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Indice

 Ringraziamenti ……………………………………………………………………………………… 2
 Introduzione ……………………………………………………………………………………………. 3
 Egemonia neoliberista nell’università ………………………………………………………………. 4
 La soggettivazione neoliberale ………………………………………………………………………. 6
 La soggettivazione neoliberale all’interno dell università ……..………………………………… 8
 Obiettivo e domande di ricerca ………………………………………………………………………. 12
 Le Macro-Dimensioni ………………………………………………………………………………… 14
 Metodologia …………………………………………………………………………………………… 22
 Questionario …………………………………………………………………………………………… 26
 Analisi dei dati ………………………………………………………………………………………… 31
 Conclusioni …………………………………………………………………………………………….. 37
 Bibliografia ……………………………………………………………………………………………… 39
Ringraziamenti

Desidero ringraziare tutte le persone che in questi anni, dall’inizio del primo anno accademico, mi sono stati vicine e mi

hanno accompagnato durante questo percorso, in particolare:

I miei genitori, Tina e Zabi, che mi hanno sostenuto sempre nei momenti di maggiore difficoltà, dandomi consigli e
aiutandomi a prendere le decisioni. In particolare, Tina, che mi ha seguito esame dopo esame fino alla stesura di questa

tesi, ascoltandomi ripetere e discutendo sugli argomenti di studio offerti da questo percorso di studi, dandomi sempre
punti di vista nuovi e intelligenti, intrisi di un’invidiabile immaginazione sociologica; metà del voto di laurea spetta a lei!

I miei fratelli Nader e David, e mia sorella Sara con i loro rispettivi compagne e compagni, anche loro mi sono stati vicini

e hanno condiviso con me le soddisfazioni e i momenti difficili di questo percorso, mi hanno consigliato e mi hanno aiutato

secondo le loro possibilità e capacità.


I miei bellissimi nipotini e nipotine, che mi hanno regalato grandi risate nei momenti di stress e mi hanno permesso di

distrarmi quando ne avevo bisogno, ma anche quando non ne avevo bisogno!


I miei amici e le mie amiche, anche loro mi hanno supportato e sopportato quando ero irritabile e pensavo solo agli esami

che dovevo dare, mi hanno dato consigli secondo i loro rispettivi ambiti di studio e mi hanno fornito nuove prospettive, in

più mi hanno aiutato a distrarmi come solo loro sanno fare.

I miei colleghi e colleghe dell’università, con i quali ho condiviso la maggior parte delle esperienze di questo percorso e che

mi hanno permesso di conoscere nuove realtà stimolanti. Con loro mi sono preparato per gli esami ed ho passato dei
bellissimi momenti. Tra loro ci sono anche Sara, Vittoria e i due Federico, compagni e colleghi di questa tesi, insieme

abbiamo analizzato il tema del neoliberismo in relazione all’università.

Infine, un ringraziamento speciale va’ al professor. Giulio Moini, relatore di questa tesi e a Edoardo Esposto, correlatore.
Li ringrazio per avermi dato la possibilità di partecipare a questo progetto di tesi collettiva e per avermi introdotto a un

tema a cui mi sono appassionato via via sempre di più; per avermi aiutato a scoprirlo, guidandomi durante questo percorso

e dandomi sempre punti di vista interessanti e stimolanti, fornendomi delle lenti con cui guardare la società e il mondo
che mi circonda mai banali, anche grazie a loro ho potuto crearmi quella “cassetta degli attrezzi” di cui un sociologo che

si rispetti non può fare a meno e che spero di poter continuare ad arricchire ancora più avanti.

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Introduzione

Dopo un percorso di studi nelle scienze sociali, alla facoltà di Sociologia dell'università “La Sapienza”

di Roma, concludo questo percorso con la formulazione di una tesi che rientra nell'ambito del corso di
Sociologia dell'azione pubblica, condotto dal professor Giulio Moini e che vuole investigare sulle

trasformazioni che il modello neoliberale ha apportato all'interno dell'università. Il mio lavoro rientra

all'interno di un progetto di tesi collettiva svolto insieme ad altri 4 studenti e studentesse sullo stesso tema;

ogni studente ha analizzato la questione da punti di vista differenti. Insieme abbiamo cercato di fare una
panoramica generale sul tema del neoliberismo, dell'università e delle dinamiche e dei processi che tengono

uniti questi due elementi.

Essendo il modello neoliberista un modello in crisi anche all'interno di strutture educative quali l'università,

nascono al suo interno modelli antagonisti allo stesso. La tesi collettiva che stiamo portando avanti vuole

dimostrare la possibilità di attuare un'alternativa al modello neoliberista, che si concretizza nelle dinamiche di
competitività e concorrenza, a questo modello abbiamo contrapposto un altro costruito sulla cooperazione e

sulla collaborazione.

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Egemonia Neoliberista nell'università

La mia tesi si pone l'obiettivo di andare ad esplorare la presenza di soggettività che riflettono

formazioni discorsive in senso neoliberale all'interno dell'università. Perciò questa ricerca cercherà di andare

ad analizzare che tipo di soggettività compongono l'università trasformata in senso neoliberista, ossia
individuare quali sono le caratteristiche tipiche di un discente che ha attraversato un percorso accademico

trasformato dalle politiche neoliberiste.

Tuttavia, il dibattito sulla soggettivazione neoliberale in ambito universitario non può essere compreso se non

all'interno di un discorso che riguarda l'egemonia che il modello neoliberale ha raggiunto, sia fuori che dentro
l'università. Questa è responsabile della creazione di identità che riflettono, consapevolmente o non, norme e

valori tipici del neoliberismo riadattati all'interno dell'istruzione superiore. Successivamente esploreremo il

discorso riguardo l'egemonia neoliberista per poi affrontare il tema delle soggettività neoliberali all'interno

dell'università.

Tutti i cambiamenti che l'università ha subito dagli anni ‘80 in poi sono legati alla capacità che il paradigma

neoliberista ha avuto di permeare le istituzioni e i discorsi a esse legate e di cambiare il senso comune riguardo

l'università e le sue finalità.


Dall'inizio degli anni Ottanta l'emergere del neoliberismo ha modificato il significato di senso comune
riguardo l'istruzione superiore e ha fatto notare un cambiamento paradigmatico nel modo in cui l'educazione

è stata concepita negli ultimi 80 anni circa (Carlo Alberto Torres, 2009).

Come afferma Carlo Alberto Torres, il radicale cambio paradigmatico prodotto dal neoliberismo ha creato un

nuovo senso comune che si è diffuso in tutte le istituzioni pubbliche e private e perciò anche nelle istituzioni
di istruzione superiore.

Negli ultimi decenni l'università ha adottato in modo crescente logiche di mercato, cambiando i processi e le

finalità che storicamente la determinavano, “minando la sua missione di fonte indipendente di conoscenza e
di indagine” (Torres & Van Heertum,2010, p.155).

L'avvento del neoliberismo ha prodotto notevoli cambiamenti all'interno delle università e questo è avvenuto

a diversi livelli.
Partendo dal generale, il primo cambiamento è strettamente legato al fenomeno della globalizzazione (Carlo

Alberto Torres,2010), le università sono passate dall'essere istituzioni d'élite a istituzioni democratiche e

successivamente a istituzioni transnazionali di produzione, cambiamento, distribuzione e consumo della

conoscenza (Teodoro,2010).

Il tutto è legato al fenomeno della “crescente penetrazione delle forze di mercato nell'istruzione superiore e la
riorganizzazione della governance universitaria, questi processi si concretizzano nel gioco del "Capitalismo

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Accademico" (Carlo Alberto Torres,2010, p.4) e nella volontà di produrre conoscenza commerciale, vendibile

e direttamente pensata per integrarsi con il mercato del lavoro a discapito di altre forme di conoscenza.
La novità che viene introdotta con il modello educativo neoliberale riguarda i rapporti che le università hanno

tra loro. Mentre prima i rapporti si basavano sulla collaborazione tra le università e lo scambio reciproco di

conoscenze per il raggiungimento di un “bene comune” adesso prevale la competitività. “Le definizioni di
qualità dell'istruzione sono intimamente legate ai principi di competitività” (Torres,2010, p.12).
Muovendoci verso un’ideologia orientata al mercato vengono suggeriti dei cambiamenti all'interno

dell'università, che riguardano la misurazione e la valutazione delle “performance” delle stesse. Questi

cambiamenti portano alla mercificazione delle attività professionali e accademiche e traggono con sé la
necessità di valutare attraverso dati comparativi i risultati che gli atenei raggiungono. Vengono introdotti

perciò nuovi concetti come “università di livello mondiale” legati alla questione della valutazione delle stesse

attraverso classifiche universitarie globali, che si inseriscono nel discorso della lotta per la competizione

internazionale.

Alla base di queste trasformazioni c'è la deregolamentazione a livello decisionale (politico) e a livello

economico, che comprende una spinta verso “i mercati aperti, il libero scambio incontrollato, la riduzione del

settore pubblico e la diminuzione dell'intervento statale” (Carlo Alberto Torres,2010,p.8).

“Queste programma comprende una spinta verso la privatizzazione e il decentramento dell'istruzione

pubblica, un movimento verso standard educativi basati su definizioni decontestualizzate della qualità

dell'istruzione e la verifica dei risultati accademici, di solito attraverso esami a scelta multipla” (Carlo Alberto
Torres,2010, p.8).

In conclusione, possiamo affermare che questi processi sono legati all'intenzione di “infondere logiche di
mercato nell'istruzione superiore e di limitare l'efficacia delle università come sedi di contestazione globale”

(Carlo Alberto Torres,2010, p.9) cercando di “minare gli obiettivi più ampi dell’istruzione, spingendola a

fungere da fonte primaria di smistamento e di formazione iniziale per le imprese” (Carlo Alberto Torres,2010,

p.9). Assistiamo a una caduta morale ed etica e ad un deterioramento dei valori che danno sempre più spazio
al “libertarismo utilitaristico senza limiti” e all'individualismo possessivo (Carlo Alberto Torres,2010).

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La soggettivazione neoliberale

Come abbiamo visto in precedenza, il neoliberismo ha cambiato in modo radicale i processi e le


dinamiche attorno al quale ruotano la società, le istituzioni e l'istruzione superiore.

Il neoliberismo ha rappresentato una vera e propria rivoluzione che si concretizza non solo nelle

trasformazioni descritte in precedenza riguardo il rapporto tra politica ed economia, ma più specificamente
nella formazione delle soggettività, ossia nella creazione del cittadino, e nel nostro caso dello studente che

ragiona in termini economicisti.

