca. Ovviamente in questo contesto ne risentono tutte le soggettività
che intraprendono questo percorso. Questo discorso presenta in sé delle contraddizioni molto forti in quanto
le politiche portate avanti sono state politiche di continui tagli ai fondi e di conseguenza alle possibilità che
vengono date all'istituzione universitaria di poter svolgere la sua funzione, che trasformata dall'ideologia
neoliberista è diventata quella di produrre conoscenze specifiche impiegabili nel mercato del lavoro.
Nei paesi dove il neoliberismo è un modello egemone da tempo, come negli USA e in Inghilterra, questo
fenomeno è molto evidente e non lascia spazio a interpretazioni, anche in Italia ci sono dati evidenti che il
modello neoliberista ha cambiato l'università, perlomeno nella governance. Il piano di riforme attuato negli
ultimi 20 anni è indirizzato in questo senso e ha generato una trasformazione radicale dei modelli di
governance degli atenei, nonché delle forme e dei significati che docenti, professori e ricercatori assegnano al
proprio lavoro (Pellegrino 2016). Dai risultati del questionario che ho proposto emerge come il modello
neoliberista ha cambiato il senso che gli studenti danno al loro percorso accademico.
Ovviamente il questionario non ha nessuna pretesa di rappresentare la totalità del pensiero comune degli
studenti universitari, in quanto è stato usato un campione troppo piccolo da cui poter trarre delle conclusioni
realistiche e vicine alla realtà. Tuttavia, il mio vuole essere un primo approccio verso un’analisi empirica del
processo di soggettivazione degli studenti universitari italiani. Analizzando i dati delle risposte che hanno
dato gli studenti risulta come i valori discorsivi che vengono portati avanti dall'ideologia neoliberista siano
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riprodotti dai discenti, i quali condividono l'idea che l’educazione universitaria debba formare individui che
sappiano valutare da sé i costi e benefici delle loro scelte educative, che essi sono responsabili dei rischi a cui
le scelte sono connesse e da queste devono cercare di trarre il massimo rendimento per il loro investimento in
educazione. Inoltre, gli studenti hanno interiorizzato l'associazione che il neoliberismo fa degli stessi come
contenitore di capitale umano da coltivare durante tutto l'arco della propria vita (Lifelong learning). Questo
aspetto emerge sì dai racconti che ho proposto durante lo sviluppo della tesi, ma anche dalle risposte date
dagli studenti universitari italiani nel questionario. Gli intervistati invece non sembrano accettare alcune
questioni di carattere rilevante, come la competizione per risorse limitate, che si concretizza in un numero
ristretto di borse di studio o di posti disponibili in progetti formativi, e la questione della selezione, che rimane
comunque un aspetto sottostante alla competizione e che si concretizza nell'imposizione del “numero chiuso”,
o con l'utilizzo di criteri di selezione basati sulla performance. Inoltre, sempre per quanto riguarda gli studenti
che hanno risposto al questionario, sembrano non essere informati o non essere per loro rilevante, la questione
della competizione tra atenei e della valutazione delle università, in quanto affermano di non aver dato
importanza alle classifiche sulle migliori università per quanto è riguardata la loro scelta.
Dai dati emersi dal questionario risulta quindi che gli studenti universitari italiani riproducono i valori della
responsabilità, dell'auto-imprenditorialità e della meritocrazia, che sono presenti nel modello universitario
neoliberale e che servono a giustificare le norme e le azioni portate avanti da questo, ma sono scettici riguardo
le stesse e si trovano in disaccordo sull'applicazione di queste pratiche all'interno dell'università, tranne che
per alcuni aspetti. Vorrebbero un maggior avvicinamento dell'università al mercato del lavoro, ma non
condividono i criteri di selettività e di valutazione basati sulla performance e il fenomeno della competizione
come giustificazione di un'allocazione scarsa di risorse per l'istituzione universitaria. Dai dati raccolti
possiamo dire che il modello universitario neoliberale non è ancora un modello egemonico, perlomeno per
quanto riguarda il campione di studenti utilizzato nel questionario, infatti non è stato del tutto assorbito e
riprodotto dagli studenti, che accettano i valori discorsivi che stanno alla base di tale modello, ma rigettano le
norme e le pratiche che il neoliberismo veicola. Le domande che vengono proposte nel questionario sono
mirate e specifiche, non lasciano spazio ad argomentazioni maggiori da cui poter trarre sfumature e punti di
vista differenti da parte degli studenti, in più il campione utilizzato è di sole 138 persone e per formarlo non è
stato usato un metodo statistico, questo rende difficile incrociare i dati e trovare delle correlazioni tra le
risposte e che vengono date ed altre informazioni sugli studenti. Proprio per questo motivo in futuro questa
ricerca potrebbe essere portata avanti, ampliando il campione ma soprattutto continuando a sviluppare il
questionario, inserendo più domande e di carattere più generale, questo permetterebbe di distinguere meglio
le opinioni degli studenti riguardo il tema e di trarre diverse evidenze empiriche che ci permetterebbero di
dare una panoramica più realistica e completa della visione degli studenti riguardo i cambiamenti
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