Il successo che sta alla base della creazione delle soggettività è legato al rapporto tra potere e verità, esplorato
efficacemente da Foucault.
Con la rivoluzione neoliberale si crea quello che Foucault definisce statuto di verità, ossia viene data piena

legittimità ad alcuni saperi considerati più legittimi di altri. Questi saperi, che prima dell'avvento del
neoliberismo venivano dalla politica, oggi sono rappresentati dalla scienza, dall'economia e in generale dalla

razionalità. Il discorso impostato da Foucault riguarda la capacità che lo statuto di verità ha di permeare le

soggettività: il soggetto viene creato attorno ai discorsi e all'impianto normativo che lo statuto di verità porta

avanti, perciò il discorso neoliberista, legittimato come vero, struttura le vite dei soggetti condizionandone

non sono le norme ma anche i valori.

Per questo motivo, la rivoluzione neoliberale è una rivoluzione prima di tutto culturale. Margaret Thatcher,

una pioniera della rivoluzione neoliberista nell'Inghilterra degli anni ’80, in un intervento afferma “L'economia

è il mezzo, l'obiettivo sono le anime”. Questa frase è esplicativa del potere che il discorso neoliberista ha avuto

e ha tutt'oggi sulla capacità di formare il soggetto.

La governamentabilità neoliberale non consiste semplicemente nel cambio di paradigma orientato al mercato,
ma riguarda direttamente la costruzione delle anime attraverso una logica economica.

L'obiettivo era decostruire il vecchio sistema (welfare, solidarietà, patto sociale, concetto di diritti sociali) e le

vecchie anime e costruire una nuova verità che ha un effetto sulle anime.
Per capire la trasformazione profonda che sta nella costruzione dei processi di verità, dobbiamo differenziare

la percezione del regime di verità che Foucault trova nel concetto di sovranità e di governo.

Nella sovranità, c'è una persona o più persone responsabili del regime di verità, cioè che sanno cosa è meglio
per tutti e che per questo lo impongono agli altri, mentre con la rivoluzione neoliberale questo processo cambia
e diventa governo.

Secondo Foucault non esistono processi di assoggettamento a una verità che non siano anche processi di

soggettivazione, ossia il processo di verità non è un processo di disciplinamento a un polo passivo, ma di

costruzione di una soggettività autonoma, che si presume libera.

Il processo di soggettivazione perciò passa attraverso la verità. Questa non viene imposta da un sovrano, ma
il soggetto viene costruito attorno a un elemento che si considera vero; proprio per questo il soggetto stesso lo
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assume, lo fa proprio, lo interiorizza e lo utilizza per affermarsi all'interno della società.

In questo consiste il punto di forza della governamentabilità neoliberale, in cui lo stato non esercita più il suo
potere come un sovrano, ma si autogoverna e lo stesso fanno i suoi cittadini. Al precario della conoscenza,

dunque, non viene più prescritto ciò che deve fare, perché soggetto autonomo e flessibile, bensì come deve

pensare, parlare, scegliere (Armano; Rivetti; Busso, 2017, p.99).


Lo stato neoliberale non intende costruire pecore, ma soggetti capaci di scegliere e agire autonomamente, di
auto-governarsi sempre secondo le logiche trasmesse dal neoliberismo. Questa gestione di sé stessi è però

comandata dal principio della concorrenza, che viene imposto dalla competitività. Si tratta di una gestione di

sé stessi tramite lo stress, un management di sé attraverso la pressione della concorrenza (Laval,2009).


Dagli anni ‘80 cambia il modo di guardare la società, che perde la sua traiettoria politica e ne assume una

economicista; con un atteggiamento di “problem solving” di funzionalità, cambia il modo di considerare la

realtà, che diventa economico e si estende a tutti gli aspetti della vita, infine anche a settori che non dovrebbero

avere nulla a che fare con la sfera economica, come la sanità e l'istruzione.

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La soggettivazione neoliberale all'interno dell'università

Il fatto che il processo di soggettivazione neoliberale abbia attecchito nell'istruzione superiore è ben

documentato. Come afferma Laval, la scuola è necessaria al fine di sviluppare la “cultura d’impresa”, dall’asilo

fino all’università. Possiamo guardare alle università come luoghi di costituzione delle soggettività, dove gli

studenti apprendono ad auto-percepirsi come parte della società, e attraverso il contesto e i discorsi a cui sono
sottoposti creano l'immagine di loro stessi. Come afferma Youdell (2004), l'istruzione, come altre agenzie di

promulgazione dei discorsi neoliberisti, sono istituzioni centrali perché influenzano gli studenti nel processo

di attribuzione di senso alla loro vita e alla loro attività. Questo è evidente, per esempio, dal modo in cui

un'istituzione educativa definisce le sue priorità, dal modo in cui i professori parlano e infine dal modo in cui

una scuola o un'università danno più o meno importanza ad alcune pratiche piuttosto che altre (Youdell,2004).

Come afferma Gordon (1991), nel discorso neoliberista “l'insieme della vita individuale deve essere strutturato

come il perseguimento di una serie di attività” (p.42), nei regimi neoliberali “tutti gli aspetti del
comportamento sociale sono ora concettualizzati lungo linee economiche” (Rose,1999, p.141). Il modello

umano è l’impresa.
Bisogna condursi come un’impresa, un’impresa di sé.

La lingua registra molto bene questa trasformazione: l’autonomia è diventata “gestione di sé stessi”, è una

pura contabilità; l’individuo è divenuto “capitale umano”. Si tratta dell’interpretazione manageriale


dell’essere umano (Laval,2009).
Si possono notare molte differenze nei discorsi e negli obiettivi che si prefissano le istituzioni educative, che

hanno come conseguenza un diverso risultato rispetto a come gli studenti diventeranno “futuri cittadini
dell'economia della conoscenza”, se saranno “buoni” studenti o meno, individualisti e imprenditoriali o meno.

Come suggerisce O'Flynn “una diversa esposizione a un diverso accesso ai discorsi neoliberali può posizionare

gli studenti in modo molto diverso in termini di possibilità future e di scenari di vita lavorativa” (p.2).

Alcuni studiosi hanno raccolto le narrazioni di studenti che hanno studiato all'interno di università e campus

prestigiosi influenzati dall'ideologia neoliberista e li hanno messi a confronto con altri studenti che invece
hanno fatto un percorso accademico in università pubbliche non prestigiose.

O'Flynn e Petersen sono andate a visitare e intervistare due studentesse in due diverse università in Australia.

Successivamente descriverò il ritratto di una giovane donna e del suo contesto universitario, un'importante
università privata, indipendente e religiosa il cui obiettivo è di sviluppare il “successo e l'eccellenza

accademica”, frequentata da Faye (nome di fantasia). Le politiche e i programmi di questa università

privilegiano lo sviluppo dell’“apprendimento indipendente, responsabile e autosufficiente”. Gli studenti e le

studentesse di questa prestigiosa università sono definiti come leader che si spingono fino ai propri limiti.

Quest'ultima caratteristica è tipica dell'etica neoliberista: andare aldilà di sé, superarsi costantemente. Spingere
o persino trasgredire i limiti, questa è la norma. Ogni limite è fatto per essere superato, è potenzialmente già

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superato; non soltanto ogni divieto ma anche ogni limite raggiunto acquisiscono senso solo nel momento in

cui si cerca di superarli (Laval, 2009).


In questa università si cerca di sviluppare delle qualità rappresentate come necessarie per le persone che

vogliono contribuire alla società in modo “produttivo” e vorranno condurre una vita personale e un'attività

lavorativa di successo.
Gli insegnanti di questa prestigiosa università affermano che sono consapevoli delle competenze che cercano
di sviluppare nei loro discenti (leadership, attitudine sportiva, porsi degli obiettivi).
La studentessa di questo college prestigioso afferma che per lei “essere occupata” rappresenta un imperativo,

parla del piacere di essere occupati, gestire molte mansioni e fare tutto. Ecco come la norma neoliberista del
superamento dei propri limiti ritorna nel racconto della studentessa.

Faye, inoltre descrive come la sua parte preferita delle attività del college fosse partecipare alle escursioni
organizzate dall’ateneo, in quanto incentivavano lo sviluppo di alcune competenze quali l'indipendenza, la

responsabilità, l'assunzione dei rischi e il processo decisionale. In questa affermazione ritroviamo gran parte delle

norme e dei valori portati avanti dalla cultura neoliberista.

Quando gli viene chiesto quali sono le competenze e le abilità che riteneva importanti, Faye afferma: “Essere
in grado di giudicare ciò di cui sei capace e ciò di cui sono capaci gli altri e prendersi anche la responsabilità di te stesso.

Voglio dire, penso che diventare più indipendente ti può far imparare a prendere meglio le proprie decisioni così da essere

pronti per andare là fuori”.

La conversazione con Faye continua e parla del valore aggiunto che alcune medaglie e certificati hanno per le
sue possibilità future e afferma che faranno “bella figura sul suo curriculum”.

Adesso ci spostiamo invece in Cina, dove l'istruzione superiore ha subito drastiche trasformazioni

congiuntamente all'espansione delle iscrizioni universitarie e alla privatizzazione del mercato del lavoro. Nel

contesto universitario cinese, “gli studenti mettono sempre più in discussione il valore dei diplomi universitari

e dell'apprendimento dai libri accademici, in un periodo in cui il successo educativo non si traduce facilmente
in risultati socioeconomici” (Hizi,2019, p.1). Per ovviare a questo dato, gli studenti cercano di impegnarsi

sempre di più in attività extra-curriculari che arricchiscano il loro curriculum trascurando molto spesso
l'università. Il ricercatore Chun-Yi Sum, in un sondaggio condotto nel 2011 su 1.499 studenti universitari in un

campus di Guangzhou, ha scoperto che quasi 2 studenti su 3 hanno partecipato ad attività extra-curriculari in

un’ottica di crescita personale e di acquisizione di competenze. Le organizzazioni che portano avanti queste
attività promuovono l'imprenditorialità tra gli studenti universitari.

Un diverso studio mette in evidenza i ritratti di alcuni studenti che mostrano un’immagine di crescita

personale orientata al mercato, dalle interviste di questi studenti si possono rintracciare tratti tipici del

neoliberismo come il sé intraprendente e la responsabilità personale. Come afferma Hizi nel suo studio, la
propensione di questi studenti a migliorare continuamente se stessi è una conseguenza delle ideologie che

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vengono diffuse attraverso le riforme economiche, inoltre, sempre secondo Hizi, in questi racconti si possono

rintracciare tracce della teoria della “governamentabilità neoliberale” di Foucault, che è manifesta oggi negli
studenti. Il mito dell’“imprenditore di sé stesso” spinge gli individui a migliorare la loro capacità d'azione e

organizzare la propria vita secondo principi di mercato, di autonomia e di calcolo dei redditi futuri (Rose,1998,

p.145, p.160).
Hizi parla di “nuove soggettività influenzate dal mercato” infatti questo processo si verifica durante il periodo
di attuazione di una serie di riforme economiche che hanno un’impronta sul mercato del lavoro e sulle

istituzioni educative e creano negli studenti nuove visioni del mondo, desideri e concezioni di sé.

Dal 1978 in poi la Cina ha visto con il tempo disgregarsi il valore dato dal periodo maoista del “sacrificio di
sé” per il collettivo e sostituirlo con valori più egocentrici di “successo, crescita e interessi personali”

(Rofel,2007, p.56, p.58; Yan,2011, p.47;2013, p.271).

Yan e altri studiosi che adottano una visione foucaultiana riconoscono che l'individuo viene visto come sempre

più responsabile dei propri successi socioeconomici e del suo benessere. Questa visione viene accompagnata

all'idea che l'individuo debba concentrarsi sul miglioramento continuo delle proprie competenze (Lifelong-

learning) e migliorare la propria posizione di fronte a possibili datori di lavoro. Viene suggerita l'idea che

l'individuo debba dedicarsi alla propria crescita personale, combinando elementi di imprenditorialità con idee

di auto-miglioramento e che l'autorealizzazione vada associata ai risultati della carriera (Hoffmann,2010).

Hizi è andata a conoscere un gruppo di studenti universitari dal secondo al quarto anno chiamato “Champion

Training”, “che hanno unito il loro interesse per l'imprenditorialità e la crescita personale attraverso un
servizio pedagogico che vendono ad altri studenti universitari” (Hizi,2010). Si tratta di individui che si

considerano “imprenditori di sé stessi” e che si impegnano in iniziative imprenditoriali. Questi studenti


portano avanti gli ideali della crescita personale nelle loro attività che si sono già diffuse in tutta l'università

di Qilu.

Qui di seguito è riportato il discorso motivazionale di una dei membri di questo gruppo Gao Rui, studentessa

al secondo anno di contabilità ai suoi allievi del primo anno:

“Il mondo cambia continuamente, cambia velocemente ma tu sei ancora preoccupata di quali classi seguire, del fatto che
hai litigato con la tua compagna di stanza e questioni simili. Finché sei nel tuo piccolo cerchio non ti rendi conto che il

mondo è in continuo cambiamento, e pensi che il mondo esterno non abbia a che fare con te. Ma quando ti laurei, ricevi il

tuo diploma universitario e vai a incontrare tanti datori di lavoro scoprirai quanto sei stato meschino durante tutto quel
tempo. Penserete “cosa ho fatto in tutti questi anni di università, che ora non riesco nemmeno a trovare un lavoro che mi

piacerebbe fare?”.

Nel suo racconto descrive l'inquietudine riguardo l'imprevedibilità dell'economia e l'ansia che ne deriva, in
compenso cerca di spronare a una preparazione per il futuro attraverso l'impegno con il mondo esterno e un

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inevitabile adattamento funzionale alla struttura dell'economia di mercato (Hizi,2010). “Si realizza la piena

subordinazione della vita individuale all’aleatorietà del mercato del lavoro e all’arbitrio dei sistemi produttivi;
una subordinazione che viene però occultata con l’immagine della piena autonomia dell’individuo razionale,

competitivo, e auto-imprenditoriale che può investire su un futuro che promette successo ma che realizza, nel

presente, una vita precaria” (Arienzo,2017, p.47).


L'introduzione di queste organizzazioni all'interno delle università è regolata anche da leggi che hanno posto
le basi per l'incorporazione di imprese nei campus; questo è stato attuato da grandi università, che di fatto si

sono impegnate in collaborazioni con importanti attori del mercato (Hizi,2010).

Il presidente del partito comunista cinese a proposto di questo afferma:


“Per affrontare le difficoltà occupazionali dei laureati e migliorare la loro capacità di cambiare lavoro

dobbiamo sostenere le nuove imprese autogestite nel momento in cui entrano nel mercato del lavoro”.

Mentre invece, il presidente dell'istruzione cinese ha sostenuto la necessità di migliorare le condizioni e i

finanziamenti per l'imprenditorialità dei laureati (Ministero dell'istruzione della repubblica popolare

cinese,2013;2014).

Anche se queste politiche sono rivolte ai laureati invece che a tutto il corpo studentesco, il linguaggio

imprenditoriale si diffonde a tutti gli studenti dei campus, anche attraverso i workshop rivolti agli studenti

laureati come i Career Guidance Centres. Hizi sostiene che nei campus universitari in Cina, non è necessario

essere studenti di economia per assorbire il valore dell'imprenditorialità, anche se un’indagine condotta da

Wang Jikang dimostra che “il numero di studenti che intendono intraprendere una carriera imprenditoriale
aumenta di anno in anno e questo è un dato particolarmente rilevante.

La Cina è diventato il paese “dove le idee socialiste e confuciane coesistono con le ideologie capitaliste”
(Kipnis,2011, p.77; Kuan,2015, p.38).

In conclusione, voglio sottolineare un particolare aspetto culturale che ci può essere utile ai fini della

comprensione di come le norme e i valori del neoliberismo abbiano un ruolo nelle formazioni discorsive degli

studenti e nel processo di soggettivazione degli stessi.


Questo aspetto è rappresentato da un termine (mimang) che gli studenti membri del Champion Training

utilizzano per definire gli studenti matricole quando entrano all'università e sperimentano difficoltà riguardo
l'immaginazione del proprio futuro, oppure si dedicano ad attività apparentemente improduttive come

guardare film nei dormitori o passeggiare per strada. Questi comportamenti sono percepiti da parte di questi

studenti-imprenditori come una mancanza di conoscenza del mondo esterno e una mancanza di capacità di
adattamento alle esigenze che questo richiede. I membri del Champion Training cercano di far superare alle

matricole questa fase esortandole a fissare degli obiettivi, perseguirli senza sosta e in generale superare la loro

condizione di “mimang” attraverso il mito della crescita personale, questo valore per i membri del Champion

Training è il segreto per superare la condizione di “mimang”.

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Obiettivo e domande di ricerca

Come già detto nell'introduzione, questa tesi si pone l'obiettivo di esplorare se i discorsi e i valori che

porta avanti il neoliberismo, riadattati nell'ambito universitario, abbiano modificato il modo di vivere

l'università degli studenti e di percepirsi in quanto tali, cambiando non solo le pratiche e i modi di vivere

l’università, ma anche i motivi e i valori che li spingono a intraprendere questo percorso. Questi hanno già
modificato i processi e le dinamiche attorno al quale ruota l'università, come è sufficientemente dimostrato nei

paragrafi precedenti.

Entriamo ora nella parte più viva della tesi andando ad investigare sui diretti interessati di tali processi, ossia

gli studenti. Cercheremo di capire se gli studenti hanno interiorizzato i valori e le norme e se li riproducono

nei loro discorsi e nelle loro opinioni.

Le domande di ricerca che mi sono posto sono:

 Come l'esperienza formativa degli studenti è toccata dalla trasformazione in senso neoliberale

dell'Università?

 I valori e le norme che il modello neoliberale veicola sono riflessi nel modo in cui gli studenti pensano

l'Università e la loro posizione come discenti?

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Per rispondere a queste domande e in generale per investigare quanto l'ideologia neoliberista abbia attecchito

sugli studenti , ho elaborato un questionario da proporre agli stessi, che mira ad comprendere se i valori e le

norme per l'azione che vengono portati avanti dal modello universitario neoliberale, sono stati assorbiti,
introiettati e in generale accettati dai discenti, e se la loro percezione come tali è stata modificata o no da queste
categorie.

Nel processo di ricerca di tutta la tesi, ma soprattutto nella formulazione del questionario, ho individuato 4
macro-dimensioni che mi hanno guidato nell'esplorazione e nella lettura del tema del neoliberismo in

relazione all'università. Queste 4 macro-dimensioni rappresentano un quadro interpretativo attraverso il quale

leggere il modello universitario neoliberale e ci aiutano a semplificarlo e ad analizzare da molteplici punti di

vista il complesso dei processi che costituiscono la trasformazione neoliberale in ambito universitario.

All'interno di queste macro-dimensioni possiamo distinguere norme per l'azione, che sottostanno a dei

cambiamenti di policy della governance universitaria, e valori che accompagnano e sorreggono, aiutando ad

accettare questi cambiamenti. Ovviamente le macro-dimensioni, essendo di carattere molto generale spesso si

intersecano tra loro, per questo è possibile trovare in alcune macro-dimensioni le norme o i valori che si

trovano in altre macro-dimensioni, ma che in quel momento sono utili a capire l'esistenza di un dato fenomeno,

in quanto ci aiutano a leggerlo con una lente diversa, questo succede perché di fondo appartengono allo stesso
processo trasformativo e non possono essere concepiti come compartimenti stagni.

Le 4 macro-dimensioni che ho individuato e che successivamente spiegherò nel dettaglio sono:

 Responsabilizzazione e Auto-imprenditorialità
 Competizione

 Produttività e Performance
 Responsività al mercato

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Le Macro-Dimensioni

Responsabilizzazione e Auto-imprenditorialità

Come già descritto precedentemente, i concetti della responsabilizzazione e dell'auto-imprenditorialità stanno


alla base della trasformazione in senso neoliberale dei soggetti. La governamentabilità neoliberale agisce

instillando il concetto di un soggetto autonomo, individualizzato, autoregolato che diventa un imprenditore


di sé stesso inteso come capitale umano (Türken; Nafstad; Blakar; Roen,2015, p.1). Il soggetto neoliberale è un

soggetto responsabile che ha bisogno del “controllo di sé”, di “assumersi le responsabilità personali” e di

“lavorare sodo” (Türken et al.,2015). In queste affermazioni sottostà un discorso individualista che Bauman
sottolinea efficacemente descrivendo la società individualizzata in cui “l'individuo è colui che non incolpa

nessuno della propria miseria, e non cerca in nessuno le cause delle proprie sconfitte tranne che nella propria

pigrizia, e non esistono rimedi se non provare e riprovare ancora” (p.106). Il discorso di responsabilità

personale perciò si lega perfettamente con il discorso di individualismo promosso dal neoliberismo e con il
concetto di auto-imprenditorialità (Rose,1999; Walkerdine,2003). In quanto responsabile di sé stesso e del suo

benessere, lo studente deve attivarsi in prima linea affinché si crei da solo le possibilità di avere un futuro con

buone prospettive di carriera o lavorative, diventando appunto imprenditore di sé stesso, percependosi come

un contenitore di conoscenze, migliorando la sua capacità decisionale, acquisendo competenze e abilità che in

futuro saranno richieste dalla “società della conoscenza”.


Questo discorso risuona perfettamente nelle narrazioni riguardo gli studenti cinesi che si dedicano

maggiormente ad attività extra-curriculari saltando addirittura le lezioni, in vista di un accrescimento

continuo e senza limite del loro bagaglio di conoscenze. Questo tema è legato al concetto di apprendimento
permanente, in quanto l'individuo - che sia studente, quindi dentro l'università, o cittadino, quindi già

immesso nel mondo del lavoro - deve continuamente arricchire e aggiornare il proprio bagaglio di competenze,

in quanto deve adattarsi in primo luogo ai ritmi del contesto universitario, sempre più selettivo e competitivo,
che si concretizza nel gioco del “capitalismo accademico” e successivamente ai ritmi di un mercato del lavoro

e più in generale di una società che cambiano in continuazione, e in cui dominano sostanzialmente le stesse
regole. Negli anni ’90, la commissione dell'Unione Europea ha utilizzato il concetto di apprendimento lungo

tutto l’arco della vita come strumento per la società della conoscenza (Commissione Europea, 1993,1996).
Inoltre, mentre le politiche per l’apprendimento permanente si concentrano sull’accumulo di competenze e
qualifiche come l’adattamento al cambiamento e all’incertezza, il dibattito accademico continua a mostrare

professionisti e politiche che coinvolgono la riflessività e le capacità di azione nei soggetti interessati per

quanto riguarda i loro obiettivi educativi (Edwards & Mackenzie, 2005; Edwards, Ranson, & Strain,2002).
Il discorso dell'apprendimento permanente molto spesso è sorretto attraverso valori come la crescita personale

e l'ambizione. Il valore dell'ambizione in particolare è legato al discorso dell'apprendimento permanente in


quanto valore trainante, ossia lo si utilizza per motivare la formazione continua in un contesto di competizione,
14
che si riflette prima di tutto nel contesto tra atenei e successivamente nel mondo del lavoro. Lo studio

dell’ambizione rientra nell’ambito di questo dibattito in quanto ci fornisce uno strumento per capire il
significato dei cambiamenti che i soggetti possono subire quando si iscrivono ad un corso di studi o di

formazione. Comprendere le ambizioni ci aiuta a considerare come l’apprendimento permanente attutisce

l'impatto non solo delle crisi occupazionali, ma anche le questioni legate all’identità e al ciclo di vita
(Saccomanno,2017, p.3).
All'interno di questa dimensione rientra anche il concetto di Accountability, secondo cui l'università-impresa

debba rendere conto alla società dei suoi obiettivi e dei suoi risultati, anche se le policy che vengono attuate

molto spesso la mettono in una condizione di svolgere la sua funzione in maniera sempre peggiore. Si tratta
di un modello di “contabilità” in cui l'università comunica con i suoi “clienti” la propria “missione”, il suo

comportamento, i suoi costi, benefici e risultati.

L'accountability, va inteso come fenomeno di apertura verso i suoi interlocutori più vicini e via via sempre più

interessati al suo agire, inclusi gli stakeholders, ossia coloro che finanziano l'università. Quest'ultimi, in quanto

investitori sono legati agli atenei attraverso degli interessi. Il sistema di accountability serve a “rendere conto”

ai vari stakeholder, che detengono in quantità differenti i diritti di partecipazione e informazione sulle

decisioni. Inoltre, vi è l'intenzione di implementare sistemi di gestione pensati per le imprese private, di fatto

limitando l'autogoverno delle università attraverso l'introduzione di uno spazio di potere affidato a soggetti

esterni (Cassone e Saccon ,2013). Il processo di rendicontazione sociale dell'università, sia nel caso che

amministri rilevantissime politiche culturali, sia che eroghi servizi, sia ancora nel caso in cui attui più
generalmente processi di gestione di scelte politiche specifiche, deve avere come finalità la lettura dei risultati

e dell'impatto delle proprie attività dal punto di vista dei destinatari diretti e indiretti. Il punto di vista degli
stakeholders, cioè coloro i quali comunemente hanno interesse all’attività dell'università, è, in ultima analisi,

il punto di partenza e contemporaneamente il punto di arrivo del processo di rendicontazione sociale.

Realizzare un bilancio sociale, in questa chiave di lettura, significa dunque far riflettere tutta l'università sul

fatto che la legittimazione del proprio operato dipende dalle valutazioni, dalla sua capacità di dialogo, e di
generazione di risultati. Inoltre, il modello dell’accountability si inserisce in un contesto in cui il finanziamento

della ricerca è basato sulla performance, in cui quindi le istituzioni che hanno prestazioni migliori ricevono
maggiori fondi di quelle con prestazioni inferiori, così che le prime acquisiscano un vantaggio competitivo che

dovrebbe stimolare quelle con prestazioni inferiori ad elevare il proprio livello. Ovviamente questo aspetto è

legato alla questione della valutazione che tratterò più avanti.

15
Competizione

La competizione è un fenomeno che rientra in un contesto di mutamenti normativi e tagli alla spesa

per l'università e la ricerca che hanno comportato una diminuzione di possibilità di “porte d'ingresso” alle
carriere accademiche e la trasformazione in un contesto di lotta e precarietà per rimanere all'interno del mondo

accademico (Coin; Giorgi; Murgia;2017; p.25). La mercatizzazione, l’adesione ai principi del New Public

Management e neoliberisti sono tendenze cruciali per comprendere tali trasformazioni (O’Neill 2014, Ylijoki
2010). La combinazione di queste tendenze ha innalzato il grado di competizione, sia a livello delle singole

istituzioni e gruppi di ricerca, sia tra i singoli ricercatori e studenti (Francesca Coin., Et Al,2017, p.61). Le
riforme neoliberali dell'istituzione universitaria hanno avuto effetti che hanno danneggiato le possibilità di

cooperazione interdisciplinare, intensificando la concorrenza e le pressioni per specializzarsi in nicchie

disciplinari ristrette (Bergland,2018, p.1035). La competitività è strettamente legata alle definizioni della

qualità dell’istruzione e di conseguenza alle norme e alle gerarchie, il tutto giustificato dal valore della
meritocrazia. Sono molti gli studi che mostrano come le retoriche del merito, dell’autoaffermazione individuale,

della competizione, della formazione permanente e continua siano ormai i perni di una peculiare forma di

costruzione simbolica di un sé, che deve costruirsi nel quadro ineludibile dell’incertezza e della flessibilità

(Dardot, Laval 2013).

Sotto la superficie del merito e della competizione si riproducono i più tradizionali meccanismi di potere

accademico ( Raffini,2017,p.82). Nell’ambito dell’università neoliberista, la mobilità incarna gli imperativi del
profitto e della mercificazione del sapere, dello sfruttamento e dell’auto-sfruttamento (Cantwell 2011), della

competizione (Kim 2009), della meritocrazia (Gornitza, Massen 2000). Quest'ultima è descritta come la capacità

di aderire ai criteri di specializzazione e formattazione dei saperi e nell’erogazione di prestazioni e

performance conformi. Il merito appare come un dispositivo impersonale apparentemente neutro e

“moderno”, per legittimare in maniera disciplinare la selezione, l’individualizzazione, i comportamenti, le

attese e soprattutto la formazione della soggettività (Armano; Rivetti; Busso,2017, p.99). Il merito presuppone
inoltre l’accettazione di criteri di valutazione e strumenti ‘oggettivi’, non certo in grado di valutare abilità

cognitive complesse (Bauman 2012) e penalizzando chi lavora nell’università con uno spirito critico,

mortificando in generale il pensiero originale e innovativo (Emiliana Ermano., Et Al,2017, p.100). In tutto

questo contesto l'università è vista come un’impresa che mira a raggiungere il titolo di “università di livello

mondiale” mentre lo studente è visto come un “cliente” da attrarre.

Un altro aspetto importante che rientra nel fenomeno della competizione tra atenei e tra studenti è la spinta
alla mobilità internazionale. L’internazionalizzazione dell’educazione può essere intesa come quell’insieme di

pratiche e attività che tendono a sviluppare una dimensione internazionale, interculturale e globale fra gli

studenti, gli insegnanti e il personale di scuole e università con l’intento di promuovere “a sense of global
citizenship” (Yemini, 2014, p. 21). Questo aspetto tuttavia rientra sempre nel contesto delle “università
globalizzate” che intessono relazioni tra loro e competono per attrarre studenti. Il programma Erasmus è una
16
delle forme istituzionalizzate della mobilità studentesca intra-europea. Nel complesso interessa una

minoranza di studenti, pari a meno del 3%. Tuttavia, rientra nell’idea di “Europa della conoscenza” che
l’Unione auspica (Magali Ballatore,2014, p.47). Le ricerche che s’interessano all’impatto dei viaggi di

studio sul destino degli studenti e dei laureati dimostrano che gli studenti che hanno sperimentato la mobilità

istituzionalizzata si inseriscono più agevolmente e occupano sempre più posizioni di responsabilità rispetto
ai loro colleghi sedentari (Opper et al.,1990; Maiworm, Teichler, 1996; Messer, Wolter, 2005). Il 70% degli italiani
che si recano oggi all’estero per lavorare ha un titolo di istruzione terziario, rispetto alla media del 33% tra i

paesi OCSE (cf. Mobility Survey of the Higher Education Sectore – MORE2 2013). Non stupisce quindi che la

mobilità coinvolga sempre più i cittadini qualificati, si tratta infatti di un tipo di mobilità favorito dai discorsi
e dalle pratiche predominanti, promosso dalle politiche implementate dagli Stati Nazionali e dagli organismi

sovranazionali. La mobilità è inquadrata come uno strumento di competitività (Cantwell, 2011). Vi si

attribuiscono effetti benefici in termini di accrescimento della produttività e della competitività individuale e

collettiva (Jacob, Meek 2013) e la capacità di stimolare creatività, innovazione e trasferimento tecnologico

(Veugelers, Van Bouwel 2015).

17
Produttività

Il discorso riguardo la produttività è molto ampio e si lega con molteplici aspetti del processo di

trasformazione in senso neoliberale delle istituzioni educative e in generale della società. In primo luogo,
bisogna riconoscere che ci troviamo in un contesto dove tutte le istituzioni, anche quelle educative, devono

essere efficienti ed efficaci, devono dimostrare di raggiungere gli obiettivi che si prefissano, devono perciò
ottimizzare i loro processi ed essere produttive. In un contesto sempre più competitivo, in cui le risorse vengono

assegnate anche in base alle performace, la produttività risulta essere un imperativo. Non ci si può permettere

risultati mediocri se si vuole sopravvivere all'interno del mercato e questo processo si riflette anche all'interno
delle istituzioni educative. “Tutta l’educazione, oggi, ruota attorno alla trasformazione delle persone in

individui capaci di adattarsi alle esigenze di mercato, in grado di sopportare la pressione costante di un

sistema produttivo sempre più selvaggio che tende a spremere gli uomini fino all’ultimo” (Chabot,2017,p.12).

“Ormai ovunque nel mondo si sperimentano forme di governo e gestione dell’università che vanno nella
direzione di una crescente privatizzazione del sapere, di una trasformazione del ruolo e della figura dei

lavoratori accademici, ricercatori e docenti, costretti a confrontarsi con esigenze di produttività imposte dalle

logiche aziendaliste alle università, ridotta autonomia, intensificazione dei tempi di lavoro, e con una sempre

maggiore pervasività di precarietà e frammentazione nei percorsi professionali all’interno del lavoro

accademico” (Parker,2002,p.26).

La questione della produttività è legata alla questione dell'autonomia universitaria, dell'eccellenza e della
valutazione. “Si è registrata la tendenza verso un comune modello di governance delle università fondato su

tre pilastri: la concessione di maggiore autonomia istituzionale alle università; la valutazione della qualità

della ricerca e dell’insegnamento che ciascun Ateneo sia in grado di offrire anche alla luce dell’autonomia

concessa e, infine, l’introduzione di meccanismi competitivi di finanziamento orientati alla valorizzazione,

ovvero alla penalizzazione sulla base dei risultati ottenuti dagli Atenei”(Capano, Regini, 2015, p. 4 ). La base

del nuovo modello di governance è proprio la concessione di autonomia alle università affinché le medesime
possano adottare modelli efficaci, competere tra di loro ed essere valutate. Come afferma Capano, con

l'avvento del modello neoliberale, all'interno dell'università vengono introdotti sistemi di accreditamento e

valutazione, quali strumenti concreti al fine di porre un freno all’autonomia o, quantomeno per indirizzare le

università nel senso dell’impiego concreto dell’autonomia loro concessa in maniera responsabile.

La stessa valutazione è stata intesa come un modo per accrescere la “trasparenza” delle università nei confronti

di diversi soggetti, tra i quali, certamente, gli utenti e gli stakeholders esterni.
L’Italia è stata la prima tra i paesi dell'Unione Europea a introdurre sistemi nazionali per la valutazione

(ANVUR). La cultura della valutazione che porta avanti il modello neoliberista viene intesa come cultura del

render conto, nei termini dell’accountability. Valutare significa entrare nel merito dei processi che le università
adottano nella loro autonomia, verificarne l’efficacia, l’efficienza e la correttezza nell’uso delle risorse. Gli
Atenei, immessi in un contesto iper competitivo, devono rispettare degli standard valutativi se non vogliono
18
essere declassati o esclusi dai finanziamenti, in quest'ottica più che la cultura della valutazione si sta

sviluppando la cultura dell’adempimento; un modello dove la valutazione diviene la verifica del rispetto di
vincoli numerici e parametri che lasciano poco spazio all’autonomia e alla capacità inventiva e di elaborazione

degli Atenei ( Stella,2015).

Come abbiamo visto la logica neoliberale della produttività ha fortemente condizionato il sistema
dell'istruzione superiore, a partire dalla governance fino ad arrivare al modo in cui gli studenti vivono il loro
percorso accademico. Il concetto di produttività è sorretto dai valori della crescita continua che negli studenti

diventa crescita personale e ambizione. Nella narrazione neoliberista, essere produttivi significa aumentare il

proprio capitale umano e massimizzare il proprio valore per avere più possibilità di rivendersi sul mercato del
lavoro. Secondo questo racconto l'individuo è moralmente obbligato a impegnarsi nel progetto di

miglioramento continuo per diventare una versione sempre migliore di sé stesso. Tuttavia come afferma

Giddens il passaggio da una società repressiva, caratterizzata da un gran numero di divieti, a una “società

della performance”, caratterizzata dall'iperstimolazione e dalla richiesta di spingersi sempre oltre i limiti, ha

prodotto, secondo diversi studi un certo grado di senso di colpa, nevrosi e un sentimento di inadeguatezza

negli studenti. Come afferma Han, in questo tipo di società, in cui il potere non viene imposto dall'esterno e

in cui si è formalmente liberi, l'individuo diventa “subject of performance”, cioè è ostaggio della precarietà,

della competizione e dell'incertezza della società in cui vive al punto di costringersi a massimizzare le proprie

prestazioni fino al punto di auto-sfruttamento.

Questo aspetto è ampliamente dimostrato nelle narrazioni che ho riportato precedentemente degli studenti
che affrontano un percorso di studi in università e college prestigiosi come Faye o in contesti altamente selettivi

e competitivi, come quello cinese.

19
Responsività al mercato

Dagli anni 80' e 90' con il processo di riforme che ha vissuto l'università, si è notato un avvicinamento

sempre maggiore dell'istituzione universitaria ai principi e alle logiche di mercato che hanno portato avanti le
politiche neoliberiste. L’Università è un’istituzione e come tale rispecchia l’equilibrio egemonico vigente. Negli

ultimi decenni, complici le riforme di carattere neoliberale, questa ha preso definitivamente le distanze dal

sapere inteso in senso antico e medievale, diventando di fatto uno strumento di produzione di lavoratori
intellettuali specializzati, fondamentali per la sopravvivenza del mercato globale (Cometta,2018,p.12).

A partire dagli anni ‘90 una serie di resoconti della OECD (2004a, 2004b) e di organismi sovranazionali quali
OCSE, UE, FMI, Banca Mondiale, rimandano al ruolo centrale dei saperi nella vitalità del mercato, invocando

un ruolo maggiore delle istituzioni della conoscenza nello stimolo delle sue attività, introducendo una serie di

riforme affinché gli atenei non siano più enclaves o torri d’avorio dedite all’apprendimento di saperi

considerati superflui, e diventino invece parte integrante del sistema economico e produttivo (Coin.,Et
Al,2017.p.10).

Affermare la centralità del ruolo pedagogico ed intellettuale della competitività significa porre il mercato come

unico creatore di valori (Cometta,2018, p.12).

Riconoscendo l’importanza della competizione e della prestazione individuale, le istituzioni educative

contribuiscono ad applicare una visione del mondo nella quale il mercato è la fonte principale di legittimazione

e di creazione di valori (Cometta,2018, p.12). In altre parole, si è creato un sistema competitivo capace di
concentrare gli investimenti nei settori che più sono in grado di portare benefici economici, utilizzando il

sapere per sviluppare le competenze, le pratiche e l’innovazione di cui più il mercato abbisogna (Coin.,Et

Al,2017.p.10).

L’Università contemporanea rispecchia evidentemente le caratteristiche della classe borghese: essa è

concentrata sul lavoro, sulla specializzazione, e ritiene che il sapere non possa non essere al servizio del

mercato come strumento di produzione economica (Cometta,2018, p.12). Tutta l’educazione, oggi, ruota
attorno alla trasformazione delle persone in individui capaci di adattarsi alle esigenze di mercato, in grado di

sopportare la pressione costante di un sistema produttivo selvaggio, che tende a spremere gli uomini fino

all’ultimo (Chabot,2017, p.12).

Con l’implementazione della European Research Area (ERA), la Commissione Europea si è posta l’obiettivo

di creare un mercato interno della ricerca, all’insegna del principio del libero movimento della conoscenza e

dei ricercatori (Raffini,2017, p.18).


Tutta la produzione eccedente di sapere, la sua ridondanza e la sua socializzazione, a meno che non sia

catturata da meccanismi di produzione capitalistica, non è ritenuta congrua e quindi viene confinata

nell’inutilità. Si produce in questo modo un sapere costituito sempre più su competenze e skill valide nel breve
periodo e non su conoscenze durature (Allegri,Ciccarelli 2011; Bologna 2012).
Come afferma Elena Cattaneo (2016), lo stato sta progressivamente riducendo il proprio sostegno
20
alla ricerca pubblica ‘privatizzando’ le istituzioni pubbliche, snaturandone l’essenza e forzando

via via la scienza verso obiettivi utilitaristici e di breve periodo.


Ormai ovunque nel mondo si sperimentano forme di governo e gestione dell’università che vanno nella

direzione di una crescente privatizzazione del sapere, di una trasformazione del ruolo e della figura dei

lavoratori accademici, ricercatori e docenti, costretti a confrontarsi con esigenze di produttività imposte dalle
logiche aziendaliste alle università (Parker,2002).
In Italia, il processo di disinvestimento pubblico dall’università ha inizio nel 2008 (con la cosiddetta ‘Legge

Tremonti’) anno in cui si inverte definitivamente la tendenza di crescita del Fondo di Finanziamento Ordinario,

che si riduce di oltre il 21% nei sei anni successivi (Armano, Rivetti, Busso, p.92). Successivamente questo
processo è proseguito con la riforma Gelmini, che ha stabilito la progressiva diminuzione delle risorse

finanziarie pubbliche destinate al sistema universitario (Fondo di Finanziamento Ordinario), le quali tra il 2008

e il 2013 sono state ridotte del 18% (Bellè, Bozzon,Murgia,Peroni,Rapetti, p.61).

21
Metodologia

Il dibattito sulla soggettivazione neoliberale è ampliamente esplorato dalla ricerca sociologica, tuttavia

ci sono pochi studi che hanno analizzato empiricamente come la formazione delle soggettività viene

influenzata dal contesto politico o dall'ideologia dominante e quali pratiche e formazioni discorsive possano

svolgere la funzione di archetipo per quanto riguarda questo processo.


Essendo un tema che appartiene più all'ambito della psicologia che della sociologia non entreremo nel

dettaglio, ci basti sapere che gli psicologi che hanno studiato questi fenomeni hanno creato strumenti

importanti per misurare gli atteggiamenti e i valori che si manifestano nel soggetto neoliberale. Alcuni studi

hanno tentato di dare una rilevanza empirica alla moltitudine di speculazioni teoriche riguardo il tema della

soggettivazione neoliberale. In questa parte ne tratterò alcuni, per fornire un quadro completo sulla

metodologia usata per la formulazione del questionario, al fine di raggiungere la massima scientificità

possibile.

Leyva (2019), ci dà molte informazioni utili che ci aiutano a comprendere come il processo di soggettivazione
sia possibile a partire dal funzionamento del cervello umano. Senza entrare troppo nel dettaglio, esploreremo

alcuni di questi passaggi per creare successivamente un “modello cognitivo-sociologico testabile” (Leyva,2019,

p.2).
Partiamo dalle teorie computazionali della mente, secondo cui il cervello funziona attraverso l'utilizzo di
alcuni “moduli” che hanno appunto proprietà computazionali e ci permettono di “elaborare, analizzare,

ricordare e reagire rapidamente al flusso costante di informazioni sensoriali che incontriamo ogni giorno”
(Leyva,2019, p.3). Questi moduli sono responsabili della creazioni degli schemi, cioè “strutture di conoscenza

generativa e soggettiva”, come afferma Leyva (2019), gli schemi vengono acquisiti e possono essere modificati

durante il corso della vita grazie all'interazione attiva con il mondo esterno o attraverso il processo del pensiero

e sono responsabili della creazione di rappresentazioni mentali di sé, della cultura, di concetti astratti,

ideologie politiche, norme sociali, significati di parole etc. (Brod.,et al,2015; Chiao et al., 2010)
Per esempio, lo schema di un sociologo sarà formato da tutte le conoscenze riguardo la sociologia e da tutte le

interazioni che l'individuo ha avuto con sociologi. Questo scherma però si modifica nel tempo, incorporando

nuove informazioni che corrispondono all'apprendimento e/o alle esperienze riguardo quell'ambito o un
campo vicino, per esempio le scienze sociali o l'economia.

Gli atteggiamenti in questo contesto vengono interpretati come schemi basati sull'affettività e sono

strettamente legati alle informazioni riguardo uno schema specifico. L'atteggiamento nei confronti del

neoliberismo sarà inevitabilmente legato alle conoscenze riguardo quel fenomeno, inoltre a seconda del

contesto in cui vengono recepite le informazioni, dalla loro solidità e dalla loro frequenza, gli atteggiamenti
possono essere più o meno radicati. Come sostiene sempre Leyva (2019), mentre gli atteggiamenti deboli sono

22
soggetti al cambiamento e non influenzano direttamente il giudizio o il comportamento, gli atteggiamenti

radicati sono resistenti al cambiamento e influenzano fortemente la motivazione, il giudizio, il comportamento


etc. Perciò questo fenomeno è rilevante per noi dal momento che alcuni schemi contengono “rappresentazioni

socioculturali intersoggettivamente condivise”, che giocano un ruolo importante nei processi di

soggettivazione e riproduzione sociale. In sostanza il consolidamento di uno schema è determinato dalla


frequenza di quanto quello schema è accessibile. La teorie computazionali della mente rientrano in una più
ampia categoria che sono le teorie della cognizione sociale, nonostante alcune differenze, tutte convergono

sull'affermare che “gli esseri umani sviluppano le loro strutture mentali fin dal infanzia, osservando e

imitando le pratiche interpersonali e gli usi linguistici dei loro familiari e successivamente con le persone e le
istituzioni sociali” (Bandura,2001;Fiske e Taylor,2013;Kitayama e Park,2010). Le istituzioni sono intese da

questi scienziati come modelli di comportamento, forme specifiche e organizzate di informazioni e ordine

sociale che si sovrappongono agli individui (Hewer e Roberts,2012; Ridgeway,2006). Come afferma Bandura

(2001), l'individuo si muove all'interno di una vasta rete di influenze socio-strutturali e in questo senso è sia

prodotto, sia produttore dei sistemi sociali. “I teorici della cognizione sociale concordano tutti nell'affermare

che le persone sono più predisposte e propense a rilevare, schematizzare e consolidare informazioni sociali e

schemi di cui si fa spesso esperienza o che sono ripetutamente incontrate, osservate e vissute. Inoltre, è più

probabile che queste vengano interiorizzate se sono cognitivamente, affettivamente e comportamentalmente

congruenti e se sono istituzionalmente e culturalmente presenti, valorizzate e applicate” (Augoustinos et

al,2014; Chiao et al,2010; Lodge e Taber,2005; Schroder e Thagard,2013).


Perciò più l'informazione sociale diventa predominante e egemonica, più si rafforzano gli schemi nelle persone

che possono:
 “Costituire una componente importante dell'identità personale di una persona” (Augoustinos et

al.,2014)

 Manifestarsi con risposte cognitive, affettive e comportamentali inconsce (Fiske e Taylor et al,2013)

 “Condurre gli individui a naturalizzare, giustificare, legittimare e conformarsi alle relazioni di potere
esistenti e alle disuguaglianze sociali” (Augoustinus et al,2014; Godfrey et al.,2017)

 Bloccare e distorcere lo sviluppo e/o l'assunzione di schemi e informazioni corrispondenti a idee


opposte a quelle egemoniche (Chiao et al.,2010; Kaplan et al.,2007; Lodge e Taber,2005)

 Far sì che gli individui riproducano in modo implicito e comportamentale modelli di stratificazione

sociale e disuguaglianze (Ridgeway,2006)

Questo non significa però che la società ci timbra in modo indelebile e definitivo, tuttavia ci fornisce degli algoritmi

fondamentali che attraverso la percezione di sé e del contesto socioculturale e politico e grazie al pensiero critico, se

sufficientemente sviluppato, siamo in qualche modo liberi di modificare o di agire consapevolmente. Perciò qualsiasi
sistema istituzionale egemonico non è mai fissato in modo permanente, poiché le società sono sistemi intrinsecamente

23
caotici e soggetti a cambiamenti (Leyva,2019).

Questo excursus sulle neuroscienze ci è utile a capire come l'individuo acquisisce quello che Bourdieu

definisce un “habitus”, un insieme di schemi specifici riguardo un aspetto della vita, ma legati tra loro e che

formano una importante componente del sé, un ruolo, un’identità che si traducono in delle disposizioni verso
la società. L'habitus qui è inteso come degli schemi associati a discorsi e pratiche messe in atto da un’istituzione
o cultura dominante. Inoltre, se attivato questo habitus orienta l'individuo attraverso pratiche contestualmente

corrispondenti all'ideologia dominante. Lo sviluppo di un habitus neoliberale è il risultato di un impegno

ricorrente con formazioni discorsive neoliberali che si ripresentano sistematicamente nelle istituzioni e nella
cultura. Essendo i giovani d'oggi nati in un contesto sostanzialmente egemonizzato dalla cultura e

dall'ideologia neoliberista, sono altamente suscettibili a questi discorsi, potendo attingere ad essi tramite i

coetanei e i media, se non tramite le istituzioni scolastiche e universitarie. I media e le istituzioni educative

sono gli elementi con cui i giovani passano la maggior parte del tempo e attraverso i quali imparano a

conoscere la cultura e la politica. Leyva ha cercato di sintetizzare in uno schema le rappresentazioni, gli schemi

e le pratiche che vengono proposte da queste istituzioni e riprodotte dai giovani in modo tale da poter formare

un modello di habitus neoliberale al fine di poterlo testare empiricamente.

Quanto io ho cercato di fare nella creazione del mio questionario segue il procedimento seguito da Leyva,

tuttavia ho cercato di riadattare gli schemi e le pratiche al modello di università neoliberale invece che al
neoliberismo in generale.

Un' altro studio mette in relazione l'alto numero di imbrogli universitari e la loro giustificazione con l'aderenza

ai valori neoliberali del auto-miglioramento e il raggiungimento degli obiettivi a ogni costo. Questa ricerca si

è svolta su un campione di 470 studenti di una scuola superiore di management internazionale con sede in
svizzera. Gli studenti hanno compilato volontariamente un questionario in classe o nel tempo libero. Questo

questionario misurava il grado di aderenza ai valori degli studenti e per farlo è stato utilizzato uno strumento
a 33 voci riadattando una versione del questionario dei valori ritrattuali (Schwartz et al., 2001). Voglio dare

solo alcuni esempi delle voci che sono state utilizzate per misurare il valore del miglioramento di sé: “E'

importante per me essere ricco”; “E' importante per me essere ambizioso” ecc. Come la ricerca precedente
questo strumento ha come obiettivo quello di misurare il grado di adattamento di un individuo ai valori

neoliberisti in generale.

Un altro studio invece è quello che ha portato alla creazione dell'ANAS (Anti-Neoliberal Attitudes Scale), uno
strumento che stila una scala di atteggiamenti neoliberali formato da 25 voci.

24
Questo strumento viene creato nel contesto americano dove il neoliberismo è nato e dove è diventato un

sistema egemone e mira a rilevare atteggiamenti riguardo il genere, la razza, la sessualità e la classe sociale.
“L'ANAS vuole essere uno strumento di indagine multidimensionale perciò che concerne il modo in cui gli

individui percepiscono i temi interconnessi alla disuguaglianza sociale nella cultura statunitense” (Grzanka,

Miles, Spengler, Arnett III, Pruett, 2019, p.46). La creazione di questo questionario si è svolta individuando 27
fenomeni che riflettono temi neoliberali e ognuno di questi fenomeni è stato valutato in base alla quantità in
cui cattura elementi dell'ideologia neoliberale. L'aiuto di 4 esperti di neoliberismo ha suggerito l'aggiunta di

altre voci per arrivare a un questionario finale di 125 voci valutate su una scala di Likert a 5 punti che va da 1

(fortemente in disaccordo) a 5 (completamente d'accordo). Essendo uno strumento che mira a relazionare vari
fenomeni al neoliberismo sono stati trattati una molteplicità di temi che vanno dal razzismo all’etero-sessismo

passando per classismo e sessismo.

25
Questionario

Seguendo la metodologia degli altri studiosi che hanno rilevato empiricamente comportamenti e

atteggiamenti ereditati dal neoliberismo, ho stilato un questionario che mira a rilevare i valori e le opinioni

riguardo il tema del neoliberismo dentro l'università. In questo processo mi hanno aiutato le 4 macro-

dimensioni descritte in precedenza, che hanno svolto la funzione di quadro interpretativo del modello
neoliberale universitario.

Ognuna delle 4 macro-dimensioni trattate è stata suddivisa in più dimensioni, da cui ho sintetizzato i concetti

che più mi sembravano rilevabili negli studenti e li ho operazionalizzati, seguendo la procedura classica che

si utilizza in questi casi. Partendo da concetti astratti ho ridotto il campo verso comportamenti, opinioni e

valori empiricamente osservabili negli studenti. Di seguito è riportato questo procedimento per ogni macro-

dimensione:

Macro-dimensione →Dimensione →Concetto →Item →Domanda

Il campione del questionario è stato formato grazie alle mie conoscenze di studenti universitari e di altri 4

studenti che hanno partecipato alla realizzazione del progetto di tesi collettiva, realizzato insieme al professor.

Moini. Ovviamente il questionario non ha nessuna pretesa di rappresentare la realtà accademica romana, in
quanto il campione è stato scelto con criteri non statistici, inoltre il numero di studenti presi in considerazione
non dà la possibilità di trarre delle ipotesi vicine alla realtà. Oltre alle 11 Domande elaborate, relative alle 4

macro-dimensioni utilizzate, ho inserito altre 3 domande conoscitive riguardo l'ateneo frequentante, la facoltà
scelta e l'anno di corso.

26
Responsabilità e Auto-imprenditorialità

Dimensione: Responsabilità

Concetto: l’educazione universitaria deve aiutare a formare individui quanto più capaci di valutare i costi e
benefici delle loro scelte educative, farsi carico dei rischi che ad essi sono connesse e cercare il massimo

rendimento per il loro investimento in educazione (spese affrontate, tempo dedicato, opportunità non colte)

Item: Valutare quanto formazioni discorsive che fanno riferimento a processi di responsabilizzazione siano
riflesse nell’auto-percezione degli studenti

Domanda: Ogni studente ha la responsabilità del successo del proprio progetto educativo: deve scegliere un

percorso adeguato alle proprie capacità e impegnarsi

Dimensione: Auto-imprenditorialità

Concetto: Gli studenti sono portatori di un capitale umano che devono cercare di massimizzare

Item: Valutare quanto formazioni discorsive che fanno riferimento al concetto di auto-imprenditorialità siano

riflesse nell’auto-percezione degli studenti

Domanda: Penso che lo studente debba migliorare sé stesso in continuazione, sviluppando competenze e

abilità per accrescere il proprio capitale umano e per avere successo nella carriera lavorativa

27
Competizione

Dimensione: Meritocrazia

Concetto: La meritocrazia è il valore che giustifica la competizione tra studenti

Item: Valutare quanto gli studenti abbiano interiorizzato il valore della meritocrazia

Domanda: Penso che, per garantire risultati meritocratici, gli studenti debbano essere in competizione tra loro,

ad esempio attraverso l’assegnazione di premi (borse di studio) a chi ottiene migliori risultati educativi

Dimensione: Competizione tra atenei

Concetto: Il sistema universitario, declinato nei vari livelli (Facoltà, Atenei, sistemi nazionali) deve competere per

attrarre studenti, considerati come dei “clienti” da raggiungere con la propria offerta di servizi.

Item: Valutare come il marketing degli Atenei influisca sulle decisioni educative degli studenti

Domanda: Quanto ha influito la pubblicità che la tua università fa dei suoi corsi o la partecipazione a eventi

promozionali come “Open Day” e convegni sulla decisione di iscriverti alla tua università?

Dimensione: Competizione tra studenti

Concetto: Gli studenti competono tra loro per risorse limitate (Es. Borse di eccellenza)

Item: Valutare quanto la scarsità di risorse (borse di studio, posti limitati nei concorsi per gli studenti) influisca

sulla competizione tra gli stessi

Domanda: Il limite di posti disponibili alle borse di studio spinge a impegnarsi di più e ottenere migliori

risultati educativi.
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Produttività e Performance

Dimensione: Autonomia didattica

Concetto: Gli atenei decidono e gestiscono i corsi di studio autonomamente

Item: Valutare se gli studenti apprezzano la presenza di corsi di studio rivolti al mercato del lavoro

Domanda: Penso che i corsi di studio della mia Università debbano essere riadattati per insegnare materie più

utili per entrare nel mercato del lavoro

Dimensione: Eccellenza del sistema educativo

Concetto: Solo gli studenti più meritevoli hanno il diritto di formarsi all'università

Item: Valutare se i criteri di accesso all'università sono ritenuti giusti dagli studenti

Domanda: Ritengo giusti i criteri di selezione degli studenti basati su il rendimento della performance
universitaria come i test d'ingresso a numero chiuso o la selezione dipendente da voti di maturità

Dimensione: Valutazione

Concetto: Gli atenei vengono valutati per la gestione strategica, la didattica, la ricerca e l’attività amministrativa

Item: Valutare se gli studenti sono stati influenzati dal ranking sulla gestione delle università nella scelta

dell'ateneo

Domanda: Nello scegliere la tua università, quanta importanza ha avuto il suo posizionamento nella classifica

delle Università pubblicata da MIUR, Censis, Il Sole 24 Ore o ANVUR?

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Responsività al mercato

Dimensione: Orientazione dell'offerta formativa verso le imprese

Concetto: Lo studente deve acquisire competenze spendibili nel mercato del lavoro

Item: Valutare se durante la loro carriera gli studenti abbiano partecipato a corsi di studio orientati al mercato
del lavoro

Domanda: Ritieni utile aumentare l’offerta di corsi professionalizzanti e/o tirocini formativi nel tuo percorso

di studi?

Dimensione: Finanziamenti e privatizzazione

Concetto: Finanziamento in base al rendimento dell’università

Item: Valutare se gli studenti apprezzano i criteri di finanziamento delle università da parte degli organi

competenti

Domanda: Sei d'accordo che le università vengano finanziate attraverso criteri di rendimento e performance

legati alla valutazione dei seguenti ambiti Didattica; Ricerca; Servizi agli studenti; Internazionalizzazione;

Politiche di reclutamento?

Dimensione: Riforme di mercato dell'istruzione

Concetto: L'università si apre a partnership con le imprese

Item: Valutare se gli studenti apprezzano la gestione della didattica da parte di aziende/enti esterni

all'università

Domanda: Sei d'accordo a progetti di collaborazione didattica tra università e imprese attraverso

testimonianze di referenti aziendali in occasione di lezioni universitarie, visite presso strutture aziendali,

‘lezioni aperte’ co-progettate con gli studenti, laboratori didattici intensivi, tirocini, progettazione di corsi di
laurea basati sulla stretta collaborazione tra atenei e imprese e percorsi di dottorato aperti al mondo delle
imprese?
30
Analisi dei dati

Al questionario hanno partecipato un totale di 138 studenti, la maggior parte residenti a Roma e iscritti a La

Sapienza (75,6 %) e Roma Tre (18,7 %). Il restante 6% circa proveniva da altri Atenei come Lumsa, Tor Vergata

e Campus Biomedico di Roma. Inoltre, hanno partecipato anche studenti provenienti da diverse università

italiane come Bologna, Milano, Udine, Trento, Palermo, Messina, Napoli, Siena.
Gli studenti provenivano da diverse facoltà sia umanistiche che scientifiche, anche se la maggior parte erano

studenti provenienti dalla facoltà di Sociologia (18,4 %), Scienze Politiche (7,1 %), Lettere e Filosofia (5,0 %),

Giurisprudenza (4,3 %), , Ingegneria (3,5 %), Economia (2,8 %) e a seguire Scienze Matematiche, Naturali,

Fisica, Medicina, Lingue, Infermieristica e altri corsi di studio. Il rapporto tra studenti che studiano materie

Umanistiche e Scientifiche è di circa 2/3, il 60,4 % appartiene a materie Umanistiche mentre il 39,6 % a materie

Scientifiche.

Inoltre, la maggior parte degli studenti è iscritta al 3° (34,8 %) e 5°anno (21,3 %) di università e a seguire 4° e
2° anno (14,2 %), oltre il 5° (9,2 %) e 1° anno (6,4 %).

Per quanto riguarda le risposte degli studenti riguardo il questionario vero e proprio invece:

Alla prima domanda riguardo il valore della responsabilità, più dell’85% degli studenti si è trovato Abbastanza
(56,5 %) o Del tutto (29 %) d'accordo con l'affermazione proposta. Possiamo ipotizzare perciò che gli studenti
hanno interiorizzato il valore della responsabilità all'interno del percorso accademico.

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Anche la seconda affermazione riguardo la formazione permanente è decisamente condivisa dagli studenti,

che si trovano Del tutto (46,4 %) e Abbastanza (43,5 %) d'accordo. Dai dati sembra emergere che la prima
macro-dimensione, composta da 2 domande incentrate più sugli aspetti valoriali del modello universitario

neoliberista, sia accettata e riprodotta dagli studenti, in quanto solo una minima parte si è trovata in disaccordo

con le affermazioni proposte. Perciò possiamo dire che gli studenti si percepiscono come individui responsabili
dotati di capitale umano da accumulare durante il percorso accademico.

Mentre la 3° affermazione riguardo la giustificazione della competizione attraverso la meritocrazia è stata poco

accettata da circa metà degli studenti, di cui ¼ si è trovato totalmente in disaccordo e solo un 25 % circa si è

espresso abbastanza d'accordo per quanto riguarda questo valore, motivo per cui possiamo dire che il valore
della meritocrazia è stato assorbito dagli studenti ma non ritrova riscontro nell'applicazione attraverso la

competizione.

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La quarta domanda riguardava più aspetti specifici del modello universitario neoliberale che non riguardano

direttamente gli studenti, ossia la questione della competizione tra atenei e il “marketing degli studenti”, che
sembra non essere stata percepita dagli studenti o quantomeno considerata rilevante dagli stessi, in quanto la

quasi totalità degli studenti (quasi il 95 %), si sono trovati per nulla o poco influenzati da pubblicità o eventi

promozionali degli Atenei.

La 5° domanda, che riprende il tema della competizione, non sembra essere condivisa dagli studenti, di cui

più della metà circa si è trovata poco d'accordo o per nulla (12,3 %) rispetto al 35 % circa che si è dichiarata
Abbastanza d'accordo. Tuttavia, il grado di accordo e disaccordo è più equamente distribuito rispetto alla 3°

domanda, in quanto quasi un 40 % si trova abbastanza d'accordo nell'affermare che la scarsità di risorse spinge

ad impegnarsi di più nel percorso accademico.

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Dalla 6° affermazione emerge invece che la maggioranza degli studenti pensa che i corsi di studio debbano

essere riadattati per il mercato del lavoro. Circa il 65 % degli studenti si è trovato Abbastanza e Del tutto
d'accordo con questa affermazione, mentre un 26 % circa non ha condiviso questa affermazione.

La domanda 7 invece riguarda il modo in cui il valore della responsabilità e della meritocrazia viene applicato

in norme e pratiche vere e proprie. A differenza della 1° e 2° domanda che riprendono gli stessi temi, gli

studenti si sono trovati in disaccordo in quanto quasi l’80 % di questi ha risposto Poco o Per nulla a questa

domanda. Da questo dato si può ipotizzare, come avviene nella 3° domanda, che mentre gli studenti accettano
il valore della meritocrazia e della responsabilità, non condividono come questi valori vengono applicati

all'interno dell’università.

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La domanda 8 riguardava un tema specifico, ossia la questione della scelta dell'Ateneo in relazione al suo

posizionamento all'interno delle classifiche di valutazione da parte degli enti competenti. Da questa domanda
emerge che per gli studenti non è stato rilevante il posizionamento dell'ateneo all'interno delle classifiche sulle

migliori università o quantomeno queste non le hanno influenzati nella scelta dell’Ateneo, in quanto quasi il

90 % ha risposto per nulla (57,2 %) o Poco (31,2 %).

La domanda 9 che riguarda l'introduzione di corsi professionalizzanti all'interno dell'università è stata molto

accettata dagli studenti, in quanto quasi la metà degli studenti (44,9 %) si è trovata del tutto d'accordo e un'altra

metà circa (43,5 %) Abbastanza d'accordo. Solo un 10 % non si è trovato d'accordo con l'introduzione di corsi

professionalizzanti e tirocini all'interno dell'università. Le opinioni degli studenti in questo caso sono in linea
con le risposte della domanda 6 che riprende lo stesso tema.

35
La domanda 10 riguarda la questione dei finanziamenti in base al rendimento, gli studenti su questo tema

sembrano abbastanza divisi in quanto poco più della metà ha affermato che i criteri di finanziamenti in base
al rendimento e performance siano giusti, infatti solo una piccola parte si è trovata del tutto d'accordo con

questa domanda rispetto al 45 % circa che invece si è espressa Abbastanza d'accordo. L'altra metà degli

studenti invece si è trovata Poco o Per nulla d'accordo con questi criteri.

L'ultima domanda invece riguardava il rapporto tra università e imprese. Gli studenti in linea con la domanda
6 e 9 che riprendevano gli stessi temi, si sono trovati d'accordo in modo quasi unanime all'introduzione di

progetti in collaborazione con le imprese all'interno delle università, come visite presso strutture aziendali,

laboratori, testimonianze di esponenti di imprese ecc. ecc. Quasi la metà degli studenti (47,1 %) si è trovata del
tutto d'accordo e il 36 % circa si è trovata Abbastanza d'accordo alla collaborazione tra università e imprese.
Solo una piccolissima parte, meno del 20 % si è trovata Poco o Per nulla d'accordo con questa domanda.

36
Conclusioni

Dall'insieme delle riflessioni proposte in questo lavoro emerge come il modello universitario

neoliberale sia entrato all'interno delle istituzioni dell'educazione superiore cambiandone la governance, i suoi

processi, e modificando le soggettività che la compongono. Queste si percepiscono come individualità che

competono tra loro nel mercato globale della conoscenza e che lottano per cercare di fare dello studio e della
ricerca un lavoro di cui poter vivere, costrette a dover mettere in mostra e vendere al capitalismo cognitivo il

proprio bagaglio di conoscenze. Partendo dal professore-ricercatore che dedica il tempo non occupato dalla

didattica alla ricerca, e si trasforma in un imprenditore della conoscenza in un’ottica di acquisizione di

maggiore prestigio. Lo studente invece, al giorno d’oggi entra in un contesto accademico già trasformato dalle

politiche neoliberiste e fin da subito fa i conti con una realtà estremamente selettiva e competitiva. Lo studente

appena entrato all’università, si trova in una condizione di isolamento in cui le individualità attorno a lui fanno

una corsa al raggiungimento dei propri obiettivi, pressati dalla concorrenza, dalle scadenze e dalla pressione
che il sistema neoliberista impone alla società e di conseguenza al sistema universitario. Il discorso, le norme

e le pratiche che porta avanti questo modello costringono le individualità ad auto-regolarsi e auto-sfruttarsi,
in quanto il neoliberismo addossa sui discenti tutte le responsabilità del proprio futuro e perciò anche le

frustrazioni in caso il percorso non portasse dei risultati. Così come lo studente corre per portare a termine un

esame o una laurea nel tempo che gli viene imposto, il docente-ricercatore corre per portare a termine il
programma didattico o un progetto di ricerca. Ovviamente in questo contesto ne risentono tutte le soggettività
che intraprendono questo percorso. Questo discorso presenta in sé delle contraddizioni molto forti in quanto

le politiche portate avanti sono state politiche di continui tagli ai fondi e di conseguenza alle possibilità che
vengono date all'istituzione universitaria di poter svolgere la sua funzione, che trasformata dall'ideologia

neoliberista è diventata quella di produrre conoscenze specifiche impiegabili nel mercato del lavoro.

Nei paesi dove il neoliberismo è un modello egemone da tempo, come negli USA e in Inghilterra, questo

fenomeno è molto evidente e non lascia spazio a interpretazioni, anche in Italia ci sono dati evidenti che il

modello neoliberista ha cambiato l'università, perlomeno nella governance. Il piano di riforme attuato negli
ultimi 20 anni è indirizzato in questo senso e ha generato una trasformazione radicale dei modelli di

governance degli atenei, nonché delle forme e dei significati che docenti, professori e ricercatori assegnano al

proprio lavoro (Pellegrino 2016). Dai risultati del questionario che ho proposto emerge come il modello
neoliberista ha cambiato il senso che gli studenti danno al loro percorso accademico.

Ovviamente il questionario non ha nessuna pretesa di rappresentare la totalità del pensiero comune degli

studenti universitari, in quanto è stato usato un campione troppo piccolo da cui poter trarre delle conclusioni

realistiche e vicine alla realtà. Tuttavia, il mio vuole essere un primo approccio verso un’analisi empirica del

processo di soggettivazione degli studenti universitari italiani. Analizzando i dati delle risposte che hanno
dato gli studenti risulta come i valori discorsivi che vengono portati avanti dall'ideologia neoliberista siano

37
riprodotti dai discenti, i quali condividono l'idea che l’educazione universitaria debba formare individui che

sappiano valutare da sé i costi e benefici delle loro scelte educative, che essi sono responsabili dei rischi a cui
le scelte sono connesse e da queste devono cercare di trarre il massimo rendimento per il loro investimento in

educazione. Inoltre, gli studenti hanno interiorizzato l'associazione che il neoliberismo fa degli stessi come

contenitore di capitale umano da coltivare durante tutto l'arco della propria vita (Lifelong learning). Questo
aspetto emerge sì dai racconti che ho proposto durante lo sviluppo della tesi, ma anche dalle risposte date
dagli studenti universitari italiani nel questionario. Gli intervistati invece non sembrano accettare alcune

questioni di carattere rilevante, come la competizione per risorse limitate, che si concretizza in un numero

ristretto di borse di studio o di posti disponibili in progetti formativi, e la questione della selezione, che rimane
comunque un aspetto sottostante alla competizione e che si concretizza nell'imposizione del “numero chiuso”,

o con l'utilizzo di criteri di selezione basati sulla performance. Inoltre, sempre per quanto riguarda gli studenti

che hanno risposto al questionario, sembrano non essere informati o non essere per loro rilevante, la questione

della competizione tra atenei e della valutazione delle università, in quanto affermano di non aver dato

importanza alle classifiche sulle migliori università per quanto è riguardata la loro scelta.

Dai dati emersi dal questionario risulta quindi che gli studenti universitari italiani riproducono i valori della

responsabilità, dell'auto-imprenditorialità e della meritocrazia, che sono presenti nel modello universitario

neoliberale e che servono a giustificare le norme e le azioni portate avanti da questo, ma sono scettici riguardo

le stesse e si trovano in disaccordo sull'applicazione di queste pratiche all'interno dell'università, tranne che

per alcuni aspetti. Vorrebbero un maggior avvicinamento dell'università al mercato del lavoro, ma non
condividono i criteri di selettività e di valutazione basati sulla performance e il fenomeno della competizione

come giustificazione di un'allocazione scarsa di risorse per l'istituzione universitaria. Dai dati raccolti
possiamo dire che il modello universitario neoliberale non è ancora un modello egemonico, perlomeno per

quanto riguarda il campione di studenti utilizzato nel questionario, infatti non è stato del tutto assorbito e

riprodotto dagli studenti, che accettano i valori discorsivi che stanno alla base di tale modello, ma rigettano le

norme e le pratiche che il neoliberismo veicola. Le domande che vengono proposte nel questionario sono
mirate e specifiche, non lasciano spazio ad argomentazioni maggiori da cui poter trarre sfumature e punti di

vista differenti da parte degli studenti, in più il campione utilizzato è di sole 138 persone e per formarlo non è
stato usato un metodo statistico, questo rende difficile incrociare i dati e trovare delle correlazioni tra le

risposte e che vengono date ed altre informazioni sugli studenti. Proprio per questo motivo in futuro questa

ricerca potrebbe essere portata avanti, ampliando il campione ma soprattutto continuando a sviluppare il
questionario, inserendo più domande e di carattere più generale, questo permetterebbe di distinguere meglio

le opinioni degli studenti riguardo il tema e di trarre diverse evidenze empiriche che ci permetterebbero di

dare una panoramica più realistica e completa della visione degli studenti riguardo i cambiamenti

dell’università e del neoliberismo e di come questi si percepiscono all’interno di questo contesto.

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